Bracalente e Arrighetti: stagisti in Cofidis dallo sguardo curioso

23.01.2025
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Durante il ritiro di gennaio per il Team Cofidis è stato tempo di stage. Insieme ai corridori della formazione WorldTour, che si stanno allenando per l’inizio delle corse del calendario europeo, si sono aggregati anche dei ragazzi provenienti da formazioni continental. Erano presenti anche due italiani: Nicolò Arrighetti e Diego Bracalente, il primo dalla Biesse Carrera Premac, mentre il secondo arriva dalla MBH Bank-Ballan-Csb-Colpack. I due hanno vissuto per una settimana i meccanismi della formazione WorldTour, scoprendone i segreti e imparando dai corridori più esperti. Interessati dalla cosa siamo andati a chiedere a entrambi i ragazzi com’è stato vivere una settimana da professionisti.

BRACALENTE: «Il periodo di stage è durato cinque giorni: da martedì a sabato. Il primo giorno abbiamo fatto dei test sul lattato e il quarto giorno sul VO2Max. Per il resto ci siamo allenati normalmente, pedalando per tante ore ma sempre in maniera serena».

ARRIGHETTI: «Siamo stati inclusi fin da subito all’interno della squadra. Anche alla Biesse sono seguito da Luca Quinti, uno dei preparatori della Cofidis, quindi da questo punto di vista mi sono sentito subito a mio agio. Per tutta la settimana abbiamo svolto lo stesso programma del team: con uscite, test e simulazioni di gara».

Diego Bracalente durante lo stage con il team Cofidis impegnato nel test del VO2Max
Diego Bracalente durante lo stage con il team Cofidis impegnato nel test del VO2Max
Che settimana è stata?

BRACALENTE: «La cosa che mi ha colpito subito è l’organizzazione, la squadra è grande ma tutto funziona perfettamente. Ogni sera ci arrivava la traccia GPX del percorso per il giorno dopo. Eravamo divisi in due o tre gruppi, generalmente: scalatori e classiche, il terzo erano formato da chi aveva dei lavori specifici da fare».

ARRIGHETTI: «Bella, mi sono trovato bene. All’interno della squadra ognuno fa il suo. La differenza con una formazione continental è proprio questa: ogni compito ha la sua figura di riferimento. Uno staff così grande permette di non lasciare nulla al caso».

Con chi avete pedalato?

BRACALENTE: «Un po’ con tutti, il primo giorno ero con i velocisti, poi sono andato anche con gli scalatori. Lì il ritmo era leggermente più alto ma non è stato insostenibile. La cosa bella è che a guardarli non trovi differenze con noi, poi se ti fermi a pensare che stai pedalando con gente che ha vinto tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta un po’ fa strano». 

ARRIGHETTI: «Io sono stato con il gruppo delle Classiche, ma il programma era più o meno simile per tutti. Un paio di giorni li abbiamo dedicati ai test, uno ad un allenamento di intensità e l’ultimo alle simulazioni di gara».

Bracalente si è diviso con entrambi i gruppi nelle sue uscite: quello delle Classiche e gli scalatori
Bracalente si è diviso con entrambi i gruppi nelle sue uscite: quello delle Classiche e gli scalatori
Cosa si prova a stare insieme a corridori del WorldTour?

BRACALENTE: «Una cosa che mi è piaciuta molto è la serietà che si respirava durante l’allenamento. Nessuno faceva troppo lo spiritoso o esagerava con il ritmo per farsi vedere. Per quelle quattro o cinque ore c’era la massima concentrazione».

ARRIGHETTI: «Si ha modo di vedere come lavorano ad alto livello. Non ci sono cose particolari, però fa piacere ammirare la precisione e la semplicità con cui fanno tutto. Ho notato subito come fossero abituati a lavorare in un certo modo. La grande differenza sta nell’organizzazione della squadra e nei mezzi che hanno a disposizione».

C’è stato qualcuno con cui ti sei confrontato?

BRACALENTE: «In realtà ho avuto modo di parlare con ognuno di loro. Durante l’allenamento stavo attento a non fare la classica “mezza ruota” o altro, quasi fossi in soggezione. Poi una volta fermati ho parlato serenamente con ognuno di loro. Era come se una volta saliti in bici si trasformassero, ma questo avviene a tutti i corridori, anche a me».

ARRIGHETTI: «Ho cercato di parlare con tutti. Anche se principalmente mi sono trovato spesso con Oldani e Thomas, gli unici due che parlavano italiano. Thomas mi ha dato qualche consiglio utile durante le simulazioni di corsa. Vederlo da vicino faceva capire quanta esperienza avesse e come ogni suo movimento fosse dedicato a gestire lo sforzo al meglio». 

Durante i primi giorni i due under 23 hanno svolto il test del lattato insieme agli atleti del team
Durante i primi giorni i due under 23 hanno svolto il test del lattato insieme agli atleti del team
In una settimana fai in tempo ad ambientarti?

BRACALENTE: «Le giornate trascorrono allo stesso modo sia con una formazione WorldTour che continental. Si pedala e si torna per pranzo. Il tempo di fare dei massaggi o un giro dall’osteopata ed è ora di cena. Di ore libere non ce ne sono molte. Al primo giorno ti ambienti subito e poi tutto scorre normalmente. Cambia la licenza, ma siamo sempre ciclisti».

ARRIGHETTI: «Il grande cambiamento riguarda l’organizzazione del team e che si pedala un po’ più forte. Ma per il resto il ciclismo è fatto delle stesse cose, ad ogni livello. Si mangiano le solite cose e la routine è molto simile. La grande differenza è che nel WorldTour si lavora affinché tutto sia perfetto».

Uno dei meccanici della Cofidis alle prese con la bici di Arrighetti, superato l’imbarazzo del primo giorno ci si sente come a casa
Uno dei meccanici della Cofidis alle prese con la bici di Arrighetti, superato l’imbarazzo del primo giorno ci si sente come a casa
Con voi c’erano anche altri ragazzi?

BRACALENTE: «C’erano altri due corridori under 23: un francese e uno spagnolo. Ci siamo confrontati sugli allenamenti, su cosa facciamo nella vita oltre al ciclismo. Parlando emerge che anche se tutti siamo dilettanti abbiamo comunque come primo obiettivo quello di fare i ciclisti».

ARRIGHETTI: « Con loro ho parlato un po’ anche se il ciclismo spagnolo lo conosco abbastanza. L’anno scorso Montoli e quest’anno i gemelli Bessega, ci hanno raccontato tanto sul come si corre da quelle parti». 

Raccagni: debutto okay. In Australia il motore gira subito bene

23.01.2025
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CALPE (Spagna) – Andrea Raccagni Noviero ha iniziato il grande salto nel WorldTour. Dopo aver chiuso una promettente esperienza con il team di sviluppo della Soudal Quick-Step, il giovane talento ligure ha iniziato la sua prima stagione tra i grandi, debuttando in questi giorni al Tour Down Under in Australia. L’opportunità di partire per l’altro emisfero è arrivata all’ultimo momento a causa dell’infortunio di un compagno, ma Andrea non ci si è buttato corpo ed anima senza farsi trovare impreparato.

Anzi, proprio ieri ha colto un ottimo dodicesimo posto, primo degli italiani, sull’arrivo di Tanunda, dove Welsford ha firmato il bis. Noi lo avevamo sentito giusto poco prima che spiccasse il volo per l’Australia. La nuova avventura portava con sé emozione, aspettative e la consapevolezza che il livello, molto più elevato dei professionisti, può essere comunque alla sua altezza.

Andrea ci è parso davvero maturo. Parlava con calma, ma al tempo stesso con determinazione. «Non sono d’accordo con chi dice che è solo un nuovo inizio – aveva scritto sulle sue pagine social allo scoccare del primo gennaio – ogni atleta lavora tutta la sua adolescenza per diventare professionista, quindi penso che questo sia già uno sprint intermedio». Non è così scontato che queste parole possano attribuirsi ad un ragazzo del 2004.

Raccagni Noviero al termine della tappa di ieri al Down Under (foto Getty Sport)
Raccagni Noviero al termine della tappa di ieri al Down Under (foto Getty Sport)
Andrea, un bel salto, siamo nel WorldTour finalmente!

Sì, la presentazione della squadra posso dire che è stata la consacrazione. Questo è il secondo ritiro che ho fatto con la prima squadra e per me è più breve del primo, perché appunto l’Australia mi aspetta. Mi sto ambientando bene, anche se facevo già parte della famiglia Soudal, tuttavia questo gruppo è ancora un po’ diverso rispetto al devo team. È molto piacevole stare qui con la squadra.

Già l’anno scorso avevi fatto un ritiro con loro?

Non precisamente. L’anno scorso non avevo partecipato ai ritiri, ero stato qui solo per un controllo al ginocchio a dicembre, visto che ho un problema ricorrente ogni anno a quanto pare: anche quest’anno mi ha dato noie. Ho incontrato dottori e staff, ma non feci nessun ritiro ufficiale con loro.

Quando hai saputo ufficialmente che saresti passato nel WorldTour?

L’ho saputo dopo il Tour di Slovacchia, quindi intorno ad agosto. Però poi ho firmato più in là, all’ultima tappa del West Bohemia Tour. Il contratto è arrivato via e-mail mentre ero sul camper, a fine gara. L’ho firmato subito: viva la firma digitale!

Come hai gestito la preparazione sapendo dell’Australia?

All’inizio ero riserva, quindi non ero sicuro di partire. Poi, a causa dell’infortunio di Lamperti (operato ad un ginocchio, ndr), sono stato inserito nella squadra poco prima di Natale, in pratica al termine del primo ritiro. Però a quel punto la preparazione è rimasta quella prevista per la mia prima gara stagionale, che sarebbe avvenuta all’Etoile de Besseges.

Andrea Raccagni Noviero poche ore prima di partire per l’Australia. Ha un contratto che lo lega alla Soudal fino al 2027
Andrea Raccagni Noviero poche ore prima di partire per l’Australia. Ha un contratto che lo lega alla Soudal fino al 2027
E ti preoccupa questa cosa?

Non troppo dai… Essendo la prima gara per tutti, il livello sarà alto, ma non sarà ancora quello del Tour de France! Non tutti insomma saranno al top. Immagino che gli australiani e i neozelandesi andranno forte, ma la maggior parte del gruppo è in una fase di costruzione.

Che impressioni hai avuto dal primo ritiro nel WorldTour?

Ho pedalato poco a dire il vero nella prima parte di gennaio, per i problemi al ginocchio di cui accennavo. Ho lavorato bene con gli esercizi a secco. Quindi allenamenti controllati e le salite vengono affrontate con cautela, almeno nel gruppo in cui sono stato inserito io, quello degli uomini veloci e delle classiche.

Con chi hai legato di più nella squadra?

Con gli italiani. In aeroporto mi sono ritrovato con Cattaneo, per esempio, e anche Bramati che è il diesse di riferimento per noi italiani. Poi devo dire di aver legato parecchio con il mio compagno di stanza Pascal Eenkhoorn, con cui ho costruito un bel rapporto: tra l’altro è molto simpatico. Essere in 29 non facilita la conoscenza approfondita con tutti, il tempo per parlarsi è poco.

Ecco Andrea, a destra, in allenamento con Ethan Hayter (foto Wout Beel)
Ecco Andrea, a destra, in allenamento con Ethan Hayter (foto Wout Beel)
A proposito di Bramati, lui ti ha paragonato a Ballerini, altro italiano passato dalla Soudal-Quick Step, ti ritrovi in questo paragone?

Non lo so, spero di poter seguire il suo esempio. Il Ballero ha già ottenuto ottimi risultati. Io per ora so di essere bravo come lead-out man tra gli under 23, ma il professionismo è un altro mondo e dovrò scoprire le mie vere caratteristiche.

Prima hai detto che il gruppo dei pro’ è un po’ diverso: come ti stai trovando con questa grande l’organizzazione?

È tutto molto più dettagliato rispetto al team di sviluppo. Ogni giornata è programmata minuto per minuto, con appuntamenti con nutrizionista, psicologo… giornalisti! Noi corridori dobbiamo solo seguire il programma. Basta presentarsi a quell’ora in quella stanza! Alla fine è anche comodo. Per il resto quando si è bici, cambia relativamente poco.

L’Australia è una novità per te…

Sì, è una bella emozione. E’ la prima volta che ci vado, sia in bici che “in vacanza”da turista” diciamo così. Mi piace il caldo, quindi sono contento di iniziare qui piuttosto che in un posto freddo. Abbiamo una squadra competitiva, speriamo di fare bene.

BFT Burzoni rivoluzionata, ma sempre con la stessa filosofia

23.01.2025
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Cambiare pelle conservando il medesimo spirito. Nel suo decimo anno di vita, la BFT Burzoni ha appena varcato la soglia del 2025 con una formazione largamente rinnovata. Una scelta dettata da tanti fattori tenendo conto dell’evoluzione della categoria juniores.

Un anticipo di questo cambiamento lo abbiamo fatto parlando due giorni fa con Linda Sanarini, una delle due confermate e promossa leader della squadra piacentina sul campo. Le dieci nuove ragazze arrivano dalle allieve portandosi in dote fior di risultati e alcune scommesse da vincere. Di loro, delle atlete che sono passate elite quest’anno e di tutto il resto, compreso l’accordo con la Picnic-PostNL, ne abbiamo parlato col team manager Stefano Solari al termine dell’ultimo weekend di allenamenti a Riva del Garda (in apertura foto Frantz Piva).

Per chi vi conosceva bene, avete fatto una corposa metamorfosi.

La definirei una piccola rivoluzione poiché ci sono state tante variazioni. E’ arrivata Krizia Corradetti come diesse che affiancherà Vittorio Affaticati. Ma la rivoluzione più importante riguarda la preparazione atletica della squadra. Abbiamo deciso di affidarci a Silvia Epis, che reputo una della migliori allenatrici in assoluto. Con noi ci saranno anche due ragazzi che avranno il compito di prendere i dati delle nostra atlete e analizzarli con Silvia per poi fare le tabelle di allenamento in modo approfondito. Abbiamo voluto provare a fare un lavoro d’equipe come succede nei team WorldTour, fatte ovviamente le debite proporzioni. Per le juniores è una novità, speriamo possa portare dei frutti.

Come nasce la volontà di cambiare tanto dell’organico della BFT Burzoni?

Abbiamo fatto diverse valutazioni, anche col presidente Andrina. Camilla Bezzone veniva da un infortunio e meritava di restare con noi per giocarsi bene le proprie carte. Per il resto abbiamo visto che nelle ultime stagioni tra le juniores non c’era una grande differenza tra le atlete del primo anno e quelle del secondo. Basti vedere le classifiche di punti e vittorie del 2024 dove le prime tre sono Chantal Pegolo, Erja Giulia Bianchi e Giada Silo. E l’anno prima la nostra La Bella era stata la seconda in questa graduatoria. Pertanto non siamo andati a prendere nuove atlete del secondo anno, anche perché possiamo lavorare con calma in vista del 2026.

Cosa puoi dirci delle nuove arrivate?

Abbiamo preso dieci allieve che sono già abbastanza pronte per la categoria. Sempre guardando le classifiche finali di rendimento, la metà di loro sono tra le prime otto a livello nazionale. Tuttavia, guardando i test, non state spremute fortunatamente. Crediamo che tutte abbiano ampi margini di miglioramento, che è la condizione migliore per lavorare come dicevo prima. Allo stesso tempo ho già potuto vedere che hanno grinta e voglia di imparare. Dai primi ritiri ho capito che sta nascendo un bel gruppo, soprattutto ben assortito.

In che modo?

Ci sono velociste pure, velociste che tengono bene in salita e scalatrici che hanno un bello spunto veloce per vincere volate ristrette. Abbiamo messo in conto che faranno fatica nei primi mesi, ma sono certo che usciranno poco alla volta. Hanno davanti a loro una capitana come Sanarini che l’anno scorso ha fatto tanta esperienza nel bene e nel male. Poi ovvio che dovranno ascoltare solo ciò che gli diranno i nostri diesse. Comunque sarà la strada ad emettere il proprio giudizio, come sempre.

Ti senti di spendere qualche parola in particolare per una delle nuove arrivate?

Non mi piace mai fare dei nomi. Forse l’unica curiosità è rappresentata da Elisa Bianchi (che arriva dalla Flandres Love, ndr), la campionessa italiana allieve che ha sempre corsa da sola nelle varie categorie giovanili, con i relativi pro e contro del caso. Per lei sarà la prima volta in un team e dovrà imparare le dinamiche tattiche in corsa di una squadra. Sotto quel punto di vista è tutta da scoprire, ma so che è quasi una soldatessa nel seguire i lavori assegnati. Ora è impegnata col ciclocross tra Coppa del Mondo e mondiali, la aspettiamo presto.

Un nome lo facciamo noi e ti chiediamo una considerazione su Sanarini.

Abbiamo avuto tante atlete forti che sono ora nel WorldTour, ma forse come lei non l’ho mai vista. Linda ha un gran motore e tutti i mezzi per fare grandi cose, ma deve diventarne consapevole. E’ una questione di testa, perché tende sempre a sentirsi inadeguata o pensare sempre che le avversarie siano più forti di lei. Quando è con noi vediamo una Linda tanto socievole e serena con le compagne, quanto seria e determinata in bici. Ha tanto potenziale, ma non vogliamo metterle troppe pressioni addosso. Linda deve restare tranquilla, avere pazienza. non farsi condizionare da fattori esterni.

Riguardando all’anno scorso, in tanti si aspettavano che La Bella e Baima andassero nel WorldTour. Cosa è successo invece?

Ce lo hanno chiesto in tanti con sorpresa. A fine stagione molte formazioni continental sono rimaste alla finestra per la riforma dei ProTeam, quindi molti movimenti sono arrivati tardi. Purtroppo non solo Eleonora ed Anita hanno avuto problemi in quel senso, ma anche tante altre juniores che avevano fatto meglio di loro due. Entrambe poi hanno avuto piccoli intoppi fisici e l’anno scorso non sono riuscite a confermare il bel 2023 pur arrivando davanti e correndo con la nazionale. Sono comunque andate in buone squadre (rispettivamente Vaiano e Horizons, ndr) dove potranno esprimersi al meglio. E siamo soddisfatti per avere fatto passare altre tre ragazze.

Linda Ferrari è cresciuta nella BFT Burzoni. E’ passata alla BePink dopo lo stage del 2024 dove ha fatto un’ottima impressione
Linda Ferrari è cresciuta nella BFT Burzoni. E’ passata alla BePink dopo lo stage del 2024 dove ha fatto un’ottima impressione
Continua pure.

Asia Sgaravato, che aveva avuto un gran finale di stagione, e Giorgia Tagliavini sono andate alla Mendelspeck, mentre Linda Ferrari è stata confermata alla BePink-Bongioanni dopo lo stage da agosto a ottobre. Lei è quella che è migliorata più di tutte da quando è arrivata da noi da esordiente. Non ha mai vinto, ma ha tutto quello che serve per andare bene tra le elite. Vede la corsa, sa andare in fuga, stare bene in gruppo e lavorare per le compagne. Walter Zini (il team manager della BePink, ndr) infatti mi diceva che con loro ha corso bene e gli aveva fatto una grande impressione.

L’accordo tra BFT Burzoni e Picnic-PostNL resta attivo?

Anche quest’anno saremo un loro devo team, più o meno con le stesse condizioni del 2024. Siamo felici di sapere che hanno un occhio di riguardo per noi. Devono ancora stabilire se ripeteranno quei giorni di test come a febbraio di un anno fa, però chiaramente se ci dovessero chiedere qualche ragazza da mandare in Olanda, lo faremmo volentieri. Ormai sanno come lavoriamo.

Vincere una gara all’estero e continuare a fare esperienza internazionale, sono due degli obiettivi stagionali (foto BFT Burzoni)
Che obiettivi vi siete dati quest’anno?

Forse è sempre il solito. Ci piacerebbe vincere una gara all’estero, sarebbe una soddisfazione enorme. Abbiamo già ricevuto l’invito per il Tour du Gévaudan Occitanie in Francia e per la Bizkaikoloreak nei Paesi Baschi. Stiamo valutando anche l’invito di un’altra gara di due giorni in Francia che però non è valevole per la Coppa delle Nazioni come le altre due. In questo senso restiamo fedeli alla nostra filosofia, quella di far fare esperienza internazionale alle nostre ragazze.

Villa prepara gli europei. Le novità non mancheranno

23.01.2025
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Manca un mese agli europei su pista, primo atto della stagione postolimpica. Marco Villa ne ha vissute tante, ma questa sa già che ha un valore particolare perché c’è da rimescolare tutte le carte, dopo un quadriennio più breve del solito, fortunato nel suo epilogo parigino, ma dopo il quale i big hanno deciso di mettere per un po’ da parte la pista (agonisticamente parlando, beninteso, perché a Montichiari Ganna, Milan e compagnia sono sempre di casa).

Il nuovissimo impianto di Zolder che ospiterà i campionati europei dal 12 al 16 febbraio
Il nuovissimo impianto di Zolder che ospiterà i campionati europei dal 12 al 16 febbraio

Bisogna quindi riprogettare la nazionale e Villa sta già pensando intensamente alla squadra che porterà a Zolder per la rassegna continentale di metà febbraio. Partendo dalle basi.

«Dovremo affiancare gente d’esperienza – dice – a quei giovani promossi dalla categoria under 23, per le specialità prestative e di gruppo, dove li voglio vedere in azione assumendosi le responsabilità. Sarà un primo passo agonistico, ma intanto già stiamo gettando le basi, basti pensare che da Montichiari sono passati almeno una trentina di ragazzi, il gruppo dal quale dovremo scegliere».

Sei riuscito a trovare un equilibrio con l’attività su strada? Ormai tutti sono impegnati con i rispettivi team per la preparazione…

Noi abbiamo una formula che è consolidata, devo dire che tutti si sono messi a disposizione e, quando sono stati liberi dagli impegni con i rispettivi team, sono venuti in pista a lavorare. Sanno che queste sedute pagano anche nell’attività su strada e noi dalla nostra parte abbiamo ormai rapporti consolidati con tutti i team internazionali, ci veniamo incontro.

Villa insieme a Viviani, pronto a rispondere presente per gli europei mentre cerca un nuovo team
Villa insieme a Viviani, pronto a rispondere presente per gli europei mentre cerca un nuovo team
Uno dei “grandi vecchi” potrebbe essere Viviani. Lo hai seguito a Brema?

Sono stato con lui e Consonni l’ultimo giorno e non posso nascondere che per me è stata un’emozione, respirare quell’aria che ha fatto parte per anni della mia vita. Io li ho trovati bene, entusiasti proprio come fossero due ragazzi. Al di là dei risultati, sono stato soddisfatto.

Con Viviani avete parlato anche di europei?

Sicuramente, è intenzionato fortemente a esserci, d’altronde a dicembre si stava allenando duramente per essere pronto per il Tour Down Under perché sperava ancora in una chiamata. Mi piacerebbe vederlo impegnato in un grande team per l’ultimo anno, la sua esperienza sarebbe utile e si potrebbe togliere ancora belle soddisfazioni, fino al mondiale di Santiago a ottobre che sarà il suo saluto.

Milan e Ganna (con in mezzo Lamon) ora puntano tutto sulla strada. Torneranno nel 2027?
Milan e Ganna (con i mezzo Lamon) ora puntano tutto sulla strada. Torneranno nel 2027?
Continui però ad averlo a disposizione…

Elia è un punto di riferimento, un esempio. So bene che appena deciderà di appendere la bici al chiodo pioveranno le offerte perché uno come lui, con la sua esperienza, con tutto quello che ha imparato vivendo anni all’estero, è una risorsa. E’ un programmatore meticoloso, che ha avuto grandi maestri come Brailsford e Lefevere. So che prenderà le giuste decisioni.

Quest’anno servirà per far fare esperienza ai ragazzi. Su che basi sceglierai?

Il problema è il calendario, visto che l’Uci ha disposto per ora solamente una prova di Nations Cup e io contavo di sfruttare questa per far correre più gente possibile fra vecchi e nuovi. Elisa Balsamo ad esempio si era detta disponibile a fare una prova dopo l’Amstel, ma la tappa asiatica è stata cancellata. Con un calendario così scarno, dovremo trovare occasioni nel programma, gare 1.1 per far fare ai ragazzi e alle ragazze le giuste esperienze in vista dei mondiali e di quel che seguirà. Questo però significa anche che gli europei e la prova in Turchia di Nations Cup assumono una rilevanza particolare. Io sceglierò in base alle disponibilità, basandomi sui corridori che frequentano la nostra sede e con i quali abbiamo lavorato. Il criterio è unicamente questo.

Federica Venturelli è già pedina fondamentale della nazionale, ma non è l’unica nuova entrata
Federica Venturelli è già pedina fondamentale della nazionale, ma non è l’unica nuova entrata
Con le donne hai meno problemi, vista la loro età, ma ci sono ricambi?

Da una parte è vero, dopo Tokyo abbiamo trovato un gruppo giovanissimo che sta crescendo anno dopo anno e sono convinto che senza le tante sfortune del 2024 anche a Parigi nel quartetto ci saremmo tolti belle soddisfazioni e l’oro di Consonni e Guazzini nella madison lo dimostra. Ma io guardo anche dietro.

Ad esempio?

Ad esempio c’è la Venturelli che è già un innesto importante e so che vale per noi della pista come per la strada, visto il suo talento poliedrico. Ma c’è anche altro. Ad esempio ho già portato la Baima a gareggiare a Grenchen dove in un consesso di alto livello e soprattutto della massima categoria ha colto un terzo posto nello scratch e vinto l’eliminazione dell’omnium. Risultati che ottieni solo se hai grandi capacità. Con lei abbiamo anche la Sgaravato che sta lavorando con le elite e sta rapidamente bruciando le tappe.

Pluricampionessa di categoria, su Anita Baima Villa è pronto a scommettere già ora
Pluricampionessa di categoria, su Anita Baima Villa è pronto a scommettere già ora
E’ però anche vero che, in una fase di aperta transizione come questa, c’è il rischio di andare agli europei raccogliendo molto meno del recente passato. Non hai paura che subito si potrebbero alzare le critiche?

Ci sono abituato, so bene che faremo più fatica in questa fase, proprio perché questo, ma anche il prossimo anno serviranno per fare esperienza, per costruire mattoncino dopo mattoncino. Ma c’è sempre chi guarda al tutto e subito. Io comunque sono fiducioso e penso che comunque saremo sempre presenti al massimo livello. L’importante è mantenere la sintonia con i vari team per far lavorare i ragazzi. Questo è il periodo della semina e io mi devo concentrare su quello.

Balsamo-Sanguineti, prove di Sanremo su Poggio e Cipressa

23.01.2025
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E’ stato un inverno variopinto e allegro quello di Elisa Balsamo, iniziato con i colori del matrimonio e culminato con la prima, vera vacanza da tanto tempo a questa parte. Le foto intorno a capodanno la mostrano con una tintarella invidiabile e insolita rispetto alle sue abitudini, ma era quello di cui aveva bisogno. Il Simac le ha riportato buone sensazioni, ma sul 2024 e quello che è successo ale Olimpiadi c’era come un velo che aveva bisogno di essere spazzato via con tanto buon umore.

Il tono di voce è allegro, il sorriso non se ne va. Però lo capisci che nella testa della campionessa inizia a farsi largo la voglia di gareggiare e di farsi largo in un gruppo che ha trovato un pugno di dominatrici altamente specializzate, con cui fare di conto su ciascuno dei traguardi più prestigiosi.

«E’ stato un ottimo inverno – dice Balsamo, in apertura in un’immagine di Sean Hardy da Instagram/Lidl-Trek – sicuramente era un po’ di tempo che non facevo delle vacanze così lunghe e senza bicicletta. Secondo me è stato anche utile, per resettare tutto dopo una stagione abbastanza impegnativa. Poi abbiamo ricominciato a lavorare tanto e in modo determinato. Devo dire che soprattutto nella prima parte di gennaio e l’ultima di dicembre mi sono resa conto che senza l’impegno della pista, il lavoro è stato molto diverso rispetto all’anno scorso. Non dico meglio o peggio, semplicemente ho preso consapevolmente la decisione di fare un anno dedicandomi principalmente alla strada, quindi sicuramente il tempo per lavorare sarà di più. Se avessi dovuto fare gli europei pista a febbraio, è chiaro che l’inverno sarebbe stato strutturato diversamente».

Elisa Balsamo sta iniziando il quarto anno alla Lidl-Trek, ha 26 anni, è alta 1,71 per 55 chili,
Elisa Balsamo sta iniziando il quarto anno alla Lidl-Trek, ha 26 anni, è alta 1,71 per 55 chili,
Vinci le volate, vinci la Gand-Wevelgem, vinci il mondiale e il Trofeo Binda: ti sei fatta un’idea di chi sia oggi Elisa Balsamo su strada?

Diciamo che a me piacerebbe definirmi un’atleta da classiche. O meglio: una velocista che però riesce a tenere anche sulle salite non troppo lunghe. Questo fa sì che abbia lavorato in salita per migliorare un po’, ma con l’obiettivo di non perdere lo spunto veloce. Questo sicuramente è l’obiettivo principale per l’anno. Farò il Tour e non il Giro, anche se parte da Bergamo. Ma abbiamo analizzato i due percorsi e il Tour, soprattutto in apertura, ha tappe adatte a me, quindi è giusto andarci.

Nelle volate avrai davanti la… solita Wiebes. State pensando al modo di batterla oppure ti concentrerai prevalentemente sulle classiche?

La squadra per quest’anno ha pensato a un buon treno. Ci sono alcune ragazze nuove e già da dicembre abbiamo iniziato a lavorare anche sui treni, sul leadout e i meccanismi della volata. Penso che rispetto all’anno scorso ci sarà una grande differenza e penso che già il UAE Tour in cui inizierò a correre sarà una buona gara per iniziare a lavorare insieme ed esercitarci da questo punto di vista.

Sul fronte delle classiche, l’obiettivo sono quelle del pavé?

Sì, ma rispetto all’anno scorso farò anche l’Amstel. Mi piace molto come gara, è una gara aperta a tanti diversi finali, quindi non si sa mai cosa può succedere. Principalmente diciamo che gli obiettivi di quest’anno sono la Sanremo e la Roubaix.

Instagram racconta così il sopralluogo di Balsamo e Sanguineti sul finale della Sanremo
Instagram racconta così il sopralluogo di Balsamo e Sanguineti sul finale della Sanremo
La Sanremo sembra che te l’abbiano disegnata su misura nel primo anno senza la pista…

Sì, diciamo che è davvero un grande obiettivo e anche relativamente vicino a casa. È una bella corsa e il fatto che continuino ad aggiungere gare nel calendario è una cosa molto bella. Adesso praticamente non manca quasi più nessuna classica, quindi direi che stiamo procedendo nella direzione giusta.

Hai già provato Cipressa, Poggio e il finale?

Sì, li avevo già fatti e poi a fine dicembre sono andata a vedere il percorso insieme a Ilaria (Sanguineti, ndr) che vive lì, per farmi un’idea più precisa.

E che impressione ti hanno fatto le ultime due salite?

Cipressa me la ricordavo un po’ più dura, invece sicuramente non è corta però le pendenze non sono impossibili. Quindi si adatta a persone con tanti watt, non è una salita per scalatrici. Il Poggio non è una passeggiata, perché comunque alla fine è uno sforzo impegnativo. Però io credo che la posizione all’imbocco sia la chiave principale e poi si farà la differenza nell’ultima parte. Sono entrambe salite adatte anche a me, non sono proibitive.

Il 6 settembre, a oltre 5 mesi dall’ultima vittoria, Balsamo è tornato al successo nel Tour de Romandie
Il 6 settembre, a oltre 5 mesi dall’ultima vittoria, Balsamo è tornato al successo nel Tour de Romandie
Salite e anche le discese…

Sì, esatto. Soprattutto quella del Poggio, visto che l’arrivo poi è molto vicino, potrebbe fare la differenza.

E’ ovvio che il matrimonio a fine anno fa sembrare tutto pieno di colori, ma con quale sapore in bocca hai chiuso la porta sul 2024?

Se devo parlare dal punto di vista del ciclismo, penso di aver concluso bene la stagione. Tornare a vincere è stata una bella cosa e anche al Simac alla fine sono arrivati tanti secondi posti e forse, dopo il secondo posto degli europei, è stata una delle volte in cui sono andata più vicina a battere la Wiebes. Quindi alla fine è stato un finale positivo.

Dopo Parigi sembrava che l’idea della pista ti amareggiasse: è un rapporto che si ricostruisce?

Diciamo che forse se le Olimpiadi fossero andate in modo diverso, non sarebbe arrivata questa decisione. Però alla fine penso che sia giusto così, che a 27 anni quest’anno sia giusto dedicare un anno alla strada. Ovviamente, come ho detto anche alla nazionale, non abbandono la pista. Quest’inverno sono comunque andata ad allenarmi qualche giorno a Montichiari, perché penso che sia funzionale per la strada. Però sicuramente non è stato facile andare oltre quello che è successo.

Test di gennaio anche per Balsamo in cima alla salita, prelievo del lattato e si riparte
Test di gennaio anche per Balsamo in cima alla salita, prelievo del lattato e si riparte
Sei riuscita a parlarne con Marco Villa?

Abbiamo parlato, abbiamo fatto una riunione e ci siamo chiariti. Non è che ci fosse molto da dire, semplicemente penso che bisogna cercare di migliorare un po’ la comunicazione. L’importante è chiarirsi e quindi per me adesso è un capitolo chiuso.

Ora che Sangalli è diventato un diesse della Lidl-Trek, chi mettiamo al suo posto in nazionale?

Paolo è con noi, vero, ma non lavorerà con le donne. Sarà con il team WorldTour e con il devo team, l’ho scoperto anche io qui in ritiro. Chi potrebbe prendere il suo posto? Servirebbe una figura competente, capace anche di prendere delle decisioni a volte un po’ scomode. Troppo spesso abbiamo visto costruire le squadre nazionali allo stesso modo. E’ una gara per velociste, porto le velociste più forti. E’ una gara per scalatrici, porto quelle che al Giro si sono piazzate meglio in salita. Però alla fine il mondiale o l’europeo sono gare in cui la squadra è necessaria, non bastano le leader. Quindi secondo me a volte c’è bisogno di una persona capace di prendere anche delle decisioni scomode e magari portare qualcuno che non è un leader, ma che aiuterà la squadra. Onestamente però non saprei quali nomi fare…

La settimana tipo di Davide Formolo prima dell’esordio stagionale

22.01.2025
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Manca poco all’inizio della stagione di Davide Formolo. Il corridore della Movistar sarà al via della Ruta de la Cerámica e della Clàssica Comunitat Valenciana 1969, in programma questo fine settimana. Due giorni di pausa e poi altre quattro corse di un giorno di fila. Quasi una breve gara a tappe, a pensarci bene…. Dopo mesi di preparazione intensa, questa settimana rappresenta la fase finale di rifinitura, in cui l’obiettivo principale è arrivare alla prima gara con la migliore condizione possibile.

L’atleta veneto ci ha raccontato come ha strutturato la sua preparazione invernale, partendo da un primo blocco intenso a novembre, seguito da una fase di scarico durante le festività natalizie. Da gennaio, tre settimane di lavoro mirato hanno portato l’atleta a quest’ultima settimana, improntata sulla supercompensazione. Andiamo a scoprire nel dettaglio come si svolgono questi ultimi giorni prima dell’esordio stagionale (in apertura foto Instagram-Movistar).

Formolo partirà dalle corse spagnole. Era dal 2015 (qui sul podio della Tramuntana con Cummings e Valverde) che non partiva dalla Spagna
Formolo partirà dalle corse spagnole. Era dal 2015 (qui sul podio della Tramuntana con Cummings e Valverde) che non partiva dalla Spagna
Davide, facci scoprire la struttura della tua settimana tipo in questo particolare momento della stagione, cioè l’approssimarsi delle gare. Partiamo dal lunedì?

Io partirei dalla domenica. La settimana che precede le gare è una settimana di scarico e prevede un avvicinamento graduale alle gare, pertanto la domenica è dedicata al completo recupero, mentre lunedì sono ripartito con un allenamento di 4 ore dietro moto, lavorando su intensità piuttosto elevate come Z4 e Z5. Questo tipo di lavoro viene svolto su percorsi vallonati, ideali per simulare cambi di ritmo e appunto d’intensità.

Fai anche salite dietro moto?

Sì, ma sono brevi, di 2-3 chilometri, quelle ideali per un certo tipo di sforzi. Alla fine quelle lunghe si fanno a ritmo Z2, endurance puro e ne ho già fatte molte.

Martedì?

Ieri è stata una giornata più tranquilla, con 3 ore di pedalata a bassa intensità Z1-Z2, per favorire il recupero attivo. Recupero è un po’ la parole d’ordine di questa settimana.

Formolo durante una delle sue sedute di core, esercizi come il plank li esegue quasi quotidianamente (quando fa scarico)
Formolo durante una delle sue sedute di core, esercizi come il plank li esegue quasi quotidianamente (quando fa scarico)
Mercoledì?

Oggi ho ripetuto la sessione del lunedì, con un allenamento quasi identico. E’ stato appena più corto: ma siamo lì.

E siamo al giovedì: 48 ore dal debutto…

Giovedì, invece, si riducono parecchio i volumi. Per questo faccio un paio d’ore. Si tratta di un’uscita molto easy. L’obiettivo è arrivare al fine settimana in condizioni ottimali per le gare di sabato e domenica.

E venerdì? Siamo alla vigilia ormai…

Quando posso cerco di fare riposo assoluto. Ormai dopo tanti anni di carriera ho appurato che mi piace e mi fa bene. Pensate che anche nei grandi Giri, quando posso cerco di non uscire per niente. O comunque faccio davvero, faccio pochissimo. Niente in pratica.

Passiamo alla parte nutrizionale: come gestisci l’alimentazione in questa fase?

L’alimentazione segue un principio di periodizzazione legato all’intensità degli allenamenti. Nei giorni meno intensi si riducono i carboidrati, mentre con l’avvicinarsi delle gare si aumenta l’apporto di energia per arrivare a piena capacità. Dal giovedì, ad esempio, incremento i carboidrati.

La “carbonara (molto) rivisitata” del veneto
La “carbonara (molto) rivisitata” del veneto
Cosa mangi? Facci un esempio…

Diciamo che mi sono internazionalizzato parecchio! E quindi opto per un piatto unico di carboidrati e proteine, tipo riso e uova strapazzate, una sorta di carbonara rivisitata. Dal giovedì la parte dei carbo, che sia appunto riso o pasta, aumenta. E poi sempre tante verdure.

Quali?

Tra le mie verdure preferite ci sono le carote, le zucchine, alimenti che consumo in abbondanza. Ma direi tutte le verdure, questo grazie anche all’influenza di mio padre, che faceva il trasportatore di frutta e verdura. Ne mangiavo a cassette sin da quando ero bambino.

Prima hai detto che dal giovedì, quindi a due giorni dalla gara aumentano i carboidrati: ma quanto? E sul fronte del computo totale delle calorie cambia qualcosa (pensando anche all’apporto proteico)?

Sul fronte calorico, l’approccio è cambiato: si mangia di più rispetto al passato, evitando di rimanere in deficit calorico. Dal 2020, dal Covid, abbiamo smesso di fare la fame! Oggi si mangia davvero di più. Ci si allena più forte e si mangia di più. I nutrizionisti hanno fatto passi da gigante. Detto ciò non saprei dire quante calorie mangio di più o di meno. Io mi affido alle tabelle elaborate dal nutrizionista del team, senza stare ad impazzire.

E riguardo alla vita quotidiana, cosa fai in questa settimana pre-gara?

Con l’avvicinarsi delle gare, gli allenamenti si accorciano e c’è più tempo per il recupero attivo. Le sessioni di stretching e core stability, che faccio sempre, diventano più corpose nei giorni con carico ridotto.

Questa settimana pre-gara, Formolo ha previsto anche fasi intense (foto Instagram)
Questa settimana pre-gara, Formolo ha previsto anche fasi intense (foto Instagram)
Che tipo di esercizi fai?

Esercizi per dorsali, glutei e addominali, ma senza esagerare con la palestra, per evitare di appesantire le gambe. Non seguo una regola rigida per il momento in cui eseguire questi esercizi. Spesso li faccio sia prima di uscire in bici, che dopo.

Hai un rituale prima della gara? Qualcosa che fai sempre, una scaramanzia…

Come dicevo, il giorno prima della competizione cerco di riposare il più possibile. Un rituale? Non fare mai più di 10 chilometri in bici. Ma è una consuetudine che cerco di fare sempre, non solo per il debutto stagionale. Mentre con la scaramanzia ho chiuso: quella funziona quando funzionano le gambe! Per me, la chiave del recupero è ascoltare il corpo e capire quando è il momento di spingere o rallentare.

Davide, riguardo alla bici hai fatto qualche ritocco dell’ultimo minuto?

No, no… cambiare adesso sarebbe un guaio. Io dico sempre «Se sei storto, continua a pedalare storto!». In questa settimana quindi proprio non ho toccato nulla. Ad inizio stagione invece ho abbassato leggermente la sella, seguendo la tendenza del ciclismo moderno: più bassi e più corti. Il cambiamento mi è stato suggerito anche dal nostro biomeccanico per migliorare l’efficienza e il comfort in gara.

Consigliere Confalonieri, le ragioni della scelta

22.01.2025
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«Le mie corse sono già pianificate – dice Maria Giulia Confalonieri – però mi è stato detto che tante volte c’è la possibilità di partecipare da remoto, la cosa importante sarà comunque esserci. Mi impegno a partecipare a tutti i Consigli Federali, che siano in presenza o meno. Ho accettato questo incarico e gli dedicherò il tempo necessario. Come atleta professionista sto in giro tanto tempo e passo tante ore in bici, ma il resto della giornata lo dedico al recupero. E se si tiene impegnata la mente, a volte è anche una cosa stimolante».

La rappresentanza atleti

Maria Giulia Confalonieri ha trent’anni e corre con la Uno-X Mobility. Domenica scorsa a Fiumicino, subito dopo la conferma di Dagnoni alla presidenza federale, è stata eletta come rappresentante degli atleti nel Consiglio Federale, l’organo di governo della Federazione. Ha ottenuto 12 voti: uno in meno di Fabrizio Cornegliani e il doppio di Elena Cecchini, prima degli esclusi. La sua stagione sta per partire con due prove a Mallorca e il UAE Tour, ma prima abbiamo voluto farci raccontare le ragioni del suo impegno nella politica federale.

Questo il Consiglio Federale per il quadriennio 2025-2028. A destra, Maria Giulia Confalonieri
La rappresentanza atleti nel Consiglio Federale spetta a Cornegliani (accanto a Dagnoni) e Confalonieri (a destra)

«Mi hanno contattato a fine novembre – racconta Confalonieri – per chiedermi se fossi disponibile. Prima mi sono fatta spiegare in che cosa consista il tutto, perché ero piuttosto all’oscuro di cosa potessi fare se fossi entrata nel Consiglio Federale. Ovviamente facendo ancora l’atleta professionista, a volte la presenza in persona potrebbe essere complicata, però mi è sembrato un bel modo per potermi rendere utile e far valere la mia opinione. Detto questo, non so cosa mi riserverà questo ruolo. Non conosco ancora le dinamiche e stiamo aspettando di sapere quando ci riuniremo la prima volta e a quel punto mi farò un’idea un po’ più chiara».

Prima di metterci in naso, seguivi la politica federale?

Leggevo qualche articolo ogni tanto, ma non mi sono mai interessata più di tanto. Se non pensassi di poter portare la mia opinione, non mi sarei avventurata in questo ambito. Penso che il punto di vista di chi sta ancora correndo possa essere utile. Qualche collega mi ha fatto i complimenti per essere entrata in Consiglio Federale, però diciamo che il lavoro deve ancora incominciare. Spero mi facciano i complimenti fra quattro anni.

In cosa puoi dare un contributo da atleta?

Questa è una bella domanda. A livello professionistico, non penso che ci siano tante cose da fare. Semmai si dovrebbe intervenire sulle categorie più giovani, vedremo che proposte verranno fuori, così potrò dire la mia. Per ora non ho ben idea di cosa bolla in pentola, diciamo che vedendo l’andamento negli anni, la base del ciclismo si è ridotta, non è più tanto semplice reclutare nuovi giovani. I numeri una volta erano più grandi, ma è anche vero che adesso ci sono tanti altri sport, mentre la sicurezza delle strade può essere un problema per i genitori, quando parliamo di giovanissimi.

Confalonieri è un’atleta delle Fiamme Oro. Qui in azione nell’ultimo campionato italiano a crono
Confalonieri è un’atleta delle Fiamme Oro. Qui in azione nell’ultimo campionato italiano a crono
Parliamo di sicurezza: hai 30 anni, la sensazione è che 15 anni fa le strade fossero più sicure?

Non lo so. Prima di tutto abito in un posto molto trafficato, quindi sono sempre stata abituata sin da giovane ad avere a che fare ogni giorno con tanti automobilisti. Sotto certi aspetti un po’ è peggiorata, ma non saprei neanche dire di quanto. Noto che a volte le persone hanno meno pazienza, magari gli fai perdere uno o due secondi per superarti. Anche se sei già in fila e stai rispettando tutte le regole, devono sempre farsi sentire. Magari qualcuno suona il clacson, un altro cerca di stringerti. Però non ho notato un tracollo, diciamo che c’è sempre stata della gente nervosa in strada.

Come ci convivi?

Cerco il più possibile di evitare le strade super trafficate, anche se ovviamente visto dove abito a volte, non è proprio semplicissimo. E poi cerco anche di andare in giro in fila però comunque in gruppo, che in parte ti aiuta. Per superarti, devono passarti vicino, ma fanno più attenzione e devono avere più pazienza per non rischiare una manovra azzardata. Invece nel sorpassare una bici sola, sono meno attenti. E poi ci sono le strade…

Cosa vogliamo dire?

Ci sono sempre più ostacoli e in Italia quello che manca rispetto a tanti altri Stati sono delle corsie dedicate alle bici. E’ vero che fanno le piste ciclabili e noi dovremmo utilizzarle, però è poco realistico pensare che un atleta professionista o anche un ragazzo dai 14 anni in su, che in pianura va almeno ai 30 all’ora, possa allenarsi su una pista che per giunta deve spesso condividere con i pedoni.

Confalonieri: dal ritiro a Roma e ora verso il debutto. Dal 2025 la Uno-X usa bici Ridley
Confalonieri: dal ritiro a Roma e ora verso il debutto. Dal 2025 la Uno-X usa bici Ridley (immagine Instagram)
Che effetto ti ha fatto l’altro giorno sentir chiamare il tuo nome alle elezioni?

Sapevo che fra i candidati c’erano anche Elena Cecchini e altri quattro ragazzi, però non ho mai veramente pensato alla possibilità che mi eleggessero, almeno fino al giorno che sono arrivata. Nei giorni precedenti, non ho mai avuto particolare tensione, ma quando hanno chiamato il mio nome, sono stata molto contenta. Sono arrivata a Roma la domenica mattina, perché il giorno prima ero ancora in Spagna con la squadra e per questo non sono potuta andare la sera precedente. Ho preso l’aereo e quando sono arrivata, l’Assemblea era appena cominciata.

Come è stato seguirla?

Non mi ero informata delle tempistiche né di come funzionasse. Era la prima volta e mi ha assorbito parecchio. E’ stato interessante sentir parlare i tre candidati e avere un punto di vista sulle loro campagne elettorali. Poi per il resto si è trattato di aspettare e vedere che cosa sarebbe successo. La sera sono tornata a Milano, già lunedì mattina mi sono allenata. Sabato si comincia da Mallorca.

Il progetto di Giuliani ora sbarca anche in Cina

22.01.2025
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Non è mai semplice parlare con Stefano Giuliani, perché il manager della Monzon Incolor Gub è sempre in giro. Per sapere qualcosa di più sull’evoluzione del suo team continental affiliato in Romania ma dalla forte impronta italiana, lo abbiamo rintracciato poco prima dell’imbarco verso la Cina e scoprire la sua destinazione ci ha un po’ meravigliato.

Continua la lunga storia di Stefano Giuliani, il cui team è affiliato dal 2018 in Romania
Continua la lunga storia di Stefano Giuliani, il cui team è affiliato dal 2018 in Romania

Un investimento decisivo

«E’ la mia ennesima avventura – racconta – andiamo ad accordarci con un paio di aziende di bici per la prossima stagione. Devo dire grazie proprio a loro se sono ancora in questo ambiente: a fine ottobre avevo deciso di mollare tutto perché non c’erano le condizioni per continuare. Ma lo sapete quanto costa una squadra continental? Soprattutto se non hai le spalle coperte, se non c’è chi ti fornisce bici, accessori, materiale ma devi sempre pagare tutto? Io stavo per lasciare, ma mi è arrivata quella telefonata che ti allunga la vita, questa grande azienda cinese (Incolor, ndr) ha deciso di investire su di noi e di punto in bianco mi sono ritrovato ancora in ballo».

La squadra cambia profondamente, non solo nell’attrezzatura ma anche nel suo roster e la sua costruzione è qualcosa di molto diverso dal solito: «Io non contatto corridori o procuratori, sono loro a contattare me e questo lo devo soprattutto alle tante conoscenze che ho accumulato nel corso degli anni. Mi arrivano richieste sui social, per telefono, per mail… Questo è un progetto diverso da tutti gli altri, l’affiliazione rumena non è una scelta di comodo, ma rappresenta il nostro modo di pensare, con una squadra internazionale che fa un calendario internazionale. Per questo mi arrivano richieste da ogni parte del globo…».

L’ammiraglia del team con Dilara Gul, direttore sportivo che arriva dalla Turchia
L’ammiraglia del team con Dilara Gul, direttore sportivo che arriva dalla Turchia

Curriculum e non solo

Un progetto coraggioso e che ora trova nuova linfa, non solo economica ma anche mediatica attraverso un mercato enorme come quello cinese: «Hanno capito l’essenza del nostro progetto. Al giorno d’oggi vincono in pochi perché nel ciclismo contano esclusivamente i soldi. Ma se sei al di fuori della massima serie, i budget a disposizione sono sempre quelli e puoi fare ben poco, a meno che non cambi prospettiva. A me dispiace che non ci siano in Italia sponsor che guardino oltre la punta del proprio naso, che non colgano l’occasione».

Come avviene la scelta? «Mi arrivano tantissimi curriculum, io valuto in base alle nostre esigenze e al valore dei corridori. E’ chiaro che quelli di prima qualità sono nel WT, dopo bisogna saper inquadrare il valore di ogni corridore, che cosa può dare. Se si tornasse al passato, con una netta e semplice distinzione fra dilettanti e professionisti sarebbe tutto più semplice. Poi devo guardare anche altro».

Nuovi corridori asiatici

Che cosa? «Ad esempio abbiamo portato nel team un corridore di Hong Kong, Ngai Chung Ki. Questo perché saremo al Giro di Taiwan e devo quindi avere anche qualche motivo di richiamo per il mercato locale, stessa cosa per Zhang Changxin, corridore cinese ultimo acquisto. Devo tenere conto degli sponsor, ma anche dell’aspetto comunicativo e avere un corridore del luogo ti apre tante strade. Io d’altronde così posso dare spazio a ragazzi che meritano, perché non guardo certo solo il passaporto, voglio corridori veri».

La sua squadra è diventata una vera multinazionale, con 12 corridori di 8 nazioni diverse e ognuno di questi ha una storia: «C’è ad esempio il finlandese Sampo Malinen, mi aveva colpito il fatto che si allenava a 2.500 metri di quota – spiega Giuliani – mi sono ritrovato un corridore capace di finire nelle posizioni alte delle prove internazionali gravel, vediamo ora come se la cava. Oppure il britannico Tom Williams, che era senza team eppure a fine anno era ancora lì a Calpe ad allenarsi. Avendo 21 anni, aveva solo bisogno di una chance».

Il team è stato presentato nella sede dell’Incolor. Un’azienda di dimensioni enormi
Il team è stato presentato nella sede dell’Incolor. Un’azienda di dimensioni enormi

Due italiani nel team

Saranno due gli italiani in squadra, molto diversi fra loro: «Ho deciso di riconfermare Filippo Tagliani perché ha una grandissima esperienza all’estero e ne ha passate davvero tante, proprio questo è un valore in più. Può essere un esempio per i suoi compagni e quel regista in corsa che serve ai giovani per crescere. E’ un grande professionista. Con lui Jacopo Militello, appena 20 anni che viene dalla Toscana e può crescere molto in questo contesto».

Queste scelte hanno restituito a Giuliani la voglia di lottare per le strade di tutto il mondo: «Faremo un calendario molto internazionale, proprio per rispettare il nostro progetto. Molti mi chiedono perché mi fermo a 12 corridori. La risposta è semplice: l’attività continental costa molto, ma io devo essere in grado di far correre i ragazzi a ritmo abbastanza continuo, altrimenti mollano. Guardate quel che avviene in tanti team, si comincia la stagione con 10 e si finisce con 6. Non deve succedere, ognuno avrà le sue occasioni per correre e crescere».

Bozzola: la SC Padovani e la voglia di affermarsi

22.01.2025
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La curiosità intorno alla nuova continental italiana – la SC Padovani Polo Cherry Bank – è tanta. Per la squadra guidata da Ongarato e che conta sull’apporto di tante figure di grande esperienza, è tempo di rifinire la condizione in vista dell’esordio stagionale. I ragazzi sono ora in Spagna, e stanno affrontando gli ultimi giorni del loro ritiro. Tra i volti della SC Padovani c’è quello di Mirko Bozzola, uscito dal devo team della Q36.5 Pro Cycling. La formazione di sviluppo è stata chiusa e così molti dei suoi giovani talenti sono andati dispersi. Uno di loro è proprio Bozzola, classe 2004, che si appresta a iniziare il terzo anno nella categoria under 23 (in apertura photors.it). 

«Qui si sta bene – racconta dopo il lungo allenamento da cinque ore – la temperatura è perfetta. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo fatto l’ultima distanza prima dell’esordio stagionale, che sarà il 24 gennaio alla Classica Camp de Morvedre. Una corsa che si snoderà nella provincia di Valencia, con partenza e arrivo dal paesino di Estivella».

Mirko Bozzola inizierà a correre in Spagna il 24 gennaio (photors.it)
Mirko Bozzola inizierà a correre in Spagna il 24 gennaio (photors.it)

Partito da lontano

Rispetto alla stagione 2024 Bozzola attaccherà il numero sulla maglia con un mese di anticipo. Lo scorso anno esordì con la maglia del devo team della Q36.5 il 25 febbraio a Misano

«Non arriverò pronto al 100 per cento – spiega – alla gara di venerdì, ma va bene così. I miei obiettivi in stagione saranno altri. Comunque sento di migliorare, me ne accorgo giorno dopo giorno, quindi credo che la strada sia quella giusta. Quest’anno vorrei andare bene nelle corse internazionali under 23 e al Giro Next Gen, vedremo se quando uscirà il percorso ci sarà qualche tappa intrigante».

I ragazzi della SC Padovani hanno fatto un primo ritiro a dicembre in Veneto, mentre ora sono in Spagna (photors.it)
I ragazzi della SC Padovani hanno fatto un primo ritiro a dicembre in Veneto, mentre ora sono in Spagna (photors.it)
Senti di poter fare un passo in più rispetto al 2024?

In realtà anche lo scorso anno ero partito per fare bene nelle gare internazionali, ma poi qualche intoppo di troppo mi ha un po’ condizionato. Non ho avuto una stagione costante. Adesso mi sento meglio, tutto è curato nei dettagli e qui alla SC Padovani non ci manca davvero nulla. 

Guidaci in questa nuova squadra.

Arrivare in una formazione appena nata è sempre un’incognita, ma il progetto è davvero molto bello. Esco da un devo team e devo ammettere che non vedo differenze tra il 2024 e il 2025. La squadra è super attrezzata e non ci manca niente.

Bozzola vuole affermarsi nelle gare internazionali under 23 per attirare l’attenzione delle squadre professionistiche (photors.it)
Bozzola vuole affermarsi nelle gare internazionali under 23 per attirare l’attenzione delle squadre professionistiche (photors.it)
Che effetto fa viverlo?

E’ positivo perché si capisce quanto sia stato fatto e in quanto poco tempo. La struttura è stata realizzata velocemente e l’organizzazione pure: ritiri, calendario, divise, bici… Già essere in Spagna a gennaio per un ritiro in vista delle gare di inizio stagione non è cosa da poco. Non sono tante le continental che possono permettersi questo. 

Con chi ti sei confrontato di interno alla Padovani?

Con tutti: da Ongarato a Petacchi, fino a Konychev. Mi hanno parlato subito di un progetto ambizioso e sono stati onesti. Mi avevano detto che le loro erano idee da concretizzare, ma mi sono fidato e tutt’ora mi fido. Tutte le promesse fatte sono state mantenute e questo non è di poco conto. 

Mirko Bozzola correrà la sua terza stagione da under 23 con la SC Padovani Polo Cherry Bank (photors.it)
Mirko Bozzola correrà la sua terza stagione da under 23 con la SC Padovani Polo Cherry Bank (photors.it)
C’è mai stata l’occasione di passare professionista con la Q36.5?

No. Nonostante abbia corso con la professional un paio di volte, ho comunque fatto una stagione che non mi ha permesso di guadagnare spazio. Tuttavia non ci sono rimasto male, riparto con la voglia di fare e consapevole di aver imparato tanto. 

Cosa?

Dal punto di vista dell’alimentazione in gara e fuori, oppure a leggere la gara e capire come muoversi in gruppo. Correre un anno in un devo team è un’esperienza che consiglio e che serve tanto per maturare.

Il corridore novarese era passato prima alla Zalf (photors.it)
Il corridore novarese era passato prima alla Zalf (photors.it)
A livello atletico che passi in avanti senti di aver fatto?

Partivo già con un buono spunto veloce che sento di aver migliorato ulteriormente. Sulle salite da 10 o 12 minuti sento di poter stare con i migliori. In più sono un corridore di passo. Penso che il mio terreno di caccia siano le corse ondulate, con strappi di due o tre chilometri. 

Hai provato anche a correre al Nord con i pro’, come è andata?

E’ stata un’esperienza bella, ma che mi ha fatto capire come in quelle corse serva un’altra mentalità. Non ho partecipato a gare facili, nonostante ciò mi sono comportato bene. Ma prima di pensare a quel mondo, meglio fare bene da under 23 nelle gare che avrò a disposizione. L’obiettivo del 2025 è affermarmi e conquistare una chiamata dai professionisti.

Nel 2024 Bozzola ha corso con il devo team della Q36.5 nel quale dice di aver imparato molto
Nel 2024 Bozzola ha corso con il devo team della Q36.5 nel quale dice di aver imparato molto
Come arrivi all’inizio della stagione?

Fiducioso, ancora di più rispetto al 2024. So che posso arrivare a un buon livello. Nei miei tre anni da under 23 sono sempre stato in squadre che mi hanno dato la possibilità di crescere. Alla Q36.5 ho imparato ad allenarmi con un preparatore, a stare con i professionisti. Ho capito cosa vuol dire fare il corridore.