Abruzzo, Puglia e Calabria: Argentin rilancia la sfida

06.08.2023
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Moreno Argentin riparte dall’Abruzzo. La Adriatica Ionica Race ha visto la luce nei giorni scorsi a Roma, nella veste che già lo scorso anno fece della corsa l’ambasciatore dei territori su cui si snoda. L’hanno svelata alla presenza di Daniela Santanchè (Ministro del Turismo) e Ivana Jelinic (Amministratore delegato di Enit) e nel corso della mattinata sono stati snocciolati concetti molto cari a chi opera nel ciclismo, che finora erano rimasti fuori dalla porta dei Palazzi. Il legame fra una corsa e il turismo sta nel traino di immagine che l’evento sportivo esercita sull’utente: si va in vacanza per riposare, scoprire, mangiare, ma anche per vivere esperienze. Un evento sportivo fruibile come una corsa è fra queste ed è molto efficace: il Tour de France ne è la conferma più evidente.

La corsa di Argentin ha sposato questa filosofia, traendone nuova linfa. E per essere certa che la comunicazione non si limiti al racconto sportivo, ha coinvolto la Communication Clinic di Marco Pavarini, uno dei due fondatori di Extra Giro. Si occuperanno loro di curare la comunicazione legata ai territori e la valorizzazione delle iniziative enogastronomiche già messe in atto nel 2022.

Tre tappe per l’edizione numero 5 della Adriatica Ionica Race: al timone sempre Moreno Argentin
Tre tappe per l’edizione numero 5 della Adriatica Ionica Race: al timone sempre Moreno Argentin

Tre regioni, tre tappe

La Adriatica Ionica Race 2023, spiega Argentin, avrà tre tappe, dal 22 al 24 settembre: in Abruzzo, Puglia e Calabria. Prima tappa da Corropoli a Trasacco: 226,2 chilometri e 3.961 metri di dislivello. Seconda tappa da Conversano a Castellaneta: 184,4 chilometri e 1.774 metri di dislivello. Terza tappa da Cassano allo Ionio a Crotone: 193,6 chilometri e 2.296 metri di dislivello.

La riduzione dei giorni di gara (lo scorso anno erano 5) deriva dalla necessità di essere concreti e di operare con le spalle coperte: ci sono organizzatori che negli ultimi 2-3 anni hanno speso di tasca loro per avere, ad esempio, la copertura televisiva e sono alle prese con bilanci non proprio esaltanti.

Moreno, promuovere i territori permette di aprire altre porte ed è anche il modo per sostenersi, giusto?

E’ un bel modo per disegnare la corsa. L’Italia da questo punto di vista ha potenzialità pazzesche, non nascondo che la sto scoprendo io per primo, dopo anni a girarla con le mani sul manubrio e la testa fissa alla ruota di quello davanti. Quello che manca per programmare a lungo termine è un calendario che offra a tutti possibilità di lavorare, la capacità di attrarre squadre senza che vadano via per delle sovrapposizioni. Però la nostra formula funziona e da questa abbiamo deciso di ripartire.

La presenza del Ministro del Turismo acquisisce un’importanza particolare?

Per noi è stato un regalo e il riconoscimento per quello che facciamo. Abbiamo chiesto e ottenuto la sua presenza e dobbiamo ringraziare anche Marco Pavarini che si è impegnato a trovare la location e a mettere insieme il puzzle.

In ogni città, cucina del piatto tipico e degustazione di prodotti del territorio
In ogni città, cucina del piatto tipico e degustazione di prodotti del territorio
Turismo e corse: hai lanciato la suggestione di una corsa che si sposta in nave di mare in mare su una nave da crociera…

Spero che ci possa essere una buona collaborazione. L’idea pazza della crociera permetterebbe di unire turismo, cicloturismo e sport in una festa di sette giorni, in cui diamo al turista la possibilità di percorrere un pezzo di percorso. Il nome di Adriatica Ionica nasce dall’idea di unire i due mari: nulla vieta che si faccia sulle sponde di altre Nazioni che su essi si affacciano.

Nel 2022 si corse a giugno, questa volta a settembre. Cambia qualcosa?

Siamo andati a settembre perché a giugno eravamo insieme al Giro del Belgio, allo Slovenia e in parte anche al Delfinato. Dobbiamo crescere e trovare risorse, magari anche nei territori. Dobbiamo diventare sempre più efficaci e potenti dal punto di vista comunicativo. A settembre ci siamo trovati il campionato europeo e il Giro di Lussemburgo, per cui dovremo essere bravi a barcamenarci e trovare piano piano la data giusta. Se non la troviamo, non riusciamo a crescere e diventare sempre più importanti. 

Che cosa possiamo aspettarci dall’edizione 2023?

E’ una corsa che dà la possibilità a diversi tipi di corridori di mettersi in mostra, anche ai giovani. Forse la prima tappa era meglio posizionarla al secondo giorno, ma il territorio è questo e abbiamo dovuto adattarci. Non è detto che grazie all’improvvisazione, non si possano creare cose nuove: per questo abbiamo previsto abbuoni ai traguardi volanti e sui GPM, per costringere chi fa classifica a scoprirsi. La prima tappa è dura. La seconda comunque è nervosa, con l’arrivo in leggera salita e uno strappo di 2-3 chilometri ai 20 dall’arrivo, che potrebbe propiziare un’azione. Nella terza invece spazio ai velocisti. Insomma, non diamo per scontato che la prima tappa uccida la corsa.

Rimane il programma enogastronomico di ogni giorno?

Rimane e sarà potenziato rispetto al 2022. Vogliamo puntarci molto, facendo leva sulle esigenze dei Comuni e delle Regioni di far conoscere anche delle realtà più piccole, che non hanno la possibilità di andare sui grandi schermi. E anche il modo per scoprire la nostra cultura, per consolidarci e capire quanto valiamo. Io credo che su questo fronte, abbiamo un patrimonio inestimabile.

Lo scorso anno sul pul podio finale della corsa di Argentin, oltre a Zana c’erano anche Tesfatsion e Pronskiy
Lo scorso anno sul pul podio finale della corsa di Argentin, oltre a Zana c’erano anche Tesfatsion e Pronskiy
Ci sarà copertura televisiva?

Stiamo puntando a una differita di 70 minuti come l’anno scorso, chiamata tecnicamente Silver Plus, quindi con l’elicottero. Però non vi nascondo che stiamo lavorando per passare alla diretta, che è il prodotto più richiesto a livello internazionale. Questo ci permetterebbe di arrivare a 100-150 Paesi e spero che il Ministro si sia resa conto che la RAI deve aiutarci. Forse non l’abbiamo capito, ma l’Italia deve vivere di questa economia. Quindi è anche nell’interesse della Rai fare il possibile per darci la diretta. Stiamo cercando una coproduzione, perché se non andiamo in diretta, facciamo fatica a trovare collocazione.

Squadre al via?

Qualche WorldTour, per ora ci hanno confermato Astana e Intermarché, con la speranza di avere la Soudal Quick Step. Le professional, certo anche le italiane, e qualche continental davvero all’altezza. Tre tappe sono una bella formula, c’è modo di raccontarle bene. Abbiamo in progetto di inserire itinerari cicloturistici nel Marco Polo – il libro di corsa, da veicolare con gli organi di informazione – se non quest’anno, il prossimo. Le idee ci sono e vengono fuori dalla passione. Questo mi pare che il Ministro l’abbia ben compreso.

Veloplus veste l’Adriatica Ionica Race

26.07.2023
4 min
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CASTELLO DI BRIANZA – Il marchio Veloplus marcia sempre più spedito nel suo percorso di crescita e accreditamento come brand di riferimento per quei team che vogliono realizzare la propria divisa potendo contare su prodotti di assoluta qualità.

Questa crescita passa attraverso partnership importanti. Dallo scorso anno a vestire il Team Corratec-Selle Italia è proprio Veloplus. Una collaborazione davvero felice che ha visto quest’anno il debutto della squadra italiana al Giro d’Italia

Contemporaneamente continua la collaborazione con il Giro Ciclistico Internazionale della Valle d’Aosta. Per il secondo anno di fila è stato Veloplus a vestire i leader delle singole classifiche individuali, a partire dall’irlandese Darren Rafferty, vincitore finale.

Rafferty durante l’ultima tappa del Giro della Valle d’Aosta in maglia gialla (foto A. Courthoud)
Rafferty durante l’ultima tappa del Giro della Valle d’Aosta in maglia gialla (foto A. Courthoud)

Arriva l’AIR

La bella novità di questi ultimi giorni in casa Veloplus è rappresentata dall’accordo raggiunto con l’Adriatica Ionica Race, la “creatura” sportiva di Moreno Argentin in programma dal 22 al 24 settembre e che porterà i team in gara ad attraversare tre regioni, una per ciascuna giornata di gara: Abruzzo, Puglia e Calabria (in apertura, la maglia di leader, con i simboli delle regioni che compariranno singolarmente tappa per tappa). A vestire i leader delle delle singole classifiche sarà proprio Veloplus, come ci ha raccontato Matteo Spreafico da noi incontrato in un caldo pomeriggio di metà luglio presso lo showroom aziendale a Castello di Brianza.

La Adriatica Ionica Race 2023 è stata presentata a Roma alla presenza del Ministro Santanchè, di Argentin e Ivana Jelinic, CEO di Enit
La Adriatica Ionica Race 2023 è stata presentata a Roma alla presenza del Ministro Santanchè, di Argentin e Ivana Jelinic, CEO di Enit
Come nasce la partnership con l’Adriatica Ionica Race?

Nei mesi scorsi siamo venuti a conoscenza del fatto che Argentin e il suo staff fossero alla ricerca di un partner affidabile per la realizzazione delle maglie leader. Li abbiamo contattati e abbiamo parlato con loro. Il progetto ci è piaciuto subito e abbiamo così deciso di accettare questa nuova sfida. Per noi è un ulteriore passo nel percorso di riconoscibilità del brand nel mondo del ciclismo. 

Che durata ha l’accordo?

Abbiamo deciso di sottoscrivere un contratto di collaborazione triennale. Crediamo che tre anni siano il tempo ideale per conoscersi, crescere insieme e sviluppare delle ottime sinergie. Anche con il Team Corratec-Selle Italia abbiamo stipulato un accordo triennale. Quest’anno è subito arrivato il debutto al Giro d’Italia a conferma che abbiamo fatto una scelta azzeccata.

Ritornando all’Adriatica Ionica Race avete già iniziato a lavorare al disegno delle maglie?

In accordo con gli organizzatori siamo partiti realizzando per loro il kit che indosseranno Silvio Martinello e Daniele Marcassa in occasione delle ricognizione delle singole tappe. Per ogni ricognizione sarà realizzato il relativo video. Il kit è composto da maglia, salopette, gilet smanicato e bandana.

Veloplus ha disegnato e realizzato le maglie dei leader delle classifiche della prossima Adriatica Ionica Race
Veloplus ha disegnato e realizzato le maglie dei leader delle classifiche della prossima Adriatica Ionica Race
Possiamo anticipare qualche dettaglio tecnico delle singole maglie leader?

Ciascuna maglia si caratterizzerà per un design moderno. Sarà previsto l’abbinamento di più tessuti per garantire elevata elasticità, traspirabilità, una rapida asciugatura e rendere ogni maglia adatta anche a temperature elevate. Non dimentichiamo che, sebbene l’Adriatica Ionica Race sia in programma a settembre, si gareggerà al Centro-Sud. Il rischio di incontrare giornate molto calde è concreto.

Prima di chiudere, se dovessimo elencare ciò che contraddistingue Veloplus, cosa potremmo dire?

Ogni nostro capo è espressione totale del Made in Italy, a partire dai tessuti utilizzati, dalla fattura e dalla cura che mettiamo nella realizzazione di ciascun prodotto. Siamo un’azienda giovane ma altamente professionale che ama rispettare le scadenze. Il fatto di essere un’azienda famigliare ci permette di essere agili e veloci nel prendere decisioni e di dare immediato seguito a quelle stesse decisioni. Considero poi un fattore importante il fatto che sia io che mio padre abbiamo un passato da ciclisti professionisti. Questo ci permette di avere una “sensibilità” particolare nel capire come realizzare un prodotto e quali tessuti utilizzare. Ultima cosa da non sottovalutare è che noi stessi testiamo per primi i nostri prodotti. Nulla viene messo in vendita se prima non è stato da noi lungamente provato.

Veloplus

Quattro Liegi in bacheca e una corsa da organizzare

16.04.2023
6 min
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In cima c’è Merckx, con le cinque vittorie. Poi nell’albo d’oro della Liegi, a quota quattro ci sono un italiano e uno spagnolo: Argentin e Valverde. L’ultima del veneziano porta la data del 1991 e dopo di allora, Moreno fece in tempo a centrare anche il quinto posto del 1993, alla vigilia dell’anno del suo ritiro. Classe 1960, smise a 34 anni, senza fare come Cavendish che per vincere la tappa che gli manca per il record di Merckx al Tour, ha trovato a 37 anni il contratto con l’Astana.

«In realtà – racconta Argentin – a quel record non ci ho mai pensato. Se fosse stato una priorità, avrei provato magari qualche anno in più, perché come avete detto, ho fatto anche dei piazzamenti. Però, insomma, essere secondo non è una vergogna, anzi è un orgoglio. Eddy è un grande, molto più di certi italiani che nel conto delle loro vittorie mettono anche i circuiti a pagamento. Cominciamo a togliere le decine di vittorie combinate e poi di certi record riparliamo… ».

Dal 2018, Argentin è l’organizzatore della Adriatica Ionica Race
Dal 2018, Argentin è l’organizzatore della Adriatica Ionica Race
Per uno come te che è stato grande al Nord e che oltre alle 4 Liegi, ha 3 Freccia Vallone e anche il Fiandre, quando arriva questo periodo, torna fuori qualche prurito?

E’ passato tanto tempo, ovviamente il prurito ce l’ho avuto i primi anni. Avevo ancora la smania di essere lì, anche se non ero più allenato. Ormai vediamo tutto con una lente di ingrandimento, ma non ho più lo sguardo del corridore che le ha fatte. Solo una sensazione non va via…

Di cosa si tratta?

L’unica emozione, anche se non so se sia un’emozione, è quando li vedo cadere e ultimamente cadono spesso. Mi vengono i brividi, come se io fossi là: sento la carne che si strappa. La sensazione come se a scivolare sull’asfalto, ci fossi io al posto loro. Ecco, questa mi rimane ancora. Sento il dolore, per un attimo mi vengono i brividi. Penso a quello che provano loro. Insomma, fanno di quelle cadute certe volte…

Quando li vedi attaccare, magari sullo Stockeu o la Redoute, le gambe cosa dicono?

Oggi niente. Allora il mal di gambe, quando andavi forte, non lo sentivi. Sentivi i dolori da stanchezza, più che altro. Però c’era la voglia di tenere comunque. Lo Stockeu era una salita a metà percorso, in cui iniziavano a fare la prima selezione. Si entrava nel vivo della corsa, ma non si impiegava tanto a lasciarselo dietro. Lo Stockeu è uno strappo breve, non è che senti il mal di gambe come fosse una salita da 20 chilometri. Finiva presto, poi iniziava la discesa e si recuperava. Io avevo questa caratteristica.

Liegi del 1991: arriva il quarto sigillo, davanti a Criquielion, Sorensen e Indurain, tre giorni dopo la vittoria nella Freccia
Liegi del 1991: arriva il quarto sigillo, davanti a Criquielion, Sorensen e Indurain, tre giorni dopo la vittoria nella Freccia
Dopo aver corso per 10 volte la Liegi e averne vinte quattro, se chiudi gli occhi, ricordi ogni passaggio?

Mi ricordo le strade e forse ancora di più gli episodi. Quando magari inseguivi perché il gruppo si era rotto oppure eri davanti e controllavi la situazione. Mi ricordo che dopo lo Stockeu, quando venivi giù scendevi in paese a tutta, trovavi il pavé, poi iniziava subito l’altra salita, la Haute Levée. In quella doppietta di cote, i miei mi portavano davanti. Dovevi per forza fare la salita davanti per stare lontano dai pericoli. Anche se lo Stockeu ancora è lontano.

Qual era la tua cote preferita?

Ovviamente era la Redoute, quella che mi è rimasta più nella mente. Anche se non è proprio bellissima, perché si va fuori dal paese e passi vicino all’autostrada, poi la pendenza cresce sempre di più. Alla fine gli davi la stoccata in cima e si rimaneva in pochi. Oddio, se non scattavo io, comunque gli andavo dietro, perché tante volte è successo anche così.

Detta così la fai sembrare facile…

La Liegi è sempre stata una corsa un po’ controllata e dal punto di vista tattico abbastanza semplice. Bastava star davanti, non staccarsi e andar dietro ai vari Criquielion oppure Van der Poel che scattavano e a tutti gli avversari che mi sono ritrovato nelle varie edizioni.

Nel 1990, Argentin vince prima il Giro delle Fiandre e poi la Freccia Vallone
Nel 1990, Argentin vince prima il Giro delle Fiandre e poi la Freccia Vallone
La preferita?

La terza, la più rocambolesca: quella del 1987 (foto di apertura, ndr). Facevamo la salita dell’Università dopo aver passato la Redoute e Sprimont, che non era questa grande salita. Però alla fine, andando forte faceva la differenza anche questa. E mi ricordo che dovetti mollare perché mi avevano un po’ messo in croce. Avevo mal di gambe e crampi, non riuscivo più a reagire. In un primo momento fui abbastanza freddo da lasciarli andare, cercando di ritrovare un po’ di gambe. E poi mi è andata bene, perché loro hanno iniziato a guardarsi e io li ho rimontati. C’era Yvon Madiot, il francese fratello di Marc quarto all’arrivo, che dopo il traguardo mi venne vicino, battendomi la mano sulle spalle: «E così avevi i crampi?».

Invece la Freccia ti piaceva?

Il motivo per cui non ho mai fatto la Roubaix è che il mercoledì, quindi tre giorni dopo, si correva la Freccia Vallone. Mi tenevo per le mie corse, che erano appunto la Freccia, la Liegi e poi l’Amstel che si faceva la domenica dopo. Quelli che venivano a fare la Freccia e provenivano dalla Roubaix erano distrutti. La Freccia Vallone aveva qualche chilometro in meno, però era tutta piena di strappi. Io in quei territori ho costruito la mia carriera, soprattutto sulle Ardenne, anche se poi venne pure il Fiandre. Evidentemente il percorso si adattava alle mie caratteristiche di scattista e ne ho tratto beneficio. Soprattutto quando spostarono l’arrivo in cima al Muro d’Huy, mentre i primi tempi era già a Spa.

La terza che vincesti fu quella della fuga a tre con Berzin e Furlan.

Neanche volevamo attaccare, ma la squadra ci portò davanti all’attacco del secondo Muro e quando in cima ci voltammo e vedemmo che non c’era dietro nessuno, tirammo dritto.

Nel 1994 Argentin vince la terza Freccia Vallone, battendo Berzin e Furlan
Nel 1994 Argentin vince la terza Freccia Vallone, battendo Berzin e Furlan
Tre giorni dopo la tua Freccia Vallone, Berzin vinse la Liegi. Come fisionomia ricordava l’Evenepoel di oggi?

Era piccolotto, robusto: stagno, come si dice da noi. Però quando dava le sue stilettate non era facile stargli dietro...

Veniamo un po’ al presente: come procede l’organizzazione della Adriatica Ionica Race?

Stiamo lavorando per le tappe, spaziando tra Marche, Umbria, Abruzzo, Basilicata e Reggio Calabria. Le ultime due saranno in Puglia e spero proprio che quest’anno si possa fare un’edizione della Adriatica Ionica Race al Sud, arrivando finalmente allo Ionio. Dobbiamo sempre aspettare la fine dei giochi del Giro d’Italia, perché prima vengono quelle trattative e poi, dove resta spazio, andiamo noi. Le risorse non te le tirano dietro e io non ho nessuna intenzione di organizzare tanto per farlo. Per fare un prodotto di qualità devi anche investire, ma abbiamo problemi con la Lega Ciclismo. Non si vede un gran disegno, abbiamo ancora problemi con i diritti televisivi e chissà se saranno risolti.

Sul podio finale della Adriatica Ionica Race 2022, Zana, Tesfatsion e Pronskiy
Sul podio finale della Adriatica Ionica Race 2022, Zana e Tesfatsion
Che problemi vedi?

Non so quali siano i ragionamenti che hanno fatto, ma hanno sbagliato tutto perché se non dai a tutti lo stesso contratto, saremo sempre divisi. L’unico collante che abbiamo è la produzione televisiva. Se dai le stesse cose, il collante diciamo che è efficace. Altrimenti ognuno va per i fatti propri, come sta accadendo. Il Commissario Straordinario sta gestendo la Lega Ciclismo come se ne fosse il presidente, mentre dovrebbe solo portarci alle elezioni. Siamo sicuri che così le corse rinasceranno?

Lucca tra i pro’: emozioni e promesse mantenute

05.11.2022
4 min
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Spuntare la casella delle categorie di bici.PRO nella sezione “News” e “Professionisti” parlando di Riccardo Lucca ci riempie il cuore di gioia. “Succede a chi ci crede” così potremmo definire l’Odissea di Lucca, che nel 2023 sarà nelle file della Bardiani CSF Faizanè, che nella nuova stagione cambierà nome. Il trentino di Rovereto approda nel mondo dei professionisti all’età di 25 anni. Tardi se si considera la media di queste ultime stagioni, ma i sogni ed il destino non stanno a guardare i giorni o i mesi, loro passano, anche quando meno te lo aspetti.

Il 19 agosto arriva la notizia dai canali social della Bardiani: Lucca farà parte del team per le prossime due stagioni
Il 19 agosto arriva la notizia dai canali social della Bardiani: Lucca farà parte del team per le prossime due stagioni

L’inverno tanto atteso

Questo inverno, che ancora tale non si può definire viste le temperature anomale, è quello della certezza per Lucca. Ce l’ha fatta, ma da qui si riparte, guai pensare di essere arrivati.

«Dopo le corse – ci dice da casa sua – mi sono fermato per un bel periodo. Basta, avevo bisogno di fermarmi. Non sono andato in vacanza, non ne ho avuto modo. Ho cercato per un po’ qualcuno con cui andare via, poi ho deciso di godermi la tranquillità di casa. Stavamo ristrutturando e sono rimasto qui a lavorare, abbiamo demolito qualche muretto (dice ridendo, ndr). Ho iniziato in questi giorni a fare qualcosa: un po’ di corsa, qualche camminata in montagna, ma nulla di che. Il primo ritiro con la squadra sarà a metà dicembre».

La Bardiani ha già fatto un mini ritiro a fine ottobre, per conoscersi e fare gruppo
La Bardiani ha già fatto un mini ritiro a fine ottobre, per conoscersi e fare gruppo

Un’estate “leggera”

Il 19 agosto, sui social della squadra di Reverberi, è arrivata la notizia della firma di Lucca. Una gran bella notizia, per tanti motivi: il primo sicuramente personale per il corridore. Il secondo, è per tutti gli altri elite, mai smettere di crederci.

«A fine giugno ho avuto i primi contatti con la Bardiani – racconta Lucca – e avevo in programma un test con Pino Toni, poi slittato a causa del Covid. Avere un contratto per il 2023 mi ha fatto vivere gli ultimi mesi qui alla Work Service in maniera consapevole. L’obiettivo delle mie ultime stagioni era stato finalmente raggiunto, questo mi permetteva di andare alle corse libero di testa. Questa “spensieratezza” mi ha permesso di vincere ancora in stagione.

«Quando mi sono trovato il contratto firmato davanti ho fatto un bel respiro (dice ridendo, il buon umore non glielo toglie nessuno ora, ndr). Me lo sono proprio sudato, mi sono passate per la mente tante immagini. Quello che ho fatto prima non si cancella, anzi, mi deve aiutare a ricordare da dove sono partito».

Pochi giorni dopo l’annuncio della firma con la Bardiani la vittoria sullo Zoncolan al Giro del Friuli (foto Bolgan)
Pochi giorni dopo l’annuncio della firma con la Bardiani la vittoria sullo Zoncolan (foto Bolgan)

Il professionismo

Lucca ci ha corso con i professionisti, la sua non sarà un’esperienza “da zero”. Anzi, la sua vittoria più bella è arrivata proprio tra i grandi, all’Adriatica Ionica Race, nella soleggiata Sirolo.

«Sicuramente il livello si alzerà ulteriormente rispetto alle gare fatte fino ad ora, quando una professional corre tra i grandi alza le aspettative. Arrivo ad un’età più matura, questo non so se può essere un vantaggio o meno, dipende da tante cose. A 25 anni ho una maggiore consapevolezza delle mie qualità e delle mie caratteristiche, mi sento più sicuro e formato. Affronterò corse più lunghe, con chilometraggi che non ho mai fatto nemmeno in allenamento e gare a tappe più impegnative. I margini di crescita non mancheranno».

Lucca e il ds Contessa sono legati da una promessa fatta nel 2019 e finalmente realizzata: il passaggio di Riccardo tra i pro’
Lucca e il ds Contessa si sono fatti una promessa nel 2019: il passaggio tra i pro’. Matenuta!

La rivincita di Contessa

«Riccardo potrebbe essere un buonissimo gregario per una WorldTour, speriamo che almeno possa provarci in una professional». Queste le parole di Contessa, diesse della Work Service, dopo la vittoria di Lucca all’AIR

«Lui per me è contentissimo – racconta Riccardo – e io lo sono per lui. Questa è stata la nostra rivincita, Contessa in me ci ha sempre creduto. Avevamo già lavorato insieme quando ero al quarto anno, nel 2019. Mi aveva promesso che avremmo lavorato insieme per farmi passare e se non ci fossimo riusciti sarebbe stata una doppia sconfitta: per me e anche per lui. Ci siamo riusciti alla fine, anche se a distanza di qualche anno. La cosa bella è che quando sono tornato alla Work Service, non sapevo che ci sarebbe stato anche lui, forse il destino ci ha fatto riunire per mantenere quella promessa fatta qualche anno fa».

Covili riparte dalla Repubblica Ceca, sognando la Francia

30.07.2022
4 min
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Zitto zitto, Luca Covili si sta facendo una gran reputazione. In un ciclismo come quello italiano che soffre enormemente la mancanza di validi corridori per gare a tappe, il portacolori della Bardiani Csf Faizané si è ritagliato un ruolo importante. Al Giro d’Italia, chiuso al 24° posto è stato il quarto italiano, dietro Nibali, Pozzovivo e Fortunato. Subito dopo ha disputato l’Adriatica Ionica Race, ancora quarto ma questa volta in assoluto e bisogna considerare che il corridore di Pavullo nel Frignano ha solo 25 anni.

Dopo l’Adriatica Ionica Race, Covili ha staccato la spina un po’ obtorto collo: «Avrei tirato avanti ancora un po’, almeno fino al campionato italiano, ma sono stato male e quindi mi sono fermato in anticipo rispetto a quanto volevo».

Covili Adriatica 2022
Covili è stato protagonista all’Adriatica Ionica Race, 4° correndo in appoggio a Zana
Covili Adriatica 2022
Covili è stato protagonista all’Adriatica Ionica Race, 4° correndo in appoggio a Zana
Per quanto tempo sei stato fermo?

Diciamo tre settimane, ma non sono mai state giornate senza bici. Facevo sempre un’uscita molto easy, da una a 3 ore, solo per tenermi in movimento, senza alcun lavoro specifico. Successivamente ho cominciato a lavorare sul serio.

Che cosa hai fatto?

Ho innanzitutto affiancato alle uscite in bici la palestra un paio di volte alla settimana, con esercizi di forza esplosiva e massimale, poi ho fatto un po’ di lavori di forza sulla bici, questo nelle prime due settimane. Nelle due successive ho effettuato lavori di qualità, VO2 max e dietro motori alternando salita e pianura.

Covili grinta
Il 25enne di Pavullo mette sempre una grande grinta in corsa. Prezioso per i compagni, sa curare la classifica
Covili grinta
Il 25enne di Pavullo mette sempre una grande grinta in corsa. Prezioso per i compagni, sa curare la classifica
Quando tornerai in gara?

Si ricomincia il 4 agosto con il Sazka Tour in Repubblica Ceka, gara di 4 tappe che conosco bene, lo scorso anno fui 6° correndo per Zana che portò a casa la vittoria in classifica generale. E’ una corsa che mi si addice, spero di avere già una gamba abbastanza buona per poter dire la mia in classifica generale.

E’ evidente ormai la tua propensione per le gare a tappe, sei uno dei pochi italiani che riesce a essere puntuale nei quartieri alti delle classifiche…

Ho sempre avuto grandi doti di recupero. Nelle corse a tappe così brevi, nel secondo e terzo giorno rispondo sempre meglio. Anche al Giro d’Italia sono andato in crescendo con la punta del 6° posto a Cogne nella tappa numero 15. Tra l’altro riesco a “digerire” bene anche le giornate di riposo che creano sempre problemi a molti corridori e non faccio molto, ma quando si riparte mi sento come nuovo.

Covili Cogne
L’evidente soddisfazione dell’emiliano al traguardo di Cogne, finendo 6° a 5’08” da Ciccone
Covili Cogne
L’evidente soddisfazione dell’emiliano al traguardo di Cogne, finendo 6° a 5’08” da Ciccone
Si è parlato molto, dopo il Giro, della difficoltà nel ciclismo italiano di trovare interpreti per le corse a tappe. Tu come giudichi la tua prestazione in prospettiva futura?

Credo di essere andato bene, oltre che quarto italiano sono anche stato 5° nella classifica dei giovani. E’ chiaro, non sono risultati da far accapponare la pelle, ma hanno un loro significato. In tre tappe sono riuscito a entrare nelle fughe e in altre ci ho provato, ma si sa che al Giro riuscire a centrare la fuga non è molto semplice. A Cogne stavo davvero bene, forse si poteva fare anche qualcosa in più.

A questo punto però non hai la sensazione di poter ambire a squadre più grandi?

Io con loro ho ancora un anno di contratto e mi trovo molto bene. Non posso negare che mi piacerebbe fare uno step in avanti, trovare un ingaggio in una squadra WorldTour per riuscire finalmente a coronare il mio sogno che è correre il Tour de France. Con Carera ne abbiamo già parlato, anche lui pensa che potrei trovare mercato in qualche grosso team, ma se ne parlerà fra un anno. Qui intanto posso crescere ancora e l’ambiente è quello giusto per farlo considerando anche il calendario che disputiamo, neanche poi tanto dissimile da quello di una WorldTour.

Covili Reverberi 2022
Covili insieme a Roberto Reverberi: il contratto con la Bardiani si prolunga nel 2023
Covili Reverberi 2022
Covili insieme a Roberto Reverberi: il contratto con la Bardiani si prolunga nel 2023
Che cosa ti aspetti da ora fino alla fine della stagione?

Vorrei fare altri passi in avanti, continuare su questo trend di corridore affidabile per le gare a tappe. La prova del Sazka Tour è molto importante per me. Sono tutte tappe con 3.000 metri di dislivello, con un paio di arrivi in salita, se la gamba risponde potrei anche puntare a un successo parziale che significherebbe dare un nuovo senso a tutta la stagione visto che aspetto ancora il mio primo centro da pro’. Se poi mi trovassi a lottare per la classifica non mi tirerei indietro, basta che non si dica che è una gara minore: ci sono almeno 3-4 squadre WorldTour e molte altre presenti col team Development. Sarà battaglia…

Persico tira le somme: bisogna far quadrare i conti

04.07.2022
4 min
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Davide Persico aveva preso di petto gli impegni di questa prima metà di stagione. Dopo la vittoria alla Milano-Busseto ed al Circuito del Porto (agli inizi di maggio, ndr) il morale non poteva che essere alto. Uno dei suoi obiettivi principali era il Giro d’Italia under 23, che però non è andato esattamente come sperava. Al campionato italiano lo abbiamo intercettato e dopo tanti proclami è giusto tirare le prime somme.

Davide Persico al campionato italiano è stato costretto al ritiro dal mal di gambe, gli sforzi del Giro si sono fatti sentire
Davide Persico al campionato italiano è stato costretto al ritiro dal mal di gambe, gli sforzi del Giro si sono fatti sentire

Buona preparazione

Se è vero che la condizione c’era, forse sono mancati i risultati per dare seguito a quanto di buono visto nei primi mesi di questo 2022 così importante per Davide. 

«Uno degli obiettivi di stagione era il Giro e ci sono arrivato ben preparato – racconta il bergamasco – alla prima tappa potevo e volevo fare bene. Purtroppo era anche una delle poche per velocisti ed in più offriva la prima maglia rosa. Insomma, è stata una volata bella caotica e non sono riuscito a ricavarmi lo spazio necessario per sprintare. Anche nella quarta tappa – riprende subito – non è andata come speravo, sono rimasto da solo e senza compagni che mi aiutassero a risalire il gruppo ho fatto solamente ottavo».

La Colpack Ballan è una delle continental under 23 più attrezzate del panorama italiano
La Colpack Ballan è una delle continental under 23 più attrezzate del panorama italiano

Mediterraneo, duro insegnamento

Nella seconda parte del Giro d’Italia under 23 Persico si è messo a disposizione del suo compagno Meris, più adatto a quelli che sono i percorsi mossi. 

«Sono uscito bene dal Giro, o per lo meno pensavo. Forse ho accusato un po’ la fatica (ci dice sulle strade di Carnago dopo il ritiro al campionato italiano di sabato scorso, ndr). Ho avuto mal di gambe per tutta la settimana, l’idea era quella di recuperare bene perché avevo in programma di fare i Giochi del Mediterraneo con la Nazionale di Amadori. Non sono andati bene, purtroppo la Francia ci ha attaccato in un momento delicato della corsa, mentre eravamo tutti a fare rifornimento. Ci trovavamo in coda al gruppo e loro hanno fatto ventaglio e ci hanno sorpresi, abbiamo fatto una ventina di chilometri a rincorrere rimanendo sempre a pochi secondi di distanza ma non siamo mai riusciti a chiudere.

«Peccato, erano una bella vetrina, ed una gara importante per tutti i ragazzi che come me erano presenti. Abbiamo avuto la possibilità di correre con atleti di altri Paesi, ma soprattutto di farlo al di fuori dell’Italia che fa sempre bene per la crescita personale e sportiva. Sicuramente anche da questa situazione portiamo a casa qualche insegnamento, anche se doloroso».

Ecco i ragazzi della Colpack nella riunione pre gara al campionato italiano, il migliore dei loro è stato Romele, quarto al traguardo
Ecco i ragazzi della Colpack nella riunione pre gara al campionato italiano, il migliore dei loro è stato Romele, quarto al traguardo

Un finale da scrivere

Davide non è ancora certo di quale sarà il suo programma da qui a fine stagione. Molto dipenderà dagli impegni con la maglia azzurra, ma sarà Amadori a fare le sue scelte.

«Ora mi fermerò per una settimana e cercherò di recuperare bene – ci dice Persico – da una prima parte di stagione che sicuramente è stata impegnativa. Nella prima parte sono andato bene, ho ottenuto 3 vittorie tra cui il Circuito del Porto, diciamo che ho dimostrato di essere uno dei più forti in volata. Riprenderò ad agosto per il finale di stagione e vedremo come va, c’è ancora qualche gara importante, una di queste è il Tour de l’Avenir sempre con Amadori. Rimanere nel Giro della nazionale è importante, anche per giocarsi la possibilità di trovare un posto da professionista per il prossimo anno».

Persico nel 2021 alla prima tappa dell’AIR è arrivato secondo dietro Viviani conquistando la maglia bianca
Persico nel 2021 alla prima tappa dell’AIR è arrivato secondo dietro Viviani

Qualche gara con i pro’

Il giovane corridore di Cene (Val Seriana) classe 2001, non ha nascosto, anche in una nostra precedente intervista, il suo desiderio di passare nel ciclismo dei grandi. Quest’anno con la Colpack ha corso le prime due tappe dell’Adriatica Ionica Race, non ha preso il via per le successive ma un’idea se l’è fatta.

«Avevo già corso con i professionisti – conclude – sempre all’Adriatica Ionica già nel 2021, in quell’occasione nella volata della prima tappa sono arrivato secondo alle spalle di Viviani. Quest’anno sempre alla prima tappa la fuga ci ha preceduto, ma sono riuscito a regolare la volata di gruppo, dove c’erano comunque uomini forti come Malucelli, Fiorelli, Modolo. In quell’occasione ero da solo, non toccava a me chiudere ed aspettavo lo facessero gli altri ed ho fatto la volata sulle loro ruote. Si sa che loro vanno forte, non avevo nulla da dimostrare e quindi ero più sereno». 

AIR, il Food Project ha esaltato legame tra gastronomia e sport

14.06.2022
9 min
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Cinque tappe per un totale di 826,5 chilometri, intrecciate nelle quattro Regioni, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Marche, hanno ospitato il Food Project affiancato all’Adriatica Ionica Race 2022. Una corsa giovane ma affascinante che ha tracciato un nuovo modo di intendere una competizione internazionale, accompagnando lo sport insieme alla gastronomia. Cinque piatti tipici e molte aziende locali hanno infatti avuto la possibilità di mettere in mostra le proprie eccellenze nell’Hospitality alla partenza e all’arrivo di ogni tappa. 

La corsa vinta da Filippo Zana della Bardiani CSF Faizanè si è conclusa giovedì ad Ascoli Piceno. Con un bilancio più che positivo, grazie ai risultati sportivi di spessore dei corridori azzurri e non solo. L’occasione della manifestazione ha abbracciato i produttori locali e ha permesso in questi cinque giorni di avvicinare il territorio e le aziende a pochi metri dalla linea del traguardo. Siamo stati ospiti della terza tappa Ferrara-Brisighella dove abbiamo assaggiato e toccato con mano la passione e il legame della gastronomia locale con il benessere delle sport. 

L’Hospitality era aperto a giornalisti, televisioni e autorità del territorio
L’Hospitality era aperto a giornalisti, televisioni e autorità del territorio

Piatti tipici

L’obiettivo del Food Project è stato chiaro e semplice, a tal punto da diventare un esempio di come lo sport può essere ambasciatore di benessere fisico e salutare anche a tavola. Per l’occasione di ogni arrivo, i cinque piatti tipici hanno rappresentato l’eccellenza del contesto ospitante traducendola in un piatto. 

Abbiamo visto nella prima frazione il risotto all’acqua dolce con mela verde, zenzero, trota affumicata e aceto balsamico a cura dello Chef Kevin Gaddi, Ambasciatore del gusto del Friuli Venezia Giulia.

Per la seconda tappa, il risotto (Carnaroli La Fagiana) al Piave Stravecchio Lattebusche realizzato da Mirko e Alex De Luca in collaborazione con gli studenti dell’istituto Maffioli di Castelfranco Veneto.

In terra romagnola a Brisighella è stato proposto grazie al lavoro degli Agrichef di Coldiretti Ravenna, la pasta al ragù di mora.

Per il penultimo appuntamento è stato proposto un doppio piatto. In particolare, lo stoccafisso all’ancontina dallo Chef Roberta Carotti e il tortino di patate e alici & sorte di moscioli di Sirolo da parte dello Chef Elis Marchetti.

Infine a chiudere ad Ascoli Piceno lo Chef Enrico Mazzaroni ha proposto gli spaghetti al burro, acciughe e lenticchia di Castelluccio soffiata.

Da vicino

In occasione della terza tappa siamo andati tra gli stand presenti all’Hospitality del Food Project a conoscere e carpire cosa vuol dire per un azienda essere così vicino ad una manifestazione ciclistica.

«Siamo l’unica provincia – dice Roberto Belli Presidente del Consorzio Salumi Piacentini – in tutta Europa, ad avere tre salumi DOP: la coppa, la pancetta e il salame piacentino e questo la dice lunga sulla tradizione che ha il nostro territorio per i salumi. Partecipare alle manifestazioni sportive legando gastronomia e attività fisica è bello e importante, quando viene fatto attraverso il ciclismo lo è ancora di più».

Ci sono anche aziende che a pochi metri dall’arrivo vantano la produzione del proprio prodotto, come l’olio di Brisighella. «Siamo una cooperativa – dice Sergio Spada, Presidente di Terre di Brisighella – nata nel 1966 con la produzione di prodotti vinicoli del territorio. Poi dal 1971 abbiamo iniziato a produrre l’olio con l’implementazione del primo frantoio. Con la prima bottiglia di produzione nel 1975, che come caratteristica unica aveva tutta la filiera certificata.

«Il nostro disciplinare è stato preso come traccia dal ministero dell’agricoltura italiana e poi in Europa per mettere le basi per la DOP dell’olio. Siamo stati i primi in Italia. Per noi è importantissimo il discorso salutistico e il legame con il ciclismo è naturale. Il Brisighello DOP non è un condimento ma un alimento a tutti gli effetti. I suoi benefici sono riconosciuti scientificamente come sono quelli dello sport».

Promozione e sport

Il pasto per lo sportivo è un momento sacro e determinante. Le aziende del territorio che lavorano a contatto con lo sport lo sanno e fanno si che ci sia un legame indissolubile con la qualità.

 «Per Coldiretti Ravenna – dice Nicola Dalmonte, Presidente di Coldiretti Ravenna – l’arrivo a Brisighella è stato un appuntamento molto importante e un’occasione per la promozione del territorio. La collina ospitante in questo caso è ricca di peculiarità e aziende che producono eccellenze. Abbiamo accolto l’invito con entusiasmo. Questo Food Project ci ha dato la possibilità di fare assaggiare, su un palcoscenico internazionale, i nostri prodotti tipici e la nostra ideologia di gastronomia e produzione. Anche attraverso la fondazione di Coldiretti, Campagna Amica.

«L’agricoltura sta al centro delle nostre vite e in questo periodo storico sta tornando ad essere vitale quella che è l’autosufficienza alimentare. Lo sport valorizza tutti questi aspetti e ne esalta la ricerca costante della qualità per il benessere fisico e mentale».

Parola a Da Re

A seguire il progetto nato dalla spinta del patron della corsa Moreno Argentin, c’è Federico Da Re, Hospitality Manager dell’evento e responsabile del Food Project.

«Il bilancio è sicuramente positivo – spiega Da Re – A noi piace chiamare questa prima edizione del Food Project l’anno zero. Il fatto di unire la gastronomia al ciclismo in un evento sportivo è stato per noi una novità e ci ha dato l’opportunità di valorizzare le eccellenze dei territori toccati dalla corsa. Ci tengo a ringraziare gli Chef Alex e Mirko De Luca di Filo Eventi e Gabriele Tonon, della Birreria San Gabriel per il supporto nell’intera organizzazione. Nella prima tappa un plauso va ad AgriFood FVG per aver coordinato la presenza dello Chef Kevin Gaddi, al Consorzio del Prosciutto di San Daniele, al prosciuttificio Uniko e all’azienda di vini Cozzarolo di Cividale del Friuli.

«Per la tappa di Cima Grappa i ringraziamenti vanno all’Istituto Maffioli di Castelfranco Veneto che ha preparato il piatto tipico insieme ai nostri Chef, al Becher per la degustazione di salumi, a Lattebusche per i formaggi, ai Bibanesi, alle aziende agricole Ai Galli e Vanzella, al CNA di Asolo per la Ghisola e le ciliegie di Maser e a Forno Miotti, per aver fornito le proprie crostatine alla frutta a tutti gli addetti ai lavori».

Ringraziamenti finali

«La terza tappa – prosegue Da Re – ha visto la presenza della Coldiretti di Ravenna che ha coinvolto un cuoco contadino per la preparazione del piatto tipico. Ringrazio anche il Consorzio della Piadina Romagnola IGP che ci ha offerto il proprio prodotto da farcire con gli ingredienti tipici regionali. Il mio grazie va al Consorzio del Prosciutto di Parma DOP, al Consorzio dei Salumi Piacentini DOP, al Consorzio dello Squacquerone di Romagna DOP e al Consorzio della Mortadella di Bologna. Infine a Brisighella ringrazio la CAB Terra di Brisighella e il Consorzio Tutela Olio Brisighella DOP per la loro partecipazione e vicinanza all’evento.

«Per la quarta e la quinta tappa un ringraziamento speciale va a Copagri Marche che si è occupata degli inviti alle aziende regionali che con entusiasmo hanno partecipato alla due giorni marchigiana. Infine un plauso va all’azienda Cristianpack BIO che ci ha fornito le stoviglie ecosostenibili per tutto l’evento, garantendo così un occhio di riguardo anche a questa importante tematica attuale».

«In generale – conclude Da Re – è un progetto ben riuscito che ha portato alla partecipazione di molte persone, come giornalisti, televisioni, autorità e sponsor. Gli ospiti e i fornitori coinvolti sono rimasti entusiasti e questo per noi è molto importante. E’ un progetto che sicuramente riproporremo, rivisitato e maggiorato per le prossime edizioni. I miei ringraziamenti vanno anche alle città coinvolte: Tarvisio, Monfalcone, Castelfranco Veneto, Monte Grappa, Ferrara, Brisighella, Fano, la Riviera del Conero, Castelraimondo e infine Ascoli Piceno. Ultimo, ma non per importanza, un grazie a Moreno Argentin per la scintilla di questo progetto e per la bellissima corsa organizzata».

AIR, Giro U23 e Bike Day: Suzuki sempre più amica del ciclismo

14.06.2022
4 min
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Suzuki si conferma un brand realmente partner del grande ciclismo. E il mese di giugno può considerarsi con ragione un momento della stagione durante il quale la casa di Hamamatsu è particolarmente vicina ad alcune grandi manifestazioni agonistiche intrecciando rapporti di attiva e proficua collaborazione con altrettanti organizzatori.

Suzuki ha difatti ricoperto un importante ruolo in termini di sponsorship in occasione della recentissima quarta edizione della Adriatica Ionica Race. La breve corsa a tappe è stata splendidamente organizzata da Moreno Argentin e poi conquistata da Filippo Zana sul traguardo finale di Ascoli Piceno. Suzuki ha “nominato” la Maglia Rossa indossata dal leader della classifica a punti: lo speciale ranking che somma i risultati ottenuti sia negli arrivi di tappa quanto nei traguardi intermedi.

Il brand nipponico ha messo a disposizione dello staff della AIR 2022 una speciale flotta di Swace Hybrid. Si tratta di uno dei modelli che compongono la gamma 100% Hybrid di Suzuki in grado di raggiungere, grazie alla sinergia tra motori elettrici e motori termici, il massimo dell’efficienza rispettando l’ambiente.

La collaborazione con ExtraGiro

Ma Suzuki, come oramai vuole la tradizione, affianca anche tutti gli eventi ciclistici organizzati da ExtraGiro, la società nata dalla collaborazione tra la Nuova Ciclistica Placci 2013, presieduta da Marco Selleri, e la Communication Clinic di Marco Pavarini. E dunque anche il Giro d’Italia Giovani Under 23, che proprio in questi giorni, fino a sabato 18 giugno, è in pieno svolgimento: partenza dallo splendido Castello di Gradara, nelle Marche, arrivo a Pinerolo in Piemonte.

E del 45° Giro d’Italia Giovani Under 23 Suzuki è main sponsor, caratterizzando con il proprio riconoscibilissimo logo anche la Maglia Rosa indossata dal leader della classifica generale… Il Giro Giovani ha contato al via 176 atleti in rappresentanza di 35 team provenienti da ben 14 paesi differenti. Le formazioni straniere in gara sono 17, quelle italiane 18 (compresa una “mista” interregionale). Sono state selezionate dagli organizzatori tra le oltre settanta richieste ricevute e a garanzia di una partecipazione di altissimo livello.

Suzuki ha messo il proprio logo anche sulla maglia della classifica a punti dell’Adriatica Ionica Race
Suzuki ha messo il proprio logo anche sulla maglia della classifica a punti dell’Adriatica Ionica Race

Arriva il Suzuki Bike Day

Ma l’impegno di Suzuki nel mondo del ciclismo non si esaurisce certo e solo qui… Il 9 luglio prossimo sarà difatti il momento in cui tornerà richiestissimo il Suzuki Bike Day, giunto quest’anno alla seconda edizione. E dopo la “prima” andata in scena l’anno scorso sulle rampe ben ripide del “Cippo” Carpegna, tra qualche settimana toccherà all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola ospitare questo evento in bicicletta. Si tratterà di una vera e propria festa aperta a tutti!

Il percorso, interamente chiuso al traffico, sarà esattamente quello teatro dei Campionati del Mondo del 2020: 28,5 chilometri di pedalate, dalle 8,30 e fino alle 13,30, in totale sicurezza. Chi parteciperà al Bike Day avrà l’opportunità di far “viaggiare” la propria bici tra i cordoli del circuito (privilegio riservato a piloti e ciclisti professionisti). Si affronterà lo stesso percorso su cui si sono sfidati i professionisti durante la kermesse iridata dove a trionfare fu Alaphilippe.

Il 9 luglio, a Imola ci sarà il Suzuki Bike Day, si potrà pedalare sulle strade del percorso iridato del 2020
Il 9 luglio, a Imola ci sarà il Suzuki Bike Day, si potrà pedalare sulle strade del percorso iridato del 2020

Inoltre, il Suzuki Bike Day racconta della passione per la bicicletta, mette sotto i riflettori il tema della sicurezza sulla strada, non dimentica la questione della sostenibilità, ma soprattutto non manca di fare del bene… L’intero ricavato della manifestazione generato dalle iscrizioni verrà difatti devoluto alla Fondazione Marco Pantani, impegnata da diversi anni in progetti di sostegno nei confronti di persone e famiglie in difficoltà, al tempo stesso promuovendo la diffusione del ciclismo e dei veri valori dello sport tra i più giovani. 

Per informazioni sulle modalità di iscrizione al Suzuki Bike Day del prossimo 9 luglio: auto.suzuki.it/suzukibikeday/.

Suzuki

Maini al Giro U23. L’ultima volta 30 anni fa con Pantani…

10.06.2022
6 min
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Raduno di partenza a Castelraimondo, penultima tappa della Adriatica Ionica Race. Si fanno due chiacchiere e Orlando Maini sorride e dice: «Domani finisco questa, poi cambio il chip e vado al Giro d’Italia U23».

E’ il riflesso di un secondo. Il diesse bolognese negli ultimi anni ha lavorato per squadre continental, ma non era mai tornato al Giro U23 da primo direttore. Vuoi vedere che la sua ultima volta in quel ruolo risale a trent’anni fa, quando vinse la maglia (allora gialla) con Marco Pantani? Lui abbassa lo sguardo e quando lo rialza ha gli occhi lucidi. E’ proprio così.

Nel 1992 Maini guidò Pantani alla conquista del Giro dilettanti
Nel 1992 Maini guidò Pantani alla conquista del Giro dilettanti

«Quando l’ho fatto trent’anni fa con Marco – dice con orgoglio – venivamo da un terzo e un secondo posto, appoggiati da un’Emilia Romagna compatta attorno a lui, perché allora il Giro si faceva per regioni e non per team. E se ci penso, mi può solo venire la pelle d’oca».

Sta per aprirsi un mondo. E la chiacchierata per passare il tempo diventa una lezione di vita, fatta di regole ed emozioni. Benvenuti in sei minuti nel mondo del Maio.

Con quale obiettivo si va al Giro U23 con la continental dell’Astana?

Avere un team giovanile è un investimento che l’Astana ha fatto, per far sì che quando passano nella squadra WorldTour abbiano un trauma minore e siano più vicini alle qualità che servono per fare il professionista. Questa squadra è giovane e sta crescendo.

Con chi andrete al Giro?

Abbiamo Harold Lopez, un ragazzino ecuadoregno. Carlos Lopez, il colombiano. Danil Pronskiy e Nico Vinokourov, due ragazzi kazaki fra cui il figlio di Vinokourov. E anche il campione italiano di ciclocross che ci sta dando delle buone soddisfazioni, cioè Davide Toneatti.

Sarebbe stato il Giro di Garofoli?

Sarebbe stato adattissimo, ma non dobbiamo assolutamente mettergli fretta. Il fatto che possa tornare in bici ci dà molto morale. Gianmarco per primo deve essere bravo e avere pazienza, perché questo è quello che gli ho chiesto e non gli permetterò di sbagliare. In questi casi l’errore può essere fatale e lui non deve commetterlo.

Come fu andare al Giro dilettanti col Panta?

Mi ricordo questo omino, come lo chiamavamo noi, che diceva: «Ma perché tiriamo sempre, se non ho la gamba?». Io gli dicevo non era un problema, perché in realtà la gamba l’aveva. Era una forma di rispetto che aveva verso i compagni, che poi ha dimostrato anche negli anni di professionismo. Per i compagni e lo staff, lui è sempre stato riconoscente al 300 per cento. Era un uomo vero, una persona che viveva anche di emozioni. Aveva dei valori che ha sempre rispettato, ma soprattutto aveva questo senso di grande rispetto verso i compagni, perché capiva che loro erano votati a lui. E la cosa lo gratificava tanto.

Gli sarebbe piaciuto il percorso del prossimo Giro U23?

Mamma mia, è durissimo. E’ quello che cercava lui, la salita lunga e questi tapponi interminabili. Sono le caratteristiche e i percorsi ideali per lui e per Scarpa. I due capitani che ho avuto, uno da dilettante e da professionista, l’altro solo da professionista. 

Secondo Maini, Lucca non deve pensare al ritiro, ma deve insistere puntando al suo meglio
Secondo Maini, Lucca non deve pensare al ritiro, ma deve insistere puntando al suo meglio
Vedi differenze fra un ventiduenne di oggi e uno di allora?

Grande differenza. E noi dobbiamo essere bravi ad adeguarci, ma soprattutto dobbiamo essere bravi ad ascoltarli. Una cosa che spesso invece non si fa, perché magari si dà per scontata l’onnipotenza dell’età e la convinzione che sappiano tutto. In realtà, se vuoi raggiungere l’obiettivo e avere delle soddisfazioni, bisogna che tu li ascolti e cerchi di porti con loro nel modo giusto perché possano assorbire gli input che gli dai.

Riccardo Lucca ha vinto una tappa alla Adriatico Ionica eppure non riesce a passare, perché dicono che sia vecchio.

Il problema, che come giornalisti avete riportato più volte, è che adesso a 28 anni rischi di smettere di correre. Una volta pensavi che l’avresti fatto a 34-35. Le generazioni adesso cominciano a 20 anni e a 28-30 rischiano di smettere. Lucca è a metà del percorso e magari a qualcuno è scappato di dirgli questa cosa. Se calcoliamo che la categoria juniores è sempre stata lo spartiacque del ciclismo e adesso lo è in toto, dato che a quell’età passano già nelle continental, si capisce che si è velocizzato tutto.

Quindi cosa deve fare Lucca?

Secondo me, non deve pensare di smettere. Il suo obiettivo deve essere fare tutto per raggiungere il massimo. Se poi non può raggiungerlo, non è che debba farsi delle colpe. Deve dirsi: io ci ho provato e non ce l’ho fatta a trasmettere quello che volevo. Però nel giorno che ha vinto, ha fatto veramente una grande corsa. Io ero sulla fuga ed è andato veramente forte, niente da dire.

Orlando Maini, Michele Scarponi, 2016
Con Scarponi nel 2016: dal 2014 Michele ha lasciato la Lampre ed è passato all’Astana
Orlando Maini, Michele Scarponi, 2016
Con Scarponi nel 2016: dal 2014 Michele ha lasciato la Lampre ed è passato all’Astana
Di cosa ha bisogno un ragazzo di vent’anni che passa pro’?

Devi lasciargli un percorso. Però anche il ragazzino ci deve mettere del suo, perché nel percorso di crescita è vero che ci devono essere risultati e attenzione, ma le due cose devono essere mixate bene. E lui quindi deve avere anche un comportamento ideale, perché adesso hanno veramente tutto per fare bene. Al contempo, noi dobbiamo essere bravi, come dico nel mio gergo molto semplice, a fargli trovare una spalla pronta. Con tutti questi dati, a volte si dà per scontato che non ne abbiano bisogno, invece secondo me hanno ancora necessità di appoggiarsi a qualcuno. E quando lo trovano, sono soddisfatti e danno il meglio. Effettivamente hanno questa maturazione più rapida per certe cose, ma per altri aspetti hanno ancora bisogno di essere seguiti. Alla fine sono ragazzi.

Ti capita spesso di pensare a Marco e a Scarpa?

Martedì nella tappa di Sirolo, mi son fatto il mio bel piantino in macchina. Prima ho salutato la mamma di Michele e poi non ce l’ho fatta. Sono passato nella zona di casa sua ed è successo qualcosa di particolare. Io sono uno che vive di emozioni, perché il mio lavoro riesco a farlo bene solo quando veramente sento dentro l’emozione. E a un certo punto sulla macchina si è appoggiato un maggiolino. E non si è più mosso, fino a che non sono uscito da Filottrano. Mi sono detto che non fosse possibile e magari una persona mi sente dire queste cose, pensa che Maini sia già vecchio e chissà cos’altro… In realtà per me è importante, perché so cosa mi hanno dato. E so cosa mi ha dato anche Vincenzo (Nibali, ndr). Lui l’ho frequentato solo prima del Giro, ma devo dire che la sua disponibilità verso i giovani, nonostante tanta carriera, mi ha colpito davvero.

Ecco la coccinella che si è posata sull’ammiraglia di Maini nell’attraversamento di Filottrano
Ecco la coccinella che si è posata sull’ammiraglia di Maini nell’attraversamento di Filottrano
Cosa ti hanno dato Marco e Scarpa?

Mi hanno dato veramente tutto quello che un direttore sportivo può ricevere da un corridore, perciò cosa posso chiedere di più? Adesso io tutte queste cose cerco di trasmetterle ai ragazzi, perché me lo sento proprio dentro. Glielo devo perché possano realizzare il loro sogno. Devo fare tutto perché ci riescano. Solo così mi posso sentire davvero tranquillo.