E’ un progetto importante, quello della Sc Padovani che va completandosi di ora in ora. Non poteva essere altrimenti per un nome storico del ciclismo italiano, nato addirittura nel 1909 e che dopo quarant’anni di stop aveva ripreso la sua attività nel 2014 dedicandosi agli juniores. Ora un passo in avanti, con l’allestimento della squadra U23 Continental. Nello staff tanti nomi affermati del ciclismo e fra loro anche una vecchia conoscenza del ciclismo nostrano come Dimitri Konychev.
Per l’ex campione sovietico, due volte sul podio mondiale, è un ritorno in ammiraglia dopo la dolorosa esperienza della Gazprom che ha lasciato tante domande senza risposta: «Tutto è nato da un incontro con Petacchi durante l’Italian Bike Festival di Misano. Mi ha paventato questa possibilità e gli ho subito detto che mi sarebbe piaciuto molto perché amo lavorare con i più giovani. Poi ho parlato anche con Ongarato e alla fine abbiamo avviato la macchina».
Un team che parte da zero?
Una base c’è, sia come nomi che come staff, ma certamente dobbiamo inserirci in un mondo non facile. Non possiamo porci particolari obiettivi se non quello di far bene il più possibile. Stiamo costruendo il roster, che alla fine sarà composto da 14 corridori.
Un numero esiguo secondo te?
Diciamo che un 2-3 elementi in più, i classici panchinari che entrano al bisogno avrebbero fatto comodo… Con 14 nomi non è semplice fare la doppia attività, serve davvero che la sorte ci dia una mano mantenendo in salute tutti i nostri corridori. Ma dobbiamo sempre tener presente che i soldi a disposizione sono limitati, per far funzionare tutto e quindi dobbiamo fare piccoli passi. Non siamo una squadra professional, le trasferte dobbiamo pagarle tutte noi, dobbiamo stare attenti.
Tu che hai vissuto gli anni gloriosi della Fassa Bortolo con un maestro come Ferretti, hai il suo stesso metodo?
Non scherziamo, di Ferretti ce n’è stato uno e uno solo… I tempi sono cambiati, sono soprattutto cambiati i rapporti tra corridori e staff. Oggi è impossibile gestire una squadra come allora, ci sono relazioni diverse, ma sempre basate sul reciproco rispetto. A me piace lavorare con i giovani proprio per questo, perché c’è sempre la possibilità di plasmarli, di trasmettere le proprie esperienze.
Lo staff come sarà composto?
Saremo due direttori sportivi principali, io e Franco Lampugnani che viene dalla guida del team juniores, poi avremo altri 3 o 4 direttori sportivi giovani, che hanno da poco preso il patentino e che ci aiuteranno imparando il mestiere. Avremo così la possibilità di farli crescere vicino a noi, un team allarga i suoi orizzonti anche così.
Veniamo al roster: non ci sono corridori stranieri, è un caso abbastanza strano per un team italiano…
Uno straniero fai fatica a gestirlo, considerando le trasferte, sono costi che in questo momento non possiamo sostenere. Per questo abbiamo scelto una squadra completamente italiana, facciamo crescere buoni corridori di qui e allo stesso modo possiamo impiegare il budget nella maniera più costruttiva. Cercare un corridore estero non avrebbe avuto senso.
In base ai corridori che avete, quali saranno le vostre caratteristiche?
Abbiamo cercato corridori in grado di emergere nelle corse veloci ma anche impegnative. Un po’ come quelle del calendario belga o olandese, ma anche in Francia. Io dico che abbiamo in squadra gente capace, che se messa nelle condizioni può portare a casa grandi risultati.
Cercherete quindi di fare attività all’estero?
Possibilmente ne faremo molta, perché è lì che impari. Non posso dire dove andremo, in questi giorni stiamo inviando moltissime lettere per richiedere inviti, vedremo quel che salterà fuori. Quel che è certo è che cercheremo di dare tante opportunità di correre in gare di livello, confrontandosi con buoni team esteri per imparare il più possibile e togliersi anche importanti soddisfazioni.
L’ultimo acquisto in ordine di tempo è quello di Mirko Bozzola, che viene dal devo team della Q36.5. Come lo avete convinto?
Mirko con noi ha la possibilità di essere un cardine della squadra. Correndo in un devo team ha acquisito un’esperienza importante, ora pur avendo solamente 20 anni può essere davvero una sorta di regista in corsa, spiegare a chi entra nella categoria per la prima volta come si può muovere. Io vedo in lui le caratteristiche di un Paolini, per intenderci, oppure di un Tosatto o De Marchi. Fatte salve le sue aspirazioni personali perché parliamo di uno che può essere un vincente e lo ha dimostrato. Di corridori così posso assicurare che non ce ne sono tanti, per questo è davvero un ottimo acquisto.
Per il resto?
Stiamo completando il team, avremo con noi Ares Costa che è un giovane molto promettente, iridato junior nel quartetto dell’inseguimento, poi un altro che come Costa viene dal florido vivaio del Borgo Molino, Thomas Turri che è salito sul podio alla prima tappa del Giro del Friuli e che si è dimostrato prezioso nelle cronosquadre. Poi stiamo per chiudere con un elemento d’esperienza come Matteo Zurlo, insomma alla fine avremo un bel mix.
Torniamo un attimo alla figura di Bozzola regista in corsa. Non sarebbe stato un ruolo ideale anche per tuo figlio Alexander?
Eh, sarebbe stato bello averlo con noi, ma per ora sta bene dove sta, fa bene a continuare la sua attività al Team Vorarlberg. Sicuramente quel ruolo gli si sarebbe cucito a pennello, mi sarebbe piaciuto averlo con me in quest’avventura…