Sangalli chiama, Cecchini risponde, la nazionale cresce

28.03.2022
5 min
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Sta correndo con qualche occhio addosso più del solito. Non solo quelli delle avversarie, ma soprattutto del suo cittì. Intendiamoci, nulla di troppo pressante perché Elena Cecchini – una delle osservate speciali di Paolo Sangalli – il suo mestiere lo sa fare bene.

Se nel frattempo l’eco della grande Italia vista a Cittiglio (Balsamo ha vinto pure a De Panne e alla Gand-Wevelgem) non si è spento, proprio il commissario tecnico femminile, al termine del Trofeo Binda, ci aveva detto quanto fosse contento del risultato (quinta al traguardo) e della prova della Cecchini. Per Sangalli la friulana (tesserata per le Fiamme Azzurre) sarà una delle colonne portanti della nazionale, una “donna-squadra” come l’ha ribattezzata in diverse occasioni.

E così, tra un impegno al Nord e l’altro, abbiamo voluto sentire la 29enne della SD Worx per vedere come sta e come si senta in questo ruolo.

Elena Cecchini in gara a De Panne 2022. Il cittì Sangalli conta molto su di lei
Elena Cecchini in gara a De Panne 2022. Il cittì Sangalli conta molto su di lei
Elena, cosa ne pensi di quello che ci ha detto Sangalli su di te?

Sono molto contenta, naturalmente. Anche se devo dire che dopo Cittiglio non gli ho risposto al telefono. Ero un po’ arrabbiata per come era andata la gara e non volevo parlare con nessuno, nemmeno con Elia (ride, ndr). Battute a parte, con Paolo ci siamo sentiti il giorno dopo e mi ha ripetuto le stesse cose che ha detto a voi. So che mi reputa una trascinatrice e mi fa piacere, tra di noi c’è stima reciproca.

Tu e Sangalli in effetti vi conoscete da tanto tempo…

Sì, vero. Ho un bellissimo rapporto con lui che va al di là dei nostri ruoli. E’ sempre stato un punto di riferimento e come cittì è ottimo, era il sostituto più naturale possibile di Salvoldi. Paolo conosce benissimo il nostro ciclismo, è molto competente. Infatti ha voluto tante figure femminili nel suo staff. Mi piace il suo approccio. A livello umano è una persona che ci responsabilizza e contemporaneamente rende tutte serene e libere di fare le proprie cose. Lo abbiamo visto durante i ritiri invernali.

Tutte le tue compagne di nazionale dicono che ci sia un bel gruppo.

E’ vero anche questo. C’è un bell’ambiente. Sono cambiate tante cose, anche da parte nostra. E’ sparita quella sorta di… nonnismo che si pensava ci fosse. La miglior cosa è l’interazione fra di noi. E’ un gruppo che funziona. Le cose vanno bene sia su strada che su pista, perché anche con Marco (Villa, il cittì della pista maschile e femminile, ndr) c’è stata subito sintonia, anche durante i ritiri congiunti.

Longo Borghini e Cecchini al Trofeo Binda 2022. Saranno due pedine importanti per la nazionale del cittì Sangalli.
Longo Borghini e Cecchini al Trofeo Binda 2022. Saranno due pedine importanti per la nazionale del cittì Sangalli.
Facciamo un piccolo flashback. Come mai eri arrabbiata dopo Cittiglio?

Il Trofeo Binda è stato un mio dispiacere personale. Ero a ruota di Chantal (Van den Broek-Blaak, ndr) che mi avrebbe tirato la volata, ma all’ultima rotonda ho perso la sua ruota e ho dovuto recuperare. Alla fine lei ha fatto quarta ed io quinta. Bisogna riconoscere che contro una Balsamo del genere al momento si può fare poco, ma io potevo fare di più.

Sangalli ci ha detto che è contento di vederti davanti dopo un paio di stagioni opache. Tu come stai?

Sto bene fisicamente. Ho cambiato il metodo di lavoro e in questo è stata molto importante Anna (la Van der Breggen, prima sua compagna ed ora sua diesse, ndr). Lei mi ha sempre detto che potevo dare qualcosa di più. Le ho creduto e abbiamo iniziato a lavorarci su. E’ stata importante la vicinanza della mia squadra.

Sei al secondo anno nella corazzata della SD Worx. Come ti trovi?

Devo confessare che mentalmente non è stato facile integrarsi, avevo quasi un timore reverenziale. Oltretutto non avevo certezze in nazionale e quindi facevo fatica. Le mie compagne in ogni caso mi hanno sempre aiutato. Ora non ho più paura di alzare la mano per chiedere informazioni o supporto. Non è facile stare in una grande squadra così, ma per me è una grande soddisfazione essere qui.

I tuoi programmi quali saranno?

Dovrei correre Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e altre classiche. Poi ho fatto una richiesta alla squadra. Quella di poter disputare il Giro d’Italia Donne, che con l’avvento del Tour Femmes sembra aver perso di colpo il suo appeal. E mi è dispiaciuto molto. La gara francese è importante, ma anche quella italiana lo è. Per anni è stata la gara a tappe di riferimento, pur con tutti i suoi limiti o problemi. Lo correrò per un senso di appartenenza. E poi con la squadra riteniamo che possa essere una bella occasione per me per giocarmi qualche tappa. Può essere un buon viatico per europei e mondiali.

Elena Cecchini ed Elia Viviani. E’ una delle coppie più consolidate del panorama ciclistico
Elena Cecchini ed Elia Viviani. E’ una delle coppie più consolidate del panorama ciclistico
A parte l’oro europeo dell’anno scorso nel Mixed Relay e tanti piazzamenti nelle prime cinque, ti manca l’affermazione personale dal 2019 (tricolore a crono e sesta tappa del Thuringer Ladies Tour, ndr). In quale gara potremmo rivederti trionfare?

Non saprei, non ce n’è una in particolare che mi piace. Anzi sì. Il Gp Plouay mi si addice, ma andrebbero bene anche altre corse. Di sicuro sto lavorando per ritrovare il feeling con la vittoria personale. Ma senza troppo stress o pressioni.

A proposito di stress. Secondo Attilio (Viviani, ndr), che abbiamo sentito recentemente, Elia ha un futuro da mental coach. Lo è anche con te?

E perché non potrei essere io (ci domanda sorridendo, ndr) la sua mental coach?! E’ una situazione di interscambio. Ci aiutiamo a vicenda, lui conosce i miei tempi ed io i suoi. Sicuramente con lui faccio sempre analisi lucide. Lui guarda sempre avanti, vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Mi ha insegnato a non rimuginare troppo su quello che è stato. Ha ragione, tanto non si può cambiare.

Le azzurre in Spagna lavorano e aspettano i percorsi

18.01.2022
4 min
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L’hotel Diamante di Calpe è lo stesso in cui si sono… accampati di nuovo i pro’ della Gazprom-RusVelo, quelli del Team Dsm e anche la nazionale britannica della pista. Quando Paolo Sangalli ha unito tutti i puntini degli spostamenti delle azzurre, si è reso conto che la cosa più utile da fare fosse portare il ritiro da loro, piuttosto che costringerle a un viaggio supplementare. Perciò nell’impostare il primo raduno del 2022, il nuovo commissario tecnico ha scelto la Spagna. Ci rimarranno fino a sabato, dato che il volo di ritorno è stato ritardato di un giorno. E poi torneranno per un secondo blocco, che condurrà al debutto di Valencia. Così il 2022 prenderà finalmente il largo.

«Siamo qui con un gruppo eterogeneo – dice Sangalli, che nella foto di apertura è con le atlete, con Marco Velo, i massaggiatori Moro e Gradi e il meccanico Foccoli – ragazze della strada, altre di strada e pista, quelle di strada e crono… Sono venuti anche Villa e Velo, si sta lavorando bene tutti insieme. Velo porta le metodologie che usano con Ganna, Affini e Sobrero, sono contento. Intanto le giovani sono a contatto con le più esperte e imparano tanto. Soprattutto quelle che corrono nelle squadre WorldTour hanno leader che non parlano italiano e tutto diventa più difficile. E anche per me l’occasione è utile per conoscere le nuove e seguirle per la prima volta in allenamento».

Il gruppo delle azzurre di rientro a Calpe, dopo l’allenamento sulle strade dell’entroterra (foto Fci)
Azzurre di rientro a Calpe, dopo l’allenamento sulle strade dell’entroterra (foto Fci)
Andiamo con ordine, come va col Covid?

Siamo attenti a tutto. Praticamente l’hotel è così grande che riusciamo a stare nel nostro gruppo senza avere quasi contatti con altra gente. Ogni cosa che si tocca, ci disinfettiamo le mani. Anche in ascensore riusciamo a evitare contatti. Il momento è questo, si deve stare attenti a tutto quel che si fa.

Come va nel nuovo ruolo?

E’ stato un passaggio quasi naturale, conoscevo già le ragazze. Ho iniziato a comunicare con i tecnici delle squadre, soprattutto le straniere, non per fare la voce grossa, ma per essere trasparente e fargli capire che la nazionale ci tiene. Hanno delle atlete che a noi interessano e per le quali sarà cruciale la giusta programmazione.

Programmazione: come si fa senza sapere bene dove e come si correrà?

Questo è il primo problema. Prima di ragionare dei programmi delle ragazze e fare una selezione credibile, bisognerebbe in effetti capire bene come saranno fatte le gare che dovremo affrontare. Non abbiamo ancora i percorsi definitivi. A quanto si sa, i mondiali di Wollongong si articoleranno attorno a due circuiti, ma non si capisce quante volte si farà l’uno e poi l’altro. Da quanto sappiamo, gli ispettori UCI non sono ancora andati a fare il sopralluogo, perché non è semplice, fra quarantene e altro.

Un gruppo eterogeneo, con azzurre specialiste della strada, della cronometro e della pista (foto Fci)
Un gruppo eterogeneo, con specialiste di strada, cronometro e pista (foto Fci)
Invece gli europei?

Aspettiamo a breve notizie dalla UEC per quelli U23 e juniores che si correranno ad Anadia, in Portogallo. Mentre Bennati e Velo andranno a breve a vedere quello degli elite a Monaco di Baviera. Abbiamo visto le altimetrie. C’è un tratto in linea ondulato e poi un circuito nervoso, ma tendenzialmente abbastanza veloce. Un po’ come Glasgow.

Bè, non ci dispiace allora, visto che quella volta vinse Marta Bastianelli…

Marta è qua assieme a Elena Cecchini e sono i fari del ritiro. Sono molto propositive e non avevo dubbi, ma questa disponibilità per me è un segnale importante. Erano già qua in ritiro o ne cominceranno un altro subito dopo, eppure non sono volute mancare.

Che notizie di Elisa Balsamo?

Anche lei in Spagna, ma con la Trek-Segafredo. Sarà con noi nel prossimo blocco, dal 7 al 16 febbraio. La soluzione spagnola per venire incontro alle loro esigenze è venuta bene e mi permetterà anche di seguire la prima gara. Nei limiti del possibile, cercherò di vederne il più possibile.

Tutto liscio, quindi?

E’ un momento di serenità e chi è fuori è giusto che un po’ sia scontento, perché vuol dire che ci tiene.

Il primo raduno 2022 si concluderà sabato, il secondo inzierà il 7 febbraio (foto Fci)
Il primo raduno 2022 si concluderà sabato, il secondo inzierà il 7 febbraio (foto Fci)
E intanto in Italia ha ripreso ad allenarsi la Guderzo, che punta alla maglia azzurra.

Mi ha comunicato questa decisione qualche giorno prima che uscisse. Ho rispetto assoluto per il corridore che è, non che è stato. Ha passione e sono contento per la squadra di Rigato perché Tatiana porterà in dote dei bei punti che potrebbero rendere qualche invito in più. Le ho detto che se vuole, potrà venire al prossimo ritiro.

Senti ancora Salvoldi?

Certo, siamo amici. Sta lavorando sodo con gli juniores. Conoscendolo, vedrete che andrà alla grande anche con loro.

Cecchini: all’estero senza pressioni e con il cuoco al seguito

25.10.2021
5 min
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«Dal 2016, il mio primo anno in un team straniero – racconta Elena Cecchini – non ho più avuto pressioni sul peso, nessun commento sulla mia forma fisica, nessuno che controllasse più cosa e quanto mangiassi. Grazie alle persone al mio fianco, come Elia Viviani (il suo compagno, con lei nella foto di apertura ai tricolori vinti nel 2016, ndr), ho capito che potevo migliorare la mia salute e la mia performance affidandomi ad un nutrizionista e così ho fatto».

A raccontarci la sua esperienza questa volta è la friulana, del G.S. Fiamme Azzurre. Negli ultimi anni, anche lei come Valentina Scandolara, ha militato in team stranieri, prima la Canyon Sram e ora la SD Worx in cui ha conosciuto una realtà completamente diversa. Nel team attuale, primo nel ranking mondiale, c’è addirittura una cuoca al seguito, Shara Gillow, ex ciclista australiana di ottimo livello.

Alla Sd Worx con la presenza del cuoco in squadra, tutto va molto meglio
Alla Sd Worx con la presenza del cuoco in squadra, tutto va molto meglio

Dal nutrizionista

«Quando andai per la prima volta dalla nutrizionista, attraversavo un periodo in cui non riuscivo a raggiungere il peso forma, ero sempre piuttosto gonfia e sentivo che mi mancava qualcosa in gara. Scoprii che la mia dieta era iperproteica, perché in fondo anche io ero spaventata dal carboidrato. Fino a quel momento credevo che fosse concesso solo prima delle gare». 

Visto che i carboidrati sono stati demonizzati per anni, non si ripete mai abbastanza che in realtà sono alleati e non nemici. Vengono immagazzinati nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno e devono essere reintegrati ogni giorno, in quanto sono il carburante per l’esercizio. Una dieta povera di carboidrati tende a far perdere molto peso nei primi giorni, ma in realtà ciò è dovuto al consumo delle riserve di glicogeno. Più massa muscolare avete e più attività fate, più dovrete mangiarne.

Nel 2011 a causa dello stress per la maturità, per Cecchini un dimagrimento eccessivo
Nel 2011 a causa dello stress per la maturità, per Cecchini un dimagrimento eccessivo

La dieta mediterranea

In genere secondo la dieta mediterranea, il cui equilibrio tra carboidrati, proteine e grassi è indiscusso, i carboidrati dovrebbero costituire tra il 55-60% dell’apporto calorico totale giornaliero. Inoltre a seconda dell’allenamento, l’atleta può aver bisogno di consumare tra 7 e 12 grammi di carboidrati per chilo di peso corporeo al giorno. Tuttavia tutti questi dati sono inutili, se non si sa distinguere tra le diverse tipologie di carboidrati, non si conoscono le tempistiche per assumerli, né le effettive esigenze di ciascuno di noi. Per questo motivo è fondamentale affidarsi ad un professionista della nutrizione.

Il cuoco al seguito

«La cuoca, Shara, è australiana – continua Cecchini – ed il team straniero. Raramente, se non su mia richiesta, mangio il classico riso o pasta in bianco prima della gara. Shara è molto brava, sa perfettamente quanto sia importante il controllo della dieta, così ci prepara spesso dei piatti stuzzicanti, molto vari. Per me sono fuori dalla quotidianità, proprio per la differente tradizione culinaria, ma sempre salutari. Come ad esempio un buonissimo banana-bread, torte a base di patata dolce, pollo al curry, tofu e molto altro. Da quando c’è lei, sono più tranquilla. Alle gare so che mangio cibo di qualità, condito in modo leggero e nella quantità di cui ne ho bisogno».

Il dispendio energetico del ciclismo non ammette che si lesini nel reintegro
Il dispendio energetico del ciclismo non ammette che si lesini nel reintegro

Lo sgarro e il senso di colpa

Oggi, grazie alla dieta meno restrittiva e alla possibilità di mangiare piatti sani e al contempo appetitosi, Elena cede meno agli sgarri, ma confessa che in passato capitava più spesso di sentirsi in colpa per aver mangiato qualcosa di troppo.

«Alcune volte avevo una voglia incontrollabile di carboidrati o di dolci – ricorda – a cui non potevo che cedere. Ora non mi succede quasi più, forse anche perché so che me li posso concedere ogni tanto. Prima dell’ultima tappa al Giro Rosa quest’anno, per esempio, eravamo nelle mie zone vicino ad Udine, così ho portato tutte a mangiare un gelato. Penso che in questo caso l’effetto sul fisico sia stato limitato, ma mentalmente ci ha dato sollievo e forza. In fondo questa è la cosa più importante».

L’esperienza

Elena oramai ha esperienza sufficiente per capire ciò di cui il suo fisico e la sua mente hanno bisogno per andare forte e non si fa più intimorire da qualche avversaria particolarmente magra e definita.

«Mi è capitato spesso ad inizio stagione – dice – di sentirmi in difetto perché rispetto ad altre ragazze avevo quel chiletto in più. Ma dopo essere arrivata in condizione alla prima gara dell’anno in Belgio ed essermi ammalata dopo nemmeno due gare, ho capito che ogni fisico ha necessità diverse. E che dovremmo imparare a guardarci meno allo specchio e dare più ascolto alle sensazioni sui pedali».

La svolta per Cecchini al passaggio nella Canyon e poi alla Sd Worx
La svolta per Cecchini al passaggio nella Canyon e poi alla Sd Worx

Non siamo numeri

All’ultima domanda che le abbiamo posto, Elena ci ha toccato il cuore, con una risposta che deve far riflettere.

«Il mio rapporto col peso non è mai stato malvagio – racconta – però nel 2011 il carico di stress tra impegni scolastici e sportivi mi ha giocato un brutto scherzo, che mi ha lasciato il segno anche negli anni successivi. Mangiavo, ma probabilmente la tensione e la piena focalizzazione per il raggiungimento degli obiettivi, mi hanno portato a perdere 10 chili in 3 mesi. Arrivai a pesarne appena 48, poi subito dopo l’esame di maturità, in tre settimane, guadagnai di nuovo 4 chili, ma il mio metabolismo e la mia mente ne sono rimasti influenzati per anni. Consiglio vivamente alle giovani di impegnarsi nello studio, ma di non impuntarsi ad ottenere il 100 alla maturità. Non siamo un voto, ma molto di più. Inoltre nel primo anno di professionismo non bisogna porsi obiettivi troppo grandi, ma fare esperienza senza particolari aspettative. Rivolgersi ad un nutrizionista già da junior non significa essere “montati” ma semplicemente tenere alla propria salute e volersi bene».

Una giornata con gli azzurri risolta in 5 centesimi

22.09.2021
6 min
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Cinque centesimi. Appena cinque centesimi ci hanno permesso di salire sul podio. I beffati sono stati gli svizzeri. Alla fine quei sorrisi del mattino hanno portato bene. La nazionale dei ragazzi e delle ragazze ce la siamo gustata nell’arco di tutta la giornata. La sgambata della mattina, l’attesa, il riscaldamento, la gara, il podio.

Dopo l’oro di Ganna si torna a casa con un’altra medaglia, un bronzo. Un bronzo prezioso. E un podio misto uomini e donne, in una squadra composta da sei persone è un bel termometro di quel che sta diventando questa specialità in Italia. Non ci si riferisce ad un singolo elemento, al Ganna che fa discorso a sé. Anche se c’è tanto da lavorare. Ma per i discorsi “tecnico-politici” c’è tempo. 

Tra rulli e sgambata

Stamattina Ganna, Elena Cecchini e Marta Cavalli avevano optato per i rulli (con Vasco Rossi a fare da sottofondo), mentre Sobrero, Elisa Longo Borghini ed Affini avevano preferito la classica sgambata. I primi hanno fatto mezz’oretta o poco più, i secondi un’ora. Ma hanno finito tutti più o meno verso le 11. Il tempo di un po’ di relax, un leggero massaggio e alle 12 tutti a pranzo.

Poi le ragazze hanno preso la via di Bruges, visto che era lì che avveniva il cambio, mentre i ragazzi sono rimasti a Knokke-Heist. E verso le 14:30 eccoli arrivare al bus. Dove spariscono per la riunione tecnica. Un ultimo ripasso con Marco Velo.

Riunione e dettagli

«Cosa si dice in una riunione così? Si ripassa quel che si è fatto e visto nelle prove – spiega Velo – Abbiamo provato il percorso due volte. Sostanzialmente si è parlato delle curve da fare. Ce n’erano alcune nuove rispetto alla crono individuale. I ragazzi le hanno provate più volte per verificare la velocità d’entrata. E si è parlato della partenza. Sobrero si sarebbe “occupato” di quelle più strette in fase di avvio. Anche se la prima tirata l’avrebbe data in modo “dolce” Ganna.

«Poi sono professionisti, sanno bene cosa fare. Si parlano in corsa. In ogni caso Ganna e Affini dovrebbero fare trenate di 40” e Sobrero di 20”-30” a seconda delle gambe. L’importante è che diano tutto. Come ha fatto De Marchi a Trento. Quando senti che ti stai per staccare passi in testa e segnali che è l’ultima tirata. Magari è breve ma rialzi un po’ la velocità».

Il primo a scendere al riscaldamento è proprio il campione italiano, Sobrero. Poco dopo lo seguono Ganna e Affini. Ganna chiede una sedia per appoggiarci le borracce mentre esegue i suoi classici 25′ di riscaldamento.

«Sobrero – riprende Velo – scherzando ha detto a quei due giganti: ohi, ditemi quando c’è una curva che dietro di voi non vedo niente! Seguirli non è facile, neanche per me. Soprattutto da quando c’è Pippo che ha alzato l’asticella. Lui in ricognizione segna ogni dettaglio del percorso. L’altro giorno nelle crono individuale avevo due fogli di appunti: curva a destra da fare in posizione; tombino sulla sinistra… ».

Intanto le altre nazionali si recano in partenza. Non lontano dal bus azzurro griffato Vittoria, ci sono i tedeschi. In casa Svizzera invece regna grande silenzio. Mentre gli olandesi e i danesi sono molto lontani dal bus azzurro e hanno due camper più piccoli a supporto. Ma si sa: contano le gambe. I meccanici ci dicono che le bici dei nostri sono identiche a quelle utilizzate nelle crono individuali. Pippo, ha solo cambiato colore e ha preso la Pinarello Bolide “verde coleottero”. Una scaramanzia sostanzialmente ci confida Matteo Cornacchione, il suo meccanico.

Filippo Ganna, Matteo Sobrero ed Edoardo Affini: i tre azzurri hanno siglato il miglior tempo al cambio
Filippo Ganna, Matteo Sobrero ed Edoardo Affini: i tre azzurri hanno siglato il miglior tempo al cambio

Tre siluri su Bruges

Come da copione i nostri due “bestioni”, Ganna e Affini, spingono in modo feroce. Sobrero fa il suo e poi si stacca. Il tempo è preso sul secondo e al cambio di Bruges, quando passano sull’arrivo il colore del cronometro è verde. Italia in testa.

«Sapevamo che sarebbe stata una gara dura – ha detto Ganna – e dovevamo dare il cambio alle ragazze con il maggior margine possibile. Bisogna fare i complimenti a Sobrero che pesa 20 chili meno di me e Affini ed ha fatto una grandissima prova. Senza contare che oggi c’era anche un bel po’ di vento». 

«E’ un piacere avere due compagni di squadra come Pippo ed Edoardo, ma è anche molto difficile tenerli. Sono in grado di produrre velocità altissime e io devo fare un grande sforzo», ha aggiunto Sobrero.

Grinta rosa-azzurra

E poi è toccato ad Elisa, Elena e Marta. E a proposito di pesi leggeri, per loro non sarebbe stato facile con tanta pianura tenere a bada tedesche e olandesi.

«Grande souspence fino alle fine. Siamo riusciti a sopravanzare la Svizzera per pochi centesimi – dice il cittì SalvoldiE’ un premio per tutti. Ragazzi e soprattutto ragazze, perché prendere 2” a chilometro dalle tedesche è come vincere. Le nostre proiezioni ci dicevano che potevano essere anche peggiori. Hanno tirato fuori l’anima. E anche con un pizzico di fortuna è arrivato questo podio. Ci tenevano molto.

«Cinque centesimi è impossibile andarli a “trovare” – riprende Salvoldi – Magari è stata l’ultima pedalata a fare la differenza».

«Difficile dirlo – gli fa eco Elisa Longo Borghini – probabilmente li abbiamo ripresi nella parte finale. Abbiamo fatto una super prestazione». «Io invece – dice Marta Cavalli – sono rimasta super concentrata tutta la gara: posizione, sforzo, quello che dovevo fare… ma quando siamo rimaste in due ho sentito la responsabilità di tagliare il traguardo insieme ad Elisa». «Sapevamo che c’erano 3-4 squadre più forti di noi – ha chiuso Elena Cecchini – Ma siamo contenti e questi ci sprona a dare sempre di più e a lavorare in questa disciplina. E poi credo al karma, due anni fa abbiamo forato, stavolta è andata bene a noi».

Cecchini riparte dall’Olanda con Van der Breggen

21.01.2021
4 min
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«Ero arrivata al punto di non riconoscermi più – dice Elena Cecchini – soprattutto perché sono molto ambiziosa e faccio fatica ad accettare la sconfitta. Dover lavorare per una compagna, se magari avevo una buona condizione, mi sembrava un’opportunità persa. Stessa cosa se avevo spazio per fare la mia corsa e sbagliavo qualcosa: un’altra opportunità persa. Era diventato logorante e al contempo era come se alla squadra andasse bene lo stesso. Non è stato facile andar via, perché la Canyon ormai era una famiglia, ma non avevo stimoli. Come se la prestazione non fosse più utile. Avevo bisogno di uscire dalla mia comfort zone, soprattutto dopo un 2020 così pesante».

La friulana racconta così il cambio di squadra, che l’ha vista passare dalla tedesca Canyon Sram Racing in cui correva dal 2016, alla olandese SD Worx, squadra Specialized, contattata addirittura da Anna Van der Breggen, la campionessa delle due maglie iridate di Imola, che alla fine del 2021 si ritirerà per diventarne direttore sportivo.

A Plouay, Cecchini è 5ª, piazzandosi nella volata per il 3° posto dietro Consonni e Bastianelli
A Plouay 2020, Cecchini coglie il 5° posto,
Ti ha davvero cercato lei?

Ad aprile, con un messaggio. Ci ho pensato per un po’ e poi sono saltata sul treno. Fare l’ultima stagione con lei, per quello che potrà trasmettermi, è un lusso cui non ho voluto rinunciare.

Sicura che non andrai soltanto per tirare?

Sicuramente avrò i miei spazi. Anna è un’atleta che a fine anno vince tantissimo, ma ci saranno opportunità se le gambe parleranno nel modo giusto. Questo è un bene, perché se sono troppo rilassata, non vado benissimo. Ed essere in un team di ragazze che lavorano duro e devono guadagnarsi il posto sarà sicuramente contagioso.

Perché il 2020 è stato pesante?

Il lockdown mi ha permesso di passare dei buoni mesi a casa con Elia (Elena è da anni la compagna di Elia Viviani, ndr), ma ho lavorato troppo e sono arrivata sfinita alla ripresa. Non vedevo l’ora che arrivasse il 31 ottobre, per fare il campionato italiano e staccare. Non mi pareva di aver fatto chissà cosa sui rulli, ma il mio fisico non ha metabolizzato niente. Quando ho fatto la prima uscita, sono tornata a casa dopo due ore e volevo piangere per i dolori muscolari. Quindi sono stata in altura ed è andata benino fino agli europei, poi è stato tutto un calare.

Serviva un bel reset…

E c’è stato. Tre settimane senza bici, anche se noi ciclisti abbiamo sempre paura di riposare, credendo di perdere chissà cosa.

Chi segue la tua preparazione?

Dal 2018 lavoro con Marco Pinotti, un altro che aveva bisogno di nuovi stimoli dopo l’ultimo anno alla CCC. Ora al Team Bike Exchange è molto motivato e tranquillo. Ci sentiamo spesso al telefono, ogni giorno se il lavoro da fare è specifico. Mi trovo bene, perché verifica quello che faccio e se qualcosa si discosta dal lavoro impostato, mi chiama e ci spieghiamo. Posso parlarci liberamente.

Come sei arrivata a lui?

Me lo ha consigliato Elia. Avevano condiviso la camera alle Olimpiadi di Londra ed era rimasto stupito dal fatto che la sera prima avesse dichiarato il wattaggio medio che avrebbe fatto l’indomani nella crono e si fosse discostato di pochissimo. «Uno così – mi ha detto – è quello che ci vuole per una precisina come te». E aveva ragione.

Nel 2016, Elena Cecchini ha vinto la maglia tricolore a Darfo Boario. Qui con Elia Viviani
Nel 2016, Cecchini ha vinto la maglia tricolore. Qui con Elia Viviani
Hai già un programma?

Inizierò dall’Het Nieuwsblad, senza fare la Valenciana. Poi Strade Bianche e il Trofeo Binda a Cittiglio, che sarà il mio primo obiettivo. Sono stata selezionata per il Fiandre, mentre aspetto di fare una ricognizione per capire se fare la Roubaix. Non ho mai corso su quel pavé, non so cosa aspettarmi, anche se la squadra mi vorrebbe portare.

Mondiale oppure Olimpiadi?

Il mondiale è il primo obiettivo. Su Tokyo sono arrivata al mio pensiero Zen. Sono stata a Rio, l’highlight di una carriera. Tutti mi dicevano quanto fosse spettacolare partecipare e al momento l’ho pensato. La realtà è che se mi guardo indietro, scopro che ciò che conta è la medaglia. Per cui il mio obiettivo sarà andar forte e poi semmai sarò considerata. Sarebbe anche bello andare a vedere il percorso, perché c’è chi dice che sia durissimo e chi lo dipinge più scorrevole…

E nel frattempo la vita di Cecchini e Viviani scorre tra il Friuli e Monaco?

Esatto. Abbiamo passato le Feste in Italia e ora siamo a Monaco. Ci organizziamo dei blocchi di vita e di lavoro, anche se adesso staremo per un po’ qua, con l’aeroporto di Nizza vicino che è molto comodo e un clima migliore. Ma non so se quando smetterò vorrò continuare così. Per ora mi godo la mia nuova vita e più avanti, si vedrà.

Bastianelli al tricolore con 10 corse appena

29.10.2020
3 min
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Un paio di giorni al via del Campionato italiano elite donne, nella cornice vicentina di Breganze. Un anello di 26,3 chilometri con una salita di 4,5 chilometri da ripetere cinque volte, attende le ragazze. 

Sarà una corsa impegnativa, anche perché arriva al termine di una tribolata stagione.

Marta con la maglia tricolore in azione in Belgio
Marta con la maglia tricolore in azione in Belgio

Un anno difficile

La campionessa uscente è Marta Bastianelli, una delle colonne portanti del nostro ciclismo rosa. La laziale, un iride e una bacheca grossa così, però non ci arriva nelle migliori condizioni.

«Per me è un anno da cancellare – dice Marta senza tanti giri di parole – dopo la quarantena mi sono accorta di avere la mononucleosi. Alla ripresa degli allenamenti sentivo che qualcosa non andava. Avevo mal di testa, una stanchezza ingiustificata e mi bruciavano le gambe anche per fare le scale. Davo la colpa ai rulli, ma le analisi hanno chiarito i dubbi. Così mi sono dovuta rifermare.

«Quando ho ripreso sono iniziate le corse. Siamo andate in Belgio ma dopo due gare ci hanno fermato di nuovo per dei casi sospetti. Insomma avrò fatto 10 giorni di corsa in tutto. In Belgio le altre ragazze hanno gareggiato fino al 18 di ottobre partecipando a De Panne. Non arrivo all’italiano al top».

Katia Ragusa, uno dei nomi più accreditati per Bastianelli
Ragusa, uno dei nomi più accreditati per Bastianelli

Rivali o compagne?

Bastianelli correrà il tricolore con la maglia delle Fiamme Azzurre e nonostante non sia nella migliore condizione vuole onorare chi la supporta. Ci tiene. E il gruppo per lei resta centrale.

«Con le ragazze delle Fiamme Azzurre corriamo insieme praticamente una volta all’anno. Però ci sentiamo spesso e abbiamo un bel feeling. Noi siamo sei, in Polizia sono undici: è un po’ più facile trovare l’intesa!  A volte in corsa quando senti per radio: vai a riprendere magari la Cecchini tentenni un po’. E’ un’amica, una compagna nelle Fiamme Azzurre, ma poi chiaramente emerge il senso di responsabilità e facciamo il nostro lavoro. Salvo poi scherzarci su a fine corsa. Con Tatiana Guderzo corriamo insieme anche all’Alè. Elena Cecchini è un po’ stanca mentalmente, perché ha corso un po’ di più, ma nel complesso sta bene. Poi ci sono Rossella Ratto e Letizia Paternoster.

«Ci aspetta un percorso che non lascia spazio all’inventiva. In una tappa di pianura o in un’altra tipologia di gara, magari qualcosa t’inventi, ma così no: o sei allenata o nulla».

Un terno al lotto

Nonostante gli stop, la stagione di Marta e delle ragazze in generale è stata lunga. Alla fine non si sono mai fermate. Di testa sono provate e l’incertezza sui calendari non le ha aiuta. Pensate che ancora non sanno se correranno le tre tappe della Vuelta dopo l’italiano. Così non è facile. E allora chi sarà la favorita?

«Ci sono molti nomi in ballo – conclude Bastianelli – Elisa Longo Borghini è certamente la favorita. Marta Cavalli è cresciuta molto ed è in uno stato di forma psicofisico molto buono. Sofia Bertizzolo e Soraya Paladin corrono in casa. Senza contare che ad organizzare la corsa è il papà di Katia Ragusa. La mia esperienza tuttavia mi dice che un italiano non sempre va secondo pronostico. Ci si può aspettare di tutto. Anche una sorpresa, magari proprio da una ragazza che ha solo dieci giorni di corsa nelle gambe!».