La seconda chance di Raccani, tornato a fare ciò che ama

08.07.2024
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Per certi versi la vittoria di Simone Raccani al Giro del Veneto è stata una delle principali sorprese di questo scorcio di stagione. Perché rilancia il nome di un corridore che pur essendo ancora molto giovane (ha solo 23 anni) ha già vissuto una totale altalena di emozioni su due ruote, tanto da essere uscito da questo mondo per poi rientrarci. Cosa decisamente non comune.

Il podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, con Raccani fra Piras e Roganti (Photors)
Il podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, con Raccani fra Piras e Roganti (Photors)

Un successo il suo che cambia molto le prospettive: «Ci voleva davvero, spero di continuare su questa strada anche perché adesso la stagione propone molte gare a me adatte, con arrivi in salita e ci arrivo con la gamba buona, quella che ti capita non così spesso. Il mio obiettivo ora è il Giro del Friuli dove voglio fare classifica e ripetere l’exploit del Veneto, ma chiaramente in un contesto internazionale decisamente più qualificato».

Com’è arrivata la vittoria nella corsa a tappe?

E’ stata una prova molto particolare, con le prime due tappe annullate per maltempo. Nella terza sono andato un po’ in crisi allo scollinamento per poi riagganciare i primi, ma non ne avevo per giocarmi la vittoria. Ero comunque tra i primi e per com’era andata la giornata era già abbastanza. Sapevo che tutto si sarebbe giocato nella tappa conclusiva su una salita che conosco bene, dove avevo già vinto nel 2019 da junior. All’inizio c’è stata subito selezione, a 7 chilometri dal traguardo eravamo rimasti in pochi, i migliori, quelli in lotta per la classifica.

La vittoria a Schio è stata decisiva per la conquista del Giro del Veneto
La vittoria a Schio è stata decisiva per la conquista del Giro del Veneto
E poi?

Io sapevo quali erano i punti duri, dove fare la differenza. Con me sono rimasti Masciarelli e Meris che aveva la maglia di leader, ma a 4 chilometri dal traguardo su un altro punto duro li ho staccati e a quel punto è diventata una sfida contro il tempo, dovevo ribaltare la classifica. Tra l’altro questa vittoria è anche una sorta di ringraziamento mio per la squadra che ha la sede vicino, a Castelfranco, in una tappa è venuto anche il patron ad assistere.

Sei molto legato a lui?

Non potrebbe essere altrimenti. E’ stato proprio Egidio Fior che di sua iniziativa mi è venuto a cercare l’inverno scorso, convincendomi a rimettermi in gioco. Io avevo mollato a settembre chiudendo con la Eolo Kometa, ma non era stato per dissidi o altro. Ho passato un brutto periodo, non c’ero più con la testa, avevo deluso le aspettative che tutti avevano quand’ero passato junior ma che avevo soprattutto io. Non saprei neanche dire perché, c’entra la brutta caduta del GP Industria e Artigianato, ma difficile ripresa, ma non saprei trovare una vera spiegazione. E’ solo che le cose non erano andate come speravo.

Nel 2019 Raccani aveva vinto il titolo regionale junior, precedendo Alessio e De Pretto (Photors)
Nel 2019 Raccani aveva vinto il titolo regionale junior, precedendo Alessio e De Pretto (Photors)
Fior ha trovato le parole giuste?

Sì, mi ha spinto a rimettermi in gioco. Mi sono preso un paio di settimane per riflettere, per capire se potevo davvero onorare un simile impegno perché quando ti arriva una seconda possibilità, sai che non puoi sprecarla, anche perché era stata una sua iniziativa che meritava rispetto. Non è stato semplice, i primi mesi sono stati durissimi, ho fatto davvero tanta fatica, ma ho trovato un supporto eccezionale nella squadra. Se mi sono rimesso in sesto è stato anche grazie a loro.

E’ stato più difficile fisicamente o mentalmente?

Forse a livello di testa. Non correvo da mesi, le prime gare sono state davvero pesanti, non è facile ritrovare il ritmo gara. Oltretutto io sono ormai Elite, ho superato il limite di età e il calendario non propone così tanti eventi per quelli come me non potendo fare le gare regionali. C’è stata anche l’occasione di affrontare i pro’, al Giro d’Abruzzo e non ero andato neanche malaccio, anche se ancora non ero io. Poi al Giro della Provincia di Biella è arrivato il podio che è stato un bel segnale, la vittoria al Memorial Tortoli, altri piazzamenti. Dove correvo riuscivo ad emergere.

La sua condizione era apparsa in crescendo già al Memorial Tortoli, vinto di forza
La sua condizione era apparsa in crescendo già al Memorial Tortoli, vinto di forza
A questo punto che cosa ti proponi?

E’ difficile trovare un obiettivo specifico. Io voglio onorare al meglio questa seconda chance, ovunque si corra, a qualsiasi livello, poi si vedrà. Con la squadra non ci siamo presi alcun impegno per la prossima stagione, qualsiasi cosa me la dovrò meritare con i risultati.

C’è chi ti segue a livello di contratti?

Sì, la GL Promotion e devo dire loro grazie perché non mi hanno abbandonato, anche dopo il mio ritiro, pur sapendo che li avevo messi in difficoltà e che non avevo tenuto fede alle aspettative. Chiunque avrebbe mollato, loro no, hanno continuato a credere in me, nelle mie qualità e li ringrazio per questo.

Raccani è tornato a correre quest’anno nelle file della Zalf, che ha creduto in lui (Photors)
Raccani è tornato a correre quest’anno nelle file della Zalf, che ha creduto in lui (Photors)
Evidentemente, vista la tua vittoria, è stata la scelta giusta…

Anche perché rispetto a quando sono passato U23, è evidente che il livello si è alzato. Vincere a questi livelli fa ben sperare, ora devo solo continuare su questa strada. Quel che conta è che ho ritrovato la motivazione, posso ancora fare bene.

Guerra: le fughe e i sogni in un mondo difficile

08.05.2024
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C’è una storia nascosta nei meandri di una corsa come il Giro d’Abruzzo, una delle tante che hanno fatto da introduzione all’attuale Giro d’Italia. Una storia illustrativa di quel che è il ciclismo contemporaneo, quello più sotterraneo rispetto alle luci e allo sfarzo del WorldTour, quello fatto da corridori che cercano spazio non tanto per la gloria, quando per fare della loro attività un lavoro e questo particolare non va mai dimenticato. Questa storia riguarda Andrea Guerra.

Per il vicentino quest’anno 7 giorni di gara e un 3° posto al Giro dei 4 Comuni
Per il vicentino quest’anno 7 giorni di gara e un 3° posto al Giro dei 4 Comuni

Un uomo in fuga

Il suo nome è spesso balzato agli onori delle cronache in quei giorni perché il corridore della Zalf non perdeva occasione per andare in fuga, per cercare di mettersi in evidenza. Come spesso succede, poi la corsa prendeva un’altra piega, lui scivolava indietro in classifica, ma il suo l’ha fatto e aver chiuso la corsa al quinto posto nella classifica dei Gpm ha un significato.

«Eravamo partiti con l’obiettivo di farci vedere – racconta il ventiduenne di Valli del Pasubio – io ho provato a sfruttare soprattutto le prime due tappe. Nella prima sono stato in fuga per 137 chilometri, il giorno dopo per 113 e sono sforzi che si sentono nelle gambe, anche se paradossalmente nelle altre due tappe sono arrivato più avanti».

Il veneto insieme a Bracalente con il quale ha movimentato le prime due tappe in Abruzzo
Il veneto insieme a Bracalente con il quale ha movimentato le prime due tappe in Abruzzo
Ti sei ritrovato in entrambe le occasioni con Diego Bracalente

Lui è più scalatore di me, ma avevamo un buon feeling in gara. A dir la verità la prima giornata è stata più casuale, la fuga era già nata, io sono riuscito a sfruttare un cavalcavia per andare alla ricerca dei fuggitivi e agganciarmi, eravamo in 7 e c’era buona collaborazione. Quando ci siamo ritrovati in pianura eravamo in 4 ma non c’era più tanta collaborazione, alcuni aspettavano il ritorno del gruppo. Nella seconda ci abbiamo riprovato, con più convinzione.

Ti ritieni uno scalatore?

Non propriamente, più un passista-scalatore. Nelle salite lunghe alla fine pago dazio, tengo meglio sui percorsi dove c’è da andare su e giù. Quei tracciati che rispecchiano un po’ le mie terre, dove c’è respiro tra un’ascesa e l’altra. Ad esempio una delle mie gare preferite è il Giro del Valdarno proprio perché ha queste caratteristiche. Invece non ho problemi a tenere anche distanze lunghe. Non è un caso se proprio lì ho colto quella che ritengo la mia vittoria più bella.

La vittoria alla quale tiene di più, quella per distacco al Giro del Valdarno 2022 (foto Valdarno Oggi)
La vittoria alla quale tiene di più, quella per distacco al Giro del Valdarno 2022 (foto Valdarno Oggi)
Non è un caso neanche se nell’occasione del confronto con i professionisti sei andato in fuga…

Lo avevo fatto anche un paio d’anni fa al Giro di Toscana. Avrei provato a fare lo stesso nelle corse di Pozzato a fine stagione scorsa, ma sono stato messo K.O. da un virus intestinale e così ho perso una bella occasione.

Come sei arrivato al ciclismo?

Certe volte ci ripenso e me lo chiedo anch’io. Ricordo che quand’ero piccolo mio padre mi raccontava di quando faceva le volate, lui correva a livello provinciale. Io andavo a vederlo e la cosa che mi colpiva era la fatica che facevano… Mi piaceva di più il calcio, solo che col passare del tempo io crescevo e mi sentivo sempre più imprigionato nel ruolo, negli schemi, io cercavo libertà, volevo sperimentare. Un giorno ho visto una corsa in tv e ho deciso di provarci. I miei genitori non erano proprio felicissimi, oltretutto ero abbastanza robusto e non andavo un granché, ma avevo passione e quella mi ha fatto crescere e migliorare. Le prime corse le ho fatte da G6.

Guerra in allenamento con la Zalf. E’ il suo terzo anno nel team, il primo da elite (photors.it)
Guerra in allenamento con la Zalf. E’ il suo terzo anno nel team, il primo da elite (photors.it)
E adesso che cosa ti aspetti?

Ho imparato a non aspettarmi nulla, è l’unico modo per non rimanere delusi. Io sono al terzo anno con la Zalf, mi trovo benissimo, è un bell’ambiente, ma quello che viviamo è un mondo strano, dove quando perdi quella qualifica di under 23 (Guerra è al primo anno elite, ndr) ti senti un po’ messo ai margini. Meglio non sperare troppo, altrimenti ti aspetti cose che al momento non si hanno. Per carità, anch’io vorrei diventare professionista e ogni gara è un’occasione per mettersi in mostra, salire un gradino, magari trovare quello sguardo interessato di chi può fare qualcosa perché io lo diventi.

Ma di sogni ne avrai, legati al ciclismo…

I sogni ci sono sempre, fosse per me vorrei correre gare sempre più importanti fino ad arrivare a quelle realmente prestigiose, le classiche. Ma stiamo parlando di sogni, la realtà è ben altra cosa…

Il 2024 della Zalf nel ciclismo che corre: la visione di Faresin

02.03.2024
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PONTE SAN MARCO – La stagione elite e under 23 ha preso il via lo scorso fine settimana. Sabato con la Coppa San Geo e la Firenze-Empoli, poi con il Gp Misano e il Gp La Torre domenica. Le maglie cambiano, ma le squadre che lottano per vincere sono state pressoché le stesse. Tra le formazioni continental che si sono messe in evidenza in questo primo scorcio di gare c’è stata la Zalf-Euromobil-Desirée-Fior. I ragazzi guidati da Gianni Faresin hanno raccolto un buon risultato in Toscana, con il podio di Giovanni Zordan a La Torre.

Il primo podio stagionale per la Zalf è arrivato al Gp La Torre grazie a Zordan (photors.it)
Il primo podio stagionale per la Zalf è arrivato al Gp La Torre grazie a Zordan (photors.it)

Tra under 23 e pro’

Faresin, che si appresta ad un’altra stagione alla guida della Zalf, ci racconta quali sono le ambizioni e i progetti del team. Ci sono tanti fattori da prendere in considerazione, non ultimo un ciclismo che cambia molto rapidamente. 

«E’ importante partire subito bene – ci ha spiegato alla partenza della Coppa San Geo – le prime gare servono per dare fiducia. Se si inizia nel modo giusto poi anche in squadra si respira un’aria diversa. Partiamo con il calendario italiano elite e under 23, poi il primo appuntamento con i pro’ sarà al Giro di Romagna. Staccheremo a metà stagione, per presentarci al meglio agli appuntamenti di fine anno, sempre con i professionisti. Abbiamo voluto inserire più gare con i pro’ perché abbiamo una rosa più matura. Queste corse saranno utili soprattutto per i ragazzi più grandi, per farsi vedere e avere una possibilità in più».

Alla Coppa San Geo la Zalf ha schierato una formazione con un mix di esperti e giovani
Alla Coppa San Geo la Zalf ha schierato una formazione con un mix di esperti e giovani

Equilibrio tra giovani e elite

La rosa della Zalf, composta da 15 ragazzi, ha un equilibrio perfetto tra ragazzi di primo anno e elite. Un team calibrato sulle esigenze di questi corridori, anche il calendario dovrà essere studiato bene. 

«Diciamo che abbiamo quattro elite in squadra e tre giovani di primo anno. E’ un team molto equilibrato tra giovani e anziani – ride – se così vogliamo definirli. Il calendario sarà diviso tra giovani che devono fare esperienza e gli altri ragazzi che sono alle ultime possibilità per mettersi in mostra. Ora il mondo del ciclismo corre, secondo noi non sono vecchi, un ragazzo a 23 o 24 anni ha ancora tutto da dare. La mentalità delle squadre WorldTour è questa. Molti di questi corridori devono dimostrare di esserci, correndo con noi, per poi passare in una professional e infine giocarsi le proprie carte. Come una volta, fare un po’ di gavetta, e se vai bene trovi la tua dimensione. La carriera di un corridore non dovrebbe finire a 29 o 30 anni come succede sempre più spesso. 

Pochi giorni prima del debutto stagionale è stata presentata la formazione 2024
Pochi giorni prima del debutto stagionale è stata presentata la formazione 2024

La lotta con i devo team

Sopravvivere nel ciclismo moderno è difficile per i ragazzi, ma anche per le squadre. Le formazioni continental sono costrette a cambiare, l’ultima è stata la MBH Bank Colpack-Ballan che dal 2025 diventerà professional. Come si colloca la Zalf in questo mondo in continua evoluzione?

«Una volta si tendeva a preservare di più i giovani – risponde Faresin – soprattutto i primi anni. Ora, invece, anche loro devono allenarsi con maggiore intensità e capita di doverli schierare in gare importanti. Molti ragazzi, juniores e non, vanno all’estero, quindi in Italia c’è un po’ di carenza di atleti. Tutto questo ci porta a far correre ragazzi di primo anno nelle gare internazionali o addirittura con i professionisti. Li si mette subito a confronto in palcoscenici importanti, cercando di farli crescere senza bruciarli. L’anno scorso tre nostri ragazzi sono passati professionisti, questo vuol dire che se si ha pazienza anche noi possiamo offrire certe opportunità. Rispetto a devo team abbiamo un budget limitato, non possiamo correre in tutta Europa».

Ursella (a sinistra) è tornato a correre in Italia dopo due anni al Development Team DSM
Ursella (a sinistra) è tornato a correre in Italia dopo due anni al Development Team DSM

L’esempio di Ursella

La Zalf, tra le sue fila in questo 2024, ha accolto Lorenzo Ursella. Il friulano è passato under 23 con il Development Team DSM e dopo due stagioni sfortunate è tornato in Italia, proprio da Faresin, per rilanciarsi. 

«Lui è stato uno dei ragazzi che ha scelto di andare all’estero – spiega il diesse – purtroppo si è fatto male subito al primo anno. La squadra non lo ha aspettato e ora deve rilanciarsi. E’ un ragazzo giovane, del 2003, ha la qualità giusta per rilanciarsi e dovrà essere bravo nel ritrovarsi. Noi gli daremo le giuste occasioni e in un ambiente come il nostro sono sicuro potrà trovare la tranquillità per fare bene».

Nelle file della Q36.5 arriva Bozzola che non si accontenta

31.01.2024
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E’ passato molto tempo dall’aprile 2022, quando Mirko Bozzola sorprese tutti facendo suo il GP Liberazione juniores sulle strade romane. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e il corridore che faceva parte dell’Aspiratori Otelli ha continuato a evolversi, si è anche aggiudicato una tappa al Giro della Lunigiana per poi cambiare categoria e andare in crescendo, con una vittoria a metà giugno prima di chiudere la stagione già a metà luglio. Tempo comunque sufficiente per trovare l’ingaggio con la Q36.5.

Un’evoluzione che apre la porta a tanti spunti, a cominciare dal fatto che è una scelta a metà fra Italia e estero: «Ad agosto ho avuto il primo contatto. Ho parlato a lungo con Daniele Nieri che mi ha spiegato non solo le aspettative del team nei miei confronti e il programma, ma anche la filosofia di squadra. Non c’è voluto molto a convincermi, era chiaro che la squadra sia molto ambiziosa e io mi ci rispecchio perfettamente».

Pur avendo chiuso già a luglio la sua stagione, il 19enne aveva già trovato un approdo alla Q36.5 (photors.it)
Pur avendo chiuso già a luglio la sua stagione, il 19enne aveva già trovato un approdo alla Q36.5 (photors.it)
Come prima impressione la senti più vicina alle tue esperienze passate, alle nostre radici?

Ci sono sicuramente molti italiani, ma resta pur sempre un team internazionale e per me questo è stato preminente. Una formazione simile ti fa crescere perché fa un calendario molto prestigioso. Io la vedo come una via di mezzo, ma la corsa che mi piace di più è che prende il meglio di ognuna delle due eventualità.

Tu hai fatto già un anno nella categoria con la Zalf. Che cosa ti ha spinto a cambiare?

Non rinnego assolutamente la mia scelta, mi ha dato tante soddisfazioni, ma mi sono anche reso conto che per arrivare dove voglio arrivare serve qualcosa in più. In questo molto pesa il calendario: fare gare più importanti significa affrontare corridori più forti e questo è un passo fondamentale per crescere. Per questo ritengo questo un anno decisivo per la mia carriera.

Una sola stagione per Bozzola alla Zalf, con solo 16 giorni di gara, ma un bilancio positivo (photors.it)
Una sola stagione per Bozzola alla Zalf, con solo 16 giorni di gara, ma un bilancio positivo (photors.it)
Tu finora sei stato identificato soprattutto come un velocista, ma questa definizione la senti stretta?

Sì, al punto che ormai non mi ci identifico più. Io voglio essere visto come un corridore che ha a disposizione più frecce al proprio arco. Non dimentichiamo che il Liberazione l’ho vinto al termine di una fuga lunghissima. Anche per questo è importante la scelta che ho fatto: effettuare gare sempre diverse, su percorsi il più possibile separati l’uno dall’altro, servirà per capire che tipo di corridore sono.

Perché guardi tanto al tipo di avversari?

Perché conta molto per me affrontare gente che ha maggiore esperienza della mia. Credo che sia questa la strada per imparare di più e me ne sono già accorto al primo ritiro, con il nostro gruppo affiancato a quello della prima squadra. Avere al mio fianco uno come Gianluca Brambilla che ha vissuto così tanti anni nel ciclismo che conta è una fortuna enorme, posso imparare tante cose, ma devo dire che in tutto il gruppo ho trovato grande disponibilità e si è instaurato subito un ottimo feeling.

Per Bozzola ritiro senza allenamento a Calpe. Il team gli ha inviato comunque una divisa per i suoi allenamenti
Per Bozzola ritiro senza allenamento a Calpe. Il team gli ha inviato comunque una divisa per i suoi allenamenti
Come giudichi l’ultimo anno?

Nel complesso buono pur essendo stata una stagione breve, da marzo a metà luglio con uno stop prolungato per un problema a un tendine. Ma aver vinto due gare più una cronosquadre è un bottino già importante. Aver finito prima mi ha anche permesso d’iniziare per tempo la preparazione. La cosa che mi ha scocciato di più è stata che al ritiro di Calpe mi sono ammalato quasi subito, tornando a casa dopo appena qualche giorno. Dal punto di vista fisico è stata un’esperienza sfortunata, da quello intersociale molto istruttiva.

Hai avuto modo di capire che calendario avrai?

Purtroppo essendo tornato prima no, ne dovremo riparlare e questo aspetto per me è importante. Spero tanto di avere quante più occasioni possibili per correre con gente più grande, più attrezzata da ogni punto di vista e, non lo nascondo, spero anche di mettere la mia firma in corse di peso. Ho ancora tempo per capire tante cose, essere in una squadra che ha al suo interno un team maggiore, professional ma alle porte del WorldTour, è un’opportunità straordinaria e voglio sfruttarla.

L’ultimo successo, al Trofeo Bottecchia, staccando il gruppo di 10″ (photors.it)
L’ultimo successo, al Trofeo Bottecchia, staccando il gruppo di 10″ (photors.it)
Tu d’altronde il contraccolpo del cambio di categoria lo hai già assorbito…

Sì, i primissimi mesi sono sempre di assestamento e al di là dei piazzamenti ottenuti è stato così anche per me. Cambia tutto, bisogna essere svelti ad ambientarsi, ad abituarsi ai diversi carichi di allenamento. Il primo anno il mio obiettivo era imparare il più possibile e quello che ha influito tantissimo è stato l’aspetto dell’alimentazione in corsa. Prima quasi non sapevo che cosa fare e non credevo che fosse un aspetto così importante, il 2023 è stato fondamentale in tal senso. Ora però so anche come muovermi in gruppo in ogni situazione, quindi voglio di più.

L’incidente e 4 operazioni, ma ora Iacomoni vuole ripartire

25.01.2024
4 min
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Ventuno novembre del 2023. Un giorno che Federico Iacomoni non scorderà più. Uno di quelli che segnano l’esistenza, che in un attimo cambiano gli stati d’animo e le prospettive. Ancora oggi, riparlandone, il giovane talento appena approdato alla Zalf Euromobil non nasconde le sue emozioni.

Un’uscita di allenamento come tante sulle strade nei dintorni di Mosana, in Val di Cembra. Strada normale, senza buche o avvallamenti. Il problema è che in senso contrario si è formata una lunga fila. E come sempre c’è il furbo che passa invadendo l’altra corsia. Federico gira la curva, l’auto è proprio di fronte: impatto pieno. Il ragazzo è sbalzato di almeno una decina di metri, verso un piccolo burrone.

I terribili esiti dell’incidente. Oggi la ripresa è finalmente iniziata, con tanta fisioterapia
I terribili esiti dell’incidente. Oggi la ripresa è finalmente iniziata, con tanta fisioterapia

«Ricordo poco di quei momenti – racconta – so però che l’automobilista non è scappato, si è fermato a prestare soccorso. Non riuscivo a muovermi. Mi hanno portato subito all’Ospedale Santa Chiara di Trento, dove mi hanno riscontrato una grave frattura all’omero, spezzato in più punti e frantumato vicino al gomito. Per rimetterlo insieme mi hanno preso un pezzo d’osso dal bacino, anche quello da rimettere a posto. Inoltre mi ero rotto anche ulna e radio, sempre a sinistra. Sono rimasto in ospedale quasi due mesi, durante i quali mi hanno operato per ben 4 volte con anestesia totale».

Hai già iniziato la fisioterapia?

Proprio nell’ultimo fine settimana. I tempi sono lunghi, ma spero entro breve di poter almeno iniziare a salire sui rulli, sarebbe già un passo avanti. Per il momento è importante curare non solo l’aspetto fisico, ma anche quello psicologico perché anche da quel punto di vista è stata una bella botta. Cerco di guardare tutto in positivo, già essere di nuovo a casa mi ha dato una bella carica.

Iacomoni ha iniziato a vincere molto presto (qui a San Pietro in Cariano nel 2018, photobicicailotto)
Iacomoni ha iniziato a vincere molto presto (qui a San Pietro in Cariano nel 2018, photobicicailotto)
Il team ti è stato vicino?

Molto, sono rimasti davvero scioccati da quanto avvenuto, anche perché ero molto carico per il passaggio alla Zalf. Gianni Faresin è venuto più volte a trovarmi e siamo in contatto pressoché quotidiano, mi hanno fatto sentire subito della famiglia. Ma devo dire che anche il vecchio team, la Sias Rime Drali, mi ha dato supporto.

Che stagione hai vissuto con loro?

Buona, con bei risultati. Ho anche vinto la classifica a punti al Giro del Friuli, ma sinceramente mi sono divertito tanto al GP Industria e Artigianato Carnaghese. Queste sono le gare dove ho fatto meglio, nella seconda parte di stagione. E questo mi dà conforto pensando al tempo che ci vorrà per raggiungere la forma migliore, evidentemente quello è un buon periodo per me. Lo scorso anno avevo staccato dopo Brescia, in estate, per oltre un mese. E’ chiaro che ora la preparazione andrà completamente rimodellata.

La vittoria a Carnago, con un’azione di forza, precedendo Piccolo ed Epis di 16″ (Photors)
La vittoria a Carnago, con un’azione di forza, precedendo Piccolo ed Epis di 16″ (Photors)
Quando sono nati i contatti con la Zalf, sono figli di questi risultati?

No, già in aprile avevamo preso contatti e sicuramente sapere di essere seguito da un team così importante mi ha dato la tranquillità per affrontare la stagione puntando a emergere il più possibile. E’ un passo fondamentale per puntare al professionismo e sapere che sono della famiglia – ribadisco questo concetto – mi dà la voglia di mettermi in gioco dopo quello che mi è successo.

Che corridore sei?

Un passista che ha per caratteristica quella di voler sempre attaccare, prendere le corse di petto. Ora nel nuovo team molto può cambiare e dovrò prendere le misure. Io mi aspetto una crescita prestativa, che non passa solamente attraverso i risultati. Spero molto di poter far bene nella seconda parte di stagione, anche con il team siamo d’accordo nel non affrettare i tempi, perché i danni sono stati seri.

Il trentino punta con forza alla seconda parte di stagione, storicamente la più favorevole per lui
Il trentino punta con forza alla seconda parte di stagione, storicamente la più favorevole per lui
Hai assorbito il colpo?

Non del tutto, ma diciamo che ci sto lavorando. E’ stato duro, i primi giorni sono stati tremendi. Io tra l’altro sono iscritto all’Università e avevo in programma esami a dicembre che sono forzatamente saltati. Per fortuna in queste giornate riesco ad avere più tempo per studiare, quindi conto di poter dare quegli esami e anche altri appena possibile. Ma quel che conta per me è poter salire presto in bici, non sapete quanto mi manca…

Nencini, nuovo contratto dopo un anno difficile

16.12.2023
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Solitamente quando si annuncia un nuovo contratto, sia pure per una continental che è pur sempre la porta di accesso al ciclismo più grande, l’elemento distintivo nel racconto è il sorriso. Ma non è il caso di Tommaso Nencini. Certamente non per colpa della Zalf, anzi, l’approdo del toscano è un passo importante per la sua carriera. Tuttavia avrebbe voluto arrivarci in maniera molto diversa.

Per sua stessa ammissione, il 2023 non è stato un anno fortunato. Quella che doveva essere la stagione della consacrazione è diventata l’anno delle occasioni sfumate, con piazzamenti che hanno lasciato l’amaro in bocca, ma soprattutto lo zero nella casella delle vittorie. E questo lo ha molto amareggiato.

«Non è stato un anno positivo – racconta il nipote d’arte, suo nonno Gastone ha fatto la storia negli anni Sessanta – questo è certo. Dopo due annate buone, sia io che il mio team ci attendevamo il salto di qualità che non si è visto. Sono partito forte, nei primi due mesi sono arrivati molti buoni risultati come alla Firenze-Empoli e al GP Possenta, poi si è inceppato qualcosa».

Prima gara e subito un 2° posto alla Firenze-Empoli, vinta l’anno prima (foto Italiaciclismo)
Prima gara e subito un 2° posto alla Firenze-Empoli, vinta l’anno prima (foto Italiaciclismo)
Ti sei fatto un’idea di che cosa è capitato?

Un insieme di cose. Fisicamente sono calato, ho cercato disperatamente di recuperare non mollando e questo è stato un errore. Vedevo che la vittoria non arrivava e più il tempo passava, più mi prendeva la frustrazione. Questo ha inficiato un po’ anche i rapporti con la squadra, così la situazione è andata peggiorando. Alla fine qualche segnale di ripresa c’è stato, l’ultimo podio è arrivato a fine settembre. Ma non può certo bastarmi…

Eppure è arrivato il contatto con la Zalf…

Provini conosce bene Faresin, hanno lavorato insieme. Si è reso conto che i rapporti con il team erano andati deteriorandosi per qualche incomprensione e che non c’era più spazio per un futuro insieme. Così è stato molto corretto con me e ha cercato di capire se potevo trovare spazio alla Zalf. Alla fine la cosa è maturata e ne sono stato molto contento.

Il 2022 aveva avuto ben altro sapore, con vittorie nel finale di stagione a Livraga (nella foto Rodella) e Pretola
Il 2022 aveva avuto ben altro sapore, con vittorie nel finale di stagione a Livraga (nella foto Rodella) e Pretola
Anche questo ha favorito la tua ripresa nel finale di stagione? In base alle tue parole s’intuisce come il problema sia stato soprattutto mentale…

Sì, vedere che mi cercava una squadra prestigiosa, con tanti corridori vincenti, mi ha ridato entusiasmo, la forza di mostrare qualcosa in più rispetto a prima anche se non ero al meglio. Non lo posso negare, quando ho visto che non andavo, la mancanza di successi dopo due anni di vittorie, mi sono buttato giù. Ne ho fatto un’ossessione. La testa incide molto, questa è una cosa che ho imparato.

Analizzando quel che è successo, dove pensi di aver sbagliato?

Nell’inseguire la vittoria a tutti i costi. Quando ho visto che la condizione iniziava a scendere, dovevo fermarmi, pensare a ritrovare la forma, invece ho tirato diritto con testardaggine. Per questo dico che il problema era diventato soprattutto mentale. Se avessi usato la testa e mi fossi fermato, sarebbe stato meglio, invece non facevo altro che pensare alle fughe riprese nel finale o ai piazzamenti che non erano vittorie.

Nencini, classe 2000, è un ragazzo dal grande potenziale. Quest’anno è entrato per 11 volte nella top 10
Nencini, classe 2000, è un ragazzo dal grande potenziale. Quest’anno è entrato per 11 volte nella top 10
Questa stagione ti ha comunque detto di più sul tuo conto?

Sicuramente sono un corridore abituato a partire forte, i primissimi mesi mi vedono spesso protagonista. Quindi è su quelle gare che devo puntare e poi capire quando arriva il momento di staccare la spina, prendere un periodo di riposo e ripartire verso la seconda parte di stagione. Devo imparare a gestirmi meglio.

Secondo te c’è stato un problema di preparazione e da questo punto di vista come ti regolerai con la Zalf?

Problemi da quel punto di vista non ce ne sono stati, io sono abituato a seguire quello che mi viene detto. Ora mi affiderò in toto ai preparatori del team, mi fido di loro. Se non arriveranno risultati vedremo di modificare quanto necessario per arrivare all’obiettivo. Io intanto già ho ripreso a lavorare da un mese abbondante e non nascondo che l’ho fatto con un entusiasmo nuovo per sfruttare appieno questa seconda possibilità.

Nencini ha avuto anche una convocazione in nazionale, per il Circuit des Ardennes (foto Instagram)
Nencini ha avuto anche una convocazione in nazionale, per il Circuit des Ardennes (foto Instagram)
Perché seconda?

Non posso negare che io speravo tanto in un contratto da professionista, ma con la stagione che ho avuto, ho visto quel sogno infrangersi. Anche quello mi ha buttato giù, poi è arrivato il contatto con la Zalf, una porta che si è riaperta. E’ chiaro che la speranza è sempre quella del contratto che ti cambia la vita da corridore, ma bisogna guadagnarselo e io farò di tutto per riuscirci.

Prendendo te, un team che cosa deve aspettarsi?

Non un campione, lo so, ma sicuramente uno che si prodiga per la squadra, che può lavorare per gli altri, ma che poi, al momento che serve, può anche tirar fuori la zampata. Non sono certo un fenomeno, ma ho qualche freccia al mio arco e comunque possono essere molto utile. Ora intanto lo capiranno alla Zalf e sapranno come utilizzarmi.

Tanti piazzamenti per Epis e si apre la porta del WorldTour

27.10.2023
5 min
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A prima vista si potrebbe pensare che la stagione di Giosuè Epis sia stata abbastanza anonima: 2 vittorie, alla Due Giorni Marchigiana (nella foto di apertura Instagram) e al GP Calvatone proprio a fine stagione, in luogo delle 5 dello scorso anno. Invece non è così, perché il bresciano ha portato a casa qualcosa come 20 piazzamenti nei primi 10, risultando l’under 23 italiano che ha ottenuto i migliori riscontri in assoluto nel calendario nazionale. E’ stato sul pezzo da inizio marzo fino alla conclusione di metà ottobre.

A ben guardare quindi c’è stato un progresso, un progresso anche marcato, che ha avuto in conclusione l’approdo di Epis nel team Devo dell’Arkea, quindi entrando sulla strada diretta che porta al WorldTour. Ed è indubitabile che questa costanza di rendimento, questi continui risultati sempre nelle parti altre della classifica abbiamo solleticato l’attenzione dei transalpini.

«Sicuramente – spiega Epis – è stato uno degli elementi che hanno spinto il team a stringere l’accordo con me. In Francia hanno un calendario molto ricco imperniato sulla Coppa nazionale, che porta molti punti Uci ma che è anche un ottimo banco di prova per i più giovani. Tengono che si faccia sempre risultato, che lo si cerchi ed è questa una delle mie caratteristiche».

Epis era al primo anno con la Zalf, dove ha ottenuto 2 vittorie e ben 14 presenze in top 10 nelle gare U23 italiane (foto Instagram)
Epis era al primo anno con la Zalf, dove ha ottenuto 2 vittorie e ben 14 presenze in top 10 nelle gare U23 italiane (foto Instagram)
Che cosa è cambiato per te rispetto allo scorso anno?

Alla mia età una stagione fa la differenza. Dal punto di vista fisico, ma anche della maturazione e della crescita tecnica. Sono sicuramente più pronto per correre. Poi è cambiata la tipologia di allenamento, cercando di programmare un po’ tutta la stagione.

Proprio a questo proposito però, tu non hai avuto pause di rendimento: non pensi che con un calendario diverso, più selezionato avresti avuto alla fine più vittorie in carniere?

Non ne abbiamo la riprova, ma è un’opzione plausibile. Io però non mi sono mai pentito di questa scelta, al di là del fatto che mi ha permesso di approdare all’Arkea. Quest’anno non avevo obiettivi specifici da preparare, quindi la tipologia di allenamento è stata impostata proprio su quel canovaccio: tenere una buona forma tutto l’anno. Correndo con la Zalf andavo incontro anche alle loro esigenze, è un team che tiene a far bene ogni volta che si presenta al via e con tutti i suoi effettivi.

Non sono mancati i momenti difficili, legati soprattutto al Giro Next Gen al di sotto delle aspettative (foto Instagram)
Non sono mancati i momenti difficili, legati soprattutto al Giro Next Gen al di sotto delle aspettative (foto Instagram)
Puoi però dire di aver avuto un picco di forma?

Direi di no, correndo tutto l’anno non sei mai al 100 per cento e nel ciclismo attuale se non sei al massimo puoi lottare per piazzarti, ma vincere diventa molto difficile. Se guardo indietro qualche vittoria è stata forse buttata via, con piccoli accorgimenti il mio bilancio poteva essere più ricco ma va bene così.

A quando risalgono i tuoi contatti con la squadra francese?

Un primo incontro lo abbiamo avuto a maggio. Parallelamente anche l’Astana mi aveva contattato, ma alla fine ho scelto l’Arkea. Come profilo di team, come proposta di attività mi è sembrata quella più adatta a far emergere le mie caratteristiche. E’ chiaro che il prossimo anno cambia tutto, avrò il preparatore della squadra francese, il calendario sarà molto più selezionato.

Il successo di fine stagione al GP Calvatone, battendo Manenti e Rizza (foto Bottom News)
Il successo di fine stagione al GP Calvatone, battendo Manenti e Rizza (foto Bottom News)
Ti ritroverai a correre con i pro’ con i quali quest’anno ti sei confrontato molto poco. Secondo te questo, ora che sei alle porte del ciclismo che conta, è uno svantaggio?

Ho corso con le squadre professionistiche al Giro di Sicilia e in qualche uscita con la nazionale. La mia risposta diciamo che può andare in entrambi i sensi: è chiaro che ho visto proprio in Sicilia come gareggiare contro gente molto più smaliziata ti dà qualcosa in più, vedi come si muovono, entri in un certo mood, ma è vero anche che le gare internazionali U23 hanno un livello talmente alto, come ritmi ma anche come qualità generale che rispetto alle prove professionistiche comuni non c’è poi questa gran differenza. Il discorso cambia se si sale ancora, a livello WorldTour ma questo lo dico da di fuori.

Parlavi di calendario: gareggerai molto più in Francia…

Sì, seguiremo il programma nazionale con qualche uscita fuori, qualcosa anche in Italia ma molto poco. A me non dispiace, quelle sono gare che ho già vissuto con la nazionale, ad esempio la Gand-Wevelgem, con percorsi più lunghi e un clima molto ostico. Ma quello è il ciclismo che piace a me, anche nelle poche esperienze che ho finora avuto mi sono trovato molto bene.

Il bresciano approda ora al team Devo dell’Arkea B&B, per lui un calendario quasi tutto francese
Il bresciano approda ora al team Devo dell’Arkea B&B, per lui un calendario quasi tutto francese
Quando comincia l’avventura?

Partiremo per il primo ritiro il 10 dicembre per la Spagna, ci saranno anche quelli della prima squadra e sarà una prima vera presa di contatto. Voglio farmi trovare pronto e apprendere tutto quel che posso prima possibile perché il mio grande obiettivo è riuscire già alla fine della prossima stagione a strappare il contratto per la prima squadra.

E come gare che target ti sei posto?

Diciamo che ne ho almeno 3: vorrei ottenere un grande risultato alla Liegi e alla Gand-Wevelgem, il terzo riguarda il ritorno al Giro Next Gen nel quale quest’anno non sono andato come volevo, ma questo è più un discorso personale, per rifarmi di quel che mi è mancato.

C’è in te anche un pizzico di rivalsa, con il contratto firmato, verso una stagione nella quale, a fronte della gran messe di risultati, ti sei ritrovato fuori dalla nazionale per le gare titolate?

Non ho particolari rimostranze, certo nella convocazione per i mondiali ci speravo, sentivo di essere fra quelli papabili, ma il cittì ha fatto altre scelte. Magari lo convincerò il prossimo anno a suon di risultati, d’altronde dovranno essere quelli a spianarmi la strada per il WorldTour…

Ursella chiude con la DSM: il suo futuro è altrove

06.09.2023
5 min
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Ad un certo punto, curiosando tra i vari siti di statistiche ci siamo imbattuti nel nome di Lorenzo Ursella (foto Instagram in apertura). Il calendario del giovane friulano, in forza al devo team della DSM-Firmenich, è striminzito. Ursella lo scorso anno era rimasto coinvolto in una caduta in gara che lo aveva costretto ad una delicata operazione alla caviglia. Nel capire come procede il suo recupero siamo andati a chiedere direttamente a lui, che ora si trova a casa.

Lorenzo Ursella è ripartito quest’inverno dopo la frattura di caviglia e tibia subita ad aprile 2022 (foto Team DSM)
Lorenzo Ursella è ripartito quest’inverno dopo la frattura di caviglia e tibia subita ad aprile 2022 (foto Team DSM)

Un lungo inverno

L’infortunio Ursella lo aveva subito ad aprile e dopo l’operazione era tornato in bici nel finale di stagione. Da quel momento in poi è stata tutta una rincorsa per tornare ad essere competitivo.

«Avevo ripreso ad andare in bici ad agosto – racconta – e da lì non mi sono più fermato per tutto l’inverno. L’obiettivo era quello di allenarmi e recuperare, per presentarmi in forma all’inizio della nuova stagione».

Per Ursella questa è stata la seconda stagione all’interno del devo team della DSM
Per Ursella questa è stata la seconda stagione all’interno del devo team della DSM
E com’è andata?

La caviglia non mi dà più alcun problema, le viti non mi causano alcun fastidio, ma questo i medici me lo avevano detto. In inverno ho lavorato bene, tanto che a febbraio, dopo il primo ritiro fatto con la squadra, ho fatto dei test che mi vedevano in crescita. Stavo bene, ne avevo parlato anche con il dietologo. Rispetto all’inizio del 2022 avevo più massa muscolare ed ero anche dimagrito. 

La stagione come è stata indirizzata?

Dopo i ritiri con la squadra avremmo dovuto fare un primo punto della situazione. Come detto in inverno non mi sono fermato, ed ho fatto una progressione continua fino a inizio gennaio. Poi sono andato in ritiro con la squadra prima a gennaio e poi ancora a febbraio. 

Quando era previsto il ritorno in gara?

A marzo, in linea con la stagione normale. 

Nei soli 13 giorni di gara disputati nel 2023 figurano anche le due tappe corse con la nazionale al Giro di Sicilia
Nei soli 13 giorni di gara disputati nel 2023 figurano anche le due tappe corse con la nazionale al Giro di Sicilia
Alle prime uscite che sensazioni hai avuto?

Normali, anzi per me molto buone. Non sono arrivati dei risultati, però era anche normale dal mio punto di vista, non correndo dall’anno scorso. Alla fine dopo l’infortunio avevo fatto solamente due gare, a settembre, per capire come procedesse la riabilitazione. 

A inizio stagione hai corso un po’, poi ti sei fermato, come mai?

E’ stata una decisione della squadra. Sinceramente dopo l’inizio di stagione pensavo di aumentare i giorni di corsa, ma così non è stato. Fino a maggio ho corso con regolarità, poi mi sono fermato per 2 mesi, perdendo quanto di buono fatto prima. 

Una scelta del team, ma quali motivazioni ti hanno dato?

Per loro non ero in condizione, però a mio modo di vedere i riscontri erano stati buoni, considerando il calvario trascorso. Okay, non ho ottenuto risultati di rilievo, ma a livello di numeri crescevo. Pretendere risultati fin dalle prime corse era difficile.

Quella con il team olandese è stata un’esperienza difficile per il giovane friulano (foto Instagram)
Quella con il team olandese è stata un’esperienza difficile per il giovane friulano (foto Instagram)
Hai accumulato davvero pochi giorni di corsa fino ad adesso, ora che farai?

La mia stagione è già finita – dice con un mezzo sorriso amaro – ho fatto una ventina di giorni di gara, non di più. Davvero pochi, però non sono l’unico, anche altri miei compagni hanno lo stesso problema. 

Dovevi fare il Flanders Tomorrow Tour, ma alla fine non sei partito…

Quando mancavano 2 giorni all’inizio della gara, la squadra mi ha escluso dalla rosa. Anche in quel caso mi hanno detto che non mi vedevano in condizione.

E con la squadra hai mai parlato in questi mesi?

Sì, a metà stagione avremmo dovuto capire come impostare il calendario da qui a fine anno. Ci siamo parlati e confrontati, ma non mi hanno inserito gare. Forse io non ho dimostrato molto, ma è anche vero che non ho avuto grandi occasioni. 

Dopo due stagioni non troppo fortunate, a fine stagione, terminerà l’avventura olandese di Ursella (foto DSM)
Dopo due stagioni non troppo fortunate, a fine stagione, terminerà l’avventura olandese di Ursella (foto DSM)
Da qui a fine stagione che programmi seguirai?

Terrò il piano di allenamento che ho concordato con il team fino ad ottobre, poi l’anno prossimo cambierò squadra. Ho un accordo con la Zalf, molto probabilmente correrò con loro. 

Questi due anni in Olanda non sono andati come sperato…

No, anche al di là dell’infortunio. La DSM ha un calendario, per quanto riguarda la categoria under 23, molto ridotto. Non è facile correre con continuità. Come squadra è super professionale e non si può dire nulla, grazie a loro ho capito in che modo lavora un team WorldTour e come si corre all’estero. L’ambiente però non è per tutti, a causa anche dei metodi ristretti di lavoro.

A un anno di distanza la caviglia ti crea qualche preoccupazione?

Nessuna. Anzi, sto pensando di togliere le viti. Devo solo decidere il periodo giusto perché vorrebbe dire mettere il gesso e fermarsi ancora per un mese. Prima vorrei fare una stagione fatta bene, poi pormi questo problema, per affrontarlo a mente “libera”.

Zamperini vince e va in cerca di nuovi orizzonti

28.08.2023
5 min
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La vittoria al Giro del Casentino è solo l’ultimo atto di una stagione fin qui positiva per Edoardo Zamperini, vent’anni, tanto che di lui si parla sempre di più come di uno dei migliori prospetti italiani. Si era già messo in luce con il successo di oltre un mese fa al GP di Kranj, in Slovenia, gara che ha spesso sorriso ai colori azzurri ma è tutto l’anno che il ventenne di Grezzana ha un ottimo rendimento: 2 vittorie e 2 podi internazionali in stagione.

«In Toscana è andata bene – esordisce Zamperini (nella immagine di apertura photors.it) – era un circuito dove avevo già gareggiato lo scorso anno, ma l’hanno un po’ cambiato, reso più vallonato e quindi più adatto alle mie caratteristiche».

L’arrivo solitario al Giro del Casentino a Corsalone. 2° Tsarenko a 6″, 3° Iacomoni a 12″ (foto Pagni)
L’arrivo solitario al Giro del Casentino a Corsalone. 2° Tsarenko a 6″, 3° Iacomoni a 12″ (foto Pagni)
Non è una vittoria arrivata per caso, vista l’alta percentuale di piazzamenti che hai in questa stagione…

Diciamo che quando indosso il numero lo faccio ponendomi sempre un obiettivo, cercando di leggere bene la corsa e da come vanno le cose direi che ci sono riuscito finora abbastanza bene. Voglio essere sempre nel vivo dell’azione, non subire mai la corsa. Devo però dire che la vittoria di domenica mi è arrivata un po’ inaspettata, mentre quella di Kranj l’avevo puntata sin da inizio stagione come possibile target.

Perché dici che la vittoria ti ha sorpreso?

Perché ero uscito molto male da Capodarco. Lì mi ero fatto sfuggire la fuga giust,a ma mi ero posto all’inseguimento e ci sarei anche riuscito, con me c’era Iacomoni che infatti si è ricongiunto. All’improvviso però ho iniziato ad avere problemi intestinali. La notte successiva sono stato malissimo e nei tre giorni dopo (e prima della gara toscana) non ho neanche preso la bici in mano. Evidentemente però quando la condizione c’è, non cala dall’oggi al domani.

Primo posto a Kranj, battendo Ridolfo e Biagini per un podio tutto italiano (foto Prijavin.se)
Primo posto a Kranj, battendo Ridolfo e Biagini per un podio tutto italiano (foto Prijavin.se)
A Kranj avevi puntato con maggior decisione?

Era una gara più difficile, sia per condizioni della corsa che per partecipazione, infatti a dispetto dei tentativi la fuga non partiva mai, è successo solo a 20 chilometri dal traguardo. Ma sono queste le gare che mi piacciono, in queste condizioni mi esalto.

A giudicare dai risultati, il momento più basso della tua condizione è andato a coincidere sfortunatamente con il Giro Next Gen…

Non è propriamente così. La gamba c’era ma nelle due tappe che avevo identificato come più adatte a me, qualcosa non ha funzionato. Nella seconda, che poi era la prima in linea, avevo beccato la fuga e alla fine mi ero ritrovato avanti da solo, su di me sono rientrati due di squadre WorldTour che andavano fortissimo. Io ho provato ad anticiparli all’ultimo chilometro e forse ho sbagliato, perché Gelders mi ha preso la ruota e mi ha saltato, su di me è rientrato il gruppo e la tappa è andata.

L’altra frazione sulla quale puntavi?

Era la quinta. Si era formato un gruppetto con 50” di vantaggio, ho provato a riagganciarmi gli sono arrivato a 25”, ma anche lì il gruppo mi ha riassorbito a 500 metri dal traguardo. In queste occasioni serve anche fortuna, trovare i tempi giusti. Io al Giro ci tenevo molto, avevo fatto l’altura prima per essere pronto, ma quella corsa è davvero di un livello superiore, ci sono grandi nomi, azzeccare il risultato non è facile.

Il corridore di Grezzana ha indossato la maglia azzurra agli europei del 2021, finendo 16°
Il corridore di Grezzana ha indossato la maglia azzurra agli europei del 2021, finendo 16°
Per tua stessa ammissione, sei un corridore che si costruisce da solo i risultati. Per tue caratteristiche o anche perché con la squadra non riesci a trovare la giusta sintonia tattica?

Sono fatto così, corro all’attacco. Ogni corridore ha le sue caratteristiche, è chiaro che per un De Pretto serve una squadra attorno che tenga la corsa imbrigliata, io cerco l’esatto contrario.

Hai quindi bisogno di un team diverso?

Sia chiaro, alla Zalf sto bene, non mi hanno fatto mancare nulla, ma ritengo che sia meglio per me cambiare aria, per mie ragioni personali. Una delle ragioni è che vorrei avere più occasioni per gareggiare all’estero, confrontarmi con il ciclismo che conta perché come si è visto al Giro il livello fuori è un altro. Ora c’è la nazionale di Amadori che permette di fare tante esperienze, ma la selezione bisogna guadagnarsela e io nel 2024 vorrei essere preso maggiormente in considerazione.

Per Zamperini anche un passato su pista, con il titolo italiano esordienti nella corsa a punti (foto Ghilardi)
Per Zamperini anche un passato su pista, con il titolo italiano esordienti nella corsa a punti (foto Ghilardi)
Hai già contatti in corso?

Sto cercando un procuratore che possa curare i miei interessi, ma voglio fare la scelta giusta, non farmi prendere dalla fretta. Poi si vedrà dove trovare una sistemazione per il prossimo anno. Intanto mi concentro sulle gare da fare.

Cerchi un team per restare ancora nella categoria o per fare il grande salto?

Io credo che un altro anno fra gli Under 23 sia necessario, ho imparato tanto in questa stagione e ho visto che sto ancora crescendo, ad esempio in pianura ormai pedalo con un rapporto in più, ma penso che ci sia ancora margine per migliorare. L’importante è trovare chi voglia investire su uno scalatore ancora in piena costruzione.