Petacchi, rivediamo insieme la volata di Hasselt

17.09.2024
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Tutto bene fino a 200 metri dall’arrivo, poi il patatrac e il titolo europeo va a Merlier con gli azzurri fuori dai primi 10. Poche parole per sintetizzare la corsa di Hasselt, ma riavvolgendo il nastro, la prova continentale ha detto molto di più. Certo, è facile giudicare col senno di poi, le vittorie arrivano sempre quando tutti i tasselli vanno a innestarsi perfettamente come in un puzzle e questo alla nazionale italiana non è riuscito. Rianalizzare la corsa serve però anche per capire non solo dove si è sbagliato, ma come funziona, nei particolari, la costruzione di una volata. Abbiamo rivissuto le ultime fasi dell’europeo sottoponendo a Alessandro Petacchi, che di volate se ne intende come pochi altri al mondo, 5 momenti specifici, attraverso i quali capire che cosa è successo e poteva/doveva succedere.

L’europeo in 5 fotogrammi dalla telecronaca Rai: qui il prezioso lavoro di Affini e Cattaneo
L’europeo in 5 fotogrammi dalla telecronaca Rai: qui il prezioso lavoro di Affini e Cattaneo

Il lavoro dei cronomen

Fino ai -2 chilometri, la squadra italiana aveva tenuto in mano le redini della corsa, questo almeno sembra trasparire dalle immagini televisive, quando Affini lascia le redini del treno azzurro a Cattaneo (parliamo dell’oro e del bronzo a cronometro…).

«Non dobbiamo però dimenticare – dice Petacchi – che poco prima la squadra azzurra, proprio attraverso loro due, aveva disinnescato la fuga dei 6 con Van der Poel, Pedersen e Laporte. Uno sforzo pesante che gli italiani si sono accollati appieno e questo è costato tante energie. Affini sarebbe stato utilissimo più avanti. Con la forma che aveva, poteva essere uno degli ultimi vagoni potendo portare Trentin e Ballerini ancora più vicini all’arrivo per il loro lavoro. Ma questa è la classica cosa che si può dire a posteriori.

«L’Italia d’altronde aveva una tattica obbligata – prosegue Petacchi – portare la corsa allo sprint. Era giusto, se hai un uomo come Milan in quella condizione. Era una tattica condivisa da tutti, non è che il cittì imponga. Il problema è che così la tattica era conosciuta anche dagli avversari, ma d’altro canto anche altre nazionali puntavano sulla volata, come il Belgio. Solo che i padroni di casa hanno rischiato lasciando fare agli italiani e alla fine hanno avuto ragione. A noi sarebbe servito avere un uomo in quella fuga: Trentin era deputato a seguire VDP come un’ombra, ma ci sta che ti può anche sfuggire».

Trentin ha preso in mano il treno azzurro, lanciandolo in velocità. Per ora tutto funziona
Trentin ha preso in mano il treno azzurro, lanciandolo in velocità. Per ora tutto funziona

L’impegno di Trentin

«Lungi da me l’idea di tirargli la croce addosso – ci tiene a sottolineare Petacchi – Matteo ha fatto un grandissimo lavoro e si vede quando il treno passa nelle sue mani. Ha svolto il compito in maniera magistrale, rispettando tutti i canoni della volata: si sposta al lato della strada consentendo ai componenti della fila azzurra di controllare solo una parte della carreggiata. Inoltre tiene una velocità altissima tanto che si vede la fila azzurra e dietro un gruppo sparuto, quelli che sono rimasti: gli altri treni. Lì però è emerso un fattore che sarà decisivo: il vento contrario. Venendo da dietro, quando vai avanti hai maggiore agio rispetto a chi tira che va controvento e ha consumato molte energie in più. Risalire è facile e infatti si vede il Belgio che rapidamente recupera».

Proprio il vento ha impedito a Trentin di mantenere la velocità alta quanto avrebbe voluto: «Il percorso era tutto rettilineo, aveva vento in faccia. Se si guarda Ballerini dietro di lui riesce a respingere una prima volta un belga, ma da dietro stavano comunque recuperando anche altri, proprio perché è più facile in quelle condizioni venire fuori da dietro».

Davide Ballerini si danna l’anima e rilancia, ma il Belgio sta venendo su al riparo dal vento contrario
Davide Ballerini si danna l’anima e rilancia, ma il Belgio sta venendo su al riparo dal vento contrario

Ballerini e la velocità

Quando Trentin si fa da parte, Ballerini prova a rilanciare, si alza anche sui pedali, ma la situazione si è fatta già più intricata.

«Il percorso stava cominciando a cambiare – avverte Petacchi – era infatti prevista nell’ultimo chilometro una sorta di chicane, ossia una curva a destra e subito a sinistra. “Ballero” ha tenuto alta l’andatura, ma il Belgio ha messo un uomo per risalire il gruppo e uno per sorpassare, sfruttando anche il fatto che avevano più uomini a disposizione. Questo ha permesso anche di far giocare le proprie carte sia a Merlier che a Philipsen. Ballerini il lavoro lo ha fatto bene, anche quando si è tirato da parte per lasciar libero Consonni, ma venendo da dietro un belga si era intanto messo davanti a Simone».

Consonni è davanti a Milan, ma i belgi gli vanno a tappare la strada. La corsa azzurra finisce lì…
Consonni è davanti a Milan, ma i belgi gli vanno a tappare la strada. La corsa azzurra finisce lì…

Le difficoltà di Consonni

Simone, se si guarda bene il suo lancio dello sprint, era stato bravo a ritrovare il varco all’estrema sinistra, il fatto è che dietro Milan non c’era più e Petacchi lo specifica.

«Il problema è stato lì – dice – si sono persi. Probabilmente Jonathan si è toccato a destra con qualcuno, perché seguendo l’azione del Belgio anche altri corridori si erano frapposti. Ad esempio Laporte si era portato avanti e avrebbe anche lui bloccato sul nascere l’azione di Milan. Consonni non ha sbagliato, sono stati i belgi a fare tutto nel modo giusto e Milan a destra non poteva più uscire. Magari quando Ballerini si è tirato via bisognava spingere a tutta, ma c’era vento.

«Lo si vede anche dal fatto che la volata è a ventaglio – continua Petacchi – e chi veniva da dietro era favorito. Forse Jonathan poteva essere un po’ più a destra di Consonni al passaggio fra Ballerini e quest’ultimo, ma sono ipotesi. In quella situazione, Milan la volata non ha proprio potuto farla, ha provato 2-3 volte ma era sempre stoppato».

Simone ha ritrovato strada libera, solo che Milan ormai è alla sua destra, con un muro davanti
Simone ha ritrovato strada libera, solo che Milan ormai è alla sua destra, con un muro davanti

La gamba di Milan

Molti osservatori hanno sentenziato che l’olimpionico non avesse la gamba giusta per la volata: «E come si fa a dirlo se la volata non ha potuto farla? Per me il vento ha giocato un ruolo decisivo: guardate Merlier come viene su, lo stesso dicasi per Kooij, mentre Philipsen non ha avuto quel cambio di ritmo che gli è riconosciuto. Tim è uno che adora questo tipo di sprint, aveva gambe eccezionali e sa scegliere il tempo giusto per saltar fuori.

«Io dico che un giudizio su Milan non si può proprio dare, perché la volata non si è messa in maniera tale da permettergli di emergere. Non ci sono stati grandi errori da parte azzurra, ma piccole mancanze che alla fine hanno pesato. Si era scelta una tattica, ma non ha pagato».

Ballerini, la multa del maxi schermo e il rinnovo con l’Astana

18.07.2024
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GAP (Francia) – Che cosa passa nella testa e nel cuore dei corridori della Astana Qazaqstan Team ora che Cavendish ha stabilito il suo record e non restano che montagne e montagne, da masticare piano perché non facciano male e non rimangano sullo stomaco? Attorno al pullman alla partenza c’è un bel movimento di tifosi, ma niente in paragone alla bolgia di casa UAE Emirates e delle francesi. Gabriele Tosello e Federico Borselli chiacchierano in attesa che la corsa cominci. Il mattino è lungo e noi ne approfittiamo per fare due chiacchiere con Davide Ballerini. Subito dopo l’annuncio dell’ingresso del gruppo cinese XDS nella squadra, è arrivato quello del rinnovo contrattuale per il corridore lombardo.

«Sono contento – dice – è un grande progetto e la squadra punta tanto su di me, soprattutto per le classiche. Perciò ho deciso di accettare il loro progetto. Praticamente non riesco a correre al Nord da un anno e mezzo, ho qualche conto aperto lassù».

Il 3 luglio si è fatta la storia. Cavendish ha vinto la 53ª tappa al Tour: battuto il record di Merckx
Il 3 luglio si è fatta la storia. Cavendish ha vinto la 53ª tappa al Tour: battuto il record di Merckx
Come è stato vincere la tappa con Cavendish?

Ci voleva. Ci voleva per noi, ci voleva per lui. Purtroppo non è stato facile nelle volate successive senza Morkov, però abbiamo cercato di fare il possibile. Ovviamente il Tour non è ancora finito, ma occasioni per velocisti non ci sono più e noi cercheremo sempre di dare il massimo, come abbiamo sempre fatto.

Com’è stato il giorno della vittoria?

Fantastico! Come tutti sanno, ho ricevuto anche la multa, ma ne è valsa la pena. Di sicuro sono ricordi che porterò nel cuore. Siamo riusciti a scrivere un pezzo di storia del ciclismo e sono contento di averne fatto parte. Andiamo avanti così!

Racconta quel momento davanti al maxi schermo…

L’ho visto e ho pensato che fosse il posto giusto per vedere come andava a finire. Mark ha vinto, io ho festeggiato. Sono ripartito e ho alzato anche un braccio. E’ stato fantastico, è come se avesse vinto io. Non sembra, ma c’era tanta pressione da parte dei giornalisti, da tutti quanti. Tutti sapevano di questo record, anche Mark si metteva pressione.

Nella tappa di ieri, sul Col du Noyer, Ballerini ha avuto anche il tempo per guardarsi intorno
Nella tappa di ieri, sul Col du Noyer, Ballerini ha avuto anche il tempo per guardarsi intorno
La multa scoccia?

Mi è sembrato molto strano, anche perché non penso di essere stato un pericolo per nessuno. Prima di tutto ho controllato dieci volte prima di fermarmi e poi abbiamo visto che non sono stato l’unico. Se non sbaglio anche un altro corridore si è fermato con me a vederla. E poi nella cronometro hanno dato la multa a Julian Bernard che ha rallentato per baciare la moglie. E’ un po’ strana come cosa, anche perché sono dei momenti indimenticabili, soprattutto per me e magari per lo stesso Bernard. E’ un po’ difficile da accettare, ma ce ne faremo una ragione e credo che anche questa multa resterà nella storia. Sono stati 200 franchi, ma non è per l’importo in sé, quanto perché la scalano dai premi per la squadra e il personale.

Tanta gioia per la vittoria, eppure il primo giorno quasi non si arrivava a Rimini…

Eh sì, è stata dura, ma siamo riusciti a farcela. Se però posso dire, la tappa più dura è stata quella a Plateau de Beille domenica scorsa.

Quanto è duro per un velocista un Tour che non finisce a Parigi?

Non è una cosa facile. La volata di Parigi è qualcosa di fantastico per un velocista, quindi è sempre la spinta in più per cercare di finire il Tour. Ma penso che quest’anno Mark non mollerà. E’ l’ultimo Tour, quindi penso che sia convinto al 110 per cento di arrivare a Nizza, di riuscire a concluderlo. E noi lo aiuteremo come l’abbiamo aiutato fino ad oggi.

Ballerini ha visto Cavendish nervoso fino alla vittoria, poi Mark ha un po’ “mollato”
Ballerini ha visto Cavendish nervoso fino alla vittoria, poi Mark ha un po’ “mollato”
Come sono queste giornate di montagna?

Non le ho ancora guardate, le affronto giorno per giorno. Di sicuro non sono facili. Noi abbiamo la fortuna di avere un grande staff che studia sempre tutte le tappe e ci dà delle tabelle di watt da rispettare. Grazie a questo riusciamo ad arrivare al pelo. Ovviamente ci deve andare anche di fortuna, perché bisogna essere sempre competitivi. Alla fine se non ti ricordi di alimentarti bene magari, perché si tira o per altri motivi, sei nei guai. La benzina non può finire, quindi non si sa mai. C’è sempre un punto di domanda, ma noi sappiamo che se rispettiamo le nostre tabelle, i watt, le nostre cose e i nostri tempi, riusciamo ad arrivare e mal che vada cerchiamo sempre qualche modo per starci dentro.

Come è stato vivere Cavendish al Tour?

L’ho visto molto stressato all’inizio, questo è poco ma sicuro. Dopo la vittoria un po’ più rilassato. Mi dispiace che non ci siamo riusciti a trovarci nelle volate successive alla sua vittoria, anche perché secondo me la gamba ce l’ha. E’ in ottima forma, è magro e convinto. Quindi c’è un po’ di rammarico appunto perché nell’ultima volata lo abbiamo perso, non siamo riusciti a fare una volata come volevamo. Però capita, nel ciclismo non è sempre rose e fiori.

Le occasioni per Ballerini erano tutte nella prima settimana, ma la gamba non era al meglio
Le occasioni per Ballerini erano tutte nella prima settimana, ma la gamba non era al meglio
Rammarico di non aver fatto qualche tappa per Ballero?

A dir la verità, le tappe per me c’erano pure: il problema è che non c’erano le mie gambe. Ovviamente ho faticato moltissimo, il primo weekend è stato veramente fuori dal normale. Non mi riconoscevo, però purtroppo bisogna soffrire, soffrire e soffrire ancora. E dopo magicamente mi sono ripreso, però non ho più trovato tappe adatte. Il percorso non si può cambiare e purtroppo, se non hai la gamba giusta nelle giornate giuste, non ci puoi fare nulla. Io ho provato di tutto, ma è andata così.

Davide Ballerini: il Tour, Cavendish, il record e io

21.06.2024
4 min
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Tra poco più di una settimana inizierà la 111^ edizione del Tour de France che, tra i moltissimi motivi di interesse, avrà anche la ricerca del record assoluto di vittorie di tappa da parte di Mark Cavendish, il quale, in questo momento, lo detiene a pari merito con sua maestà Eddy Merckx. Davide Ballerini sarà uno degli uomini più importanti su cui farà affidamento il campione inglese nelle volate. Fra le curiosità, Cavendish è stato da poco nominato Cavaliere Commendatore dell’ordine dell’Impero Britannico da re Carlo III, guadagnando il titolo di Sir.

Abbiamo raggiunto il corridore canturino al telefono durante i suoi ultimi giorni di ritiro a Livigno, per farci raccontare com’è andato l’avvicinamento ad un appuntamento così importante per lui e per tutta l’Astana Qazaqstan Team (in apertura l’ultimo giorno in altura, così raccontato su Instagram).

L’Astana ha corso buona parte del Giro a ranghi ridotti, a causa dei numerosi ritiri (foto Instagram)
L’Astana ha corso buona parte del Giro a ranghi ridotti, a causa dei numerosi ritiri (foto Instagram)
Davide, come prima cosa: com’è andato il tuo Giro d’Italia?

Il Giro è andato discretamente bene, soprattutto considerato l’infortunio che ho avuto ad inizio anno. Poi sono andato quasi subito in altura, scendendo per il Campionato Italiano di domenica.

E subito dopo partirà il Tour, dove sarai un uomo fondamentale nel treno dell’Astana Qazaqstan Team.

Sì, io dovrei essere il penultimo uomo di Cavendish nelle volate, subito prima che entri in azione Morkov. Mark non lo vedo da un po’, dal Giro di Turchia, ma da quello che so mi sembra in forma. Ha da poco terminato il Tour de Suisse e so che ha fatto un buon allenamento. Quando ci vedremo avremo modo di parlare assieme, io farò del mio meglio per aiutarlo a raggiungere il record di vittorie.

Mentre Ballerini era a Livigno, Cavendish ha cercato la condizione al Tour de Suisse
Mentre Ballerini era a Livigno, Cavendish ha cercato la condizione al Tour de Suisse
A questo riguardo, questo record com’è sentito in squadra? E’ davvero un obiettivo fondamentale per tutti?

Direi proprio di sì. Se ne parlava già da inizio anno come uno dei nostri principali obiettivi della stagione. E’ qualcosa di molto sentito tra di noi e cercheremo di portarlo a casa, anche se ovviamente non sarà facile, ci sono tante squadre molto attrezzate. Noi faremo il massimo. Non abbiamo ancora parlato delle tappe, ma quando ci troveremo le studieremo a tavolino. Cercheremo di capire quale possa essere la più adatta a lui, anche se di sicuro ce ne saranno diverse. Sarà importantissimo anche vedere come andranno le prime due giornate che non sono per nulla facili, però sfrutteremo ogni occasione.

Veniamo a te. Oltre a supportare Cavendish credi che avrai la possibilità di provarci in prima persona in qualche tappa?

Spero di potermi ritagliare un po’ di libertà, certamente, perché mi sto allenando molto, sto facendo tutte le cose fatte bene. La gamba c’è, adesso vedremo appena scendo dall’altura, ma ormai so che lavorare qui porta sempre qualcosa di buono. Cercherò il risultato in qualche tappa, anche se per ora non ne ho cerchiata una in particolare. In ogni caso l’importante sarà farsi trovare pronti e cogliere il momento giusto, anche se, come sempre al Tour, non sarà facile.

Dopo un Giro molto duro, Ballerini ha lavorato per ritrovare esplosività
Dopo un Giro molto duro, Ballerini ha lavorato per ritrovare esplosività
Ultima domanda. Ci racconti quali allenamenti specifici hai fatto in questo periodo di altura?

Qui a Livigno mi sono allenato in particolare sull’esplosività, perché al Giro mi sono accorto che spesso mi è mancata un po’ di brillantezza nel finale. Quindi ho lavorato molto sui picchi dopo le 4 ore. Oltre a quello, in vista delle tappe più dure del Tour ho fatto anche tanta distanza, arrivando ad allenamenti di 6 ore con 4-5.000 metri di dislivello. Quindi sì, direi che mi sento pronto.

Il rientro in corsa di Ballerini: ce ne parla il fisioterapista

13.05.2024
6 min
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Davide Ballerini è tornato a correre e di quanto questo gli fosse mancato ne abbiamo già parlato. La prima corsa in maglia Astana Qazaqstan è stata il Giro di Turchia, dopo il quale è arrivata la convocazione al Giro d’Italia. Una ripresa che gli è costata tanta fatica e delle rinunce importanti, come la partecipazione alle Classiche del Nord. La sofferenza nel riprendere in mano la bici e riallacciare il filo della sua carriera è stata tanta. Una grande mano gliel’ha data Martino Donati, fisioterapista responsabile del Centro Rehability Lugano

«Davide è arrivato da noi – racconta Martino Donati – l’11 gennaio per un problema al ginocchio sinistro, ma con un dolore difficile da classificare. Aveva un danno alla cartilagine che portava scompenso alla pedalata che a sua volta causava l’infiammazione ai tendini sottorotuleo e sovrarotuleo, i quali agivano per proteggere la parte danneggiata. Il danno era causato da tre traumi consecutivi: il primo avvenuto a marzo 2023 in occasione del Fiandre, il secondo ad aprile alla Roubaix e il terzo a fine luglio. Quello più importante è l’ultimo, avvenuto al Giro del Belgio che ha portato al trauma rotuleo e ad una conseguente perdita di potenza e fluidità nella pedalata».

Davide Ballerini e Vincenzo Nibali: al centro Martino Donati fisioterapista che ha lavorato con entrambi
Davide Ballerini e Vincenzo Nibali: al centro Martino Donati fisioterapista che ha lavorato con entrambi

Riposo

Ballerini stesso ci aveva raccontato che il trauma rotuleo fosse stato in qualche modo sottovalutato ed aveva continuato a pedalarci sopra. 

«Continuando l’attività – spiega il fisioterapista – il dolore non si è mai riassorbito. Davide aveva giorni in cui soffriva parecchio e altri in cui poteva allenarsi tranquillamente. Questo era dovuto al fatto che se la cartilagine viene lasciata a riposo, il dolore diminuisce. Il problema è che nel gesto della pedalata la rotula sfrega contro il femore e se si ha un’infiammazione alla rotula continuare ad allenarsi non aiuta».

Quindi in primo luogo cosa avete fatto?

La prima visita l’abbiamo fatta su richiesta del dottor Magni, medico dell’Astana che ha chiesto un nostro parere. Con lui abbiamo già collaborato ai tempi di Nibali e Pozzovivo. Ballerini è arrivato l’11 gennaio e abbiamo fatto subito un quadro anamnestico per capire la storia medico-clinica. Questa operazione l’hanno fatta il dottor Jeanclaude Sedran, massimo esperto per l’articolazione femoro-rotulea e il dottor Magni. Hanno effettuato una risonanza con contrasto che ha evidenziato un danno cartilagineo non riparato. 

Cosa si è fatto poi?

La guarigione, non ancora totalmente avvenuta, è stata portata avanti in tre fasi che hanno occupato altrettanti mesi di lavoro. 

La prima parte di lavoro è stata effettuata in palestra con lavori a secco
La prima parte di lavoro è stata effettuata in palestra con lavori a secco
In cosa consisteva la prima parte?

E’ quella che si chiama infiammatoria o fase acuta, dove il dolore è forte e insistente. Per prima cosa abbiamo subito tolto la bici e si è lavorato per ridurre l’edema osseo. Cosa che abbiamo fatto attraverso la magnetoterapia, camera iperbarica e terapia di rinforzo. Si è fatta anche un’infiltrazione con liquido PRP e Acido Ialuronico. Per accelerare la riparazione del danno alla rotula abbiamo sottratto del sangue e usato la parte corpuscolare, ricca di cellule staminali, per far ripartire il processo di infiammazione. Una tecnica che ha permesso un recupero molto più rapido. 

Poi è stato il momento della seconda fase?

Sì, quella subacuta dove il dolore è lieve e c’è stato un processo di riparazione tissutale. E’ iniziata così la fase di recupero della massa muscolare persa, sia sui rulli che in palestra. Per prima cosa abbiamo fatto una visita biomeccanica e corretto la posizione in bici dando un assetto neutro all’atleta. Il rinforzo vero e proprio è partito dalla palestra, con dei lavori a secco con stacchi, affondi e squat. Da un test effettuato era emerso che Ballerini aveva un deficit del 23 per cento sulla gamba sinistra. Dai dati si vedeva come la gamba destra compensasse in fase di spinta e frenata. 

Ballerini ha sempre curato la forza per recuperare il deficit del 23 per cento tra la gamba sinistra e quella destra
Ballerini curato tanto la forza per recuperare il deficit del 23 per cento tra gamba sinistra e destra
Avete usato tecniche particolari?

Per accelerare il recupero è stata utilizzata la tecnica BFR (Blood Flow Restriction). In poche parole si tratta di una fascia che nel caso di Ballerini è stata applicata nella zona dell’anca. Funziona come un laccio emostatico, la gamba lavora senza ossigeno e si può così caricare sul muscolo senza stressare l’articolazione. E’ come lavorare con un bilanciere da 200 chili ma senza nessun peso addosso. 

Sui rulli che cosa si è fatto?

Questa fase è stata curata dal suo preparatore Vasilis Anastopoulos. Le sessioni di allenamento erano brevi, di quaranta minuti massimo, e tutte in Z2. Il lavoro da fare era di mantenimento. 

La rimessa in sella ha comportato innanzitutto una seduto biomeccanica per riequilibrare l’asetto
La rimessa in sella ha comportato innanzitutto una seduto biomeccanica per riequilibrare l’asetto
Terza e ultima fase?

La riatletizzazione, avvenuta nell’ultimo mese. Ballerini è tornato in bici e si è messo a fare blocchi di lavoro di tre giorni in maniera progressiva. Siamo partiti con un’ora e mezza di allenamento due giorni consecutivi per poi riposare nel terzo. Se il corridore non lamentava dolori si aumentava di 30 minuti, così ogni blocco fino ad arrivare a cinque ore di pedalata. Anche in questo caso solo fondo, niente lavori specifici. Il giorno di riposo però non era fermo, ma caricava tanto in palestra. 

Venivano fatti altri controlli?

Solo per monitorare vari dolori da assestamento come ai glutei, schiena o gamba destra. Infine abbiamo sistemato nuovamente la posizione in bici e il 29 marzo Davide è partito per il Teide con la squadra. 

Il miglior piazzamento di tappa in questo Giro, fino ad ora, è il sesto posto ad Andora
Il miglior piazzamento di tappa in questo Giro, fino ad ora, è il sesto posto ad Andora
Lavoro finito per voi?

No. A distanza, mentre era in ritiro, il nostro preparatore Tommaso Doro che lo ha seguito in tutte le fasi, gli indicava comunque dei lavori di forza in palestra. Sessioni meno intense, ma volte a rinforzare sempre la gamba sinistra, anche perché il recupero era avvenuto, ma non ancora in maniera totale.

In che senso?

Che Ballerini è arrivato ad avere un deficit tra gamba sinistra e destra del 6 per cento. Ancora compensa con l’altra gamba nella fase di spinta, ma è normale. Ora con il ritorno in corsa avrà modo di recuperare definitivamente.

Ballerini ci ha detto che ancora deve tenere sotto controllo la gamba infortunata.

Sì, a fine Giro andremo avanti con il lavoro per recuperare al massimo e lo porteremo, compatibilmente con le gare, fino a fine stagione. La cosa importante sarà lavorare bene fin dal prossimo inverno per ripianare completamente tutto. Fino a fine stagione migliorerà, poi ci sarà una ricostruzione da fare che partirà dal prossimo inverno.

Ballerini è tornato ed è pronto a mordere l’asfalto

05.05.2024
4 min
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La voglia di mettere le ruote su strada morde Davide Ballerini e lo scuote da dentro. Parliamo con lui all’avvio del Giro d’Italia, un giorno trascorso tra il caldo e la ricognizione della prima tappa. Il canturino dell’Astana Qazaqstan è tornato in gara al Giro di Turchia prima di mettersi in viaggio per la corsa rosa. Lo intercettiamo mentre è in stanza, in sottofondo il rumore degli ultimi preparativi. 

L’Astana Qazaqstan Team alla presentazione delle squadre per il Giro
L’Astana Qazaqstan Team alla presentazione delle squadre per il Giro

Il ritorno dopo 9 mesi

Ballerini ha riattaccato il numero sulla schiena nove mesi dopo la caduta al Tour de Wallonie, il 25 luglio 2023. Una botta al ginocchio che sembrava poter rientrare facilmente e che invece si è trascinata fino a qualche giorno fa. 

«Avevo sbattuto la rotula contro il manubrio – ci dice – dopo qualche tempo ero tornato in bici con il permesso del fisioterapista, ma il dolore non passava. Sono riuscito a risolverlo con delle infiltrazioni a fine stagione e ne ero felice, perché al ritiro di dicembre tutto stava andando bene. Poi il buio, a febbraio il dolore è tornato e sono stato costretto a fermarmi di nuovo. Il muscolo non aveva recuperato e la gamba destra lavorava molto di più di quella sinistra. Il risultato? Ho saltato le Classiche».

Prima tappa del Giro, Ballerini guida il gruppo accanto a Velasco, Scaroni e Lutsenko
Prima tappa del Giro, Ballerini guida il gruppo accanto a Velasco e Scaroni
Come ti sei sentito in quel momento?

E’ stato un momento davvero duro perché lo aspettavo, era la mia parte di stagione, sono le gare che mi si addicono di più. Ero molto felice di poterle correre.

In che modo lo hai superato?

Grazie al supporto degli amici e ho trovato un grande fisioterapista con il quale ho lavorato tutti i giorni. Mi sono rifugiato nel lavoro, con costanza e tanta grinta. Alcuni giorni non è stato semplice, ad esempio quando c’erano le gare non le ho guardate in TV, altrimenti l’avrei distrutta. Tutta la rabbia l’ho messa nel recupero: in palestra, nella riabilitazione e sui pedali.

Hai lavorato tanto a secco?

Ho dovuto ricostruire gran parte della gamba sinistra perché avevo perso il 20 per cento del tono muscolare. Non è stato facile o veloce, ma abbiamo lavorato nel modo giusto. Ogni giorno uscivo alle 14 e tornavo a casa alle 20, ma la differenza nel ciclismo la fai nel lavoro a casa. La gara è solo quello che succede in bici, tanto passa anche da quello che si fa fuori. 

A proposito di bici quando sei tornato a pedalare?

Nella seconda metà di febbraio in maniera tranquilla e da marzo con convinzione e carichi importanti. Poi ad aprile sono andato in ritiro sul Teide con la squadra. 

Il Giro di Turchia ha permesso a Ballerini di esordire con la maglia dell’Astana
Il Giro di Turchia ha permesso a Ballerini di esordire con la maglia dell’Astana
Sei tornato in gara al Turchia, quanto l’aspettavi?

Come la prima gara quando sei ragazzo. Non vedevo l’ora di partire era da fine luglio che non mettevo le ruote in gruppo. Il ginocchio ha reagito bene, certo va tenuto sotto controllo e curato, ma sto bene. Tanto da decidere insieme al team di partecipare al Giro, non era in programma a inizio stagione ma sono felice di esserci.

Hai già guardato qualche tappa?

A dire il vero no. Quando ci hanno dato il Garibaldi, ho sfogliato qualcosa, ma sono uno che guarda le cose giorno per giorno. Vedremo come sto durante le tre settimane, l’obiettivo è mettermi a disposizione della squadra, poi magari mi ritaglierò i miei spazi. 

Il ritorno in gruppo ha portato morale e gli ha permesso di ritrovare il sorriso
Il ritorno in gruppo ha portato morale e gli ha permesso di ritrovare il sorriso
La condizione com’era?

Al Turchia cresceva giorno per giorno, ho aiutato tanto la squadra e siamo anche riusciti a vincere una tappa con Kanter. Sapevo di aver lavorato nel modo corretto e duramente, come detto gli allenamenti a casa hanno fatto la differenza. La prima gara è sempre un test, vero non era una categoria WorldTour, ma i segnali sono stati positivi. Dal punto di vista mentale è una spinta forte. Ora si inizia il Giro e sono pronto.

Ballerini, che sfortuna. Il ginocchio fa ancora male, niente Nord

23.02.2024
4 min
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La notizia è di quelle che non vorremmo sentire: Davide Ballerini non prenderà parte all’Omloop Het Nieuwsblad e con ogni probabilità ad una grossa fetta della Campagna del Nord. Il problema al ginocchio, già manifestatosi nella passata stagione quando Davide saltò proprio le prime due classiche belghe e la Sanremo, è tornato a farsi sentire. E in modo ancora più violento a quanto pare (in apertura foto Astana Qazaqstan Team).

Un vera beffa per il “Ballero” e per la sua nuova “vecchia” squadra. Il lombardo infatti era tornato all’Astana proprio per poter essere leader, protagonista in queste corse. Tre stagioni alla Soudal-Quick Step, dove era maturato e dove aveva anche vinto proprio l’Omloop Het Nieuwsblad nel 2021, e quindi il ritorno da uomo pronto.

Stefano Zanini, uno dei direttori sportivi dei kazaki, lo aspettava a braccia aperte. L’entusiasmo per potersi giocare queste corse con un uomo come Ballerini era stimolante non poco. Adesso il diesse varesino, che si trova in Belgio già da lunedì, sta ridisegnando la squadra che appunto faceva perno attorno a Ballerini.

Stefano Zanini (classe 1969) è uno dei direttori sportivi del team kazako. Lui è uno degli habitué del Nord (foto Instagram)
Stefano Zanini (classe 1969) è uno dei direttori sportivi del team kazako. Lui è uno degli habitué del Nord (foto Instagram)
Stefano, non una grande notizia quella di Ballerini. Sembrava che forse poteva non esserci dopo aver passato un gennaio complicato…

E invece proprio non c’è, poverino. Purtroppo questo problema al ginocchio c’è ancora. O meglio, lo sta risolvendo, sta migliorando. Davide è tornato in sella, ma per queste classiche non c’è. Non può essere pronto chiaramente.

E adesso come ridisegnerai la tua squadra? Alla fine Ballerini lo avevate preso con il grande obiettivo proprio di queste corse…

Abbiamo abbiamo Cees Bol, Alexey Lutskenko e, almeno per l’apertura, anche Yevgeniy Fedorov che secondo me può fare molto bene. Poi vediamo anche con Max Kanter e Ide Shalling cosa riusciamo a fare.

Però Ballero era il vostro uomo di punta: lui, con una squadra intorno…

Eh sì. Io e noi tutti ci contavamo molto. Io ero contento di venire quassù con lui. Sono contentissimo del suo ritorno. Dispiace parecchio che non ci sia. Era un uomo importantissimo per queste gare. Però guardo avanti e allora penso che Bol sul pavé è bravo, che si muove molto bene. E che gli altri ragazzi stanno bene. Possiamo essere protagonisti: abbiamo una buona squadra.

Era il 2021 e Davide Ballerini (classe 1994) vinceva l’Omloop Het Nieuwsblad
Era il 2021 e Davide Ballerini (classe 1994) vinceva l’Omloop Het Nieuwsblad
Vero, e questo aumenta il dispiacere. Da un punto di vista “romantico”, mettiamola così, immagini che qualche consiglio ai compagni Davide lo darà? Tanto più che è stato l’ultimo italiano a vincere l’Het Nieuwsblad due anni fa? Arriverà qualche messaggio da remoto?

Perché no! Potrebbe essere una motivazione per la squadra. Già da questo inverno Davide ci teneva molto a questa corsa. Sono le classiche che piacciono a lui: sul pavé si diverte. Qualche consiglio da lui magari farebbe bene all’economia della squadra e al morale.

Più o meno quando pensi di poterlo riavere?

Non lo so di preciso. Ma secondo me, visti i tempi, non lo vedremo neanche per le prossime gare del Nord.

Neanche per il Fiandre (31 marzo, ndr)?

Per ora è ancora nelle liste e nei programmi della squadra, ma è troppo indietro. La vedo difficile. A questo punto non è il caso di forzare i tempi. Vogliamo che la cosa si risolva nel miglior modo possibile e soprattutto che Ballerini non abbia altri intoppi, altre ricadute. Se le classiche dovessero essere perse del tutto, meglio recuperare senza fretta, ma bene per tutto quello che viene dopo.

Le poche foto di Ballerini con la nuova maglia dell’Astana. Per ora lo possiamo vedere solo in allenamento (foto Astana)
Le poche foto di Ballerini con la nuova maglia dell’Astana. Per ora lo possiamo vedere solo in allenamento (foto Astana)
E tu “Zazà”, sappiamo che sei in Belgio da lunedì. Hai provato anche il percorso dell’Omloop Het Nieuwsblad?

Più che altro ho provato fatica in generale! Ho fatto alcuni muri in bici: il Kwaremont, il Paterberg, qualche strada in pavé. E ho provato il finale, gli ultimi 40 chilometri, della Kuurne-Bruxelles-Kuurne, che è stato un po’ modificato. Ci sono più stradine laterali e per domenica mette vento forte. Vento laterale e questo potrebbe fare la differenza.

Anche i ragazzi sono già lì con te da lunedì? 

No, loro sono arrivati ieri sera. La verità è che io fino a domenica ero in Portogallo, all’Algarve. Sarei dovuto venire su in macchina. Sarei passato da casa solo per un giorno, ma con mille chilometri in più da fare. E così ho tirato dritto.

Caspita! Tornando a Ballerini, ripensando anche a come è andata con Moscon l’anno scorso, e a tutti i malanni dell’Astana-Qazaqstan negli ultimi anni, qualche scongiuro in più non guasterebbe…

Servirebbe un tuffo nell’acquasanta! E’ vero. Ripeto, è un peccato. Noi e Ballero ci tenevamo molto. Avevamo fatto le cose per bene. Pensate che il 4 dicembre eravamo venuti quassù in Belgio per fare dei sopralluoghi, per testate i nuovi materiali: per dire quale motivazione c’era. Poi a gennaio è tornato, improvviso, questo dolore al ginocchio.

Ballerini, Cavendish e gli italiani. E Zanini fa il regista

27.12.2023
5 min
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ALTEA (Spagna) – La compagine italiana dei direttori sportivi dell’Astana Qazaqstan Team ha perso purtroppo Orlando Maini, mentre gli altri ci sono ancora tutti. Nel ritiro di dicembre mancava anche Martinelli, ufficialmente rimasto a casa per fare i programmi. La squadra sta cambiando pelle, lo ha detto anche suo figlio Davide e si sussurra che l’impossibilità di trovargli un ruolo sia stata alla base di qualche malumore. Però intanto c’è una stagione da mettere nel mirino e per Stefano Zanini si annuncia molto interessante. Il ritorno di Ballerini lo ha sorpreso come il più bello dei regali. Il gruppo dei giovani è materiale fertile su cui mettere mani. E poi c’è Cavendish con il suo record al Tour (Mark è con Ballerini al Giro del 2022, entrambi in maglia Quick Step).

Stefano va per i 55, i capelli bianchi si fanno largo, ma la struttura è ancora quella massiccia dell’uomo del Nord e delle volate più energiche. Il ragionamento ha il tono scanzonato di chi ne ha viste tante, ma si capisce che alla base ci sia forte l’esigenza di stabilità, che Martinelli ha assicurato per anni a tutto il gruppo.

Stefano Zanini, classe 1969, ha corso fino al 2007, poi è salito in ammiraglia. E’ all’Astana dal 2013
Stefano Zanini, classe 1969, ha corso fino al 2007, poi è salito in ammiraglia. E’ all’Astana dal 2013
Ballerini ha fatto con voi il primo anno in WorldTour, poi è andato alla Quick Step: ti aspettavi che tornasse?

Avevo sentito qualcosa (ride, i due sono ottimi amici, ndr), mi sa che avevamo anche messaggiato… Ma adesso che è tornato, sono felicissimo. Io c’entro poco negli acquisti, però sono veramente contento, per tutte le gare che ci saranno, ma soprattutto per quelle in Belgio sul pavé. Ci sa fare e gli piace: questa è la grande differenza. Perciò abbiamo già cominciato a lavorare, qualcosina abbiamo provato anche con la neve. Insomma, speriamo che funzioni…

In cosa lo hai trovato diverso? La Soudal-Quick Step gli ha lasciato qualcosa?

Certo, più di qualcosa. Lui l’ha portato qui e adesso noi la sfruttiamo. Grazie, Brama! Arriva con un bagaglio importante di conoscenze, perché in quelle corse una squadra come la Quick Step è sempre stata ad altissimi livelli. Sa come muoversi, dove muoversi, dove risparmiare energie. E pedala bene, mi sembra di rivedere qualcun altro con lo stesso nome che sgambettava sul pavé (dicendolo, la voce ha un tremito, ndr). Perciò dobbiamo sfruttare questa situazione per le gare che abbiamo scelto per lui su in Belgio e farle al 110 per cento. Insomma, anche noi faremo la nostra parte. Dobbiamo essere pronti e preparare tutto per metterglielo a disposizione.

Scaroni e Velasco sono due degli italiani da cui ci si aspetta qualcosa di più (foto Astana Qazaqstan Team)
Scaroni e Velasco sono due degli italiani da cui ci si aspetta qualcosa di più (foto Astana Qazaqstan Team)
L’Astana ha sette italiani in organico, cosa faranno?

Infatti l’italiano finora era la lingua di tutti, anche se adesso sta arrivando tanto inglese. Di italiani che hanno dimostrato qualcosa ce ne sono. Scaroni, a momenti vince in Norvegia. A Battistella è mancato qualcosa, però ha fatto due secondi posti. Credo che ci siano dei corridori in grado di fare buone cose, cui noi metteremo a disposizione tutto quello che abbiamo, ma alla fine è ovvio che devono essere loro quelli che fanno le cose al meglio per arrivare all’obiettivo. Devono focalizzare gli obiettivi e non mollare. Ed essere capaci di riguardare quel che non è andato e trovare le soluzioni, in modo da crescere.

Quanto impatta la presenza di Cavendish e del suo gruppo sul resto della squadra?

Tanto, secondo me, perché è molto carismatico. Ovviamente è un campione, però lo vedo anche come maestro. Qualche giorno fa abbiamo fatto delle prove di volata e alla fine si è messo anche lui a spiegare le cose. Ha parlato con Kanter per migliorare la sua posizione, come mettersi, come fare la volata e non muoversi tanto, in modo da non perdere energia e sprigionare tutto sui pedali. E questo è bello.

Kanter è arrivato dal Movistar Team alla Astana, Zanini racconta come Cavendish lo aiuti con i suoi consigli
Kanter è arrivato dal Movistar Team alla Astana, Zanini racconta come Cavendish lo aiuti con i suoi consigli
Te lo aspettavi così?

E’ solo un anno che si lavora insieme, però sono scoperte che fanno bene a tutti. Quando vedi un campione che fa queste cose, i ragazzi se ne accorgono e l’ambiente cresce.

L’arrivo di Morkov sarà importante?

Sono convinto di sì, anche perché l’ha voluto Mark, si fida di lui e Michael ha una grandissima esperienza, che sicuramente metterà a disposizione di tutti gli altri. Ho già visto un bel gruppo. Alcuni un po’ si conoscevano, però gradualmente tutti si lasciano coinvolgere.

Attorno a Cavendish sta nascendo un grande gruppo: Ballerini ne fa parte (foto Astana Qazaqstan Team)
Attorno a Cavendish sta nascendo un grande gruppo: Ballerini ne fa parte (foto Astana Qazaqstan Team)
Da dove inizierà la tua stagione?

Australia, tanto per cambiare. Poi Algarve, ovviamente l’apertura in Belgio, Strade Bianche, Sanremo, tutto il Nord e poi il Giro. Ballerini andrà in Colombia con Cavendish, poi verrà in Belgio, per l’apertura. Tutta robetta, insomma (ride, ndr), ma dopo la Roubaix staccherà. Non farà il Giro, dopo tre settimane di pavé o stravinci la Roubaix e non senti più nulla, oppure fai anche l’Amstel sulle ali dell’entusiasmo. Ma il Giro proprio no, quest’anno meglio il Tour con Cavendish.

Ballerini all’Astana: il figliol prodigo verso Roubaix e Tour

24.12.2023
6 min
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ALTEA (Spagna) – Ridacchiando con Zanini e indicando Ballerini, la battuta è scappata spontanea: «Il figliol prodigo è tornato a casa». Ben altro era infatti lo spirito quando Davide lasciò l’Astana per approdare nella squadra che aveva sempre sognato. Alla Soudal-Quick Step c’è rimasto per quattro anni. Ha vinto e fatto vincere. Quando però il contratto è arrivato a scadenza, il corridore di Cantù ha preferito imboccare la strada di casa.

«Sono sempre stato in contatto con Zanini – sorride – anche negli anni che ero in Quick Step. Dietro c’è una grande amicizia, anche se siamo divisi dal basket: lui con Varese e io con Cantù, ma adesso nessuno dei due ha da fare lo spiritoso. Sono contento di essere ritornato e di poter lavorare ancora con lui».

Zanini e Ballerini sono amici di vecchia data: ora lavorano nuovamente insieme all’Astana
Zanini e Ballerini sono amici di vecchia data: ora lavorano nuovamente insieme all’Astana

Quattro anni di più

Tra i fattori che hanno reso il ritorno più gradevole, c’è anche il fatto che all’Astana sia arrivato Vasilis Anastopoulos, con cui Ballerini ha lavorato negli anni in Belgio.

«Rispetto al 2019 sono quattro anni più vecchio – ridacchia – più maturo, suona meglio. Ho tanta esperienza e questa penso sia una delle cose più importanti. Con Vasilis lavoro da quattro anni, mi sono sempre trovato bene. Più lavori insieme a una persona, più riesci a capire quello che ti chiede. Hai più feeling e anch’io piano piano mi sto capendo. Sto crescendo per quanto riguarda il fisico e la consapevolezza. E mentre prima non riuscivo a capire quando ero stanco o quando stavo andando in condizione, adesso ci riesco molto di più. So quando devo tirare il freno e quando posso spingere di più. Queste cose sono molto importanti, mi dispiace di non averle raccolte già da prima».

Vasilis Anastopoulos è approdato all’Astana dopo aver preparato i ragazzi della Quick Step
Vasilis Anastopoulos è approdato all’Astana dopo aver preparato i ragazzi della Quick Step

Treni in costruzione

Nel drappello di corridori che hanno condiviso chilometri e storie alla corte di Lefevere, c’è anche Morkov. Il suo arrivo ha fatto la felicità di Cavendish, ma ha raccolto anche il gradimento di Ballerini.

«Sono contento che anche Michael sia venuto qua con noi – spiega – è un’altra persona che mi ha dato tanto in Quick Step. Con lui ho imparato tutto quello che c’è da sapere sugli sprint. Ero un giovane, mi buttavo nelle volate, ma insieme abbiamo cominciato a provare i treni e le varie tattiche. Stiamo lavorando già molto bene e riusciremo a fare qualcosa di bello. Faccio parte anche io del gruppo Cavendish per il Tour e non vedo l’ora che si cominci a correre. Ogni tanto facciamo anche qualche garetta tra di noi: sono cose molto importanti che secondo me formano un grande gruppo. Ma quando andremo in ritiro in Colombia e cominceremo a provare i primi treni, allora ci renderemo conto di come abbiamo lavorato».

Ballerini Omloop 2021
La più bella vittoria di Ballerini in Belgio è la Omloop Het Nieuwsblad del 2021
Ballerini Omloop 2021
La più bella vittoria di Ballerini in Belgio è la Omloop Het Nieuwsblad del 2021

Wolfpack alla kazaka

Quando si è lavorato a lungo per gli altri, il rischio è di non vedere altri orizzonti. Per questo nel sentirlo parlare così di Cavendish, ci assale la curiosità di capire se fra gli obiettivi di Ballero ci sia anche… Ballero! Perciò la domanda, subdola il giusto, arriva secca: potendo scegliere tra vincere una Roubaix e la famosa tappa del Tour per Cavendish, Ballerini che cosa sceglie?

«Personalmente la Roubaix – dice senza pensarci un istante – perché dalla prima volta che ho visto una ruota muoversi sulla strada, ho pensato a quella gara. E’ una gara del cavolo, più ci sto dentro e più mi rendendo conto che vincerla non è facile e non è solo una questione di condizione fisica. Ci ho puntato moltissimo negli ultimi quattro anni, ma la volta che ci sono andato più vicino è stato proprio il 2019 con l’Astana (foto di apertura, ndr). Deve girare tutto nel verso giusto e io ci metterò del mio perché vada bene. Cercherò di farmi trovare pronto.

«Ho scoperto dei nuovi ragazzi qui in Astana che possono darmi una mano. La cosa principale è il gruppo e ho notato che mentre nel 2019 c’erano tanti gruppetti diversi, ora stiamo cercando di amalgamarci tutti. Sta nascendo il Wolfpack alla kazaka. “Cav” è bravo a fare gruppo, soprattutto quando l’atmosfera diventa pesante. Se ci sono pressioni, magari lui è il primo che sclera, ma sappiamo che ogni sfogo finisce in quel momento. Poi ci sediamo tutti insieme e ne parliamo: solo così si riesce a migliorare, secondo me».

Al Tour del 2021, Ballerini ha lavorato nel treno, ma con Morkov ha anche scortato Cavendish nelle tappe più dure
Al Tour del 2021, Ballerini ha lavorato nel treno, ma ha anche scortato Cavendish nelle tappe più dure

Il Tour dei miracoli

Il ricordo di quel Tour prodigioso del 2021 farà fatica ad andarsene dagli occhi di chi l’ha condiviso accanto a Cavendish, basta ascoltare Ballero per capirlo.

«Non si dimentica – spiega – perché Mark ha avuto una squadra che credeva in lui e piano piano lo sosteneva e lo portava avanti nei momenti critici. Stavamo compatti. Quando si staccava, i velocisti facevano a gara per non stare con noi. Dicevano che saremmo andati fuori tempo massimo, invece siamo sempre arrivati al traguardo. Un paio di volte a pelo, però siamo sempre arrivati. Questo è possibile quando vedi i tuoi compagni di squadra che danno tutto per te. Secondo me ti dà quella cosa in più che ti fa scattare qualcosa nella testa, che ti dà la forza in più per vincere».

Il 5 dicembre, Ballerini è volato in Francia per testare i nuovi materiali sul pavé (foto Instagram)
Il 5 dicembre, Ballerini è volato in Francia per testare i nuovi materiali sul pavé (foto Instagram)

Sopralluogo a Roubaix

Nel frattempo, approfittando del fango e del cattivo tempo, Ballerini e pochi altri sono volati sulle strade della Roubaix per fare un po’ di prove sui materiali. L’arrivo delle ruote Vision lo ha richiesto, al pari del voler saggiare la bici dopo quattro anni sulle Specialized, che sulle pietre fanno egregiamente il proprio mestiere.

«Devo dire che andare è stata un’ottima cosa – dice – anche se il meteo era disastroso. Però la condizione migliore per provare materiali è il tempo brutto, quindi ci è andata bene. Era stato brutto i giorni prima, invece quel giorno non ha neanche piovuto. C’era un po’ di vento, ma abbiamo provato le ruote Vision per la Roubaix e le varie pressioni e vari pneumatici. Devo dire che il feeling c’è ancora, quando vado sul pavé cambia tutto. Diciamo che in gara non ti accorgi dei particolari, li noti di più in allenamento. Devi prenderci la mano, perché quando piove è come essere sulle uova.

«Nel 2019 pedalavamo con l’Argon 18, mentre questa volta abbiamo provato la Filante e rispetto a Specialized non le manca nulla. Devo dire che mi sono sorpreso, non pensavo fosse così valida. Cambiando le ruote, le componenti delle ruote, i copertoni e i tubeless, non è facile metterli insieme, però devo dire che è una grande bici. Ho gonfiato i tubeless a 5,5-5,6. Mi ci trovo bene, ma penso di essere un corridore vecchio stampo, perché preferisco ancora il tubolare. Però si cerca sempre di evolvere sempre di più. All’inizio ero scettico anche sui freni a disco, ma quando li ho provati ho detto: non torno più indietro».

Il regno dei biker diventa tappa del Giro. Andiamo sul Mottolino

01.12.2023
4 min
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Tappa numero 15 del 107° Giro d’Italia, Manerba del Garda-Livigno. Anzi, Livigno (Mottolino). Quel nome nella parentesi cambia tutto. Forse anche il Giro d’Italia stesso.

Il Mottolino non è nuovo al mondo delle bici, anzi. E’ uno dei totem della mountain bike. E’ qui che appassionati di gravity, e non solo, di tutto il mondo vengono a pedalare o a percorrere in discesa le sue paraboliche. Questo è un vero bike park.

Eira + sterrato

Eppure, come detto, il prossimo Giro arriverà ai suoi 2.385 metri. Si salirà da Livigno appunto e di fatto si scalerà l’intero Passo Eira. Tutto meno una decina di metri, forse anche meno. Infatti una manciata di metri prima del cartello marrone che indica il passo, si svolta a destra e s’inizia a salire lungo una strada sterrata.

L’intera salita finale a quel punto misurerà 8,2 chilometri e vedrà pendenze anche del 18 per cento, su fondo sterrato. Dall’Eira al Mottolino mancheranno 1.850 metri al traguardo. Non ci sarà più un tornante, ma solo un paio di curve un po’ più strette. Poi di fatto sarà come un fendente, che tira forte verso il cielo, tra prati ampi, cime a perdita d’occhio e Livigno, che ora si vede e ora no, sulla destra.

“Ballero” biker

Davide Ballerini quassù è quasi di casa, come molti suoi colleghi di fatto, visto che in tantissimi e in tantissime passano qui tante settimane di ritiro e conoscono a menadito certe strade. Solo che il “Ballero” è anche un “biker mancato”.

Il comasco infatti non solo viene quassù in ritiro con la specialissima, ma quando può pedala in mtb. La usa moltissimo. E spesso anche con biker di vertice come Samuele Porro, pluricampione italiano marathon.

Davide si arriva sul Mottolino, ci hai girato in mountain bike?

Sì, sì… Quasi tutti gli anni ci vado, almeno un paio di volte, durante i ritiri estivi, solitamente. Questa estate infatti ho ripreso con una settimana di sola mtb e ci sono transitato spesso. E ogni tanto uso la parte del bike park, con le paraboliche e gli appoggi, per scendere a Livigno divertendomi.

Ballerini durante una delle sue uscite in mtb nella zona di Livigno e del Mottolino
Ballerini durante una delle sue uscite in mtb nella zona di Livigno e del Mottolino
Il Giro d’Italia chiaramente salirà sin lassù dal Passo Eira, che corsa ti aspetti quel giorno?

Sarà una tappa molto dura. Di fatto si salirà sin da Tirano, quindi arriveranno a Livigno dalla Forcola. E quella è una salita di almeno un’ora e un quarto. Breve discesa e poi si salirà verso Trepalle.

Trepalle, che è in cima a Passo Eira. Che salita è quest’ultima?

Non è difficilissima. E’ molto regolare, la sua pendenza è al 6-7 per cento. E’ una salita che in allenamento, al medio, si fa in una ventina di minuti. Poi in cima si gira a destra e si prende appunto il Mottolino, che è in sterrato. Io credo che dal bivio alla cima ci saranno altri 10 minuti di scalata.

E questo paio di chilometri finali come sono?

Non dico un muro, ma ci sono almeno un paio di tratti che superano il 15 per cento. Io l’ho fatta in mtb ed è tosta. In teoria ci si può andare anche con la bici da strada, ma è complicato. In più il fondo è rovinato. Ci passano molti camion che portano su materiale per il lavoro del bike park. Immagino che per il Giro la sistemeranno. D’inverno è una pista da sci.

Abbiamo visto che questo tratto finale è scoperto, senza alberi, ci sarà il rischio vento per te?

Non molto, perché in realtà la strada è coperta (dal monte stesso, ndr). Forse nel finale, che è più aperto, si potrebbe sentire. Semmai il vento si sentirà di più sulla Forcola. Di solito in quella valle il vento è a favore e potrebbe fare la differenza. Altrimenti se è contro, diventa dura.

Se l’Eira non richiede particolarità tecniche, che rapporti serviranno invece per questo tratto finale?

Bella domanda. Io lì ci sono passato solo in mtb, ma ad occhio e croce credo che un 40×32 servirà tutto.