Cadute, ferite, infezioni: un cerotto spesso non basta

01.03.2024
5 min
Salva

Chi corre in bici purtroppo si è trovato spesso a fare i conti con escoriazioni e ferite. Il questo periodo di strade bagnate e fondi sconnessi, fra strade bianche e pavé, le cadute sono all’ordine del giorno. L’asfalto è il nemico numero uno dei ciclisti e quando si cade, uscirne illesi è un utopia a cui nessuno davvero crede. Un pericolo da non sottovalutare quando si parla di abrasioni sono le infezioni. Una condizione che può colpire tutti, dai pro’ ai ciclisti occasionali.

Infezioni che possono essere figli di una sottovalutazione dell’entità, un errato trattamento oppure nessuno di questi. Le infezioni a volte possono farsi strada anche tra pomate e antibiotici. Per fare luce su questo pericolo, che purtroppo può far parte della vita di chi va in bici, abbiamo chiesto lumi al dottor Emilio Magni del team Astana Qazaqstan

Le cadute portano spesso a ferite ed escoriazioni
Le cadute portano spesso a ferite ed escoriazioni
Dopo traumi e cadute c’è il rischio da parte degli atleti di incorrere in infezioni?

Sì, direi che è il pericolo maggiore dal momento in cui avviene appunto un’abrasione, una ferita lacero contusa. Insomma tutto quello che comporta una soluzione di continuo della cute che è il nostro rivestimento e che quando è integra offre un ostacolo agli agenti infettanti. Quando invece, appunto per un motivo traumatico, avviene una interruzione della sua continuità, si apre un varco dall’esterno verso l’interno del nostro organismo. Quindi il pericolo più importante è proprio quello che si vada incontro a un processo di infezione.

In che modo si può sviluppare, qual’è l’iter che causa l’infezione?

L’iter, appunto è questa interruzione di continuità della cute e insieme la presenza di germi che sono nell’aria e a maggior ragione nel suolo. I germi sono ubiquitari e quindi possono impiantarsi nella ferita e questo è il primo pericolo da scongiurare. Purtroppo non sempre ci si riesce, però con un comportamento corretto e dei protocolli abbastanza semplici ma da attuare con grande attenzione, si cerca di ridurre la possibilità che la ferita possa infettarsi.

Le medicazioni si possono portare per giorni durante le settimane di corsa
Le medicazioni si possono portare per giorni durante le settimane di corsa
Quali sono questi questi protocolli?

Ci vuole un’attenzione quasi maniacale nei confronti delle ferite, soprattutto nei primi giorni, quando il pericolo dell’infezione si può subdolamente concretizzare. Anche se inizialmente la ferita non è oggetto di infezione, lo può diventare nel giro delle 48/72 ore successive al trauma. Per cui è proprio lì che bisogna agire. I protocolli da seguire sono quelli di osservare la ferita due volte al giorno. Si deve mettere in atto una somministrazione molto accurata di disinfettanti simili a quelli che si usano come preparazione nelle sale operatorie. Quindi il lavaggio della ferita, una disinfezione molto accurata e poi l’applicazione di creme, di trattamenti locali a base di antibiotici. Io cerco sempre di variare queste somministrazione nel giro di 2 o 3 giorni, proprio per ampliare un po’ lo spettro d’azione e cercare di coprire il più possibile l’incognita di vari germi che potrebbero essere interessati a infettare la ferita.

Se si dovesse sottovalutare questa condizione a cosa si va incontro?

Si va incontro a un’infezione o una suppurazione della ferita, si mettono in atto dei processi infettivi che possono portare alla formazione di pus. Non è altro che un liquido, che dimostra che i germi stanno infettando la ferita.

Si parla mai di setticemia in questi casi?

La setticemia è un passo oltre che va sicuramente scongiurato. Questa condizione corrisponde a un’infezione a livello generale dell’organismo. Vuol dire che la ferita non è stata ben trattata e ha dato origine a una quantità di infezione notevole. Il pus viene riassorbito a livello del sangue e poi, trasportato dal sangue stesso, può arrivare anche a organi importanti per la nostra sopravvivenza. E’ un caso molto raro che può mettere a rischio anche l’incolumità dell’individuo.

Arti superiori e inferiori sono i più predisposti
Arti superiori e inferiori sono i più predisposti
Per quanto riguarda le infezioni, ci sono delle parti più esposte del corpo?

Questo dipende molto dal tipo di attività che viene svolta. Per il ciclista, si sa, le parti più esposte sono quelle degli arti inferiori e degli arti superiori. Soprattutto a livello dell’anca, del ginocchio, della caviglia, dei malleoli che sono le parti più sporgenti. A livello dell’alto superiore, spalla, gomito, mano perché viene appoggiata come mezzo di difesa quando si cade.

C’è il rischio che nonostante si prendano tutte le precauzioni del caso, si possa comunque incorrere in infezioni, anche non così gravi, che però si protraggano nel tempo? 

Sì, nonostante l’attenzione, alcune ferite comportano la perdita di sostanza. Parliamo di ferite più profonde, che vanno a interessare i tessuti sottostanti la cute, pertanto diventa più difficile combattere la presenza dei microrganismi. Per cui purtroppo ci sono casistiche che si protraggono nel tempo: dipende appunto dall’entità della ferita.

Vale a dire?

Se si ha una semplice escoriazione, nel giro di qualche giorno si risolve. Se sono ferite, come ho detto, anche più importanti, più vaste e più profonde, è ovvio che il lavoro sia maggiore. Ricordo di casi di ragazzi caduti la prima o la seconda tappa di un grande Giro, che si sono dovuti sottoporre a medicazioni due volte al giorno per tutti i 20 giorni della corsa.

Le Samyn, De Lie cade e riparte. Dopo l’arrivo i medici hanno preso subito in mano la situazione
Le Samyn, De Lie cade e riparte. Dopo l’arrivo i medici hanno preso subito in mano la situazione
In questi casi il ciclista percepisce una debilitazione generale che si potrae?

Quando le ferite sono vaste e si parla quindi di perdita di sostanza, vengono interessati gli strati superficiali dei muscoli e fuoriescono sostanze che dovrebbero svolgere ben altra funzione. Anche sul piano generale l’atleta ne può risentire. Poi c’è tutta la problematica legata alla posturologia, nel senso che quando c’è una ferita, spesso e volentieri c’è anche una contusione. Quindi vuol dire che l’organismo e la postura dell’atleta ne risentono. L’organismo infatti mette in atto anche delle posizioni antalgiche per difendersi dal dolore, che poi vanno a riflettersi anche su una postura scorretta sulla bici.