Cavalli e Martinelli, come vi trovate con Training Peaks?

04.11.2021
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La globalizzazione del ciclismo passa anche dal perfezionismo e dalla cura di tanti aspetti. Cosa c’è dietro alle prestazioni dei corridori? Allenamento, certo, ma come viene sviluppato dall’atleta ed elaborato dai coach? La preparazione migliora grazie a certe applicazioni oppure queste ultime nascono perché lo richiede la preparazione stessa? Sembrano dubbi amletici, di sicuro alla base ci sono dei test, dei valori e tanta voglia di impegnarsi e fare fatica. Ed è così da una chiacchierata con Marta Cavalli e Davide Martinelli – incontrati a Cremona durante il Gran Premio Mamma e Papà Guerciotti di ciclocross – il discorso vira su Training Peaks. Ovvero una piattaforma utilizzata rispettivamente sia dalla 23enne della Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope, dal 28enne della Astana-Premiertech e tanti altri corridori sia dai preparatori per impostare al meglio gli allenamenti in funzione delle gare.

Innanzitutto, da quanto tempo usate questa applicazione?

CAVALLI: «Ho iniziato quest’anno, da quando sono andata in Francia a correre. La mia squadra la utilizzava già da un paio di annate. Onestamente prima non la conoscevo anche se ne avevo già sentito parlare». 

MARTINELLI: «Dal 2016, da quando sono passato professionista nella Quick Step. Ed anche in Astana lo usiamo. La metà delle formazioni ce l’ha».

L’interfaccia di Training Peaks viaggi anche su mobile: ecco la situazione di riposo di Davide proprio oggi
L’interfaccia di Training Peaks viaggi anche su mobile: ecco la situazione di riposo di Davide proprio oggi
Ce ne parlate? Come funziona?

CAVALLI: «E’ una piattaforma in cui vengono caricati, come base, tutti i nostri dati e i valori espressi dai test. Successivamente ci carichiamo dentro tutti i dati degli allenamenti. Dopo di che, in base a tutti questi elementi, viene fatta la tabella di allenamento. Ma attenzione, non è mica un programma che elabora tutto magicamente. Manca la componente più importante».

MARTINELLI: «Su Training Peaks si possono caricare anche tutti gli allenamenti salvati in passato anche se, ad esempio, un corridore non lo utlizzava. Si può veramente creare un database, trovare tutto quanto. Si può vedere e capire, prendendo un periodo a caso, se in quel momento il corridore era in forma o meno. E’ eccezionale».

Marta, dicevi che manca una componente. Quella umana, giusto?

CAVALLI: «Esatto, quella del preparatore atletico per essere precisi. E’ lui che, incrociando i dati e considerando il calendario delle gare, compone le tabelle di allenamento. Ovviamente ci vuole un coach che conosca bene la piattaforma, però vedo che ormai tutti la sanno usare». 

MARTINELLI: «Concordo con Marta. Il ruolo del preparatore è chiaramente fondamentale per fare tutto. Ad esempio lavoro da tempo con Mazzoleni (il coach della Astana, ndr), c’è fiducia reciproca e talvolta modifico leggermente io la mia tabella in base a certe situazioni. Questo forse succede con corridori un po’ più esperti e che hanno un rapporto più profondo con i propri allenatori».

In sostanza cosa produce Training Peaks?

CAVALLI: «E’ uno strumento che ottimizza gli allenamenti e i vari periodi di lavoro. Da quelli di carico a quelli di scarico e recupero. Oppure ti evita l’overtraining. C’è un range entro il quale restare per sapere di essere in condizione. Più ci sono bilanciamento ed equilibrio, più sei vicino al picco di forma. Addirittura è possibile avere una stima di come andrai o come starai il giorno della gara. Però bisogna assolutamente dire che non è una piattaforma infallibile».

MARTINELLI: «In pratica lì dentro abbiamo tutte le nostre tabelle. Nel periodo di fondo, in preparazione alle corse, abbiamo il programma di lavoro dei prossimi 15/20 giorni. Mentre durante il periodo delle gare è limitato al massimo alla settimana perché subentrano altre variabile di cui tenere conto. Anche se molto precisa, qualcosa non viene sempre calcolato».

Sulla piattaforma vengono caricate le prestazioni in allenamento per impostare meglio la gara. Qui Cavalli al Giro d’Italia Donne
Sulla piattaforma vengono caricate le prestazioni in allenamento per impostare meglio la gara. Qui Cavalli al Giro d’Italia Donne
Perchè dite che non è infallibile?

CAVALLI: «Beh, non tiene conto delle sensazioni che abbiamo in gara o in allenamento. I dati di Training Peaks sono un ottimo riferimento su cui basare il proprio lavoro, ma alla fine i valori devono essere associati alle nostre sensazioni. Ad esempio quando i miei dati indicano che potrei essere stanca, io solitamente in gara vado bene e poi ancora meglio in quella successiva, specie se ravvicinata. E’ come se avessi bisogno di sbloccare il mio motore, in Francia lo chiamamo “déblocage”. Dobbiamo sì tenere sotto controllo i valori, ma anche ascoltare noi stessi».

MARTINELLI: «Le sensazioni sono quello che devi riferire al tuo preparatore, perché la piattaforma non può capirle o calcolarle. E torniamo al discorso che facevo del rapporto di fiducia che si ha con lui».

E come vi trovate? Si può rischiare di diventarne troppo dipendenti?

CAVALLI: «Mi trovo bene. E’ semplice da usare e non è condizionante negli allenamenti. Anzi, so cosa mi dice il mio corpo e col passare del tempo prendo sempre più le misure a questo modo di allenarsi. Certo, va detto che il ciclismo adesso è sempre più performante, già dalle prime gare sono tutti in formissima e quindi queste metodologie sono all’ordine del giorno.

MARTINELLI: «Benissimo, è uno strumento utile per preparare le gare che hai già fatto in passato, andando a ripescare nel famoso database i valori che avevi in quel periodo. A quel punto puoi ripeterli o modificare in modo o l’altro. Vi dirò che ormai i preparatori preferiscono vedere una ventina di allenamenti caricati, piuttosto che fare il classico test alla soglia che si fa solitamente. Sono più veritieri».

Training Peaks non riesce a leggere nelle sensazioni: per quelle si parla con il preparatore (foto Instagram)
Training Peaks non leggere le sensazioni: per quelle si parla con il preparatore (foto Instagram)
Marta quest’anno sei cresciuta ancora e sei stata tra le più costanti in termini di risultati.  Visto che utilizzi Training Peaks da un anno, quanto e in cosa ti ha cambiato?

CAVALLI: «Mi ha cambiato tanto, soprattutto in termini di gestione dello sforzo o dei periodi di carico e recupero. Ora che so meglio come mi devo allenare, devo curare qualche dettaglio per completare il mio processo di crescita. Ad esempio nel 2022 mi aiuterà a ritrovare un po’ di esplosività».

Davide tu invece che usi Training Peaks da tanto tempo che differenze hai trovato dal primo anno ad oggi?

MARTINELLI: «Direi che negli ultimi anni guardo di più tre aspetti. Le ore settimanali di allenamento. Poi il TSS (training stress score, ndr), ovvero il carico e l’intensità delle ore di allenamento. Chiaramente un’ora tranquilla non è uguale ad un’ora a tutta. E infatti per questo c’è un ulteriore range, che va da 30 a 100, per parametrare l’intensità di queste ore di allenamento. Infine il terzo aspetto è legato alla critical power, che per me è la chiave di tutto. Ossia vedere che wattaggio puoi tenere su determinati periodi di tempo. Da quello puoi capire se sei performante o meno. Ormai il ciclismo viene calcolato tutto in minuti. Una salita non è più di tot chilometri ma di tot minuti. E su quel tempo devi calcolare la tua prestazione in base ai watt. Il watt non mente mai». 

Ethic Sport Energy, la giusta ricarica in allenamento

18.10.2021
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Ethic Sport affianca i ciclisti nella loro continua cura dell’alimentazione durante l’attività fisica. Come ben sappiamo alimentarsi durante la gara o l’allenamento è fondamentale per non ritrovarsi con il serbatoio scarico nel finale. Ethic Sport con la sua barretta Energy ha trovato il giusto mix per garantire ai corridori il nutrimento di cui hanno bisogno.

Energia duratura e prolungata nel tempo

Le barrette Energy, grazie al loro mix di: pasta di mandorle, rice crispies, fiocchi d’avena e frutta disidratata offrono un rilascio rapido ed allo stesso tempo graduale di energia. Gli aspetti “secondari” ma da non sottovalutare sono due: alta digeribilità ed il mantenimento della consistenza anche in condizioni climatiche estreme. Inoltre è gluten free.

In un mondo, quello dell’alimentazione nel ciclismo, che si evolve in fretta abbiamo imparato quanto sia importante il giusto apporto di calorie. Con la barretta Energy di Ethic Sport andate sul sicuro, l’apporto energetico è di 138 chilocalorie per barretta.

Ethic Sport offre moltissimi prodotti, tutti adatti alle esigenze di ogni ciclista
Ethic Sport offre moltissimi prodotti, tutti adatti alle esigenze di ogni ciclista

Due nuovi gusti

Oltre ai già conosciuti mela-pompelmo e pesca-albicocca si aggiungono due nuovi gusti: ananas-cocco e pera-cioccolato. Due nuovi sapori per venire incontro alle esigenze agli atleti che oltre all’apporto energetico vogliono anche un prodotto gustoso.

Le modalità di assunzione del prodotto sono differenti, grazie al rilascio graduale di energia la barretta Energy può essere assunta anche tra i 90 ed i 60 minuti prima dell’uscita. Durante la gara o l’allenamento è consigliato assumerla ogni ora e mezza o due ore con una sorsata d’acqua.

La confezione da 25 barrette, dal peso di 35 grammi l’una è in vendita a 55€.

Ethic Sport

Quanto lavora uno junior francese? Sentiamo Lenny Martinez

16.09.2021
6 min
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Un po’ leggenda e un po’ di verità. Sui francesi che in meno di dieci giorni si sono presi il Giro della Lunigiana e due posti sul podio dei campionati europei si snocciolano teorie e suggestioni. Sul numero di corse che fanno ogni anno. Sull’attività con le continental di riferimento. Sul fatto che i nostri juniores saranno pure spremuti, ma anche i cugini d’oltralpe davvero non scherzano. Così, approfittando dell’ottimo rapporto costruito proprio al Lunigiana, abbiamo chiesto a Lenny Martinez (che lo ha vinto) di raccontarci la sua settimana di allenamento. Pur davanti al figlio di un campione olimpico, la sensazione è di trovarci davanti a qualche anomalia rispetto ai nostri standard, ma per ora teniamo i commenti per noi riservandoci nei prossimi giorni di approfondire il discorso. A voi le sue risposte.

Lenny Martinez è nato nel 2003, è uno junior di secondo anno, è alto 1,67 e pesa 52 chili. Nel 2022 correrà con la Groupama Fdj Continental in cui corre anche l’italiano Lorenzo Germani, vittima di una caduta pochi giorni fa e costretto a finire la stagione anzitempo.

Ultima corsa di rifinitura (con vittoria) sulle Alpi prima del Lunigiana (foto Instagram)
Ultima corsa di rifinitura (con vittoria) sulle Alpi prima del Lunigiana (foto Instagram)
Per quante ore ti alleni ogni settimana?

A settimana faccio tra le 12 e le 15 ore in media nell’arco di un anno. A volte faccio belle settimane da 18 ore (grandi blocchi di allenamento) e altre da 8 (blocco di recupero) che permette di non essere monotoni. Pedalare mi piace.

Con chi ti alleni di solito?

Lavoro con il mio agente Dries Smith (direzione sportiva della squadra) e ovviamente collaboro con la Groupama Fdj Continental, soprattutto dal prossimo anno.

Ti alleni con strumenti elettronici oppure seguendo le sensazioni?

Mi piace guardare il misuratore di potenza per essere davvero preciso in tutto quello che faccio. Le intensità, le uscite di resistenza, i tempi nella zona di allenamento, questo è davvero interessante. Però da quasi tre mesi il mio sensore ha smesso di funzionare così mi alleno a sensazione e con il cardiofrequenzimetro, che non è male anche per lo sviluppo di noi giovani per imparare a conoscersi.

Segui delle tabelle di lavoro?

Il mio allenatore mi manda le mie settimane di allenamento. Spesso è molto dettagliato durante le settimane di lavoro di costruzione, ma quando faccio tante gare di fila, mi dice solo di recuperare bene, di seguire le sensazioni. Se sto bene, posso pedalare senza problemi, altrimenti mi riposo. Ho anche molte settimane libere, oppure posso andare in mountain bike o ciclocross a fine stagione per esempio. Normalmente non faccio volumi enormi di allenamento ad alta intensità, preferiamo stare tranquilli. Lavoro più sulla resistenza per gli anni a venire.

Martinez e Brieuc, secondo e primo nella tappa inaugurale di La Spezia al Lunigiana: i francesi volano
Martinez e Brieuc, secondo e primo nella tappa inaugurale di La Spezia al Lunigiana: i francesi volano
Ti piace fare lavori specifici?

Sì, è un tipo di allenamento che mi piace molto, soprattutto con il misuratore di potenza e in salita. Li preferisco a una monotona uscita di diverse ore.

Ci sono dei lavori specifici che preferisci?

Mi piace molto lavorare in salita, perché sento di andare molto veloce. Mi piace molto il Sweet Spot (modo con cui definisce le ripetute all’80-94 per cento della soglia, ndr) anche se non lo faccio più. L’ho fatto l’anno scorso quando mi allenavo da solo. Dà una buona sensazione, sento che si fanno le salite molto velocemente anche non spingendo a fondo. Durante certi esercizi, mi immagino con i professionisti sui grandi Giri, nello sforzo, tirando per il mio leader e con la mia musica preferita nelle orecchie! E poi…

Cosa?

Mi piace anche il lavoro alla massima potenza aerobica, perché è abbastanza breve. Ad esempio dei 30/30 in salita. di solito faccio per due volte 6×30” a 400-440 watt e 30” a 200-250 watt, in una uscita di 2 ore in montagna.

Ci sono dei lavori specifici che non ti piacciono o trovi troppo pesanti?

Tutti i lavori specifici sono buoni da fare, perché anche se sono duri e non mi piacciono, mi faranno bene il giorno della gara. Ma direi forse il lavoro lattacido, gli sprint lunghi di 30” ad esempio, che faccio 2 o 3 volte nell’anno prima dei miei grandi obiettivi. Così come tutti gli sforzi “a tutta”, che non faccio ancora, ma che sono anche molto duri perché si cerca sempre di andare oltre nel dolore.

Mandi ogni giorno i dati al tuo allenatore?

Sì! Con la Groupama Fdj Continental abbiamo una piattaforma dove carichiamo le nostre uscite di allenamento, così gli allenatori della squadra possono fare le loro osservazioni e analizzare la sessione o la gara.

A crono va forte: malgrado il peso piuma, Lenny è stato terzo ai campionati nazionali (foto Instagram)
A crono va forte: malgrado il peso piuma, Lenny è stato terzo ai campionati nazionali (foto Instagram)
Puoi descriverci la settimana tipo fra due domeniche di corsa?

Lunedì un’ora di recupero, preferisco pedalare un po’ che stare tutto il giorno a riposo. Ho un solo riposo a settimana, che viene di martedì. Mercoledì 2 ore lavorando sulla resistenza.

Giovedì?

Giovedì 4 ore lavorando sul fondo, più tre volte 3×10′ al medio in posizione aerodinamica a 100 rpm. Venerdì invece un’ora e mezza di recupero. E sabato un massimo di due ore che chiamiamo sbloccaggio (di solito 10-15 minuti di riscaldamento, poi 3 serie di 2 sprint di 15″ in salita con 1′ di recupero tra ogni sprint e 4′ tra ogni serie. Poi recupero per almeno 10′, ndr).

Qual è stata la distanza più lunga in allenamento e in gara?

La mia distanza più lunga in allenamento è stata di 170 chilometri, mentre in corsa di 177.

Fai molta attenzione all’alimentazione?

Dal punto di vista nutrizionale mangio con gusto, mi dico che poi starò più attento tra i professionisti. Mangio tanto, ma cibi di qualità. Non mangio patatine, bibite, biscotti, perché non servono davvero a niente e neanche ne sono goloso. Abbiamo esempi di pasti equilibrati forniti dalla Groupama Fdj Continental, quindi mi ispiro a questi. Aggiungo solo alcune torte fatte da mia nonna per il piacere di mangiare.

Fine di uno stage con la nazionale, prima del Tour de Valromey in cui Lenny vincerà una tappa (foto Instagram)
Fine di uno stage con la nazionale, prima del Tour de Valromey in cui Lenny vincerà una tappa (foto Instagram)
In che modo ti dividi fra la Fdj e la tua squadra di club?

Per il momento non corro con la Groupama Fdj Continental, quindi faccio gare con la nazionale francese, con la rappresentativa regionale e anche con il mio club.

Nelle gare internazionali, gli juniores hanno il rapporto limitato (di solito il 52×14), è vero che nelle altre corse in Francia non avete limitazioni?

Vero, nelle gare UCI usiamo il 52×14, mentre nelle gare regionali in Francia e a livello nazionale abbiamo scelta di rapporti illimitata, quindi io sulla mia bici ho il 52×11. In allenamento il 52×14 non mi dà fastidio, mentre uso in 55×11 sulla mia bici crono perché il 14 non mi basta durante gli allenamenti.

Di solito rientri sfinito dopo gli allenamenti?

Dopo un’uscita di resistenza di 4-5 ore al massimo, è possibile che rientro sfinito, perché attingiamo davvero alle nostre riserve di carboidrati. Mentre quando si fanno i lavori specifici non spendo troppo, perché non faccio ancora esercizi molto molto duri in allenamento e l’uscita è di circa 2 ore.

Quanti giorni di corsa avrai fatto alla fine del 2021?

Nel 2021 chiuderò con circa 35 gare su strada (contando anche le tappe delle corse a tappe) e con il ciclocross arriverò a 45.

Nel 2019, alla vigilia del passaggio fra gli juniores, Lenny Martinez era già un soggetto di interesse nazionale (foto Instagram)
Nel 2019, alla vigilia del passaggio fra gli juniores, Lenny Martinez era già un soggetto di interesse nazionale (foto Instagram)
Per quanto tempo starai fermo prima di iniziare con il cross?

Mi prenderò una piccola pausa a fine stagione, poi riprenderò tranquillamente con un po’ di ciclocross per prepararmi alla stagione su strada. Penso che farò una decina di quest’inverno, forse uno a settimana se possibile oppure uno ogni due settimane. Non lo so ancora, perché non abbiamo ancora fatto il mio programma per il prossimo anno.

La settimana tipo di un giovane. Sentiamo Garofoli…

25.07.2021
6 min
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Tre tipologie di allenamento, una dieta equilibrata nella quale l’olio d’oliva resta centrale e la palestra ogni quattro giorni: andiamo a scoprire la settimana tipo di Gianmarco Garofoli. Di solito lo facciamo con i pro’ più esperti, ma trovavamo curioso vedere come si gestisce anche un under 23. Tra l’altro un U23 di primo anno e molto giovane, visto che il marchigiano della Dsm Development deve ancora compiere 19 anni.

Gianmarco Garofoli, 19 anni da compiere ad ottobre
Gianmarco Garofoli, 19 anni da compiere ad ottobre: nella sua dieta non manca mai l’olio d’oliva

Gianmarco a tavola

La prima domanda: tu vivi anche in Olanda con il team?

Quest’inverno è stato così, ma da diversi mesi sono a casa.

Partiamo dalla sveglia: a che ora ti alzi?

Di solito verso le 7,30, le 8 al massimo. Mi sveglio da solo, senza sveglia. Sono abbastanza puntuale. Alla fine mi porto dietro il ritmo della scuola. Ho studiato da geometra e ho finito giusto questa estate. Mi sono presentato alla maturità due giorni dopo la fine del Giro under.

Colazione: cosa mangi?

Ho tre tipi di colazione, ma di base già posso dirvi che preferisco quella con il salato. La prima: pane tostato, olio d’oliva, rigorosamente marchigiano, e una fonte proteica che può essere un uovo, fesa di tacchino o affettato. La seconda: latte di riso, cereali e fette biscottate con nocciolata Novi. La terza: gallette di riso con ricotta o nocciolata. Poi a sensazione a tutte queste tipologie posso aggiungere un succo o una spremuta.

E il caffè?

Mai – -dice senza indugio Garofoli – preferisco non prenderlo e tenermi per buono l’effetto della caffeina per la gara. Mi capiterà, forse, una volta al mese di prenderlo durante l’arco della giornata.

In squadra ti hanno dato una dieta? Si sentono le influenze tedesco-olandesi?

Loro mi hanno dato le percentuali dei macronutrienti (proteine, carboidrati, grassi, ndr) poi io mio sono gestito con i cibi italiani. Vedevo che la nutrizionista non metteva l’olio. Tra me e me dicevo: qui c’è qualcosa che non va! L’olio d’oliva è il mio principale nutriente.

Dopo quanto esci in allenamento?

Un’oretta dopo aver fatto colazione, magari in piena estate anche un po’ prima. In generale parto sempre abbastanza presto. A pranzo voglio essere a casa e non voglio che poi mi saltino tutti gli orari.

La Nocciolata: a volte è presente nella sua colazione
La Nocciolata: a volte è presente nella sua colazione
E a pranzo, appunto, cosa mangi?

O riso o pasta. Durante il periodo invernale in settimana alterno anche pasta integrale, di farro, di ceci, vari tipi di riso… Mentre nel pieno della stagione riso e pasta normale perché non vado molto d’accordo con le troppe fibre: mi gonfiano un po’. Alla pasta (o in bianco o al pomodoro) associo sempre una proteina. A rotazione: carne bianca, rossa, uova, pesce, tonno (a volte lo metto direttamente nella pasta)… il tutto condito con l’olio. Poco pane. Se lo prendo è perché ho mangiato poca pasta o poco riso.

A cena?

Di nuovo un pasto completo: mi i piace che sia così. Quindi i soliti riso o pasta o anche patate. E una proteina diversa da quella presa a pranzo.

Hai delle quantità stabilite?

Sì, le quantità variano in base all’allenamento. Se ho fatto recupero sono 120 grammi di pasta. Se ho fatto una seduta intensa 180 grammi. Se ho fatto un lungo i grammi di pasta arrivano anche a 250. Metto sempre una fonte proteica, ma dopo il lungo anche una di grassi che può essere un avocado o un po’ di Parmigiano. E poi una serata a settimana, sempre, vado a cena fuori con la mia ragazza Chiara. Non sono tanto per la pizza e quindi prendo una bella “bisteccona”, ne ho mangiata anche una da un chilo e mezzo, o un bel primo a base di pesce seguito da un pesce arrosto.

Sei goloso?

Sì, infatti ho un “problema” con la Nutella – scherza Garofoli – devo starci attento. Da bambino non mangiavo quasi nulla, né a pranzo, né a cena. Mi dicevano: ma questo bambino “campa d’aria”. Altroché, campavo con le meole (dolce marchigiano, ndr) che faceva nonna e le riempivo di Nutella. Per questo prima ho detto che a colazione la Nocciolata: ha un po’ meno zuccheri e un altro sapore!

Garofoli ama stare in solitudine. «Mi trovo molto bene da solo», ha detto il marchigiano (foto Team Dsm)
Garofoli ama stare in solitudine. «Mi trovo molto bene da solo», ha detto il marchigiano (foto Team Dsm)

Gianmarco in sella

Garofoli è giovane, ma sa già bene come regolarsi. Lo notammo sia al Giro che al Valle d’Aosta. La nuova generazione è molto informata. In più l’appartenere ad una squadra straniera, tra l’altro così importante, gli ha dato nuove influenze e chiarito ancora di più le idee.

Vista la parte alimentare, passiamo ad analizzare la sua settimana di allenamento.

Gianmarco, vediamo adesso la tua “settimana tipo” in bici…

La squadra ci ha abituato a non ragionare con il classico schema della gara alla domenica. E questo vale soprattutto per me che corro poco. I miei allenamenti sono cadenzati da triplette e un recupero. Viene inserita una doppietta se bisogna far combaciare il recupero con una gara.

E come sono strutturate queste triplette?

Il primo giorno faccio intensità, il secondo della velocizzazione, il terzo la distanza. Quindi la seduta di scarico. E ricomincia la mia “settimana” da quattro giorni.

Partiamo dall’intensità…

Sono 4 ore, massimo 5 in cui inserisco varie tipologie di lavoro: 40”-20”; 30”30”; 10′ di medio, 2′ a tutta… Lavori specifici che variano sia in base allo stato di forma che alla distanza dalla gara, anche se poi a me il giorno prima della gara piace spingere. Se non sento un filo di stanchezza poi in corsa vado piano.

Il secondo giorno: la velocizzazione…

Faccio 3-4 ore e inserisco lavori di agilizzazione. Si tende a fare più pianura. Magari inserisco del dietro motore non forte o lavori ad alte cadenze. Non faccio moltissimo anche perché poi il pomeriggio vado in palestra: ogni quattro giorni, sempre. E faccio pesi, non corpo libero. Tra riscaldamento e defaticamento ci sto un’oretta. Faccio stacchi e alzate con 60 chili, che è più o meno i mio peso e squat bulgaro (cioè su una gamba sola) con 24 chili.

Infine la distanza…

Sono 5 ore, ma quest’anno sono arrivato anche a 6. Vado via regolare e sempre a ritmi abbastanza bassi. Al massimo arrivo al medio: quindi è vero fondo lungo. In questa seduta non faccio mai un dislivello inferiore ai 2.500 metri.

Riesci a tenere buone medie?

Per esempio quando ero in ritiro sulle Dolomiti, con dislivelli anche 3.500 metri tornavo in hotel con 26-27 di media, a casa, dove il dislivello è inferiore, faccio anche 32 di media.

La festa dei suoi 18 anni: con la fidanzata e il cane Nadine
La festa dei suoi 18 anni: con la fidanzata e il cane Nadine
E il recupero?

Nel giorno di riposo di solito faccio un’ora, un’ora e mezza. Di rado capita che faccio riposo totale. Se capita è il giorno dopo la gara, ma non sempre.

La “sosta Coca-Cola” la fai o tiri via a testa bassa?

Non sono un super amante della Coca Cola, preferisco e di molto il thè al limone. Lo prendo magari mentre faccio la distanza o come premio quando torno a casa. Infatti in frigo c’è sempre.

E nel pomeriggio cosa fai?

Quando sono a casa nei giorni della settimana passo molto tempo con la mia ragazza: magari andiamo a fare una passeggiata al mare, se è brutto andiamo a fare shopping e poi abbiamo un cane che ci porta via molto tempo. Si chiama Nadine e ormai pesa 40 chili! Portiamo a spasso lei. Inoltre abbiamo preso un husky che ha fatto cinque cuccioli. Sono molto impegnativi, ma devo dire che fa molto di più Chiara. Io mi limito a fare le foto!

Pirelli serie P Zero: ecco i Road da allenamento

10.04.2021
2 min
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Pirelli arricchisce la sua gamma con il nuovo P ZERO Road. Un pneumatico completo e versatile per andare incontro ai corridori che in allenamento cercano il giusto equilibrio tra scorrevolezza e affidabilità. Vi avevamo presentato il P ZERO Race, la versione per correre. Oggi ci concentriamo sul lavoro a casa.

Punti in comune

Come per il modello Race, il prodotto Road è progettato con mescola EVO Compound e carcassa TechBelt. Questo mix di elementi garantisce un’elevata protezione alla foratura e al tempo stesso permette la giusta scorrevolezza che il corridore esige nella sua attività. L’azienda italiana nella stagione 2021 vanta la collaborazione con alcune squadre di maggiore rilievo nella categoria WorldTour, ovvero: Team Bike Exchange, Trek Segafredo e AG2R Citroen.

Ruote da allenamento, con tutti i criteri di quelle da gara
Ruote da allenamento, con tutti i criteri di quelle da gara

Tecnologia avanzata

Quali sono le particolarità della mescola EVO Compound? Questa speciale formulazione garantisce un eccellente grip e una bassa resistenza al rotolamento. Grazie al suo alto contenuto tecnologico il pneumatico P ZERO Road offre l’equilibrio ideale tra chilometraggio e prestazioni:è veloce e dura a lungo! La carcassa TechBelt vanta la presenza di uno strato aggiuntivo di tessuto sottostante alla mescola che a sua volta offre la protezione essenziale alla foratura.

L’intaglio a fulmine rende il battistrada molto versatile in ogni condizione
L’intaglio a fulmine rende il battistrada molto versatile in ogni condizione

Utilizzo e caratteristiche

P ZERO Road è adatto ad ogni periodo dell’anno, grazie al battistrada con intaglio a fulmine che permette un impiego versatile. Per utilizzarlo nelle giornate bagnate basterà diminuire leggermente di 0.3 bar la pressione su entrambe le ruote. Le sezioni disponibili sono da 24-26-28 millimetri, con un peso che oscilla da i 215 ai 255 grammi.

www.velo.pirelli.com

I picchi del cross (che fanno bene anche allo stradista)

30.01.2021
5 min
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In allenamento sia esso per il calcio, il ciclismo o lo sci… si tende a riprodurre e in alcuni casi ed estremizzare il gesto tecnico-atletico a cui si è chiamati. Tra le discipline del ciclismo, il ciclocross è forse quella che più è fedele a questa regola. Chi prepara una Sanremo farà 300 chilometri una volta o due, forse, ma chi punta al cross non solo spesso farà quell’ora a tutta, ma nel mezzo tenderà a riprodurre fedelmente i famosi picchi di potenza che dovrà ad esprimere.

Partendo da un file Strava di Lorenzo Masciarelli, con l’aiuto di Michele Bartoli (ora preparatore) abbiamo cercato di capire non tanto come si allena un crossista, ma cosa succede quando fa dei picchi. E Lorenzo, seppur giovane, 17 anni, ne ha di esperienza con il cross. Figlio di Simone (il maggiore dei tre fratelli) e nipote di Palmiro, un paio di anni fa si è trasferito in Belgio, proprio per dedicarsi corpo ed anima al ciclocross.

L’esploso dell’allenamento di Masciarelli. In azzurro la curva della potenza e i suoi picchi
L’allenamento di Lorenzo Masciarelli. In azzurro i picchi di potenza

I picchi massimali

Dal file si evince come Lorenzo abbia fatto una mezz’oretta iniziale di riscaldamento e più o meno intorno ai 14 chilometri abbia iniziato a fare sul serio. In particolare è molto intensa la prima parte del lavoro. Ci sono 15 picchi, della durata di 10″-15” nei quali Masciarelli arriva anche oltre 1.300 watt. Un tipico lavoro intermittente. La “curva” della potenza tende poi a stabilizzarsi. Infine segue un’altra mezz’ora di scioltezza.

«Ad un primo sguardo – dice Bartoli – sembra più un allenamento per stradisti, quasi di un velocista che deve fare forza dinamica. Nel cross non si riproduce lo sforzo vero e proprio della corsa, ma si lavora sulla qualità che più serve, cioè i massimali. Quindi variazioni e lavori lattacidi, come ha fatto Masciarelli. Devi infatti saper convivere con l’acido lattico.

«Chiaramente a volte si fa anche la distanza, quella serve sempre, tanto più se il crossista è anche uno stradista. E’ la base delle preparazioni. I lavori massimali e specifici vanno bene anche per la strada e quando ne hai fatti due a settimana sono sufficienti».

Dorigoni
Lorenzo Masciarelli vive in Belgio e corre nella Pauwels Sauzen
Lorenzo vive in Belgio e corre nella Pauwels Sauzen

Come in una crono

«Il ciclocross – continua Bartoli – è quasi come fosse una cronometro, oggi più di ieri. Una volta infatti se i percorsi erano veloci si inserivano dei tratti a piedi proprio per rallentarli, oggi invece se sono veloci… tanto meglio. Di conseguenza l’allenamento diventa ancora più simile a quello della strada. Un’ora di sforzo massimale o quasi, che è quello che appunto accade in una crono.

«In quelle accelerazioni Masciarelli è stato al massimo per 15” con dei recuperi “ampi” (oltre il minuto, ndr), stava quindi cercando la “prestazione” e non stava simulando la gara. A mio avviso un allenamento ideale per la simulazione è quello di fare dei periodi di 10′-15′ in cui si spinge forte, si rilancia, si riparte da fermi… ».

L’importanza del recupero

Nell’interval training, che è forse l’allenamento simbolo del cross, è importantissimo il tempo di recupero tra una fase intensa e l’altra. Se bisogna abituarsi all’acido lattico questo deve essere inferiore alla durata della fase intensa, se invece si cerca la prestazione il recupero si allunga.

«Un velocista – spiega il toscano – che cerca di fare un grande sprint in allenamento deve essere il più fresco possibile o farlo con una piccola dose di acido lattico per riprodurre quel che avviene nei finali di corsa. Ma nei famosi 40″-20”, in quei venti, secondi si abitua il fisico a recuperare in breve tempo all’acido lattico. E questo nel cross succede spesso.

«Io lo dico ai miei ragazzi dell’Accademy, bisogna sempre gestirsi, anche in una disciplina da fare “a tutta” come il ciclocross. Nei primi 15′ di gara bisognerebbe stare un po’ sotto i propri valori, che poi non è altro quel che si fa in una crono. Se in una gara contro il tempo si deve viaggiare a 400 watt, nelle fasi iniziali meglio attestarsi sui 380 watt che sui 410. Perché altrimenti si crea quel dispendio elevato che nel finale si paga con gli interessi. Se parti a 380 watt, magari finisci a 420-430, ma se parti a 410 finisci a 360. Nelle fasi iniziali si consuma sempre di più. Lo stesso vale per il cross, certo se c’è da tenere un gruppetto in percorso veloce si tiene duro, ma nel limite delle possibilità bisogna gestirsi».

Mathieu Van der Poel, Soudal Scheldecross 2020
Van der Poel, esprime sempre grandi watt, ma in corsa il valore aumenta ulteriormente
Mathieu Van der Poel, Soudal Scheldecross 2020
La potenza di VdP in corsa, eccolo a “caccia” di un avversario

Strada e cross, stessi watt

Dicevamo: due allenamenti specifici a settimana, molta intensità. Questa formula va bene sia per la strada che per il cross.

«I 1.300 watt di Masciarelli o i 1.500 di Van der Poel sono gli stessi che toccano su strada, solo che nel cross sono costretti a farli 20 volte e su strada una o due. E’ per quello che certe attitudini del cross vanno bene anche su strada, è per quello che Van Aert e Van der Poel spesso fanno molti attacchi su strada ed è per quello che ho deciso di creare l’Accademy. Credo molto a questa cosa: sono utili per formare l’atleta. 

«I 40″-20″ in allenamento li fai e cerchi di eseguirli al meglio, ma non hai coinvolgimento emotivo. Segui i tuoi valori, nel cross li fai in modo naturale, ma con lo stimolo dell’avversario».

daibike

Daibike, una start up in “rosa”

30.12.2020
2 min
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Daibike nasce da un’idea, anzi un’intuizione di Angela Giacomini, un passato nell’atletica con un titolo di campionessa regionale nei 110 ostacoli, oggi mamma di tre splendidi bambini.

Un training completo

E’ lei a raccontarci la nascita di Daibike avvenuta in piena fase Covid.

«Volevo trovare il modo di sfogare lo stress accumulato durante la giornata – spiega – e mantenermi in forma. Mio marito si allenava con la bici sui rulli liberi, allora ho provato anch’io! Mi rendevo conto di quanto i rulli liberi, oltre a mantenere alto il mio stato aerobico, allenassero l’equilibrio e mettessero in condizione d’eccellenza il mio core. Un allenamento perfetto, full body. Unica pecca: la difficoltà di restare in sella».
Tra una pedalata, una riflessione e vari schizzi per raccogliere i propri pensieri è nato Daibike, un sistema finalizzato a mettere in sicurezza il soggetto che sta pedalando e allo stesso tempo permettergli di svolgere una serie di esercizi complementari per il corpo.

System è una piattaforma composta da tre elementi
System è una piattaforma composta da tre elementi

Una piattaforma aperta

Nasce così System, una piattaforma aperta per integrare qualsiasi tipo di rullo. Gli elementi che la compongono sono i seguenti:

Smart Mirror: uno specchio dal design fluido e all’avanguardia con una potente smart TV integrata che consente di trasmettere le sessioni di allenamento o di poter godere delle proprie serie TV preferite mentre ci si allena.

Lo Smart Mirror integra una potente smart TV
Lo Smart Mirror integra una potente smart TV per vedere le sessioni di allenamento

Aura Boards: una piattaforma con protezioni laterali imbottite al fine di assicurare una facile partenza e soprattutto una sicura protezione durante l’allenamento. Realizzato con robusti telai in ferro con morbidi cuscini, il board, disponibile in 4 colori, stabilizza il ciclista quando necessario. Il fondo della tavola è rivestito con un tappetino ideale per l’allenamento complementare di rafforzamento del corpo.

Infinito Roller: l’unico dispositivo da ciclismo che offre un allenamento completo del corpo. Allena le gambe, migliora l’equilibrio e rafforza il fisico. Consente di pedalare sulla bici come se si fosse su strada.

daibike.com

Francesco Chicchi

Ehi Chicchi, come si allena un velocista in salita?

28.11.2020
4 min
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Salita e velocista, dicotomia più che binomio. Da sempre le ruote veloci del gruppo fanno molta fatica quando la strada sale. La loro conformazione fisica non li aiuta di certo: più muscoli, più peso, più esplosività e meno resistenza e, se vogliamo, anche meno attitudine mentale a questo a sforzo. Uno dei velocisti che più incarna questo prospetto è (è stato) Francesco Chicchi, iridato U23 nel 2002 a Zolder e professionista per ben 14 stagioni, dalla Fassa Bortolo (2003) all’Androni Giocattoli (2016), oggi ds in forza al Team New Speedy Bike Casano.

Velocista puro addio

E il problema si va ad acuire. Oggi infatti anche nelle tappe altimetricamente più facili ci sono non meno di 1.500-2.000 metri di dislivello. Simone Consonni vinse un campionato italiano U23 che non era affatto facile. C’era una salita da ripetere molte volte. Non era lunga ma era dura. E infatti non si arrivò con una volata di gruppo. Eppure oggi Simone è considerato un velocista.

Consonni e Viviani a tutta sulle salite del Tour
Consonni a tutta sulle salite del Tour

«Vero – commenta Chicchi – basta pensare alla vittoria dell’italiano di Nizzolo quest’anno o a quella di Viviani qualche anno fa, quando arrivò in gruppo con Visconti e Pozzovivo. Pozzovivo, scalatore.

«Il velocista moderno deve essere in grado di scollinare con gruppi anche di 50-60 corridori, altrimenti rischia grosso o non arriva nel finale con la giusta forza. Oggi sprinter come me o Napolitano farebbero tanta, ma proprio tanta fatica. Credo che il velocista puro andrà a scomparire».

Salite a tutta

Ma cos’è che rende il velocista puro o meno? Contano anche gli allenamenti? Lavorare più in salita va a modificare le peculiarità dello sprinter?

«Un ragionamento che ci sta. Lavorare in salita fa perdere quel chilo o due, anche di muscolo, che ti fa fare lo sprint a 71 all’ora anziché a 72. Senza contare che lavorare per la salita ti fa perdere esplosività. La salita per il velocista è come l’aglio per i vampiri! Anche in allenamento…

«I lavori sono più o meno gli stessi per tutti: scalatori, passisti, sprinter. Si va dalle SFR ai 40”-20”, ma il velocista deve pensare che in salita è costretto ad andare sempre “a tutta”, perché il piano dello scalatore è il forte del velocista. Per questo se deve fare 10 ripetute ci sta che alla fine ne faccia 8, tanto è in acido lattico».

Velocisti-scalatori

«Credo che oggi sia cambiato il modo dei velocisti di lavorare in salita. Fanno più chilometri di salita in allenamento, anche perché le tappe davvero piatte non ci sono più. Io vinsi il Manservisi: 200 chilometri di pianura. Oggi anche la più piccola delle corse ha uno “zampellotto”. Non ho numeri certi, ma credo che oggi uno sprinter faccia almeno il 30 per cento di salita in più rispetto a 10 anni fa.

Francesco Chicchi
Chicchi vince a Crevalcore (Coppi e Bartali), una tappa completamente piatta
Francesco Chicchi
Vince a Crevalcore (Coppi e Bartali), una tappa piatta

«Come facevo io le salite? Con tanta pazienza! Avendo come maestro Petacchi ricalcavo un po’ il suo schema, quindi salite di 3 chilometri fatte così: 1° chilometro fuori soglia, 2° al medio, 3° a soglia. Era un esercizio che allenava la resistenza a stare a tutta. Però si faceva così tanto acido lattico che magari alla quarta salita dicevi: vabbè questa la faccio piano».

«Oggi gli sprinter fanno salite più regolari, impostando un passo di 2-3 chilometri orari più forte della soglia e si aiutano molto con il dietro motore. L’idea del velocista è quella di accorciare il tempo di fatica. Di velocizzare. Guadagnare 10” su una scalata per scollinare 30 posizioni più avanti».

Approccio mentale

E si tende ad andare più regolari. Ci si affida agli strumenti e l’approccio alla salita è diverso, anche mentalmente, se vogliamo.

«Il velocista (ma non solo lui) è anche più attento a tavola. A me è capitato di correre anche con 4 chili in più e di arrivare alla volata, oggi sarebbe impossibile. Guardate anche quest’anno come è andata. Non avevano corso eppure alle prime gare erano già tutti magrissimi.

«E sì, chiaramente cambia anche l’approccio mentale e credo siano seguiti da chi di dovere. Io le tappe mi spaventavo solo a vederle sulla cartina! Quando faticavo ero lì a pensare: ho mangiato troppo. Quella salita l’ho impostata male… Ci pensavo un po’ troppo insomma e sprecavo energie».

Fusaz a Milan: aumentare la potenza

30.09.2020
4 min
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«Ormai certe ripetute è costretto a farle in salita, tanto è potente». Basterebbe questa frase del preparatore Andrea Fusaz per capire l’entità della crescita di Jonathan Milan, uno dei suoi atleti al Cycling Team Friuli.

La “Locomotiva di Buja” il prossimo anno correrà con la Bahrain-McLaren e non sarà più Fusaz ad allenarlo in vista di Tokyo 2021. Tuttavia, con il tecnico friulano, abbiamo voluto analizzare lo stesso l’ipotetico cammino atletico verso le Olimpiadi di Milan, in quanto nessuno lo conosce meglio di lui.

Milan
Jonathan Milan con Andrea Fusaz. I due analizzano i dati dopo una sessione di allenamento
Milan
Milan e Fusaz analizzano i dati di un test
Andrea, da dove dovrebbe partire Milan per essere al top in vista del quartetto olimpico?

Il primo step sono gli europei in Bulgaria a novembre. Lì avremmo tirato una riga per valutare il suo livello e tracciare il cammino olimpico.

Poniamo per un secondo che Jonathan sia ancora nelle tue mani, come imposteresti questo cammino?

L’obiettivo è aumentare la potenza. Dopo un’importante base aerobica (fine novembre-gennaio) inizierei a lavorare sull’intensità: ripetute a ritmo gara o più forte, a partire da 1′ fino ad un massimo di 2’30”, man mano riducendo il recupero. Raramente si arriva a coprire l’intera durata dello sforzo in gara. Ci si basa molto sui numeri. E’ importante valutare come Jonathan reagisce fisicamente e mentalmente a questi lavori particolarmente duri.

Quali sono le fasi della preparazione verso Tokyo?

Dopo gli europei Milan osserverei un paio di settimane di stacco, soprattutto mentale. Non dimentichiamo che tira la carretta da un anno intero. Lo avrei lasciato libero. L’unica cosa che gli avrei chiesto, di tenere a bada il peso. Per questo andavano bene del nuoto o delle passeggiate in montagna. Poi sarebbe salito in sella, su strada, per iniziare la fase aerobica. Contestualmente avrebbe curato la fase più intesa in palestra, quella in cui si lavora coi carichi massimali. Man mano la parte di forza in palestra si sarebbe alternata con quella in bici: partenze da fermo, ripetute con rapporti più lunghi (un dente in più davanti e uno in meno dietro), lattato massimo… E saremmo stati già verso febbraio. A quel punto sarebbero iniziate le gare di Coppa del mondo.

Spesso parli di recupero mentale. Questi sforzi intensi consumano anche sul piano psicologico. Avete un figura ad hoc nel CTF?

No. Nel Cycling Team Friuli però tendiamo a stare molto vicino ai ragazzi. E li ascoltiamo. In questo modo capiamo noi stessi i problemi. Solo così, hanno la capacità di affrontare in allenamento i propri limite e superarli.

Milan
Milan dopo la vittoria di tappa all’ultimo Giro U23 (foto Scanferla)
Milan dopo la vittoria di tappa all’ultimo Giro U23 (foto Scanferla)
Per le Olimpiadi avresti previsto più picchi di forma?

No, un solo picco. Io sono per una crescita graduale fino all’appuntamento clou. Poi va da sé che al termine di ogni blocco Milan avrebbe toccato dei picchi, ma ognuno sarebbe stato più basso del successivo. Sarebbe stato un lavoro approfondito su ogni fronte. Avrei prestato attenzione soprattutto alla forza. La palestra sarebbe stata fondamentale. Un allenamento o due a secco a settimana lo avrebbe svolto sempre.

Nell’anno olimpico la bici da strada si usa di meno?

No. La strada come detto serve per la base aerobica. In pista si fa bene il lattato. Ma nel complesso una gara su strada porta una qualità che nessun allenamento può dare. In più ci saranno i blocchi in pista con i ritiri a Montichiari. In quel caso i ragazzi alternano uscite su strada e 4-5 allenamenti su pista a settimana. Ogni sessione sul parquet dura circa tre ore, ma non si gira in continuazione. Tra riscaldamento, recupero, ripetute, analisi dei dati ci sono delle pause. 

Quando gli avresti fatto fare l’ultima gara su strada?

Dipende dalla durezza della corsa, ma non oltre le tre settimane prima.

Quali sono i lavori che preferisce Jonathan?

Vedo che tiene bene gli intermittenti. Jonathan ha dei numeri che degli atleti normali non hanno. E’ in grado di fare i 30-30 o i 40-20 anche a 650 watt. E ormai in pianura non riesce a farli, non riuscirebbe a raggiungere quei wattaggi. La velocità sarebbe troppo alta e così lo mando in salita.

Nell’ultimo anno Milan è cresciuto moltissimo. Ha potenza da vendere (foto Scanferla)
La potenza del friulano in pianura (foto Scanferla)
Dove può arrivare Milan?

Bella domanda. Dobbiamo capirlo anche noi. Stiamo parlando di un ragazzo che fino ad un anno e mezzo fa praticamente non si allenava. Mi sento di dire con certezza che batterà quel suo 4’08” (tempo stabilito a febbraio nell’inseguimento individuale, ndr). Vi dico che quest’anno ho dovuto rivedere tre volte le intensità delle sue tabelle. Per certi lavori siamo partiti con 500 watt, poi siamo passati a 600 e ora siamo a 650!

Quanto conterà il lavoro sui materiali?

Molto, ma questa risposta è legata alla nuova squadra. Posso dire che con Campagnolo e Pinarello abbiamo lavorato bene. Io mi concentrerei molto sul manubrio. Guardate cosa ha fatto Ganna ai mondiali.