Van der Poel a mezzo gas: «Sono sorpreso, ma sul Poggio ci sarò»

18.03.2023
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Mathieu Van der Poel non è uscito dalla Tirreno-Adriatico come si aspettava. Anzi, se c’era andato cercando di trarne morale, probabimente si può dire che ne sia uscito con le ossa rotte. A Tortoreto, uno degli arrivi dove tutti lo aspettavano, l’olandese è arrivato sfinito nelle retrovie. E se nel corso della videointervista gli fai notare che per fortuna Cipressa e Poggio non sono altrettanto duri, lui risponde con un sorriso.

«Neanche la scorsa settimana – dice – sarei riuscito a fare uno scatto sul Poggio. Spero però di poterlo fare sabato (oggi, ndr). Avevo bisogno della Tirreno. Da solo non puoi allenarti così duramente. Non sono stato troppo bene, ma neppure terribilmente male. E ammetto che non me l’aspettavo neanche io. Però non mi fascio la testa per non aver vinto, non ci faccio più caso. Due anni fa sono caduto alla Dwars door Vlaanderen e la domenica successiva sono scattato con Asgreen per vincere il Fiandre. Inoltre, forse non è un caso che dopo la preparazione brevissima per i mondiali di cross, io non fossi al top nella prima corsa a tappe. Ma in questi giorni mi sono riposato. E spero che la Tirreno abbia fatto il suo lavoro».

A Tortoreto, su un arrivo adatto a lui, Van der Poel è arrivato invece staccato assieme a Ganna
A Tortoreto, su un arrivo adatto a lui, Van der Poel è arrivato invece staccato

Schiena e palestra

Non è un mistero che dietro i suoi passaggi a vuoto si sia cercata la spiegazione del mal di schiena, ma almeno questo pericolo in apparenza è stato scongiurato.

«Non mi fa male – spiega – non sempre sono riuscito a stare al passo col gruppo, ma non sono preoccupato neanche per questo. Non sta peggiorando, ha bisogno di un po’ di riposo e di 15-20 minuti di esercizi al giorno, impossibili da fare durante le corse. Ecco perché sono andato in palestra questa settimana per fare allenamento di forza. Cerco di mantenerli, ma se non posso andarci a causa del calendario, allora mi toccherà stringere i denti per il dolore. E questo non rende le cose più facili, ovviamente».

Una gomma a terra: dopo il mondiale vinto nel cross, la stagione di VdP è stata un continuo rincorrere
Una gomma a terra: dopo il mondiale vinto nel cross, la stagione di VdP è stata un continuo rincorrere

Strava addio

Rispetto allo scorso anno, Van der Poel ci ha privato di un utile strumento di verifica del suo lavoro, attraverso cui provare a decifrare il suo stato di forma. L’olandese infatti ha smesso di pubblicare i suoi dati su Strava.

«Ho deciso per me stesso – spiega – di condividerlo per un solo anno, perché avevo ricevuto commenti a destra e a sinistra sul fatto che non si sapesse nulla della mia preparazione. Ecco perché ho pubblicato tutto. E’ stato anche divertente attaccare quanti più KOM possibili, ma ora non sento più il bisogno di condividere tutto. Altri lo fanno, ma non aggiungono la frequenza cardiaca o la potenza, quindi non è molto utile, perché non puoi vedere nulla. Diciamo però che ora sto abbastanza bene. Non devi essere il migliore per vincere a Sanremo, ma è chiaro che preferirei essere al top della forma. Ogni anno è più difficile fare la differenza sul Poggio e l’anno scorso ho dimostrato che non devo essere al top per salire sul podio. Cosa che ad esempio è impossibile alla Strade Bianche, dove si vince solo essendo il più forte».

La Strade Bianche, più della Tirreno, ha dimostrato che la condizione di VdP non è ottimale
La Strade Bianche, più della Tirreno, ha dimostrato che la condizione di VdP non è ottimale

Sanremo a tre punte

Si è detto più volte che la Alpecin-Deceuninck non sia solo la squadra di Van der Poel e Mathieu ne è contento. E così, dopo aver tirato ottime volate a Philipsen alla Tirreno-Adriatico, per la Sanremo sostiene la candidatura di Soren Kragh Andersen.

«Lui proverà a resistere alla Cipressa e al Poggio – dice Van der Poel – e se alla fine sarà con noi e si sentirà bene, avrà certo più chance di me. Se ci sarà Philipsen, meglio ancora. Siamo d’accordo, non servono molte parole. Io farò la mia corsa sul Poggio e poi vediamo se lui sarà ancora con noi. Il Poggio è sempre un punto interrogativo. Pogacar ci sarà, non è proprio una sorpresa. Ma alla Sanremo è sempre difficile fare previsioni…».

Van der Poel a Siena, per iniziare il 2023 su strada

04.03.2023
3 min
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Mathieu Van der Poel ha scelto la Strade Bianche per il debutto 2023 su strada. E’ passato poco più di un mese dal mondiale di Hoogerheide, dopo il quale l’olandese ha messo via la bici da cross ed è tornato sull’asfalto. Non è riuscito neppure a godersi la maglia iridata, dato che al mondiale ha chiuso la stagione offroad. C’è di buono, in questa breve fase di ricondizionamento, che le cose sono andate lisce. Né un’influenza, né un mal di schiena.

«La preparazione è stata impeccabile – ha detto alla vigilia della Strade Bianche, in una serie di dichiarazioni diffuse dal suo team – se così si può dire. Sono stato in grado di fare tutto come volevo, quindi sono molto contento di questo».

Il trenino Alpecin ha percorso il finale della Strade Bianche (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)
Il trenino Alpecin ha percorso il finale della Strade Bianche (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)

Il ricordo più bello

In Piazza del Campo lo hanno accolto e circondato (foto Het Nieuwsblad in apertura). Succede quando il centro di Siena è pieno di cicloturisti del Nord Europa e tu sei quello che la Strade Bianche l’ha dominata due anni fa con una sparata terrificante in faccia a Bernal e Alaphilippe.

«La Strade Bianche – ha detto – è molto importante per me. E’ una gara che ha qualcosa di magico. Una volta l’ho vinta, una volta sono andato malissimo (il riferimento è all’edizione estiva del 2020, quando arrivò a 10 minuti dal vincitore, ndr). Non vedo l’ora di iniziare qui. La mia vittoria alla Strade Bianche è stata una delle migliori su strada. Nel gruppo di testa c’erano campioni dai nomi altisonanti. Percorrere l’ultima salita con Alaphilippe e Bernal è stato molto bello. Mi piace sempre tornare in un posto dove ho vinto».

La base della Alpecin-Deceuninck per la Strade Bianche (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)
La base della Alpecin-Deceuninck per la Strade Bianche (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)

La prima gara

Attaccò con la violenza di un tornado e Alaphilippe, dietro con la maglia iridata, non trovò neppure la forza per guardarlo, tanta fu la veemenza del suo scatto. Forse allora qualcuno lo sottovalutò e gli permise di sparare le sue cartucce, magari oggi non sarà lo stesso. Ad accrescere il tasso di incertezza c’è il fatto che una corsa così al debutto potrebbe risultare indigesta.

«Sulla strada – ha spiegato Van der Poel – c’è pochissima ghiaia, sembra quasi un asfalto in cattivo stato. Negli ultimi giorni ha piovuto, per cui non troveremo sassi. Lo scenario di gara è difficile da prevedere, possono succedere centinaia di cose. E’ la mia prima corsa e di solito ho bisogno di farne qualcuna di più per raggiungere il livello migliore. Ma mi sono allenato bene, spero di essere competitivo. Anche se di solito ho bisogno di un po’ di rodaggio per stare davvero bene».

Van der Poel ha studiato attentamente il percorso (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)
Van der Poel ha studiato attentamente il percorso (foto Facebook/Alpecin-Deceuninck)

Senza riferimenti

L’assenza dei grossi nomi paradossalmente rende la corsa più aperta e quindi meno facile da controllare. Mancano Van Aert e Pogacar, due su cui si poteva costruire una tattica.

«Rimane una gara difficile – ha spiegato ieri Van der Poel – ma senza quei due, le cose cambiano. Se ci fossero stati, sarebbe bastato stare con loro. Con la forma di adesso, Pogacar sarebbe potuto partire da lontano, invece così ci sarà da guardare tutti. Il fatto che la mia squadra non abbia ancora vinto non mi mette pressione. Almeno questo è un problema che non ho mai avuto».

Ogni lasciata è persa: ecco Conci col coltello fra i denti

10.02.2023
7 min
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Valigia pronta? «Sì, sì, sono già in aeroporto a Bergamo. Ho già fatto tutto, aspetto di imbarcarmi. C’è un volo diretto su Porto, molto comodo». Nicola Conci (in apertura nell’immagine photonews) ha la voce squillante come all’inizio delle vacanze. L’inverno dei ritiri e del lavoro è finito e con le corse inizia anche il divertimento. Se un corridore non si diverte alle corse, forse ha un problema. E il debutto stagionale, per quanto privo di riferimenti e certezze, è sempre un momento elettrizzante.

«Devo dire che è stato un bell’inverno – racconta il trentino – in generale mi sento bene e penso di aver fatto tutto nel migliore dei modi, quindi sono pronto. Ovviamente c’è l’incognita, come sempre, del fatto che si vada alle corse senza confronto con gli altri. Ci sono diversi corridori che hanno già corso e qualcuno ha anche dimostrato di andare molto forte, tipo Rui Costa o comunque l’Intermarché. Non resta che andare, dare il massimo e vedere come va…».

Appena passato dalla Gazprom (chiusa a seguito della guerra ucraina) alla Alpecin, Conci si è subito messo in luce
Appena passato dalla Gazprom (chiusa a seguito della guerra ucraina) alla Alpecin, Conci si è subito messo in luce

Ritorno al WorldTour

Il ritorno nel WorldTour ha portato con sé nuove abitudini e nuove esigenze da parte della squadra, la Alpecin-Deceuninck, a cominciare dal calendario e dalla preparazione. 

«Abbiamo dovuto un po’ rivedere il calendario», spiega. «L’anno scorso riuscivano a fare diverse corse, tra virgolette secondarie, anche se ormai di secondario non c’è più niente. Quest’anno, essendo WorldTour e avendo l’obbligo di fare tutte le corse WorldTour, abbiamo tolto dall’inizio stagione quelle 3-4 gare come Mallorca oppure il Saudi Tour. Quindi, dopo la partenza all’Etoile de Besseges, la Figueira Champions Classic di domenica sarà il secondo debutto europeo, mentre altri inizieranno in Spagna la prossima settimana con Murcia».

Nonostante abbia corso nel team continental della Alpecin, nel 2022 Conci ha corso i mondiali di Wollongong
Nonostante abbia corso nel team continental della Alpecin, nel 2022 Conci ha corso i mondiali di Wollongong
Passando dal Development Team al WorldTour cosa è cambiato per te?

Non tantissimo, perché alla fine bene o male l’impronta che viene data al Development Team è quella della WorldTour. Certo, a livello di allenamenti ho notato una maggiore qualità, maggiore cura, attenzione. Ho inserito qualche allenamento che l’anno scorso vedevo fare agli altri, come ad esempio le famose uscite low carb e cose del genere. Però in generale non è che sia cambiato moltissimo.

Ti alleni ancora con Alberati o sei passato ai preparatori della squadra?

Sono passato con i tecnici della squadra. Il mio allenatore si chiama Elliot Lipski, che è inglese ma abita in Toscana (Lipski è anche capo della performance del team femminile Fenix-Deceuninck, ndr). Non parliamo italiano, anche se penso che ne sarebbe capace. Comunichiamo in inglese, è in gamba, è giovane e poi è molto moderno. Mi piace, mi trovo bene.

E’ difficile cambiare preparatore dopo un po’ di tempo con lo stesso?

Sì e no. Sì perché ogni giorno hai dei lavori diversi e magari devi chiedere spiegazioni su cosa siano e come vadano fatti. Quindi bisogna dedicare del tempo in più nel capire il tipo di allenamento. Però in generale può anche essere una spinta a fare qualcosa di nuovo. Bene o male tutti i preparatori hanno la loro filosofia e se per tanto tempo si segue la stessa linea, dopo un po’ i lavori si conoscono e forse si hanno meno stimoli. Invece cambiando allenatore, quell’aria di novità può dare la sveglia.

Lipski, primo da destra con il ds Cornelisse, Petra Stiasny e il medico Beeckmans, è preparatore di Conci (foto Facepeeters)
Lipski, primo da destra con il ds Cornelisse e Petra Stiasny, è il preparatore di Conci (foto Facepeeters)
Si parlava con Scaroni nel ritiro di dicembre della determinazione degli atleti ex Gazprom, degli occhi iniettati di sangue e del rischio che, avendo trovato squadra, possa affievolirsi…

Io penso di no e soprattutto è molto soggettivo. Dal mio punto di vista, quel sangue agli occhi nasceva sì dalla storia Gazprom, ma anche dal fatto che avessi… buttato i quattro anni precedenti, fra qualche errore e l’intervento all’arteria iliaca. Avevo tanta voglia di far bene e quindi quella cattiveria c’era già, anche se ovviamente la storia di Gazprom è stata un qualcosa in più. Però, in generale, ormai mi sento di dover andare alle gare e dare sempre il massimo. Dal mio punto di vista, penso che quella determinazione ci sia ancora e ce l’avrò per un bel po’.

Quindi il fatto di avere il Giro nel mirino non significa che la stagione sarà solo una lunga attesa…

Assolutamente. In realtà per la squadra, queste corse portoghesi sono un po’ di passaggio e di rodaggio. Per me personalmente, se ci sono delle occasioni da prendere, non mi tiro certo indietro, anzi. Io sono qua per provare a fare già bene. Poi è ovvio, è la prima gara, non ho ancora corso. Ma queste non possono essere scuse: devo andare a tutta e basta.

Il programma l’hai potuto scegliere tu?

Ne abbiamo parlato insieme al ritiro di dicembre. In realtà la bozza che mi avevano dato mi era piaciuta abbastanza fin da subito, quindi non è che si sia rimasto lì a discutere più di tanto. E’ un bel programma. Volevo fare il Giro e anche il Tour, ovviamente. Tutti i corridori sognano di fare il Tour, però penso che per ora sia meglio fare il Giro. In più quest’anno ci sono diverse tappe che per me hanno un valore particolare.

I quattro anni alla Trek-Segafredo non sono andati come Conci si aspettava. La sua voglia di riscatto è palpabile
I quattro anni alla Trek-Segafredo non sono andati come Conci si aspettava. La sua voglia di riscatto è palpabile
Di quali tappe parliamo?

C’è la partenza da Pergine, quindi proprio a casa mia. L’arrivo sul Bondone del giorno prima. E poi c’è l’arrivo di Bergamo, dove vivo da qualche tempo. Insomma ci sono più tappe che, per una cosa o per l’altra, hanno un valore particolare. Certo, per il discorso che facevamo prima, non ho intenzione di andare al Giro e fare 10 giorni a pensare a quei giorni, perché non sono nelle condizioni di poterlo fare. Sono determinato ad andare a tutta fin da subito e ogni occasione deve essere quella buona. Poi ovviamente se le occasioni dovessero nascere proprio in quelle tappe, benvengano.

L’avvicinamento al Giro sarà canonico o con il nuovo allenatore cambierà qualcosa?

Dopo queste prime gare, ci saranno due corse a tappe in ottica Giro: il Catalunya e i Paesi Baschi. Sono un gran bel blocco, perché sono corse di altissimo livello, ma anche dure e anche abbastanza ravvicinate. A livello fisico sarà un bell’impegno. E poi il Giro. Insomma, non si può arrivare al Giro con troppi giorni di corsa o comunque un pelino stanchi. Si è capito che bisogna correre, ma anche allenarsi bene e prepararsi per la corsa sotto tutti gli aspetti.

Ci sarà anche l’altura?

Sì, dobbiamo ancora parlarne bene, però qualcosa dovremmo fare. Ovviamente tra i Baschi e il Giro c’è qualche settimana, quindi andremo in altura, ma non so ancora dove.

Conci è approdato alla Alpecin nel 2022. Lo ha accolto Sbaragli, veterano nel team tedesco (photonews)
Conci è approdato alla Alpecin nel 2022. Lo ha accolto Sbaragli, veterano nel team tedesco (photonews)
Dopo l’intervento all’arteria iliaca e col nuovo preparatore, hai tenuto la stessa posizione in sella?

Tutto invariato. Qualche anno fa, tramite Masnada ho conosciuto Aldo Vedovati ed è una delle 2-3 persone di cui mi fido ciecamente. Per la posizione mi affido a lui e sono contento di come mi sento in bici. Poi Aldo è una bellissima persona e ogni volta che posso avere a che fare con lui, ne sono felice. Ogni consiglio e ogni piccolo movimento che mi suggerisce, lo prendo come fosse la Bibbia. Per la posizione sono con lui. Quando sei professionista, alla fine hai tante cose che possono aiutarti e tante che possono anche farti… del male. E’ facilissimo perdersi.

E quindi come si fa?

Quello che ho notato è che abbiamo a disposizione mille risorse, ma dobbiamo essere bravi a capire chi e che cosa ci serva veramente. So che se andassi a fare altri bike fitting, magari tramite la squadra e dopo aver visto la posizione con Aldo, troverei delle cose che secondo loro non vanno bene. Può essere l’altezza sella, la pressione sui pedali, la pressione sulla sella. Quindi devi essere bravo a capire di chi vuoi veramente fidarti è seguire una strada, altrimenti si diventa matti.

Nella Alpecin ci sono anche Vergallito e Mareczko: “Kuba” doveva debuttare ad Antalya, gara annullata per il terremoto
Nella Alpecin ci sono anche Vergallito e Mareczko: “Kuba” doveva debuttare ad Antalya, gara annullata per il terremoto
Ti aspettavi che Van der Poel potesse vincere il mondiale di cross?

In ritiro l’ho visto ben poco, perché abbiamo i gruppi di allenamento e poi si rimane divisi anche a pranzo e cena, quindi non è che abbia avuto tantissimo a che fare con Mathieu. Però il giorno del mondiale, mio papà mi ha scritto: «Chi vince?». E gli ho detto: «Van der Poel in volata». Lui invece ha risposto: «No, Van Aert in volata». Alla fine ho avuto ragione io.

Vedi? L’allievo ha superato il maestro…

Esatto.

Una risata. L’altoparlante che annuncia un volo, non ancora il suo. Domenica si comincia dal Portogallo e sempre in Portogallo Conci resterà per la Volta ao Algarve. Siamo davvero curiosi. Il suo patrimonio atletico è di quelli importanti, è arrivato il momento di metterlo finalmente in mostra.

Un viaggio nella distanza, le sei ore con Oldani

06.01.2023
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Un professionista fa tanti allenamenti nell’arco dell’anno e li fa di tutti i tipi, oggi più che mai, grazie alle attività alternative e al forte implemento della palestra che si è registrato un po’ per tutti e a tutti i livelli. E tra questi allenamenti ce n’è uno che non cambia ed è al tempo stesso uno dei più affascinanti: la distanza. E la distanza al contrario della palestra si fa d’estate e d’inverno.

Stefano Oldani le sue belle distanze le macina ogni settimana. Nonostante alla Alpecin Deceuninck siano noti per non esagerare con i chilometri, ma per insistere parecchio con la qualità. Con il re della tappa di Genova al giro 2022 facciamo appunto un viaggio nella distanza. 

Per Oldani (classe 1998) la distanza è la base della performance, specie nel finale delle corse quando serve lo spunto, come a Genova (in foto)
Per Oldani (classe 1998) la distanza è la base della performance, specie nel finale delle corse
Stefano, sentendo parecchi dei tuoi colleghi ci si chiede se la cara vecchia distanza, quella da 5-6 ore si faccia ancora? Parecchi dicono che non fanno più abbuffate di chilometri come in passato…

Assolutamente c’è ancora. E’ fondamentale per la base. E anche per la prestazione. Se fai solo qualità, magari sei performante sulla prima salita, ma a fine gara ti manca la benzina.

Si fa in tutto l’arco dell’anno o soprattutto in questa fase?

Si fa all’inizio dell’anno sicuramente, quando si riprende dopo lo stop di fine stagione. Si ricomincia per gettare le basi che consistono in più ore e meno lavori specifici. Più ore a bassa intensità per rimettere le cosiddette basi di endurance. Queste ci permettono poi di lavorare sull’intensità con maggior solidità senza andare poi a “sbiellare il motore”, come si dice in gergo. Se s’iniziasse subito con lavori più spinti si alzerebbe subito la condizione, ma poi non si avrebbero le basi per mantenerla. Durerebbe poco.

E d’estate?

E poi sicuramente si fa nei periodi di altura d’estate. Nel mio caso penso a Livigno. Lassù in quota non puoi lavorare ad alta intensità, sennò ti finisci perché c’è scarsità d’ossigeno e tutte le dinamiche che ne conseguono. Quindi si punta più sull’endurance.

Tasche piene per la distanza, ma d’inverno si tende a preferire qualche proteina a scapito dei carboidrati
Tasche piene per la distanza, ma d’inverno si tende a preferire qualche proteina a scapito dei carboidrati
La distanza si richiama durante tutto l’anno, nonostante gare e ritiri?

Sì, di base cerchi di richiamarla un po’ tutto l’anno, poi ovviamente se hai dei periodi di corse molto ravvicinati dove comunque l’endurance lo alleni in gara, quando torni a casa non ti serve andare a lavorarci. Quindi magari tra le corse fai solo qualità. Recupero e qualità, recupero e qualità… Mentre quando hai dei periodi più lunghi senza gare, mentalmente sai che devi lavorare un pochino di più sulla distanza. Quindi fai più ore… e cerchi di trovare compagnia per fartele passare più velocemente! Penso a quando devi preparare una Sanremo e devi arrivare pronto ad affrontare un certo chilometraggio.

E cosa ti passa per la testa mentre fai la distanza?

Dipende parecchio da come le vivi tu. Io non sono un super amante del gran numero di ore. E’ molto soggettivo. C’è chi preferisce molto di più fare tante ore e meno lavori perché non ama soffrire troppo e magari preferisce stare in bici a “passeggiare”. E c’è chi preferisce fare le 2-3 ore a tutta e farsi del male con i lavori. Io quando non ho i lavori faccio più fatica a programmare il mio allenamento e il rischio è di perdere un po’ di brio.

Sei ore a gennaio e sei a luglio: cosa metti in tasca? Ci sono differenze?

Fondamentalmente si cerca sempre di tenere un “tot” di grammi di carboidrati per ora in base al peso e al tipo di corridore. L’obiettivo è tenere comunque un’integrazione di base per non finirsi. La grammatura di carbo dipende da persona a persona, dal peso e dal metabolismo… Poi c’è chi preferisce andare più sul proteico anche in uscite così lunghe e chi invece preferisce puntare sui carboidrati. Sono correnti di pensiero. 

La distanza d’estate richiede una grande accortezza in merito all’idratazione, specie se in altura
La distanza d’estate richiede una grande accortezza in merito all’idratazione, specie se in altura
In questo periodo si cerca di limitare gli zuccheri perché magari c’è da limare il peso?

Può capitare. Il periodo post stop è perfetto per tagliare sul cibo, perché alla fine si fanno più ore con poca intensità e non ti serve poi così tanta benzina per essere brillante nei lavori. Si tende a sbilanciare l’alimentazione sul proteico, ma senza esagerare nel togliere i carbo. 

E varia l’alimentazione nella distanza d’estate?

Sì, sicuramente. In altura per esempio devi stare attento a sbilanciarti sul proteico, perché solitamente il metabolismo va a bruciare di più. Non puoi togliere i carboidrati altrimenti rischi di finirti. 

Quindi tra estate e inverno, d’estate si mangia un po’ di più. E con i liquidi invece?

Solitamente si consiglia sempre di bere una borraccia all’ora, poi dipende chiaramente dalle condizioni climatiche. E anche dalla sudorazione. Per esempio quando si va in altura s’inizia a fare tanta pipì e di conseguenza espelli un sacco di liquidi. Quindi devi stare attento a reintegrare un po’ di più per non disidratarti. C’è chi fa più pipì, chi ne fa meno, chi suda molto, chi poco. Noi in Alpecin per esempio ad inizio stagione, nel ritiro di dicembre, facciamo sempre un test della sudorazione. Vediamo quanto pesiamo prima dell’allenamento, quante volte e quanta pipì facciamo, di che colore, quanto beviamo… Ed è molto soggettiva questa cosa.

Oldani preferisce fare la distanza d’inverno, perché è più facile trovare compagnia anche a casa
Oldani preferisce fare la distanza d’inverno, perché è più facile trovare compagnia anche a casa
C’è tanta differenza di rendimento tra il fare le 6 ore della distanza adesso che è inverno e d’estate? I 30 all’ora di media vengono facili sempre?

Ci sta che magari ora si vada un po’ più piano, però ci sono tante variabili… Magari ora vai più piano perché le strade in discesa sono umide o bagnate. O al contrario d’estate fa troppo caldo.

E i valori, c’è differenza?

Anche in questo caso ci sono molte variabili. Ci sono corridori che quando staccano dopo il finale di stagione perdono tanto, tipo me, ma poi riprendono in poco tempo. E quelli che invece calano poco. O quelli che calano tanto e ci mettono parecchio a riprendere la condizione.

E il recupero? Come reagisci dopo una distanza a gennaio e una a luglio?

Il freddo ti fa consumare più energie e la condizione è un pochino più bassa. Quindi magari fai un pelo più fatica. D’estate magari la condizione è migliore e recuperi meglio. Ma anche in quel caso se fa troppo caldo non è facile…

E Stefano Oldani preferisce fare la distanza d’inverno o d’estate?

D’inverno! Ci sono più colleghi e amici in zona, di solito. E in compagni è più bello. Anche per la sosta Coca Cola. La sosta al bar per la Coca e il toast non manca quasi mai. E a volte è meglio delle barrette!

Conci guarda il bicchiere mezzo pieno e punta al 2023

28.12.2022
5 min
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Il 2023 si avvicina e, tra i buoni propositi che normalmente si fanno, arrivano anche quelli sportivi per Nicola Conci. Nell’anno che si sta per concludere il corridore trentino ha vissuto tra emozioni differenti. La chiusura della Gazprom e la nuova avventura con la Alpecin Fenix Development Team e l’approdo finalmente nel WorldTour nella prima squadra.

«Sto bene – dice Conci – sono riuscito a lavorare bene in questi mesi. L’unico intoppo, se vogliamo chiamarlo così, è stato un giorno di influenza, per il resto tutto liscio. Ora si passano le feste tra famiglia e amici e da gennaio si torna in ritiro. Inizierò a correre a metà febbraio alla nuova corsa in Portogallo (la Figueira Champions Classic, ndr), poi Volta ao Algarve. Successivamente mi sposterò in Spagna e farò Catalunya, Giro dei Paesi Baschi ed infine il Giro d’Italia».

Il caso Gazprom ha investito anche il corridore trentino che nel team russo ha corso una sola gara
Il caso Gazprom ha investito anche il corridore trentino che nel team russo ha corso una sola gara

Il primo ritiro Alpecin

Nel corso di questo mese Conci si è prontamente messo al lavoro in vista dei prossimi impegni, che nel calendario sono vicini ma non così tanto. I giorni per lavorare e prendere ritmo sono tanti, meglio fare le cose con metodo lasciando la fretta da parte. 

«Ho finito la stagione il 16 ottobre – riprende il trentino – dopo ho fatto tre settimane di stop completo, riprendendo la bici gradualmente. Le prime settimane a casa sono state blande, poi con la squadra siamo andati in Spagna. Lì ci siamo divisi in tre gruppi: i velocisti, gli uomini delle classiche, tra cui anche Van Der Poel e poi il gruppo dei più leggeri per la salita di cui faccio parte anche io. I lavori sono stati molto differenti perché alcuni miei compagni inizieranno tra poche settimane. Io ho tre settimane in più prima dell’inizio ufficiale della stagione, inutile iniziare a spingere troppo presto».

La prima gara corsa in maglia Alpecin è stato il Giro di Slovenia, qui nella prima tappa nella volata per il 6° posto
La prima gara corsa in maglia Alpecin è stato il Giro di Slovenia

Il passato 

Nicola Conci è stato uno dei primi corridori ex-Gazprom ad essere contattato dalle varie squadre. Sembrava molto vicino il suo approdo in Alpecin già prima del Giro d’Italia ma l’UCI ha rallentato il tutto facendo slittare l’arrivo nel team belga. 

«Sembrava poter arrivare una deroga da parte dell’UCI – racconta Conci – per il numero di corridori ammessi in una squadra. La speranza era di fare il Giro già nel 2022, questa deroga non è mai arrivata ed alla fine sono entrato nella continental della Alpecin. Il calendario, di conseguenza, è stato un po’ ritagliato rispetto ai vari impegni del team, considerando che non potevo fare corse WorldTour. Mi chiamavano volta per volta. Quando sono andato all’Arctic Race rientravo da un ritiro in Francia e la squadra mi ha chiesto se fossi disponibile a prendere un aereo la sera stessa. Con gli orari era impossibile organizzare il viaggio, così sono partito la mattina dopo, praticamente meno di ventiquattro ore prima del via. Una delle note positive è stata la convocazione per i mondiali di Wollongong».

Nonostante un 2022 travagliato Conci si è meritato la convocazione per i mondiali di Wollongong
Nonostante un 2022 travagliato Conci si è meritato la convocazione per i mondiali di Wollongong

Il futuro

Il 2023 ha il sapore della rivincita, o per lo meno di una nuova chance. I problemi fisici e non, sono alle spalle. Il futuro per Conci è da scrivere e pedalare, con la voglia di chi ha tanto da riprendersi dal destino.

«Tornare nel WorldTour – riprende con voce più viva – mi fa piacere. Nonostante tutto sono riuscito a fare diverse corse nel 2022 ed ho guadagnato questa occasione. Quelle passate sono state stagioni complicate, prima per l’arteria iliaca e poi per il caso Gazprom. La prima un po’ mi preoccupa, devo essere sincero, ma cerco di non pensarci troppo. Le corse fatte mi hanno dato tanta fiducia, mi sento un corridore nuovo e spero di continuare a stare sempre meglio.

«Con i se e con i ma – conclude Conci – magari avrei potuto fare meglio, ma non voglio trovare scuse o recriminare. Anzi, da quest’anno direi che ne ho ricavato un insegnamento: ci sono ancora. Fino al 2021 ho avuto problemi fisici che mi hanno condizionato a livello mentale, mi hanno tolto consapevolezza nei miei mezzi. Il 2022, nonostante tutto, mi ha insegnato ad avere fiducia».

Conci è rimasto positivamente colpito dal nuovo compagno Vergallito
Conci è rimasto positivamente colpito dal nuovo compagno Vergallito

Arriva Vergallito

Nel gruppo di Nicola, al ritiro Alpecin di dicembre, quello degli scalatori, c’era anche Luca Vergallito. L’esperienza del nuovo corridore della Alpecin, in arrivo dalla Zwift Academy, ha fatto tanto discutere, così abbiamo chiesto a Conci di raccontarci cosa ha visto pedalando con lui. 

«Penso che andrà nel team development – dice Nicola – però mi ha fatto molto piacere conoscerlo. E’ davvero in gamba e pedalandoci insieme mi ha dato buone impressioni. Non sembrava gli mancasse qualche abilità nel guidare la bici o nello stare in gruppo. Il problema principale di questi corridori può celarsi nella guida, nel mettere la mantellina o gestire il rifornimento. Vergallito l’ho visto sul pezzo, in più mi ha colpito anche la sua forza mentale: sa cosa fa e cosa vuole, si vede che è preparato. Mi ha lasciato davvero delle buone sensazioni».

Vergallito alla Alpecin, il sogno ora è realtà. Ecco come

23.12.2022
5 min
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La grande speranza si è concretizzata. Luca Vergallito è il vincitore del concorso indetto dalla Zwift che metteva in palio un contratto da professionista all’Alpecin Deceuninck, così il venticinquenne milanese si ritrova dall’oggi al domani a essere da un semplice granfondista un pro’ a tutti gli effetti, spalla di “tale” Mathieu Van Der Poel, coronando quel sogno che aveva fin da bambino e che aveva messo nel cassetto rassegnato a non vederlo mai realizzato.

Il lungo cammino di rinascita ciclistica di Vergallito lo avevamo già raccontato, ma mancava l’ultimo capitolo, il più atteso. Tutto si è consumato al caldo della Spagna, a Denia nel primo ritiro prestagionale dell’Alpecin Deceuninck, quello al quale ha preso parte anche Van Der Poel lasciando per un po’ il ciclocross. L’azzurro era nella cinquina per un posto da pro’ e lo stesso avveniva per Chiara Doni, pronta a scattare verso un contratto con la Canyon Sram.

«I primi due giorni sono stati dedicati alle interviste, alla presentazione dei personaggi – racconta il lombardo – Non bisogna dimenticare che questo era innanzitutto un reality, con puntate preconfezionate da diffondere sui social. Abbiamo anche preso le misure alle bici Canyon che dovevamo usare. Poi sono iniziate le prove, alcune indoor basate soprattutto sulle prestazioni fisiche e i numeri, altre in compagnia dei corridori, per vedere le proprie capacità tecniche, lo stare in gruppo, la guida. Questa parte è durata 5 giorni».

La premiazione finale. Nel concorso femminile prima è risultata Alex Morrice (GBR)
La premiazione finale. Nel concorso femminile prima è risultata Alex Morrice (GBR)
Il verdetto vi è stato comunicato a fine ritiro?

Sì, ma non ufficialmente, sempre per esigenze televisive. Sapevo però di aver vinto ed è stata una forte emozione, mi sono passate nella mente tantissime immagini di questi anni, dai primi nelle categorie giovanili al mio abbandono, alla ripresa nelle granfondo. E’ stato come rivivere un lungo viaggio. Poi però la mia gioia è stata offuscata dalla delusione per la mancata vittoria di Chiara, avevamo davvero sognato insieme di riuscire nell’impresa.

Nel racconto che si desume dai social, Chiara è caduta due volte nelle sue uscite. Pensi che questo abbia influito?

Chi c’era e ha visto sa benissimo che le sue cadute non sono state colpa sua, c’è stata chi le è andata addosso. Non vorrei che passasse il messaggio che Chiara non sa guidare perché non è così, si vedevano benissimo le sue capacità di performare, anche le pro’ che erano con noi non hanno avuto che apprezzamenti positivi nei suoi confronti. Evidentemente c’era chi è stata ritenuta più adatta, tutto qui.

Vergallito con Mathieu Van Der Poel, un’accoppiata che si ripeterà nelle gare 2023 (foto Facebook)
Vergallito con Mathieu Van Der Poel, un’accoppiata che si ripeterà nelle gare 2023 (foto Facebook)
Com’è stato l’approccio con la squadra?

Ci si allenava insieme, non posso dire né che ci hanno visti come intrusi, né che si sono tutti mostrati particolarmente partecipi, anche se devo dire di aver trovato una valida spalla in Sam Gaze, il neozelandese proveniente dalla mtb con il quale ho interagito di più e che mi ha dato molti consigli, forse proprio perché venendo da un altro mondo si sentiva partecipe della nostra esperienza. Con gli altri finalisti invece abbiamo fatto gruppo.

Che effetto ti fa ora essere fra i professionisti?

E’ bellissimo, rappresenta molto per me. Devo dire che, anche quando tutto sembrava tramontato, sentivo dentro di me una vocina che mi diceva che non tutto era perduto, serviva solo l’occasione giusta. I contatti quand’ero corridore li avevo anche avuti, poi non si erano realizzati e chiaramente col passare degli anni e la ricerca spasmodica di corridori sempre più giovani sembrava impossibile riuscirci. Diciamo che ho riannodato quel filo spezzatosi anni fa.

Tu dicevi che, comunque fosse andata a finire, quest’esperienza ti sarebbe comunque servita per il tuo futuro da tecnico…

Ne sono sempre convinto, ora potrò vivere da vicino la vita di una squadra e dei corridori e imparare tantissimo, ma in questo momento sono concentrato sulla possibilità di correre, dimostrare il mio valore e confermare che la scelta fatta su di me è stata quella giusta.

Il milanese sul rullo Zwift. Sono stati oltre 160 mila i concorrenti al concorso
Il milanese sul rullo Zwift. Sono stati oltre 160 mila i concorrenti al concorso
Pensi che il tuo passato di corridore abbia influito?

Probabile. Non so che ragionamenti siano stati fatti, ma effettivamente gli altri avevano meno esperienza di me da questo punto di vista. I parametrici fisici, i numeri delle varie prove e le capacità mostrate nelle uscite sono stati gli elementi di giudizio principali, credo che alla fine abbiano visto che sono la persona più adatta per entrare nel gruppo.

Sui social la tua promozione ha scatenato un putiferio, con molti commenti positivi ma anche tanti che non hanno perso occasione per criticarti, quasi rubassi il posto a qualche giovane corridore italiano in attività…

Immaginavo che la cosa avrebbe fatto scalpore e non nego che mi abbia toccato, ho molto riflettuto anche se fosse il caso di parlarne. Viviamo un momento complesso, nel quale arrivare a un contratto da pro’ per un giovane è difficile e non so quale possa essere la soluzione per evitare che tanti talenti vadano persi. Quel che so è che la Zwift Academy non è la causa di questi problemi, è invece una strada diversa per arrivare allo stesso traguardo. Chiunque può provarci, è davvero una strada aperta a tutti, si comincia sui rulli ma poi sono tanti altri i fattori che intervengono. Non sono certamente stato preso solo perché vado forte sui rulli, come non era stato così per Jai Vine e lo ha dimostrato.

Per i finalisti prove sia su strada che in offroad, sempre ripresi dalle telecamere anche con i droni
Per i finalisti prove sia su strada che in offroad, sempre ripresi dalle telecamere anche con i droni
Quei commenti ti hanno ferito?

Non posso negarlo, ho trovato una cattiveria assurda, ingiustificata e antisportiva. Io riconosco i limiti, è un contest che parte dal lato fisico, ma poi richiede anche altro. E’ una nuova modalità di fare scouting, poi dipende tutto dalle proprie capacità, questo non cambia.

Ora che ti aspetti?

Non voglio fare previsioni, dire che gare farò o dove voglio emergere, io voglio dimostrare che posso far bene, che in questo mondo posso starci anch’io, che posso correre ed essere utile alla squadra per ripagare la fiducia che mi è stata concessa. Le gare un po’ mosse sono quelle che mi piacciono di più, ma non ho elementi per dire quel che potrò fare. Il giudice ora sarà la strada…

WorldTour, Sbaragli cosa cambia per la tua Alpecin?

07.11.2022
5 min
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Kristian Sbaragli si sta godendo gli ultimi giorni di vacanza. In settimana tornerà in sella in vista della stagione che con la sua Alpecin-Deceuninck lo vedrà protagonista nel WorldTour (l’ufficialità in realtà non c’è ancora, anche se la promozione è ormai piuttosto evidente). Ed è proprio questo il nocciolo della nostra conversazione con il corridore toscano.

Se sul fronte dei mezzi e delle “infrastrutture” tutto resta invariato – ce lo disse qualche tempo fa il suo compagno Jakub Mareczko – cambierà qualcosa nei piani del team, nell’organizzazione, nel calendario?

Sbaragli (classe e 1990) quest’anno ha fatto 75 giorni di gara. Era stato nel WorldTour ai tempi della Dimension Data
Sbaragli (classe e 1990) quest’anno ha fatto 75 giorni di gara. Era stato nel WorldTour ai tempi della Dimension Data
Kristian, partiamo da te. Dicevamo ultimi giorni di vacanza…

E’ stata una stagione lunga quest’anno, la prima “normale” dopo due anni di Covid. 

E come la giudichi?

A livello di squadra sicuramente è stata ottima, all’inizio dell’anno soprattutto. E abbiamo fatto anche un buon Tour. Personalmente, sapendo di dover fare il Tour de France, ho impostato l’intera annata per arrivare al meglio in Francia dove ho corso in supporto di Van der Poel, anche se poi si è fermato, e di Philipsen. Sinceramente speravo di fare meglio nel finale di stagione sul piano personale.

In parte già lo eravate grazie alle wild card, ma adesso siete ufficialmente un team WorldTour: cosa cambia?

Oggettivamente molto poco, anche sul calendario che per l’80% sarà lo stesso. Si farà qualche gara in più nel WorldTour, appunto, e bisognerà cercare di arrivare più preparati in queste gare per cercare di vincere e prendere i punti per la classifica a squadre. Adesso hanno riassegnato le licenze, ma da gennaio si ricomincia da zero e bisognerà essere sempre competitivi.

Quindi le differenze riguarderebbero soprattutto il calendario?

Sì, faremo qualche gara minore in meno. Ma è normale, avendo l’obbligo di partecipazione nelle gare WorldTour, con la doppia attività puoi fare una sola gara più piccola. l WorldTour è impegnativo: s’inizia a gennaio con il Down Under in Australia e si finisce a ottobre in Cina, senza contare che con la limitazione a 30 corridori, tra chi è malato e chi non è pronto, le rotazioni finiscono presto. L’obbligo di partecipazione credo sia l’unico svantaggio di stare in questa categoria. Però grandi difficoltà non dovrebbero esserci, una volta sistemati i tre grandi Giri poi si costruisce tutto il resto.

Kristian è stato molto spesso vicino a Philipsen nel corso di questa stagione
Kristian è stato molto spesso vicino a Philipsen nel corso di questa stagione
In quanto a spazi per un corridore come te cambia qualcosa?

Questo però non dipende dal WorldTour o meno, dipende dal ruolo che hai in quella corsa e anche dalla tua condizione. Io da quando sono in Alpecin ho sempre avuto le mie possibilità e lo stesso nei primi anni da pro’, ero più libero… ma ho vinto poco lo stesso, anche se ero spesso piazzato. Alla fine bisogna essere pronti per essere di supporto nei grandi appuntamenti e sfruttare le eventuali occasioni.

La condizione in primis, insomma…

Le possibilità le ho avute. A fine anno nelle gare in Italia avrei avuto spazio per me, purtroppo non ero in condizione per la vittoria, complice anche una caduta al Giro del Veneto. Speravo di trovare un po’ più di spazio, ma non tutto va secondo i piani. Fino al Tour ero a disposizione e quando ho avuto le mie possibilità ero io a non essere al top. Per questo sono poco soddisfatto personalmente. Ma non tutti gli anni sono uguali.

E un vantaggio del WorldTour?

Penso che con il WorldTour se vai forte hai più opportunità perché ci sono più gare. Pensateci: nella stessa settimana ti ritrovi alla Parigi-Nizza e alla Tirreno-Adriatico… E chi ha un buono spunto, una buona gamba ha delle buone occasioni per farsi vedere.

«Tutti al massimo in ogni corsa: un dogma della Alpecin», parola di Sbaragli
«Tutti al massimo in ogni corsa: un dogma della Alpecin», parola di Sbaragli
Avere un obbligo di partecipazione traccia già una buona fetta del calendario. Contestualmente oggi si dice che non si può andare alle corse per allenarsi. Questo aiuta dal punto di vista della programmazione?

La programmazione è un punto fondamentale. Naturalmente qualche cambiamento dell’ultimo minuto, perché un compagno è malato o viceversa, può esserci. A dicembre quando ci vedremo in ritiro stileremo i programmi, magari non per tutta la stagione, ma già sapere cosa andrai a fare nei primi tre mesi non è poco. E’ anche questo che fa la differenza nell’essere vincenti. Così come l’avere un determinato obiettivo per ogni corsa. Una cosa che ho imparato in Alpecin è che tutti, anche chi è di ausilio, devono essere al 100%.

Si concentrano le forze…

Se tutti sono al meglio, anche i gregari portano nella posizione giusta il capitano al momento opportuno. E in caso le cose non vadano secondo i piani, loro stessi hanno l’opportunità di giocarsi le proprie carte. Tutti al massimo per ogni corsa: è un dogma della Alpecin. Ed è ormai un metodo di lavoro consolidato.

Interessante e intelligente, Kristian. Per quanto riguarda te, c’è una corsa in particolare che ti piacerebbe fare il prossimo anno?

Vedremo come andrà in Spagna nel primo ritiro col discorso dei programmi, ma certo dopo due anni di Tour vorrei tanto tornare al Giro d’Italia. Magari in Italia potrei avere un capello di spazio in più rispetto al Tour, dove i ruoli sono fortemente prestabiliti. Se poi dovessi fare un altro grande Giro andrebbe bene lo stesso. Ma il Giro…

Prima hai detto che farete qualche gara minore in meno, e lì voi avete colto molti punti, però continuate ad essere una squadra da corse di un giorno anche col vincolo dei tre Giri e delle numerose corse a tappe presenti nel WorldTour?

Per le corse di un giorno abbiamo ottimi corridori e su quelle puntiamo, ma non credo che sia un grosso svantaggio. In un grande Giro ci sono 15 squadre che hanno il corridore che punta alla classifica, ma poi realmente chi se la gioca sono 3-4 atleti. Meglio fare bene dove si può. E poi non si sa mai…

Vergallito come Vine? Con Zwift per coronare un sogno

01.11.2022
5 min
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Jay Vine ha fatto scuola. La favola dell’australiano, emerso grazie alla piattaforma virtuale Zwift fino a essere ingaggiato dall’Alpecin Deceuninck ed emergere nel 2022 con due successi alla Vuelta come ciliegina sulla torta, ha spinto tantissimi altri appassionati a tentare la sorte attraverso rulli e app, per impressionare i team manager. C’è riuscito ad esempio Michael Vink, neozelandese già con un buon passato nel ciclismo (è stato anche campione nazionale) ma che ha trovato ingaggio all’Uae Team Emirates grazie alle sue prestazioni registrate dalla piattaforma MyWhoosh. E ci vuole provare anche Luca Vergallito.

Per presentarlo, bisogna partire da un antefatto: la storia di Vine ha talmente impressionato che Alpecin e Zwift hanno deciso di “istituzionalizzarla”, nel senso che è stato indetto un concorso con un contratto all’Alpecin Deceuninck per premio (e uno alla Canyon Sram per le ragazze). Si sono iscritti oltre 160 mila appassionati da ogni singolo angolo del mondo, ora sono rimasti in 5. E Vergallito c’è…

I finalisti della Zwift Academy: fra le donne c’è anche Chiara Doni, brianzola impegnata nel campo medico
I finalisti della Zwift Academy: fra le donne c’è anche Chiara Doni, brianzola impegnata nel campo medico

Un passato da ciclista

Venticinquenne milanese, anche Vergallito ha un passato ciclistico, che appare però piuttosto lontano: «Io ho iniziato a pedalare da ragazzino per stare con la mia famiglia. Facevamo lunghe passeggiate ed era divertente, ma non pensavo all’agonismo anche perché mi dedicavo più all’atletica e al triathlon, la bici mi serviva quel tanto che bastava per lo sport multidisciplinare. Che però richiedeva tempo e applicazione e sinceramente a un certo punto mi aveva un po’ stancato. Così mi dedicai solamente al ciclismo».

Che categoria eri?

Ero già junior, feci un anno e mezzo col Team Giorgi. Poi passai under 23 con la Named Sport Kemo e l’Overall, ma non ottenevo risultati, non risaltavo, nel frattempo mi concentravo sempre di più nello studio, così non andai più avanti. Ero iscritto a Scienze Motorie, ma la bici non l’avevo mollata, mi piaceva allenarmi e oltretutto mi interessava anche dal punto di vista dello studio perché già allora ero intenzionato ad intraprendere la carriera di preparatore.

L’avatar di Vergallito in gara con Zwift durante uno dei test stabiliti per il concorso
L’avatar di Vergallito in gara con Zwift durante uno dei test stabiliti per il concorso
Agonisticamente non hai fatto più nulla?

Dal 2017 no, ma poi durante la pandemia ho visto che era scoppiata la moda della bicicletta e anch’io ho rispolverato la mia, ho ricominciato ad applicarmi un po’ di più proprio perché c’era questa gran voglia di uscire in un contesto così diverso. Ho iniziato amatorialmente e allora ho pensato di iscrivermi a qualche Granfondo. I risultati sono subito arrivati, ma nel contempo pedalavo anche in casa, allenandomi con Zwift.

Nelle gran fondo come sei andato?

Mi sono tesserato per il team Om.Cc conquistando per due anni di seguito la GF Sestriere-Colle delle Finestre. Ho vinto lo scorso anno la Fausto Coppi e la Re Stelvio, quest’anno ho trionfato anche alla GF di New York e recentemente nel medio della Tre Valli Varesine. Tutto ciò mi è servito anche per il concorso, ma mi rendo conto che rispetto a molti altri amatori sono avvantaggiato avendo più tempo per allenarmi: chi ha un lavoro fisso deve ritagliarsi gli spazi e non è semplice. Io invece ho spesso la mattina libera ed è ideale per allenarsi, quasi fossi davvero un professionista.

Vergallito primeggia nella Tre Valli Varesine 2022. Il milanese ha 25 anni e ha vinto anche a New York
Vergallito primeggia nella Tre Valli Varesine 2022. Il milanese ha 25 anni e ha vinto anche a New York
Dicevi che ti è servito per il concorso: in che misura?

La formula del concorso è abbastanza semplice: intanto chiunque può iscriversi ed io ero abbastanza incuriosito, quindi ho pensato di provarci. L’app registra i risultati di ognuno attraverso una serie di allenamenti programmati: 4 dove viene richiesto il massimo impegno, 6 con sforzo non massimale. Poi i coach procedono a una prima scrematura sulla base dei risultati migliori. I candidati che rimangono (e sono già molto pochi) vengono contattati. Viene richiesto l’invio di materiale, dal proprio curriculum (e qui mi sono serviti i risultati nelle Granfondo, oltre al mio passato agonistico giovanile perché faceva punteggio a prescindere dai risultati) ad alcuni dati di allenamento. A quel punto ne sono rimasti 16 per sesso, poi si è proceduto a un’ulteriore scrematura e siamo rimasti in 5.

Zwift quanto lo usi?

Molto d’inverno, poi meno. Chiaramente in caso di brutto tempo o per chi lavora è una gran comodità, ha un che di attraente, permette di fare allenamenti intensi anche in casa. Quando il tempo è bello però la voglia di uscire e andare in bici è più forte.

La premiazione della GF di Sestriere 2021. Quest’anno il lombardo ha fatto il bis
La premiazione della GF di Sestriere 2021. Quest’anno il lombardo ha fatto il bis
Conoscevi la Zwift Academy?

Ne avevo già sentito parlare lo scorso anno ma non mi ero applicato in maniera particolare. Poi sono stato convocato nel Team Italy, ho fatto qualche manifestazione virtuale, l’idea mi è piaciuta e mi ci sono dedicato più assiduamente.

Conoscevi la storia di Jay Vine?

Sì e mi piace tantissimo, lo ammiro molto e lo seguo, spero molto di incontrarlo in occasione della finale.

Jay Vine in trionfo per due volte alla Vuelta di Spagna. L’Alpecin lo ha riconfermato per il 2023
Jay Vine in trionfo per due volte alla Vuelta di Spagna. L’Alpecin lo ha riconfermato per il 2023
Ecco, parlaci di quel che ora avverrà all’interno del concorso…

Andremo al primo ritiro dell’Alpecin, durerà una settimana. Avremo un paio di giorni di ambientamento, anche per conoscere i ragazzi e la struttura, poi ci saranno giornate con prove alternate su Zwift e su strada, allenandoci anche con i pro’. Alla fine i dirigenti del team esamineranno quanto fatto e decideranno a chi dei 5 finalisti offrire il contratto, non so se nella squadra principale o quella Development. Non verrà comunicato subito all’interessato, credo che ci sarà una comunicazione ufficiale anche perché il concorso è seguito molto mediaticamente attraverso video e tappe ufficiali, quindi non so ancora bene come sarà il finale.

Speri di esserci, ossia di essere tu il prescelto?

A questo punto sì, ma non mi faccio domande su chi dovrò affrontare, guardo a me stesso, a far bene le mie cose. Diciamo che mi piacerebbe per riannodare le fila con il mio passato.

Mareczko ritrova la vittoria in Malesia e guarda al 2023

20.10.2022
5 min
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Il Tour de Langkawi, concluso oggi (ieri per chi legge, ndr) ha chiuso la stagione agonistica 2022. I corridori sono tornati in Malesia dopo due anni e mezzo di stop causa pandemia. Visto che era l’ultima corsa della stagione, in un’annata caratterizzata dalla continua corsa ai punti per la classifica UCI, il parterre dei corridori era molto ampio. Una delle squadre che è andata a correre in Malesia con grandi prospettive e portando a casa anche tre vittorie è l’Alpecin Deceuninck. Uno dei successi è stato firmato da Jakub Mareczko.

Jakub, una bella vittoria per chiudere bene la stagione… 

Sì, direi proprio di sì. Siamo venuti a questo Tour de Langkawi con una squadra molto competitiva. C’erano ragazzi come Bax che ha vinto la Coppa Agostoni davanti a Valverde, e Taminiaux che ha corso la Vuelta ed era in ottima condizione. 

Non è un caso che le altre due vittorie siano arrivate proprio da questi due atleti. 

Assolutamente, il nostro obiettivo, come quello di tante altre squadre, era di venire qui a raccogliere successi. Ci siamo riusciti nonostante ci fossero molte squadre attrezzate per fare bene, pronte a prendere gli ultimi punti rimasti per la classifica UCI. 

La Alpecin ha chiuso il 2022 con dei buoni risultati, qui la vittoria alla Coppa Agostoni di Bax
La Alpecin ha chiuso il 2022 con dei buoni risultati, qui la vittoria alla Coppa Agostoni di Bax
Una corsa a tappe di una settimana, così lontana dall’Europa era da un po’ che mancava.

Sono trasferte non semplici effettivamente. Noi siamo partiti 4 giorni prima, il 7 ottobre. Il viaggio è stato molto lungo: prima sono andato a Bruxelles, destinazione Amsterdam per viaggiare insieme a tutta la squadra. Poi aereo diretto per Singapore e come ultima tappa abbiamo raggiunto Kuala Lumpur. E’ stata una corsa lunga ed impegnativa, ma sono le ultime fatiche prima delle vacanze, quindi si stringono i denti e si portano a termine

Si è tratta della tua terza vittoria stagionale, anche se il calendario non è stato di altissimo livello.

Mah, devo dire che negli ultimi anni il livello si è alzato parecchio ovunque. Non ci sono più corse semplici. Io ho avuto la mia occasione di fare corse WorldTour al Giro e poi in Polonia, ma per un motivo o per l’altro non è andata bene. Al Giro arrivavo da una brutta caduta subita in Turchia ed ero fuori forma, mentre in Polonia tutta la squadra si è dovuta ritirare per Covid. Si è aggiunta anche una piccola dose di sfortuna.

Il primo anno con la Alpecin è andato molto bene: dal prossimo anno si sale nel WorldTour (foto Instagram/PhotoNews)
Il primo anno con la Alpecin è andato molto bene: dal prossimo anno si sale nel WorldTour (foto Instagram/PhotoNews)
Come ti sei trovato al tuo primo anno in Alpecin?

Mi sono trovato subito molto bene, anche a livello di comunicazione all’interno del team. Il preparatore abita in Italia e parla benissimo italiano ed anche il manager parla molto bene la nostra lingua. In più, come in tutte le squadre si parla quasi sempre in inglese.

A livello di allenamenti e di preparazione?

Siamo seguiti e monitorati costantemente. L’unico intoppo, ma non abbiamo ancora capito bene il motivo, lo abbiamo avuto dopo lo ZML Tour, a giugno. Avevo un periodo di pausa dalle corse e sono andato in altura a lavorare per 4 settimane, solo che una volta tornato non riuscivo ad essere performante come mi sarei aspettato. La condizione è migliorata solamente in queste ultime corse. 

La sua seconda gara WorldTour è stato il Polonia (qui con Ceszlaw Lang), chiuso anzitempo per la positività della squadra al Covid
La sua seconda gara WorldTour è stato il Polonia (qui con Ceszlaw Lang), chiuso anzitempo per la positività della squadra al Covid
L’anno prossimo il team passerà WorldTour, pensi cambierà qualcosa?

Non credo, la squadra era già invitata tramite wild card a tutte le competizioni. Quindi sinceramente non mi aspetto grandi differenze rispetto a quanto fatto quest’anno. A livello di calendario cambierà l’idea di approccio alle corse, ma non ne sono convinto. Perché anche qui in Malesia, con la promozione già acquisita, siamo venuti per vincere. 

Ora torni a casa e ci sarà riposo anche per te?

Ripartiamo da Kuala Lumpur domani sera (oggi per chi legge, ndr). La squadra ci ha già dato un programma. Faremo due settimane di stop completo e poi a inizio novembre si inizierà a pedalare. A dicembre faremo il primo ritiro.