Gaudu al Giro e Gregoire che cresce, rifondazione Groupama

07.01.2025
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La Groupama-FDJ, decima nella classifica UCI alla fine del 2024, riparte confermando alcuni dei suoi punti saldi come Gaudu e Madouas, puntando forte su Gregoire affinché diventi il leader che tutti si aspettano, ma avendo visto andare via Lenny Martinez. Assieme al figlio del celebre Miguel, altri tre giovani hanno lasciato il team di Marc Madiot: Thompson, Watson e Pithie. La nidiata dei talenti, cresciuta e portata nel WorldTour da Gannat, ha attirato l’attenzione di squadroni dal portafogli più fornito. Martinez è andato alla Bahrain Victorious, Pithie alla Red Bull-Bora, Watson alla Ineos e solo Reuben Thompson è sceso dal WorldTour firmando con la Lotto.

Per fare il punto della situazione sulla squadra transalpina, che in tempi non sospetti lamentò l’eccessivo carico fiscale francese che riduceva in modo importante il suo potere di acquisto, abbiamo interpellato Philippe Mauduit. Dallo scorso anno è lui il responsabile dell’area tecnica del team.

«Quanto a Lenny – ammette – durante l’inverno abbiamo sentito le sue parole e quelle del suo procuratore per cui prima del progetto sportivo cercavano di firmare il più grosso contratto possibile. Alla fine è cosi, ormai fa parte del ciclismo. E’ un bimbo e speriamo che per lui vada tutto bene. Qualche settimana fa mi ha detto: “Philippe siete la mia squadra del cuore. Fra tre anni tornerò con voi, quando non avrò più bisogno di soldi”. Vedremo…».

La separazione da Lenny Martinez non è stata indolore (foto Team Bahrain Victorious)
La separazione da Lenny Martinez non è stata indolore (foto Team Bahrain Victorious)
Partito Martinez, vi aspettate che Gregoire possa diventare un leader?

Di fatto, Romain Gregoire è gia un leader. Il modo che ha di prendere la parola in gruppo, anche davanti a compagni con più esperienza, lo dimostra. Lui è nato leader. Adesso gli mancano ancora un po’ di maturità fisica ed esperienza per dimostrarlo su strada, ma siamo convinti che il 2025 vedrà la dimostrazione del suo talento.

Uno che sta lanciando lampi di talento è Brieuc Rolland, che ha 21 anni e ha già fatto vedere qualcosa.

Brieuc Rolland è stato una bella sorpresa di regolarità ad alto livello. Vincere la Course de la Paix e il Piccolo Lombardia non è poco. Lui è il corridore del devo team che ha fatto più gare con la WorldTour. Sono state 15 gare nel 2024, per cui lo abbiamo visto crescere. Ha dimostrato di avere belle qualità di scalatore poi sa leggere la corsa. Per il 2025 gli faremo un programma grazie al quale guadagnerà esperienza accanto ai nostri capitani Gaudu e Guillaume Martin, che è appena arrivato. Però gli lasceremo anche l’opportunità di fare la sua corsa. E’ importante che i ragazzi vincenti abbiano l’opportunità di farlo. Non devono perdere il gusto, alla fine è la sola cosa che conta, no?

Kung è la colonna della Groupama, Gregoire (a destra) la speranza più attesa (foto Groupama-FDJ)
Kung è la colonna della Groupama, Gregoire (a destra) la speranza più attesa (foto Groupama-FDJ)
Gaudu è ancora un uomo su cui puntate per i Grandi Giri?

Non dimenticate che tra il podio alla Parigi-Nizza e la Vuelta, Gaudu ha accumulato tanti infortuni, ma anche virus e cadute. Non è per trovargli scuse, ma negli ultimi 18 mesi è stato davvero sfortunato. Ha ritrovato un livello decente solo dopo mesi di lavoro. Il suo elemento rimangono le gare da scalatore e ovviamente la classifica generale nei Grandi Giri. E’ molto motivato per la sfida del Giro d’Italia, che sarà il suo grande appuntamento, nel quale lo supporteremo con fiducia e consapevolezza.

Kung riuscirà finalmente a vincere una classica?

Negli ultimi tre anni, Stefan la dimostrato la sua grande regolarità. E’ vero che con lui cerchiamo la vittoria in una classica della prima parte del Belgio. Se la merita, lavora tanto per quello e tutti vogliamo che ci riesca. Inoltre ha fatto un incredibile lavoro di sviluppo con Wilier per la Supersonica, la bici crono con la quale ha vinto l’ultima tappa della Vuelta. Speriamo di vedergliene vincere ancora.

Dopo cinque anni alla Cofidis, Guillaume Martin approda alla corte di Madiot (foto Groupama-FDJ)
Dopo cinque anni alla Cofidis, Guillaume Martin approda alla corte di Madiot (foto Groupama-FDJ)
A proposito di classiche del Belgio, ma della seconda parte, Madouas è entrato nei dieci all’Amstel e alla Liegi e poi sul podio delle Olimpiadi.

Madouas è un caso diverso rispetto a Gaudu. Al di la dell’argento di Parigi, non ha avuto un gran rendimento. E’ un corridore importante per la squadra, ma deve portare più risultati e più regolarità nel 2025. 

Hai parlato di Wilier, lo sviluppo continua. Ora sono arrivate anche le ruote Miche.

E’ nata una bella e grande collaborazione con loro. Con il nostro supporto, sono usciti dalla galleria del vento con la bici da crono la più veloce dell’anno! E questo in appena 6 mesi di studio, quando solitamente per ogni azienda ne servono almeno 18. E’ la dimostrazione che la collaborazione è molto buona e che, come noi tutti, anche Wilier è motivata in una maniera incredibile per supportarci e aiutarci a vincere.

La Groupama-FDJ da quest’anno usa anche ruote Miche, che appartengono al gruppo Wilier (foto Groupama-FDJ)
La Groupama-FDJ da quest’anno usa anche ruote Miche, che appartengono al gruppo Wilier (foto Groupama-FDJ)
E’ stato difficile subentrare a Lapierre con cui avevate un rapporto di collaborazione ormai storico?

Wilier è un azienda cha ha fatto la storia del ciclismo, ma non è rimasta nel passato. Hanno grande esperienza e da questo sono partiti per guardare più avanti e sviluppare nuovi prodotti, sempre più performanti e veloci e questo coincide perfettamente con la nostra filosofia. Ormai siamo una delle squadre più anziane del WorldTour. Nei nostri server abbiamo migliaia di dati che condividiamo con loro, ma non siamo ancora sodisfatti di quello che abbiamo. Vogliamo sempre di più e in questo Wilier è un partner vincente. Ci spingiamo reciprocamente per andare sempre più veloci.

Follonica, festa tricolore del cross al sapore di futuro

06.01.2025
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FOLLONICA – Vedere aggredire, una dopo l’altra, le dure rampe di fango dai giovani atleti e atlete che hanno partecipato ai Campionati Italiani Giovanili di Ciclocross di Follonica è stato un piacere per gli occhi. La loro fame, la loro voglia di dare il tutto per tutto al di là della posizione di gara è il ricordo più vivido che ci portiamo dietro. 

Impeccabilmente organizzata dall’Asd Romano Scotti, la manifestazione ha richiamato nell’Arena Centrale (ex ippodromo) di Follonica oltre 500 ragazzi delle categorie esordienti ed allievi, provenienti da tutta la Penisola. Basti pensare che l’organizzatore, Fausto Scotti, ha voluto che a delimitare gran parte dei 2.700 metri del circuito ci fossero le reti rosse come nelle prove di Coppa del mondo. Il fatto poi che dalla parte collinare dell’anfiteatro fosse possibile ammirare la totalità del percorso (una rarità) ha aggiunto spettacolo allo spettacolo.

«Vedere questi giovani correre è un grandissimo piacere – spiega Scotti – sono sei anni che veniamo su questo tracciato quindi lo conoscono un po’ tutti. Quest’anno abbiamo voluto colorarlo un po’. E poi abbiamo avuto autorità importanti come il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il presidente federale Dagnoni».

Di madre in figlia

In questa cornice anche i genitori si sono sentiti maggiormente coinvolti, tanto che alcuni hanno rincorso ed incitato i propri figli spendendo forse più energie di questi ultimi. Come è normale che sia in un campionato italiano. «Prendi il gel!». «Scendi e sali a spinta!». «Fai una linea più larga in curva». Sono alcuni dei consigli che sono andati per la maggiore, fino al quasi commovente «Dai che è finita!» di una mamma super tifosa. Sua figlia tredicenne è stremata dall’acido lattico in cima ad una delle rampe finali dell’ultimo giro. Ci arriva piangendo, con la bici in spalla sfiorando le transenne e aiutandosi con un grido per superare l’ultimo metro.

E come non ricordare il baccano di campane e trombette o addirittura di un motore di motosega acceso a sgasare al passaggio dei propri beniamini? 

Il futuro del movimento

Sin dalla gremita riunione tecnica del sabato sera (che ha fatto seguito alle gare a staffetta del Team Relay) che si è svolta presso il Villaggio Mare Sì, i commenti dei direttori sportivi confermavano la durezza del percorso. Dopo le ricognizioni, invece, anche i ragazzi hanno ribadito la sua difficoltà. Con una parte più tecnica ed esigente, quella delle rampe naturali dell’arena, ed una in cui bisognava spingere di più, quella dei rettilinei nel tratto pianeggiante.

Sulle alture di Follonica gli spettatori erano chiamati dallo speaker gli “indiani”, per via delle loro silhouette che si stagliavano sul tracciato. Mischiato tra di essi abbiamo agganciato anche il tecnico della nazionale maggiore, Daniele Pontoni.

«Questi ragazzi delle giovanili – ci dice fra una prova e l’altra di Follonica – sono il futuro del movimento e qualcuno di loro li ritroveremo nelle nazionali maggiori. Molti li conosco, ma in questi giorni avrò modo di vederli più da vicino. Soprattutto per le categorie allievi c’è già da guardare e cominciare a programmare per le stagioni prossime».

Fra Borile e Careri

Le prove del mattino, quelle degli esordienti, si sono corse in una giornata quasi primaverile, ma il cielo di Follonica si è poi coperto portando per un breve momento anche una leggera pioggerellina fine che ha rappresentato un ostacolo in più per le categorie allievi. A proposito di ostacoli: l’organizzazione non ha previsto la presenza di quelli artificiali. Però la lunga scalinata posta nella seconda parte del circuito è stata per molti una rasoiata nelle gambe, dovendo ovviamente portare la bici in spalla.

Nel frattempo i ragazzi e le ragazze, sul fango e l’erba del circuito imbastito dall’Asd Romano Scotti, non si sono risparmiati. Va segnalata la battaglia curva su curva, rilancio su rilancio tra Alessio Borile e Michel Careri, con quest’ultimo a spuntarla nella categoria allievi 1° anno. Tra gli allievi 2° anno si è invece imposto il già campione europeo Tommaso Cingolani, davanti al fratello gemello Filippo. Nella categoria donne allieve di 1° anno ci ha colpito la vittoria di Matilde Carretta del Gs Mosole che ha preso subito il largo, particolarmente a suo agio sul percorso scivoloso, e ha condotto la gara in solitaria fino al traguardo. 

Per tutti gli otto vincitori che sono saliti sul podio ed hanno indossato la maglia verde bianca e rossa c’è stato l’onore dell’inno nazionale, un’emozione per molti inedita che ricorderanno a lungo.

EDITORIALE / La morte di Drege, Van Aert e la velocità

06.01.2025
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Che sia necessità o falso mito, la velocità tiene banco. Si lavora su tutti i fronti immaginabili perché resti alta e possibilmente aumenti. Quelli che cercano a tutti i costi le ombre si interrogano sul perché oggi si vada molto più forte di quando dilagava il doping, senza rendersi conto – per disinformazione o cattiva fede – di quanto oggi sia tutto qualitativamente migliore. Infinitamente migliore. Lo diceva ieri Pino Toni a Fabio Dal Pan, parlando dei record d’inverno.

La media calava quando la stanchezza prendeva il sopravvento, ma quando soprattutto i paninetti e i gel di un tempo non bastavano per supportare la prestazione. E’ tale invece il quantitativo di carboidrati che gli atleti ingeriscono oggi in gara, che semplicemente la velocità non decresce. E’ un andare forte che poggia su corridori di qualità eccezionali, allenamenti mirati e materiali così performanti, che le medie sono per forza destinate ad aumentare. La scrematura dei talenti è così elevata che nelle corse – specialmente quelle WorldTour – difficilmente ci si imbatte in un corridore meno che eccellente.

André Drege è scomparso in seguito alla caduta nello scorso Tour of Austria (foto Afp)
André Drege è scomparso in seguito alla caduta nello scorso Tour of Austria (foto Afp)

La morte di Drege

Chiaramente qualche nodo arriva al pettine, come avemmo modo di scrivere dopo la morte di André Drege al Giro d’Austria. Non sempre si può parlare di fatalità e in quel caso si accennò alla possibilità che la caduta del norvegese fosse stata dovuta a un difetto nei materiali, all’uso di cerchi hookless con pneumatici non dedicati al 100 per cento. Una prima conferma è arrivata il 3 gennaio, come scrive l’austriaco Die Presse. Thomas Burger, perito incaricato dalla procura di Klagenfurt, ha dichiarato: «La gomma posteriore è stata danneggiata passando su un oggetto duro, probabilmente nell’ultima curva prima dell’incidente».

La non perfetta aderenza fra la gomma e il cerchio avrebbe a quel punto provocato lo stallonamento e la perdita di aderenza. Non è un caso che durante la visita al quartier generale di Pirelli che facemmo ai primi di novembre ci venne spiegato che l’uso di certi materiali è sicuro quando per ciascun cerchio viene prodotta una gomma dedicata. Tuttavia, vista la difficoltà di venderli e usarli in accoppiamento esclusivo, l’utilizzo generalizzato di cerchi hookless resta inaffidabile ed è pertanto sconsigliato.

La ricerca della velocità deve poggiare su una perfezione su cui a volte si chiudono gli occhi. Confidando che le gomme più grosse e i freni a disco permettano di gestire biciclette che sembrano moto da corsa e corrono sugli stessi viottoli di cent’anni fa.

La discesa, magistrale e da brividi, di Pogacar dal Galibier nella quarta tappa del Tour
La discesa, magistrale e da brividi, di Pogacar dal Galibier nella quarta tappa del Tour

La caduta di Van Aert

I corridori a volte se ne rendono conto, perché sopra alle bici ci sono loro. Finché va tutto bene, tanti applausi e braccia al cielo. Quando va male, vista appunto la velocità di esercizio, sono grossi guai. Il fatto è che i corridori non li ascolta nessuno, almeno finché non si metteranno seriamente di traverso. A loro è richiesto di allenarsi, ingerire 130 grammi di carboidrati per ora, firmare contratti (semmai anche di stracciarli) e condividere sui social il bello di quello che fanno. E se per caso alle maglie della perfezione dovesse sfuggire qualcosa, si mette in campo l’intelligenza artificiale. Manca di vederli con la mano davanti alla bocca quando parlano fra loro, invece dovrebbero farsi ascoltare, perché senza di loro il circo si ferma.

Il 30 dicembre il belga Het Nieuwsblad ha pubblicato un articolo in cui ricostruiva la caduta di Van Aert alla Dwars door Vlaanderen, mettendo insieme alcuni contributi.

Eddy Dejonghe, testimone oculare davanti casa sua, ha raccontato: «Non sapevo che un ciclista potesse volare così in alto. Il ricordo mi ha svegliato più volte di notte. Continuo a vederlo. Quando chiudo gli occhi, vedo di nuovo Van Aert volare in aria».

Il giardiniere Johan, che per caso stava lavorando in zona e si era preso una pausa per veder passare i corridori, è stato uno dei primi ad arrivare sulla scena. «Un corridore ha raschiato l’asfalto quattro o cinque metri proprio davanti a me – ha detto – un secondo dopo ho capito: accidenti, quello è Wout Van Aert. E’ rimasto seduto lì per diversi minuti, gemendo di dolore. Il suo lamento mi ha attraversato il midollo e le ossa».

La caduta di Van Aert alla Dwars door Vlaanderen del 27 marzo
La caduta di Van Aert alla Dwars door Vlaanderen del 27 marzo

Limitare i rapporti

Van Aert quella caduta la ricorda bene e ha commentato prima con una battuta, poi con un’osservazione ben più pertinente.

«Non mi dà fastidio che vengano mostrate nuovamente quelle immagini – ha detto ai microfoni di Sporza – a patto che togliate l’audio. Il fatto che me ne stia seduto lì a lamentarmi in quel modo non rende felice nessuno. Gli organizzatori hanno fatto bene a rimuovere il Kanarieberg dal percorso, perché era pericoloso. E’ un punto cruciale, basta un piccolo errore e si cade. Tra i corridori è nato un dibattito interessante, proprio come sulla velocità del ciclismo. Penso che limitare lo sviluppo dei rapporti renderebbe lo sport molto più sicuro. Gli altri probabilmente non la pensano così, ma io ne sono convinto. Con un limite nella possibilità di rilanciare, nessuno potrebbe pensare di superare in certi tratti. Invece i rapporti sono così grandi, che non si smette mai di accelerare».

Commentando la discesa di Pogacar dal Galibier avanzammo l’ipotesi di limitare l’uso delle ruote ad alto profilo nei tapponi di montagna, per ridurre le velocità e di conseguenza migliorare la guidabilità delle biciclette. La proposta di Van Aert va nella stessa direzione, ma rimarrà inascoltata. Il Kanarieberg non era pericoloso in quanto tale, non lo sarebbe percorrendolo a 60 all’ora, ma a 90 cambia tutto. A nessuno piacciono i limiti di velocità. Nemmeno quando è chiaro che a volte ti salvano la carriera e in altri casi la vita.

Bagioli è pronto a mordere l’asfalto e ripartirà dall’Australia

06.01.2025
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Il primo anno di Andrea Bagioli con la maglia della Lidl-Trek non è andato esattamente secondo i piani del valtellinese. Il cambio di squadra ha portato qualche difficoltà in più che si è tradotta in risultati lontani da quelli fatti registrare nel 2023, suo ultimo anno con la Soudal Quick-Step. Dopo lo scatto a ruota di Pogacar a Zurigo per Bagioli è arrivato un finale di stagione che non lo ha lasciato in pace. Una volta tornato dalla rassegna iridata la stagione in Europa si è conclusa anzitempo. E’ tornato a correre negli impegni orientali con due gare in Giappone prima di fermarsi e tracciare una linea netta, con l’intento di ripartire accantonando tutti i problemi del 2024. 

«Sto bene – spiega mentre si trova a casa in Svizzera – sono quasi pronto per partire in vista del Tour Down Under. Tra una settimana, il 9 gennaio, inizieremo il viaggio verso l’Australia. Atterreremo il 12. Avremo giusto il tempo di adattarci e saremo chiamati a correre. Penso di avere un buon livello e di essermi messo alle spalle i malanni di fine anno».

Pogacar è appena scattato: sono i famosi 5 minuti a 700 watt. Dietro di lui Simmons e Bagioli
Pogacar è appena scattato: sono i famosi 5 minuti a 700 watt. Dietro di lui Simmons e Bagioli

Finale tribolato e riposo

Una volta rientrato con la nazionale da Zurigo, Bagioli aveva in programma le corse di fine stagione in Italia, con Il Lombardia come meta conclusiva.

«Ho corso all’Emilia – racconta – e poi mi sono ammalato. Un po’ di febbre mi ha costretto a fermarmi e saltare Il Lombardia. Ho concluso la stagione prima del previsto. Vero che sono andato in Giappone ma non stavo benissimo, quindi mi sono messo a disposizione della squadra e poi ho staccato. A differenza degli altri anni non ho fatto una vera e propria vacanza, mi sono concesso solamente un fine settimana nelle langhe. Ho riposato, in tutto lo stacco è durato tre settimane. Il 9 dicembre siamo partiti per il primo ritiro di squadra, in Spagna».

Andrea Bagioli sta pr iniziare la seconda stagione con la Lidl-Trek
Andrea Bagioli sta pr iniziare la seconda stagione con la Lidl-Trek
Uno stacco di fine stagione utile?

Certo. Sia per il fisico che per la mente. Tre settimane per me è il periodo giusto, fare di meno è un rischio. Magari non si riesce a lasciare da parte la bici e l’attività agonistica quel tanto che serve per ripartire bene. 

E tutto è rincominciato, ma come?

I ritiri di dicembre sono sempre quelli più caotici. Ci sono da fare le foto, provare i kit, ecc… Poi una volta terminati questi impegni ci si può concentrare sulla bici. Infatti negli ultimi tre giorni ci siamo messi di buon grado abbiamo fatto un blocco di lavoro tutti insieme. 

Bagioli si è guadagnato la convocazione per i mondiali dopo le prove nelle gare canadesi
Bagioli si è guadagnato la convocazione per i mondiali dopo le prove nelle gare canadesi
L’idea di partire dall’Australia da chi è arrivata?

La squadra me lo ha proposto già a novembre, l’idea mi ha intrigato perché non sono mai andato al Down Under. Tutti me ne hanno parlato bene, così mi sono convinto a provare. Poi con il caldo corro meglio ed evitare di fare il mese di gennaio in Europa non è male. 

Che cosa porti a casa dalla tua prima stagione con la Lidl-Trek?

Avevo obiettivi molto più alti. Non pensavo di soffrire così tanto il cambio di squadra. Non che la Lidl-Trek mi abbia lasciato solo, ma cambiare le proprie abitudini e la routine non è mai semplice. Ero abituato, da anni, a lavorare con la stessa bici e gli stessi materiali

Consonni (sinistra) e Bagioli (destra) saranno al Giro, il primo in supporto i Milan, il secondo a caccia di tappe
Consonni (sinistra) e Bagioli (destra) saranno al Giro, il primo in supporto i Milan, il secondo a caccia di tappe
Qual è stata la parte più complicata?

Forse trovare il giusto equilibrio con le nuove bici. A inizio anno avevamo due modelli: la Emonda e la Madone. Capire come sistemarsi in sella e pedalare non è facile. Poi da giugno abbiamo avuto un unico modello (la Madone Generazione 8, ndr) e devo dire che mi trovo meglio. Penso di essermi adattato al nuovo modo di lavorare in estate, da lì sono tornato un po’ di più ai miei livelli. 

E ora come ti senti?

Credo sia tutto più semplice. Ho trovato la linea da seguire e sono contento. Mi sento tranquillo e senza pensieri, penso di essere tornato in linea con quello che ero a fine 2023. I valori nelle uscite in bici sono buoni e in linea rispetto a quelli degli anni passati. Alla fine i dati sono un valore oggettivo. 

Il freddo e la pioggia della Freccia Vallone sono rimasti nelle gambe di Bagioli
Il freddo e la pioggia della Freccia Vallone sono rimasti nelle gambe di Bagioli
Cambierai altre cose nella prossima stagione?

A parte l’inizio in Australia dovrei tenere sempre il focus sulle stesse gare. Farò la Strade Bianche a inizio marzo e la parte centrale saranno sempre Baschi e Ardenne. 

Com’è stato ripartire così presto per arrivare pronto in Australia?

Ho fatto subito tanta intensità, già a dicembre facevo lavori di qualità. Infatti tra Natale e Capodanno mi sono preso una settimana di recupero per ripartire poi ad allenarmi ad alta intensità. 

Allora ci farai sapere come ti troverai al Tour Down Under?

Certo!

Technipes, i propositi 2025: corse a tappe e più gare all’estero

06.01.2025
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La Technipes – #inEmilia-Romagna si conferma una delle squadre giovanili italiane con le spalle più larghe, se non altro per la continuità del progetto e la bontà dei suoi tecnici. La stagione 2025 si presenta come una nuova sfida per il team diretto dal manager e direttore sportivo Michele Coppolillo, e sarà una stagione caratterizzata da un importante rinnovamento: ben dieci nuovi corridori a fronte di otto partenze. Tra queste spiccano quelle (belle) di Ludovico Crescioli, passato al professionismo nella fila della Polti-VisitMalta, e di Niccolò Garibbo, che correrà con il JCL Team UKYO, una “quasi professional”.

Questo continuo ricambio è parte integrante della filosofia della Technipes – #inEmilia-Romagna: appunto accompagnare i ragazzi verso il professionismo, cosa che può apparire scontata ma nella quale non tutte le squadre riescono. La storia del team è costellata di atleti che hanno saputo emergere grazie a una programmazione accurata e a un calendario ben ponderato, ci viene in mente per esempio Tarozzi. Proprio con Coppolillo abbiamo messo nel mirino la nuova stagione.

L’incontro della Technipes-#inEmilia Romagna prima di Natale che di fatto ha aperto alla stagione 2025
L’incontro della Technipes-#inEmilia Romagna prima di Natale che di fatto ha aperto alla stagione 2025
Allora Michele, inizia una nuova stagione, con la soddisfazione di vedere anche quest’anno un corridore arrivato al professionismo…

Questa è la nostra mission: prendere dei giovani e cercare di far loro realizzare un sogno. Crescioli l’ha meritato sul campo, ha trovato anche l’ambiente giusto e noi siamo più che soddisfatti. Alla fine penso che queste siano le vittorie più belle. Ludovico si è impegnato moltissimo, è cresciuto e ha mostrato di essere pronto per certi palcoscenici. E’ un ragazzo che ha doti in salita, si sa muovere in corsa…

Sarebbe anche bello che a chi cresce questi ragazzi fosse riconosciuto qualcosa in più, non credi?

Eh – sospira Coppolillo – sapete, questi sono i sistemi. Il ciclismo, secondo me, dovrebbe migliorare sotto questo aspetto. Nelle categorie minori ci sono dei bonus, ma parliamo di briciole.

Guardiamo avanti: che Technipes vedremo nel 2025?

Abbiamo 16 corridori (due in più del 2024, ndr), tutti under 23, quindi è una squadra piuttosto giovane. Vero, ci sono ragazzi di terzo e quarto anno, ma speriamo di valorizzarli. Faremo un programma simile a quello dello scorso anno, alternando gare internazionali, che saranno si spera un po’ di più, con competizioni con i professionisti. Ogni anno cerchiamo di aggiungere qualcosa in più per stare al passo con i cambiamenti del ciclismo.

Gran Premio d’Autunno 2024: ad Acquanegra sul Mincio sfreccia Leonardo Meccia, la stellina del mercato della Technipes
Gran Premio d’Autunno 2024: ad Acquanegra sul Mincio sfreccia Leonardo Meccia, la stellina del mercato della Technipes
Avete fatto richiesta per gare internazionali, vero?

Sì, vogliamo mettere i ragazzi in condizione di confrontarsi con gli altri. Andremo in Belgio e affronteremo gare diverse dal solito. Lo scorso anno abbiamo partecipato a nove gare a tappe, un bel cambio di passo per noi e anche per i nostri atleti. Ma è questo quello che serve.

Chi sono i nuovi arrivi?

Abbiamo preso cinque juniores: Leonardo Meccia, un ottimo ragazzino, dalla Vangi e con lui sempre dalla Vangi Ivan Toselli e Thomas Bolognesi. E poi: Matteo Gabelloni, Adam Bronakowski. Sono loro i cinque primi anni su cui contiamo molto. E poi ci sono gli elite: Riccardo Archetti e Luca Bagnara dalla Polti U23, Samuele Bonetto dalla Zalf, Alessandro Cattani e Luca Martignago.

Vale anche per loro che il primo anno è già decisivo?

Ormai non esiste più il concetto di primo, secondo o terzo anno. Il ciclismo corre velocemente. Esiste la categoria e bisogna essere pronti. Non dobbiamo dimenticare che molti ragazzi vanno ancora a scuola, mentre all’estero spesso a 18 anni hanno già finito, ma è chiaro che non c’è tempo da perdere per i nostri.

Michele, hai già conosciuto i ragazzi?

Non molto a dire il vero, ci siamo ritrovati per un paio di giorni in autunno e approfondiremo la conoscenza nel corso di questo mese. Non vedo l’ora.

Crescioli al Valle d’Aosta dove ha anche indossato la maglia di leader: nel 2024 ha preso parte a 8 gare a tappe. Da quest’anno è alla Polti
Crescioli al Valle d’Aosta dove ha anche indossato la maglia di leader: nel 2024 ha preso parte a 8 gare a tappe. Da quest’anno è alla Polti
Tra i veterani, chi può fare la differenza?

Ci sono Bonetto e Bagnara soprattutto, che hanno la forza e l’esperienza per fare bene. Sono al quarto anno ma hanno margini di crescita. Speriamo che possano seguire le orme di Crescioli.

Cosa ha funzionato secondo te con Crescioli?

Io credo che il vero salto di qualità Ludovico lo abbia raggiunto facendo tante gare a tappe. Questo gli ha permesso di sviluppare il fondo necessario e di migliorare il suo motore, di spostare i suoi margini. Le gare a tappe sono fondamentali per la crescita di un ragazzo. Io credo che Crescioli l’hanno scorso abbia fatto meno di 20 giorni di corsa singoli o comunque non lontano da questa cifra.

Com’è il vostro programma di lavoro ora?

Dopo l’incontro in autunno, tra pochi giorni ci ritroveremo qui da noi in Romagna, passeremo insieme qualche giorno veloce, anche per distribuire il materiale. E poi verso la fine di gennaio faremo il nostro consueto ritiro in Spagna. Andremo a Denia e lì finalmente conosceremo bene i ragazzi e inizieremo a lavorare sul campo tutti insieme.

I record d’inverno, secondo Pino Toni

05.01.2025
5 min
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Ha fatto un certo scalpore il record su Strava realizzato il 20 dicembre da Pogacar sulla salita spagnola del Coll de Rates, un’ascesa molto famosa tra i professionisti che da quelle parti si allenano durante l’inverno. Si tratta di 6.400 metri al 5,5% di pendenza media che il campione del mondo ha percorso il 12’21’’, all’impressionante media di 31,2 km/h. 

Ci siamo chiesti se e che valore abbiano simili prestazioni in questo periodo dell’anno, e per rispondere abbiamo raggiunto al telefono Pino Toni, storico preparatore di campioni come Contador, Roche e Rogers.

Pino Toni, qui con lo slovacco Martin Svrcek, è un grande studioso delle prestazioni
Pino Toni, qui con lo slovacco Martin Svrcek, è un grande studioso delle prestazioni
Pino, che ne pensi di questo KOM d’inverno? Per la tua esperienza significa qualcosa in termini di condizione per la prossima stagione?

Sicuramente vuol dire che sta bene, cosa già importante. E che ha voglia di far fatica, che non è per niente appagato. Perché secondo me la mancanza di fame può essere l’unica cosa che può limitarlo. Anche perché è bello vincere 5-6 Tour di fila, ma alla fine conta più vincere le corse che non si sono ancora vinte. Trovare sempre stimoli nuovi è fondamentale, quindi credo andrà forte anche quest’anno.

Quindi brutte notizie per i suoi avversari…

L’unico suo limite è trovare l’inghippo in qualche corsa, più a livello tattico che fisico. Per esempio dicono tutti che la Sanremo sia la corsa più difficile per lui, ma io non credo. Se uno ha le gambe che ha dimostrato di avere lui ce la può fare. Alla fine si tratta di fare le ultime due salite (Cipressa e Poggio, ndr) più forte di tutti gli altri, è semplice. Certo, a lui può mancare qualcosa, ma anche agli altri.

Covi lavora per Pogacar alla Milano-Sanremo. Nel 2025 il campione del mondo riuscirà a vincere la Classicissima?
Covi lavora per Pogacar alla Milano-Sanremo. Nel 2025 il campione del mondo riuscirà a vincere la Classicissima?
Finora però alla Sanremo l’hanno sempre battuto.

Sì, perché altri erano in super condizione e molto motivati, e in più si preparano specificamente per la prima parte della stagione, lui invece va forte fino ad ottobre. Non dico che sia facile per lui vincerla, perché i concorrenti sono molti e perché poi basta un dettaglio che gira storto, come una cambiata sbagliata. Però lui su Cipressa e Poggio può fare un ritmo che pochi possono tenere, ed evidentemente è un gran vantaggio. Ripeto, la Sanremo la vince chi in quei venti minuti cruciali ha la migliore condizione.

Ti vengono in mente altri exploit invernali di corridori che poi hanno fatto una grande stagione?

Direi di no, perché fino a qualche anno fa i capitani partivano piano. Una volta alla Tirreno andavano a far la gamba, per esser pronti per la Sanremo e poi la Liegi. Ora questo mondo non esiste più, tutti vanno forte fin dall’inizio. Per dire, d’inverno alcuni gregari andavano più forte dei leader, perché si impegnavano un po’ di più, mentre alcuni capitani mollavano del tutto o quasi. Ma appunto ora è tutto diverso.

I prodotti alimentari per la stagione vengono provati nei ritiri invernali. Qui Almeida in quello di Benidorm
I prodotti alimentari per la stagione vengono provati nei ritiri invernali. Qui Almeida in quello di Benidorm
Ci dici qualcosa di più su com’è cambiata la preparazione durante l’inverno?

Anche solo fino a 7-8 anni a dicembre non si faceva nemmeno un lavoro di intensità. I corridori facevano quasi solo distanza al medio. Ti dico che 20 anni fa partivano per le corse a tappe senza aver messo nelle gambe neanche 10 minuti di soglia, solo endurance. Perché se non eri economico non arrivavi in fondo alle corse.

Cosa intendi con “economico”?

Non sprecare energie, cioè glicogeno, carburante, per il semplice motivo che ai miei tempi ne potevi mettere dentro meno di ora, che assumono anche 130, 140 grammi di carboidrati all’ora. L’integrazione ha subito una rivoluzione e il ciclismo è cambiato per quello, mica per altro. Personaggi che una volta non sarebbero arrivati in fondo alle corse perché consumavano troppo ora invece possono farlo.

Pogacar in maglia iridata con la nuova Colnago. Sembra già pronto per un’altra stagione ad altissimi livelli (foto Fizza/UAE Emirates)
Pogacar in maglia iridata con la nuova Colnago. Sembra già pronto per un’altra stagione ad altissimi livelli (foto Fizza/UAE Emirates)
Quindi tecnicamente come lo consideri questo KOM?

Un’ottima prestazione, ma, ripeto, più dal punto di vista psicologico che tecnico. Chiaramente è un grande tempo, su questo non ci piove. Su quella salita ho dei tempi presi durante alcuni test, in cui per fare 13’10’’ bisogna sprigionare 6,2 watt al chilo. Considerando che lui ci ha impiegato quasi 50’’ in meno, vuol dire un gran wattaggio.

Attorno ai 7 al chilo?

Questo non lo possiamo sapere, comunque più di 6 e mezzo.  Ripeto, ha fatto un bel valore a livello fisico, ma che sia un fenomeno lo sapevamo già. Ma secondo me, il segnale più chiaro – in positivo per lui e in negativo per i suoi avversari – è quello a livello mentale. Anche se è pieno inverno ha già voglia di lavorare, di restare concentrato sui prossimi obiettivi, di migliorare ancora.

Agostinacchio, le vittorie e la chiamata che non arriva

05.01.2025
4 min
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Non era stato un fuoco di paglia. Quella vittoria al campionato europeo è stata per Mattia Agostinacchio un punto di partenza e non di arrivo, comunque andranno le gare da ora in poi, comunque finiranno i mondiali che per molti, poco addentro al mondo del ciclocross, sono l’unico metro di giudizio. Mattia ormai è un personaggio del cross e non solo in Italia.

Dopo la vittoria di Koksijde un momento di riposo. Il giorno dopo 2° posto a Gullegem
Dopo la vittoria di Koksijde un momento di riposo. Il giorno dopo 2° posto a Gullegem

Un pokerissimo di successi

Il portacolori della Fas Airport Services Guerciotti Premac sta onorando al meglio la sua maglia di campione continentale. Cinque vittorie su 10 gare, di cui tre in Belgio, nella patria del ciclocross sono il suo ruolino di marcia, conquistando classiche come quelle di Zonhoven e Koksijde venerdì (foto di apertura), primo italiano a riuscirci. Appena sceso di sella, il talentuoso diciassettenne ha chiarito subito da dove arrivano questi risultati fulminanti.

«Sono percorsi che ormai conosco bene, è stato fondamentale averli assaggiati lo scorso anno, al primo di categoria, attraverso un periodo di allenamenti e gare di 3 settimane. Oggi li affronto con più cognizione di causa».

Tutta la fatica dopo la vittoria di Zonhoven. Per il campione europeo il primo sigillo in Coppa (foto Instagram)
Tutta la fatica dopo la vittoria di Zonhoven. Per il campione europeo il primo sigillo in Coppa (foto Instagram)
Com’è stato questo periodo post europei?

Non semplice, la schiena mi ha dato problemi soprattutto fra la fine di novembre e inizio dicembre. Ho fatto i dovuti trattamenti e ho continuato ad allenarmi e correre, ma non ero certo al massimo. Diciamo che l’ho presa con più calma, cercando di risolvere il guaio fisico e di progredire nella condizione pian piano considerando che l’appuntamento principe è a fine mese.

Vista la tua condizione, questi risultati ti hanno sorpreso?

Un po’ sì, non posso negarlo. Ho colto vittorie importanti correndo come voglio io e il fatto che ci sia ancora margine mi dà molto coraggio. Vedo che gli avversari mi guardano con rispetto, cercano di battermi ma io preferisco sempre guardare a me stesso, a dove io posso arrivare, i risultati vengono di conseguenza.

Per Agostinacchio finora 11 vittorie in stagione con 17 gare disputate. Un ruolino di marcia regale (foto Uci)
Per Agostinacchio finora 11 vittorie in stagione con 17 gare disputate. Un ruolino di marcia regale (foto Uci)
Ti adatti comunque bene ai percorsi belgi, ormai…

Sono duri, venendo spesso da queste parti ho capito perché dicono che è la patria del ciclocross. Quest’anno non abbiamo trovato condizioni estreme, come pioggia e fango, ma restano sempre molto faticosi, devi conquistare ogni metro, in bici o correndo a piedi. Sono molto più duri di quello degli europei, questo è sicuro… Il clima comunque è stato favorevole, lo scorso anno ho trovato molto più freddo e condizioni di percorso estreme.

Una stella del ciclocross che va bene anche su strada. E’ il profilo perfetto del corridore ricercato da queste parti, soprattutto da un team del WorldTour come la Fenix. Ti sono già arrivate chiamate?

Di questo si occupa il mio procuratore, io penso a correre e a fare il meglio che posso. Devo comunque dire che qualche telefonata da parte di grandi team è arrivata, io ho subito messo in chiaro che voglio fare la doppia attività e spero chiaramente che arrivi qualche contatto di quelli importanti. Ma da parte di quella squadra chiamate non ce ne sono ancora state…

In Belgio il campione europeo ha dimostrato di trovarsi particolarmente a suo agio (foto Instagram)
In Belgio il campione europeo ha dimostrato di trovarsi particolarmente a suo agio (foto Instagram)
Gli unici due flop finora sono arrivati nelle prove di Coppa del Mondo a Dublino e Besançon, guarda caso proprio nelle località lontane dal tuo amato Belgio. Che cosa era successo?

A Dublino ero nel pieno del problema alla schiena e proprio non riuscivo a spingere, da lì ho iniziato la fase di trattamenti per riprendermi. A Besançon è stata una gara sfortunata fin dall’inizio. Sono caduto in partenza ed è stata una prova tutta a inseguimento, ma non ero neanche in una buona giornata. Io però preferisco guardare alle gare più belle che ho fatto, Hulst ma ancora di più Zonhoven, perché sono riuscito a vincere pur essendo stato costretto a rimontare.

E’ chiaro che ora tutti ti indicano come uno dei grandi favoriti per il mondiale…

Io cerco di non pensarci, d’altro canto ci sono ancora appuntamenti importanti, intanto i campionati italiani, poi le due restanti gare di Coppa del Mondo a Benidorm e Hoogerheide, sono a 13 punti dalla vetta, tutto può ancora succedere. Dei mondiali ci sarà tempo per occuparsene…

La rinuncia di Secchi è un gesto di grande coerenza

05.01.2025
7 min
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Il capodanno di Lino Secchi è stato un continuo riflettere sulla candidatura federale. «Ho dedicato molto tempo a questo – ammette – e poco a brindare». Lo stavamo cercando per farci raccontare che cosa lo avesse spinto a gettarsi nella mischia, quando attraverso un messaggio due giorni fa ci ha comunicato l’intenzione di fare un passo indietro. Decisione che aveva appena condiviso tramite una lettera con i delegati, i presidenti provinciali e regionali e gli altri candidati.

«Analizzando la situazione che si sta delineando – vi si legge – sono giunto alla conclusione che solo una leadership fortemente legittimata potrà garantire i cambiamenti che auspico e che per questo motivo il mio impegno risulterebbe una contraddizione in termini se dovesse involontariamente alimentare qualsiasi situazione divisiva. Per coerenza con i miei principi sopra riportati, comunico che provvederò, i prossimi giorni, a ritirare ufficialmente la candidatura, a Presidente Nazionale della Federazione Ciclistica Italiana».

Il passo indietro del dirigente marchigiano è stato un gesto di grande coerenza. Sarebbe potuto rimanere in lizza e spostare poi i suoi voti per ottenere un qualsiasi vantaggio personale. Accade spesso nelle assemblee federali, invece Secchi ha guardato al bene del ciclismo e si è fatto indietro.

Ecco la lettera con cui venerdì Lino Secchi ha annunciato la rinuncia a candidarsi
Buongiorno Lino, quando ha cominciato a pensare che non fosse più il caso di andare avanti?

Già da qualche giorno mi ero messo a valutare quale fossero la consistenza e il supporto che avrei avuto. Il sistema di votazione federale comporta che votino i delegati e non le società. L’ipotesi che avevamo proposto quando abbiamo lavorato alla riscrittura dello statuto prevedeva il voto diretto delle società, ma non è stata portata avanti. Perciò, vista la situazione attuale, ho pensato che arrivare quarto non sarebbe servito a niente. Non sono un principiante, quindi non me la sono sentita. Magari qualcuno può essere rimasto deluso perché pensava che arrivassi in fondo, però bisogna saper valutare le situazioni e decidere di conseguenza.

Nei giorni dei mondiali di Zurigo, Renato Di Rocco ci parlò della sua candidatura, definendola il miglior passaggio per fare le riforme del ciclismo.

La mia candidatura è nata sulla richiesta di alcuni colleghi, proprio con questo obiettivo e per un po’ l’ha condivisa anche Renato Di Rocco. La mission sarebbe stata quella di approvare lo statuto, rimettere a posto un po’ di aspetti organizzativi e poi passare la mano. Sono stato sindaco del mio paese, sono stato dirigente di grandi società: tutte esperienze da cui è nato il mio interesse per i regolamenti e quindi la riscrittura dello statuto.

Martinello ha detto che prima di sapere che si sarebbe candidato, la avrebbe voluta nella sua squadra.

Lo confermo. Quando ha letto che mi sono fermato, mi ha mandato dei messaggi, ma al momento preferisco aspettare. Mi sento più una figura super partes piuttosto di qualcuno che si schiera. Ciascuno dei tre candidati avrà da risolvere dei bei problemi. Lo stesso Dagnoni dovrebbe girare pagina, secondo me non va bene se continua su questa linea. Perciò in questo momento ho bisogno di riflettere, perché qualsiasi cosa farò dovrà essere utile al movimento, se il futuro presidente vorrà ascoltare le mie indicazioni.

Martinello aveva inizialmente chiesto a Secchi di far parte della sua squadra, che sarà annunciata il 10 gennaio
Martinello aveva inizialmente chiesto a Secchi di far parte della sua squadra, che sarà annunciata il 10 gennaio
In pratica sarebbe disposto a mettere la sua esperienza al servizio della Federazione?

Non voglio sminuire nessuno, però è chiaro che nel momento in cui si insedierà il nuovo Consiglio federale, ci si renderà conto che chi ha già avuto esperienze a livello di base, comitati provinciali, comitati regionali, ha una visione un po’ più completa. Mi fa pensare ai miei anni da sindaco.

Per quali aspetti?

Prima si andava avanti per gradini e i sindaci dopo un po’ passavano per le regioni e poi diventavano parlamentari. Adesso entrano subito in Parlamento e sembra che siano già all’altezza di tutto, ma spesso vengono fatte scelte che non hanno gli effetti sperati. Capita, in questi organismi. Quando andavo ai Consigli federali, riuscivo a inquadrare subito quale fosse il consigliere che aveva esperienza e chi invece si era affacciato per la prima volta e non aveva la preparazione necessaria. Che non si studia a scuola, ma si impara facendo esperienza.

Guazzini-Consonni: oro olimpico nella madison. Le donne e il paraciclismo sono trainanti
Guazzini-Consonni, oro olimpico nella madison. Le donne e il paraciclismo sono trainanti
La stessa domanda che abbiamo fatto agli altri candidati: ci fa una fotografia del ciclismo italiano?

Abbiamo visto agli europei e ai mondiali che abbiamo un buon livello con le donne e su pista. Il presidente contava le medaglie e il movimento femminile negli ultimi anni ha dato sempre una grossa spinta ai successi azzurri, come pure il paraciclismo. A mio avviso però, il ciclismo soffre sul fronte del reclutamento e del movimento giovanile, perché non c’è stato, come ho chiesto più di una volta, un progetto che parta dal centro.

Centro inteso come Federazione?

Non si possono lasciare le società da sole ad affrontare la questione del reclutamento. Soffriamo a mio avviso di una carenza di rapporti istituzionali. Il problema della sicurezza stradale deve essere affrontato con tavoli permanenti di discussione con la politica. Il rapporto con la politica lo dobbiamo avere. Siamo assenti anche dove i giovani vengono formati, cioè nella scuola. Non per insegnargli ad andare in bicicletta o diventare corridori, ma per far capire a questi ragazzi che domani diventeranno automobilisti quale sia il modo corretto di comportarsi sulla strada.

Il turismo con la bicicletta sta raggiungendo vette di gradimento impensabili
Il turismo con la bicicletta sta raggiungendo vette di gradimento impensabili
Perché le società hanno bisogno di questo supporto?

I nostri dirigenti sono dei grandi appassionati, dei lavoratori che stanno dietro a questi ragazzi. Non abbiamo dirigenti di aziende o banchieri, bensì gente spesso modesta che ha bisogno di essere aiutata e formata. E poi c’è un altro aspetto cui la Federazione si deve rivolgere, parallelo all’agonismo, prima che lo occupino gli altri.

Quale?

Il turismo in bicicletta ha numeri rilevanti e la Federazione deve essere presente. Non abbiamo neanche 100.000 tesserati, su circa 15 milioni di italiani che usano la bicicletta. Dove sono gli altri? Il logo della Federazione deve essere diffuso il più possibile, deve diventare una presenza familiare. Gli Amministratori locali devono essere amici del ciclismo, in modo che diventi più semplice anche ottenere un permesso, l’autorizzazione per una gara. Sarà più semplice avere lo spazio per iniziare una scuola di ciclismo. Come pure per gli impianti sportivi.

Lino Secchi la scorsa estate ha premiato Pellizzari tornato a casa dopo lo splendido Giro d’Italia
Lino Secchi la scorsa estate ha premiato Pellizzari tornato a casa dopo lo splendido Giro d’Italia
Impianti che però mancano…

Perché un ciclodromo non deve essere considerato alla pari di un altro impianto sportivo? Può essere intercomunale e polivalente, anche per un discorso economico. A Pesaro stanno partendo i lavori per un impianto rivolto al ciclismo e al pattinaggio. Ma le società in grado di fare da sole sono forse una su dieci e forse neanche quella.

Tornando all’agonismo, che cosa pensa della situazione degli under 23?

Se io fossi al posto del presidente, farei uno studio approfondito per presentarmi all’UCI. Non mi limiterei a dire che bisogna cambiare, ma proporrei un progetto tecnico-scientifico fatto bene. Non è detto che non si possa fare un calendario nazionale per far crescere gli atleti in modo da non escluderli rispetto ai fenomeni che vanno per la maggiore. Gli juniores vengono lanciati nel professionismo dopo il secondo anno. Siamo sicuri che fra quelli che non riescono a emergere a 18 anni, non ci sia qualcuno che potrebbe crescere facendo l’attività giusta? Con questa situazione invece, sono più quelli che abbandonano. La dinamica è evidente.

La Zalf Desirée Fior sul podio del Piccolo Giro dell’Emilia il 22 settembre: la squadra stava per annunciare la chiusura
La Zalf Desirée Fior sul podio del Piccolo Giro dell’Emilia il 22 settembre: la squadra stava per annunciare la chiusura
Quale dinamica?

Nelle gare di alto livello, prendiamo il Lunigiana, tanti finiscono fuori tempo massimo. Non basta l’allenamento per crescere di livello, serve un calendario. Quindi parlerei anche con le altre Federazioni per capire come muoversi rispetto a questa accelerazione. I devo team hanno budget e situazioni fuori misura e prendono i corridori particolarmente dotati a 16-17 anni. Gli altri potenzialmente li perdiamo, anche perché se le squadre chiudono, gli juniores non trovano posto fra gli under 23. Il mondo è cambiato, vent’anni fa nessuno avrebbe pensato che dalla Slovenia venissero fuori tanti campioni. Davanti a certi cambiamenti, la Federazione non può rimanere indietro.

Quando si è sparsa la voce che avrebbe ritirato la candidatura, che tipo di messaggi ha ricevuto?

Ho avuto tante attestazioni di solidarietà. Molti hanno condiviso quello che ho scritto sul documento, come pure avevo ricevuto diversi apprezzamenti per il mio programma, su quale ho lavorato per un mese, cercando di mettere ogni cosa, e che potrebbe diventare la traccia per fare un lavoro efficace in Federazione.

Ballerini fa rotta verso il Nord, con Bettiol come alleato

05.01.2025
5 min
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La rivoluzione in casa Astana Qazaqstan Team (dal primo gennaio diventata XDS Astana Team) ha portato tante novità sia per la rosa che per lo staff. La ventata di aria fresca ha soffiato forte sulla ex formazione kazaka, ora diventata di impronta cinese. Al centro del progetto sono arrivati tanti corridori italiani, dagli esperti Ulissi e Bettiol fino ad arrivare ai giovani in rampa di lancio. Davide Ballerini è uno degli uomini al centro del progetto, arrivato già lo scorso anno con l’intento di fare bene sul pavé. Un problema al ginocchio gli aveva precluso la campagna del Nord. Al termine di una stagione tribolata facciamo un punto con il valtellinese, per vedere come sta e capire le sue mosse in vista della nuova stagione. 

«Tra pochi giorni, il 6 gennaio – dice Ballerini – ripartiremo con la squadra per Calpe, sarà il secondo ritiro stagionale. Il primo è stato a dicembre, siamo stati una quindicina di giorni ed è andato bene. Sicuramente c’erano temperature migliori rispetto a casa, anche se non era caldissimo».

Ballerini (a destra) con la maglia della XDS Astana Team il giorno della presentazione della squadra per il 2025
Ballerini (a destra) con la maglia della XDS Astana Team il giorno della presentazione della squadra per il 2025

Grandi cambiamenti

La situazione della XDS Astana Team non è delle migliori in vista della stagione 2025, la squadra è all’ultimo posto della classifica WorldTour per quanto riguarda il triennio 2023-2025. Il rischio retrocessione è alto, anche se per ora nulla è compromesso. Tutti, però, sono consapevoli di dover fare la loro parte per raccogliere punti e salvaguardare lo status di formazione WorldTour. 

«Stanno cambiando tante cose – continua a raccontare Ballerini – sia per quanto riguarda lo staff sia per i corridori. Non sarà facile trovare il ritmo giusto fin da subito ma stiamo lavorando per farlo. Ognuno deve fare la propria parte e io sono pronto a mettermi nuovamente in gioco dopo un 2024 difficile. Il problema al ginocchio riscontrato lo scorso inverno è alle spalle, anche se devo ancora tenerlo sotto controllo».

Ogni due settimane Ballerini si sottopone a test e controlli per capire lo stato di salute del ginocchio
Ogni due settimane Ballerini si sottopone a test e controlli per capire lo stato di salute del ginocchio
Come procedono le cure?

Il problema è stato sistemato, chiaramente il dolore non è sparito da un momento all’altro ma è andato via gradualmente. La vera sfida è stata a livello mentale perché un dolore cronico poi arrivi a sentirlo quasi sempre, anche quando piano piano sta andando via.  In questi giorni sono sempre sotto osservazione per contrastarlo. 

Cosa stai facendo in particolare?

Curo bene la parte dei lavori in palestra, per non sovraccaricarlo o per evitare di lavorare male. Ogni due settimane faccio un test di rehability così da vedere se il muscolo lavora bene. Non penso di smettere a breve, questa fase di monitoraggio è importante. Meglio andare a fare dei test ogni due settimane piuttosto che smettere e ritrovarmi punto e a capo. 

Uno dei principali obiettivi del 2024 era supportare Cavendish nel raggiungere il record di tappe vinte al Tour de France
Uno dei principali obiettivi del 2024 era supportare Cavendish nel raggiungere il record di tappe vinte al Tour de France
Nella stagione scorsa hai corso tanto, ma concentrando gli sforzi in pochi mesi.

Sono riuscito a mettere insieme 70 giorni di corsa, che non è male, tutti tra aprile e ottobre. Chiaramente ho fatto fatica a trovare un picco di forma costante, visto che mi mancava tutta la parte del fondo. Cosa che in questo inverno sto curando molto. Diciamo che in linea di massima i principali obiettivi del 2024 sono stati raggiunti. 

Qual è stata la parte più complicata?

Direi quella mentale, comunque in condizione prima o poi ci arrivi ma non riesci a mantenerla per tanto tempo. Uno dei momenti in cui mi sono sentito meglio è stato al Giro, appena rientrato. Lì la freschezza fisica mi ha dato una mano nel momento in cui mi mancava un po’ di condizione. 

Nonostante il problema fisico di inizio anno Ballerini ha messo insieme 70 giorni di corsa
Nonostante il problema fisico di inizio anno Ballerini ha messo insieme 70 giorni di corsa
Ora sei ripartito con in testa sempre le gare sul pavé, nelle quali avrai un nuovo alleato: Bettiol.

Sì. Siamo stati insieme in Belgio a inizio dicembre per fare un po’ di test con i vari materiali. L’arrivo di Bettiol è un innesto importante, come quelli di altri corridori. Non sembra ma avere tre o quattro compagni in più è un bell’aiuto. Magari non sono grandi nomi come Van Der Poel o Van Aert, ma essere in tanti ci consente di essere sempre presenti. 

Come ti sei trovato con lui?

Bene. Siamo stati compagni di stanza nel ritiro di dicembre. Ora lui è partito per l’Australia visto che inizierà a correre al Tour Down Under. Avere accanto una figura come la sua è importante. Senti di avere un buon sostegno. 

Uno dei risultati migliori in stagione è arrivato alla Alfasun Gooikse Pijl p/b Lotto, chiusa al nono posto
Uno dei risultati migliori in stagione è arrivato alla Alfasun Gooikse Pijl p/b Lotto, chiusa al nono posto
Vi siete già parlati?

Lo conoscevo ma non così bene, i giorni insieme in Spagna sono serviti proprio a questo. Abbiamo correnti di pensiero differenti per quanto riguarda lo sviluppo delle gare e questo può essere un vantaggio. Non ci muoveremo negli stessi punti o comunque avremo due visioni diverse. In questo modo la squadra potrà essere sempre presente. 

Tu da quali corse partirai? 

Da Gran Premio Castellon e dalla Valenciana. Poi andrò in ritiro sul Teide per arrivare pronto alle prime gare in Belgio: Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Brussel-Kuurne. Salterò il periodo della Tirreno per andare ancora in ritiro e poi farò Sanremo e tutta la stagione delle Classiche e semi classiche.