Uno stadio ghiacciato: prova finita, sentiamo gli atleti

11.12.2021
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L’unico che per due volte è arrivato in cima senza scendere di bici è stato Iserbyt e per questo s’è beccato la salva di applausi dai tifosi sulla salita di Vermiglio. Un freddo cane. Il sole è rimasto sul paese per un’ora appena, Fruet aveva ragione. E comunque s’è fermato dall’altro lato della valle, tanto che i belgi hanno scherzato parecchio sul nome Val di Sole. Come dargli torto? Farsi scaldare le spalle, sia pure per pochi minuti, è stato piacevole, poi ci siamo arrampicati anche noi quassù per vederli passare. Questo è il racconto di quasi un’ora all’ombra e nella neve durante la prova, nel tratto che verosimilmente farà la differenza nelle due gare di domani.

Il sorriso della Vos

Marianne Vos non s’è mai fermata. L’olandese è stata la prima arrivare e l’ultima ad andarsene. Solo Pidcock è rimasto fino all’imbrunire, ma è partito parecchio dopo, rintanato nel maxi camion della Ineos Grenadiers, sbarcata in Val di Sole con strutture da Tour de France.

La grande campionessa olandese della Jumbo Visma prima ha provato a salire pedalando sulla sua nuova Cervélo, ma al secondo tentativo se ne è fatta una ragione e ha cominciato a inanellare giri con la bici in spalla. Il primo camminando, altri due correndo. Quella ragazza, pensiamo osservandola, è portatrice sana di grazia e grinta. Infatti ha trovato il modo di rispondere al saluto con un sorriso, poi lo sguardo è tornato fisso davanti. E quando il passaggio in cima non le è piaciuto, ha scavalcato la recinzione, è tornata indietro e ha ripetuto il passaggio.

Marianne Vos è stata una delle prima a uscire sul percorso
Marianne Vos è stata una delle prima a uscire sul percorso

Pidcock l’acrobata

Pidcock passa una prima volta camminando piano e guardandosi intorno, come quando sei in montagna e gestisci il tempo fra un passo e il successivo. Con lui c’è un corridore della Trinity, la squadra in cui Tom ha corso fino allo scorso anno. Arrivato in cima, si mette a osservare la compressione successiva allo scollinamento.

«Guarda quel pezzo là in fondo – dice al compagno di scalata – si vede un po’ di terra perché c’è tanta contropendenza. Bisogna stare attenti».

Il tempo di dirlo e si lancia nel mangia e bevi, con il piede a monte sganciato per tenere l’equilibrio e le mani nella parte sopra. Poi arriva alla curva che immette nella discesa. Afferra con la mano il palo di legno che delimita il percorso e ci fa il pendolo intorno, lanciandosi nella picchiata. L’altro in maglia Trinity lo segue e in quel passaggio di contropendenza, scivola e cade. Pidcock però non lo vede perché è già in fondo alla discesa. Al passaggio successivo sarà solo, masticando una barretta.

«Un’esperienza interessante – dirà poi il britannico – il tracciato è pieno di insidie. Quando il sole scende inizia a essere freddo, la neve cambia a ogni giro. Dalle foto sembrava un percorso piatto, invece l’ho trovato duro e tecnico. La prova è sempre diversa, sarà interessante affrontarlo in gara. E’ importante essere qui e sarà importante vedere come finisce. La neve è un’esperienza da fare, sentiremo i corridori, ma la chance olimpica merita che si provi».

Chiara Teocchi è parsa molto entusiasta del fondo innevato
Chiara Teocchi è parsa molto entusiasta del fondo innevato

Entusiasmo Teocchi

La temperatura alle 15 inizia a scendere in modo fastidioso, mentre si susseguono i passaggi su questo calvario gelato. I corridori usano scarpe basse e copriscarpe che non coprono anche la suola. Solo che all’affondare del piede nella neve, la punta si solleva e camminano con scarpe che fanno un po’ sorridere perché ricordano quelle rotte dei film di Charlot.

Decidiamo di concedere un po’ di riposo a Chiara Teocchi. Basta una battuta, infatti, e la bergamasca si ferma con un sorriso e il fiatone.

«E’ bellissimo – dice – è davvero molto bello. Sembra di essere sulla sabbia, ma non quella del Belgio che ti impianti. Una sabbia diversa, non so come spiegare. Serve una guida dinamica, non puoi mai rilassarti, devi assecondare la bici».

Poi riparte. Gli atleti non hanno giacche e cappucci, le loro tenute li difendono dal gelo, ma fermarsi è un grosso rischio.

Pericolo ghiaccio

Aspettano tutti Van Aert, salvo realizzare che il grande belga è ancora in patria a correre sulla sabbia. Fatto di ingaggi o cos’altro, Wout arriverà domattina in tempo per provare la neve. In compenso gli altri girano ed è palpabile che con il passare delle ore le condizioni della neve cambiano. Si indurisce, tanto che qualcun altro prova a salire in bici e quasi ci riesce.

«Se gela – dice Silvia Persico – le canaline diventano pericolose e si rischia di cadere. Non è il posto migliore per andare in bici, ma se non altro è così per tutti».

Lorenzo Masciarelli al primo anno da U23: a Vermiglio c’è anche lui. Ha vissuto la prova con impegno
Lorenzo Masciarelli al primo anno da U23: nella prova di Vermiglio c’è anche lui

Le fa eco Lorenzo Masciarelli, al primo anno da under 23. Dice che nel primo giro si riusciva a farlo quasi tutto in bici, ma è bastato che sulle scarpate siano iniziati i passaggi a piedi per rompere la neve e costringere tutti a scendere. Dice che se ghiaccia come sta accadendo verso la fine della prova, diventerà pericoloso.

Pontoni in paradiso

Fra gli ultimi ad andarsene c’è il cittì Pontoni, in compagnia di Mirko Celestino, e si è divertito come un ragazzino, avendo girato per tutto il tempo con le atlete della nazionale.

«Perché hanno un ritmo che posso ancora permettermi – scherza – ho tolto un po’ di ruggine, perché non andavo da anni sulla neve. Ho sentito ragazzi molto motivati e sono fiducioso per i nostri atleti azzurri. Su un percorso come questo, la forza conta fino a un certo punto, tanto conta lasciar andare la bici e saperla guidare. E noi abbiamo gente che sa guidare molto bene in entrambe le categorie».

«Non sarà un esperimento esotico – saluta il cittì della nazionale – ma una gara tecnicamente sostenibile. Il contesto olimpico fa sì che sia molto seguita dalla gente. Magari parlo così perché sono di parte, ma io oggi là dentro ero come un bambino. Anzi ho dovuto frenarmi, perché ho un ruolo e non posso farmi male. Abbiamo fatto le scelte tecniche e saranno a metà fra l’esigenza di grip e quella di velocità. Ogni atleta si è affidato alla sua sensibilità. Siamo tutti qui e aspettiamo con trepidazione quello che succederà domani».

In attesa dei tre giganti, Iserbyt folletto imprendibile

28.11.2021
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Dodici vittorie su diciotto gare, fatto salvo il mezzo passo falso degli europei, la stagione invernale di Eli Iserbyt è da urlo. Oggi ha vinto anche a Besancon, lasciando a 10 secondi Toon Aerts, allo stesso modo in cui al mattino Lucinda Brand aveva rifilato 26 secondi alla canadese Rochette.

Fisico da scalatore

La sua dimensione è in netta crescita. E anche se l’imminente ritorno in gara di Van Aert, Van der Poel e Pidcock potrebbe ridimensionare la sua stella, è un fatto che a 24 anni Iserbyt sia uno degli specialisti più forti al mondo. E dato che pochi lo conoscono, proveremo a raccontarne la personalità attraverso le sue stesse parole.

Lo scorso anno, Iserbyt ha vinto l’europeo di ciclocross
Lo scorso anno, Iserbyt ha vinto l’europeo di ciclocross

«Non mi vedo come uno dei migliori al mondo – dice il fiammingo, alto 1,65 per 56 chili – mi considero un atleta che fa del suo meglio e questo è stato il filo conduttore della mia crescita. Mi rendo conto che tutto intorno a me è diventato più grande, ma l’obiettivo è vincere il più possibile. In Belgio vengo riconosciuto perché tutti guardano il ciclocross d’inverno. Io cerco sempre di essere poco appariscente, in questo la mascherina aiuta. La popolarità è bella e aiuta, ma ci sono così tante rivalità, che se non sei a favore di uno, sei automaticamente contro. Questo è il bello del ciclismo in Belgio. Immaginate che cambio di clima, quando l’anno scorso a causa del Covid si correva senza pubblico…».

Vincere tanto

Il pubblico dovrà imparare a conoscerlo. Difficile dire se parli perché ha avuto contatti con i tre giganti di specialità, ma certo l’ipotesi che possano mollare la presa sul cross non è peregrina e questo potrebbe aprire anche a lui la strada verso il tetto del mondo.

«Penso che anche il pubblico abbia bisogno di questo periodo di transizione – dice – perché Van der Poel e Van Aert correranno sempre meno cross. E’ la nostra occasione, ma non dovremo essere ingenui. Loro corrono sempre per vincere e non è detto che spariranno come Stybar. Per ora sono ancora in modalità full cross e non vogliono perdere. Grazie a questo le gare saranno ancora più belle. Il mio obiettivo a breve termine è vincere tanto prima che arrivino». 

Cent’anni di storia

La sua osservazione sul cross, le sue origini e il fatto che sia una specialità autoctona del Benelux è fondata. Così come è pertinente l’osservazione sulla coerenza storica della specialità.

Iserbyt e la sua compagna. Il belga è stato a lungo insieme a Puck Moonen, anche lei ciclista (foto Instagram)
Iserbyt e la compagna attuale. Il belga è stato a lungo insieme a Puck Moonen, anche lei ciclista (foto Instagram)

«Non credo che una maggiore internazionalizzazione si tradurrà in corridori stranieri più forti – dice – il cross è uno sport con forti radici regionali. E’ molto specifico e tecnico ed è nel nostro Dna. Se vedi dei bambini che si allenano, è normale che venga voglia anche a te. Ho iniziato quando avevo 13-14 anni. Da piccolo al sabato giocavo a calcio e la domenica guardavo il cross in televisione. Dieci minuti dopo la gara, prendevo la bici e andavo a giocare sulle salitelle dietro casa.

«Il nostro solo problema è che non siamo uno sport olimpico. Tutti gli specialisti britannici o francesi più forti dopo un po’ abbandonano. Ma anche con uno status olimpico, penso che i belgi continueranno a fare la differenza. In un mondo che cambia sempre, il ciclocross è lo stesso da 100 anni. E’ la tradizione che rende questo sport così grande».

Suggestione strada

Sulle sue prospettive di crescita, i margini di miglioramento e un possibile coinvolgimento nell’attività su strada della sua squadra, la Pauwels Sauzen-Bingoal, Iserbyt sembra avere idee chiare.

«Ho 24 anni – dice – e quest’estate ho svolto un carico di lavoro superiore e per la prima volta lavori di endurance. Forse la prossima estate proverò a fare bene in una corsa a tappe, anche se non ho mai avuto un picco di forma nella stagione su strada. La stagione del ciclocross richiede un periodo di picco molto lungo, per cui mentalmente e fisicamente ho bisogno dei mesi estivi per recuperare».

Settimana tipo

La sua è una vita da… sacerdote del cross. La devozione e la dedizione con cui ne parla fa anche pensare a un ragazzo consapevole di dover essere al massimo per combattere contro i giganti.

Anche Lucinda Brand è inarrestabile: vince anche a Besancon e consolida la leadership di Coppa
Anche Lucinda Brand è inarrestabile: vince a Besancon e consolida la leadership di Coppa

«La mia settimana tipo è sempre uguale – dice – faccio un giro facile il lunedì e poi un lungo di 4 ore il martedì. Mercoledì allenamento specifico di 2 ore e mezza per la gara del fine settimana. Cerchiamo di lavorare su un percorso simile. Dopo l’allenamento invece sono solo sul divano e la mia ragazza lo sa. Mi riposo più che posso. Non vedo i miei amici durante la stagione perché lavorano durante la settimana e fanno festa nei weekend. E’ un sacrificio facile da fare quando vengono i risultati».

La prossima fermata della Coppa del mondo sarà ad Anversa il 5 dicembre, poi finalmente il circo del cross sbarcherà in Italia, sui sentieri ghiacciati di Vermiglio, in Val di Sole. La testa del ranking è saldamente nelle mani di Iserbyt e Lucinda Brand. In attesa che tornino i giganti, la strada del folletto di Bavikhove continua a sembrarci eccezionale.

Domenica di cross, dalla sabbia di Koksijde all’erba di Hittnau

21.11.2021
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Una grande giornata di cross questa domenica. Lo spettacolo di Koksijde (Belgio) che, consentiteci, con la sua sabbia non si batte. E il ciclocross internazionale di Hittnau, in Svizzera.

Koksijde è il cross della sabbia per eccellenza e resta un vero must, ma davvero poca Italia (unico dei nostri Marco Carozzo 46°). Hittnau invece ha visto delle buone prestazioni da parte degli “azzurri”. Ma certo i fari erano tutti sulla gara di Coppa del mondo.

Il derby dei Paesi Bassi, tra Belgio e Olanda si è così rinnovato. Ed è finito in pareggio, tra le donne infatti hanno fatto la voce grossa le olandesi, tra gli uomini si è assistito ad un dominio belga.

Koksijde è un tracciato tecnico e il fatto che Hermans (meno specialista) abbia fatto quinto è indice del suo potenziale
Koksijde è un tracciato tecnico e il fatto che Hermans (meno specialista) abbia fatto quinto è indice del suo potenziale

Iserbyt, Aerts e la sabbia

Pronti via e gli schizzi di sabbia arrivano in cielo. La pioggia aveva “imbevuto” la sabbia soprattutto prima del via della gara femminile, con un potente acquazzone, ma chiaramente è rimasta bagnata anche per quella maschile. E questo per certi aspetti ha “velocizzato” il percorso. Si affondava un pelo di meno nella sabbia, ma il tutto era più pesante.

Vanno via una dozzina di corridori raccolti in una decina di secondi. A tre giri dal termine ecco il forcing Eli Iserbyt e Toon Aerts, che già si erano scontrati ieri a Merksplas, nella prova di Superprestige. Iserbyt sembrava averne di più nei rilanci e nei salti; Aert sui tratti in salita, specie sulla grande duna di Herygers.

Si pensava che la coppia potesse andarsene e che quello fosse l’attacco decisivo, ma sono stati raggiunti al penultimo giro da Hermans e Sweeck

Iserbyt controllava, convinto che Aerts stesse risparmiando energie… invece. Ecco che al giro finale il belga cedeva. Sono bastate quelle due o tre lunghezze di bici perché Eli capisse che era il momento giusto per affondare il colpo. Uno volava, l’altro annaspava. Tanto da essere sorpassato da Sweeck.

Eli Iserbyt vince a Koksijde e rafforza il primato in Coppa del mondo
Eli Iserbyt vince a Koksijde e rafforza il primato in Coppa del mondo

Eli re a metà?

Con questa nuova vittoria, la quarta in sette prove di Coppa, Iserbyt consolida il suo primato in testa alla classifica generale. Ora ha 245 punti, 69 in più di Toon Aerts e 70 di Quinten Hermans.

Un po’ viene da riflettere, come avviene nella mtb. I protagonisti lottano tutto l’anno poi arrivano i “fenomeni” e personaggi così forti e bravi passano in secondo piano. E allora viene da chiedersi: è giusto? Sminuiscono la specialità o la esaltano? Che tutto il grande show di oggi sia a metà perché non c’erano Van der Poel, Van Aert e Pidcock?

Iserbyt sta mostrando davvero di essere cresciuto e tutto sommato se dovesse inserirsi nella lotta coi tre mostri sacri non ne saremmo dispiaciuti. 

Il ritorno della Worst

E tra le donne? Ecco rispuntare la classe di Annemarie Worst. L’olandese dopo le fasi iniziali di assestamento, ha dato la sua impronta decisiva alla corsa nel secondo giro. A quel punto ha preso il comando e in pratica ha fatto una cronometro.

«Il mio inizio di stagione – ha detto l’olandese della 777 – non è stato proprio buono e sono felice che il feeling sia tornato. Nelle ultime settimane qualcosa è cambiato. La Betsema mi ha costretto a spingere forte per tutta la gara, ma sono arrivata all’ultimo giro con un vantaggio tale che mi ha permesso di controllare. Se è la prima vittoria di una lunga serie non lo so, ma lo so spero». L’ex campionessa europea non vinceva da 13 mesi e lei ha davvero uno dei “motori” più grossi del circus.

Da segnalare un discreto 11° posto per Eva Lechner e un 13° per Alice Maria Arzuffi. Per quel che riguarda la classifica di Coppa del mondo, invece, Lucinda Brand (oggi terza) resta al comando con 212 punti, seguita da Denise Betsema ora a sole 14 lunghezze e Puck Pieters, più staccata.

In Svizzera Rebecca Gariboldi è terza (foto Instagram)
In Svizzera Rebecca Gariboldi è terza (foto Instagram)

Bullo e Gariboldi: podio svizzero

Ad Hittnau invece si è assistito a gare più lineari, ma davvero combattute. Partiamo dagli elite uomini. 

Gioele Bertolini ha perso praticamente allo sprint contro l’atleta di casa, Loris Rouiller, asso 21enne della Alpecin Fenix. Ma oltre al “Bullo”, a brillare è il risultato di squadra della Selle Italia – Guerciotti che ne piazza tre nei primi dieci (Dorigoni settimo e Leone decimo).

E ancora un podio e ancora un buon risultato per le italiane, arriva dalla prova femminile. Rebecca Gariboldi è terza (gara ancora ad una svizzera, Monique Halter). Stavolta ne piazziamo quattro nelle prime undici: Federica Venturelli quinta; Nicole Pesse ottava e Marta Zanga undicesima.

Bronzo azzurro a Tabor e per il resto guerra fra giganti

14.11.2021
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Tabor esige il solito tributo di fatica e chiama in prima fila i crossisti più solidi e dotati della condizione migliore, per gare dure e veloci. Le sponde ripide e gli ostacoli tecnici disseminati sul percorso della Repubblica Ceca per il sesto turno di Coppa del mondo, hanno potuto poco per rallentare il ritmo in testa, ma alla fine la differenza è stata netta e i migliori al mondo hanno imposto la loro legge.

La prova di Tabor ha richiamato un grosso pubblico, in una giornata asciutta e su un percorso tecnico e duro
Tabor ha richiamato un grosso pubblico, in una giornata asciutta e su un percorso tecnico e duro

Un altro bronzo

Per noi si comincia col brindisi e un terzo posto che fa il paio con quello della scorsa settimana di Paletti agli europei di Col du Vam. Questa volta il terzo gradino del podio è di Federica Venturelli, classe 2005, che fra le donne junior si inchina alla campionessa europea Zoe Backstedt e Leonie Bentveld.

«Questo percorso era molto duro – ha raccontato dopo le premiazioni la cremonese – non c’era posto per respirare. La gara non è stata per nulla tattica, perché siamo andate subito a tutta. Io non sono molto brava nelle partenze, quindi alla prima curva ero abbastanza indietro, ma piano piano sono riuscita a recuperare. Non con troppa foga, come invece avevo fatto all’europeo. Così sono riuscita a tenere fino alla fine e a guadagnarmi il terzo posto in volata. Non sono brava nella tecnica, ma aver fatto il sopralluogo del percorso con Pontoni e poi con i suoi consigli in gara, sono riuscita ad esprimermi al meglio».

Inchino a Brand

Fra le più grandi, annotato il 14° posto di Eva Lechner, si può sottolineare anche il quarto fra le U23 di Gaia Realini, 20ª assoluta, giusto alle spalle di Persico e Arzuffi. Ma le nostre poco hanno potuto contro Lucinda Brand e le altre dotate di cilindrate al momento superiori.

La campionessa del mondo e d’Europa ha giocato di esperienza e si è portata a casa la vittoria del sesto round di Coppa. Il percorso veloce ed erboso pretendeva resistenza e abilità dall’inizio alla fine. E se la giovane Pieterse ha dimostrato la sua affinità con il terreno fin dal primo giro, partendo subito a tutta e saltando gli ostacoli mentre le altre scendevano di sella, Brand ha mantenuto la calma fiutando che sarebbe stata una gara impegnativa.

La giovane olandese, leader della Coppa U23, ha sferrato l’attacco al quarto di sei giri, ma è stata ripresa nel corso del penultimo. E proprio in quel momento Lucinda Brand si è affacciata davanti e si è messa a dettare il ritmo. Questa volta è stata lei a fare strada tra le tavole e Pieterse, sebbene ancora molto vivace, non è stata in grado di superare l’iridata, che ha conquistato Tabor per il secondo anno consecutivo.

Nys aveva ragione

Tra gli uomini copione tutto sommato simile e la conferma che Sven Nys aveva ragione: la vittoria nell’europeo ha messo le ali a Van der Haar. Così è stato, infatti, e il campione europeo ha ottenuto una vittoria schiacciante.

Eli Iserbyt è scattato subito in testa, guidando il gruppo in una lunga fila per gran parte del primo giro, anche se non si sono viste grosse differenze fino al secondo giro. A quel punto infatti, Quinten Hermans (secondo agli europei) e Van der Haar hanno alzato il ritmo, con Vanthourenhout incollato alla ruota del campione d’Europa.

Iserbyt in testa

Iserbyt ha dato la sensazione di voler amministrare, nascondendosi nella pancia del gruppo, ma è tornato in testa al sesto giro dettando legge sui tratti più tecnici. Sembrava fatta, ma ricalcando il copione già visto agli europei, all’ultimo giro Van der Haar lo ha raggiunto e ha preso il controllo delle operazioni. Mentre dietro lo stesso Iserbyt ha cominciato a commettere errori tecnici dovuti certo alla stanchezza. Con Van der Haar primo e Iserbyt secondo, dopo Tabor il piccolo belga ha mantenuto la testa del ranking di Coppa del mondo.

Il fango di Overijse lancia Iserbyt verso gli europei

01.11.2021
6 min
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Un po’ come l’anno scorso e in attesa di sapere se proseguirà per lui allo stesso modo, Eli Iserbyt ha vinto la prova di Coppa del mondo di cross a Overijse, raggiungendo quota tre su cinque sfide disputate.

In uno scenario piuttosto simile a quello della Parigi-Roubaix che quattro settimane fa aveva infangato da testa a piedi i guerrieri del Nord, il circo del cross si è inchinato al folletto belga di 24 anni, lanciato nuovamente verso i campionati europei. L’anno scorso andò proprio così, poi arrivarono i tre guastafeste di Van der Poel, Van Aert e Pidcock e la sua stagione cambiò. Quest’anno, dopo la stagione massacrante vissuta su strada, i tre si riaffacceranno allo stesso modo?

Giornata di fango vero, che ha fatto la selezione giro dopo giro
Giornata di fango vero, che ha fatto la selezione giro dopo giro

Un giorno perfetto

Iserbyt probabilmente ci avrà anche pensato, ma riemergendo dal fango che ha incatramato ruote e parole, dopo il traguardo è riuscito a spiccicarne alcune molto chiare.

«E’ stata una giornata perfetta, ha detto Iserbyt – sapevo che come leader della classifica non potevo che cercare il ritmo più regolare e gli altri non se la sono sentita di seguirmi fino al traguardo. Questo dovevo fare e questo ho fatto.. Sono molto felice di aver vinto e di aver aumentato il mio vantaggio».

Terzo al traguardo Toon Aerts, maglia Baloise, a 26″
Terzo al traguardo Toon Aerts, maglia Baloise, a 26″

Strategia giusta

Overijse è un tempio del cross belga, definito non a caso “Madre di tutti i cross”. I tifosi la aspettano ogni anno con qualunque condizione di tempo, ma era al debutto in Coppa del mondo.

La pioggia caduta tra la gara femminile e quella degli uomini ha reso il terreno una poltiglia ancor peggiore. Se le donne sono riuscite ad arrivare in fondo su un terreno ancora praticabile, per gli uomini la situazione si è fatta subito pesante. Anche se, proprio prendendo spunto dalle donne, non si è verificato il massiccio cambio di bici al primo box di assistenza che nella gara precedente aveva tagliato fuori dai giochi parecchie atlete molto attese.

Giornata di pioggia e fango, ma con pubblico sul percorso
Giornata di pioggia e fango, ma con pubblico sul percorso

Le scarpe rotte

Alla fine del secondo giro, la gara ha avuto il primo scossone, con Hermans, Iserbyt e Vanthourenhout in testa, mentre Toon Aerts e Van Kessel inseguivano dietro.

Hermans ha mandato giù la prima dose di sfortuna al terzo giro, cadendo, restando fuori dal gruppo di testa e dovendo infine cambiare le scarpe. Un’altra serie di scivolate nel fango gli ha fatto perdere il filo, relegandolo al quinto posto.

Messo in mezzo

Aerts, vincitore la scorsa settimana a Zonhoven, è rimasto con Iserbyt e Vanthourenhout fino al quarto giro ed è rimasto impassibile anche quando su di loro è rientrato Laurens Sweeck, anche lui della Pauwels Sauzen-Bingoal (la stessa squadra di Lorenzo Masciarelli).

Il corridore della Baloise Trek Lions ha però attaccato all’inizio del penultimo giro in cui Sweeck ha ceduto, ma non è riuscito a staccare gli altri. Finché nel tratto tecnico fra gli alberi, Iserbyt ha rotto gli indugi, mentre Vanthourenhout si è messo tra lui e Aerts, facendo il buco e bloccando il connazionale belga visibilmente sofferente.

«Devi essere felice quando sei sul podio – ha commentato Aerts alla fine – è qualcosa che ho imparato dal passato. Un terzo posto non è mai così male, ma quando attacchi al penultimo giro, allora sei meno contento. Dovremo analizzare questa gara e vedere».

Per Iserbyt leader di Coppa, un successo importante in vista degli europei di Col du Vam – Drenthe
Per Iserbyt leader di Coppa, un successo importante in vista degli europei di Col du Vam – Drenthe

Tenaglia Pauwels

Iserbyt è rimasto all’attacco fino al traguardo, il compagno Vanthourenhout lo ha raggiunto sul podio al secondo posto per 9 secondi, mentre Aerts ha dovuto accontentarsi del terzo a 26 secondi.

«Io ed Eli (Iserbyt, ndr) siamo una buona coppia in gara – ha commentato Vanthourenhout, ora secondo nella generale – è stata una buona gara, una buona tattica e un buon risultato per la squadra. Per me va bene, avrei potuto anche ottenere di più, sono contento del secondo posto e della mia classifica».

Lucinda Brand, iridata in carica, attesissima, ma tradita dal cambio bici in partenza
Lucinda Brand, iridata in carica, attesissima, ma tradita dal cambio bici in partenza

Donne, caos al via

Blanka Vas (SD Worx) è stata protagonista di un fenomenale debutto, con la gara delle donne che si è giocata molto alla partenza per ragioni tecniche

Visto il mix di terreni – strada, pietre, sabbia e fango – quasi tutte le ragazze al via sono diventate matte per decidere quali pneumatici utilizzare e a quale pressione. I box sono stati molto affollati per tutta la gara, ma la svolta si è avuta dopo la primissima salita sulle pietre di Loensdelleweg. Blanka Vas, Denise Betsema e Puck Pieterse sono state tra le poche che non hanno optato per il cambio bici così anticipato, mentre altre fra cui la campionessa del mondo Lucinda Brand hanno ceduto alla tentazione e sono rimaste intrappolate nel caos.

Attacco di Vas

Betsema ha conquistato di un piccolo margine per un giro, ma neppure la leader di Coppa è stata immune dalle scivolate con cui tutti hanno dovuto fare i conti. Perciò dopo tre dei cinque giri previsti, Vas e Pieterse (leader della Coppa U23) avevano raggiunto e superato una Betsema ormai spenta, sembrando entrambe a loro agio sul percorso tecnico e infido.

Mentre Pieterse sembrava ormai al limite, l’attacco della giovane ungherese è scattato nella discesa attraverso il prato. Vas ha fatto l’ultimo giro da sola, aumentando il vantaggio nei tratti pedalabili per gestirsi meglio nelle sezioni tecniche.

«Non mi aspettavo di vincere – ha detto – mi sentivo bene e ho solo cercato di stare davanti. Le mie gambe sono state molto buone sin dal primo giro. Sono così felice per la mia prima vittoria in Coppa, significa davvero molto».

Pieterse ha mantenuto il secondo posto, mentre terza è arrivata Lucinda Brand che ha raggiunto Betsema alla fine dell’ultimo giro dopo aver inseguito tutta la gara. Riprendendosi il comando della classifica generale di Coppa del mondo. E riflettendo probabilmente su quell’incauto cambio di bici…

La Coppa del mondo tornerà il 14 novembre a Tabor, nel prossimo weekend in Olanda, a Col du Vam (Drethe) si assegneranno le maglie dei campionati europei.

Coppa Waterloo 2021

Realini: «Meglio di così non potevo iniziare»

11.10.2021
5 min
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Pronti via ed è subito podio. La prima tappa di Coppa del Mondo ha subito visto Gaia Realini protagonista, con un terzo posto conquistato nella classifica relativa alle Under 23. Nelle prove americane (ce ne saranno altre due mercoledì – sul percorso dei Mondiali – e domenica) le più giovani sono chiamate a confrontarsi direttamente con le Elite. Per l’abruzzese, appena passata di categoria, è stato subito un battesimo di fuoco.

Il tracciato di Waterloo, cittadina dell’Iowa, stato che è il centro principale dell’attività di ciclocross negli Usa, ha confermato le sue caratteristiche tecniche molto stringenti, soprattutto considerando che siamo a inizio stagione. Soprattutto la “Secret Bar”, la parte più tecnica disegnata in mezzo ai boschi, che attira sempre la maggior parte del pubblico, è stata la parte più esaltante. Proprio su quelle discese veloci e curve a gomito Gaia ha compiuto la sua rimonta. Notevole considerando anche che non ha dalla sua un ranking sufficiente per le prime file di partenza.

Realini Waterloo 2021
Gaia Realini alle spalle della campionessa Usa Clara Honsinger, finitale dietro (foto D.Mable/CHMagazine)
Realini Waterloo 2021
Gaia Realini alle spalle della campionessa Usa Clara Honsinger, finitale dietro (foto D.Mable/CHMagazine)

Vos, un successo per “digerire” i Mondiali

Un dato tecnico importante, emerso dalla prima tappa di Coppa, è che chi viene dalla strada ha in questo momento un vantaggio. Probabilmente momentaneo perché sarà certamente necessario staccare, se si vorrà essere protagonisti anche nella seconda parte di stagione, quella più importante e culminante con la rassegna iridata. La condizione che la stagione su strada ha dato ha certamente favorito alcune. Non è un caso se chi ha primeggiato – Vos e Vas e scusate il gioco di parole… – ha appena chiuso con le sfide on the road.

Lo stesso vale per Gaia, che pur venendo già da qualche settimana di lavoro specifico ha sfruttato la sua resistenza per chiudere 11esima assoluta, a 1’26” dalla Vos. «È stata una gara molto veloce ma nello stesso tempo dura – ci racconta direttamente dagli States – era un tracciato che non concedeva respiro, bisognava essere sempre lucidi e attenti a non commettere errori». L’olandese, mandato giù non senza fatica il boccone amaro della sconfitta iridata con la Balsamo di due settimane prima, aveva deciso di saltare la Parigi-Roubaix per imbarcarsi verso gli Usa e i fatti le hanno dato ragione. 

Vos Waterloo 2021
Marianne Vos torna al successo in Coppa del Mondo, è il 24° in carriera
Vos Waterloo 2021
Marianne Vos torna al successo in Coppa del Mondo, è il 24° in carriera

L’importanza di “nascondersi” nel gruppo

Ben presto la prova delle ragazze ha confermato quel trend al quale assisteremo per tutta la stagione. Quale? le olandesi a fare la voce grossa… Questa volta però qualche inserimento c’è stato, a cominciare dall’olimpionica di Mtb, la svizzera Jolanda Neff. Chi l’aveva vista affaticata nel finale di stagione, soprattutto ai Mondiali in Val di Sole, si è dovuto ricredere, raramente l’elvetica è riuscita a competere a simili livelli sui prati, sicuramente favorita da un percorso giudicato molto veloce ma non senza difficoltà. 

Una gara particolare, come saranno molte di Coppa con le categorie accorpate. La Realini tiene a sottolineare questo aspetto: «Non so cosa sarebbe potuto succedere se avessimo corso solo fra noi Under 23, sicuramente le avrei avute più a vista d’occhio. Correre con le élite a volte ti permette anche di “nasconderti” tra loro e riuscire a guadagnare posizioni importanti». Una prima esperienza che lascia ben sperare: «Come risultato è molto importante e per questa opportunità devo ringraziare il Cittì Daniele Pontoni e la squadra nazionale che ci ha permesso fin da subito di confrontarci a questi livelli».

Nelle tre tappe americane di Coppa, si disputano solo prove Elite con classifica a parte per U23
Partenza Waterloo 2021
Nelle tre tappe americane di Coppa, si disputano solo prove Elite con classifica a parte per U23

Intanto la Vas continua a crescere…

Lo stesso dicasi per la prima delle U23, l’ungherese Kata Blanka Vas che ormai convince su ogni bici inforchi, dalla strada alla Mtb al ciclocross. Nella parte finale però le big olandesi hanno fatto il vuoto, con l’iridata Lucinda Brand insieme alla Vos e alla Betsema. La campionessa del mondo sapeva che in volata non avrebbe avuto scampo, ma la Vos non ha aspettato gli ultimi metri per mettere in chiaro la sua supremazia, staccando la rivale di 2” e la Betsema di 3 con la Neff ottima quarta a 19”. Scorrendo la classifica, buoni segnali anche dall’altra atleta della nazionale, Alice Maria Arzuffi, 18esima a 2’22”, 24esima invece la tricolore Eva Lechner, in gara con il nuovo team Valcar di Luca Bramati a 3’20”.

La gara maschile ha fornito quel copione che ci si poteva aspettare. In assenza dei “3 tenori”, il campione europeo Iserbyt ha confermato di essere quello più veloce fra tutti gli specialisti a raggiungere la miglior condizione. Il piccolo Eli, in una gara iniziata come per le donne con tempo clemente ma che poi è diventata una lunga corsa nella pioggia e nel fango, ha allungato sul suo compagno di colori alla Pauwels Sauzen, l’altro belga Michael Vanthourenhout, lasciandolo alla fine a 30”. Podio tutto belga grazie anche a Quinten Hermans, terzo a 43”.

Iserbyt Waterloo 2021
Iserbyt si conferma l’uomo più in forma nel ciclocross: reggerà fino a gennaio?
Iserbyt Waterloo 2021
Iserbyt si conferma l’uomo più in forma nel ciclocross: reggerà fino a gennaio?

Ma che bravo Toneatti!

La prova maschile ha confermato i timori palesati dal Cittì Daniele Pontoni alla vigilia: sarà davvero difficile uscire dalla diarchia Belgio-Olanda, considerando che il primo di un’altra nazione è lo svizzero Kevin Kuhn, 13° a 3’04”. Anche per questo va valutato come estremamente positivo, forse addirittura più sorprendente del risultato della Realini, il 16° posto di Davide Toneatti, ventenne al suo esordio contro i big, a 3’16”, ma soprattutto 4° Under 23 e terzo fra i rappresentanti del “resto del mondo”. Più lontano Lorenzo Masciarelli, anche lui all’esordio assoluto, 28° e ultimo fra coloro che hanno evitato il doppiaggio.

Come prima uscita Pontoni può essere decisamente soddisfatto. Ora ci si sposta a Fayetteville, nella Carolina del Nord, dove si andrà in scena già mercoledì e sarà un test fondamentale, sul tracciato iridato, da studiare con la massima attenzione per poi prendere le misure nel corso della stagione.

Jesolo 2021

Stagione in partenza, Pontoni traccia la linea

07.10.2021
5 min
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Si comincia. Domenica a Jesolo con la prima tappa di Coppa Europa (foto di apertura, vittorie per Nadir Colledani e Eva Lechner) la stagione del cross è entrata ufficialmente nel vivo, ma non c’è stato neanche il tempo di guardare le classifiche che subito Pontoni e la nazionale hanno preparato le valigie per la lunga trasferta verso gli Stati Uniti, dove da domenica andranno in scena ben 3 tappe di Coppa del mondo nello spazio di una settimana, primi appuntamenti della challenge completamente rimodernata e gonfiata nel suo numero di gare: ben 16.

Il neoresponsabile del settore Daniele Pontoni ha spinto fortemente per programmare la trasferta, a dispetto degli indubbi oneri economici e la Fci lo ha accontentato: «Devo dire grazie alla sensibilità dei dirigenti che hanno capito quanto questo viaggio sia importante. La seconda delle tre tappe sarà sul percorso dei mondiali, avremo così modo di studiarlo nei particolari, conoscerlo e prendere le misure. Andremo con una rappresentativa contenuta nei numeri, ma fatta da ragazzi che hanno già mostrato di avere una buona condizione, adatta al momento considerando che siamo all’inizio e gli appuntamenti che contano davvero sono ancora lontani».

Realini Jesolo 2021
Eva Lechner inseguita da Gaia Realini: le due stelle del cross italiano a Jesolo hanno già mostrato cose buone
Realini Jesolo 2021
Eva Lechner inseguita da Gaia Realini: le due stelle del cross italiano a Jesolo hanno già mostrato cose buone
Si comincia quando la stagione su strada è ancora in corsa…

E’ un fattore che ormai è normale in questo calendario ciclistico senza sosta. La Arzuffi e la Realini hanno svolto molta attività nel corso dell’anno, Toneatti si è dedicato alla Mtb mentre Masciarelli ha già fatto qualche uscita nel ciclocross, ma anche lui ha gareggiato molto su strada. Non è un problema, anzi rientra nell’ottica della multidisciplinarietà che dobbiamo assolutamente perseguire. I ragazzi comunque erano stati preallertati già da oltre un mese e hanno avuto modo e tempo per raggiungere un grado di forma adeguato all’impegno.

Un calendario così ricco (oltre alla Coppa, ci sono 8 tappe di Superprestige e di X2O Trophee e in ambito italiano 7 tappe del Giro d’Italia più altre 23 prove nazionali) non costituisce un’enormità in relazione ai numeri del movimento?

Io sono sempre stato convinto che è meglio l’abbondanza della miseria. Sta ai team e agli atleti sapersi gestire, saper scegliere gli appuntamenti giusti e soprattutto focalizzare gli obiettivi. Avere due prove nazionali ogni domenica non è uno svantaggio, consente ai team di poter fare attività avendo un buon ambito di scelte. Non dimentichiamoci che veniamo da una stagione nella quale ogni appuntamento era a rischio, si è navigato nell’incertezza assoluta. Ora c’è più possibilità di gestirsi.

Bryan Olivo, Daniele Pontoni, 2018
Pontoni (qui con Bryan Olivo) farà il suo esordio da cittì domenica a Waterloo (USA)
Bryan Olivo, Daniele Pontoni, 2018
Pontoni (qui con Bryan Olivo) farà il suo esordio da cittì domenica a Waterloo (USA)
E’ pur vero però che con un accavallarsi dei calendari, il risultato sarà che quel che vedremo a inizio stagione nel ciclocross non corrisponderà ai valori dei mondiali…

Si è già visto e sarà ancora così, sempre di più, ma non è detto che sia un male – risponde Pontoni – inizialmente si andranno a stabilire gerarchie che poi giocoforza saranno rimesse in discussione quando arriveranno i big, presumibilmente non prima di novembre. Guardate cos’è successo lo scorso anno, con Iserbyt protagonista assoluto fino agli europei e poi molto meno brillante quando sono entrati in scena i vari Van der Poel, Van Aert e Pidcock. Dobbiamo abituarci a questo e nel futuro le cose cambieranno ancora.

Come?

Io penso che non ora, ma fra 2-3 anni dovremo fare i conti anche con una nuova specialità, la gravel, che avrà sue gare e suoi interpreti che poi si travaseranno nelle altre discipline e viceversa. Per questo è fondamentale che atleti e team imparino a programmarsi, tenendo anche nel dovuto conto i momenti di totale stacco dall’attività e questo vale per tutte le discipline.

Iserbyt Lokeren 2021
Privo della concorrenza dei 3 Tenori, Eli Iserbyt ha subito vinto al Rapencross di Lokeren
Iserbyt Lokeren 2021
Privo della concorrenza dei 3 Tenori, Eli Iserbyt ha subito vinto al Rapencross di Lokeren
In base a queste tue prime settimane nel nuovo incarico, come sono i rapporti fra strada e offroad, c’è sempre diffidenza dal mondo dei professionisti?

Io dico che le cose stanno cambiando. Vi porto un esempio: Mirko Celestino, il tecnico della Mtb, ha voluto la mia collaborazione per europei e mondiali di cross country e io farò lo stesso per le gare titolate nel ciclocross. C’è dialogo fra tutte le componenti tecniche, su questo la Federazione è stata chiara.

Vero, però poi capitano casi come quello di Francesca Baroni che vive in un conflitto fra i team di strada e ciclocross che potrebbe portarla ad abbandonare l’attività…

E’ un caso delicato che potrà risolversi sono trovando un punto di equilibrio fra atleta e team su strada. Io posso dire che con Francesca ci siamo sentiti spesso e lei sa qual è il suo posto nella nazionale di Pontoni e Bielli, poi rispetteremo le sue scelte, ma sa che l’aspettiamo e che siamo una grande famiglia della quale lei fa parte. Sulla vicenda non voglio dare giudizi, spero solo che tutto si risolva per il meglio. Deve però essere chiaro che non è una vicenda che rispecchia un generale sistema di convivenza fra le varie attività, teso alla collaborazione.

Van Aert VDP 2021
Van Aert e Van Der Poel: ancora in gara su strada, nel ciclocross torneranno forse a novembre
Van Aert VDP 2021
Van Aert e Van Der Poel: ancora in gara su strada, nel ciclocross torneranno forse a novembre
Un’altra novità di queste settimane è l’approdo di Bertolini alla Selle Italia Guerciotti di Dorigoni: per i due più forti del momento essere nella stessa squadra è un vantaggio o no?

Rientriamo nel discorso di prima: se hai più eventi puoi anche decidere di mandarli in gare diverse e farli incontrare solamente in alcuni appuntamenti. Sono due ragazzi ormai maturi, che fanno parte del team forse più preparato in Italia, nel quale ho corso anch’io e so bene come si muovono, con quale professionalità, come sono attrezzati.

Secondo te i tempi sono maturi per abbattere la tanto vituperata diarchia Belgio-Olanda?

No, non ora – sentenzia Pontoni – ma sicuramente si sta lavorando per questo. In tale ottica vedo molto di buon occhio la Coppa Europa, che allarga la base continentale a Paesi non di primissimo piano, ma rendiamoci conto che abbiamo a che fare con realtà che per numeri di praticanti e mezzi sono nettamente avanti. Io sono ottimista e dico che ci si arriverà, ma col tempo.

Brand, cinque secondi per entrare nella storia

15.02.2021
3 min
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Cinque secondi. Solo 5 secondi per alzare gli occhi al cielo e gridare tutta la propria felicità: Lucinda Brand è riuscita nella grande impresa, mettere insieme tutti gli appuntamenti principali della stagione, ossia le tre più importanti challenge e il titolo mondiale. Ma per farlo ha dovuto dare fondo a tutte le sue risorse. L’ultima gara, la tappa finale del circuito H2O Badkamers Trofée nel parco dell’università di Bruxelles, è stata una sofferenza totale, continua, lasciando gli appassionati con il fiato sospeso nella “battaglia arancione”. Una lotta tutta fra olandesi, o meglio fra la Brand e Denise Betsema, che partiva con una quarantina di secondi di ritardo ma soprattutto con una condizione di forma decisamente superiore alla Brand, che dopo la conquista del titolo mondiale sembrava la pallida copia di se stessa.

Ceylin Del Carmen Alvarado vince la prova e riscatta i mondiali
Ceylin Del Carmen Alvarado vince la prova e riscatta i mondiali

Attacco Betsema

Dopo le iniziali schermaglie, è stata l’ex iridata e grande delusa della stagione, Ceylin Del Carmen Alvarado a prendere l’iniziativa nel terzo giro, facendo di fatto esplodere la gara. A quel punto le ostilità fra le due contendenti per la classifica si sono aperte e su un tratto in contropendenza la Betsema ha piantato sul passo la Brand, che però non si è data per vinta e l’ha tenuta come punto di riferimento a una decina di secondi, ritrovandosela spesso nella visuale. Un distacco contenuto, rassicurante, che sembrava schiuderle la porta alla conquista del trofeo. Ma le difficoltà dovevano ancora incominciare…

Toon Aerts vince la corsa, ma la classifica è di altri
Toon Aerts vince la corsa, ma la classifica è di altri

Cinque secondi

Nell’ultimo giro tutto è sembrato volgerle contro. Mentre la Betsema dava fondo alle sue energie riguadagnando anche sulla Alvarado, la Brand andava in crisi e non bastasse questo, un pedale iniziava a dare problemi ogni volta che tornava a salire in bici dopo un tratto a piedi, sfuggendole in alcune pedalate. Da dietro rinveniva su di lei Manon Bakker e a seguire anche l’iridata under 23, Fem Van Empel. Il traguardo era sempre più vicino, ma le energie erano sempre meno. Il rettilineo finale è stato un calvario con i secondi che scorrevano impietosi. Alla fine la Brand, quinta, ne ha salvati 5, quelli comunque necessari per agguantare il trofeo e conseguentemente il Grande Slam, prima donna a riuscirci affiancando il suo nome a quello di Wout Van Aert nella storia del ciclocross.

Eli Iserbyt salva il primato e porta a casa il ranking
Eli Iserbyt salva il primato e porta a casa il ranking

Iserbyt salvo

Molto meno ricca di pathos la gara maschile, dove i verdetti erano praticamente già scritti. Toon Aerts ha comunque fatto il suo aggiudicandosi la gara dopo una bella battaglia con Quinten Hermans, mai così brillante in stagione. Terzo posto per Niels Vandeputte che non ha fatto rimpiangere l’assenza del campione del mondo e suo compagno all’Alpecin Fenix, Mathieu Van Der Poel, già proiettato verso la stagione su strada. Il titolo è andato a Eli Iserbyt, sesto al traguardo e, com’era successo domenica scorsa, ben protetto da Michael Vanthourenhout. La stagione sui prati si chiude qui, se ne riparlerà a settembre. Ora per la maggior parte dei suoi protagonisti iniziano altre avventure, fra strada e Mtb.

La Brand sulle porte della leggenda

13.02.2021
3 min
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Tutto in una sfida, tutto in meno di 4 minuti: per una volta, sono le ragazze e segnatamente Lucinda Brand a guadagnarsi gli onori delle cronache. La tappa finale dell’X2O Badkamers Trofée, l’ultima challenge in ordine di tempo a chiudere i battenti nel ciclocross, dovrà decretare la vincitrice. Sarà il percorso disegnato nei parchi dell’Università di Bruxelles a decidere chi fra Lucinda Brand e Denise Betsema potrà portare a casa l’ambito trofeo. La campionessa mondiale deve difendere 40” che, come si è visto domenica a Lille, non sono un grande vantaggio. Soprattutto in presenza di qualche intoppo, come accaduto sul percorso innevato (bellissimo paesaggisticamente, un po’ meno dal punto di vista tecnico essendo quasi completamente privo della benché minima difficoltà).

Lucinda Brand è a un passo dal clamoroso Grande Slam
Lucinda Brand è a un passo dal clamoroso Grande Slam

Slam in vista?

Per la Brand la gara di domenica avrà oltretutto un significato davvero speciale: con l’X2O Badkamers Trofée l’olandese potrà essere infatti la prima atleta a conseguire il Grande Slam, che accomuna le tre principali challenge alla conquista della maglia iridata. Un’impresa riuscita in campo maschile solo a Van Aert nel 2016, che fra le donne è diventata realizzabile solo nel 2015, quando è stata loro aperta la porta del Superprestige. La Brand ha già fatto sua la Coppa del mondo, ha vinto il mondiale di Ostenda e sabato scorso ha completato la conquista del Superprestige. Ora le manca un ultimo tassello per ottenere la consacrazione nella leggenda.

Laurens Sweeck ha vinto la prova di domenica scorsa a Lille
Laurens Sweeck ha vinto domenica scorsa a Lille

Iserbyt sicuro

In campo maschile la situazione è ben diversa. Il vantaggio che il campione europeo Eli Iserbyt ha nei confronti di Toon Aerts è di quelli che lasciano tranquilli, ben 3’02”. Mentre il suo compagno di squadra Michael Vanthourenhout bracca il connazionale a 3’11”.

Il vantaggio di Eli Iserbyt nei confronti di Toon Aerts è tranquillizzante
Il vantaggio di Eli Iserbyt nei confronti di Toon Aerts è tranquillizzante

Proprio nella gara di domenica scorsa, vinta dal terzo alfiere della Pauwels Sauzen Bingoal, Laurens Sweeck (che in assenza dei “tre tenori” appare come il corridore attualmente più in forma), Vanthourenhout ha dimostrato quanto sia importante per l’economia del team. Ha protetto il capitano nei momenti difficili anche a dispetto della scelta un po’ scriteriata di Sweeck di andare all’attacco nella seconda tornata, trascinandosi dietro Aerts. A quel punto Iserbyt, poco brillante in questo periodo, rischiava di saltare. Invece il compagno di colori lo ha protetto, portandolo a riaccodarsi ad Aerts che nel frattempo iniziava a cedere. A Bruxelles c’è da attendersi una “marcatura a uomo” nei confronti di Aerts, unico ostacolo rimasto sulla via del bis consecutivo per il “folletto belga”.