Madiot 2022

Rotta verso il Tour, Madiot lancia una provocazione

08.06.2022
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La Groupama FDJ per il Tour de France è un “work in progress”, ma questa volta la pattuglia francese non si accontenterà di volate vincenti come è avvenuto al Giro d’Italia. Marc Madiot è stato chiaro, da qui al 1° luglio, giorno di partenza della Grande Boucle, si costruirà la squadra che dovrà essere pronta a scalare la classifica. Vincere? Madiot non è persona da grandi annunci, ma certamente si va per fare classifica. Per salire più su possibile, senza aver paura di guardare la cima…

Le vittorie di Démare al Giro avevano un po’ addolcito un bilancio che era stato fino allora deficitario. Prima della corsa rosa erano arrivati il successo di David Gaudu in una tappa alla Volta Ao Algarve e quello di Thibaut Pinot nella frazione finale del Tour of the Alps, dopo essere stato secondo il giorno prima. Poi, tanti piazzamenti, alcuni anche prestigiosi come i podi di Madouas al Fiandre e di Kung alla Roubaix, ma le aspirazioni erano ben altre.

In un’intervista a Le Quotidien du Sport, Madiot ha fatto il punto della situazione, non lesinando giudizi pesanti ma facendo anche un’analisi molto specifica sull’andamento di questi primi mesi: «Ci sono stati alti e bassi, difficoltà, infortuni, ma per fortuna c’è ancora tanto da fare e il verdetto si darà solo a fine stagione. Quel che è certo però è che esso deriverà dai risultati: Démare non ci ha rimesso sulla giusta rotta».

Gaudu Delfinato 2022
Gaudu in trionfo sul podio della terza tappa del Delfinato, una liberazione per lui…
Gaudu Delfinato 2022
Gaudu in trionfo sul podio della terza tappa del Delfinato, una liberazione per lui…

Tutta colpa del Covid…

Un giudizio che sembra significare come in casa Groupama ci sia stata maretta: «Un capo di una squadra deve essere pragmatico, il resto conta poco. Non potevo essere contento, nelle classiche siamo andati bene e abbiamo fatto il nostro, Kung è stato efficiente e si è messo in evidenza. Ma è nelle corse a tappe che siamo mancati e per noi quelle sono un marchio di fabbrica. Abbiamo pagato la caduta di Gaudu alla Parigi-Nizza e il successivo ritiro al Giro dei Paesi Baschi. Poi Storer si è ammalato al Giro di Romandia».

Sulle cause di tanti acciacchi, Madiot ha portato la sua personale analisi, destinata a generare discussioni: «Il Covid ha colpito duro. Ha lasciato conseguenze pesanti dimostrando che tutta la vicenda è stata gestita male. I corridori hanno minori difese immunitarie perché utilizzando continuamente le mascherine non ne abbiamo più sviluppate. Nel gruppo non solo il Covid, ma qualsiasi virus si diffonde a macchia d’olio proprio perché i fisici dei corridori sono inermi.

Pinot Alps 2022
Per Pinot una bella vittoria al Tour of the Alps, ma sarà pronto per il suo 9° Tour?
Pinot Alps 2022
Per Pinot una bella vittoria al Tour of the Alps, ma sarà pronto per il suo 9° Tour?

I problemi delle mascherine

«Ne ho parlato con i medici della squadra – ha proseguito nella sua disamina Madiot – a dicembre, nei raduni prestagionali, nessuno si è ammalato, ma lì avevamo le mascherine. Nelle prime gare sono fioccati gli ammalati, ma non solo per colpa del covid, ecco che anche influenze, bronchiti e altro si sono diffusi. Probabilmente non avremmo dovuto utilizzare le mascherine in preparazione, i fisici dei corridori forse da una parte si sarebbero ammalati, ma dall’altra rafforzati e difesi meglio per la stagione delle corse».

Storer 2022
Dopo la splendida Vuelta 2021, il neoacquisto Storer (qui con Sivakov) reclama un ruolo di spicco al Tour
Storer 2022
Il neoacquisto Storer (qui con Sivakov) reclama un ruolo di spicco al Tour

Gerarchie dopo la Svizzera

Tutto questo comunque fa parte del passato. Ora Madiot è proiettato con nuova verve sulla nuova avventura al Tour, ma se gli si chiede con che obiettivi e soprattutto uomini, resta abbottonatissimo: «Questo mese sarà fondamentale, voglio vedere come andranno Gaudu e Storer al Criterium du Dauphine con il primo che mi ha già dato segnali più che positivi e poi Pinot al Giro di Svizzera, alla fine avremo le idee più chiare su quali saranno le gerarchie della squadra e gli uomini da inserire per costruirla». Una scelta anche per favorire un po’ di concorrenza fra i tanti galli nel pollaio.

Su un aspetto Madiot si sente comunque sicuro: i suoi ragazzi sono pronti a collaborare come si è visto anche al recente Mercan Tour Classic Alpes Maritimes, dove Pinot, sapendo di non essere ancora al massimo della forma (andrà in Svizzera proprio con quell’obiettivo) si è messo a disposizione dei compagni tirando in maniera veemente per tutta la prima parte per poi passare il testimone a Reichenbach. Alla fine, nella gara vinta dal danese Fuglsang (Israel Premier Tech), Gaudu è stato 3° e il giovane Martinez 8°. A chi gli chiedeva alla fine come fosse andata, Pinot ha risposto serafico: «Gaudu era più avanti di me, era giusto lavorare per lui, peccato solo che non sia arrivata la vittoria».

Stewart Mayenne 2022
Jake Stewart dopo ottime esperienze fra i big è pronto per il GIro U23
Stewart Mayenne 2022
Jake Stewart dopo ottime esperienze fra i big è pronto per il GIro U23

Giro U23, attenti a Stewart…

Già, quella vittoria che rischia di diventare un’ossessione. Intanto però Madiot, coadiuvato da suo fratello Yvon che cura la formazione Under 23, guarda anche al Giro d’Italia di categoria dove conta di portare un team molto competitivo, con il 20enne Paul Penhoet per le volate e i due inglesi rampanti Lewis Askey e Jake Stewart (quasi omonimo dell’ex campione del mondo di formula 1 e che ha fatto molto bene quando è stato chiamato nella squadra maggiore) per la classifica. Considerando l’armata dei rivali dell’AG2R Citroen, anche qui se non arriva qualche risultato…

Lapierre Xelius SL3, l’abbiamo vista al Tour

17.12.2021
9 min
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Lapierre Xelius SL3, ovvero la terza generazione della bicicletta che porta in dote il DNA dell’azienda transalpina. E’ stata protagonista al Tour de France e al mondiale con David Gaudu. La piattaforma Xelius SL3 è stata sviluppata anche grazie ai feedback del Team Groupama-FDJ, che ha richiesto un prodotto guidabile e versatile, leggero e veloce, dando la precedenza alla reattività piuttosto che ad una rigidità estremizzata. Si l’abbiamo vista al Tour de France 2021, alle Olimpiadi e anche al Mondiale in Belgio, ora ve la presentiamo in maniera ufficiale.

Gaudu nella tappa di Malaucene al TDF, sul Mont Ventoux, con la nuova Xelius SL3
Mont Ventoux al TDF, Gaudu e la nuova Xelius SL3

Xelius SL3, come è fatta

Un progetto iconico in termini di design, che mantiene una sorta di fil rouge con il passato, grazie prima di tutto ai due foderi obliqui completamente slegati dal piantone. Questo fattore tecnico non è solo un “vezzo” del designer. Tecnicamente comporta una distribuzione ottimale delle vibrazioni che provengono dal basso, fornisce aiuto nelle fasi di rilancio e alleggerisce la struttura.

Ma andiamo per ordine: Lapierre Xelius SL3 è un frame in carbonio, costruito grazie alla tecnologia monoscocca 3D Tubular. Significa che il telaio è ottenuto abbinando il triangolo principale a quello posteriore. Questo perché nelle due parti e le tubazioni che le compongono, in fase di preparazione nello stampo e di “cottura”, alloggia una sorta di mandrino in PP (polipropilene, anche in questo caso di nuova generazione, resistente e in grado di azzerare le eventuali deformità che si creano dentro i profilati). Lo stesso mandrino viene rimosso prima di abbinare le due sezioni. I vantaggi sono numerosi: una struttura integra e pulita, senza arricciature e materiale in eccesso, fino ad arrivare al perfetto abbinamento tra le differenti tipologie di carbonio. La qualità del prodotto finito è davvero elevata.

Una serie di punti chiave

L’evoluzione della piattaforma Lapierre Xelius e gli approfondimenti legati allo studio dei compositi hanno portato ad utilizzare una costruzione completamente rivoluzionata e anche una combinazione di tessuti compositi mai sperimentata in precedenza, denominata UD-SLI (UniDirectional-Super Light Innovation), comune a tutte le Xelius 2022. Di base il telaio è costruito facendo collimare più tessuti: T800 e HM40j, VHM-YS60 e il T1000. Ognuno di questi è applicato nei punti chiave con inclinazioni ben precise, in base al modulo del frame e alla taglia. Si perché ci sono tre moduli differenti (e anche in questo caso è stato eseguito un lavoro enorme e unico nel suo genere.

Tre moduli di carbonio differenti

  • Le biciclette complete di allestimento, dalla 5.0 fino alla 9.0 hanno il modulo definito standard.
  • Mentre i due kit telaio utilizzano l’alto modulo, con il suffisso LIGHT per le taglie più piccole (XS, S e M), quello STIFF per le due più grandi (L e XL). Non è un dettaglio secondario; i due frame maggiori sono stati rinforzati nei punti di maggiore flessione per garantire una performance strutturale paragonabile alle misure compatte. Una sorta di family feeling? In un certo senso è così.

I numeri della Lapierre Xelius SL3

La taglia M ha un valore alla bilancia (dichiarato) di: 845 grammi nel modulo SLI standard, 725 grammi per la SLI Light e 745 grammi per la SLI Stiff (la M Stiff è disponibile solo come riferimento per il team pro). Soli 20 grammi di differenza, ma una sostanziale diversità in termini prestazionali. La forcella ha un peso di 359 grammi nella versione dedicata al modulo più pregiato, 392 grammi per quello classico. Fondamentale è stato il windtunnel per sviluppare un progetto che è più efficiente nei termini aerodinamici, arrivando fino ad un +8,5% se comparato con il precedente SL2 (nelle tre angolazioni di riferimento, 0°, 10° e 20°, a tre velocità diverse, 40, 50 e 50 kmh). 

Mantenuto il GLP Concept

GLP, ovvero Gravity Lower Project, mutuato dalla mtb e che ha caratterizzato anche la Xelius SL2, presente nell’Aircode DRS (quella aerodinamica). Consiste nel collocare le masse verso il basso (cage delle borracce e batteria della trasmissione Shimano Di2), a favore della stabilità e dell’agilità. Anche grazie al GLP si è scelto di mantenere la scatola del movimento centrale PowerBox, asimmetrica e larga 86,5 millimetri con sedi press-fit. Il punto di congiunzione con i due profilati principali, obliqui e verticale, ha il design “Diamond Shape” e riprende fedelmente quello usato per la Aircode DRS. I foderi orizzontali del carro, per spessori e volumi sono stati completamente rivisti. I forcellini del retrotreno e la forcella (quest’ultima sempre full carbon con un’asola di passaggio interno della guaina idraulica) sono di matrice SpeedRelease e supportano il perno passante Mavic di questa natura. Il seat-post è rotondo e con diametro di 27,2 millimetri. L’avantreno ha lo sterzo con sedi da 1,5” e quella superiore ha dei volumi maggiorati. Lapierre Xelius SL3 supporta pneumatici fino a 32 millimetri. 

Più corta, nonostante un reach maggiore

Rispetto alla Xelius SL2 il profilato orizzontale è stato accorciato di 2/4 millimetri, in base alle taglie, ma il reach si è allungato. La bicicletta però, ha uno slooping maggiorato di 3 centimetri. Nel complesso c’é uno spostamento in avanti delle taglie. Un esempio: la M della SL3 corrisponde alla 49 ed in precedenza era la S. 

Gli allestimenti ed i prezzi

Sei i modelli di bici complete: SL 5.0 (2799 euro), SL 6.0 (3299 euro) e 7.0 (quest’ultima disponibile in due varianti cromatiche ad un prezzo di 4399 euro). La Lapierre Xelius SL3 8.0 (5399 euro) e 9.0 (7399 euro). Due invece i framekit (i prezzi verranno comunicati a breve), che comprendono telaio e forcella, perni passanti e serie sterzo, stem in alluminio (lo stesso dell’Aircode) e piega in carbonio, oltre al reggisella full carbon Lapierre zero off-set. Ma non finisce qui, perché nella giornata di Martedì 21 Dicembre, verrà rilasciata un’ulteriore novità, tecnicamente davvero interessante.

Le parole di Jérémy Roy

«Credo sia la Lapierre migliore di sempre, anche se è necessario ricordare che la capostipite di questa nuova famiglia di biciclette è la Aircode DRS. La Xelius SL3 è per certi versi il simbolo di una tecnica costruttiva completamente nuova, al quale si aggiunge un modo di pensare che non considera “solo” le estremizzazioni dei progetti e dei materiali. C’é il comfort e c’é la possibilità, da parte dell’atleta, di sfruttare il mezzo al massimo delle sue potenzialità, a prescindere dall’allestimento».

Jérémy Roy che ha pedalato con noi durante la prima fase della presentazione
Jérémy Roy che ha pedalato con noi durante la prima fase della presentazione

E poi Roy continua dicendo: «Questa Lapierre Xelius SL3 è molto apprezzata anche dai velocisti e dai passisiti, che normalmente “vogliono” le ruote con il profilo alto. Inoltre la SL3 vuole essere versatile e credo che proprio la versatilità sia una buona chiave di lettura in ottica futura». 

Voeckler Tokyo 2021

Non c’è Alaphilippe? La Francia non si arrende

21.07.2021
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Tutto è cambiato in un giorno. Il giorno nel quale Julian Alaphilippe ha annunciato che avrebbe rinunciato alle Olimpiadi di Tokyo. Per stare vicino alla famiglia la scusa ufficiale, ma tanto altro c’era dietro: concentrazione sul Tour, la nascita del primogenito vissuta con trepidazione dopo le traversie famigliari degli ultimi anni, il Covid e chi più ne ha più ne metta. Fatto sta che la Francia, che aveva in casa il favorito numero 1, si è ritrovata nuda di fronte alla prospettiva olimpica.

Da anni si diceva che quel percorso sembrava disegnato su misura per Alaphilippe, ben prima della conquista del titolo mondiale a Imola 2020. L’anno in più di attesa poteva addirittura favorirlo, a dispetto di una concorrenza formidabile, invece Julian ha detto di no, senza appelli, aggiungendosi alla lunga lista omnisportiva di campioni che, per una ragione o per l’altra, ha rinunciato alla trasferta per l’obiettivo quadriennale.

Francia Tokyo 2021
Prima uscita del team francese sul percorso di Tokyo: sorrisi a dispetto del jet lag (foto @tomsisbos)
Francia Tokyo 2021
Prima uscita del team francese sul percorso di Tokyo: sorrisi a dispetto del jet lag (foto @tomsisbos)

La Francia riparte da zero

Thomas Voeckler, per anni il campione di casa più seguito ed acclamato al Tour ed ora selezionatore tecnico della nazionale di Francia, si è ritrovato a dover ricostruire la selezione da zero, non solo e non tanto nei nomi, quanto nelle prospettive, nelle motivazioni, negli obiettivi.

«Dopo la rinuncia di Julian – ha affermato al suo arrivo a Tokyo – il nostro motto è stato “adattarsi”. Ho lavorato nel corso di tutta la stagione con corridori e preparatori con un’idea in testa, ma all’improvviso ho dovuto ripensare al progetto dalle fondamenta. Chiaro che con lui in squadra avremmo sviluppato una specifica strategia, gli altri sarebbero stati al suo servizio, ora invece quella che sarà al via sabato sarà una nazionale diversa».

Gaudu Tour 2021
Gaudu ha chiuso il Tour all’11° posto, andando più volte in fuga. Le aspettative erano ben altre…
Gaudu Tour 2021
Gaudu ha chiuso il Tour all’11° posto, andando più volte in fuga. Le aspettative erano ben altre…

Due principi: umiltà e ambizione

Voeckler sta lavorando non solo tecnicamente, ma anche dal punto di vista psicologico. Sa che ha a disposizione una squadra che deve assorbire le fatiche del Giro di Francia (il solo Remì Cavagna ha saltato la Grande Boucle), le conseguenze psicologiche di una corsa che non è andata come i suoi ragazzi speravano, inculcare una nuova idea di corsa: «Dobbiamo affrontare la gara con umiltà ma anche con ambizione – sono le sue parole – tutti saranno chiamati a intervenire in prima persona, soprattutto Gaudu e Martin».

David Gaudu ha chiuso il Tour all’11° posto, alternando cose buone ad altre meno, finendo lontano dalle posizioni alle quali aspirava e mancando anche quel successo di tappa che era diventato il suo obiettivo dopo le difficoltà sulle Alpi: «Credo di essere all’85% della condizione – aveva affermato nel weekend scorso – conto di trovare quel che manca a Tokyo. Il gruppo è coeso e il percorso si adatta alle nostre caratteristiche, io sono ottimista».

Martin Tour 2021
L’ultimo Tour ha visto Guillaume Martin andare spesso in fuga: farà lo stesso sul Monte Fuji?
Martin Tour 2021
L’ultimo Tour ha visto Guillaume Martin andare spesso in fuga: farà lo stesso sul Monte Fuji?

Voeckler prepara la tattica giusta

Da parte sua Guillaume Martin, che con un po’ di tira e molla ha comunque centrato la Top 10, è entusiasta all’idea di essere a Tokyo, nel più puro spirito olimpico: «I Giochi sono come il Santo Graal per uno sportivo, io sono nato guardando le imprese sportive ai Giochi, mi hanno fatto amare lo sport nel suo insieme. E’ vero, non siamo favoriti, ma in una gara secca non sai mai quel che può succedere. Sarà una corsa molto tattica, nella quale non potrai distrarti mai perché l’esito è tutt’altro che scontato».

Con i tre già citati vestiranno la maglia della Francia anche Kenny Elissonde, che al Tour è stato spesso protagonista in fuga per i suoi compagni di squadra e Benoit Cosnefroy, corridore da seguire con attenzione perché potrebbe anche trovare la fuga giusta essendo pur sempre un ex campione del mondo Under 23. Voeckler vola basso, ma sulla base dell’esperienza maturata nella sua carriera da pro, è pronto a tirar fuori il coniglio dal cilindro, meglio non sottovalutarlo.

Gaudu, adesso conta vincere una tappa. E oggi rischio neve

14.07.2021
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Erano arrivati a un soffio da Konrad, poi un po’ la discesa e un po’ la consapevolezza che quel Colbrelli a ruota somigliasse davvero a uno scorpione e come tale si stava gestendo, sta di fatto che Gaudu ha smesso di credere nella rincorsa e la possibilità di vincere la tappa si è chiusa lì. Il Tour fino a quel punto non era stato come nei suoi sogni, sebbene dalla sera di Tignes si fosse ritrovato leader indiscusso della squadra, senza più Demare con cui dividere lo spazio. Invece appena due giorni dopo, il Ventoux lo ha buttato al tappeto con la brutalità di cui è capace quella montagna nei giorni storti. Che sia stato il caldo o lo sforzo eccessivo, quel giorno il bretone della Groupama-Fdj si è trascinato fra crampi e attacchi di vomito, raggiungendo il traguardo 26 minuti dopo Van Aert. Era partito decimo della generale, quella sera non aveva più nulla da stringere fra le dita, se non la fede di potersi risollevare nella terza settimana. E la fuga di ieri, in qualche modo, è parsa una timida ripresa.

«Ci sono ancora tre grandi opportunità – diceva ieri alla partenza – e non ce le lasceremo scappare. Ora dovremo andare avanti ogni giorno per cercare la vittoria. Mi è sempre piaciuta la terza settimana dei grandi Giri».

Nel giorno di Malaucene, crisi nera sul Ventoux, mal di stomaco e 26 minuti di ritardo
Nel giorno di Malaucene, crisi nera sul Ventoux, mal di stomaco e 26 minuti di ritardo

Sorpresa Konrad

Quel che gli è mancata ieri è stata la capacità di crederci sino in fondo, unita allo scetticismo (tradito dallo stesso Colbrelli) sulle possibilità di Konrad, anche se il Tour nei giorni precedenti aveva offerto esempi analoghi andate in porto.

«Come sempre in questo Tour – ha raccontato dopo l’arrivo agli inviati de L’Equipe – è un’altra tappa partita a tutta. La fuga è partita dopo quasi 70 chilometri, ma si vedeva che potesse arrivare in fondo. Allora ho provato a infilarmici dentro, cercando anche di risparmiare un po’ di energie. Sono riuscito a fiutare lo scatto giusto. Avevo buone gambe. Però quando Konrad è partito da solo sul Portet d’Aspet, mi sono detto che comunque era davvero lontano dal traguardo. Invece alla fine ha avuto ragione lui».

Dopo la crisi del Ventoux, non è più tempo di stare con le mani nelle mani: da ieri Gaudu cerca la riscossa. Ora vuole vincere
Dopo la crisi del Ventoux, non è più tempo di stare con le mani nelle mani: da ieri Gaudu cerca la riscossa

Poca collaborazione

Eppure lo avevano preso. I 25 secondi in cima al passo, tristemente celebre per la caduta di Fabio Casartelli in quel giorno maledetto del 1995, erano un margine su cui si poteva lavorare gestendo lo sforzo con la testa e arrivando nella scia di Konrad nel finale.

«Sulla cima – dice – ho provato a rilanciare perché il gruppo non era salito abbastanza velocemente. Pensavo che saremmo rientrati, visto che con Colbrelli siamo arrivati a una trentina di secondi. Ma poi Sonny ha iniziato a collaborare di meno e proprio in quella fase, Konrad ha rilanciato e ha ripreso vantaggio. Ho avuto buone sensazioni per tutto il giorno, magra consolazione, ma avevo forza. Ora mancano due tappe per dare il massimo. Spero che il mio corpo riesca a recuperare bene e di poter attaccare ancora».

Nella tappa di Saint Gaudens, ha inseguito Konrad con Colbrelli, ma la possibilità di vincere la tappa è sfumata presto
Ieri ha inseguito Konrad con Colbrelli, ma la possibilità di vincere la tappa è sfumata presto

Prevista neve

Nonostante la batosta del Ventoux, Gaudu, ieri nono all’arrivo, è risalito all’11° posto della generale. Ma a questo punto la classifica non gli importa. L’obiettivo adesso è vincere una tappa, magari già oggi, sull’arrivo ai 2.209 metri del Col du Portet su cui le previsioni prevedono la neve.

«Mi piacciono i prossimi due arrivi – ha detto prima di rientrare nel pullman e sparire nei suoi pensieri – anche se il cuore propende per la tappa di Luz-Ardiden, mi fa pensare alla vittoria di Pinot sul Tourmalet nel 2019. Il ricordo di quel giorno è ancora pieno di emozioni».

Gaudu studia da leader al Tour, ma Hinault…

14.06.2021
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Una dozzina di giorni ci separano dal Tour de France. Se il richiamo della Grande Boucle è fortissimo per tutti i corridori del mondo, per i cugini transalpini e per i loro tifosi, che aspettano l’erede di Bernard Hinault dal lontano 1985, è una sorta di percorso sacro. E il predestinato potrebbe essere ancora un bretone e risponde sempre più al nome di David Gaudu. Tra l’altro questa edizione della corsa gialla parte proprio dalla Bretagna. Per chi crede a sorte e simbolismi è un indizio non da poco. 

In questi giorni David è in ritiro sulle Alpi della Savoia, con una “ruota in Italia e una in Francia”. Giusto ieri ha scalato Bonette, Colle della Maddalena e Colle della Lombarda. Questo è per lui l’ultimo blocco di lavoro in altura prima della grande lotta.

Gaudu in ritiro in altura, eccolo sul Colle della Lombarda (da Instagram)
Gaudu in ritiro in altura, eccolo sul Colle della Lombarda (da Instagram)

Al Tour con fiducia

Il giovane atleta della Groupama-Fdj esce da un buon Delfinato. Ha chiuso l’antipasto del Tour in nona posizione nella generale e primo tra i giovani: sempre nel vivo della corsa, ma ancora con qualcosa da “limare”. Sul fronte dei cavalli gli manca qualcosina rispetto ai leader della corazzata Ineos-Grenadiers e anche sulle tempistiche degli attacchi diciamo che poteva giocarsi meglio alcune carte, specie nella prima delle due tappe vinte da Padun. Ma di base il ragazzo c’è.

«Dopo il mio grande incidente a Tenerife mentre ero in altura (era caduto a 70 all’ora, ndr) non sapevo realmente dove fossi – aveva dichiarato a Cyclisme Actu, Gaudu – Ho avuto sensazioni altalenanti sin dall’inizio del Delfinato. Sono stato bene il secondo giorno e meno bene gli altri due. Questa prestazione mi dà fiducia per il futuro».

Vedendo la posizione il bretone deve lavorare ancora molto a crono
Vedendo la posizione il bretone deve lavorare ancora molto a crono

Crono e salita

Risposte importanti Gaudu le cercava dalla crono, che quest’anno non mancherà al Tour. Ci sono due frazioni: una di 27 chilometri, nella quinta tappa, e una di 30, nella ventesima. David non aveva mai fatto crono a tutta di un certo livello da quando era pro’. Lui stesso ammette che non è il gesto che preferisce ma che tutto sommato non è andata male. Tutto sommato i 16,4 chilometri contro il tempo al Delfinato sono stati “buoni”. «Ci ho preso confidenza – ha detto – ci ho lavorato ed è importante sentire la pressione in certi momenti. I valori sono stati buoni».

E in salita? Se la “contre la montre” come i francesi chiamano la crono non è la sua specialità preferita, la strada che sale è invece il terreno di caccia del vincitore del Tour de l’Avenir 2016. 

«Le sensazioni in salita sono state ottime – dice Gaudu – specie nelle due tappe finali. Ho esitato a seguire Porte verso La Plagne (prima tappa vinta da Padun, ndr) perché ho creduto mancasse troppo all’arrivo. Poi dietro abbiamo giocato un po’ al gatto con topo. Per fortuna fare scatti è il mio modo di correre e questo mi andava bene».

Il giorno dopo invece ci si aspettava una sua azione sul Joux Plane ma evidentemente il ritmo della Ineos ha bloccato ogni iniziativa e alla fine si è dovuto accontentare di essere il migliore del gruppetto dei leader sull’arrivo di Les Gets. Ma anche in questo caso ha avuto indirettamente delle conferme: quando la strada sale Gaudu c’è.

A Les Gets Gaudu ha tagliato il traguardo con i migliori della classifica
A Les Gets Gaudu ha tagliato il traguardo con i migliori della classifica

Avanti così

«È stato bello salire sul podio per aver conquistato la maglia bianca. Dopo la caduta in altura, il Delfinato mi ha rassicurato. Anche il fatto di essere rimasto davanti sul Joux Plane (la salita più dura della corsa, ndr) con i migliori vuol dire molto per me». Sono consapevolezze importanti. Consapevolezze che servono anche alla sua squadra.

La Fdj-Groupama al Tour avrà anche Demare e quindi una parte del team sarà a disposizione del forte velocista, ma riguardo a David c’è entusiasmo. «Vero – ha dichiarato il diesse Thierry Bricaud sempre a Cyclisme Actu – David continua a crescere, sprona i compagni, c’è fermento intorno a lui».

Gaudu ha vinto la maglia bianca di miglior giovane all’ultimo Delfinato
Gaudu ha vinto la maglia bianca di miglior giovane all’ultimo Delfinato

L’avvertimento di Hinault

L’obiettivo quindi è fare bene. La stampa francese già lo vorrebbe sul podio e il rischio maggiore per Gaudu è di finire nel “tritacarne dell’erede di Hinault” come in passato è successo a Chavanel, Rolland, Pinot e Bardet. Per fortuna che a fargli da “parafulmine” in parte e indirettamente c’è Alaphilippe

Gaudu parte per fare classifica, per fare il massimo e provarsi in ottica futura. Un piano abbastanza lineare e condivisibile. Eppure non tutti la pensano così. La voce fuori dal coro, e che voce, è proprio quella di Hinault

«Se fossi il direttore sportivo di Gaudu – ha detto il “Tasso” – gli direi di non occuparsi della generale. Alla fine è solo il primo posto che conta (e qui parla da fuoriclasse, ndr). David dovrebbe andare a caccia di tappe. Se vincesse ad esempio il 14 luglio da francese, resterebbe a vita nella memoria dei francesi. Se finisse quarto nella generale lo dimenticherebbero. Deve ragionare così: posso vincere il Tour o andare sul podio? No, e lo sa. E allora meglio cercare le tappe. Non credo che sia mirando ai primi dieci della generale che fai esperienza».

Tutta la Liegi in uno sprint. I tre del podio (più uno)

25.04.2021
5 min
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Una Liegi-Bastogne-Liegi da rivivere in un chilometro. L’ultimo. Lo sprint.  In palio un monumento per cinque corridori. Undici côtes, 4.500 metri di dislivello, 260 chilometri e le fiammate della Ineos Grenadiers hanno portato a questo finale.

Lo sprint a cinque. Tra Pogacar, Alaphilippe, Gaudu, Valverde e Woods
Liegi 2021
Pogacar vince la Liegi 2021 allo sprint al colpo di reni

Gaudu, Alaphilippe, Valverde, Woods e Pogacar all’improvviso smettono di collaborare. L’asfalto di Quai des Ardennes, il lungo Mosa che ospita l’arrivo, potrebbe essere tranquillamente il parquet di una pista. Ultime due curve a destra e 800 metri da fare a tutta.

Lo sprint di Pogacar

La Liegi probabilmente per lui vale come una tappa dei Paesi Baschi (con tutto il rispetto per la corsa spagnola, ndr). La pressione o la paura Pogacar non sa neanche dove siano di casa. In un modo o nell’altro all’ultimo chilometro si trova nella migliore posizione, l’ultima. 

L’abbraccio tra Formolo e Pogacar
L’abbraccio tra Formolo e Pogacar

I crampetti avvertiti all’uscita di Boncelles sembrano essere un ricordo. E poi la gamba è più fresca e tutto sommato c’è anche un bel po’ di voglia di riscatto: non aver fatto la Freccia scotta. Scotta perché sa che sta bene. 

Pogacar resta dietro. Quando lo sprint viene lanciato forse perde anche un metro, ma è normale. E’ l’effetto elastico, sono i tempi di reazione. Però prende anche meno aria e infatti risale, accorcia le distanze dal primo, ancora Valverde. Il drappello si apre a ventaglio e lui è il quinto che esce fuori ad un velocità altissima proprio sull’arrivo. Il colpo di reni in rimonta è magistrale.

«E’ incredibile – continua a ripetere Tadej dopo l’arrivo – non ci credo». Ogni tanto lancia degli urletti. Pochi secondi dopo arriva Formolo. Tadej gli dice: «Ho vinto!». I due si abbracciano. Lui ringrazia i compagni e alla fine Roccia gli fa: «Dai che stasera ci mangiamo un super hamburger».

Dopo l’arrivo, il suo capolavoro diventa ancora di più da manuale. Tadej infatti conferma che voleva controllare Alaphilippe, il più pericoloso e ci è riuscito restando ultimo. «Le gambe erano buone. Che dire: sto vivendo il sogno del ciclismo. Adesso un po’ di riposo in famiglia e poi penseremo al Tour de France».

Alaphilippe deluso ma sportivo: «Onore a Pogacar»
Alaphilippe deluso ma sportivo: «Onore a Pogacar»

Alaphilippe pistard

Partiamo da lui. Al triangolo rosso è in testa. Posizione pericolosa, specie con questa andatura quasi da surplace. Il campione del mondo però è furbo. Si stringe alla transenna esterna e punta dritto, va largo e si crea lo spazio per mettersi in coda, dietro di lui un solo corridore. Indovinate quale?

Le gambe sono buone. Non tremano di paura. No, non è da Alaphilippe farsela sotto. E poi con quel gesto ha mostrato lucidità. Adesso non deve far altro che aspettare, aspettare e intuire un decimo prima colui che lancerà lo sprint. E’ in coda e può studiare bene gli avversari. Quel momento arriva. Si muove Valverde e ai 300 metri è il più lesto a rispondere. Spinge, risale, sorpassa… la Liegi è lì. Ma un’ombra lo affianca e al colpo di reni lo sorpassa. E’ secondo. Sbatte i pugni sul manubrio dopo essersi allontano dalle telecamere. Non ci sta. 

«Questa Liegi è la sua corsa stregata – dice una mezz’ora dopo il traguardo il suo diesse Davide Bramati – ma non state qui a farmi tirare fuori di nuovo questi pensieri», aggiunge sconsolato il Brama.

«Chapeau a loro – dice invece Alaphilippe – mi dispiace perché i ragazzi hanno fatto un grandissimo lavoro. Ma uno sprint dopo 260 chilometri si può perdere, sono le gambe che hanno fatto la differenza. Io ho spinto al massimo e ho pensato a fare il mio sprint. Alla fine le mie classiche delle Ardenne sono andate bene, ne ho vinta una e ho fatto un podio. Si è lanciato benissimo Pogacar, non credo di aver anticipato io».

Gaudu dopo l’arrivo non sta nella pelle. Per lui uno dei risultati più importanti da pro’
Gaudu non sta nella pelle. Per lui uno dei risultati più importanti

Un nuovo grande: Gaudu

David Gaudu aveva dato appuntamento ai grandi venerdì. Ci aveva detto che gli piacevano le classiche e che la Liegi era la sua preferita. Ci aveva detto anche che lavorava per il testa a testa con i big in salita. E non ha mancato il rendez-vous.

Alle 16,37 del giorno della Liberazione 2021, il corridore della Groupama-Fdj si è fatto trovare in cima alla Roche aux Faucons con i primi. Per scappare via e diventare definitivamente un big anche lui. Un altro della nuova generazione che avanza.

Nel chilometro finale lui sta nel mezzo. Alla radio gli dicono di controllare Alaphilippe. Ma non è facile. Diciamo la verità, certi sprint devi anche saperli affrontare. Però tutto sommato se ne resta buono dietro. Segue la “massa” e “scopre” di essere anche veloce. E di avere gambe

La mattina è stato l’unico a presentarsi in zona mista ben coperto, senza bici e con le scarpe da ginnastica. Mani incrociate dietro la schiena, faceva finta di essere tranquillo. Era invece serissimo. Ma un punto in più per lui, che ha tenuto botta alla pressione, e per essere stato puntuale!

Woods all’attacco, alla sua sinistra Valverde. Hanno concluso rispettivamente quinto e quarto
Woods all’attacco, alla sua sinistra Valverde. Hanno chiuso quinto e quarto

Onore a Valverde 

Ma anche se volevamo parlare solo dei protagonisti del podio, non possiamo non aggiungerne uno: il quarto, Alejandro Valverde.

Ecco il suo sprint. Il volpone s’incolla alla ruota del più veloce e pericoloso, Alaphilippe. Il problema è che quello è anche una faina, non solo il campione del mondo. Prende larga l’ultima curva e lo fa ritrovare in testa. Allora lo spagnolo fa una buona cosa, ma non la migliore: si mette su un lato, ma quello esterno. Il rettilineo finale infatti gira leggermente verso destra. In pratica difende il lato lungo. Chi lo passa sulla destra dovrà fare meno strada. Ma certo, valle a pensare queste cose dopo 260 chilometri.

Le gambe poi sono quelle che sono. Parte ai 300 metri, lo sprint non è quella di una volta, quindi tanto vale giocarsela lunga. Sogna per 150 metri, rema come un disperato per gli altri 150. Una medaglia di legno sì, ma piena di onore, di orgoglio e di rispetto.

Ragazzi, chapeau: 41 anni oggi. La Liegi gli ha anche cantato la canzoncina degli auguri prima del via. Unzue, team manager della Movistar, dopo l’arrivo, se ne sta da solo in un lato del bus a fare avanti e dietro. Se potesse gli toglierebbe dieci anni e gli rinnoverebbe il contratto per altrettanto tempo.

Però, Gaudu! Ragiona da vero leader…

24.04.2021
4 min
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Ma insomma, questo David Gaudu cosa vuole? Il giovane francese della Groupama-Fdj ormai è una presenza costante nell’elite del ciclismo mondiale. Vince alla Vuelta, si porta a casa una gara ad inizio anno e si permette persino di battere Primoz Roglic in salita al Giro dei Paesi Baschi. E l‘altro giorno, alla Freccia Vallone, ha messo tutta la squadra a tirare per chiudere sulla fuga.

Gaudu ha vinto l’Ardèche Classic ad inizio stagione
Gaudu ha vinto l’Ardèche Classic ad inizio stagione

Liegi first

Di questo ragazzo avevamo già parlato qualche mese fa, quando si pensava potesse venire al Giro d’Italia. Invece in questi giorni tra le Ardenne il bretone ha svelato i suoi piani.

«Sarò al Tour de France, però prima di guardare ad altri obiettivi c’è la Liegi». Gaudu, forse spinto anche dai suoi addetti stampa, riporta il discorso sulle Ardenne.

«La Liegi è la classica più dura e per questo mi piace molto, per me è la più bella fra le corse di un giorno. Fa paura solo a parlarne. Le sue salite sono mitiche. Ho già fatto sesto (avvenne nel 2019, ndr) su questo percorso e quest’anno vorrei fare ancora meglio. Credo ci sarà più movimento, rispetto alla Freccia. Sarà importantissimo correre davanti, soprattutto quando si arriverà ai piedi della Roche-aux-Faucons. Anche perché se si resta dietro in quel punto è molto facile finire fuori dai giochi».

David (in blu) nella ricognizione per la Liegi. Curiosità: aveva ancora il numero della Freccia
David (in blu) nella ricognizione per la Liegi. Curiosità: aveva ancora il numero della Freccia

Sarà capitano al Tour

Gaudu, complici anche le disastrose condizioni di Pinot, è sempre più la punta della squadra di Marc Madiot: ci sono lui per i grandi Giri e Demare per le volate. Anche per questo ormai è blindata la sua partecipazione al Tour. Squadra francese, con corridore francese non può non presentarsi col “vestito migliore” alla Grande Boucle. 

Eppure quando a David gli si prospetta il “ruolo” da corridore da corse a tappe non fa i salti di gioia. E’ un’etichetta che non vuole o che preferisce rimandare.

«A me piacciono le corse di un giorno, ne ho anche vinta una ad inizio stagione, l’Ardèche Classic, mentre non ho ancora vinto una corsa a tappe, neanche di una settimana tra i pro’. Certo, ho ancora difficoltà ad approcciarmi alle corse di un giorno, ma vedo che miglioro. All’Amstel ho chiuso 34°, alla Freccia 7°».

Sinceramente quando parla con tanta enfasi delle sue attitudini alle gare di un giorno ci crediamo sì, ma fino ad un certo punto. Gaudu ha vinto il Tour de l’Avenir nel 2016, non una corsetta qualsiasi. E aveva conquistato anche la Corsa della Pace, altra pietra miliare dei dilettanti. E infatti lui stesso, forse perché si è reso conto di aver “esagerato”, poi ricorda che comunque si sente portato anche per quel tipo di gare.

Gaudu in fuga con Roglic nella 6ª tappa dei Baschi, vinta dal francese
Gaudu in fuga con Roglic nella 6ª tappa dei Baschi, vinta dal francese

Ragiona da grande

Però è bello che un corridore giovane che ancora non dà garanzie di vittoria ci voglia provare, che metta la squadra a tirare e che il team creda in lui ugualmente: è così che si cresce. Sono prove di fiducia, di responsabilità, di pressioni da saper gestire.

L’azione della Groupama-Fdj non è passata inosservata ai colleghi francesi ad Huy. Persino lo speaker della gara in attesa dell’ultimo passaggio aveva sottolineato questa cosa.

«Ho voluto provare – spiega Gaudu – per vedere cosa succedeva. Volevo prendere il Muro davanti e tutto sommato ci sono riuscito. Poi nel finale ero a ruota di Alaphilippe, ma sono rimasto un po’ chiuso. Negli ultimi 350 metri le gambe mi andavano a fuoco (foto in apertura, ndr). Non sarebbe cambiato molto, avrei potuto fare poco meglio. Spero che il lavoro fatto alla Freccia possa essere utile per la Liegi. Come detto, è una corsa più dura, meno esplosiva e per me che ho meno watt di loro è meglio».

Gli chiediamo allora se si sente pronto per il testa a testa con i big, in fin dei conti al Giro dei Paesi Baschi ha battuto un certo Roglic.

«Cerco sempre di migliorarmi – ha concluso Gaudu – e quello è l’obiettivo, ma non si possono fare paragoni tra quella tappa, la Freccia e la Liegi. Quella era una gara all’interno di una corsa a tappe e su una salita molto più lunga di queste delle Ardenne. Qui devi aspettare fino all’ultimo prima di muoverti».

Groupama FDJ: in attesa dell’esplosione di Gaudu

20.04.2021
3 min
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Sarà finalmente l’anno di David Gaudu? Lo spera non solo la Groupama-Fdj che è pronta a puntare sul giovane talento di casa per il Tour, ma un po’ tutta la Francia, dopo che nelle categorie giovanili aveva “miracol mostrato” cogliendo la clamorosa doppietta Corsa della Pace-Tour de l’Avenir poi replicata due anni dopo da un certo Tadej Pogacar. Gaudu ha già fatto vedere di che pasta è fatto in alcune tappe del Tour, ma non ha ancora dimostrato di poter reggere la pressione di una corsa di tre settimane.

David Gaudu primo sulla Covatilla alla Vuelta 2020
David Gaudu primo sulla Covatilla alla Vuelta 2020

Dubbio Pinot

Se Gaudu sarà la punta per il Tour, c’è un altro specialista dei grandi Giri chiamato a dare risposte, Thibaut Pinot reduce da un 2020 da cancellare prima possibile, soprattutto dalla sua memoria. Il corridore di Melisey aveva detto di voler puntare al Giro d’Italia, ma ha dovuto nuovamente arrendersi al dolore per la caduta dell’ultimo Tour, per poi magari cercare la selezione per i Giochi Olimpici. Importante sarà il percorso di avvicinamento, nel quale dovrà trovare segnali improntati alla positività.

Stagione sfortunata per Pinot, ancora alle prese con i postumi della caduta all’ultimo Tour
Pinot ancora alle prese con i postumi della caduta all’ultimo Tour

Treno Demare

Finora la squadra transalpina ha dimostrato di avere un grande feeling con le vittorie allo sprint grazie ad Arnaud Demare, grande protagonista della stagione scorsa, successi dove il suo talento è stato supportato dal fantastico treno che grazie a Guarnieri lo ha pilotato in molte occasioni. Difficile pensare a una squadra alla ricerca di soluzioni alternative, la forza del team è sempre stata data dal puntare sui suoi punti di forza, vedremo se sarà così anche nella costruzione di una classifica importante nelle corse che fanno la storia.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
William BonnetSaint Doulchard Fra25.06.19822005
Alexys BrunelBoulogne sur MerFra10.10.19982020
Clément DavyHyeresFra17.07.19982020
Mickael DelageLibourneFra06.08.19852005
Arnaud DemareBeauvaisFra26.08.19912012
Antoine DuchesneSaguenayCan12.09.19912014
David GauduLandivisiauFra10.10.19962017
Kévin GenietsEsch sur AlzetteLux09.01.19972019
Jacopo GuarnieriVizzolo PredabissiIta14.08.19872009
Simon GuglielmiChamberyFra01.07.19972020
Ignatas KonovalovasPanevezisLtu08.12.19852008
Stefan KungWilenSui16.11.19932015
Mathieu LadagnousPauFra12.12.19842006
Olivier Le GacBrestFra27.08.19932014
Fabian LienhardSteinmaurSui03.09.19932017
Tobias LudvigssonStoccolmaSwe22.02.19912012
Valentin MadouasBrestFra12.07.19962018
Rudy MolardGleizéFra17.09.19892012
Thibaut PinotMéliseyFra29.05.19902010
Sébastien ReichenbachMartignySui28.05.19892013
Anthony RouxVerdunFra18.04.19872008
Miles ScotsonGawlerAus18.01.19942017
Romain SeigleVienneFra11.10.19942017
Ramon SinkeldamWormerNed09.02.19892012
Jake StewartCoventryGbr02.10.19992020
Benjamin ThomasLavaurFra12.09.19952018
Attila ValterCsomorHun12.06.19982020
Lars Van Den BergDe MeernNed07.07.19982021

DIRIGENTI

Marc MadiotFraGeneral Manager
Yvon MadiotFraDirettore Sportivo
Thierry BricaudFraDirettore Sportivo
Martial GayantFraDirettore Sportivo
Frédéric GuesdonFraDirettore Sportivo
Sebastien JolyFraDirettore Sportivo
Philippe MauduitFraDirettore Sportivo
Franck PineauFraDirettore Sportivo
Jussi VeikkanenFinDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Il rapporto fra Lapierre e la Groupama-Fdj ce lo ha raccontato Romano Favoino, distributore per l’Italia del marchio francese. Gli uomini del team lavorano da anni a braccetto con gli ingegneri dell’azienda di Digione, in modo da allestire per la squadra dei modelli davvero a misura delle varie esigenze.

CONTATTI

GROUPAMA-FDJ (Fra)

Groupama – FDJ, 33, Rue des Vanesses, Bât. Eole 93420 Villepinte (FRA)

david.lebourdiec@equipegroupamafdj.fr – www.equipecycliste-groupama-fdj.fr

Facebook: @equipecyclistegroupamafdj

Twitter: @groupamafdj

Instagram: equipegroupamafdj

Gaudu al Giro o al Tour? Intanto va a Nizza

19.01.2021
3 min
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David Gaudu è stato una delle belle sorprese della stagione appena passata. In altre occasioni avremmo parlato di rivelazione vera e propria, ma con un Pogacar che vince il Tour a 21 anni, con Hidley che per poco si porta via il Giro a 24, ecco che il francesino con “solo” due tappe alla Vuelta passa in secondo piano.

Non a caso la sua squadra la Groupama-Fdj lo ha fatto firmare fino al 2023. Il ragazzo è serio. Mai una parola fuori posto, piace ai compagni e soprattutto ha grandi margini. Fa parte della nuova guardia dei ragazzini terribili.

David Gaudu vince il Tour de l’Avenir 2016 davanti a Ravasi e all’americano Costa
Gaudu vince il Tour de l’Avenir 2016

Re del’Avenir

Ma facciamo un piccolo passo indietro e “scopriamo” chi è Gaudu. Il bretone, classe 1996, nel 2016 vinse il Tour de l’Avenir. In quell’occasione precedette di 24” il nostro Edward Ravasi, ma staccò di ben 2’46 Egan Bernal, di oltre tre minuti Jay Hindley e di oltre quattro Tao Geoghegan Hart… E lo fece rimontando e andando all’attacco. Insomma aveva le idee chiare sin da subito!

Pur non venendo da una terra di grandi salite come la Bretagna, tra l’altro quasi nell’estremo angolo occidentale, Landivisiau, Gaudu si trova bene proprio sulle salite. E’ uno di quei corridori che ancora non ha lasciato il suo luogo natio e spesso esce in bici anche con la neve. Un carattere tipicamente francese.

Il team manager della Groupama-Fdj, Marc Madiot lo ha fatto crescere gradualmente, affidandogli pressioni man mano più importanti, ma facendogli fare il Tour già al secondo anno da pro’ e dandogli i gradi di capitano alla Vuelta di quest’anno. E non è finita a quanto pare.

«David – ha dichiarato Madiot ad un’emittente francese – ha meritato i gradi di capitano. Sono orgoglioso di lui. Dopo un Tour sfortunato, la Vuelta 2020 è stata la sua rivincita».

Pinot in disparte?

Gaudu il giovane in rampa di lancio, Thibaut Pinot, l’esperto che non decolla per sfortune e per “demeriti” (non tiene la pressione). In un quadro del genere la dirigenza della squadra francese sembra aver cambiato le gerarchie.

«Sono orgoglioso dei progressi di David Gaudu – aveva già detto il direttore sportivo Philippe Mauduit – ma non so se potrà essere capitano al Tour già da questa estate. Posso dire che in Spagna, nella scorsa Vuelta, vederlo  nella pelle di un leader è stata una grande scoperta. Ha motivato il gruppo ogni giorno e ha eseguito alla perfezione il piano di gara». E lo ha fatto così bene che alla fine ha chiuso all’ottavo posto nella generale, nonostante abbia perso quasi 2’30” già alla prima frazione.

Gaudu in appoggio a Pinot durante l’ultimo Tour de France
Gaudu in appoggio a Pinot durante l’ultimo Tour de France

Intanto c’è la Parigi-Nizza 

Madiot invece sembra avere, il condizionale è d’obbligo, altri progetti per Gaudu. Il manager un pensierino sul vederlo leader al Tour ce lo fa eccome. Certo, non gli metterebbe la pressione del leader assoluto, ma lo porterebbe per fare classifica, condividendo le responsabilità del team con il velocista. Nei pensieri di Madiot infatti c’è di vedere Demare e Gaudu in Francia e di portare Pinot al Giro.

E Gaudu cosa dice?

«Vorrei mantenere lo slancio della Vuelta – ha rivelato a Cyclisme’Actu – Ma intanto il primo obiettivo di stagione sarà la Parigi-Nizza. Cercherò di evitare di rimanere “intrappolato” nelle prime tappe, poi ci saranno le montagne. La Parigi-Nizza sarà uno dei primi obiettivi della mia stagione. Ci andrò per la generale. Non vedo l’ora di esserci!».

Prima della Parigi-Nizza (7-14 marzo), il 24 enne della Groupama correrà il Tour du Var (19-21 febbraio), la Drome Classic (27 febbraio) e l’Ardèche (28 febbraio). E tra pochi giorni spiccherà il volo per il Teide.