Bozzola: la SC Padovani e la voglia di affermarsi

22.01.2025
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La curiosità intorno alla nuova continental italiana – la SC Padovani Polo Cherry Bank – è tanta. Per la squadra guidata da Ongarato e che conta sull’apporto di tante figure di grande esperienza, è tempo di rifinire la condizione in vista dell’esordio stagionale. I ragazzi sono ora in Spagna, e stanno affrontando gli ultimi giorni del loro ritiro. Tra i volti della SC Padovani c’è quello di Mirko Bozzola, uscito dal devo team della Q36.5 Pro Cycling. La formazione di sviluppo è stata chiusa e così molti dei suoi giovani talenti sono andati dispersi. Uno di loro è proprio Bozzola, classe 2004, che si appresta a iniziare il terzo anno nella categoria under 23 (in apertura photors.it). 

«Qui si sta bene – racconta dopo il lungo allenamento da cinque ore – la temperatura è perfetta. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo fatto l’ultima distanza prima dell’esordio stagionale, che sarà il 24 gennaio alla Classica Camp de Morvedre. Una corsa che si snoderà nella provincia di Valencia, con partenza e arrivo dal paesino di Estivella».

Mirko Bozzola inizierà a correre in Spagna il 24 gennaio (photors.it)
Mirko Bozzola inizierà a correre in Spagna il 24 gennaio (photors.it)

Partito da lontano

Rispetto alla stagione 2024 Bozzola attaccherà il numero sulla maglia con un mese di anticipo. Lo scorso anno esordì con la maglia del devo team della Q36.5 il 25 febbraio a Misano

«Non arriverò pronto al 100 per cento – spiega – alla gara di venerdì, ma va bene così. I miei obiettivi in stagione saranno altri. Comunque sento di migliorare, me ne accorgo giorno dopo giorno, quindi credo che la strada sia quella giusta. Quest’anno vorrei andare bene nelle corse internazionali under 23 e al Giro Next Gen, vedremo se quando uscirà il percorso ci sarà qualche tappa intrigante».

I ragazzi della SC Padovani hanno fatto un primo ritiro a dicembre in Veneto, mentre ora sono in Spagna (photors.it)
I ragazzi della SC Padovani hanno fatto un primo ritiro a dicembre in Veneto, mentre ora sono in Spagna (photors.it)
Senti di poter fare un passo in più rispetto al 2024?

In realtà anche lo scorso anno ero partito per fare bene nelle gare internazionali, ma poi qualche intoppo di troppo mi ha un po’ condizionato. Non ho avuto una stagione costante. Adesso mi sento meglio, tutto è curato nei dettagli e qui alla SC Padovani non ci manca davvero nulla. 

Guidaci in questa nuova squadra.

Arrivare in una formazione appena nata è sempre un’incognita, ma il progetto è davvero molto bello. Esco da un devo team e devo ammettere che non vedo differenze tra il 2024 e il 2025. La squadra è super attrezzata e non ci manca niente.

Bozzola vuole affermarsi nelle gare internazionali under 23 per attirare l’attenzione delle squadre professionistiche (photors.it)
Bozzola vuole affermarsi nelle gare internazionali under 23 per attirare l’attenzione delle squadre professionistiche (photors.it)
Che effetto fa viverlo?

E’ positivo perché si capisce quanto sia stato fatto e in quanto poco tempo. La struttura è stata realizzata velocemente e l’organizzazione pure: ritiri, calendario, divise, bici… Già essere in Spagna a gennaio per un ritiro in vista delle gare di inizio stagione non è cosa da poco. Non sono tante le continental che possono permettersi questo. 

Con chi ti sei confrontato di interno alla Padovani?

Con tutti: da Ongarato a Petacchi, fino a Konychev. Mi hanno parlato subito di un progetto ambizioso e sono stati onesti. Mi avevano detto che le loro erano idee da concretizzare, ma mi sono fidato e tutt’ora mi fido. Tutte le promesse fatte sono state mantenute e questo non è di poco conto. 

Mirko Bozzola correrà la sua terza stagione da under 23 con la SC Padovani Polo Cherry Bank (photors.it)
Mirko Bozzola correrà la sua terza stagione da under 23 con la SC Padovani Polo Cherry Bank (photors.it)
C’è mai stata l’occasione di passare professionista con la Q36.5?

No. Nonostante abbia corso con la professional un paio di volte, ho comunque fatto una stagione che non mi ha permesso di guadagnare spazio. Tuttavia non ci sono rimasto male, riparto con la voglia di fare e consapevole di aver imparato tanto. 

Cosa?

Dal punto di vista dell’alimentazione in gara e fuori, oppure a leggere la gara e capire come muoversi in gruppo. Correre un anno in un devo team è un’esperienza che consiglio e che serve tanto per maturare.

Il corridore novarese era passato prima alla Zalf (photors.it)
Il corridore novarese era passato prima alla Zalf (photors.it)
A livello atletico che passi in avanti senti di aver fatto?

Partivo già con un buono spunto veloce che sento di aver migliorato ulteriormente. Sulle salite da 10 o 12 minuti sento di poter stare con i migliori. In più sono un corridore di passo. Penso che il mio terreno di caccia siano le corse ondulate, con strappi di due o tre chilometri. 

Hai provato anche a correre al Nord con i pro’, come è andata?

E’ stata un’esperienza bella, ma che mi ha fatto capire come in quelle corse serva un’altra mentalità. Non ho partecipato a gare facili, nonostante ciò mi sono comportato bene. Ma prima di pensare a quel mondo, meglio fare bene da under 23 nelle gare che avrò a disposizione. L’obiettivo del 2025 è affermarmi e conquistare una chiamata dai professionisti.

Nel 2024 Bozzola ha corso con il devo team della Q36.5 nel quale dice di aver imparato molto
Nel 2024 Bozzola ha corso con il devo team della Q36.5 nel quale dice di aver imparato molto
Come arrivi all’inizio della stagione?

Fiducioso, ancora di più rispetto al 2024. So che posso arrivare a un buon livello. Nei miei tre anni da under 23 sono sempre stato in squadre che mi hanno dato la possibilità di crescere. Alla Q36.5 ho imparato ad allenarmi con un preparatore, a stare con i professionisti. Ho capito cosa vuol dire fare il corridore.  

Sanremo, classiche e Tour: Milan e la ricerca della velocità

22.01.2025
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«Abbiamo fatto molti sviluppi con Santini per quanto riguarda i body da gara – dice Milan – e i copriscarpe che io utilizzo sempre. L’anno scorso è arrivata la nuova bici, quindi il livello di aerodinamica è stato incrementato molto. Poi ti rendi conto che fai tutti gli studi e ti ritrovi con uno di un metro e 94 sopra alla bicicletta, che per quanto provi a stare il più basso possibile, insomma…».

L’atmosfera è rilassata, si ride e finalmente si parla italiano dopo le altre interviste in inglese. Il media day della Lid-Trek volge al temine, ma parlare con Milan dei suoi progressi e dei suoi impegni è un viaggio molto interessante. E’ la prima vigilia di una stagione senza gare in pista: questo significa più tempo a disposizione per lavorare su strada. La squadra lo ha annunciato nel gruppo del Tour de France, dove andrà senza l’angelo custode Pedersen. Il ragionamento prosegue in un misto fra tecnica e ambizioni personali.

Il programma 2025 di Milan prevede il debutto al Tour, ma prima le classiche del Nord
Il programma 2025 di Milan prevede il debutto al Tour, ma prima le classiche del Nord
Si è parlato molto del tuo muoverti troppo nelle volate…

Si punta sempre a migliorare per diventare il numero uno e anche la squadra ce l’ha bene in mente. Per cui negli allenamenti stiamo puntando tanto anche al modo in cui sprintare, senza tutti quei movimenti della testa. Cercando di essere più aerodinamici possibili, spostandomi magari un po’ più avanti con la testa e col corpo. Sono tutti movimenti che, messi insieme, alla fine daranno i loro frutti. Stiamo lavorando molto anche per quanto riguarda la forza, l’esplosività e tutto l’insieme di cui si compone lo sprint. E anche per le salite…

Per difendersi dagli attacchi?

Bisogna tenere duro anche sulle salite per arrivare allo sprint. Si lavora a 360 gradi per migliorare globalmente e cercare poi di essere i migliori. E si sta lavorando anche sui rapporti. Stiamo ancora usando il 54, ma stiamo inserendo il 56.

Al Giro 2024, Milan ha vinto tre tappe (qui la terza a Cento) e fatto quattro secondi posti
Al Giro 2024, Milan ha vinto tre tappe (qui la terza a Cento) e fatto quattro secondi posti
Sembri bello rilassato, che inverno è stato finora?

Sto bene, è stato un bell’inverno a partire da dicembre, con un bel training camp. Ho passato delle belle vacanze di Natale a casa con la mia famiglia, che va bene prima di iniziare una stagione così lunga. E adesso siamo di nuovo qua a preparare il debutto per cui manca ormai poco. Le sensazioni sono buone, diciamo che sono gasato. Sinceramente ho voglia di correre, la competizione mi manca e il Tour sarà una nuova sfida, un nuovo mettersi in gioco e provare.

Che fascino ha su di te il Tour de France, che per alcuni è il centro del mondo e per altri una corsa come le altre?

Sicuramente per me tutte le gare sono importanti. Ovviamente il Tour ha il suo fascino, ma per me è sullo stesso piano delle altre. E’ importante iniziare bene a una Valenciana, come arrivare nella miglior forma possibile al Tour de France. Certo è una gara che non ho mai disputato prima, in un periodo in cui non ho mai corso, quindi il punto di domanda c’è. Per me sarà quasi tutto nuovo, metterò il massimo impegno nel prepararmi, come faccio per tutte le altre gare.

Fra i lavori su cui si sta applicando Milan, c’è anche la compostezza in volata, cercando l’aerodinamicità
Fra i lavori su cui si sta applicando Milan, c’è anche la compostezza in volata, cercando l’aerodinamicità
Vai in Francia con un obiettivo preciso?

Sicuramente dal primo giorno avremo delle tappe favorevoli, con la maglia gialla subito in palio, quindi sarà molto importante farsi trovare pronti e uniti anche a livello di squadra. Lo prendo come tutte le altre gare, però la concentrazione sarà alta e anche la voglia di fare bene.

Il Tour è lontano, prima ci sono tante volate e tante classiche, giusto?

Inizierò alla Volta Valenciana, poi sarò al UAE Tour, Kuurne, Tirreno, Milano-Sanremo, De Panne, Gand-Wevelgem, Waregem e Roubaix. Poi avrò un periodo di recupero e andrò in altura a Sierra Nevada. Si dice che non faccia bene ai velocisti, ma io ci sono stato diverse volte e mi sono sempre trovato bene. Staremo su una ventina di giorni, poi ci saranno Delfinato e Tour, con il campionato italiano nel mezzo. Si dovrebbe correre a Gorizia, non sarebbe male andare in Francia con quella maglia addosso.

Con la sua fuga alla Gand del 2024, Milan ha propiziato la vittoria allo sprint di Mads Pedersen contro Van der Poel
Con la sua fuga alla Gand del 2024, Milan ha propiziato la vittoria allo sprint di Mads Pedersen contro Van der Poel
Quale delle classiche di primavera vedi più alla tua portata?

Volendo restare con i piedi per terra, penso la Gand: per il momento è quella più mi si addice. Poi magari metterei la Milano-Sanremo. E anche qui c’è un punto di domanda per come andrà nel finale. Si sa, ci vuole anche un po’ di fortuna…

Anche Ganna salta il Fiandre, c’è un motivo preciso per la tua scelta?

L’ho fatto negli anni scorsi e per me è stato bello, perché sono riuscito ad aiutare la squadra e mi è piaciuto esserci. Non sarebbe male rifarlo, anche perché in un futuro resta una corsa che mi piacerebbe vincere. Però so anche che non va bene iniziare ad accavallare tante classiche, si rischia di farle tutte e non portarne a casa nessuna. Meglio selezionarle, avendo davanti un obiettivo bello chiaro.

Jonathan Milan è nato a Tolmezzo (Udine) il 1° ottobre 2000 ed è pro’ dal 2021. E’ alto 1,94 e pesa 84 chili
Jonathan Milan è nato a Tolmezzo (Udine) il 1° ottobre 2000 ed è pro’ dal 2021. E’ alto 1,94 e pesa 84 chili
Sempre restando in ambito classiche, la Sanremo del 2024 non è andata come avresti voluto. Ora tutti pensano a uno show di Pogacar, sei d’accordo anche tu?

L’anno scorso l’indicazione era di arrivare sotto al Poggio e per me il fatto di aver passato la Cipressa e di essere rientrato per dare una mano prima del Poggio è stato un piccolo step in avanti. Quest’anno farò ancora quel che mi diranno, ma il mio obiettivo è cercare di salvare le energie per arrivare il più fresco possibile sotto al Poggio per cercare di tenere un eventuale attacco di Pogacar e di altri rivali. È un grandissimo punto di domanda, perché lui è il grande uomo da battere. Però c’è anche Pippo (Ganna, ndr). Lui ci punta e abbiamo visto che negli scorsi anni era sempre lì e per me ci sarà anche quest’anno.

Alla Sanremo ci sarà Pedersen, che però non sarà con te al Tour: ti sarebbe piaciuto averlo accanto?

La squadra ha preso la decisione di dividerci e forse per Mads non sarebbe stato bello dover andare al Tour per aiutare me. Penso che sia talmente forte, da ambire a momenti tutti suoi per preparare le corse cui punta. Se lo avessero portato per me al Tour sarei stato felicissimo, però guardandola da un altro punto di vista, non so se per lui sarebbe stato il massimo.

Oro e record del mondo nell’inseguimento individuale ai mondiali 2024 di Ballerup: un sogno inseguito a lungo
Oro e record del mondo nell’inseguimento individuale ai mondiali 2024 di Ballerup: un sogno inseguito a lungo
Strada, pista, mondiali e Olimpiadi: abbiamo visto tutto il tuo potenziale?

Oddio, spero di no, sinceramente. Si cerca sempre di migliorarsi, per cui pur non correndo le gare in pista ho in programma di fare qualche ritiro perché comunque per un corridore come me è utile coltivare quel tipo di lavoro, per la potenza e la frequenza di pedalata. Però dopo alcuni anni di doppio impegno, per le prossime due stagioni mi concentrerà più sulla strada e cercherò di fare un altro salto di qualità per quanto riguarda le classiche e il Tour de France.

E’ stato importante chiudere il 2024 con il record del mondo dell’inseguimento e la maglia iridata?

Molto, perché era un obiettivo che avevo da tempo. Ho sempre sognato di vincere una maglia iridata, anche se prima del mondiale ho avuto un momento difficile. Ero uscito dall’europeo con una condizione molto buona, però mi sono ammalato e ho fatto due settimane fermo. Sono tornato ad allenarmi bene solo una settimana prima del mondiale, quindi per me è stata una sfida in tutti i sensi ed è stato importante chiudere così la stagione. Il record del mondo è stata la ciliegina sulla torta.

Un mese per dirsi addio: il duro racconto di Del Barba

21.01.2025
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Una chiamata che non ti aspetti. E’ Mattia Cattaneo, pensi subito che sia successo qualcosa, ma che cosa? Dice che vorrebbe si facesse un articolo per un amico, un massaggiatore che conosciamo benissimo. Emanuele Del Barba, fino al 2024 alla Jayco-AlUla. Stamattina ha perso sua moglie, restiamo di sasso. Lui è accanto, due parole e la promessa di risentirci nel tardo pomeriggio. La giornata scorre in un continuo guardare il display, fino al momento di chiamarlo.

Ha la voce distaccata di quando la botta è così forte che ti ha portato via anche la disperazione. Chi ci è passato lo sa e riconosce la rassegnazione. Si parla per monosillabi, riallacciando storie personali e punti di contatto.

«Se ne è andata in un mese – dice – stamattina, a 43 anni. Non sono lucido, sono in mezzo a un botto di gente, ma sono anch’io disperato. Forse è perché lo so da un mese. Lavorando coi dottori forse mi sono preparato. Così stamattina ero lì col “Catta” ed è venuta a lui l’idea di fare un bell’articolo per la mia Rossella…».

Emanuele Del Barba, Rossella e Federico, 25 anni: una visita al Giro d’Italia
Emanuele Del Barba, Rossella, Federico, 25 anni, e il piccolo Edoardo, 7 anni: una visita al Giro d’Italia

Tutto in un mese

Era il 15 dicembre quando tutto è cambiato e adesso ogni cosa cambierà: se non per sempre, di certo per un lungo periodo. Ora ci sono due figli cui stare accanto. Uno di 25 anni, figlio di Rossella. E uno di sette, per il quale la botta sarà tremenda. Come glielo dici a un bimbo di sette anni che da stasera mamma non tornerà più a casa?

«Ho fatto gli ultimi due anni con la Jayco – racconta Del Barba – e adesso avevo firmato con la Movistar per un po’ di giornate. Invece andrà tutto a monte, ma va bene così devo stare tranquillo a casa con mio figlio e continuerò a lavorare nel poliambulatorio. Non andrò alle corse, ma è giusto così. Avrei dovuto fare il calendario italiano. Invece il 15 dicembre abbiamo saputo che stava male».

Rossella aveva 43 anni e, da buona bresciana, aveva finito con l’appassionarsi al ciclismo
Rossella aveva 43 anni e, da buona bresciana, aveva finito con l’appassionarsi al ciclismo

La passione per le corse

Il ciclismo era entrato a forza nella sua vita, come succede quando sposi uno che ci lavora dentro e che lo vive come una passione.

«Ho ricevuto dei messaggi – dice – ho messo una storia su Instagram, ma poco altro. Volevo farlo sapere a quelli più lontani, perché in un mese non c’è stato il tempo per avvertire nessuno. La passione del ciclismo gliel’avevo passata io, eravamo insieme da 18 anni e quindi cominciava anche lei a venire alle corse. Era bresciana, da noi il ciclismo lo respiri nell’aria».

Guardi la foto di quel sorriso bellissimo e poi finisci le parole. E’ una serata come tante, che in questa casa bresciana non riusciranno a dimenticare. La vita va avanti in salita, non resta che pedalare, con il ricordo doloroso e dolce di Rossella che non c’è più.

Nel nome di Rossella è stata creata una pagina di donazione: https://donazioneinmemoria.airc.it/eventi/nel-dolce-ricordo-di-rossella

Sanarini lavora già sodo per il prossimo salto in avanti

21.01.2025
6 min
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Non lascerà nulla al caso per alzare ulteriormente l’asticella. Il diciottesimo compleanno festeggiato con le compagne di squadra della BFT Burzoni è stato uno degli ultimi – piacevoli e giusti – svaghi prima di affrontare con un bel piglio il 2025. Linda Sanarini è entrata nella sua seconda stagione da juniores per diventare “più grande” non solo anagraficamente (in apertura foto Franz Piva).

L’avevamo lasciata protagonista della visita a casa della attuale Picnic-PostNL. Poi al pronti-via, l’anno scorso la padovana di Saccolongo era andata a bersaglio subito confermando le proprie credenziali dimostrate dall’oro ottenuto agli EYOF 2023. In successione per Sanarini è arrivato il tempo di indossare maglie diverse da quelle del club e raccogliere podi internazionali. Prima il tricolore conquistato nel campionato italiano a crono, poi cinque medaglie complessive in pista con la nazionale tra europei e mondiali. Ed ora il suo sguardo è puntato alla propria crescita, anche con qualche novità.

Linda come giudichi il tuo primo anno da juniores?

Il 2024 è stata un’annata di apprendimento, nella quale ho capito il valore della categoria. Su strada onestamente mi aspettavo di fare di più, anche se non mi lamento per i due successi che ho ottenuto. Però sentivo sempre che mi mancava qualcosa per arrivare al risultato pieno. Ad esempio aiutavo bene le mie compagne, volentieri e senza problemi. Anzi, ho imparato a lavorare per le altre, migliorandomi. Invece quando ero io che dovevo fare la gara, non avevo le stesse buone sensazioni. Credo comunque che ci possa stare.

In compenso in pista con la maglia azzurra ti senti più soddisfatta?

Sono contenta perché in nazionale abbiamo avuto un bel gruppo di lavoro, proprio come nella mia squadra. Devo dire che è stata una bella annata in pista, malgrado mi bruci ancora quell’omnium perso per soli 3 punti agli europei di Cottbus. Ed anche nell’omnium mondiale non sono stata troppo fortunata perché sono caduta quasi in ogni prova. E’ vero che non ho preso l’oro, però se ci ripenso sono felice delle altre quattro medaglie (argento nella madison e bronzo nel quartetto agli europei, due bronzi tra madison e quartetto ai mondiali, ndr).

Intanto come sono andati i ritiri con la squadra?

Sono andati molto bene pur con finalità diverse. Dal primo al sei di gennaio siamo state a Castagneto Carducci in Toscana dove abbiamo fatto un buon carico di lavoro. E’ stato anche il classico ritrovo per amalgamarci, visto che siamo cambiate tanto. Oltre alla nuova diesse Krizia (Corradetti, ndr), sono arrivate dieci nuove compagne, tutte del primo anno. Invece lo scorso weekend a Riva del Garda abbiamo sfruttato il bel clima facendo uscite da 3-4 ore con test in salita. Personalmente ho avvertito buone sensazioni, specialmente in salita dove mi sentivo più leggera, anche perché ho intrapreso un percorso con un nutrizionista.

Per quale motivo?

Intanto ammetto che al sabato sera per il mio compleanno avevo portato una bottiglia di spumante e una cheesecake al pistacchio, ma senza fare tardi o altri strappi alle regole (dice sorridendo, ndr). Battute a parte, non me lo ha imposto nessuno di andare da un nutrizionista, è una volontà partita da me. Questa stagione è molto importante per il mio futuro. Se andrò bene potrò mettermi maggiormente in mostra ed eventualmente ambire ad andare in determinate squadre. Quindi voglio fare tutto il possibile per essere pronta e più performante. E soprattutto non avere rimorsi per non averci provato.

Quest’anno sarai una delle “veterane” della BFT Burzoni. Che consigli dai alle nuove arrivate?

Intanto va ricordato che dall’anno scorso è rimasta anche Camilla Bezzone. Alle altre mie compagne posso dire che non devono cercare troppo il risultato. Devono correre tranquille perché il salto dalle allieve si sente molto. Ed io l’ho visto su di me. Comunque nei ritiri che abbiamo fatto, si è visto subito che ci tengono a fare bene.

Visto il 2024, partirai con i gradi di capitana. Ti spaventa o sei stimolata?

Sicuramente sono stimolata. Secondo me per noi quest’anno sarà importante la squadra in ogni gara. Anche se siamo formate da tante ragazze del primo anno, penso che strada facendo e corsa dopo corsa troveremo le necessarie affinità per fare belle prestazioni o fare risultato. Attenzione però che non sarà troppo semplice nemmeno per me perché dovrò metterci del mio per integrarmi con le mie nuove compagne.

Che obiettivi si è data Linda Sanarini?

Sicuramente farò ancora la doppia attività strada-pista, ma ho già detto a Masotti (il responsabile delle juniores in pista, ndr) che sarò disponibile solo dopo marzo, come vuole la mia squadra. Vorrei fare meglio dell’anno scorso. Su strada punto a fare bene a Cittiglio, ora che mi sento più adatta al percorso. Mi piacerebbe riconfermarmi nell’italiano a crono. Con la nazionale, visto che i mondiali in Rwanda sono duri, vorrei guadagnarmi una chiamata per gli europei in Francia. Indossare l’azzurro è sempre una grande soddisfazione. Diciamo però che in generale vorrei essere un punto di riferimento per le mie compagne, come è stata Asia Sgaravato per me l’anno scorso.

San Baronto e Mastromarco: la rivalità si rinnova tra gli juniores

21.01.2025
4 min
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Nel ciclismo le rivalità hanno segnato, forse più che in altri sport, epoche e identificato campioni. Tra queste ce n’è una che si legava e si lega tutt’ora ai giovani: quella tra San Baronto, nel pistoiese, e Mastromarco, nel fiorentino. Due località vicine ma divise da una collina e da una sana competizione sportiva. Una rivalità nata negli anni in cui Giovanni Visconti e Vincenzo Nibali si affrontavano tra gli under 23, infiammando le strade toscane e facendo accorrere tifosi da ogni angolo.

Oggi, quella sfida sembra pronta a rinascere, anche se con proporzioni diverse. A tenere alta la bandiera di San Baronto c’è il Team Franco Ballerini-Cesaro, una realtà ormai consolidata nel panorama juniores. Mentre Mastromarco rinasce con una nuova squadra che porta lo stesso nome, con l’intento di recuperare il prestigio di un tempo.

Luca Scinto, oggi direttore sportivo della Franco Ballerini, era il tecnico della Finauto, la squadra che all’epoca rappresentava San Baronto (e Visconti) nella sfida con Mastromarco. Con lui abbiamo ripercorso quegli anni e analizzato le prospettive future di questa storica rivalità.

Rispetto a questa salita, San Baronto si trova a destra in cima. Mastromarco a sinistra, ai piedi della collina. Pochi chilometri di distanza, due tifoserie distinte
Rispetto a questa salita, San Baronto si trova a destra in cima. Mastromarco a sinistra, ai piedi della collina. Pochi chilometri di distanza, due tifoserie distinte
Luca, ci risiamo dunque? San Baronto e Mastromarco come ai tempi di Visconti e Nibali?

Che tempi! Era una rivalità sana e scherzosa, che però portava entrambi a dare il massimo. I paesi della zona si svuotavano per vederli correre. Quel dualismo ha fatto bene al ciclismo perché spronava tutti a migliorarsi. Nibali è diventato un campione straordinario e Visconti ha avuto una carriera di tutto rispetto con 40 vittorie tra i professionisti.

Pensi che la rivalità possa tornare con le nuove squadre juniores?

Credo che oggi sia difficile ricreare una rivalità simile o almeno a quei livelli. Me lo auguro, sarebbe bello per il ciclismo toscano e italiano, ma i tempi sono cambiati. Oggi ci sono meno corse e le squadre WorldTour stanno prendendo tutto e sul fronte del valore tecnico si perde qualcosa. Tra qualche anno, tre o quattro, il ciclismo rischia di diventare elitario, per chi ha i soldi. Però sono contento che Mastromarco abbia rilanciato il progetto juniores.

Cosa succedeva quando le due squadre magari si incontravano per strada?

Ma no, un saluto e via. Però posso raccontarvi questa: io ho allenato Visconti e Nibali insieme. Mi ricordo di un’uscita dietro scooter con loro due prima dell’Europeo che vinse Giovanni. Nessuno dei due voleva mollare, si spingevano al limite. In salita era una lotta vera, ma sempre con rispetto. Era davvero uno spettacolo vederli. Due corridori che sono diventati quello che sono grazie anche ad episodi come questi. Oggi spero di rivedere qualcosa di simile, anche se in scala ridotta.

Dopo essersi scontrati tra gli U23 (e le colline toscane), Visconti e Nibali sono stati compagni in nazionale e tra i pro’ alla Bahrain
Dopo essersi scontrati tra gli U23 (e le colline toscane), Visconti e Nibali sono stati compagni in nazionale e tra i pro’ alla Bahrain
Quali sono le principali differenze rispetto ad allora?

Il livello è diverso. Ora ci sono poche squadre del Nord Italia molto più forti, come la Borgo Molino o il Team Giorgi, dalle nostre parti va bene la Vangi. Noi, come altri team, abbiamo una buona squadra, ma non possiamo competere con le giovanili dei team WorldTour. Mastromarco sta ricostruendo, ci vorranno un paio d’anni almeno per essere competitivi ad alto livello. Come ripeto, noi della Franco Ballerini abbiamo una buona squadra, ma il ciclismo di oggi è più veloce e non aspetta nessuno.

Voi organizzate il 2 marzo il GP Baronti: è un punto di partenza per la rivalità?

Può esserlo, è una gara importante che apre il calendario nazionale juniores. Ringrazio la famiglia Baronti della Neri Sottoli per il supporto. Sarà più dura rispetto all’anno scorso, con 130 chilometri e salite impegnative: abbiamo seguito le indicazioni che ci ha dato il cittì. Avremo 200 partenti e passeremo 4-5 volte proprio da Mastromarco.

Che squadra è la Franco Ballerini 2025?

Un buon team con 12 ragazzi promettenti. Mattia Proietti Gagliardoni (la stellina del gruppo, ndr) andrà in ritiro con la Intermarché-Wanty, poi abbiamo Michele Pascarella, Giuseppe Sciarra e altri giovani interessanti. In generale i ragazzi devono imparare in fretta, perché oggi il ciclismo non aspetta. Quest’anno poi abbiamo cambiato qualcosa in termini organizzativi.

Luca Scinto con i suoi ragazzi
Luca Scinto con i suoi ragazzi
Cosa?

Ognuno ha il suo preparatore. Io cerco di coordinare tutti al meglio. Quest’anno ho delegato di più per concentrarmi maggiormente sulla gestione sportiva, altrimenti finiva che non avrei fatto bene né il direttore sportivo, né il preparatore. Il ciclismo richiede sempre più specializzazione.

E la Mastromarco che squadra sarà?

Non so davvero, non posso esprimermi, ma come ho detto sono contento che Franceschi e Balducci non abbiano abbandonato del tutto il ciclismo dopo la chiusura del team under 23 e abbiano creato questa squadra. E’ un bene per la Toscana e non solo.

Frattura del gomito, la caduta di Realini e i tempi del recupero

21.01.2025
4 min
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La stagione di Gaia Realini non è sicuramente iniziata nel migliore dei modi vista la frattura al gomito di qualche giorno che l’ha costretta a fermarsi. Per la scalatrice della Lidl-Trek si tratta di uno stop nella rincorsa agli obiettivi stagionali. Un rallentamento che però non spaventa visto che siamo a gennaio. Un infortunio che deve lasciare lontani eventuali allarmismi ma che comunque è da non sottovalutare. In un post sui social Realini ha scritto: “Qualche giorno fa sono caduta in allenamento, una piccola frattura al gomito che sicuramente non ci voleva… La stagione non è ancora iniziata e il meglio deve ancora venire”.

Per capire cosa comporta una frattura al gomito e come si gestisce siamo andati da Maurizio Radi, fisioterapista e responsabile del Fisioradi Medical Center

«Il gomito – ci spiega subito – è un’articolazione tra omero, ulna e radio, e in base alla frattura viene impostato un percorso terapeutico riabilitativo mirato. Nel caso di Realini bisogna capire che tipo di frattura ha avuto».

Abbiamo chiesto chiarimenti sulla frattura al gomito a Maurizio Radi, titolare del Fisioradi Medical Center
Abbiamo chiesto chiarimenti sulla frattura al gomito a Maurizio Radi, titolare del Fisioradi Medical Center
Sui suoi canali social Realini ha scritto che ha riportato una piccola frattura al gomito destro, non scomposta.

Se ci si trova davanti a una frattura composta il gomito viene immobilizzato con un tutore. Si preferisce quest’ultimo al gesso perché permette di avere una gestione migliore della riabilitazione. Infatti inizialmente l’articolazione viene immobilizzata a novanta gradi. Poi dopo una settimana o una decina di giorni può essere parzialmente sbloccata a quarantacinque o sessanta gradi e si può iniziare la riabilitazione.

Non bloccare subito il gomito cosa comporta?

Il tutore è da considerare al pari di un gesso, per questo bisogna parlare bene con l’atleta e spiegare che comunque c’è da fare attenzione. Tuttavia questo metodo permette di iniziare al più presto con le terapie che servono per ridurre la rigidità che altrimenti si creerebbe con il gesso. 

Di quali terapie parliamo?

La prima che si può fare grazie all’uso del tutore è la magneto terapia che stimola la creazione del callo osseo. Può essere associata alla fisioterapia strumentale, tipo tecar o laser, per ridurre infiammazione e gonfiore. Si può anche iniziare un’elettrostimolazione per tenere attivi i muscoli e i tendini

Il gomito quindi non è una frattura complessa?

In realtà sì perché ci sono diverse ossa che compongono questa articolazione, a seconda di quella che riporta la frattura si deve agire in una determinata maniera. La prima cosa da fare è andare da un ortopedico specialista che è in grado di definire quale trattamento adoperare. Una radiografia è il primo passo per avere una corretta diagnosi, in alcuni casi serve completamento diagnostico tramite RMN o TAC. 

La riabilitazione attraverso la fisioterapia può iniziare dopo una settimana o dieci giorni
La riabilitazione attraverso la fisioterapia può iniziare dopo una settimana o dieci giorni
Per un ciclista quanto è invasivo come infortunio?

Non molto se si considera che il gomito non è la prima articolazione di carico in questo sport. Chiaramente con l’immobilizzazione c’è una perdita del tono muscolare ma non è così importante come se avvenisse sugli arti inferiori. In bici l’utilizzo del gomito è molto limitato. 

Nonostante le mani siano uno dei punti di contatto con la bici e quindi di sostegno del peso?

Le braccia sostengono il peso del busto ma questo si divide tra mano, polso, gomito e spalla. Se una di queste parti viene meno a causa di un infortunio le altre vanno a compensare. Anche se il recupero a livello dell’articolazione del gomito non dovesse essere totale questo non andrebbe a intaccare la guida della bici. Poi va detto che su un infortunio come quello della Realini il recupero totale è praticamente certo

E’ possibile tornare ad allenarsi e correre anche con una mobilità parziale del gomito, ne è un esempio Pozzovivo
E’ possibile tornare ad allenarsi e correre anche con una mobilità parziale del gomito, ne è un esempio Pozzovivo
Dopo quanto tempo si può tornare in bici?

Grazie ai rulli quasi subito. Una settimana si deve stare fermi però poi con accortezza si può già tornare a pedalare. Il ritorno su strada dipende dagli obiettivi e da quanto si vuole aspettare, ma una volta recuperato almeno il 50 per cento della mobilità del gomito si può guidare serenamente la bici.

La Borello tricolore ora aspetta una chiamata azzurra

21.01.2025
4 min
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Campionessa italiana: se a inizio stagione avessero pronosticato questo, a Carlotta Borello (in apertura, foto Lisa Paletti), sarebbe scoppiata a ridere, nonostante il suo incedere dominante durante l’ultimo Giro delle Regioni abbia accresciuto notevolmente le sue quotazioni. Al suo primo anno da Elite, la portacolori del Team Cingolani ha raggiunto in breve la cima del movimento italiano, cogliendo di sorpresa molti addetti ai lavori.

La Borello a Benidorm, dove domenica scorsa ha centrato un’ottima 15esima piazza
La Borello a Benidorm, dove domenica scorsa ha centrato un’ottima 15esima piazza

«Ero partita per guadagnarmi un posto sul podio tricolore – racconta la ventitreenne piemontese – ma vincere non lo ritenevo possibile, considerando che avversarie come Casasola e Baroni fanno attività all’estero, quindi erano quasi sconosciute per me in quanto a livello qualitativo».

Andiamo alle origini della Borello ciclocrossista…

Ho iniziato come gioco, un’occasione per divertirsi durante l’inverno senza abbandonare la bici. Mi dedicavo prevalentemente, da ragazzina, alla strada e il ciclocross era un ottimo sistema per tenermi in allenamento. Gareggiavo nelle prove giovanili dei trofei Lombardia e Piemonte, vedevo non solo che andavo bene, ma che era un’attività che mi prendeva sempre di più. Con Cicli Fiorin ho trovato la massima disponibilità verso la multidisciplina, è arrivato anche il secondo posto tricolore da junior 2° anno, le prime convocazioni in nazionale e da lì è stato sempre un crescendo.

La Borello ha militato fino allo scorso anno nella DP66, centrando il podio tricolore nel 2024
La Borello ha militato fino allo scorso anno nella DP66, centrando il podio tricolore nel 2024
Tu hai cambiato squadra quest’anno, fino allo scorso eri alla DP66, come ti trovavi?

Sono stata sempre molto bene, soprattutto il primo anno quando Daniele Pontoni era ancora al vertice del team, poi approdando in Federazione ha dovuto passare la mano. La qualità e soprattutto la professionalità non sono però mai venute meno. E’ un ottimo team per crescere, considerando che io vengo da una realtà geografica come il Piemonte dove non c’è una tradizione di grandi squadre, ma sentivo alla fine che avevo bisogno di cambiare qualcosa, soprattutto in corrispondenza del cambio di categoria.

A oggi ti senti più ciclocrossista o stradista?

Sicuramente più ciclocrossista, o meglio ho intenzione di fare di questa attività quella principale, il che significa che dall’estate si comincerà a pensare già alla nuova stagione. Su strada mi destreggio abbastanza bene soprattutto se i percorsi sono vallonati, selettivi, con qualche salita dove poter smuovere le acque. Visti comunque i risultati invernali, devo dare la precedenza a questi e infatti ne ho già parlato con il team.

Con la BTC City Ljubljana la Borello ha colto più soddisfazioni nel gravel, su cui vuole investire
Con la BTC City Ljubljana la Borello ha colto più soddisfazioni nel gravel, su cui vuole investire
Su strada con chi corri?

Nell’ultima stagione ho militato nella BTC City LJubljana, ma più che su strada ho ottenuto risultati migliori nel gravel, come il secondo posto al Giro Sardegna Gravel, prova delle World Series e anche ai campionati italiani. Quest’anno ho deciso di rimanere al Team Cingolani anche nella stagione primaverile ed estiva, farò un’attività differenziata con qualche uscita sia su strada che in mtb, ma punto più sul gravel. Dovremo comunque metterci al tavolino per studiare un calendario compatibile.

Ora arrivano i mondiali. Tu, anche nelle uscite internazionali che hai fatto te la sei cavata bene ma ancora non sei approdata in nazionale, pensi che la maglia tricolore sia sufficiente per guadagnarti la selezione?

La speranza c’è, inutile negarlo, ma le scelte spettano al cittì che nei miei confronti è sempre stato premuroso. Di una mia partecipazione si è anche parlato, ma finché non c’è nulla di ufficiale non mi voglio illudere. Nelle occasioni in cui ho potuto gareggiare fuori dai nostri confini credo comunque di essermela cavata bene e saprei onorare al meglio la maglia azzurra.

Per la piemontese già numerose presenze in nazionale, ma non quest’anno, a dispetto dei risultati
Per la piemontese già numerose presenze in nazionale, ma non quest’anno, a dispetto dei risultati
Tra l’altro hai portato a casa anche qualche buon risultato, come il 18° posto in Coppa del mondo a Namur e il 15° a Benidorm, pur partendo dalle retrovie…

Spero che questi siano buoni biglietti da visita. Il team ha voluto investire su di me facendomi fare le prove di Coppa del periodo delle Feste, per darmi la possibilità di salire nel ranking, di affrontare il livello più alto possibile perché è solo così che si cresce. Io credo di essermela cavata bene, partendo dalla quarta fila ho pensato soprattutto a un primo giro senza errori per poi iniziare la rimonta, evitando i fuorigiri che in quei contesti si pagano caro. Sono andata sempre migliorando, spero che significhi qualcosa…

La Canyon//Sram già vince e Arzeni racconta

21.01.2025
5 min
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E’ quasi sul finire del lungo confronto che Davide Arzeni tira fuori la frase che più ci darà da pensare. Lo abbiamo scovato in Spagna nel ritiro con la Canyon//Sram zondacrypto, la squadra che lo ha ingaggiato come direttore sportivo (in apertura la vittoria di Chloe Dygert al Tour Down Under), dopo che la sua collaborazione con il UAE Team Adq si è interrotta bruscamente a giugno del 2024. Non ha potuto parlarne e non ha voglia di farlo neppure adesso. La frase che ci colpisce si riferisce infatti al suo passato immediatamente precedente: quello nella Valcar-Travel&Service.

«Diciamo che per la prima volta in carriera – dice parlando della nuova squadra – la componente italiana è minima. Alla Valcar erano tutte italiane e anche l’anno scorso ce ne erano tante. Qua sono due (Paladin e Consonni, ndr) e questa cosa mi stimola. Il discorso della Valcar ormai è finito e anzi forse mi ha un po’ penalizzato negli ultimi anni, per il fatto che mi hanno visto molto legato a determinate atlete. Invece voglio dimostrare di saper andare oltre. Qualche anno fa, uno mi ha detto che sono fortunato. Un altro invece mi ha detto la famosa frase per cui la fortuna non esiste: esiste solo il talento che incontra la conoscenza, quindi sono molto motivato».

Dopo aver costruito e lanciato la Valcar-Travel&Service, Arzeni è passato al UAE Team Adq ed è ora alla Canyon//Sram (pohlmlann photo)
Dopo aver costruito e lanciato la Valcar-Travel&Service, Arzeni è passato al UAE Team Adq ed è ora alla Canyon//Sram (pohlmlann photo)
Avevi definito la Canyon//Sram come la Valcar tedesca…

Lo è fino a un certo punto, c’è molta più organizzazione. Siamo strutturati come deve essere inquadrata una squadra di ciclismo. Quindi c’è la parte della performance dove ci sono i coach. Ci sono i direttori sportivi, chi si occupa della comunicazione, chi dei materiali, chi di organizzare i viaggi. E’ tutto molto chiaro. E poi la squadra è sì tedesca, ma ci sono atleti e staff da tutto il mondo.

Ogni direttore sportivo ha le sue atlete da seguire?

No, non c’è una suddivisione di questo tipo. Io farò gare con tutta la squadra, con tutte le atlete. Non solo con la Consonni, per dire, ma con tutte e qui di talento ce n’è tanto. Mi stimola lavorare con chi ha vinto il Tour de France o con ragazze che hanno già vinto medaglie olimpiche. Mi sono staccato dagli schemi del passato. Fino all’anno scorso Chiara (Consonni, ndr) la seguivo anche come coach, ora invece ognuno ha il suo luogo, diciamo così…

Non solo il Tour, anche se lavorare con Niewiadoma che l’ha vinto nel 2024 è per Arzeni uno stimolo in più (immagine Instagram)
Non solo il Tour, anche se lavorare con Niewiadoma che l’ha vinto nel 2024 è per Arzeni uno stimolo in più (immagine Instagram)
Chiara è arrivata indipendentemente da te, anzi è arrivata prima di te. L’obiettivo è di farne la velocista più importante della squadra. La vedi pronta per il ruolo?

Secondo me sì, ormai è grande. Ci sarebbe da preoccuparsi se non fosse pronta una ragazza che ha conquistato una medaglia olimpica. Ma ci sono anche altre ragazze veloci che la aiuteranno nelle sue volate e le faranno in prima persona. Lei comunque è molto cresciuta, tutti maturano. Diciamo che non è più la ragazzina terribile della Valcar. Ha quasi 26 anni, ha vinto l’Olimpiade. Ha vinto tre tappe al Giro e anche classiche importanti, quindi penso che sia pronta, sicuramente.

Il Tour è l’obiettivo principale del team?

Non solo. Vedo una squadra competitiva su tutti i terreni, come in realtà accade con tutti i grandi team WorldTour. L’obiettivo sono le grandi corse, perché questo è un gruppo importante anche a livello di nomi. Abbiamo atlete forti e con personalità e la cosa mi stimola molto.

Chiara Consonni, a sinistra, ha firmato per la Canyon//Sram per il biennio 2025-26. Lavora con Arzeni sin da junior (foto Saskia Dugon)
Chiara Consonni, a sinistra, ha firmato per la Canyon//Sram per il biennio 2025-26. Lavora con Arzeni sin da junior (foto Saskia Dugon)
Un gruppo ha iniziato dall’Australia, un gruppo è in Spagna.

Essendo una squadra molto forte e con un bell’organico (la Canyon//Sram zondacrypto ha 18 atlete, ndr), puoi programmare meglio le cose. Quindi chi torna dall’Australia e dopo il UAE Tour, poi avrà un periodo di riposo per preparare meglio le classiche. Altre invece partiranno dalla Spagna e poi andranno a fare le classiche.

Quale sarà la tua prima corsa?

Io comincerò con il UAE Tour e andremo lì per vincere. Io corro sempre per vincere, ma questo è per mentalità. Per la UAE sarà la corsa di casa e per loro è un appuntamento importantissimo. Noi ci andremo per far bene, però non abbiamo focalizzato la preparazione su quei giorni, anche se il livello delle atlete è alto e quindi andremo a giocarcela.

La Canyon//Sram ha iniziato al Tour Down Under subito con il piede giusto, guidata da Beth Duryea e vincendo una tappa con Chloe Dygert
La Canyon//Sram ha iniziato al Tour Down Under subito con il piede giusto, guidata da Beth Duryea e vincendo una tappa con Chloe Dygert
Come avete accolto il percorso del Giro d’Italia Women?

Un bel Giro, non mi dispiace. Ci sono tappe per le volate, tappe per le fughe e poi si deciderà, penso, tutto sull’arrivo in salita. Le ultime due tappe, insomma, Monte Nerone e Imola. E’ molto simile a quello dell’anno scorso, con la crono all’inizio, tappe nervose in mezzo e poi gli ultimi due giorni in cui fare la differenza. Di diverso dal 2024 c’è che la tappa di Imola è più dura rispetto a quella dell’Aquila. E’ il circuito dei mondiali, quindi non è per scalatori, perché le salite non sono lunghe, però è duro.

Soddisfatto della tua scelta?

Con Ronny Lauke, il team manager, avevamo avuto sempre empatia, anche quando eravamo avversari. E’ una squadra che mi è sempre piaciuta, il primo impatto è quello che mi aspettavo, quindi molto buono e sicuramente continuerà a esserlo. Del passato non parliamo, che è meglio. Alla mia squadra di prima auguro buona fortuna, ma solo perché ci sono ancora delle ragazze cui voglio bene. Sanno che sarò un loro tifoso. Ma per il resto, parlarne ormai non serve più. 

Sbaragli, 2024 opaco senza il Giro, ma ora si cambia

20.01.2025
6 min
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Dal WorldTour a una professional, per giunta piccola, il passo è molto più lungo di quanto si possa pensare. Dalla Alpecin-Deceuninck (che nel 2023 gli ha permesso di arrivare in nazionale) a quella che lo scorso anno si chiamava Team Corratec (e si chiama ora Solution Tech-Vini Fantini), forse la distanza è anche superiore e Sbaragli lo sapeva. Quando si rese conto che il team belga non lo avrebbe confermato, il toscano si affrettò ad accettare il salvagente proposto da Frassi e Citracca e provò a dire che applicando quel che aveva imparato con Van der Poel, sarebbe andato avanti ugualmente.

In realtà le cose non sono andate come sperava e il mancato invito al Giro d’Italia, che ora a causa del nuovo ranking è ancor più inavvicinabile, ha spento le velleità della squadra e trascinato con sé il morale degli atleti. Però bisogna fare con quello che si ha in casa e così Sbaragli si è rimboccato le maniche e ha affrontato il tredicesimo inverno da quando è professionista. Nessun ritiro, se non quello breve di questi giorni a Montecatini. Le strade di casa e il meglio che s’è potuto tirar fuori dal gelo della Toscana.

«E’ tutto regolare – dice Sbaragli – tutto a posto. A parte questi giorni a Montecatini, per la preparazione sono stato a casa. Ho ricominciato con un po’ di allenamenti di routine, non sono andato da nessuna parte. La stagione scorsa è stata impegnativa dall’inizio alla fine. Abbiamo fatto tante gare, magari di livello più basso, in cui s’è potuto provare a fare risultato. Provare, perché non è scontato. Negli ultimi anni è cambiato tutto, quindi il livello medio in generale è aumentato dappertutto».

La squadra è in ritiro a Montecatini fino a domani per lanciare la nuova stagione (foto Team Solution Tech)
La squadra è in ritiro a Montecatini fino a domani per lanciare la nuova stagione (foto Team Solution Tech)
Come è stato questo primo anno fuori dal WorldTour?

In generale positivo. E’ normale, nelle squadre più piccole ci sono dei limiti. Però a livello personale, con l’esperienza che ho accumulato, sono riuscito ad apprezzare di più le cose positive rispetto ai deficit che oggettivamente ci sono. E’ stata una buona esperienza.

Ti aspettavi qualcosa di più?

Potevo fare di più, soprattutto a livello di risultati. Speravo di fare oggettivamente un po’ meglio rispetto a quello che è venuto fuori. Magari si vede sempre la sfortuna quando succede qualcosa, però ho sempre pensato che alla fine dell’anno più o meno si fa sempre pari. Per cui alla fine qualche piazzamento è venuto, ma meno di quel che pensavo. Quindi partendo da questo, il mio obiettivo principale è fare meglio nel 2025.

Ritratto della famiglia Sbaragli della scorsa estate: Kristian, Camilla e Lorenzo che è nato a marzo del 2020
Ritratto della famiglia Sbaragli della scorsa estate: Kristian, Camilla e Lorenzo che è nato a marzo del 2020
Dove si trova la motivazione?

Sono uscito dal 2024 abbastanza soddisfatto dal punto di vista atletico, per come sono riuscito a prepararmi per gli appuntamenti. Meno, come dicevo, a livello di risultati e quindi la motivazione è colmare questa differenza fra le sensazioni e i risultati veri e propri. Non sto parlando di vincere chissà cosa, però diciamo che vorrei tornare a essere competitivo. Per questo ho deciso di fare un altro anno e vedere di ottimizzare al meglio quello che ho fatto nel 2024.

Ottimizzare?

Sì, non solo per me. Secondo me a livello di squadra tutti hanno reso sotto le aspettative. Ci sono stati sicuramente alcuni motivi di fondo e, cercando di correggerli, si spera di fare meglio nell’anno che sta per cominciare.

Kristian Sbaragli, classe 1990, è professionista dal 2013. E’ alto 1,75 e pesa 74 chili (foto Team Solution Tech)
Kristian Sbaragli, classe 1990, è pro’ dal 2013. E’ alto 1,75 e pesa 74 chili (foto Team Solution Tech)
Non aver fatto il Giro ha cambiato la storia, però hai comunque fatto 62 giorni di corsa: non pochi.

Bisogna essere onesti. Non avevamo l’organico o un uomo che potesse fare bene in classifica o il target realistico di poter vincere 3-4 tappe. Nonostante ciò, partecipare al Giro era oggettivamente l’obiettivo principale della squadra. Così, quando ci è stato comunicato che non lo avremmo fatto, ci sono state delle ripercussioni sul morale sia dello staff sia dei corridori. In una squadra deve girare tutto nel migliore dei modi e se succede una cosa del genere, non è detto che poi si riparta come se niente fosse.

Non era possibile riprendere in mano la situazione?

Per quanto mi riguarda, non andare al Giro è stato il tassello mancante che poi ha inciso anche sulla seconda parte di stagione. Non parlo per gli altri corridori, però nel mio caso fare un Grande Giro mi ha sempre aiutato per impostare la stagione in una determinata maniera e per avere una condizione positiva nei mesi successivi. Però è andata così e non possiamo farci più niente.

Sbaragli e la bici Pardus: secondo il toscano un cambiamento positivo (foto Team Solution Tech)
Sbaragli e la bici Pardus: secondo il toscano un cambiamento positivo (foto Team Solution Tech)
Come si fa per resettare le motivazioni?

Io sono abbastanza tranquillo, vi dico la verità. Non sono stato un campione, per l’amor di Dio, però sono abbastanza tranquillo della carriera che ho fatto. In questa ultima fase mi piacerebbe riuscire a togliermi qualche soddisfazione personale nelle gare in Italia. Vincere è sempre più difficile, soprattutto per chi non lo fa da tanti anni. Però me lo sono posto come obiettivo…

Dovunque capiti?

Qualunque sarà la gara. Se uno sta bene e si butta dentro, non sai mai come finisce. Qualche prova WorldTour ci sarà modo di farla, mentre per il ranking non faremo sicuramente il Giro d’Italia, non potremo neanche chiedere l’invito. Saperlo subito ci permetterà di concentrarci sul resto della stagione.

Sbaragli e le sue nuove ruote: la squadra userà prodotti Elitewheels (foto Team Solution Tech)
Sbaragli e le sue nuove ruote: la squadra userà prodotti Elitewheels (foto Team Solution Tech)
Nel frattempo siete passati alle bici Pardus, bici cinesi con cui corre anche la China Glory.

A livello tecnico abbiamo fatto uno step in avanti, sia a livello di ruote che di telaio. Non sempre si ha fortuna di essere al top sotto questo punto di vista, però penso che facendo il confronto stretto tra quello che ho utilizzato fino ad adesso e quello che utilizzerò da adesso in avanti, mi sento di dire che sotto questo aspetto si andrà bene.

Fatto il ritiro a Montecatini, dove debutterai?

Dovrei iniziare alla Marseillaise, il 2 febbraio in Francia. E poi se ci invitano al Dubai Tour, farei quello prima delle gare di marzo in Italia. E insomma, vediamo come va…