Prima crono del Tour. Rilanci decisivi e un altro duello fra loro

28.06.2022
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Adriano Malori ci porta nella crono di apertura del Tour de France. Un po’ come abbiamo fatto ieri con Ballan per quanto riguarda il pavé, stavolta lo facciamo per la prova contro il tempo.

Chi sono i favoriti per il percorso di Copenaghen? E perché? “Malo” scende subito nel dettaglio. E prima ancora che glielo avessimo chiesto, già aveva studiato bene il tracciato danese.

La planimetria della crono di Copenaghen: dislivello impercettibile, distanza di 13,2 km (immagine Letour.fr)
La planimetria del percorso della crono di Copenaghen: dislivello impercettibile, distanza 13,2 km (immagine Letour.fr)
Adriano, che cronometro sarà?

Sarà una crono per la quale servirà tanta potenza, ma anche tanta capacità di guida. Dalla mappa non si capisce bene quanto la strada sia larga o stretta, e quindi quanto si possano fare forte le curve, ma di sicuro non è una crono filante. Non è come se fosse sull’argine del Po da Cremona a Brescello!

Come si dovrà gestire?

E’ importante partire forte e subito belli caldi. Con una quindicina di curve nei primi 5 chilometri basta perdere un secondo a svolta che già si sono accumulati quindici secondi, che sono un’eternità su una crono di 13 chilometri. Il punto chiave a mio avviso c’è a metà corsa. La strada fa una sorta d’imbuto. E’ dritta, o comunque lineare per 1,7 chilometri. Lì si può spingere forte. Chi è dietro di un paio di secondi può recuperare.

Nel complesso quindi è una crono veloce?

Abbastanza, è piatta e poi, ripeto, bisogna capire la reale larghezza della strada. Piuttosto, per me influirà non poco il vento. Perché nel finale si costeggia il mare, si pedala in spazi più aperti, mentre in città si è più riparati. Se i primi partono senza vento e poi questo dovesse cambiare, nel finale si perderebbe un bel po’ di tempo. Le energie che si sprecano prima poi presentano il conto in caso di vento contrario.

Adriano, passiamo in rassegna i favoriti. I primi due sono scontati, immaginiamo…

Assolutamente sì. Filippo Ganna e Wout Van Aert: sono loro i favoriti e visto il percorso io li metto alla pari. Pippo è più forte nel gesto, però su un tracciato con così tanti rilanci Van Aert può far valere le sue doti di crossista. E’ più abituato a rilanciare. In più lui nelle crono, quelle più lunghe, ha mostrato dei limiti in quanto alla gestione. Partiva forte, poi rallentava, poi riprendeva… Non era regolare. Su questo percorso il problema della gestione non si pone. E poi sa lavorare in acido lattico più di Pippo. Però non scordiamo gli allenamenti che hanno fatto i due per arrivare al Tour?

Cioè?

Pippo ha puntato questa crono. Ha lavorato quasi esclusivamente per questa prova. Van Aert ha dovuto lavorare anche per le salite dove dovrà aiutare Roglic.

Per Malori Thomas è troppo “rigido” per una crono così. Tuttavia si potrà difendere bene contro gli uomini di classifica
Per Malori Thomas è troppo “rigido” per una crono così. Tuttavia si potrà difendere bene contro gli uomini di classifica
Altri pretendenti?

Tra i cronoman metto Kung, ma lo vedo una tacca al di sotto di Pippo e Wout. Lui manca di continuità. Se ci fate caso fa una crono bene e una o due “male”. Aveva fatto bene nella crono del Tour scorso e poi ha steccato le Olimpiadi. Ha vinto l’Europeo e ha sbagliato il mondiale. Chiaramente è forte e segue i primi due.

E tra Pogacar e Roglic?

Vedo meglio Pogacar su questo tracciato, visto che non ci sono dei lunghi tratti in cui si può spingere a tutta. Ci sono dei rilanci o quantomeno delle curve nelle quali devi smettere di pedalare, questo è sicuro. Roglic potrebbe perdere qualcosina nei suoi confronti. Dalla sua però Primoz ha il fatto che va agile e può rilanciare bene. Entrambi potranno guadagnare qualcosa sugli altri uomini di classifica: Thomas, Adam Yates, Mas… Loro per me partono già con 30” di ritardo. Thomas forse un po’ meno. Comunque Pogacar magari potrà fare un quarto-sesto posto e Roglic appena dietro.

Eppure Thomas va forte a crono…

Sì, ma è parecchio “legato” nelle curve e nei rilanci. Questa è una crono che si vince nei rilanci. Saranno questi l’ago della bilancia. Tu arrivi all’ingresso in curva a 60 all’ora, fai la curva a 40 e poi ti rimetti a 60 all’ora. Ecco, chi impiegherà meno tempo per riportare la velocità da 40 a 60 all’ora vincerà questa crono.

Malori impegnato nella crono di apertura del Tour ad Utrecht nel 2015
Malori impegnato nella crono di apertura del Tour ad Utrecht nel 2015
E’ paragonabile alla crono di apertura di Torino dello scorso anno?

No, quella era più filante. Semmai la paragonerei a quella di Utrecht, che aprì il Tour del 2015. E’ una crono che va affrontata “cattivi a bestia”. Io stavo bene, andai forte. Entravo e facevo le curve come un elicottero, ma nei rilanci ero una mozzarella di bufala campana! Chiusi ottavo a 29″ da Rohan Dennis.

Facciamo del fantaciclismo! Potendo includere anche i cronoman dell’era moderna, diciamo degli ultimi 30 anni da Indurain in poi, chi sarebbe il corridore perfetto per questa gara?

Cancellara – risponde secco Malori – lui è il cronoman perfetto. Il più grande della storia per me. Aveva grande potenza, andando agile rilanciava benissimo e guidava la bici da crono come pochi altri. 

Cosa ha detto la crono di ieri? Ce lo spiega Adriano Malori

09.06.2022
6 min
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Ieri è andata in scena la cronometro individuale al Delfinato e a vincerla, come sappiamo, è stato Filippo Ganna. Ancora una volta una super prova per l’iridato in carica. Una prova che Adriano Malori ha seguito con passione e l’attenzione tecnica che lo contraddistingue.

E questa sua attenzione l’ex tricolore a crono l’ha messa a nostra disposizione. Il duello con Wout Van Aert è stato entusiasmante. Ma sul piatto non c’è stato solo quello…

Malori, ha vinto per tre volte il titolo nazionale a crono elite. Oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11
Malori, ha vinto per tre volte il titolo nazionale a crono elite. Oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11
Adriano, partiamo proprio da qui. Ganna contro Van Aert…

Sicuramente Pippo è già in forma Tour. E’ stato perfetto. Mentre Van Aert ha qualche problema di gestione dello sforzo. Ieri ha perso come al mondiale. E’ partito molto forte, 10” di vantaggio. Poi ha mollato passando a 10” di ritardo e poi ha ripreso a spingere chiudendo a 2” da Ganna. Questo è sintomo di due cose.

Quali?

Che è partito troppo forte ed è stato costretto a calare. Oppure che dalla macchina, dove vedono in tempo reale i suoi wattaggi, gli hanno detto di calare. In ogni caso questa gestione non va bene per una crono. Serve più regolarità. 

Come te lo spieghi?

Un po’ credo faccia parte delle sue caratteristiche. Alla fine Wout viene dal ciclocross, vince le volate, quindi è e tende ad essere molto esplosivo. Tra il riscaldamento e l’adrenalina prima di una prova simile ci sta che gli “scappi la gamba” nelle prime fasi e che si ritrovi subito fuori soglia.

Van Aert, secondo ieri è leader della generale e della classifica a punti. La maglia verde è l’obiettivo del Tour
Van Aert, secondo ieri è leader della generale e della classifica a punti. La maglia verde è l’obiettivo del Tour
Ieri però si diceva che il vento fosse cambiato nel lasso di tempo tra la prova di Ganna e quella di Van Aert. Per il belga era più forte, sia a favore che contro a seconda di come girava il percorso…

Sì, il vento può anche aver inciso un po’, però è stato l’unico atleta che ha avuto uno sbalzo così ampio. Altri hanno avuto trend più regolari. Se migliorasse l’aspetto della gestione delle crono ne vincerebbe di più. Ne ha vinte anche nelle corse a tappe, come lo scorso anno al Tour, ma quando poi ti trovi specialisti come Ganna non basta più. Serve una gestione migliore.

Il fatto che l’avversario sia proprio Ganna, che lo ha già battuto più volte ai mondiali, può incidere a livello psicologico? 

Non credo. Uno come Van Aert che vince a crono, nel cross, che in volata batte Cavendish non ha paura di nessuno. Anche in salita è stato più forte di Roglic alla Parigi-Nizza. Semmai è il contrario, con avversari così grandi è ancora più motivato.

Hai parlato di Roglic: come lo hai visto pedalare? E secondo te questa cosa del ginocchio che ancora gli fa male è vera?

Per me è un po’ di pretattica. Roglic, a parte la Vuelta 2021, ha sempre avuto un calo nella terza settimana di un grande Giro, e se andiamo a vedere ha ridotto progressivamente le gare di avvicinamento ai grandi Giri. Quest’anno ne ha fatte pochissime. Per me ha fatto la scelta di arrivare fresco al Tour. E vista la sua età (32 anni, ndr) sa che è l’ultima chance contro Pogacar. Avrà ragionato: “tutto o niente”. Ieri tutto sommato è andato bene, però a volte era agile, altre duro, non è ancora al top e poi la sua gamba non mi sembra ancora definita. Primoz sa che va in condizione con poco e sta sfruttando questo Delfinato proprio per essere al meglio per il Tour.

Per Malori, Roglic non ha ancora una gamba definita. La sua condizione è in crescita
Per Malori, Roglic non ha ancora una gamba definita. La sua condizione è in crescita
Però uno che ha fatto tanta altura come può non avere la gamba definita? Vuoi dire che si è volutamente allenato poco?

Dipende dal livello da cui si parte. Magari dopo i Baschi ha fatto due settimane senza bici. Sono ipotesi, chiaramente. In più non dimentichiamo che se non dovesse andare bene al Tour, avrebbe il “Piano B”, la Vuelta, dove arriverebbe più fresco. A naso, dico che questo è l’anno buono per lui. Roglic mi piace: è uno che ha preso tante botte, è caduto e si è sempre rialzato.

Mattia Cattaneo. Ma quanto è stato bravo?

Sono contentissimo per Mattia! Fece il primo anno da pro’ in squadra con me e si vedeva che aveva delle doti stratosferiche. Ma non è mai riuscito ad esprimerle perché fisicamente era indietro. Negli ultimi anni invece è si è formato. Adesso ha messo su i muscoli necessari. Anche se è un classe 1990, per me ha ancora 4-5 anni buoni. Se fossi un Lefevere lo farei preparare per bene per una corsa a tappe tipo i Baschi o la Parigi-Nizza, dove c’è sempre una crono, per fargli fare la classifica.

Mattia Cattaneo ieri ha concluso la sua crono in quarta posizione a 39″ da Ganna. Adesso è secondo nella generale a 53″ da Van Aert
Mattia Cattaneo ieri ha concluso la sua crono in quarta posizione a 39″ da Ganna. Ora è secondo nella generale a 53″ da Van Aert
Adriano, c’è qualcuno che ti ha colpito?

Etan Hayter – risponde secco Malori – anche lui è di quelli che vince in volata, tiene in salita, va forte a crono. Ieri ha messo dietro fior di specialisti.

Qualche tempo fa chiedemmo a Cioni se fosse anche per le corse a tappe in futuro… 

Il problema per me è la componente mentale. Se parti per un grande Giro da gregario o per vincere qualche tappa è più rilassante, se invece ogni giorno devi lottare perché non puoi perdere 2” neanche dopo una curva è un altro conto. Ricordate cosa si diceva di Ganna dopo la sua vittoria a Camigliatello? Tutti a dire che doveva provare a puntare sulle corse a tappe. Quindi sarebbe dovuto dimagrire. Ma il rischio di snaturarsi è troppo alto per fare un 5°-6° al Giro e poi non vincere più neanche una crono o una corsa. E questo nel ciclismo di oggi non te lo puoi più permettere. E dico una cosa brutale.

Cosa? 

Nei grandi Giri finché c’è Pogacar si lotta per il secondo posto.

Gaudu in azione contro il tempo. Secondo Malori il francese e la sua squadra devono lavorare molto (e diversamente)
Gaudu in azione contro il tempo. Secondo Malori il francese e la sua squadra devono lavorare molto (e diversamente)
Adriano, passiamo invece a chi non ha brillato. Ci verrebbe da dire Gaudu

Esatto. Quando l’ho visto con quella posizione ho avuto un colpo al cuore! Non solo la posizione. Aveva un ritmo di pedalata non redditizio. Inguardabile. E sinceramente non capisco questa impostazione. In Groupama-Fdj hanno Kung che a mio avviso ha la posizione migliore di tutti, anche di Ganna, quindi le strutture e le conoscenze per lavorare bene ce le avrebbero. Non so se sia una loro scuola di pensiero. Sinceramente non riesco a capire.

Dai, noi ci godiamo Ganna!

Ieri era stabile, spingeva. Per come era composto era una macchina da guerra. Nella prima tappa del Tour si lotterà per il secondo posto. Anzi per il terzo, al secondo metto Van Aert. E poi è una crono corta, “stile inseguimento”. Se Pippo starà così non ce ne sarà per nessuno.

Ma quanto è basso Pinot sulla bici? Per Malori troppo…

28.04.2022
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Ma quanto è basso Pinot sulla bici? La domanda di Adriano Malori è arrivata proprio nel giorno in cui il francese vinceva l’ultima tappa al Tour of the Alps, ma per approfondire meglio il tema, gli abbiamo chiesto di aspettare il rientro dalla Liegi. E così adesso ci siamo.

Della Lapierre Xelius SL3 del francese abbiamo raccontato proprio nei giorni della corsa trentina. Ma adesso il sospetto che i suoi acciacchi e un rendimento mai troppo costante possano dipendere dalla posizione in sella apre la porta su nuovi scenari.

Adriano Malori è stato professionista dal 2009 al 2016. Ora gestisce il suo centro di preparazione 58×11
Adriano Malori è stato professionista dal 2009 al 2016. Ora gestisce il suo centro di preparazione 58×11
E’ davvero così basso Thibaut?

Ci ho fatto caso l’altro giorno mentre inseguiva Lopez. Così basso, che ogni 3 secondi deve alzarsi sulla sella. Ha le anche che si muovono ed è un continuo tirarsi indietro, come sulle bici da crono quando sei troppo basso o troppo corto.

Che cosa si capisce da tanto muoversi?

Vuol dire che è scomodo, oppure ha dovuto scegliere questa posizione per i problemi alla schiena. Ma in ogni caso non funziona. Non è redditizia, perché i 3/4 della muscolatura della gamba non lavorano. Se non è una posizione imposta o che vuole lui a tutti i costi, io mi affretterei a rivederla.

Pinot ricorre all’azione sui pedali non per attaccare, ma anche durante fasi interlocutorie di pedalata
Pinot ricorre all’azione sui pedali non per attaccare, ma anche durante fasi interlocutorie di pedalata
La tendenza ad abbassarsi non dipende anche dalla frequenza di pedalata?

Esatto, quello che stavo per dire. Anche Roglic e Alaphilippe sono bassi di sella, ma loro vanno molto agili. Pinot invece spinge duro. I muscoli più importanti per la pedalata sono il gluteo, il quadricipite femorale e il polpaccio che trasmette direttamente la potenza. Lui spinge quasi solo con il vasto mediale e si alza in continuazione perché le sue gambe chiedono un po’ di estensione. Finché parliamo di salite brevi come in Trentino, te la cavi…

Altrimenti?

Quando vai al Tour e devi affrontare ad esempio il Tourmalet, magari dietro Roglic e Pogacar, non puoi pensare di fare la corsa lavorando con mezza gamba. Aumenta il dispendio energetico e hai meno forza. L’unica soluzione è alzare la sella. Non è uno che pedala come Pantani.

La gamba del francese non lavora mai con una distensione sufficiente
La gamba del francese non lavora mai con una distensione sufficiente
Cosa intendi?

Pantani si alzava per scattare, poi si sedeva e faceva girare a lungo il rapporto. E parliamo di altri motori. Se invece ti alzi di continuo, perdi velocità e ritmo. Guardate le crono: si alza mai nessuno nei rilanci dopo le curve? Piuttosto fai traiettorie super rischiose, che però ti lasciano la velocità per accelerare da seduto. Ti alzi solo se la curva e stretta e riparti da fermo. Sennò, neanche freni.

Se la muscolatura lavora male, c’è anche maggiore rischio di crisi?

Può darsi che a un certo punto la gamba dica basta. Alzandoti spesso in piedi sale anche il battito del cuore e sovraccarichi la schiena. Pinot ha avuto mille malanni, chissà che non dipendano anche da una posizione sbagliata.

Osservando i vari video del Tour of the Alps si nota in effetti che Pinot continua a nuoversi sulla sella
Osservando i vari video del Tour of the Alps si nota in effetti che Pinot continua a nuoversi sulla sella
Hai detto che potrebbe essere lui ad aver scelto quella posizione…

Quando un corridore si mette in testa un’idea, difficile toglierla. Quando ero alla Movistar, Valverde pedalava altissimo di sella. Hanno provato ad abbassarlo, ma non c’è stato verso. E lui intanto vinceva 15 corse all’anno, cosa potevi dirgli? Stessa cosa con Froome: sulla bici era basso e corto, ma ha vinto 4 Tour, un Giro e due Vuelta. Per tuti gli altri, la gamba ha bisogno di estensione. Non avevo notato prima che Pinot fosse messo così. Se dipende dalla schiena, alla Groupama-FDJ potrebbero cambiargli le pedivelle e permettere alla gamba di allungarsi. Ma di sicuro, se pedala così, vedo difficile che possa avere la continuità in una corsa di tre settimane.

Leve girate, Remco a crono, Ganna in salita: ci chiama Malori

04.03.2022
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Se si parla di aerodinamica, tranquilli che arriva Malori. Adriano ci mette così tanta passione, che le sue osservazioni diventano ogni volta motivi di approfondimento. In particolare, l’emiliano ha annotato nel suo taccuino tre passaggi delle ultime settimane.

1) La posizione da crono di Evenepoel.

2) Le leve sul manubrio girate verso l’interno, che Campenaerts (in apertura a Le Samyn) e Remco potrebbero aver ispirato e si sono ormai diffuse a macchia d’olio.

3) La tattica e la posizione in sella di Filippo Ganna a Jebel Jais, arrivo in salita della quarta tappa del UAE Tour dopo una scalata di quasi 30 chilometri, che ha permesso al piemontese di arrivare a soli tre secondi da Pogacar.

L’occasione è da cogliere al volo, per cui iniziamo anche noi a prendere nota, mentre Malori dall’altra parte inizia a spiegare.

All’Algarve, Evenepoel ha vinto a crono con la nuova posizione e pedivelle da 165
All’Algarve, Evenepoel ha vinto a crono con la nuova posizione e pedivelle da 165

Remco e la crono

Quello che lo stupisce non sono le pedivelle da 165 in sé, usate a crono da Evenepoel, quanto piuttosto la tendenza ad accorciarle rispetto alla bici da strada.

«Allungare le pedivelle sulla bici da crono ha un senso per atleti dalle leve lunghe – spiega Malori – nei brevilinei non ha grande utilità. Probabilmente il fatto che le riduca rispetto a quelle da strada dipende dalla sua agilità. Sono valutazioni che cambiano da corridore a corridore, a me viene da pensare che le abbia provate, si sia trovato bene e non abbia più voluto cambiarle. Non credo però che questo possa modificare le abitudini di altri, dubito che Ganna provi a cambiare certe abitudini.

«La cadenza di pedalata è personale e l’agilità la insegni da ragazzino, magari facendo pista. Diciamo che da un lato è decaduto il tabù del cronoman molto alto, dall’altro sappiamo che più sei basso e più sei aerodinamico. Basti pensare alle differenze contro vento fra uno come Evenepoel e Ganna con le sue spalle larghe. Lo stesso Bissegger che lo ha battuto al UAE Tour è 1,78. Ma tornando a Remco, non lo vedo all’altezza di Pippo in una crono veloce, mentre in una dura come quella di Tokyo, ad esempio, può fargli male».

Le leve girate

Le leve all’interno, un po’ figlie di Victor Campenaerts e in parte anche del giovane belga, fanno decisamente tendenza. La soluzione infatti è stata recepita e copiata da altri professionisti ed è ben diffusa fra gli amatori.

«Manubrio stretto – dice Malori – e leve girate verso l’interno. Sicuramente la spinta è la ricerca di aerodinamicità, ma non si può vedere, oltre a essere pericoloso. Le braccia strette sicuramente migliorano la penetrazione, ma perdi guidabilità e reattività. Considerate che un corridore sta all’80 per cento del tempo in bici con le mani sulle leve. Questo vuol dire che avrà i polsi caricati in dentro e di conseguenza i gomiti e le spalle che devono assecondare quella posizione.

«Oltre che brutto da vedere, il vantaggio aerodinamico è minimo perché per compensare le mani strette, devi tenere i gomiti larghi e in aggiunta perdi guidabilità. Se hai la mano caricata verso l’interno, per frenare devi fare una rotazione del polso che allunga il tempo di reazione. Perdi rapidità nel gesto della frenata e magari in discesa al Lombardia quel mezzo secondo ti sarebbe più utile per frenare. Sono cose che non concepisco, vanno bene i marginal gain, ma un corridore dovrebbe opporsi a certe trovate. Penso che se proponi qualcosa del genere a Valverde o Nibali, i freni girati te li tirano in faccia…».

Ganna e la salita

E poi c’è Ganna, che si salva su una salita di 30 chilometri, gestendosi anche grazie alla sua posizione perfetta sulla bici da strada, che guardando la gallery qui sopra, ricalca davvero quella sulla bici da crono.

«Una posizione da paura – sorride Malori – che gli ha permesso di compensare il gap dagli scalatori. Chiaro che è riuscito a farlo perché la salita era pedalabile, lunga e c’era vento. Quel giorno Pippo ha portato in salita le qualità del cronoman, soprattutto perché una posizione da strada come la sua in salita non ce l’ha nessuno. C’è una foto che ha pubblicato quella sera su Instagram (la stessa che vedete qui sopra, ndr) che merita di essere mostrata nelle scuole di ciclismo. Quando acceleravano, si sfilava e amministrava lo sforzo.

«Quando calavano, lui si faceva sotto. E’ andato sempre agile, tranne l’ultimo tratto in cui ha messo il rapporto. Si saliva a 30 all’ora e credo di poter dire che abbia speso 50 watt in meno solo grazie alla posizione. Lui non ha il cambio di ritmo e si è gestito alla grande. Andavano su a frustate, mentre Ganna è rimasto costante per tutto il tempo. Chiaramente puoi farlo su salite così e non sull’Alpe d’Huez, ma a vederlo tutto basso com’era, si capisce come l’aerodinamica sia importante anche in salita».

Malori, la crono, i pericoli e i freni spariti

01.02.2022
4 min
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La sicurezza su strada e l’aerodinamica di certe prese sulle appendici da crono. Il ricordo di quando si usava la terza leva del freno. Pensieri che continuano ad accavallarsi dall’incontro con Sobrero all’allarme di Pidcock. Per questo, a costo di sfinirlo con le nostre domande, siamo tornati a bussare alla porta di Adriano Malori, strappandolo per un po’ al lavoro nel suo centro.

«Il problema è che sulla bici da crono – fa notare Malori, invero ben contento di dare il suo contributo – si fanno velocità altissime e non si possono usare i freni. Si guardano costantemente i watt ed è un problema. Ricordo che quando facevo i lavori specifici, era un attimo ritrovarsi a 55 all’ora. Per questo cercavo strade in pianura con poco traffico o andavo in qualche valle in cui ci fosse un po’ di pendenza. Magari la velocità era leggermente inferiore, ma ero sempre a guardare il computerino».

Test in pista per Bernal in Belgio: quando si è al chiuso, non è un problema guardare giù
Test in pista per Bernal in Belgio: quando si è al chiuso, non è un problema guardare giù
E’ anche un fatto di posizione?

Sicuramente su quella da strada sei più rilassato, il collo è più sciolto e guardi avanti. Se davvero Bernal stava facendo allenamento con la bici in assetto da gara, gli è bastato accarezzare i pedali per trovarsi a 40 all’ora e spingendo poco di più è arrivato ai 60. Quelle bici sono missili. Ma è un problema che c’era anche quando Ullrich si allenava su strada con la ruota anteriore da 24″ e il manubrio tutto basso, oppure quando Indurain usava la Espada. Oggi però allenarsi con la bici da crono è più pericoloso, soprattutto per il discorso dei freni e per l’attenzione costante al computer.

C’è una soluzione alternativa?

Andare in autodromo ha un costo non indifferente. Nella zona di Lodi o Cremona, si trovano anche strade di pianura con poco traffico. Da me in zona Parma è già più difficile. Non la risolvi neanche del tutto avendo una macchina davanti, perché è brutto dirlo ma in tanti casi è solo un discorso di giusta scelta della strada e soprattutto di fortuna.

Fra protesi e leve c’è distanza e c’è da sollevarsi cambiando l’assetto del corpo: un tempo eterno se si deve frenare.

Se la posizione è giusta, comunque sulle protesi si poggia. Il protocollo vuole che l’angolo fra dorsale e tricipite sia di 90 gradi proprio per scaricare il peso sulle braccia. Poi bisogna vedere la biomeccanica, perché Froome e Thomas sulla bici da crono erano messi malissimo, ma andavano forte. La bici da crono però si guida con le spalle e non con le braccia, proprio perché le braccia così strette impediscono manovre. La rotazione minima delle spalle fa sì che il manubrio giri.

Ai mondiali di Bruges, nel Team Relay, tre azzurri con tre diverse prese sulle appendici: Ganna, Sobrero, Affini
Ai mondiali di Bruges, nel Team Relay, tre azzurri con tre diverse prese sulle appendici: Ganna, Sobrero, Affini
Quindi anche la presa sul manubrio di Sobrero di cui s’è parlato è aerodinamica, ma anche funzionale?

E’ sicuramente la più comoda, anche se io la provai e non mi trovai bene. Non esiste uno standard, l’importante è trovare una posizione che si può tenere, non una che teoricamente è perfetta, ma dopo mezz’ora devi lasciarla perché non la reggi. Se sei incassato con le spalle e formi un cuneo con braccia e testa, allora sei a posto.

I manubri stampati aiutano?

Sono decisivi, per aerodinamica e sicurezza. Sentito Sobrero quando diceva che l’alternativa a quella sua presa fosse tenere la protesi solo con anulare e mignolo? Se il manubrio è su misura, hai la presa che preferisci e riesci a guidare meglio la bici.

Fu Basso, qui al Tour del 2011, a suggerire a Malori di usare il freno sulla protesi (nel cerchio)
Fu Basso, qui al Tour del 2011, a suggerire a Malori di usare il freno sulla protesi (nel cerchio)
In ogni caso, non poter usare i freni non aiuta…

Prima di Varese 2008, quando poi vinsi l’oro U23, chiesi consiglio a Basso per vedere il percorso. E mi diede la dritta di mettere la terza leva del freno sulle appendici, come si faceva nelle cronosquadre. Da allora in allenamento l’ho sempre avuta e anche in gara (nella foto di apertura, Adriano in azione nel mondiale vinto a Varese 2008, ndr). E’ utile per non togliere le mani nei curvoni, in allenamento viene bene dietro moto per restare in posizione e se un’auto ti stringe. C’è davvero tanta distanza altrimenti fra la protesi da crono e la leva su manubrio. Non so perché ultimamente certi accorgimenti non si vedono più, forse perché i freni idraulici non permettono l’aggiunta di una terza leva? In allenamento la valuterei.

Come i doppi freni nella parte alta del manubrio per la Roubaix?

Esatto, un’altra bella sicurezza per quando si stava in gruppo. I miei compagni li usavano e dicevano di sentirsi più sicuri, ma ormai sono spariti anche quelli. Sarebbe curioso sapere il perché.

Il motivo, come suggeriva Malori, sta proprio nell’adozione dei freni a disco. Quella leva, come pure quelle per la Roubaix, si montavano tagliando la guaina e agendo sullo stesso cavo del freno. Gli impianti idraulici dei freni a disco ovviamente ne impediscono l’uso.

Sobrero all’università della crono con Malori e Pinotti

25.01.2022
9 min
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«Io Malori non l’ho mai conosciuto – dice Sobrero sorridendo – l’ho sempre visto in televisione. Però mi ricordo che ai mondiali del 2015 di Richmond, che io feci con gli juniores, una volta andai dai meccanici e vidi per la prima volta una corona da 58 montata sulla sua bici».

Adriano sorride e rilancia dicendo che adesso usano il 60, ma Sobrero alza le mani: lui il 60 non sa ancora cosa sia.

Tre tricolori

Il pomeriggio inizia a scurire e allo stesso tavolo, sia pure virtuale, siedono tre campioni italiani della crono e uno che quelle vittorie le ha raccontate. Matteo Sobrero, campione italiano in carica. Marco Pinotti, il suo preparatore al Team BikeExchange, sei volte tricolore fra i pro’. Il nostro Adriano Malori, campione italiano per tre volte da professionista, del mondo ed europeo fra gli U23. L’idea è di lasciare loro la parola, facendo a Sobrero appena la domanda che romperà il ghiaccio. Quando si cambia squadra e si è specialisti della crono, si chiede anche qualche garanzia sui materiali?

«A dire il vero – risponde – il materiale è stato una delle prime cose che ho valutato. La possibilità di avere il manubrio stampato 3D e lo studio dei materiali è stata detta dall’inizio. Siamo anche andati a Silverstone in galleria del vento a fare un nuovo bike-fit, al momento sono molto soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto».

La possibilità di investire sui materiali ha portato Sobrero al cambio di squadra (foto BEX Media)
La possibilità di investire sui materiali ha portato Sobrero al cambio di squadra (foto BEX Media)

PINOTTI: «Tra l’altro, non so se quando ha firmato Matteo sapesse già che stavamo passando da Bianchi a Giant. E questo noi lo vediamo come un’evoluzione. La Bianchi era già competitiva, però pensiamo che con Giant avremo un piccolo vantaggio dal punto di vista della bici e del pacchetto completo bici e ruote. Avevamo ruote Vision e Pirelli come tubolari, quest’anno avremo ruote della Giant, quelle che aveva già la CCC e poi i tubolari saranno Vittoria».

Le mani sopra

MALORI: «Matteo, colgo l’occasione, così senza riscaldamento, per farti una domanda che volevo farti da una vita. Ho visto che tieni le mani una sopra l’altra sulle protesi. E’ una questione di comfort o è un discorso aerodinamico?».

SOBRERO: «C’è stata una lunga discussione su questa posizione quando siamo andati a Silverstone. E’ stata una cosa che si è creata negli anni, anche confrontandomi con Filippo (Ganna, ndr), cosa che ho modo di fare molto spesso. Rispetto alla media sono molto corto sul davanti. Si tende ad andare molto lunghi, ma essendo leggero, poi mi muovo tanto e non mi trovo. Se invece rimango più corto, tendo a tirare, non sono solo appoggiato. E tirando rimango più fermo e più incassato. Poi ho scoperto che mi permette di avvicinare la testa con le mani, per essere più aerodinamico. E’ una cosa che mi sono messo in testa e mi trovo molto bene».

MALORI: «La trovo molto strana perché le protesi sono dritte e una persona che nello sforzo massimo si aggrappa a quel modo, anche a livello posturale ha una spalla più sollevata dell’altra…».

Sobrero è grande amico di Ganna e si confrontano spesso anche su temi tecnici
E’ grande amico di Ganna e si confrontano spesso anche su temi tecnici

PINOTTI: «Questa cosa qua è di quelle che creano il mal di testa a chi deve fargli il manubrio custom, perché non puoi fare le estensioni asimmetriche. Però abbiamo visto in galleria del vento che è una posizione vantaggiosa per lui. E’ entrato e aveva un certo valore, quando è uscito non è che avesse numeri tanto migliori, però abbiamo validato delle cose. Come ho sempre detto, un cronoman naturale in due o tre anni alla posizione migliore ci arriva da solo sentendo l’aria nel casco. A lui questa posizione porta dei vantaggi, anche se intuitivamente non è veloce, ma per lui è vantaggiosa e ci è arrivato naturalmente».

SOBRERO: «Io ero partito con le osservazioni fatte in pista a Valencia con l’Astana, quando si diceva di chiudere l’angolo delle braccia. Solo che per farlo, avrei dovuto prendere le protesi nella parte più alta con appena due dita e io non mi sentivo sicuro…».

La posizione scomoda

MALORI: «Abbiamo fatto questo discorso su bici.PRO tempo fa. Tanti impongono al cronoman le posizioni più redditizie che però sono anche scomode, mentre il miglior cronoman è quello che ha la posizione cucita su di lui, che grazie ad essa riesce a sviluppare più watt…».

PINOTTI: «Il tuo discorso è il più corretto. Infatti prima di entrare in galleria del vento, siamo stati parecchio con il fisioterapista a fare bike fitting. Abbiamo visto su quali distretti si possa agire, così quando siamo entrati nel tunnel, sapevamo su quali posizioni potevamo lavorare. Ad esempio con Yates, che non deve fare delle crono secche, ma inserite nei Giri, abbiamo scelto una posizione che non era la più veloce».

MALORI: «Senti Matteo, come ti gestisci per fronteggiare i cronomen di stazza superiore alla tua, i vari Ganna, Kung, Van Aert?».

SOBRERO: «Devo giocare sull’aerodinamica, perché in pianura da uno come Ganna perdo comunque tantissimo. In pianura, il watt è watt, non c’è niente da fare».

Nella crono tricolore di Faenza ha controllato in avvio e dato tutto nel finale
Nella crono tricolore di Faenza ha controllato in avvio e dato tutto nel finale

Il tricolore di Faenza

MALORI: «Il campionato italiano non l’ho visto, ero al lavoro. Come avete gestito le tre parti, fra andata, salita e ritorno? Display coperto oppure ti sei gestito?».

SOBRERO: «Mi sono gestito parecchio nella prima parte. Sapevo che avrei perso. Però se quei 10-20 watt li avessi risparmiati in avvio, in salita e nel tratto finale mi sarebbero tornati utili. E poi faceva caldo, un semplice fuori giri si poteva pagare caro. Invece al ritorno, che era anche a scendere, io ho fatto i miei watt, anche se ero a tutta, mentre Pippo che aveva dato troppo nella prima parte ha pagato».

PINOTTI: «Ganna è arrivato al primo intermedio con il miglior tempo, quindi è andato fortissimo in salita e lo ha pagato dopo. Matteo si è gestito bene, mentre Ganna ha perso tanto negli ultimi chilometri».

MALORI: «Ganna ha fatto come alle Olimpiadi: fortissimo all’inizio, poi in difficoltà. Domanda a bruciapelo: Matteo, ai grandi Giri ci pensi? Pesi 63 chili, sei fatto per le salite, ci pensi?».

SOBRERO: «Dopo lo Slovenia (chiuso al 3° posto, ndr) e l’italiano e l’ultima crono del Giro, ho preso più consapevolezza. Sì, ci penso, magari corse di una settimana in cui c’è la crono posso dire la mia. Ci vuole tempo. Ho visto che nello sforzo di mezz’ora riesco a fare qualche risultato. Nella corsa di cinque giorni, potrei dire la mia».

Classifica alla Tirreno

MALORI: «Ci provi già alla Tirreno quest’anno? Io scommetto 50 euro che fai podio».

SOBRERO: «Addirittura?».

PINOTTI: «Sembra che tu abbia letto i programmi della squadra. Alla Tirreno gli daremo la possibilità di fare classifica, perché non lo ha mai fatto. La Parigi-Nizza per la crono forse sarebbe più adatta, ma la Tirreno gli viene bene. Dovremo lottare ogni giorno, capire quello che significa, anche fosse per arrivare nei 15. E poi quest’anno è più adatta di altre Tirreno. Non avrà il supporto di uno scalatore, ma a Capodarco può difendersi e anche sul Carpegna può provarci».

MALORI: «Allora facciamo così: se vinco mi prendo 50 euro da ognuno di voi. Se perdo (e giù tutti a ridere, ndr), Enzo dà 50 euro agli altri tre!».

Sobrero ha il fisico da passista scalatore, la crono può essere funzionale per altri obiettivi
Sobrero ha il fisico da passista scalatore, la crono può essere funzionale per altro

MALORI: «Pino, una domanda per te adesso. Come si prepara un cronoman così che non ha la struttura dei più forti? In qualche modo mi ricorda te, che quando andavi forte davi legnate a tutti. Anche a me… (ridono tutti, ndr)». 

PINOTTI: «Non è tanto diverso da allenare un cronoman grande. Abbiamo fatto più palestra degli altri anni, ma non una cosa esagerata. Non per renderlo più potente, ma per renderlo più stabile. Ha ottimo recupero, quindi la crono può essere funzionale al resto della sua carriera. Può diventare un corridore da grandi Giri, dipende dai percorsi. E’ andato forte per due anni di fila nella crono finale del Giro, vuol dire che recupera bene».

Misuratore di potenza: sì o no?

MALORI: «Un’altra domanda per te, Pino. Preferisci la galleria del vento oppure i test in pista?».

PINOTTI: «Ho cambiato idea da poco, devo essere onesto. L’anno scorso portammo 15 corridori in pista a Valencia e pensavo che ci saremmo resi conto vedendoli pedalare e anche loro avrebbero capito se una posizione fosse più adatta delle altre. Quest’anno invece siamo andati in galleria del vento, ne abbiamo portati meno ma abbiamo potuto fare molte più cose, soprattutto avendo un atleta che dia dei buoni feedback. E poi ora i costi si sono ridotti, per cui adesso voterei per la galleria».

MALORI: «Ancora per te. Il misuratore di potenza ha cancellato un po’ l’arte del cronoman, la capacitò di gestirsi, evitando il fuori giri. Cosa ne pensi?».

PINOTTI: «Hai ragione, ma si può fare ancora senza. Pogacar ha vinto il Tour con quell’ultima crono senza avere alcuno strumento. Il fuoriclasse in gara può farne a meno. Quando ti alleni tanto, hai la sensibilità per capire se stai facendo 350 oppure 400 watt. Il vantaggio del potenziometro c’è con i meno specialisti, cui devi dare un’impostazione. Lo scalatore ha il senso del ritmo e si gestisce. Quelli più veloci, che sono abituati a dare tutto subito invece, partono troppo forte e poi si spengono. Con loro è decisivo. Ma se dovessi scegliere per me, lo vorrei. Però se senti di poter spingere e lui ti dà un valore più basso, devi poter spingere. Guai essere schiavi del numero. Lo vedo come il corridore davanti, un riferimento per andare più forte».

Sobrero si è rivelato al Giro del 2020, con il settimo posto nella crono di Palermo
Sobrero si è rivelato al Giro del 2020, con il settimo posto nella crono di Palermo

Le crono lunghe

BICI.PRO: «Si è parlato di crono di mezz’ora, quale differenza c’è con quella da un’ora?».

SOBRERO: «La prima crono lunga che ho fatto è stata all’italiano. E’ andata bene, mi sono trovato meglio di altre volte. Faccio 10 minuti che sto bene e altri 10 che maledico il mondo. Mi deprimo e mi motivo da solo, aspettando di arrivare agli intermedi».

MALORI: «Entra in gioco il fatto mentale. Fai mezz’ora e quando pensi che sei appena a metà gara, il fattore mentale è decisivo. I velocisti una volta mi chiedevano a cosa pensassi. Gli rispondevo che pensavo alle cose che mi avevano fatto girare le scatole e che mi davano il nervoso, in modo da avere la grinta».

PINOTTI: «Non le fanno più così lunghe, ma è un fatto di condizione. Se normalmente fra due atleti a crono c’è poca differenza, in un’ora questa si amplifica. Fai presto a perdere 2’30”. Anche perché la differenza la fai negli ultimi chilometri. Matteo al campionato italiano aveva una condizione eccezionale. Io non pensavo a cose lontane. Ero concentrato sul momento e semmai sull’avversario davanti. Se vedevo la macchina davanti era fatta».

MALORI: «Ti è capitato mai di vedere la macchina, riprenderla e renderti conto che non è di quello che è partito prima, ma del velocista di turno che sta facendo la crono al pascolo (ride, ridono tutti, ndr)?».

Si va avanti a parlare della cronosquadre ai mondiali e del Mixed Team Relay. Di chi dovrà pagare se Sobrero andrà sul podio della Tirreno e della possibile rimpatriata nei giorni del Giro. Si parla e si ride tanto. Quasi un’ora di appunti e battute fra amici, ma il tempo è volato. Se sarete arrivati sino in fondo, andate a lasciare un commento su Facebook, sarà anche per voi come aver vinto la crono di un’ora…

Pogacar, due anni per provare Giro-Tour. Ecco perché

30.11.2021
4 min
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Il bello è che non hanno paura. E’ il privilegio di chi ha tanta forza più degli altri e può permettersi di… giocare, ma anche di chi applica la regola più vecchia del mondo: chi mena per primo, mena due volte. Al Lombardia probabilmente Pogacar non era il più forte del gruppetto, ma anticipando ha esposto gli altri al rischio di scoprirsi.

Così fanno anche Van der Poel e Van Aert oppure lo stesso Evenepoel. Dire se si tratti della condotta meno dispendiosa è compito per preparatori, di sicuro la capacità di mettere subito fieno in cascina permette di correre il resto della corsa amministrando e colpendo laddove se ne offra l’occasione.

Il Tour de France di Pogacar in questo senso è stato illuminante. Ma allora non potrebbe essere proprio questa la fase della carriera, benedetta da forza e sfrontatezza, per tentare l’accoppiata Giro-Tour?

L’attacco d’anticipo di Pogacar al Lombardia ha tagliato fuori tutti ad eccezione di Masnada
Il suo attacco d’anticipo al Lombardia ha tagliato fuori tutti ad eccezione di Masnada

Suggestione futura

Diciamo subito che lo sloveno e la sua squadra prima di lui hanno già da un pezzo ufficializzato che nel 2022 farà il Tour e semmai la Vuelta. Pertanto il ragionamento che segue è sul tema e sulla prospettiva che ciò avvenga, non sulla voglia di fargli cambiare idea. E dato che il nostro amico Adriano Malori ha già affrontato il discorso con un post su Facebook, siamo ripartiti da lui. Per capire che cosa lo abbia spinto a dire che lo sloveno sarebbe l’uomo ideale per la doppietta.

«E’ chiaro che dal suo punto di vista – dice Malori – volendo puntare a due grandi Giri nel 2022, faccia bene a concentrarsi su Tour e Vuelta, ma secondo me entro un paio d’anni potrebbe provare Giro e Tour. La differenza rispetto a tutti gli altri che ci sono oggi in gruppo è la freschezza. Ha 25 anni ed è stato capace di andare bene in tutti gli appuntamenti. E’ stato un missile per tutto l’anno».

Al Party A&J accettando la sfida anche nei giochi più elementari
Al Party A&J accettando la sfida anche nei giochi più elementari
Che cosa intendi con freschezza?

Recupero chiaramente e il fatto che corra in modo scanzonato. Come al Lombardia. Ha attaccato, la va o la spacca. E questo gli ha dato un grosso vantaggio. Il solo dubbio è vedere come esce dalle tre settimane e magari lo vedremo nel 2022 alla Vuelta.

Perché questo dubbio?

Perché a Tokyo gli è mancato qualcosa. E’ vero però che c’è stato di mezzo il viaggio e ci siamo detti più volte che tanti hanno sbagliato i tempi, riducendo quello del recupero. Di sicuro però per tentare un’accoppiata, c’è da cambiare qualcosa.

Roglic è il solo avversario che potrebbe fermarlo al Tour, se Pogacar ci arrivasse sotto tono
Roglic è il solo che potrebbe fermarlo al Tour, se Pogacar ci arrivasse sotto tono
Che cosa?

Dovrebbe rassegnarsi a una prima parte di stagione più pacata, non cominciare con vittorie al Uae Tour e quelle a seguire. Dovrebbe arrivare al Giro tramite il Giro dei Paesi Baschi o il Tour of the Alps, comunque corse che non richiedano tanta pressione. Dopo il Giro potrebbe fare lo Slovenia e poi andare al Tour. Può farlo perché è una spanna sopra agli altri, avrebbe potuto vincere il Tour con più vantaggio.

Non c’è il rischio che il Giro prima del Tour rischi di intaccare questo potenziale?

Di sicuro qualcosa gli toglierebbe, ma per questo ho fatto notare che ha vinto il Tour con ampia riserva. Al Giro troverebbe avversari ampiamente alla sua portata, cui è superiore in salita e anche a crono. Potrebbe iniziarlo senza problemi all’80 per cento. Guardate Froome nel 2018. Ebbe la caduta, lo iniziò tutto malconcio, ma alla fine aveva un’ottima condizione.

Con l’attacco a Le Grand Bornand, 8ª tappa del Tour, aveva già 1’48” sul secondo. Poi ha gestito
A Le Grand Bornand, 8ª tappa del Tour, aveva già 1’48” sul secondo
Forse però ha vinto il Tour con riserva perché Roglic è caduto…

Infatti lui può essere la vera incognita, perché ogni anno cresce e potrebbe migliorare ancora. Ha dominato la Vuelta, anche se gli avversari non erano neanche lontanamente al suo livello. Credo che i soli ostacoli per Pogacar siano Roglic e il volere dello sponsor, che sta facendo un mercato stellare proprio per il Tour. Dovrebbe imporsi lui, se gli interessa. E forse c’è un altro dubbio…

Quale?

Non abbiamo visto come gestisce le difficoltà. Abbiamo visto Contador vincere con grandi rimonte e con intelligenza, così come Froome. Pogacar ha sempre dominato, ci sarebbe da capire come eventualmente gestirebbe una crisi a mezzo Stelvio, tanto per fare un esempio. Ma se sta bene, al Tour ha dimostrato di sapere come si fa per spendere lo stretto indispensabile. Lui e Roglic sono come Hamilton e Verstrappen in Formula Uno, il passo falso di uno diventa vantaggio per l’altro.

Malori rimanda la nuova posizione di Cattaneo. Perché?

14.11.2021
6 min
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Va bene stare scomodi, ma se parliamo di cronometro – dice Malori – in linea di massima vince sempre l’aerodinamica. E in certi casi la posizione più redditizia è quella più comoda. Si parla del nuovo assetto di Mattia Cattaneo, che ci ha incuriositi. Pare che la nuova posizione sperimentata in galleria del vento a Morgan Hill sia estremamente performante, ma per starci dentro Mattia dovrà fare tanta ginnastica

Cattaneo e Ricardo Scheidecher, responsabile sviluppo e materiali, al lavoro in galleria del vento
Cattaneo e Ricardo Scheidecher, responsabile sviluppo e materiali, al lavoro in galleria del vento

«Su carta, con la nuova posizione – ci ha detto il bergamasco la settimana scorsa – dovrei avere un miglioramento notevole. Chiaro che il test di 8 minuti è diverso dalla crono di mezz’ora, ma la nuova posizione promette bene. Anche se essendo alto 1,85, per me riuscire a stare raccolto e compatto come Evenepoel è difficile. Dovrò fare molto lavoro a corpo libero per adattarmi a stare più basso, con la testa al livello delle mani».

A ciascuno il suo assetto

Uno come Malori davanti a discorsi del genere va in brodo di giuggiole. La crono è il suo terreno e da sempre la sua passione, la curiosità è il nostro mestiere. E ci siamo chiesti quanto sia agevole nel corso di una gara a tappe disputare una crono in una posizione così estrema e magari l’indomani affrontare una tappa di montagna. Malori riprende il filo…

«Va bene fare esercizi – dice – ma comanda la posizione. Ganna sulla bici da crono è una statua, ma non è bassissimo. Castroviejo ha il… naso sul copertone, ma a me non hanno mai chiesto di stare in bici come lui. Perché lui è 1,71, mentre io sono 1,82. Se uno non ha il fisico adatto alla posizione più estrema, non puoi forzarlo perché si adatti. Magari riesce anche a trovare la posizione, poi però non spinge tutti i watt di cui dispone. Quando mi portarono in galleria a Silverstone, mi allargarono e mi alzarono, perché stando basso e con gli appoggi stretti, non riuscivo a incassare la testa fra le spalle».

Forse poi un conto è studiare la posizione estrema per una crono secca, altra storia per fare le crono di una corsa a tappe…

Di sicuro alla fine di un Giro, la posizione fai fatica a tenerla. Con un ragazzo come Mattia si dovrebbe lavorare sulla miglior posizione per lui, non sulla più redditizia. Poi ovviamente non sappiamo come ci sono arrivati, sappiamo solo quello che ha detto lui.

E’ prassi dover lavorare per adattarsi alla nuova posizione?

Quella della galleria di Silverstone la usai subito. La prima volta nella cronosquadre della Tirreno del 2014 in cui arrivammo terzi e poi nella crono finale, a distanza di sei giorni, quando vinsi battendo Cancellara, Wiggins, Martin e Dumoulin. Non ho dovuto adattarmi, era la mia posizione. Se invece la posizione non ti viene naturale, allora ti sembra scomoda.

In ogni caso gli esercizi a corpo libero per stare meglio in bici si facevano anche prima, no?

Soprattutto gli addominali e poi tutti gli esercizi di core stability. Ma se sei comodo e sulla bici ti senti bene, ecco che riesci anche a fare dei watt. Non devi stare a pensarci…

Pensare a cosa?

Durante una crono, la testa lavora tanto. Devi guardare i watt, ricordarti come tagliare le curve, di non andare troppo duro, devi capire da che parte stare per il vento. Se devi pure pensare a cosa fare per tenere la posizione, sei fritto. Continuo a fare l’esempio di Ganna. Non dà l’impressione di essere scomodo, non lo vedi muoversi in continuazione cercando la posizione.

Quindi cosa ti sembra della nuova posizione di Cattaneo?

Non mi piace.

Non ti sembra di essere un po’ drastico?

Nella parte frontale, ha le braccia sovraccariche. L’angolo fra braccio è avambraccio dovrebbe essere di 90 gradi, mentre questi saranno 85. Allo stesso modo, è troppo chiuso anche l’angolo fra braccio e schiena. Le mani potrebbero stare più alte, senza costringere Mattia a ruotare così tanto il collo in avanti. Guardate, ha il collo 6 centimetri sotto le spalle.

Questo è vero…

Il collo così non riesci a tenerlo. Spero che con i giusti esercizi Mattia migliori, perché si merita di andare forte. Ma in una crono di un’ora oppure una molto vallonata e con tanti rilanci, in cui sei costretto ogni volta a rimetterti in posizione, la vedo dura se stare giù non gli viene naturale. E non è tutto qui.

Cos’altro?

Sembra troppo disteso e in avanti. Si vede dalla schiena che sprofonda dopo la scapola. Di sicuro è una posizione che dà ottimi risultati in galleria del vento. Molto simile a quella di Evenepoel. Ma io Mattia lo conosco, abbiamo anche corso insieme alla Lampre. Ha leve lunghe, non si può pensare di distenderlo così tanto. Ganna ha la schiena dritta e parallela all’asfalto. Chissà se questa posizione rimarrà tale o se dopo qualche prova si faranno degli aggiustamenti…

Malori non ha dubbi, Bennati è il miglior cittì

09.11.2021
5 min
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Quando nei giorni scorsi Malori ha letto l’intervista ad Amadio, lo scambio di messaggi è scattato da sé. All’emiliano non era passato inosservato il commentare sarcastico sui social di fronte alla sua idea di trovare dei commissari tecnici a chiamata e in base a i percorsi. Per cui quando ha letto che l’idea è passata anche per la testa di chi ha ridisegnato le nazionali, la consapevolezza di non aver fatto un’ipotesi totalmente campata per aria ha strappato il sorriso. Ma se c’è un aspetto su cui Adriano è totalmente d’accordo è la scelta di Daniele Bennati. Al punto che subito dopo l’incarico, si è sentito di dedicargli un post su Facebook.

Bennati si è fatto le ossa alla corte di Cipollini, poi si è messo… in proprio
Bennati si è fatto le ossa alla corte di Cipollini, poi si è messo… in proprio

La dedica su Facebook

«L’Italia non poteva avere un Commissario Tecnico migliore – ha scritto Adriano – Daniele Bennati ha vissuto il ciclismo a 360 gradi per 20 anni. Ha iniziato la carriera come membro del treno di Cipollini, poi si è messo in proprio ed è stato il terzo velocista italiano più forte della storia (dopo Supermario e Petacchi). Nell’ultima parte della sua carriera è stato un supporto fondamentale a Cancellara e Sagan nelle classiche, ed è stato un gregario eccezionale per Contador e Basso nelle vittorie dei grandi Giri. Ultima cosa importantissima: ha sempre militato in squadre di prima fascia che curavano l’aspetto tecnico e tattico in modo maniacale! Sarebbe stato bellissimo averti in squadra qualche anno prima del 2017, avrei imparato davvero tanto!!!! Caro Benna, sei l’uomo giusto per questa nazionale».

Nel 2007 Bennati vince la tappa di Parigi al Tour: l’allievo di Supermario si è messo in proprio
Nel 2007 Bennati vince la tappa di Parigi al Tour: l’allievo di Supermario si è messo in proprio

Insieme alla Movistar

I due hanno corso brevemente assieme alla Movistar, nel 2017 in cui Adriano provò a ripartire dopo l’incidente dell’anno prima in Argentina. In realtà si videro soltanto nei ritiri, dato che non ci furono occasioni di partire nelle stesse corse. La foto di apertura li ritrae al Tour del 2017, quando nel primo giorno di riposo Malori annunciò definitivamente il ritiro. Eppure il ricordo che Adriano ha del nuovo cittì è netto e niente affatto sorprendente.

«E’ l’uomo giusto – spiega Malori – perché sa vincere le corse e perché è una persona speciale. Sono anche convinto che non farà mai qualcosa per fare del male a un corridore. Ha corso con tanti di quelli che l’Italia dovrà fronteggiare, li conosce. E avendo ancora le sensazioni da corridore, sa valutare le persone e i percorsi. Benna conosce i suoi avversari. Viene da un’altra scuola rispetto a quella di Cassani. Presto quelli che sui social non si fidano e si chiedono se sarà mai in grado di fare meglio dovranno ricredersi».

Dal 2014 al 2016 Bennati ha corso accanto a Contador: qui nella Vuelta vinta nel 2014
Dal 2014 al 2016 Bennati ha corso accanto a Contador: qui nella Vuelta vinta nel 2014

Carta bianca

Da ieri Bennati è alla due giorni di meeting organizzati dalla Federazione per stilare i programmi dei vari settori e creare il giusto clima fra tutti i tecnici azzurri.

«Spero proprio che Amadio gli dia carta bianca – prosegue Adriano – perché sono convinto che i corridori gli diano ascolto. Non ho mai sentito qualcuno che ne parlasse male. E’ un uomo di personalità. Uno di quelli con cui ti trovi anche fuori dalle corse e ci passi volentieri del tempo.

Campionato italiano crono, Moreno Moser, Adriano Malori, Daniele Bennati
Nel 2015, Malori e Bennati avversari al campionato italiano crono. Adriano vince, secondo Moreno Moser, terzo il neo cittì
Campionato italiano crono, Moreno Moser, Adriano Malori, Daniele Bennati
Campionato italiano crono, Moreno Moser, Adriano Malori, Daniele Bennati

«Come Cataldo – prosegue – data la foto che avete pubblicato. Quando mi ha battuto in quel campionato italiano del 2012, un po’ mi scocciava, soprattutto perché il distacco fu di 2 secondi. Però il fatto che a volte ti batta uno che stimi rende la sconfitta più facile da accettare. Sul podio sorrideva anche Pinotti. E Cataldo è uno che si muove come Bennati, con lo stesso stile».

L’uscita di Bettini

Il compendio, che arriva con i saluti mentre “Malo” torna a casa dalla periodica seduta di fisioterapia, riguarda la recente storia dei commissari tecnici azzurri.

Secondo Malori, Bennati proseguirà sul grande lavoro avviato da Bettini
Secondo Malori, Bennati proseguirà sul grande lavoro avviato da Bettini

«L’Italia ha perso un grande commissario tecnico nel 2013 – racconta – quando si dimise Bettini. Paolo era un Bennati, arrivato qualche anno prima. La motivazione ufficiale fu che se ne andava per la nascita della squadra di Alonso, ma a me arrivò anche che non facessero che mettergli i bastoni fra le ruote e alla fine si fosse stufato. Lui era Paolo Bettini, non aveva bisogno della nazionale. Per cui magari a un certo punto vide che non gli andava più bene e salutò la compagnia. Qui stiamo parlando di Daniele Bennati, spero davvero che gli diano lo spazio che serve per lavorare bene. Lui è quello giusto».