Tra vino e ricordi, sul monte con Vanzella

06.06.2022
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Vanzella è uguale a quando correva. Nel villaggio hospitality della Adriatica Ionica Race sul Monte Grappa, Flavio ha portato i vini della sua cantina e ha colto l’occasione per salutare alcuni vecchi amici. Gente che prima componeva la sua quotidianità e che invece, una volta uscito dal ciclismo, aveva perso di vista.

«Nel 1998 – racconta – ho smesso di correre e ho iniziato pian piano con i vini, perché erano la mia passione, non volendo rimanere nel ciclismo. Mi sono ambientato gradualmente, non è stato facile lasciare un mondo come il ciclismo e spostarsi nell’agricoltura e nel vino. Non volli rimanerci perché ero ormai appesantito dall’essere sempre in giro, dall’essere ogni giorno in un hotel. Era diventato faticoso per me muovermi da casa, quindi ho fatto questa scelta e ne sono orgoglioso».

Nel 1988 Vanzella corre le Olimpiadi a Seoul nella 100 Chilometri. Qui con Roberto Maggioni
Nel 1988 Vanzella corre le Olimpiadi a Seoul nella 100 Chilometri. Qui con Roberto Maggioni

Di vino e di ciclismo

Un metro e 84 per 78 chili, Vanzella smise di correre nel 1998 a 34 anni, dopo dieci stagioni da professionista. Fece le ultime due alla Française des Jeux, a chiusura di una carriera che lo vide iridato nel 1987 e quinto alle Olimpiadi l’anno dopo nella Cento Chilometri. Vinse solo tre corse da pro’ e per due giorni al Tour del 1994 indossò la maglia gialla. Ma la sua è stata una carriera monumentale soprattutto nel ruolo di gregario. Al servizio prima di Saronni, poi di Ballerini, Cipollini, Chioccioli e anche Bugno.

«Mi dispiace – ammette Vanzella – aver tralasciato così tanto il ciclismo per il lavoro. Ritrovarsi qui dopo tanto tempo è bello. E’ bello ritrovare vecchi amici. Il ciclismo è allenamento, dedizione e passione. Fare il vino gli assomiglia molto come dedizione e impegno. Anche questo è un allenamento, perché bisogna capire, costruire e portare avanti i tuoi vitigni e il tuo vino come vorresti che sia. Ci vuole tanto impegno, tanta dedizione e fatica, quindi assomiglia molto al ciclismo».

Vanzella con Amadio, entrambi grandi cronoman con un anno di differenza
Vanzella con Amadio, entrambi grandi cronoman con un anno di differenza

L’effetto Ca’ del Poggio

Risotto, salumi, formaggi, vini, birra e dolci tipici. Nella corsa di Argentin c’è spazio anche per l’enogastronomia. Così il piatto tipico sul Grappa è stato realizzato dai ragazzi dell’Istituto Professionale Giuseppe Maffioli di Castelfranco Veneto, accompagnati da un professore vestito da chef e dal preside in doppio petto. E mentre in un angolo del villaggio viene illustrata la preparazione del risotto, Vanzella va avanti a raccontare.

 «I miei genitori avevano acquistato l’azienda a Susegana nel 1966 – dice – tanti anni fa. Io sono nato in un paese lì vicino, a Vazzola, ma a due anni ci siamo spostati nell’azienda che ancora oggi produce principalmente prosecco e altri vini rossi. Siamo vicini al Muro di Ca’ del Poggio, che per fortuna quando correvo io non c’era ancora. Se non erro, era ancora su una strada bianca. Però va riconosciuto ad Alberto Stocco di aver fatto veramente una bella cosa a inventare questa strada, questo muro. Perché ormai è meta di tantissimi ciclisti della zona e anche dall’estero».

Un’azienda familiare

E così, nel segno di una dedizione molto simile, dopo aver versato un calice di rosso fatto da un blend fra merlot e cabernet, Vanzella spiega che la sua è una giornata di campo. Qui è con il suo enologo, che illustra al pubblico presente le caratteristiche del loro vino.

«La mia è una vita di cantina – dice – ma ci sono anche i lavori di ufficio, che si devono seguire assolutamente. Però c’è una persona importante di cui mi fido, che sta portando avanti tutta la burocrazia. E nel vino ce n’è tanta! In tutto abbiamo 20 ettari e facciamo circa mezzo milione di bottiglie all’anno. E’ un’aziendina piccola, familiare. Comunque sta andando bene e speriamo che continui così. Il mercato del vino non è semplice.

«Il prosecco ha un gran nome, ma alla fine ci sono le grandi aziende che hanno il vantaggio di andare in tutti i mercati del mondo. Noi piccolini invece portiamo avanti la nostra nicchia e i nostri clienti. Ci mettiamo impegno e tempo, ma va bene così. Ognuno al suo posto. C’è chi è bravo a portare avanti grosse realtà e chi si gestisce la propria».

Tempo di ricordi

Lavoro e cantina. Il gusto di raccontare il vino e insieme l’occhio che scintilla incontrando Beccia e Roberto Amadio, un anno più di lui e altro reduce da quelle cronometro così lunghe.

«Del ciclismo mi restano tanti ricordi – dice – soprattutto quando vieni in questi posti e trovi i vecchi compagni di squadra, i vecchi corridori. Avevamo vent’anni, eravamo sempre noi, quindi abbiamo tanti ricordi. Magari con qualcuno non avevi grandi rapporti, ma quando finisci capisci che ognuno correva per la sua strada e faceva il suo lavoro. E allora ritrovarsi è bello. Parlare del passato e di bei ricordi.

«Io ho avuto la fortuna di vivere un periodo di cambiamento. Ho iniziato che c’erano i fili esterni, poi si è passati ai Look. Le bici da crono erano le più tecnologiche con le ruote lenticolari. E’ passato tanto. La bicicletta per ora è più in garage che fuori. Ultimamente ho ripreso piano piano, ma vedo che la fatica è sempre tanta. Vorrei ricominciare, però mi manca la grinta. Adesso però ci metto del mio e vorrei riprovare a fare qualche giretto domenicale. Così, in amicizia…».

Cima Grappa incorona Tesfatsion, ma Zana va in maglia

05.06.2022
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Zana parte lungo. Sul Monte Grappa ci sono nuvole che vanno e vengono, nascondendo il sole e scoprendolo di colpo. Il vicentino della Bardiani-Csf-Faizanè vuole dimenticare il secondo posto di ieri alle spalle di Scaroni e ha messo tutta la squadra a tirare. Prima Zoccarato, poi Covili. I ragazzi di Reverberi impongono un bel ritmo e non ottengono cambi. Quando Zana parte, Amadio, fermo sulla destra della strada nella polo azzurra, dice che è troppo presto. Filippo lo sa, ma sa anche che Tesfatsion è più veloce. L’anticipo però non dà i risultati sperati: il Grappa diventa terra di conquista dell’Eritrea, in una sorta di insolito contrappasso storico. Zana è ancora secondo.

«Sono uscito bene dal Giro – dice il corridore riccio della Drone Hopper-Androni – dove il livello era alto per il ritmo e gli avversari. Sono caduto malamente, ma per fortuna va tutto bene. Alla fine è stato un buon allenamento, perché ora ho gambe molto forti. Ieri ho parlato con il mio direttore sportivo e gli ho detto: “Sto bene, domani vinco”. E oggi ho vinto. Sono molto felice».

Il volo del Block Haus

Natalino è uscito bene dal Giro, corso con la solita verve anarchica. Per cui se i direttori gli dicevano di stare buono, lui attaccava. Non doveva muoversi nel giorno del Block Haus, ad esempio, eppure è partito all’attacco e in quel volo spaventoso in discesa ha rischiato la pelle. Dal Giro se ne è andato il giorno di Aprica, ma appena le ferite hanno smesso di fargli male, s’è preso il secondo posto all’Appennino e oggi la tappa.

«Avevo fiducia di vincere lo sprint – racconta ancora dopo aver posato per foto e stretto mani a un gruppo di tifosi africani con la bandiera eritrea – per questo ho detto a Cepeda di tirare. Conoscevo i corridori nel gruppetto, pensavo che Zana fosse più veloce, ma l’ho battuto».

Tesfatsion ha 23 anni e quest’anno aveva già vinto il Tour of Rwanda
Tesfatsion ha 23 anni e quest’anno aveva già vinto il Tour of Rwanda

Condizione ritrovata

Zana non sa se mangiarsi le mani o rallegrarsi per la maglia di leader, che non sarà facile da difendere ma è pur sempre un passo avanti. Fortunato, vincitore quassù lo scorso anno, è caduto ieri e solo partire oggi è stato un atto eroico. Non riusciva nemmeno a frenare, poi con i chilometri la situazione è un po’ migliorata. Scaroni invece si è staccato in preda ai crampi a 4 chilometri dall’arrivo. Quando non corri per due mesi e ricominci di botto, soprattutto se è caldo e l’arrivo è in cima al Monte Grappa, un crampo in fondo è il minimo che possa capitarti.

«La squadra ha fatto un lavoro supersonico – dice Zana – devo ringraziarli. Speravo di ripagarli con la vittoria, ma sapevo che Tesfatsion era più veloce. Per questo sono partito lungo. Ho provato a prendergli un paio di metri, ma mi ha chiuso subito. In fondo sono uscito bene dal Giro. E’ tutto l’anno che cercavo questa condizione e finora non l’avevo mai trovata. Adesso mi sembra di essere tornato alle sensazioni dello scorso anno e magari nelle tre tappe che restano proverò a dare soddisfazione alla squadra».

Fratelli d’Africa

Natalino detesta la ribalta o così almeno sembra. Grazie alle vittorie di Biniam Girmay, sull’Eritrea si sono accesi riflettori potenti. E così, dopo aver finito di salutare i suoi tifosi venuti per lui sul Monte, torna a raccontarsi.

«In Eritrea – dice Tesfatsion in inglese – ci sono tanti corridori forti, anche meglio di me. Forse dopo le nostre vittorie, qualcosa cambierà, magari le squadre verranno a cercarli e per l’Eritrea e per l’Africa si apriranno prospettive interessanti. Non conosco quelle persone – dice ammiccando ai tifosi che se ne vanno sventolando la bandiera del suo Paese – neanche pensavo che ci fossero degli eritrei quassù. Fra noi è come essere una grande famiglia. Chiunque abbia quella bandiera potrebbe essere mio padre o mio fratello. E spero già da domani di dargli altre soddisfazioni. Domani a Brisighella è una tappa che mi piace molto».

Restano gli alpini

E poi si incammina assieme a Zana verso il Sacrario Militare di Cima Grappa, mentre la gente inizia a defluire e la montagna si riappropria del suo silenzio. Un’altra tappa è in archivio, il Food Program previsto dall’organizzazione oggi ha servito risotto al formaggio Piave Stravecchio, salumi e vini di due cantine, fra cui quella di Flavio Vanzella. Domani la corsa lascerà il Veneto e si sposterà in Emilia Romagna, con Zana in maglia di leader. Un ultimo sguardo alle penne degli alpini che rimarranno quassù per custodire uno dei luoghi più struggenti dell’arco alpino, che conserva i resti di oltre 12 mila soldati italiani e oltre 10 mila austro-ungarici, e anche noi prendiamo la via di Bassano. Il mondo là in basso sembra davvero lontano e silenzioso.

Perché non tutte le corse hanno la diretta? Scopriamolo…

05.06.2022
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Qualcuno si sarà chiesto come mai la vittoria di Scaroni ieri a Monfalcone non si sia vista in diretta RAI o su PMG, nonostante alla Adriatica Ionica Race ci sia Andrea De Luca per commentarla. 

«La corsa – spiega Andrea Fin, responsabile dell’ufficio stampa – viene trasmessa da PMG circa 70 minuti dopo l’arrivo, con il commento mio e di Massimo Ghirotto. La Rai manda in onda dei servizi intorno alle 20. La produzione delle immagini è a carico di PMG, il service incaricato è Rodella».

La gestione delle dirette è piuttosto illeggibile all’occhio esterno. Si sa che c’è di mezzo la Lega Ciclismo e poco altro. Così, per capire qualcosa di più, ci siamo rivolti a Stefano Piccolo, che dell’organo presieduto da Enzo Ghigo è il segretario generale.

Stefano Piccolo è segretario generale della Lega, qui con Bettini della commissione tecnica
Stefano Piccolo è segretario generale della Lega, qui con Bettini della commissione tecnica
Stefano, come funziona il rapporto tra televisione e ciclismo?

Fino al 2015 c’è stato un contratto esclusivo tra RAI, Lega e FCI, anche se negli ultimi tempi ci eravamo accorti che la TV di Stato non trattava più troppo bene il ciclismo. Così nel 2016 abbiamo provato a trattare separatamente lo streaming e i diritti per l’estero. La Ciclismo Cup prevedeva la necessità di coprire più gare rispetto a prima e la copertura della RAI prevedeva delle differite a orari a volte improbabili, mentre la diretta ha orari certi, perché prenoti il satellite e tutto si deve svolgere in quell’intervallo di tempo. E’ il motivo per cui alcune gare come il Tour of the Alps e la Tre Valli Varesine si sono organizzati per produrre da sé le immagini, vendendole poi all’estero. So però che la RAI ha contestato il loro lavoro per delle problematiche tecniche.

Come siamo arrivati a PMG, che al momento gestisce le gare non RCS?

L’anno dopo trattammo e concludemmo con loro. Permisero e permettono di aumentare gli spazi in diretta. Hanno investito molto contenendo i costi di produzione e diffondendo le immagini all’estero e in streaming.

Durata del contratto?

Cinque anni, quindi scade quest’anno. Non tutte le gare sono state trasmesse in diretta per una questione di costi. La Adriatica Ionica Race in questo senso ha pagato il fatto di essere nuova e di essere nata quando il contratto era stato già firmato. Per motivi simili, dopo due anni c’è stato chi ha valutato di rifare il contratto direttamente con la RAI senza la mediazione della Lega (si tratta della Tre Valli Varesine e delle corse del GS Emilia di Adriano Amici, ndr).

La produzione televisiva nelle gare minori è spesso affidata a service pagati da PMG
La produzione televisiva nelle gare minori è spesso affidata a service pagati da PMG
E alla fine torniamo a parlare della RAI…

E’ una realtà molto complessa e ha molte anime. C’è chi deve provvedere a trattare e acquistare i diritti sportivi. Ci sono quelli che chiudono i contratti. E poi c’è Rai Sport che con i vari direttori che si sono succeduti ha mostrato interesse e ha sempre cercato di aumentare lo spazio per il ciclismo. Poi c’è la produzione, che si fa carico dei costi e stanzia un budget. Quindi ci sono quelli che si occupano del palinsesto, per cui se ci sono eventi di altri sport, devono fare la programmazione, in modo che ci stia tutto.

Un bel labirinto…

Soprattutto perché all’interno della RAI non c’è una persona o un ufficio che faccia la sintesi. Uno che ci ha provato è stato Alessandro Fabretti, in qualità di responsabile del ciclismo. Lo scoglio più grande sono i diritti, perché ultimamente si è deciso di limitare gli acquisti e i costi di produzione.

Quest’anno infatti il Giro non l’hanno prodotto loro…

E questo ci ha fatto pensare che potrebbe esserci la disponibilità da parte di RAI di produrre altri eventi. Del resto la squadra che produceva il Giro era stata già allestita e ora di fatto è ferma. Il prodotto ciclismo funziona e le dirette streaming verso l’estero sono una grande apertura.

Si è aperta la trattativa per il rinnovo del contratto?

Siamo a scadenza e si sta cercando di capire come trattare, anche perché la RAI non ha più tanti sport in esclusiva. Finora la soluzione è stata di chiedere a PMG di trattare direttamente con la RAI. Noi davamo le nostre condizioni e capitava anche che si arrivasse a una conclusione migliorativa, ma in ogni caso il contratto lo firmava PMG. Per il 2023 non è stato ancora firmato nulla.

Alessandro Fabretti lo avete visto in diretta quest’anno al Processo alla Tappa, ma lavora spesso (e bene) dietro le quinte
Alessandro Fabretti lo avete visto quest’anno al Processo alla Tappa, ma lavora spesso (e bene) dietro le quinte
Cosa si aspetta?

Si sta cercando di individuare un interlocutore unico che possa portare e rappresentare il peso di tutto il ciclismo, che è notevole. Avendo per questo una migliore capacità di contrattazione.

Si potrebbe pensare che essendoci nel direttivo anche Mauro Vegni, la Lega potrebbe dedicare un occhio in più alle corse RCS.

E’ l’esatto contrario. La Lega non si è mai occupata di questioni legate a RCS, perché loro gestiscono da soli i propri spazi. Solo una volta, 25 anni fa, si fece una trattativa unica. Quando Vincenzo Scotti, allora presidente della Lega, fece sedere allo stesso tavolo tutti gli organizzatori. Oggi come oggi, la Lega si occupa di trovare la quadra per i meno forti. E Vegni occupa la sua posizione perché è stato eletto dagli altri organizzatori. E’ legittimato dalla sua storia e dalla sua esperienza, non dal suo ruolo in RCS.

Qual è il presupposto per firmare un buon contratto?

Creare un pacchetto unico con tutte le gare, ne sarebbe contenta anche la RAI. Cercheremo di vigilare, non credo che i tempi saranno brevi. Potremmo cominciare la prossima stagione con il contratto ancora aperto. Chiaro che se c’è volontà, si può provare a stringere i tempi, ma ci sono anche verifiche tecniche da fare. Proprio perché il ciclismo è un grande pacchetto e la RAI un’azienda non certo da meno.

Carboni, calcio alla malinconia pensando al giorno di Fano

03.06.2022
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A cosa è servito quel braccialetto azzurro con su scritto Why? Che cosa è cambiato nella vita dei corridori della ex Gazprom-RusVelo, ancora in attesa d’un treno che probabilmente non passerà? Nel mattino di Verona, mentre si succedevano le partenze della crono, Alessandro Fedeli si nascondeva dietro a un sorriso pieno di amarezza e sarcasmo. Canola ha fatto le sue apparizioni televisive. Conci ha trovato un posto nella continental della Alpecin-Fenix e ha già in tasca il contratto 2023 quando il team sarà WorldTour: Nicola è il solo che sia riuscito a ripartire. Gli altri tre italiani del team – Scaroni, Malucelli e Carboni – partono domattina per la Adriatica Ionica Race grazie all’interessamento del cittì Bennati che li affiancherà al gruppo degli inseguitori. Un’altra corsa dopo il Giro di Sicilia di metà aprile, quasi due mesi fa.

A cosa è servito concretamente indossare questo braccialetto del CPA? La domanda resta: perché?
A cosa è servito concretamente indossare questo braccialetto del CPA? La domanda resta: perché?

La tappa di casa

Il 2022 parla di 15 giorni di corsa per Malucelli e Scaroni, 16 per Carboni. La particolarità per quest’ultimo, il vero motivo per cui è riuscito a tenere la direzione sta probabilmente nel fatto che una delle tappe della corsa di Argentin partirà dalla sua Fano. Si tratta della quarta, da Fano alla Riviera del Conero: 164,5 chilometri, con due volte la scalata di Poggio nel finale.

«Non mi era mai successo da dilettante e da professionista – dice – giusto qualche circuito nelle giovanili. Nel momento di difficoltà che stiamo vivendo, questa convocazione mi ha dato lo stimolo per allenarmi. L’ho saputo venti giorni fa. Una cosa relativamente fresca, una bella notizia visto il momento».

L’ultima corsa di Carboni, 26 anni, è stato il Giro di Sicilia in cui ha lavorato per Caruso
L’ultima corsa di Carboni, 26 anni, è stato il Giro di Sicilia in cui ha lavorato per Caruso
A cosa è servito quel braccialetto azzurro?

Spero che ci siano riscontri. Con gli altri ci sentiamo, ma come per tutte le cose, il tempo che passa fa cadere il silenzio. E forse certe azioni andavano fatte prima.

Che cosa si è mosso?

Di concreto niente. Non c’è una via d’uscita. L’unica cosa è trovare una squadra per il 2023, ma io ho bisogno di correre. Non posso mettere via la bici e dire che ricominciamo a parlarne per il prossimo anno. Ho bisogno dell’agonismo, dei chilometri…

Giocando a fare il modello nel negozio dell’amico Francesco Cingolani alle porte di Ancona (foto Instagram)
Giocando a fare il modello nel negozio dell’amico Francesco Cingolani alle porte di Ancona (foto Instagram)
Con quale spirito si comincia questa corsa?

Senza tanti pensieri. Si va e basta. Mentalmente fingerò di aver corso fino a ieri, poi magari le gambe mi apriranno gli occhi. Quando ti alleni fra una corsa e l’altra, hai un certo tipo di riscontro. Se invece vieni da due mesi a casa, puoi avere dei bei numeri, ma non sai come risponderà il corpo. E’ come riprendere dopo la pausa invernale, che di solito dura così. Abbiamo fatto due pause invernali dall’inizio dell’anno, ma stavolta non c’era proprio lo spirito per andare in vacanza…

E avere il Monte Grappa il secondo giorno non aiuta…

Infatti vado in corsa senza fare voli pindarici, non posso permettermeli. E’ tutto un fatto di testa, anche il tenere duro in salita, perché in questo momento fisicamente non sono pronto per fare certi sforzi in mezzo a gente che arriva dal Giro d’Italia.

Allenamenti con bici Look e maglia bianca: la squadra si era offerta di proseguire con questi colori (foto Instagram)
Allenamenti con bici Look e maglia bianca: la squadra si era offerta di proseguire con questi colori (foto Instagram)
In Sicilia però stavi bene?

Stavo bene e si è visto. Credo che abbiamo dato una bella mano a Caruso, anche se non era per me un periodo d’oro a causa dell’allergia.

Date l’idea di attraversare il fiume passando da un sasso all’altro: quale sarà il prossimo?

Speriamo tutti di poter correre il campionato italiano, anche se non c’è sicurezza circa la modalità di partecipazione. Per ora penso a godermi il buono della vita fuori dalle corse, ma non credo di poter durare ancora a lungo. Non so cosa dire. Quando anche il procuratore ti dice che non sa cosa fare, vuol dire che ormai hai proprio raggiunto il fondo.

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Adriatica Ionica Race, molto più di una corsa. Parla Argentin

03.06.2022
5 min
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Domani si parte, con meno mascherine e due tappe più del 2021. Un’altra valigia dopo quella del Giro e la prua in direzione del Friuli, per la Adriatica Ionica Race: quarta edizione dopo l’ultima vinta da Lorenzo Fortunato (in apertura il podio 2021, con il bolognese tra Kudus e Pronskiy, foto Scanferla). Manca meno di un giorno. Il conto alla rovescia nella home page del sito ufficiale scandisce il tempo fino alla partenza della prima tappa da Tarvisio ed è ormai agli sgoccioli.

Moreno Argentin che l’organizza fa il punto della situazione, partendo dalla sola nota dolente che salta agli occhi: la data, che non è certo delle migliori per favorire la partecipazione delle squadre. In un calendario che antepone gli interessi dei grandi in termini di collocazione e fa fatica ad assorbire altri eventi in quel meccanismo quasi perfetto di corse, ritiri e periodi di riposo.

La AIR 2022 è stata presentata alla BIT di Milano per la valenza promozionale. Qui Argentin con Castelli, assessore regionale delle Marche
La AIR 2022 è stata presentata alla BIT di Milano. Qui Argentin con Castelli, Assessore delle Marche

«Abbiamo dovuto accettare questa data – spiega il campione del mondo di Colorado Springs, organizzatore della Adriatica Ionica Race – perché altrimenti non ci mettevano più nel calendario. Forse è stato un errore, dovevamo metterla prima e magari i team si facevano un po’ i loro conti. In questa collocazione, ci sono squadre al Delfinato, quelle che mandano i corridori in altura e quelle che si riposano dopo il Giro e magari si preparano per lo Svizzera. Ci sono alcune concomitanze su cui ragionare».

E l’anno prossimo il Giro ha chiesto di avanzare di una settimana per inglobare la Festa della Repubblica, come il Tour ha sempre il 14 luglio…

Ho visto ed è una richiesta che, se accolta, creerà problemi sia a noi sia al Giro dell’Appennino. Ci spostiamo? E dove? Se ci mettiamo prima del Giro, andiamo contro il Tour of the Alps. Se andiamo a luglio c’è la difficoltà di trovare posto negli alberghi e magari anche il problema di avere i permessi da parte delle Prefetture, perché a luglio ci sono le vacanze e non sono molto propensi a chiudere le strade. Oppure andiamo a settembre, altra alternativa che stiamo valutando. Anche perché entro il 10 giugno bisognerebbe dare la data…

Parliamo della corsa, cosa dici del percorso?

Sono andato in ricognizione e ritengo che sia abbastanza impegnativo, anche se abbiamo tentato di alleggerirlo nella prima parte. Cinque tappe. Abbiamo cercato di concentrare strappi e salite nel finale di ogni giornata, ma certo che trovando il Monte Grappa al secondo giorno, sono convinto che domenica la classifica sarà delineata.

Nel 2021, Fortunato vince la seconda tappa sul Monte Grappa e ipoteca la vittoria finale (foto Scanferla)
Nel 2021, Fortunato vince la seconda tappa sul Monte Grappa e ipoteca la vittoria finale (foto Scanferla)
E poi cosa si fa?

Gli altri giorni ovviamente ci sarà un po’ di controllo in più. Diciamo che se domenica dovremmo vedere chi può vincere la corsa, dal successivo ci saranno delle battaglie. Occhio però a non dare tutto per scontato. La tappa di Brisighella non è facile. Ci sono strappi corti e ripidi, poi discese impegnative. Può succedere di tutto. Poi c’è il Conero, anche se la prima parte di tappa non è impegnativa. E poi il finale ad Ascoli, con l’arrivo in circuito e prima ancora salite.

Qual è la prima preoccupazione per un organizzatore?

Una volta che è tutto pronto, il primo obiettivo è che innanzitutto nessuno si faccia male. Ho il pensiero non solo ai corridori, ma anche a tutto il personale che gira. Abbiamo alcuni volontari che vengono per la passione e ci danno una mano. Ci siamo attrezzati bene, non è che speculiamo. Una volta che tutto è pronto e tutto è andato bene, non mi fisso nessuno obiettivo particolare.

Avete puntato molto sulla promozione legata a territorio e gastronomia, come mai?

L’importante è che le regioni che ci hanno dato fiducia siano contente di quello che stiamo facendo. Ci siamo prefissati di fare una comunicazione un po’ diversa rispetto gli altri, non limitandoci solo alla corsa. Abbiamo iniziato da prima e dopo la corsa ci sarà una coda un po’ lunga. Ma credo che sia questo il lavoro da fare per noi che siamo giovani e piccoli. Il ciclismo deve essere un veicolo per la promozione turistica, non un semplice gruppo di atleti che passa e lascia solo la polvere. Di questo sono convinto, altrimenti la corsa racconta meno di quanto potrebbe.

Tutto pronto, dunque?

Tutto pronto. Ci siamo impegnati per gli allestimenti dei traguardi volanti o dei GPM con dei totem particolari. Sono due mesi che stiamo costruendo delle transenne fatte ad hoc, perché ovviamente anche gli sponsor è giusto che abbiano la giusta visibilità.

Ci sarà Fortunato e anche un bel nucleo di giovani molto forti.

Non li conosco tutti, ma spero che trovino il modo di farsi conoscere. Come al Giro in Italia, quando non ci sono i campionissimi e gli altri hanno modo di mettersi in mostra. L’Astana sembra la squadra più attrezzata, ma bisognerà vedere se avranno voglia di tenere tutto il peso della corsa. C’è Fortunato. C’è la nazionale. E c’è gente che ha cose da dimostrare. Noi gli diamo il palcoscenico, sta a loro metterci le gambe.

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AIR, percorso e sapore dell’ultima tappa nelle Marche

Tutta la qualità di GSG per le maglie della Adriatica Ionica Race

03.06.2022
3 min
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In occasione della recente presentazione ad Ancona delle due tappe marchigiane della prossima Adriatica Ionica Race, incontro svoltosi presso la prestigiosa sede della Regione Marche alla presenza del Governatore Francesco Acquaroli, Moreno Argentin che della AIR stessa è l’organizzatore ha svelato ufficialmente le cinque maglie dei leader delle rispettive classifiche generali della breve corsa a tappe in programma dal 4 all’8 di giugno. Anche per questa edizione, il “jersey partner” della AIR è la GSG.

L’azienda di Simone Fraccaro è sin dall’inizio molto vicina al progetto agonistico promosso dal 2019 dall’iridato di Colorado Springs. La maglia blu, griffata Geo&Tex2000, andrà come nel 2021 sulle spalle del primo della classifica generale. Confermata è anche la livrea bianca Gabetti per quanto riguarda la graduatoria speciale riservata ai giovani Under 23. La maglia rossa, che anche quest’anno premierà il leader della classifica a punti, sarà patrocinata dal colosso industriale Suzuki: un brand da qualche anno particolarmente vicino al mondo del ciclismo. Completano la dotazione la maglia verde, messa in palio dall’Agenzia Nazionale del Turismo ENIT per i Gran Premi della Montagna, e la maglia arancione FSA-Full Speed Ahead che premierà il coraggio del più combattivo in corsa.

Sponsor di gran livello

«Dopo tanti mesi di lavoro finalizzati ad allestire e a prevedere tutti i dettagli – ha dichiarato Moreno Argentin – siamo ormai pronti per partire con l’edizione 2022 della Adriatica Ionica Race, e poterlo fare con l’appoggio di partner importanti come quelli che firmano le maglie GSG delle nostre classifiche ci da davvero una marcia in più. Quest’anno, grazie al supporto della Regione Marche, arriveremo in questi splendidi territori che mi riportano alla mente tanti episodi molto bello della mia carriera. Territori che ci permetteranno di avvicinarci ancora di più al Mare Ionio che rimane il punto di riferimento per lo sviluppo che vogliamo dare in futuro alla nostra corsa».

Simone Fraccaro, CEO di GSG, con Francesco Moser
Simone Fraccaro, CEO di GSG, con Francesco Moser

Tutto pronto per la Adriatica Ionica Race: manifestazione che toccherà ben quattro Regioni: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e appunto Marche. Lungo un percorso che in cinque tappe attraverserà alcuni degli scenari ciclabili e turistici più apprezzati del nostro bel paese.

Adriatica Ionica Race

GSG

La blanda settimana di Fortunato sulla via del Grappa

03.06.2022
4 min
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Quando si sono resi conto che Fortunato stava uscendo dal Giro in buona condizione e che il ferro, battuto caldo, potrebbe ancora prendere la forma voluta, i vertici della Eolo-Kometa hanno riscritto il programma. Così il bolognese, originariamente puntato sul Giro di Slovenia, ha vinto un biglietto per la Adriatica Ionica Race, peraltro conquistata lo scorso anno. Nei giorni dopo la crono, trascorsi a Erba a casa della sua ragazza, ha impostato una settimana di mantenimento in vista della corsa che scatterà domani da Tarvisio.

«E’ venuto fuori nel giorno della crono di Verona – sorride – sto bene e purtroppo non ho raccolto quel che speravo. Ma al Fedaia sono andato forte. Perciò stringo i denti, mantengo ugualmente lo Slovenia e dopo l’italiano stacco un po’ la spina».

Dopo Verona e le buone sensazioni a fine Giro, si è deciso che Fortunato correrà la Adriatica Ionica Race
Dopo Verona e le buone sensazioni a fine Giro, si è deciso che Fortunato correrà la Adriatica Ionica Race
Come si passa una settimana come questa, fra il Giro e la corsa successiva?

Innanzitutto devi chiuderti la bocca, cosa piuttosto difficile dopo un Giro in cui comunque mangi tutto pesato. In realtà la prima sera c’è sta la cena del fan club, per cui uno strappo me lo sono concesso. Mercoledì invece ho portato fuori la Veronica, ma per il resto sono stato bravo.

La bici?

La bici non l’ho toccata lunedì. Poi due ore martedì. Tre ore e tre ore mercoledì e giovedì. Due ore oggi e domani si corre.

Sei uscito presto, visto il caldo che c’è?

Presto per me vuol dire le 9, altrimenti di solito esco fra le 10 e le 11. Sono abbastanza tranquillo la mattina e poi qui a Erba, complici forse il lago e le montagne vicine, non è caldissimo. Ci sono 25-28 gradi. E poi dovremo correre nel caldo, tanto vale abituarsi.

Due settimane prima del Giro, il secondo posto finale alla Vuelta Asturias diceva che la gamba c’era
Due settimane prima del Giro, il secondo posto finale alla Vuelta Asturias diceva che la gamba c’era
Bocca chiusa va bene, ma cosa si mangia?

Tanta frutta, che al Giro non mangio mai. Insalatone. Cibi semplici. Carni bianche. Non salto il pranzo, ma esco senza fare colazione. I pasti è meglio salvarli.

Perché al Giro non mangi frutta o verdura?

Perché mangio tanta pasta, verdure quasi mai.

Una settimana con 10 ore di lavoro, facendo cosa?

Assecondando le sensazioni. Fatti gli esami del sangue prima e dopo il Giro, sai come stai. Per cui sono andato tranquillo i primi due giorni, ma già ieri e oggi ho provato qualche accelerata. Le sgasate che si danno per capire come stai davvero e perché comunque sul Monte Grappa voglio essere forte.

Il giorno di Aprica, per Fortunato 139 chilometri di fuga, ma alla fine un passivo molto pesante
Il giorno di Aprica, per Fortunato 139 chilometri di fuga, ma alla fine un passivo molto pesante
Soddisfatto del tuo Giro?

Ero partito per stare davanti, ma la forza per rimanere con i 5-6 migliori non ce l’ho. Il solo modo per fare classifica sarebbe stato entrare in una fuga nella terza settimana, ma non l’ho mai presa bene come l’anno scorso. Nella tappa di Aprica, il gruppo in fuga si è rotto e io sono rimasto dietro. Ci siamo trovati a fare 30 chilometri nella valle con il vento contro. Così alla fine, al posto di guadagnare, ho perso 10 minuti. Il giorno dopo lo stesso.

Confermi che era difficile prendere la fuga giusta?

La fuga giusta è quella che puoi pensare di vincere la tappa e di rientrare in classifica. Non è facile. O sei super, oppure ce ne sono altri dieci sullo stesso livello. E’ quello che è riuscito a Hirt, che tra Aprica e Lavarone ha vinto la tappa ed è salito al sesto posto.

AIR, percorso e sapori dell’ultima tappa nelle Marche

29.05.2022
6 min
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La quinta e ultima tappa dell’Adriatica Ionica Race rimarrà ospite delle Marche e delle sue tradizioni culinarie. Dopo quattro giorni di battaglia vera per la conquista della maglia blu, si ripartirà da Castelraimondo per approdare, dopo 151 chilometri, sotto lo striscione del traguardo di Ascoli Piceno con una tappa sulla carta adatta alle ruote veloci ma ricca di saliscendi. L’ultimo assalto alla classifica generale vedrà la sua chiusura nel bellissimo centro storico marchigiano. Qui il gruppo passera per i primi due passaggi sulla linea d’arrivo come traguardo volante, mentre il terzo applaudirà il vincitore finale della AIR 2022.

Quinto e ultimo appuntamento anche per il Food Project coordinato e supervisionato da Federico Da Re all’interno dell’Hospitality all’arrivo. Un’occasione per la carovana di assaporare le specialità marchigiane curate dagli Chef Mirko e Alex De Luca di Filo Eventi. In particolare saranno presenti aziende del territorio che faranno assaggiare le eccellenze gastronomiche del luogo. 

Il marchigiano Riccardo Stacchiotti, ci ha accompagnato nella scoperta del percorso tra i sali e scendi continui dell’entroterra arricchito dalle splendide terrazze naturali offerte dagli Appennini. 

Il piatto tipico

Per l’ultima tappa le Marche offrono una gastronomia ricca di tradizione e di piatti conosciuti su tutto il territorio nazionale e non solo. 

Per l’occasione il piatto tipico che chiuderà il Food Project saranno gli spaghetti al burro, acciughe e lenticchia di Castelluccio soffiata. La cura di questa ricetta sarà di Enrico Mazzaroni, Chef di Montemonaco. 

Il famoso Chef marchigiano curerà anche gli antipasti e i dolci, rispettivamente la sfera di parmigiano e la torta al cioccolato. Una ciliegia sulla torta che porterà alla conclusione un viaggio culinario tra quattro regioni amiche delle due ruote e ricolme di eccellenze come Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche. 

Specialità marchigiane

In ogni angolo dello Stivale, turisti dal mondo e italiani possono godere di quello che è la gastronomia tricolore. Ricette e prodotti tipici che vengono tramandati nelle case e che riescono ad emergere con la volontà degli imprenditori che credono nella tradizione. 

Tra questi ci saranno i salumi e formaggi offerti dal Salumificio Properzi di Colmurano (MC). L’olio EVO proposto dall’Azienda Agricola Scuppa di Macerata. Non solo cibo ma anche vini e distillati. In particolare il rosso Piceno e il Verdicchio di Matelica proverranno dalla Cantina Villa Pigna di Offida (AP)e dalla Az. Agr. Scuppa. Ngricca invece fornirà i suoi distillati di produzione provenienti dall’Agri-Distilleria ascolana. Mentre a stuzzicare il palato con i suoi prodotti ci sarà il Forno Fior di Grano di Marcello di Numana. Infine frutta e verdura verranno proposti da Sbrolla Frutta di Sant’Elpidio al Mare.

L’insieme sarà coordinato in collaborazione con la Confederazione di produttori agricoli, Copagri Marche. A valorizzare l’intero progetto Food ci saranno le stoviglie e gli accessori compostabili forniti da Cristianpack BIO. Un’azienda italiana attenta all’impatto ambientale con prodotti BIO e compostabili. 

Entroterra

La quinta tappa dell’Adriatica Ionica Race si addentrerà nell’entroterra marchigiano costeggiando l’Appennino. A raccontarci la bellezza della partenza da Castel Raimondo e l’arrivo ad Ascoli Piceno c’è Riccardo Stacchiotti, nato a Recanati e cresciuto su queste strade. 

«Il nostro entroterra non presenta un metro di pianura. Ci sono continui sali e scendi anche molto pendenti, non lunghi ma con strade strette che richiedono attenzione da parte del gruppo. L’altimetria è un elettrocardiogramma, anche se non c’è una vera e propria salita su cui fare la differenza. Può essere una tappa nervosa. O si sale o si scende. Così come l’arrivo ad Ascoli. Sono strade bellissime con paesaggi caratteristici a sbalzo. Vere e proprie terrazze naturali sulla cresta degli Appennini. Dentro e fuori dai centri storici, su e giù con passaggi molto belli da affrontare». 

La corsa

La quinta tappa sarà l’epilogo di cinque giorni duri che consegneranno lo scettro del vincitore a chi si sarà dimostrato il corridore più completo sulle salite e le insidie delle Regioni affrontate.

«L’Adriatica Ionica Race – dice Stacchiotti – l’ho fatta tre volte. E’ una bellissima gara, gli altri anni con le tappe con lo sterrato e salite storiche come quella del Monte Grappa. E una corsa che si sta costruendo una solida reputazione, con un’organizzazione da grande giro. Così come verrà affrontata quest’anno dopo il Giro d’Italia può essere un’occasione, per chi esce di avere già una gamba allenata, ma anche per chi si prepara agli appuntamenti più importanti di metà stagione come Tour e altre corse. E’ molto allenante, cinque giorni con tappe dure che portano l’atleta a un buon livello di forma. Una corsa sicuramente interessante, con una finale nella mia Regione le Marche, che ne valorizzeranno sicuramente l’insieme». 

AIR, quarta tappa da Fano al Conero nelle tradizioni marchigiane

27.05.2022
6 min
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L’Adriatica Ionica Race sbarca nelle Marche per le ultime due tappe in programma il 7 e l’8 giugno. In particolare, la carovana per la penultima frazione affronterà 165 chilometri con partenza da Fano e arrivo nella Riviera del Conero. Il percorso attraverserà in rapida successione alcune perle della Regione Marche come Jesi, Recanati, Loreto e Numana. Ricco di emozioni sarà anche il passaggio da Filottrano, in ricordo di Michele Scarponi. Il finale sarà ospitato della splendida Riviera del Conero con un anello impegnativo, caratterizzato dalla salita del Poggio, che vedrà transitare per tre volte la carovana a Sirolo.

Le specialità del territorio che caratterizzano il Food Project presente nell’Hospitality all’arrivo, saranno le più rappresentative di questa regione che fonda la sua gastronomia in una ricca di tradizione.

Per raccontarci il territorio e la tappa, abbiamo chiesto a un pro’ che conosce a menadito queste strade, Giovanni Carboni. Nato e cresciuto tra le colline di questi luoghi, ha corso l’Adriatica Ionica Race concludendo con un 6° posto nel 2018 e un 4° posto nel 2021 in classifica generale.

La tradizione a tavola

La tradizione culinaria delle Marche è ricca di prodotti unici. Tra questi, le specialità marittime, con i piatti a base di pesce della costa marchigiana che vanta un commercio di pesce che rispetta l’ambiente e il mare. Per poi addentrarsi nelle specialità dell’entroterra con primi piatti e secondi, dettati da ricette che vengono tramandate da secoli. 

Non solo cibo ma anche la tradizione dei vini è forte e caratterizzante delle colline marchigiane. Per l’occasione all’interno dell’Hospitality coordinato da Federico Da Re, verrano proposti i vini della cantina Mecella. In particolare “I Lavi” rosso Conero, un vino DOC la cui produzione è consentita nella zona di Monte Conero, animato da uve Montepulciano che danno profumi fruttati del bosco tipici del territorio mediterraneo. A seguire il “Preludio“ Verdicchio Matelica DOC, prodotto con uve Verdicchio provenienti da più vigneti della zona di Matelica, vinificate in bianco a temperatura controllata. Infine lo Spumante “Epilogo” prodotto con uve Verdicchio.

I prodotti tipici 

Tra i prodotti tipici che gli Chef Mirko e Alex De Luca, insieme ad uno Chef locale, tratteranno con sapienza e maestria ci saranno tra questi i salumi, in particolare la porchetta, prodotta dall’Azienda Agricola Angeletti. A seguire Agorà proporrà le olive da friggere, olio e vino di propria coltivazione e produzione.

Ad inforcare queste eccellenze gastronomiche ci saranno le stoviglie e gli accessori compostabili prodotti da Cristianpack BIO. Questa azienda è un faro nella progettazione di elementi per la gastronomia sostenibili per l’ambiente. Da anni infatti si impegna e oggi vanta più del 70% della produzione è dedicata alla lavorazione di materiali in bio e compostabile.  

Per quanto riguarda le degustazioni liquide, verrà proposto dall’azienda Il Lorese, il vino cotto, invecchiati e grappe, accompagnati da cantucci e marmellata. Infine i distillati, Ngricca che raccolgono in loro l’autenticità dei sapori di una terra incontaminata grazie all’utilizzo della materia prima migliore che il territorio offre.

Il tutto è impreziosito e coordinato in collaborazione con Copagri Marche. Una Confederazione di produttori agricoli a vocazione generale che crede nella funzione di progresso dell’associazionismo quale strumento di valorizzazione e rappresentanza delle diverse componenti. 

Carboni è cresciuto tra le colline marchigiane tra gare e allenamenti su queste strade
Carboni è cresciuto tra le colline marchigiane tra gare e allenamenti su queste strade

Territorio unico

Le Marche rappresentano un territorio unico, con le sue colline a pochi chilometri dal mare e i paesaggi mozzafiato che spesso ospitano arrivi di tappa e corse dai più giovani ai pro’. Giovanni Carboni ci porta alla scoperta delle zone in cui è cresciuto e si allena ogni giorno. Lui potrebbe correrla con la maglia della nazionale, perché la Gazprom in cui ha iniziato la stagione è ormai un ricordo lontano.

«Io sto a San Costanzo, un paesino sopra a Fano. In pratica – dice – posso vedere il passaggio dell’Adriatica Ionica Race dall’alto. La tappa parte da Fano e va verso Senigallia costeggiando il mare. E’ un territorio che quando la gente viene a vederlo ne rimane stupita. Purtroppo non è molto conosciuto a livello turistico. Le strutture stanno iniziando a crescere nell’ultimo periodo in questa ottica. Ci sono dei posti veramente belli. Chi viene a pedalare ne rimane sorpreso e ha voglia di tornare.

«Ora come ora, ho cambiato un po’ il modo di allenarmi. Se prima lo facevo costantemente guardando i dati, in questi mesi di incertezza causati dalla situazione della mia squadra, mi alleano per assurdo con meno stress non avendo un calendario che detta il ritmo. Anche io ho iniziato a rinnamorarmi del territorio godendomi i panorami, riscoprendo le mie zone e la loro bellezza. Soprattuto in questo periodo dove c’è tanto verde e andare in bici è un paradiso».

La tappa e le speranze

L’entroterra marchigiano offre pendenze e terreno che si potranno adattare ad attacchi e ultime occasioni per chi vorrà fare gli ultimi assalti alla classifica generale. 

«E’ un continuo sali e scendi – dice Carboni – esclusa la prima parte dove si costeggia il mare, da Senigallia, fino a Montemarciano. Poi ci si inoltra nelle zone di Chiaravalle, Jesi e di lì iniziano i primi strappi. Segue Filottrano, per poi finire a Recanati con uno dei passaggi più belli della tappa. Per finire con l’arrivo a Sirolo con un triplo passaggio. E’ un finale esplosivo, non proprio da scalatori puri ma che favorisce i corridori più esplosivi. Essendo la quarta tappa ci sarà un po’ di fatica sulle gambe. Se verrà affrontata in modo deciso e ci sarà una squadra che vorrà fare selezione, potrà venire fuori qualche potenziale distacco. Dipenderà tutto dai distacchi iniziali la mattina della tappa».

«L’ho corsa nel 2018 la prima volta, dove fece secondo Ciccone, allora mio compagno di squadra, mentre io feci sesto. Successivamente l’ho corsa l’anno scorso dove ho chiuso quarto in generale. E’ una corsa che mi piace. E’ in un periodo che mi si addice, con il caldo mi trovo sempre bene. Spero vivamente di poter correre questa Adriatica Ionica Race. La nazionale mi può dare questa possibilità e se ci sarò, mi farò sicuramente trovare pronto».