Con Cataldo, fra biomeccanica, Ciccone e le risate di Scarponi

05.01.2022
7 min
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Un altro cambio di maglia, la sesta da quando è professionista. La Liquigas, poi la Quick Step. Il Team Sky e l’Astana. La Movistar e ora la Trek-Segafredo. Dario Cataldo e i suoi occhialini hanno sempre la stessa vivacità nello sguardo, ma nei silenzi si intuiscono i chilometri e il tempo passato. Trovare una trattoria in cui sedersi a Chieti è stato un’impresa, fra locali chiusi e quelli al completo. Ma adesso, in mezzo agli antipasti che vanno e vengono e con una birra piccola per farci compagnia, il discorso fluisce gradevole e profondo come sempre.

L’ultimo contratto ha dovuto sudarselo. Da una parte era certo che dopo una carriera come la sua, sarebbe stato impossibile restare a piedi. Ma quando ottobre è diventato novembre e non c’erano novità, il senso di dover smettere ha fatto per la prima volta capolino dopo tanti anni e non è stato bello.

Cataldo sarà regista in corsa al fianco di Ciccone, ma non avrà identico programma (@rossbellphoto)
Cataldo sarà regista al fianco di Ciccone, ma non avrà identico programma (@rossbellphoto)

«Alla Trek ho trovato un ambiente molto eterogeneo – dice – al primo approccio mi ha fatto pensare a quello della Quick Step, dove c’erano persone molto competenti, con un bello staff belga e uno italiano. Qui in più c’è la stessa sensazione di famiglia della Movistar. Sto bene. Ho cambiato un po’ di cose, ma so qual è il mio lavoro. Dopo tanto tempo, quasi non è servito parlarne».

Dario è in Abruzzo per qualche appuntamento e gli ultimi scampoli delle Feste, poi tornerà in Svizzera e da lì, a metà della prossima settimana, tornerà in Spagna per il secondo ritiro con la squadra. In questi giorni, approfittando del clima insolitamente mite, è riuscito a salire fino al Blockhaus e a riempirsi gli occhi dei suoi panorami.

Hai parlato di cose cambiate…

Ad esempio a livello di biomeccanica. Cambiamenti di cui avevo intuito la necessità, ma sui quali non avevo mai ricevuto feedback dalla squadra. Era da un po’ che riflettevo sulla lunghezza delle pedivelle. Pedalo così basso e raccolto, che con le 172,5 nel punto morto superiore avevo il ginocchio conficcato nel petto. E questo un po’ era scomodo e un po’ mi impediva di avere la cadenza che volevo. Era una mia teoria, invece appena mi hanno visto, mi hanno fatto la stessa proposta senza che io gli dicessi nulla. E adesso le ho da 170…

I biomeccanici della Trek-Segafredo hanno anticipato la sua volontà e sono intervenuti su pedivelle e pedali
I biomeccanici della Trek-Segafredo sono intervenuti su pedivelle e pedali
Le hai cambiate subito?

Dal primo ritiro e ho visto subito dei benefici. Mi viene più facile andare in agilità. E in contemporanea ho cambiato la larghezza dell’asse del pedale. Ho guadagnato 4 millimetri per lato, aumentando il fattore Q di 8 millimetri (si tratta della distanza orizzontale fra i due pedali, ndr). Notavo la necessità di allargare l’appoggio e grazie ai pedali Shimano, siamo riusciti a farlo. Per questo devo dire grazie ad Andrea Morelli del Centro Mapei, che ci segue.

Perché non fare prima certe modifiche?

Perché fino a qualche anno fa c’era chiusura mentale su certi aspetti. Ho sempre chiesto la compact per fare le salite ripide in agilità e mi dicevano di no perché non c’erano mica dei muri. Oggi è cambiato, in questa squadra è diverso. C’è più apertura verso la personalizzazione, dalla biomeccanica all’alimentazione. Non siamo tutti uguali…

Perché Ciccone ha detto che sei l’uomo giusto per creare un progetto?

Perché forse in squadra serviva un occhio tecnico dall’interno della corsa. Nel suo gruppo c’è Mollema, che però non nasce gregario. Oppure Brambilla, fortissimo nelle classiche. Noi due ci completeremo, perché io ho quell’occhio per le corse a tappe. Potrei essere il tassello che mancava nei Giri. So quello che dovrò fare. Sono arrivato al punto che in certi momenti sono io che spiego ai direttori quel che serve.

Ha corso spesso da gregario, ma sa vincere. Da U23 vinse il Giro d’Italia, qui a Como nel Giro 2019
Ha corso spesso da gregario, ma sa vincere. Qui a Como nel Giro 2019
Un regista in corsa?

Più di una volta ho messo da parte le ambizioni personali. Guercilena, che mi conosce dal tempo della Quick Step, mi ha dato questa fiducia a prescindere.

Sarai la spalla fissa di Ciccone?

Ci sarò in alcune occasioni, mentre in altre per il bene della squadra mi… occuperò d’altro. Faremo però un bel calendario insieme. Tecnicamente, Giulio è ibrido, deve capire dove può emergere. Ha ottime qualità per i grandi Giri, ma è istintivo e per questo va tenuto a bada. Deve maturare ancora. Deve trovare la giusta dimensione per utilizzare il suo potenziale. Credo che fra preparatori, direttori e compagni possiamo fare ognuno la sua parte per supportarlo.

Cosa è cambiato nel gruppo dagli inizi?

E’ diventato un lavoro più esigente. Credo che si sia sempre fatta attenzione ai dettagli, per quello che di anno in anno fosse il meglio a disposizione. Oggi ci sono più conoscenze per fare le cose a un livello superiore, qualitativamente e quantitativamente. Puoi sbagliare meno, altrimenti sei automaticamente fuori dai giochi. La cosa veramente difficile è diventato lo stare in gruppo.

Dopo cinque anni all’Astana, Cataldo ha corso le ultime due stagioni alla Movistar
Dopo cinque anni all’Astana, Cataldo ha corso le ultime due stagioni alla Movistar
Che cosa significa?

Il modo più aggressivo di correre fa saltare le tattiche e si traduce in meno rispetto. Prima un corridore esperto poteva richiamare il giovane che sbagliava, adesso ti mandano a quel paese. Primo, perché non c’è rispetto. Secondo, perché lo fanno tutti e quindi ti prendono per scemo, quasi tu voglia fare lo sceriffo.

Chi gode di rispetto?

Il leader forte che vince le grandi corse. Quelli vengono presi a modello, ma si pensa di poter fare come loro. C’è una bella anarchia.

Pensi mai alle persone che ti hanno lasciato qualcosa?

Michele Scarponi, sicuramente. Lui è in cima alla lista. Tante volte facciamo progetti e castelli in aria senza renderci conto che tutto può finire in un secondo. Ma per parlare di lui servirebbe un libro…

Scriviamolo!

Per capirlo, devi averlo conosciuto (dice strizzando l’occhio, ndr). Di lui apprezzavo la capacità di mantenere alto il morale, lo osservavo per come si comportava ed era di ispirazione. Faceva gruppo ridendo, ma non da pagliaccio. Era burlone e super professionale. Continuando a ridere, ti sbatteva in faccia il tuo errore. Ti prendeva in giro, ne ridevi anche tu e intanto imparavi.

Scarponi riusciva a dire col sorriso anche le verità più scomode
Scarponi riusciva a dire col sorriso anche le verità più scomode
A te cosa rimproverava?

Il fatto di essere troppo zelante e di avere troppa dedizione per quello che mi dicevano. A volte i corridori sfilano la radiolina per non eseguire ordini che gli sembrano assurdi, io non lo facevo mai. Una volta all’Algarve il gruppo era tutto largo su uno stradone con il vento contrario. Un direttore disse alla radio che dovevamo attaccare. Noi gli chiedemmo se fosse sicuro. E quello in tutta risposta disse che toccava a me e io andai. Partii e ovviamente mi ripresero e mi staccarono. E Michele rideva, mi guardava e diceva: «Il bello è che tu lo fai!!!». Ne abbiamo riso per settimane. Forse dissero a me perché ero l’unico che lo avrebbe fatto (sorride sconsolato, ndr).

Chi oltre a Michele?

Bennati, perché è uno dei compagni con cui ho avuto la migliore affinità. Eravamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Ancora adesso, davanti a qualsiasi questione, mi viene da pensare che lui la penserebbe come me. Poi Malori, anche se non abbiamo mai corso insieme. E’ una di quelle persone che puoi non vederla da cinque anni e ti abbraccia come se ci fossimo salutati il giorno prima. Infine Bruno Profeta, il mio primo direttore sportivo, che mi ha insegnato concetti e valori che mi sono serviti prima nella vita e poi anche nello sport.

L’arrivo di Cataldo alla Trek-Segafredo è stato uno degli ultimi colpi del mercato (@rossbellphoto)
L’arrivo di Cataldo alla Trek-Segafredo è stato uno degli ultimi colpi del mercato (@rossbellphoto)

Il resto è tutto un parlare della nuova bici Trek. Del colore delle divise da allenamento. Del debutto in Francia. Anche del proposito di diventare un giorno anche lui un procuratore. Della sua squadra di juniores in Spagna che è diventata quella di Vinokourov. E quando il pranzo finisce e stiamo per salutarci, nel gruppetto di tre ciclisti in strada, riconosciamo la sagoma di Ciccone. Cataldo guarda l’orologio. Dice che Giulio sta tornando verso Pescara perché ha finito l’allenamento e conferma che usciranno insieme anche domani (oggi per chi legge). Ci salutiamo. Il pomeriggio ha altri impegni. Poi la stagione potrà finalmente cominciare.