Garofoli e quell’allenamento shock per ripartire

27.07.2022
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Finalmente sta per arrivare il momento di Gianmarco Garofoli. Il giovane ragazzo dell’Astana Qazaqstan Development Team dopo lo stop impostogli da un problema al cuore sta per ripartire. Anzi, in realtà il marchigiano è già ripartito.

Manca la ciliegina sulla torta che, incrociando le dita, dovrebbe arrivare giovedì prossimo. Domani in pratica, quando farà la Tac definitiva che scioglierà ogni dubbio. Poi potremmo riabbracciare questo talento cristallino.

Il giorno della ripresa shock. Da sotto la maglia intima spunta l’holter
Il giorno della ripresa shock. Da sotto la maglia intima spunta l’holter

Allenamento shock

Ma andiamo con ordine. L’ultima volta che lo avevamo sentito, Garofoli ci aveva parlato del “suo Giro d’Italia U23” sfumato. Stava bene, poteva tranquillamente essere uno dei protagonisti, specie dopo la dimostrazione di forza e di classe verso Cervinia al Valle d’Aosta dell’anno scorso. Era partito alla grande con il Tour of Oman e altre corse con atleti di spicco. Poi il malore che lo ha costretto al fermo.

«Ho ripreso il 7 luglio – racconta Garofoli – e come ho ripreso! In pratica in accordo con il dottor Corsetti, che mi aveva messo l’holter, dovevo fare un’uscita con cinque salite “a tutta”. Era un test. Calcolate che io non toccavo la bici da quel famoso 27 marzo. E quando dico che non la toccavo, intendo zero assoluto. Neanche mezzo giretto in giardino».

Quel giorno Garofoli era contento come un bambino. Era anche emozionato se vogliamo.

«E’ stato un bel momento – racconta Gianmarco – avevo i brividi e la pelle d’oca sulle braccia. Però ero anche un po’ teso. Visto l’allenamento che dovevo fare, ho chiesto a mia mamma di seguirmi. Perché non sarebbe successo niente, ma se avessi avuto bisogno di soccorso… ci sarebbe stato qualcuno.

«Inizio così queste salite, di circa 3 chilometri l’una. Dopo la prima ero sfinito, avevo l’acido lattico ovunque. Dovevo farle a tutta. Scendo e risalgo. In cima alla terza scalata metto piede a terra. Avevo i sensi di vomito. In quel momento ho detto a mia madre: “Se non mi succede qualcosa oggi, non mi succede più”».

Si è trattato dunque di una ripresa shock: per testa, polmoni, cuore e muscoli.

«Ho davvero portato il mio fisico al limite. Non era un allenamento banale. Quando sono rientrato ho scritto al dottor Corsetti dicendogli che avevo fatto quanto detto. E lui mi ha risposto: “E hai ancora la forza per scrivermi?”».

In questa fase di stop, Garofoli si è goduto anche il mare, non distante da casa sua (foto Instagram)
In questa fase di stop, Garofoli si è goduto anche il mare, non distante da casa sua (foto Instagram)

Con calma….

Questa uscita però ha spalancato le porte verso un Garofoli nuovo. La testa era quella della primavera, quella del corridore, ma le gambe no. A questa folle uscita, nel pomeriggio sono seguite le visite mediche. E i parametri erano okay.

«Dopo quel giorno ho ripreso con molta calma – continua Garofoli – facevo un’uscita di un’oretta al giorno. Ma davvero blanda: 25 chilometri e tutti in pianura. Poi sempre di più. Dopo tre settimane sono arrivato a fare anche tre ore e mezzo, ma sempre in modo tranquillo. Però sento che le sensazioni migliorano. Riesco a fare tutti i miei giri.

«Se domani il responso sarà okay e potrò iniziare a fare qualche allenamento più serio – prosegue – voglio subito andare in montagna: Livigno o Passo San Pellegrino. Ci voglio andare non tanto per fare dell’altura, ma per sfuggire al caldo record di questi giorni. E poi – aggiunge Garofoli – perché magari per settembre riesco a fare qualche garetta».

Orlando Maini è il suo direttore sportivo. Presto Garofoli, il coach Mazzoleni e lui si riuniranno per fare il programma di rientro
Maini è il suo direttore sportivo. Presto Garofoli, il coach Mazzoleni e lui si riuniranno per fare il programma

Maini sull’attenti

L’Astana non gli mette pressione e Gianmarco lo sa bene. Anzi, Orlando Maini, il suo diesse di riferimento, ci ha confidato che gli avrebbe guardato i files da remoto e che se avesse fatto un solo metro in più del previsto, se lo sarebbe mangiato. «Gianmarco ha 20 anni e non deve avere fretta», ci diceva il “vecchio Maio”.

Ma intanto Garofoli scalpita. «Ogni tanto Orlando mi ha scritto. Mi ha detto che dovevo andare piano, piano. Pianissimo… Ma io non vedo l’ora di ricominciare.

«Non credo che a settembre ci saranno dei problemi, però se dovessi ritardare di una settimana il mio rientro, non sarebbe un problema, anche perché non vorrei andare in corsa per fare ultimo. Sin qui non abbiamo parlato di calendari o tabelle, tutto dipenderà da domani. Ma entro fine stagione qualche gara la faccio. Sicuro!».

Garofoli impegnato in palestra. Il marchigiano ha ripreso da zero chiaramente
Garofoli impegnato in palestra. Il marchigiano ha ripreso da zero chiaramente

Momento di crescita

Che Gianmarco Garofoli abbia una marcia in più non lo si è visto solo dalle gare. In questi mesi ha anche fatto altro, come andare al lavoro con il papà nell’azienda di famiglia (di infissi e mobili). E anche in questo caso non è stato tempo perso. O quantomeno una cosa fine a se stessa.

«Mi sono reso conto – dice Garofoli – che mi mancava qualcosa e così ho maturato la decisione di iscrivermi all’università. Ho fatto domanda alla Luiss, a Roma, per la facoltà di Economia Business. E’ in inglese e c’è la formula per poter seguire il corso come atleta. Adesso aspetto che diano conferma della mia domanda».

«Ho lavorato su me stesso in questo periodo e ho pensato molto a cosa poteva essere il mio futuro, a prescindere dal ciclismo. Ho ricalibrato i miei obiettivi. Mi sono concentrato sulle cose cui nel flusso della vita non hai tempo di pensare. Insomma, ho 20 anni e non so come ci sono arrivato!

«E ho fatto anche cose più semplici come andare ad un concerto, uscire con gli amici o farmene di nuovi… Cose che altrimenti non avrei fatto. Io non sono uno che si piange addosso e cerco di guardare sempre il bicchiere mezzo pieno».

Lo scorso anno nonostante fosse al debutto nella categoria U23, Garofoli ha fatto il Giro U23, il Valle d’Aosta e l’Avenir (in foto)
Lo scorso anno nonostante fosse al debutto nella categoria U23, Garofoli ha fatto il Giro U23, il Valle d’Aosta e l’Avenir (in foto)

E le corse?

Come accennato, avevamo ascoltato Gianmarco prima del Giro U23: ma lui ha seguito le gare? Cosa pensa dei suoi avversari? 

«Un po’ le ho seguite, ma non tantissimo – ammette Garofoli – perché sì, sono stato contento di aver visto dei miei amici andare molto forte, ma un po’…. “ho rosicato”! Pensavo che ci sarei potuto essere io al loro posto. E quindi le ho seguite il giusto. Ma l’occhio mi ci cadeva.

«Che dire, sono stato contento che abbia vinto Hayter al Giro d’Italia. Leo è proprio un amico, amico… Pensate che è stato un mese a casa mia lo scorso anno. E anche Lorenzo Germani è andato fortissimo, ha vinto l’italiano. Anche lui è venuto a trovarmi per qualche giorno».

Ecco “Lopezito”, in Europa per andare a scuola di ciclismo

25.06.2022
4 min
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«Vieni, vieni “Lopezito” è nel bus», ci ha detto Orlando Maini, mentre cercavamo Juan Carlos Lopez. Quel Lopezito ci è subito piaciuto, tanto più che il tono del direttore sportivo nei confronti del giovane colombiano è stato amorevole. Il piccolo Lopez insomma…

Jaun Carlos è il fratello minore di Miguel Angel, uno dei leader dell’Astana Qazaqstan WorldTour, lui invece è nel team development. Una somiglianza incredibile. La differenza sono i brufoli, che il fratellino ancora ha.

Juan Carlos Lopez (classe 2001), o Lopezito come lo ha chiamato Maini, è arrivato quest’anno in Europa
Juan Carlos Lopez (classe 2001), o Lopezito come lo ha chiamato Maini, è arrivato quest’anno in Europa
Carlos, partiamo dal Giro U23: ti è piaciuto?

Bueno, è stato un Giro molto bello. Mi piace molto questa gara. Io sono arrivato qui con buone sensazioni e la voglia di fare bene. In qualche tappa non ho avuto molta fortuna, perché sono caduto nella quinta tappa dopo la prima salita con Martin Lopez, lui è dell’Ecuador come Carapaz. E mi dispiace che abbia abbandonato. Io l’ho aspettato, poi alla fine ho preso il gruppetto.

Però avevi fatto bene nelle frazioni in salita?

Sul Fauniera sono arrivato 14°, sono andato meglio che sul Mortirolo. La tappa era più corta.

Insomma sei uno scalatore puro come tuo fratello?

Eh – ride timidamente – sono uno scalatore ma lui è un campione vero. Lui è più forte di me.

Come fai a dirlo adesso però. Tu hai 21 anni e molto tempo per crescere…

Sono più piccolo, ho dei margini. Sto crescendo adesso, soprattutto da quest’anno che sono arrivato in Europa. Ma c’è davvero tanta differenza tra noi.

In cosa?

In tutto. Nel modo di correre, ma anche nella vita. In pianura qui si va sempre forte e quando uno arriva sotto la salita ha meno forza nella gamba. In Colombia sul piano… andiamo piano! E in salita andiamo forte. Ed è così in corsa e negli allenamenti.

Qui in Europa vivi con tuo fratello?

No, io abito nel Sud della Francia, mentre Miguel sta ad Andorra. Io vivo in una casa della squadra con altri compagni del team.

Cosa ti piace della bici? Perché il ciclismo?

Non so – ci pensa un po’ – in bici mi sento libero e mi piace perché è uno sport durissimo che ti mette a confronto con te stesso. Si soffre molto e penso che sto affrontando bene questo momento.

Quando eri più piccolo guardavi tuo fratello e dicevi ai tuoi genitori: anche io voglio andare in bici?

Sì, proprio così! Tra me e Miguel ci sono sette anni di differenza, quando ero piccolo lo vedevo che lui era già in televisione. E quando lo ammiravo in salita pensavo sempre che era il più forte. Mi dicevo che un giorno sarei stato come lui. Una motivazione che c’è ancora.

Il colombiano è andato bene verso il Fauniera, tappa più facile da gestire anche dal punto di vista planimetrico. Ma sta imparando
Il colombiano è andato bene verso il Fauniera, tappa più facile da gestire anche dal punto di vista planimetrico. Ma sta imparando
Un giorno sarai come lui: quanto puoi crescere ancora?

Penso tanto. Il ciclismo, almeno per me, è una crescita continua. Alla fine sono solo quattro mesi che sto in Europa e ogni giorno sento di andare meglio. All’inizio è stata un po’ dura perché come ho detto si sentiva molto la differenza. Ma tutto il giorno e tutti i giorni imparo sempre qualcosa.

Chi ti dà più consigli? Vinokourov, Maini…

Tutta la squadra direi e tutti i corridori. Anche mio fratello. Orlando mi dà consigli. E Vinokourov parla molto con me, su come mi devo muovere in gara. E poi sto molto vicino ad Alexandr Shushemoin che ci segue in allenamento con la macchina.

Le prossime gare?

Ora recupero un po’. Poi Livigno e il Val d’Aosta. Mi hanno detto che è durissimo.

Garofoli: «Era il mio Giro U23. E la tappa di Santa Caterina…»

23.04.2022
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“Era il mio Giro d’Italia U23” deve aver pensato Gianmarco Garofoli. La miocardite ha fermato il talento della Astana Qazaqstan Development Team. Uno stop di tre mesi. Uno stop che di fatto gli fa dire addio ai sogni rosa. 

Ci eravamo lasciati con un post del corridore marchigiano su Instagram. Un post in cui era in ospedale e spiegava il perché del suo stop. A distanza di qualche settimana, eccoci di nuovo con lui, mentre è a casa nella sua Castelfidardo e si “gode” il riposo.

Quest’anno Garofoli (a destra) aveva esordito al Tour of Oman. Lo stop dopo il Trofeo Città di San Vendemiano
Quest’anno Garofoli aveva esordito al Tour of Oman. Lo stop dopo il Trofeo Città di San Vendemiano
Gianmarco, prima di tutto come stai?

Ah, io sto bene. Mi sembra tutto normale, ma di fatto sto fermo e passo le mie giornate in tranquillità.

Zero attività fisica dunque, neanche un po’ di rulli blandi, blandi?

Niente. Una vita normale. Qualche “passeggiata” andando magari a fare shopping. Oppure qualche volta vado con papà in azienda (infissi e mobili per arredamento da interno, ndr). Lo seguo nei vari reparti, ogni volta cambio postazione e imparo un po’ i vari aspetti del mestiere.

Come è andata invece da quel giorno in cui non sei stato bene? E qual è adesso l’iter per il recupero?

Ho passato una settimana in ospedale e poi sono tornato a casa. Giusto pochi giorni fa ho riparlato con il cardiologo e anche con il dottore della squadra. Devo fare delle analisi particolari per verificare a che punto è lo stato infiammatorio del cuore. Per fare al meglio queste analisi dovrò stare tre giorni a letto: riposo totale. Mi hanno detto che lo stop sarebbe durato tre mesi, ma essendo giovane e con un fisico da atleta magari si può limare qualcosa. Quaranta giorni però passeranno di sicuro. Successivamente se tutto andrà bene dovrò fare una risonanza e da lì si valuterà l’eventuale rientro in modo concreto.

Cambiamo discorso, Gianmarco. Era il tuo Giro?

Eh sì – sorride – era il mio Giro. Il percorso è stato presentato poche settimane dopo che ero uscito dall’ospedale e lo guardavo, rivedevo le tappe. Ho visto che sono solo sette. Da quel che so è stato cancellato qualcosa nelle Marche. Però era… è comunque un bel percorso. Le tappe dure non mancano. E quella da quasi 180 chilometri…

La terza tappa, la Pinzolo – Santa Caterina Valfurva di 177,1 chilometri, era la favorita di Garofoli
La terza tappa, la Pinzolo – Santa Caterina Valfurva di 177,1 chilometri, era la favorita di Garofoli
Quella di Santa Caterina Valfurva. Immaginavamo che ti sarebbe piaciuta quella…

Esatto quella. Ma anche quella del Fauniera sembra molto bella. Però credo che quella più adatta a me sarebbe stata proprio quella di Santa Caterina Valfurva: lunga e con tante salite.

Tipo quella di Cervinia che hai vinto lo scorso anno al Val d’Aosta: che impresa quel giorno!

Esatto. Adesso che ci penso non mi sono mai sentito come quel giorno, quest’anno. Sentivo che qualcosa non era al 100%. Però io non sono uno che sta lì a farsi troppi pensieri, pensavo che invece mi sarei dovuto allenare più forte. Invece…

Il Giro d’Italia U23 era l’obiettivo della stagione?

Sì, era l’obiettivo dell’anno. Avevamo programmato tutto. Anche l’altura con il team. Dopo il Giro di Sicilia sarei rimasto tre settimane sull’Etna, poi ne avrei fatte altre due a Sierra Nevada, in pratica un mese in quota. Successivamente, prima del Giro avrei fatto qualche gara. Con Marino (Amadori, ndr) pensavamo alla Corsa della Pace.

Amadori lo abbiamo sentito qualche giorno fa e ci ha detto che è dispiaciuto per te…

Eh lo so. Ci sentiamo. Anche l’altro giorno mi ha telefonato e mi ha detto: «Hai visto come sta andando forte il francesino, Romain Gregoire?». 

L’azione potente di Garofoli sul Saint Pantaleon al Giro della Valle d’Aosta 2021. Una fuga solitaria di 55 chilometri
L’azione potente di Garofoli sul Saint Pantaleon al Giro della Valle d’Aosta 2021. Una fuga solitaria di 55 chilometri
Ecco, parliamo di favoriti. Cian Uijtdebroeks, essendo in una WorldTour (la Bora-Hansgrohe), non ci potrà essere, ma Gregoire sì. Chi saranno per te i favoriti?

Sicuramente lui è uno dei favoriti. Anche se è giovane (è un primo anno, ndr) ha attorno a sé una squadra molto forte. E in seconda battuta ci sarà Lorenzo Germani, sempre dell’Equipe Continentale Groupama-FDJ. Per quanto riguarda Cian, è vero: non potrà fare il Giro, ma potrà correre il Tour de l’Avenir.

Cosa ti piaceva di questo Giro U23?

Sicuramente la partenza dalle mie Marche. Sarebbe stato un qualcosa in più con i tifosi e gli amici più vicini a me. Peccato che non ci sia una crono. Con una tappa contro il tempo sarebbe stato più completo. E poi a me la crono piace, anche se non sono super forte, non vado male. Una crono va fatta, dai! Però, non sono un organizzatore. So che anche gli altri ragazzi sono dispiaciuti, perché con la crono sarebbe stato come quello dei grandi.

Senti, ma un Garofoli versione Cervinia 2021 nella tappa di Santa Caterina dove avrebbe attaccato?

Ah – risponde con brio Gianmarco – all’inizio del Passo Guspessa (che poi sarebbe uno dei tanti versanti del Mortirolo, ndr). O addirittura nella discesa dell’Aprica, a sorpresa. Quelle strade le conosco bene. E poi dall’inizio della salita a tutta fino alla fine. Come feci sul Saint Pantaleon nel giorno di Cervinia. Quella salita la spianai!

Garofoli, la miocardite, gli esami e le difficoltà dei medici

13.04.2022
5 min
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Con il cuore non si scherza e mai come in questo periodo ce ne stiamo rendendo conto. Quello che sta succedendo non è normale e forse alla fine l’atteggiamento più onesto è ammettere che le conseguenze del Covid sulle carriere degli atleti sono ancora da studiare. E’ quello che si capisce alla fine del confronto con Emilio Magni, medico della Astana Qazaqstan Team e sin dall’inizio nel gruppo ristretto di Vincenzo Nibali, che nel ciclismo c’è dalla fine degli anni 90. Con lui abbiamo parlato della miocardite.

Il miocardio è la componente muscolare del cuore: la sua infiammazione può avere gravi conseguenze (foto Newence)
Il miocardio è la componente muscolare del cuore: la sua infiammazione può avere gravi conseguenze (foto Newence)

Il caso Garofoli

Lo spunto per questo approfondimento è stata infatti la diagnosi che ha fermato per tre mesi Gianmarco Garofoli, corridore marchigiano della continental kazaka. Lo avevamo incontrato alla Coppi e Bartali, trovandolo ambizioso e in forma. Eppure dopo pochi giorni, mentre correva l’internazionale di San Vendemiano, il problema è venuto a galla.

«Garofoli – conferma Magni – è stato poco bene a San Vendemiano. Alla Coppi e Bartali era brillantissimo, si è fermato dopo tre tappe perché così era previsto, dovendo poi correre in Veneto con gli under 23. Eppure in quei pochi giorni è stato bene accanto a Vincenzo, cedendo soltanto nel finale della tappa di San Marino. A San Vendemiano invece, mentre faceva uno sforzo importante anche se non massimale, ha avvertito difficoltà respiratoria e ha dovuto mollare. Alla fine stava anche bene, tanto che fra le svariate volte che ci siamo sentiti quella sera, l’ultima era al ristorante con i genitori sulla via di casa. In ogni caso gli ho consigliato un controllo cardiologico per il giorno dopo. E siccome il suo medico non c’era, è andato dritto in ospedale e dai vari esami è venuta fuori l’infiammazione del miocardio».

Con questa immagine su Instagram Garofoli ha comunicato ai suoi tifosi di stare bene, ma di doversi fermare per tre mesi
Con questa foto su Instagram Garofoli ha comunicato ai tifosi lo stop di tre mesi

Il miocardio è la componente muscolare del cuore, ne compone le pareti e lo fa funzionare come una pompa. E’ composto per il 70% da fibre muscolari, mentre il restante 30% è costituito principalmente da tessuto connettivo e da vasi. La miocardite è la sua infiammazione.

Di cosa si tratta?

La miocardite è un quadro clinico datato nel tempo, non la scopriamo ora. E’ sempre un bruttissimo cliente, che si può manifestare all’improvviso. Essendo il Covid un virus aggressivo, il cuore è diventato il suo organo bersaglio favorito. Quando si parla di miocardite, si accende la spia rossa per chiunque, ma soprattutto per gli atleti. E’ uno dei motivi per cui per riprendere dopo il Covid c’è da mettere in atto il protocollo Return to Play, che prevede anche vari controlli del cuore.

Quindi permette di rintracciare anche la miocardite?

No, perché se non si manifesta in modo particolarmente grave, non viene evidenziata dall’ecocardiogramma. Per scoprirla serve una risonanza magnetica cardiaca con mezzo di contrasto, che non rientra fra gli esami di routine. Non può essere un esame di screening primario (a questo punto ci chiediamo se non sia il caso di introdurla invece nel protocollo di esami per il ritorno alle gare, ndr).

Il solo modo per diagnosticare la miocardite è una risonanza magnetica cardiaca con contrasto (foto GVM)
Il solo modo per diagnosticare la miocardite è una risonanza magnetica cardiaca con contrasto (foto GVM)
Quindi ci si deve affidare ai sintomi?

Che di solito sono la difficoltà respiratoria, che è la sensazione più sgradevole. A volte un po’ di palpitazione. Oppure un senso generale di affaticamento, che però rientra anche tra i sintomi del post influenza, per cui è difficile rintracciarla.

Una volta trovata, scatta il riposo obbligatorio?

Tre mesi, come per Garofoli. Non bisogna sottoporre il cuore a sforzi. Non servono antibiotici, perché si tratta di un virus e non di una comune infiammazione. Semmai si danno antinfiammatori. Dire se tre mesi sia il tempo giusto è complicato. In molti casi magari è un eccesso di prudenza, forse quando sapremo di più del Covid e delle sue conseguenze, magari basterà meno. Ad ora è tutto molto nuovo.

Durante i tre mesi si fanno altri esami?

No, il protocollo è ripeterli dopo tre mesi per valutare se i segni dell’infiammazione sono ancora presenti. Se non ci sono, allora riparti con carichi graduali, fino al momento in cui puoi tornare a lavorare come un professionista. Non si fanno esami prima, perché di certo dopo un mese non vedresti miglioramenti. E poi dare tre mesi serve anche per ridurre l’ansia nell’atleta, che altrimenti sarebbe sempre con la testa a voler bruciare le tappe.

Il dottor Magni è nel ciclismo dal 1996. Fa parte da 16 anni del gruppo di lavoro di Nibali
Il dottor Magni è nel ciclismo dal 1996. Fa parte da 16 anni del gruppo di lavoro di Nibali
Questo problema riguarda tutti, anche il cicloturista che dopo il Covid si rimette a macinare chilometri?

Certamente, con tutta la difficoltà del caso nel riconoscere i sintomi. Per cui non vorrei che passasse il messaggio che siamo tutti a rischio. L’affaticamento nel fare le cose o il fiato corto appartengono anche a una normale convalescenza.

Ecco, appunto. Che cosa si prova da medico nel non riuscire a fare distinzioni e diagnosi subito esatte?

Sono situazioni che ci mettono in grande difficoltà. Il Covid è una bestiaccia, perché non esiste una casistica ancora completa, non c’è letteratura medica. E le continue mutazioni non rendono certo le cose più facili.

Garofoli, consigli a Ursella e Milesi passati al Team Dsm

30.01.2022
5 min
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«La scorsa stagione, la mia prima tra gli under 23, è stato un bell’anno alla fine, però già all’Avenir ho iniziato a pensare di cambiare. C’erano delle distanze culturali tra me e la squadra, se così si può dire. La scuola italiana è molto diversa dalla loro». Questa la frase che Gianmarco Garofoli ci ha detto nella sua prima intervista in maglia Astana Qazaqstan Development Team (foto Getty in apertura).

Allora ci è venuto in mente di capire cosa ci sia effettivamente di diverso tra Olanda e Italia. Gianmarco è stato un apripista. La sua avventura nel Team DSM Development, anche se durata solamente per un anno, è stata intensa e piena anche di bei momenti. Dopo di lui, altri due ragazzi italiani sono andati a correre in Olanda: Ursella e Milesi. Quali consigli può dargli il giovane marchigiano?

I primi mesi al Team DSM sono stati i più difficili per Gianmarco (foto Team Dsm)
I primi mesi al Team DSM sono stati i più difficili per Gianmarco (foto Team Dsm)

Un anno di maturazione

«Penso che alla fine sia stata una bellissima stagione, dal punto di vista umano e sportivo – dice Gianmarco – il Team DSM mi ha dato tanto. E’ stata un’esperienza che mi ha permesso di conoscere tutti i lati della mia personalità e mi ha fatto confrontare con un modo di vedere le cose differente dal mio».

Qual è stata la difficoltà più grande che hai incontrato?

Tre mesi senza mai tornare a casa, più gran parte della stagione. All’inizio pensavo: «Perchè sto qui ad allenarmi? Fa freddo, ci sono zero gradi, a casa ce ne sono 12». Io sono uno che se la squadra gli chiede di fare qualcosa lo fa e devo dire con il senno di poi che tutto ciò che ho fatto mi è servito tantissimo.

Andrea Garofoli ha vinto la seconda tappa al Giro Val d’Aosta 2021 con arrivo a Cervinia
Andrea Garofoli ha vinto la seconda tappa al Giro Val d’Aosta 2021 con arrivo a Cervinia
E’ un’esperienza che consiglieresti di fare?

Assolutamente sì, anche per uscire dalla propria routine, stare lontani da casa aiuta a crescere e maturare da diversi punti di vista. Il più importante è quello dell’approccio alle gare, io fino alla scorsa stagione mi ero rapportato con un solo modo di correre. Alla DSM ho imparato ad essere più metodico, non rinunciando alla mia vena creativa.

Avevi detto che la difficoltà più grande era legata alla lingua…

Sì, non parlando inglese mi sono dovuto adattare ed ambientare. E’ stato molto difficile all’inizio, con i diesse ed i compagni era complicato comunicare. Una difficoltà in più è quella del nutrizionista, avendo una dieta differente da quella mediterranea è stato complicato trovare un equilibrio. Loro basano la dieta su alimenti differenti, al posto della pasta mangiano le patate.

Hanno un carattere diverso dal nostro…

Sono più introversi, ma non bisogna farsi abbattere. Capiscono le esigenze e sono sempre aperti al confronto, anche se da alcune loro espressioni non sembrerebbe.

E per mangiare? Cucinavi da solo?

Non ho avuto problemi, anzi, appena i miei compagni hanno capito che ero bravo a cucinare venivano a bussare alla mia porta (ride di nuovo, ndr). Da bravo italiano ho esportato la nostra cucina in Olanda e loro hanno apprezzato molto.

Hai trovato qualche supermercato o ristorante italiano da consigliare a Ursella e Milesi?

No no, macché! Dai ristoranti “italiani” meglio stare alla larga, mi sono fatto la scorta di cibo prima di partire: pasta, passata di pomodoro, grana… Insomma le cose essenziali. Poi guardavo i tutorial su internet per imparare a cucinare gli alimenti che non sapevo fare. Direi che la tecnologia potrà dar loro una grande mano.

Come hai imparato l’inglese?

Imparato con tanta forza di volontà e voglia di mettermi in gioco, l’inglese scolastico non aiuta molto per affrontare un discorso. La cosa migliore è la pratica, essere curiosi, ed usare anche il correttore quando non ci si capisce (ride, ndr).

Gianmarco Garofoli ha corso il Tour de l’Avenir con la maglia azzurra, oltre a europei e mondiali
Gianmarco Garofoli ha corso il Tour de l’Avenir con la maglia azzurra, oltre a europei e mondiali
Cosa gli consiglieresti per combattere la solitudine?

Non la sconfiggi, impari a conviverci. Anche se sei con gli altri e sei in compagnia ti senti solo perché ti manca casa, ti mancano gli amici. E’ normale sentirsi solo, ma tutti i sacrifici ti danno maggiore motivazione, tutta la fatica che fai poi la trasformi in forza agonistica alle corse.

Alla fine di tutto sembrerebbe essere stata un’esperienza positiva…

Sì, se devo dare qualche consiglio a Milesi e Ursella è quello di non mollare e di resistere, devono mettersi in gioco e provare. Sicuramente ne trarranno dei benefici, i sacrifici da fare non sono pochi, ma valgono la pena. Penso sia parte di un cammino di crescita umana e sportiva. Io mi sento una persona ed un corridore diverso.

Toneatti inesperto su strada? Cucinotta ha già pronto il piano

17.01.2022
4 min
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Davide Toneatti passerà all’Astana Qazaqstan Development Team. Ma come abbiamo visto il bravo crossista under 23 della DP66 Giant Selle SMP non ha troppa esperienza con l’asfalto.

Il fresco campione italiano, come lui stesso ci raccontò, ha corso davvero molto poco su strada. Viene quindi da chiedersi come farà ad affrontare questa nuova ed entusiasmante sfida all’improvviso. 

Claudio Cucinotta è uno dei preparatori dell’Astana (foto Instagram)
Claudio Cucinotta è uno dei preparatori dell’Astana (foto Instagram)

In Astana da febbraio

«Fino a fine mese – spiega il suo coach, Claudio Cucinotta – Toneatti sarà impegnato nel ciclocross. Lui ha l’obiettivo dei mondiali del 30 gennaio negli Stati Uniti. Sarà quindi ufficialmente un atleta dell’Astana a partire dal 1° febbraio. Fino al mondiale sarà gestito in tutto e per tutto dalla DP 66 Giant Selle SMP».

«Noi abbiamo pensato che vista la sua ricca stagione nel ciclocross possa essere in ottima condizione, quindi l’idea è di farlo partire bene, di farlo gareggiare abbastanza presto, proprio per sfruttare la forma fisica che presumibilmente si porterà dietro. Pertanto dopo il mondiale, come si dice in gergo, tireremo dritto per un altro mese e mezzo e nella seconda metà di marzo inizierà il suo recupero».

E questa non è un’idea malvagia. Cucinotta se l’è studiata bene. Proprio per aiutare il ragazzo ad inserirsi nei nuovi meccanismi cerca di portarlo in gara quando è in buona condizione.

Pensiamo solo alla tenuta in seguito ad una “sgasata” del gruppo. Un conto è rispondere essendo al 80% e un conto è farlo essendo al top: una gran bella differenza, specie se si è poco esperti. Ci si impressiona di meno.

Toneatti, classe 2001, ha deciso di tentare la sfida su strada all’inizio dello scorso autunno
Toneatti, classe 2001, ha deciso di tentare la sfida su strada all’inizio dello scorso autunno

Incognita gruppo…

Toneatti potrebbe avere però il problema dello stare in gruppo. In fin dei conti lui ha corso soprattutto in Mtb e nel cross e certe dinamiche gli sono quasi del tutto sconosciute.

«Davide riprende – Cucinotta – comunque una o due gare su strada all’anno tra i dilettanti se le faceva sempre, poi è chiaro, anche noi sappiamo che si tratta di una scommessa e certe caratteristiche dovrà “guadagnarsele”».

«Sono stato io che l’ho proposto all’Astana e so che valori ha. Ha dei numeri buoni e può fare bene da questo punto di vista, poi dobbiamo vedere come si comporta sul piano tecnico.

«Io non credo che Davide avrà grossi problemi a stare in gruppo, tutto sommato guida bene. Poi mi rendo conto che un conto è scendere in mountain bike e un conto è venire giù a 100 all’ora in gruppo da una discesa dolomitica, ma credo che si possa adattare. Semmai mi “preoccupa” più la distanza».

Il friulano vuole fare bene anche in azzurro. Andrà ai mondiali forte del titolo italiano cx conquistato a Variano
Il friulano vuole fare bene anche in azzurro. Andrà ai mondiali forte del titolo italiano cx conquistato a Variano

Occhio alla distanza

Di nuovo il preparatore friulano non è banale. Sia lui che Toneatti sono ben consapevoli a cosa stanno andando incontro e Cucinotta sembra aver previsto tutto.

«Davide ha sempre fatto gare di un’ora, un’ora e mezza, sarà importante farlo abituare a durate ben più lunghe. Ma il bello di una Development è che può fare esperienza senza fretta e avere al tempo stesso l’opportunità di correre anche con i professionisti qualora si trovasse subito bene.

«La nostra idea di portarlo a fare gare 1.2 e 2.2. Toneatti si ritroverà in corse che, per quanto brevi, saranno lunghe almeno 140 chilometri. Però, ripeto, la buona condizione iniziale che gli darà il ciclocross potrà aiutarlo molto. In tal senso è più facile avere lo spunto, il fuorigiri che non la distanza. E’ più facile abituarsi ai chilometri. Di sicuro meglio avere un’ottima base anaerobica e meno aerobica, che non il contrario. Almeno nella sua situazione».

In effetti da un punto di vista della preparazione è più facile mettere chilometri nelle gambe che non il fuorigiri. Per acquisire fondo “basta” fare i chilometri. E anche con l’alimentazione ci si può aiutare non poco.

«Ecco – riprende Cucinotta – anche questo dell’alimentazione è un aspetto quasi del tutto nuovo per Davide, perché nelle gare di mountain bike o di cross in pratica non si mangia mai. Al massimo si può prendere qualche gel. Anche questo è un aspetto che dovrà allenare».

«Io sono tranquillo – conclude il preparatore – Davide abita non lontano da me, per qualsiasi cosa sarò al suo fianco. Potrò seguirlo anche direttamente in qualche distanza o per dei test».

Proprio fra poche ore l’Astana, sia il gruppo WorldTour che Development, si riunirà per un ritiro. Toneatti come detto non ci sarà, ma Cucinotta assicura che dopo il primo step di gare tra fine febbraio e marzo, che presumibilmente saranno quelle tra Croazia e Slovenia, Davide si unirà al resto dei suoi compagni e inizierà la sua avventura tra i professionisti… in tutto e per tutto.

E’ Toneatti l’undicesima gemma dell’Astana Development

01.12.2021
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Quando Giuseppe Martinelli ci disse che nella rosa dell’Astana Qazaqstan Development Team c’erano undici corridori ne mancava uno all’appello. Per deduzione si sapeva solo che era italiano visto alla voce “due italiani” figurava solo il nome di Gianmarco Garofoli. Adesso ecco l’ultimo tassello: Davide Toneatti.

Questo giovane deve essere un avventuriero nell’anima, visto che ha deciso di passare dall’offroad (cross e mtb), dove era già qualcuno, alla strada. “Di qua” deve rimettersi in ballo totalmente. Ma un friulano, si sa, è tosto più del marmo. Tanto più se viene dalle zone di Buja, dove tra i suoi compaesani c’è gente come De Marchi o Milan. «Vero –  dice Toneatti – proprio stamattina ho incrociato Jonathan a 500 metri da casa mia. Io rientravo e lui usciva».

Toneatti (classe 2001) durante lo stage azzurro ad Osoppo
Toneatti (classe 2001) durante lo stage azzurro ad Osoppo
Davide, come mai ha deciso di fare questo salto?

E’ un’idea che mi frullava nella testa già da un po’ di tempo. Poi questa estate, al termine della stagione in mtb, ho chiesto un po’ in giro e ho parlato con Claudio Cucinotta (uno dei preparatori dell’Astana, ndr) che conoscevo già. Lui infatti è delle mie zone e spesso uscivamo in bici insieme.

Ed è lui che ti segue?

No, ma lo farà appena inizierò la stagione su strada. Ho confidato a Claudio le mie idee e lui mi ha detto che in Astana c’era questo progetto della Development e che cercavano ancora qualcuno. Così io gli ho dato un mio curriculum e un paio di test perché potessero valutare. Tre settimane fa è iniziato il tutto e la scorsa settimana mi hanno detto che mi avrebbero preso.

Ma come mai hai deciso per questo passaggio?

Come detto era un qualcosa che sentivo dentro di me. In mtb ormai so come funziona e in Italia ci sono davvero poche squadre. E’ molto difficile andare avanti. In realtà una proposta di passare alla strada già me l’avevano fatta al termine della categoria juniores ma io ero contento di stare nella mtb, mi piaceva, non mi sentivo pronto e a dire il vero avevo anche un po’ paura.

Quali difficoltà ti immagini incontrerai?

Qualche gara su strada l’ho fatta sia da juniores che da under 23. Gare regionali, nelle quali il livello suppongo non sia elevatissimo, però non mi sono trovato malissimo. Le difficoltà che ho notato sono state più tecnico-tattiche: stare in gruppo spalla a spalla o capire se la fuga è quella buona. Ma credo che si possa migliorare. Basta correre e fare esperienza e alla fine diventa un qualcosa di naturale, come fare un salto nel cross o un drop in mtb.

Che tipologia di corridore pensi di essere?

Per quel poco che ho visto direi un corridore che si difende bene in salita. Nelle gare da juniores soprattutto dove si arrivava in salita o c’era parecchio dislivello sono andato bene. In pianura invece ho fatto fatica.

A livello di “motore” invece pensi di esserci?

Mi confronto sul piano internazionale con i ragazzi del cross e della mtb e non mi sembra di essere male. Su strada subentra una componente di resistenza che dovrò curare. Passerò dall’ora, ora e mezza di gara a tre, quattro ore. Ci dovrò lavorare, ma come ritmo credo di esserci.

Il friulano è molto abile nella guida, qualità che di certo gli tornerà utile su strada
Il friulano è molto abile nella guida, qualità che di certo gli tornerà utile su strada
Con Cucinotta avete parlato della preparazione?

Giusto un paio di giorni fa siamo usciti in bici insieme. Mi ha detto che ancora il calendario gare non era pronto ma che avremmo poi buttato giù un programma di lavoro al termine della stagione del ciclocross.

Ecco questo volevamo chiederti: la stagione del cross la porti a termine?

Sì, sì… adesso sono concentrato al 100% su questa disciplina e in Astana lo sanno. Se tutto andrà bene spero di fare i mondiali cross e quindi nella migliore delle ipotesi dopo la prova iridata (fine gennaio, ndr) inizierei a lavorare su strada. Cucinotta ha detto che valuteremo in quel momento, in base alle mie condizioni fisiche, se tirare dritto per altri due o tre mesi e riposare a maggio. O se invece fermarmi subito e riprendere ad aprile. Anche per questo non credo che andrò al ritiro di gennaio dove ci saranno WorldTour e continental.

Chi conosci della nuova squadra? Con Garofoli hai parlato?

Per me è un ambiente nuovo. Non conosco molte persone. Anche Garofoli non l’ho visto personalmente, ma so che va forte! L’ho seguito al Val d’Aosta dove si è messo in mostra.