Schwarzbacher, nuovo Sagan… con lo sguardo da duro

01.03.2023
5 min
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Nel furgone, al rientro dalla prima gara della due giorni francese, Matthias Schwarzbacher era quello più deluso. All’improvviso si era fatto cupo. Pensava e ripensava alla corsa. Evidentemente sapeva di aver sprecato una buona occasione. Aveva fatto qualche scatto nel momento sbagliato e aveva gettato all’aria forse la vittoria, anche se si trattava del debutto stagionale.

Durante il viaggio ascoltava le ramanzine-consigli del direttore sportivo, ma soprattutto rivedeva il film della gara. Ne siamo certi. Era seduto al nostro fianco. E lui che in riunione faceva domande, cercava di capire, era taciturno.

Il mattino seguente, dopo una piccolissima uscita defaticante, e dopo aver smaltito un po’ di delusione mista forse a rabbia, Matthias era di nuovo lui. Un ragazzone slovacco di 17 anni – compiuti a dicembre – con lo sguardo da duro, ma dai modi gentili ed educati.

Sguardo che è cambiato definitivamente nel pomeriggio. Una manciata di minuti dopo la vittoria nella seconda tappa della Challenge Anthony Perez era un altro. «Adesso sei contento», lo incalziamo mentre va verso il podio. E lui: «Adesso sì, sono felice».

Matthias, quando e come hai iniziato a correre?

Ho iniziato a fare ciclismo quando avevo 9-10 anni. E ho iniziato alla gara per bambini di Sagan, la Detská Tour Petra Sagana. E da allora il mio impegno è stato ogni anno sempre maggiore. Ormai negli ultimi 2-3 anni, sto dedicando tutto il mio tempo al ciclismo.

Quanto ha inciso la presenza di un corridore come Sagan nella tua Nazione? Immaginiamo che lui sia l’idolo di tutti i piccoli ciclisti slovacchi.

Ha inciso molto in effetti. Anzi, si può dire che lui è stato il motivo per cui ho iniziato, quando ha creato quella gara per bambini. Penso che abbia motivato molti ragazzini.

Conosci Peter?

Non lo conosco personalmente.

Come Peter anche tu sei passato dal ciclocross. Ebbene, cosa dà il cross in più a livello fisico?

Penso che il ciclocross sia la cosa migliore con cui puoi trascorrere l’inverno ed è il miglior allenamento che puoi svolgere, perché per 40 minuti sei a soglia o sopra di essa. Cerchi di andare oltre i tuoi limiti. Senza contare che impari a guidare. E, cosa principale, è molto divertente. Non è importante se sei in prima o ultima posizione.

Pensi di continuare con il cross anche nelle prossime stagioni?

Io vorrei, ma vedremo come andranno le cose…

Che tipo di corridore pensi di essere?

Non lo so ancora, ma mi piacciono le classiche e le salite fino a ad un massimo di 5 chilometri.

Beh, vedendo il tuo fisico possente è condivisibile questa tua analisi. Che poi sono più o meno le caratteristiche di Sagan. C’è un professionista, un campione a cui ti ispiri?

Il mio più grande idolo è mio padre, Roman. Lui mi ha sempre guidato nella giusta direzione e mi ha sostenuto. Ma se dovessi scegliere un corridore allora direi Tom Pidcock. Mi piace perché gareggia in tutte le discipline.

I complimenti con il compagno Tommaso Bambagioni dopo la vittoria della Ronde Bessieraine
I complimenti con il compagno Tommaso Bambagioni dopo la vittoria della Ronde Bessieraine
Come sei arrivato in Italia? Raccontaci come è andata…

È iniziato tutto nel 2020. In Slovacchia non abbiamo fatto gare a causa del Covid. In quel periodo Martin Svrcek era già in Italia (era al Team Franco Ballerini, ndr) quindi gli scrivo e gli chiedo se anche io posso venire a correre dov’è lui. Sono arrivato, ho ottenuto subito due buoni risultati e lì ho conosciuto Andrea Bardelli. Da allora siamo sempre stati in contatto con “Bard”. Nel 2022 ho corso molto poco per problemi di salute, ma quando sono tornato alle gare Bardelli mi ha scritto. A quel punto sono arrivato in Italia definitivamente per i test e per le gare… Ho fatto la stagione del cross e appena terminata ho iniziato a correre con il CPS Professional Team.

Adesso sei in Toscana, come ti stai trovando?

E’ un po ‘difficile adattarsi a tutte queste cose: cibo, squadra, lingua… ma la compagnia è davvero amichevole e buona. Il cibo è leggermente diverso in Slovacchia, ma ci sono abituato. Mi resta solo il problema della lingua, però l’italiano non mi sembra difficilissimo (in effetti Matthias imparava a vista d’occhio, ndr) ho bisogno di un po’ più di tempo. Magari la prossima intervista la farò in italiano!

Ti alleni tutti i giorni?

Un giorno di riposo a settimana c’è. In quel giorno senza la bicicletta cerco di fare alcuni esercizi di base e fisioterapici per prevenire i miei problemi di salute. In pratica dopo la rottura del bacino ho due placche e quindi faccio degli esercizi per anca e colonna vertebrale.

Schwarzbacher al centro col trofeo in mano insieme a tutti i ragazzi e lo staff del CPS Professional Team
Schwarzbacher al centro col trofeo in mano insieme a tutti i ragazzi e lo staff del CPS Professional Team
C’è un allenamento che ti piace di più e uno che proprio non sopporti?

Onestamente odio le sedute di scarico, quando pedalo da solo. Quello che invece mi piace è l’allenamento lungo, la distanza senza i lavori specifici.

Ogni quanto tempo tornerai a casa?

Non lo so, sembra che non ci saranno scadenze regolari. Per ora andrò a casa prima della Parigi-Roubaix juniores e poi a maggio. Della Roubaix non so molto, ma da quello che ho visto in Tv, per il mio fisico e per come guido dovrebbe essere adatta a me.

Cosa ti ha colpito di questa trasferta francese? Cosa ti è piaciuto di più?

Penso che in Francia il caffè non è buono come in Italia! Mi è piaciuta la compagnia, la natura – abbiamo visto paesaggi bellissimi – le riunioni di squadra… Ma soprattutto mi è piaciuto il lavoro che i ragazzi hanno fatto nella gara di domenica, quella che ho vinto. Non avevo mai vissuto una cosa del genere prima. Devo loro un enorme grazie proprio per come abbiamo corso. E anche a tutto lo staff… In generale è stato un viaggio molto bello.