Altura e U23 c’è chi dice sì: Delio Gallina “fissa” sul Maniva

19.07.2022
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Parlando con Piganzoli e anche con Martinez è emerso che non si allenano ancora in altura per tenersi dei margini, perché troppo giovani… Ma non è questa la “regola” che vince in questo momento del ciclismo. In altura ci vanno anche i giovani. La pensa così Cesare Turchetti direttore sportivo e dirigente della Delio Gallina Ecotek Lucchini Colosio.

Il tecnico bresciano già al Giro d’Italia U23 ci aveva detto che portava molto spesso in ritiro i suoi atleti, anche in quota. E allora cerchiamo di analizzare questo secondo punto di vista sull’altura proprio con lui.

Dopo il Giro d’Italia U23 Walter Calzoni è tornato alla vittoria alla Freccia dei Vini
Dopo il Giro d’Italia U23 Walter Calzoni è tornato alla vittoria alla Freccia dei Vini

Questione di recupero

Per Turchetti molto incide anche il momento della stagione in cui si va in quota. E in riferimento all’estate e alle temperature torride che stiamo vivendo, la sua teoria è decisamente netta.

«Qui da me – dice il direttore sportivo – in pianura ci sono 38 gradi all’ombra, credo che stare in montagna sia un beneficio, già solo per riposare bene di sera. Un beneficio che in questo momento di grande caldo si sente ancora di più. 

«Metto l’altura al pari di una buona integrazione. In passato parlai a Calpe, nel corso dei ritiri invernali, con Paolo Slongo e lui stesso mi disse che si va in quota per due motivi: recuperare o preparare un appuntamento.

«E se devi andare per recuperare, puoi fare anche 5-6 giorni senza bici. Puoi andare a fare qualche passeggiata con la fidanzata. E poi piano, piano riparti». Per dire che non sempre si spinge a tutta.

Allenandosi a bassa quota, in pianura possono spingere forte
Allenandosi a bassa quota, in pianura possono spingere forte

E sui margini?

Turchetti invece appare meno convinto sul discorso dei margini. Come ci dicevano Piganzoli e Basso è bene tenersi qualche step di miglioramento per quando si passerà pro’.

«Perché – continua Turchetti – non dovrei portare i miei ragazzi in quota? Oggi ci vanno anche gli juniores. Proprio qualche giorno fa ho visto i ragazzini di Di Fresco della Casano Matec. Oppure la camera ipobarica o le tende ipossiche oltreconfine, dove si può, ormai la fanno anche i più giovani. Sarà o no, meglio il mio metodo che è del tutto naturale? Ognuno la pensa come crede».

«Personalmente non sono d’accordo sul non andare per conservare dei margini, allora non dovrei neanche curare l’alimentazione. Io credo che l’altura faccia bene. E lo vedo anche dai risultati di Calzoni, Granados e Tsarenko che è andato forte anche in pista».

La risalita verso l’hotel (tra l’altro della famiglia Lucchini che è sponsor) dura oltre un’ora
La risalita verso l’hotel (tra l’altro della famiglia Lucchini che è sponsor) dura oltre un’ora

Nessun lavoro

Molto dipende chiaramente anche da come viene affrontata l’altura, come si lavora. I corridori della Delio Gallina Ecotek Lucchini Colosio sul Passo Maniva dormono a circa 1.700 metri di quota, ma si allenano a bassa quota.

«E poi risalgono in bici. Fanno un’ora e un quarto, un’ora e venti di salita. E anche per questo quando sono in ritiro in quota non gli faccio mai fare dei lavori troppo duri. Altri invece ne fanno. Ma che lavori vuoi aggiungere quando per un’ora e passa sei lì a spingere il 39×25-27? Già ne fai abbastanza di forza. Aumenti da solo la resistenza».

Turchetti è un sostenitore degli allenamenti di squadra e del ritiro
Turchetti è un sostenitore degli allenamenti di squadra e del ritiro

Ritiro permanente?

Turchetti per i suoi ragazzi utilizza da oltre venti anni l’altura, ma forse sarebbe meglio dire il ritiro. I suoi ragazzi quasi ci vivono! A rotazione i corridori della Delio Gallina-Lucchini salgono sul Maniva.

«Quest’anno – spiega Turchetti – abbiamo iniziato l’8 maggio, ma in passato anche qualche giorno prima. Cerco di portarli su tutti, tranne quelli che vanno ancora a scuola ovviamente. Di solito sono scaglioni di 5-6 atleti. In pratica d’estate è la nostra base. Si fa avanti e indietro con le gare.

«Andiamo presto in ritiro perché a me piace farli. Anche d’inverno li inizio presto, i primi di dicembre. Porto i ragazzi a Follonica (che è sul mare, ndr) per fare le uscite lunghe e lente, che servono per la base e perché magari sono due mesi che non toccano la bici». 

Come spiegava Paolo Alberati qualche giorno fa, allenandosi in basso si hanno i vantaggi del non doversi adattare all’arrivo e neanche al ritorno. 

«E infatti in passato quando li portavo a Trepalle che sono quasi 2.300 metri e anche per gli allenamenti si resta sempre in alto, nei primi giorni li lasciavo tranquilli. Per farli adattare, facevano avanti e indietro nella famose gallerie di Livigno che sono in pianura».