Egidio Fior, la Zalf e una favola lunga 43 anni

18.05.2025
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C’è voluto tempo, per assorbire il colpo. Anche se l’addio era nell’aria da tanto, mettere la parola fine a 43 anni di storia non è facile, anche per un uomo di lunga navigazione nel mare ciclistico come Egidio Fior, l’uomo che ha portato la Zalf in giro per il mondo facendone una colonna portante del ciclismo giovanile italiano. Fa un certo effetto girare per le varie gare italiane ed estere e non vedere più quelle divise tricolori, quelle scritte ben evidenti, soprattutto quei ragazzi entusiasti che grazie alla sua creatura hanno assaporato il professionismo nelle sue varie epoche.

C’è voluto un po’ per mettere ordine nei ricordi e per accettare di mettersi comodi a parlare, a rimembrare tutto quel che è stato. Oggi c’è l’hotel-ristorante da cui tutto è partito e al quale bisogna dare attenzione, perché quell’impresa dà da mangiare a tante famiglie. La passione ciclistica c’è sempre, ma ora è relegata al semplice ruolo di hobby per il tempo libero.

Egidio Fior (a sinistra) dopo 44 stagioni vissute sulla strada ha deciso di chiudere la sua avventura con la Zalf
Egidio Fior, 78 anni. Dopo 44 stagioni vissute sulla strada ha deciso di chiudere la sua avventura con la Zalf

Metti una sera a cena…

«Il bello è che nacque tutto in maniera abbastanza casuale», racconta Fior. «Una sera si presentò qui al ristorante Giuseppe Beghetto (oro olimpico nel tandem e e tre volte iridato nella velocità negli anni Sessanta, ndr) e parlando mi suggerisce l’idea di creare una squadra per fare pubblicità al ristorante. Io seguivo sì il ciclismo, ma giocavo al calcio e ero più dedito a questo. Qui però passavano tanti ciclisti, quindi pensai che fosse una buona idea. Ne parlai con mio fratello Giancarlo e partimmo.

«Inizialmente ci dedicammo ai cicloturisti, ma vedemmo subito che non avevamo da soli le forze per seguire e far crescere il team, soprattutto se volevamo (e lo volevamo!) dare un’impronta agonistica. Già allora i costi non erano pochi, serviva un forte sostegno da parte di uno sponsor e lo trovammo nel mobilificio Euromobil dei fratelli Lucchetta. Erano quattro fratelli, tutti si dissero entusiasti all’idea, così nel 1984 partimmo con i dilettanti, presentando quella maglia con verde sopra e strisce bianco-rosse sotto che è rimasta fino all’ultimo».

La sala del ristorante Fior, dove sono passati tutti i grandi nomi del ciclismo italiano degli ultimi 40 anni
La sala del ristorante Fior, dove sono passati tutti i grandi nomi del ciclismo italiano degli ultimi 40 anni

Si parte e subito si scala il mondo…

Sin dall’inizio la squadra si distingue nel calendario italiano, ma soprattutto si dimostra una splendida palestra per nuovi talenti. Già nella sua formazione iniziale, composta da 8 ciclisti, ci sono nomi che si costruiranno una carriera di primo piano anche fra i professionisti, come Gianni Faresin e Flavio Vanzella. L’anno dopo la rosa sale a 10 e fra i nuovi spunta un ragazzo trentino che avrà una carriera molto fortunata: Maurizio Fondriest. I successi di quest’ultimo, a cominciare dal titolo mondiale del 1988, calamitano sul team l’attenzione generale.

«Il mio rammarico è che non sono riuscito a seguire quegli anni come avrei voluto – afferma Fior – ai mondiali c’ero, qualche gara la seguivo, ma nel complesso gli impegni di lavoro mi tenevano lontano dalle corse e dai ragazzi. Cercavo di esserci quando avevo spazio. Quelli sono stati anni magici: la vittoria di Mirco Gualdi al mondiale su strada del ’90 ci consentiva di avere nelle nostre fila il campione iridato con la maglia Zalf. Due anni dopo lo stesso fece Daniele Pontoni nel ciclocross. Intanto nel 1991 era arrivato l’ex pro’ Luciano Rui come diesse a dare una nuova impostazione al team».

La prima grande gioia internazionale per Fior: la vittoria di Maurizio Fondriest al mondiale di Renaix, era il 1988
La prima grande gioia internazionale per Fior: la vittoria di Maurizio Fondriest al mondiale di Renaix, era il 1988

La squadra, la casa: una famiglia

Nel ripensare a quegli anni, Egidio si scioglie un po’: «Per me sono stati anni speciali non solo per i risultati. Eravamo diventati una famiglia. Avevamo comprato una casetta a una cinquantina di metri dal ristorante e i ragazzi del team erano sempre qui a mangiare. Noi eravamo un po’ i “surrogati dei genitori”, soprattutto per quelli che erano lontani da casa, per gli stranieri che cominciavano a entrare nel team. Con quei ragazzi si è formato un rapporto che è andato avanti negli anni. Gualdi viene ancora a trovarci, Fondriest e Pontoni sono rimasti in contatto. Significa che avevamo seminato bene».

Quella formula è rimasta valida negli anni e dalle parti della Zalf è passato un po’ tutto il gotha del ciclismo italiano: Salvato, Figueras, Cunego, Salvoldelli, Basso, Scarponi ma l’elenco sarebbe davvero troppo lungo e lo stesso Fior c’interrompe: «Volete sapere quanta gente attraverso di noi è passata professionista? 180 ragazzi. Abbiamo vinto in tutto 8 titoli mondiali e 35 italiani, abbiamo avuto stagioni dove superavamo le 40 vittorie stagionali, roba da UAE, nel 2013 sono state addirittura 59».

Battistella, Dainese e Zurlo, tre dei tantissimi ragazzi proiettatisi verso l’attività pro’ (Photors)
Dainese e Zurlo, due dei tantissimi ragazzi proiettatisi verso l’attività pro’ (Photors)

Il ricordo delle parole di Lanfranchi

Tra tante vittorie difficile trovare quella che l’ha più esaltato, il momento più bello, ma anche in questo caso Egidio ci spiazza: «Un giorno, al Giro d’Italia, eravamo a Jesolo. Paolo Lanfranchi venne intervistato da Adriano De Zan, io ero al suo fianco e Paolo mi lasciò senza fiato: “Vedete questo signore? Devo dire grazie a lui se sono qui, perché se non ci fosse stato Egidio a credere in me, nelle mie possibilità, a quest’ora ero un bravo operaio e guardavo il Giro in tv. Invece mi sto costruendo una vita”. Non c’è vittoria che tenga di fronte a quello che è un successo di vita».

Parlavamo prima di stranieri: «Ne sono passati non pochi, ricordo ad esempio Arvesen, che vinse un mondiale e ora è un affermato diesse del WorldTour, oppure gli sloveni Pavlic e Cerin, quest’ultimo diventato procuratore di ciclisti. Tutti hanno ancora un bel ricordo degli anni trascorsi da noi».

L’ultima vittoria della Zalf sulle strade del mondo, con Zamperini al GP Kranj 2023 (Photors)
L’ultima vittoria della Zalf sulle strade del mondo, con Zamperini al GP Kranj 2023 (Photors)

Il disagio e lo stop

Poi, come tutte le belle storie, arrivano le ultime pagine, fino alla parola “fine”: «Non abbiamo mollato per ragioni economiche. Dopo 43 anni la Euromobil ha deciso di dire basta, di fare altre scelte. Fare l’attività continental costa tanto e ti restituisce molto poco. Ripeto, non sono le ragioni economiche che ci hanno spinto a mollare, è più una sorta di disagio, di inadeguatezza a un ciclismo che è profondamente cambiato e che per vecchie menti come le nostre è ormai troppo lontano.

«A me piaceva di più il sistema di prima: facevi la tua attività da dilettante, se avevi i valori giusti passavi, a qualsiasi età. Ora va tutto di fretta, tutti vogliono andare subito nel WorldTour, non so dove si finirà perché i campioni di oggi mi sembra che brucino tutto troppo presto. A un certo punto ho capito: ho 78 anni, il mio contributo l’ho dato, ora è tempo che ci pensino gli altri. A me restano i ricordi e l’affetto della gente».

Raccani afferra l’occasione JCL UKYO e guarda all’Asia

28.12.2024
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La JCL Team UKYO nella passata stagione si è dimostrata tra le migliori formazioni continental al mondo, posizionandosi al terzo posto della classifica a loro dedicata. Davanti al team giapponese si sono piazzati i malesiani del Terengganu e il devo team della Lidl-Trek. Il salto in avanti fatto dalla squadra guidata da Alberto Volpi è sotto gli occhi di tutti. Nel 2024 le sue fortune erano arrivate da corridori italiani come Malucelli, Pesenti e Carboni. Tutti e tre gli azzurri hanno sfruttato il trampolino offerto dalla JCL Team UKYO per lanciarsi in formazioni più grandi e ambiziose

Nel progettare il 2025 Volpi e i suoi hanno così pensato di ritornare a cercare ragazzi dall’Italia. Sono arrivati così Simone Raccani, Andrea D’Amato, Nicolò Garibbo e Alessandro Fancellu. Tutti con ambizioni e motivazioni differenti. 

Raccani dovrebbe ricalcare il calendario fatto da Pesenti in maglia JCL Team UKYO
Raccani dovrebbe ricalcare il calendario fatto da Pesenti in maglia JCL Team UKYO

La voglia di Raccani

Chi ci ha stimolato maggiore curiosità è Simone Raccani, il veneto di Thiene dopo un passato recente molto difficile ha ritrovato la voglia di combattere e pedalare. Una grande mano gliela ha data la Zalf Fior, che però a fine stagione ha chiuso i battenti. Ma le motivazioni di Raccani sono tornate, più solide che mai, e allora si è gettato in questa avventura con entusiasmo. 

«E’ da un po’ che sono tornato ad allenarmi – racconta appena rientrato da un’uscita – esattamente dal 10 novembre scorso. Ora ho avuto modo di testare i materiali e i kit del prossimo anno. Non manca nemmeno tanto al rientro in gara, visto che dovrei partire per l’AlUla Tour a fine gennaio. Prima, però, andrò in ritiro con gli altri italiani della JCL in Spagna. Dovrei fare le stesse gare che l’anno scorso sono toccate a Pesenti e Malucelli. Vedremo quando arriverà la conferma, ma rimane il fatto che la squadra è parecchio ambiziosa».

Raccani è tornato a correre quest’anno nelle file della Zalf, che ha creduto in lui (photors.it)
Raccani è tornato a correre quest’anno nelle file della Zalf, che ha creduto in lui (photors.it)
Torniamo al 2024, che stagione è stata?

Riprendere le gare non è stato semplice. Non correvo da sei mesi, da agosto del 2023. Il ritorno in gruppo però è stato in crescendo e da aprile a fine stagione sono stato molto costante. Al Giro d’Abruzzo, gara dedicata ai professionisti, ho fatto bene terminando nei primi venti nella tappa di Prati di Tivo. 

Dopo due anni difficili essere ritornato alla Zalf come ti ha fatto sentire?

Ho corso con loro per due stagioni, nel 2021 e nel 2022, prima di fare lo stage con la Quick Step. Anche quando poi nel 2023 sono andato in Eolo ci siamo lasciati bene, mi conoscono bene. Grazie a Gianni Faresin ed Egidio Fior ho ritrovato la spinta che mi mancava. Pensare che nel 2025 non ci saranno più mi crea un grande dispiacere. 

Al Giro del Veneto, nell’ultima tappa arriva la vittoria e la classifica generale
Al Giro del Veneto, nell’ultima tappa arriva la vittoria e la classifica generale
Voi lo sapevate da un po’?

Da metà anno era arrivata la voce che non avremmo proseguito la prossima stagione. Poi nell’ultimo mese di gare c’è stata la conferma. La Zalf ha lanciato tanti corridori tra i professionisti e sono felicissimo di aver indossato i loro colori. 

Con loro hai trovato nuovo entusiasmo, cosa ti è rimasto degli ultimi due anni?

Diciamo che purtroppo sono stato molto sfortunato perché nel momento cruciale, nel 2022 durante lo stage con la Quick Step, sono caduto. Ho perso tutto il periodo con loro e una bella chance. E’ stata una batosta forte. 

Nel 2022 Raccani era stato selezionato dalla Quick Step per fare uno stage, opportunità terminata con una brutta caduta
Nel 2022 Raccani era stato selezionato dalla Quick Step per fare uno stage, opportunità terminata con una brutta caduta
Quando hai ripreso nel 2023 come ti sentivi?

Strano, perché non ero sicuro. In gara avevo paura di cadere e di farmi male. Non riuscivo a stare in gruppo. Quelli sono traumi che rischiano di restarti dentro. Poi correvo con una placca al polso. 

Tanto da fermarti per poi ripartire nel 2024. 

A inizio anno ho tolto la placca e mi è tornata un po’ di fiducia nel muovermi in corsa e sono migliorato. 

Quando è arrivata la proposta della JCL Team UKYO?

Dopo la vittoria al Giro del Veneto mi hanno fatto la proposta. La squadra l’avevo già sentita, poi una volta a casa ho controllato il calendario, i materiali con cui corrono e tutto il resto… Mi è sembrata fin da subito un’ottima scelta. Da quando è arrivato Volpi sono cresciuti parecchio, tanto da raccogliere parecchi risultati. 

Nel 2023 aveva corso in maglia Eolo, ma l’esperienza non fu positiva
Nel 2023 aveva corso in maglia Eolo, ma l’esperienza non fu positiva
Un passo ulteriore?

Sicuramente non è una formazione paragonabile a una continental italiana. Anzi, la considero una “falsa” continental visto che il calendario è paragonabile a quello di una professional. 

Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?

Di mettermi al servizio del team e di provare a raccogliere dei buoni risultati personali. Nelle corse di casa, come il Tour del Giappone, mi piacerebbe fare bene. Così come negli arrivi in salita. Sulla carta avremo modo di fare gare di alto livello, come il Tour of the Alps. Sono arrivati anche sponsor importanti, come Mitsubishi. Mi è stata concessa una chance che in pochi hanno, voglio sfruttarla al massimo

Il lento addio della Zalf, De Carlo non vuole mollare

08.10.2024
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Piccolo Giro dell’Emilia di qualche domenica fa: primo Giovanni De Carlo, Zalf. Secondo Federico Iacomoni, Zalf. Terzo Simone Raccani, Zalf. Triplette del genere nel corso degli anni non sono state neanche così rare nel calendario italiano, ma oggi assumono un significato diverso conoscendo il momento della squadra più antica del panorama under 23 d’Italia.

Il racconto di quel giorno è simile ad altri delle ultime settimane perché la possibilità malaugurata che la società di Castelfranco Veneto non riesca ad andare avanti sembra aver dato una forza supplementare a tutti i corridori dello storico team trevigiano. E’ lo stesso De Carlo a farlo capire con la passione delle sue parole.

Il podio finale del Piccolo Giro dell’Emilia tutto targato Zalf (Photors)
Il podio finale del Piccolo Giro dell’Emilia tutto targato Zalf (Photors)

«Era stata una corsa molto movimentata dove ci eravamo mossi con grande attenzione, coprendoci l’un l’altro, rispondendo a tanti tentativi nelle fasi calde della gara. Sull’ultima salita ho provato l’azione di forza, poi allo scollinamento Iacomoni mi ha agganciato e abbiamo proceduto insieme».

A quel punto avete stabilito prima chi dovesse vincere?

Ne abbiamo parlato insieme anche al diesse. Io era da tanto che cercavo una vittoria e ne avevo bisogno proprio in funzione di quel che sarà, della ricerca di un futuro. Ci siamo messi d’accordo e devo dire grazie a Federico come ai compagni per questo successo prestigioso.

L’arrivo in pieno accordo fra De Carlo e Iacomoni. La vittoria serviva soprattutto al primo (Photors)
L’arrivo in pieno accordo fra De Carlo e Iacomoni. La vittoria serviva soprattutto al primo (Photors)
Che cosa rappresenta questo team per te?

E’ molto importante, è un po’ la rappresentazione della realizzazione di un sogno. Io sono della provincia di Treviso e chi inizia ad andare in bici, a fare le prime gare, chi vuole insistere su questa strada ha sempre avuto la Zalf come riferimento. E’ un po’ la squadra di casa, una sorta di nazionale locale alla quale tutti vogliono accedere e ne parlo volutamente al presente perché ognuno di noi una piccola speranza che tutto ciò non finisca ce l’ha.

In squadra come si vivono queste settimane dopo l’annuncio del rischio di chiusura, dopo che lo sponsor principale si è tirato indietro?

Noi lo abbiamo saputo quest’estate e sinceramente è stato un colpo per tutti. Abbiamo però cercato di reagire subito, di non farci abbattere e anzi abbiamo serrato le fila. Non c’è stato neanche bisogno di dirlo, ma corriamo sapendo che potrebbe essere l’ultima volta e quindi diamo il 110 per cento. Viviamo l’attività in maniera tranquilla, pensando a fare il nostro dovere fino all’ultimo minuto, raccogliendo tutto quel che si può, onorando questa maglia così gloriosa.

Per De Carlo la prima stagione alla Zalf è stata costellata da ben 13 Top 10 (foto Agostino Bortignon)
Per De Carlo la prima stagione alla Zalf è stata costellata da ben 13 Top 10 (foto Agostino Bortignon)
Voi che sensazione avete percepito?

Ce l’hanno comunicato in maniera molto tranquilla, in anticipo sul finale di stagione proprio per permettere a ognuno di trovare un nuovo approdo. Non è, come avviene tante volte, che si chiude per colpa di dissidi interni. Probabilmente è solo la fine di un ciclo come avviene in tanti campi della vita, anche se ripeto una piccola porta aperta è stata lasciata. Questo ci ha dato molta più voglia di emergere e penso che in gara si veda, abbiamo quella luce negli occhi che altre squadre non hanno. Non è un caso se dopo che ci hanno dato l’annuncio, i risultati sono arrivati a pioggia.

Venendo al tuo caso, tu sei un secondo anno Elite. E ora?

Io vorrei continuare, chiaramente l’età che avanza (anche se dirlo a 23 anni è davvero strano…) non gioca a mio favore. Sto valutando che cosa fare, chiaramente ogni risultato conta, infatti in tutte le gare fatte dopo il Giro del Friuli non sono mai uscito dalla Top 10. Ho ancora un paio d’anni nella categoria che vorrei sfruttare. E’ un momento particolare, non è facile correre non sapendo se l’anno prossimo sarò ancora a battagliare su queste strade.

Per la Zalf potrebbero essere le ultime settimane, se non si troverà uno sponsor di peso (foto Bortignon)
Per la Zalf potrebbero essere le ultime settimane, se non si troverà uno sponsor di peso (foto Bortignon)
Il palmarés di queste ultime settimane è dalla tua…

Io spero che qualcuno se ne accorga. Sono un passista-scalatore, in grado di emergere su più terreni, quest’anno ho portato a casa finora una vittoria e ben 13 Top 10, finendo quinto anche al Giro del Veneto. Credo di poter dare un contributo a ogni team, sia aiutando gli altri che puntando al risultato. Certo, se poi arrivasse la notizia che si continua, sarebbe come un regalo di Natale in anticipo…

Guzzo riassapora il successo, sperando non sia tardi

13.08.2024
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Di Federico Guzzo si erano un po’ perse le tracce. Partito fortissimo fra gli juniores, in evidenza anche al suo approccio con gli Under 23, a inizio agosto è tornato ad assaporare il dolce gusto del successo aggiudicandosi una classica del settore come la Zané-Monte Cengio. Una vittoria che ci voleva come il pane, per restituire entusiasmo a un corridore dai molti mezzi ma passato un po’ troppo presto nel dimenticatoio.

Il podio della Zané-Monte Cengio, con il veneto fra l’eritreo Zeraj (2°) e l’olandese Van Der Meulen (3°)
Il podio della Zané-Monte Cengio, con il veneto fra l’eritreo Zeraj (2°) e l’olandese Van Der Meulen (3°)

Le vittorie non bastano mai

Eppure di vittorie non ne ha ottenute poche: 5 nel 2022 con un inizio al fulmicotone con Empoli e San Vendemiano in sequenza, una corsa di prestigio come il GP Città di Brescia lo scorso anno, quest’anno poche gare ma già successi al GP La Torre e Trofeo Gino Visentini fino alla prova veneta. E nel frattempo?

I risultati non dicono tutto. Non sono stati anni facili. Nel 2023 è emerso un problema alla tiroide di non facile soluzione. C’è stata anche la mononucleosi non curata bene. Poi dopo un buon inizio anno un incidente al ginocchio ed altro stop. Tutte queste fermate hanno avuto un prezzo altissimo: Guzzo era entrato nell’orbita di molti team, alcuni anche del WorldTour, ma poi spaventati da tanta sfortuna si sono tirati indietro lasciandolo con un pugno di mosche in mano.

Tre vittorie in stagione per il corridore di Conegliano, al suo primo anno Elite
Tre vittorie in stagione per il corridore di Conegliano, al suo primo anno Elite

Un successo ottenuto di forza

Ora forse si riparte: «A luglio ero già andato bene, con il podio a Brescia e il 4° posto al Giro del Medio Brenta. Ma poi un altro stop mi aveva impedito di sfruttare la condizione. Ho ripreso proprio con la corsa del Monte Cengio, cogliendo una vittoria che mi restituisce morale. Nella fuga iniziale abbiamo inserito tre uomini, ma io sapevo però che decisiva sarebbe stata la salita nel finale. Era lunga, bisognava saper attendere, a metà era veloce e nel finale a giocarci la vittoria eravamo in 7. Svoltando per il Monte Cengio siamo rimasti in 3 ma io non volevo aspettare lo sprint, così sono partito ai -3».

Una vittoria che premia una volta di più la sua scelta di lasciare la Zalf per passare all’Uc Trevigiani, dove è molto coccolato tanto che il presidente Ettore Renato Barzi era il più felice al traguardo, quasi avesse vinto un figlio: «Mi trovo bene nel team, del passato non voglio parlare. Il gruppo merita molto, mi è vicino. Mi hanno cercato loro, dandomi un’occasione».

Guzzo è nel team da quest’anno. Ha trovato molta collaborazione e sostegno per le sue gare
Guzzo è nel team da quest’anno. Ha trovato molta collaborazione e sostegno per le sue gare

Si decide tutto a fine stagione

A inizio stagione, certamente non in un buon periodo, Guzzo aveva paventato per fine stagione un suo ritiro, essendo al primo anno Elite, se non si fossero palesate possibilità. E ora? «La mia posizione rimane la stessa, se non quaglierà nulla penso che lascerò, non ha senso rimanere così a bagnomaria. Il problema è che siamo ad agosto, il che significa che il mercato sta chiudendo e i contatti sarebbero già dovuti arrivare, invece non c’è nulla di concreto all’orizzonte. Io spero che i risultati, magari proprio questa vittoria riesca ad aprire uno spiraglio».

D’altronde Guzzo non ha procuratori che lo seguono: «L’avevo, ma non ha portato a nulla. Ora mi affido totalmente a me stesso. Alla mia capacità di emergere. E’ chiaro che non posso pretendere che venga da me la Visma o la Uae: io vorrei solo una chance per correre un calendario più competitivo e vicino a quello dei pro. Riuscirci esclusivamente attraverso miei meriti sarebbe un risultato enorme, ma se non succede, non so se avrò la forza di insistere».

Guzzo aveva un contratto annuale con la Zalf. Entrato nel 2020 ha chiuso nel 2023
Guzzo aveva un contratto annuale con la Zalf. Entrato nel 2020 ha chiuso nel 2023

Ora le corse più adatte

Allora bisogna andare a caccia di altri risultati, fare sempre meglio: «Arrivano gare che si adattano molto alle mie caratteristiche come la Firenze-Viareggio, il Giro del Casentino e le prove pavesi. Io ce la metterò tutta, sperando che mi portino bene e che magari alla fine il telefono squilli…».

La seconda chance di Raccani, tornato a fare ciò che ama

08.07.2024
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Per certi versi la vittoria di Simone Raccani al Giro del Veneto è stata una delle principali sorprese di questo scorcio di stagione. Perché rilancia il nome di un corridore che pur essendo ancora molto giovane (ha solo 23 anni) ha già vissuto una totale altalena di emozioni su due ruote, tanto da essere uscito da questo mondo per poi rientrarci. Cosa decisamente non comune.

Il podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, con Raccani fra Piras e Roganti (Photors)
Il podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, con Raccani fra Piras e Roganti (Photors)

Un successo il suo che cambia molto le prospettive: «Ci voleva davvero, spero di continuare su questa strada anche perché adesso la stagione propone molte gare a me adatte, con arrivi in salita e ci arrivo con la gamba buona, quella che ti capita non così spesso. Il mio obiettivo ora è il Giro del Friuli dove voglio fare classifica e ripetere l’exploit del Veneto, ma chiaramente in un contesto internazionale decisamente più qualificato».

Com’è arrivata la vittoria nella corsa a tappe?

E’ stata una prova molto particolare, con le prime due tappe annullate per maltempo. Nella terza sono andato un po’ in crisi allo scollinamento per poi riagganciare i primi, ma non ne avevo per giocarmi la vittoria. Ero comunque tra i primi e per com’era andata la giornata era già abbastanza. Sapevo che tutto si sarebbe giocato nella tappa conclusiva su una salita che conosco bene, dove avevo già vinto nel 2019 da junior. All’inizio c’è stata subito selezione, a 7 chilometri dal traguardo eravamo rimasti in pochi, i migliori, quelli in lotta per la classifica.

La vittoria a Schio è stata decisiva per la conquista del Giro del Veneto
La vittoria a Schio è stata decisiva per la conquista del Giro del Veneto
E poi?

Io sapevo quali erano i punti duri, dove fare la differenza. Con me sono rimasti Masciarelli e Meris che aveva la maglia di leader, ma a 4 chilometri dal traguardo su un altro punto duro li ho staccati e a quel punto è diventata una sfida contro il tempo, dovevo ribaltare la classifica. Tra l’altro questa vittoria è anche una sorta di ringraziamento mio per la squadra che ha la sede vicino, a Castelfranco, in una tappa è venuto anche il patron ad assistere.

Sei molto legato a lui?

Non potrebbe essere altrimenti. E’ stato proprio Egidio Fior che di sua iniziativa mi è venuto a cercare l’inverno scorso, convincendomi a rimettermi in gioco. Io avevo mollato a settembre chiudendo con la Eolo Kometa, ma non era stato per dissidi o altro. Ho passato un brutto periodo, non c’ero più con la testa, avevo deluso le aspettative che tutti avevano quand’ero passato junior ma che avevo soprattutto io. Non saprei neanche dire perché, c’entra la brutta caduta del GP Industria e Artigianato, ma difficile ripresa, ma non saprei trovare una vera spiegazione. E’ solo che le cose non erano andate come speravo.

Nel 2019 Raccani aveva vinto il titolo regionale junior, precedendo Alessio e De Pretto (Photors)
Nel 2019 Raccani aveva vinto il titolo regionale junior, precedendo Alessio e De Pretto (Photors)
Fior ha trovato le parole giuste?

Sì, mi ha spinto a rimettermi in gioco. Mi sono preso un paio di settimane per riflettere, per capire se potevo davvero onorare un simile impegno perché quando ti arriva una seconda possibilità, sai che non puoi sprecarla, anche perché era stata una sua iniziativa che meritava rispetto. Non è stato semplice, i primi mesi sono stati durissimi, ho fatto davvero tanta fatica, ma ho trovato un supporto eccezionale nella squadra. Se mi sono rimesso in sesto è stato anche grazie a loro.

E’ stato più difficile fisicamente o mentalmente?

Forse a livello di testa. Non correvo da mesi, le prime gare sono state davvero pesanti, non è facile ritrovare il ritmo gara. Oltretutto io sono ormai Elite, ho superato il limite di età e il calendario non propone così tanti eventi per quelli come me non potendo fare le gare regionali. C’è stata anche l’occasione di affrontare i pro’, al Giro d’Abruzzo e non ero andato neanche malaccio, anche se ancora non ero io. Poi al Giro della Provincia di Biella è arrivato il podio che è stato un bel segnale, la vittoria al Memorial Tortoli, altri piazzamenti. Dove correvo riuscivo ad emergere.

La sua condizione era apparsa in crescendo già al Memorial Tortoli, vinto di forza
La sua condizione era apparsa in crescendo già al Memorial Tortoli, vinto di forza
A questo punto che cosa ti proponi?

E’ difficile trovare un obiettivo specifico. Io voglio onorare al meglio questa seconda chance, ovunque si corra, a qualsiasi livello, poi si vedrà. Con la squadra non ci siamo presi alcun impegno per la prossima stagione, qualsiasi cosa me la dovrò meritare con i risultati.

C’è chi ti segue a livello di contratti?

Sì, la GL Promotion e devo dire loro grazie perché non mi hanno abbandonato, anche dopo il mio ritiro, pur sapendo che li avevo messi in difficoltà e che non avevo tenuto fede alle aspettative. Chiunque avrebbe mollato, loro no, hanno continuato a credere in me, nelle mie qualità e li ringrazio per questo.

Raccani è tornato a correre quest’anno nelle file della Zalf, che ha creduto in lui (Photors)
Raccani è tornato a correre quest’anno nelle file della Zalf, che ha creduto in lui (Photors)
Evidentemente, vista la tua vittoria, è stata la scelta giusta…

Anche perché rispetto a quando sono passato U23, è evidente che il livello si è alzato. Vincere a questi livelli fa ben sperare, ora devo solo continuare su questa strada. Quel che conta è che ho ritrovato la motivazione, posso ancora fare bene.

Guerra: le fughe e i sogni in un mondo difficile

08.05.2024
4 min
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C’è una storia nascosta nei meandri di una corsa come il Giro d’Abruzzo, una delle tante che hanno fatto da introduzione all’attuale Giro d’Italia. Una storia illustrativa di quel che è il ciclismo contemporaneo, quello più sotterraneo rispetto alle luci e allo sfarzo del WorldTour, quello fatto da corridori che cercano spazio non tanto per la gloria, quando per fare della loro attività un lavoro e questo particolare non va mai dimenticato. Questa storia riguarda Andrea Guerra.

Per il vicentino quest’anno 7 giorni di gara e un 3° posto al Giro dei 4 Comuni
Per il vicentino quest’anno 7 giorni di gara e un 3° posto al Giro dei 4 Comuni

Un uomo in fuga

Il suo nome è spesso balzato agli onori delle cronache in quei giorni perché il corridore della Zalf non perdeva occasione per andare in fuga, per cercare di mettersi in evidenza. Come spesso succede, poi la corsa prendeva un’altra piega, lui scivolava indietro in classifica, ma il suo l’ha fatto e aver chiuso la corsa al quinto posto nella classifica dei Gpm ha un significato.

«Eravamo partiti con l’obiettivo di farci vedere – racconta il ventiduenne di Valli del Pasubio – io ho provato a sfruttare soprattutto le prime due tappe. Nella prima sono stato in fuga per 137 chilometri, il giorno dopo per 113 e sono sforzi che si sentono nelle gambe, anche se paradossalmente nelle altre due tappe sono arrivato più avanti».

Il veneto insieme a Bracalente con il quale ha movimentato le prime due tappe in Abruzzo
Il veneto insieme a Bracalente con il quale ha movimentato le prime due tappe in Abruzzo
Ti sei ritrovato in entrambe le occasioni con Diego Bracalente

Lui è più scalatore di me, ma avevamo un buon feeling in gara. A dir la verità la prima giornata è stata più casuale, la fuga era già nata, io sono riuscito a sfruttare un cavalcavia per andare alla ricerca dei fuggitivi e agganciarmi, eravamo in 7 e c’era buona collaborazione. Quando ci siamo ritrovati in pianura eravamo in 4 ma non c’era più tanta collaborazione, alcuni aspettavano il ritorno del gruppo. Nella seconda ci abbiamo riprovato, con più convinzione.

Ti ritieni uno scalatore?

Non propriamente, più un passista-scalatore. Nelle salite lunghe alla fine pago dazio, tengo meglio sui percorsi dove c’è da andare su e giù. Quei tracciati che rispecchiano un po’ le mie terre, dove c’è respiro tra un’ascesa e l’altra. Ad esempio una delle mie gare preferite è il Giro del Valdarno proprio perché ha queste caratteristiche. Invece non ho problemi a tenere anche distanze lunghe. Non è un caso se proprio lì ho colto quella che ritengo la mia vittoria più bella.

La vittoria alla quale tiene di più, quella per distacco al Giro del Valdarno 2022 (foto Valdarno Oggi)
La vittoria alla quale tiene di più, quella per distacco al Giro del Valdarno 2022 (foto Valdarno Oggi)
Non è un caso neanche se nell’occasione del confronto con i professionisti sei andato in fuga…

Lo avevo fatto anche un paio d’anni fa al Giro di Toscana. Avrei provato a fare lo stesso nelle corse di Pozzato a fine stagione scorsa, ma sono stato messo K.O. da un virus intestinale e così ho perso una bella occasione.

Come sei arrivato al ciclismo?

Certe volte ci ripenso e me lo chiedo anch’io. Ricordo che quand’ero piccolo mio padre mi raccontava di quando faceva le volate, lui correva a livello provinciale. Io andavo a vederlo e la cosa che mi colpiva era la fatica che facevano… Mi piaceva di più il calcio, solo che col passare del tempo io crescevo e mi sentivo sempre più imprigionato nel ruolo, negli schemi, io cercavo libertà, volevo sperimentare. Un giorno ho visto una corsa in tv e ho deciso di provarci. I miei genitori non erano proprio felicissimi, oltretutto ero abbastanza robusto e non andavo un granché, ma avevo passione e quella mi ha fatto crescere e migliorare. Le prime corse le ho fatte da G6.

Guerra in allenamento con la Zalf. E’ il suo terzo anno nel team, il primo da elite (photors.it)
Guerra in allenamento con la Zalf. E’ il suo terzo anno nel team, il primo da elite (photors.it)
E adesso che cosa ti aspetti?

Ho imparato a non aspettarmi nulla, è l’unico modo per non rimanere delusi. Io sono al terzo anno con la Zalf, mi trovo benissimo, è un bell’ambiente, ma quello che viviamo è un mondo strano, dove quando perdi quella qualifica di under 23 (Guerra è al primo anno elite, ndr) ti senti un po’ messo ai margini. Meglio non sperare troppo, altrimenti ti aspetti cose che al momento non si hanno. Per carità, anch’io vorrei diventare professionista e ogni gara è un’occasione per mettersi in mostra, salire un gradino, magari trovare quello sguardo interessato di chi può fare qualcosa perché io lo diventi.

Ma di sogni ne avrai, legati al ciclismo…

I sogni ci sono sempre, fosse per me vorrei correre gare sempre più importanti fino ad arrivare a quelle realmente prestigiose, le classiche. Ma stiamo parlando di sogni, la realtà è ben altra cosa…

Il 2024 della Zalf nel ciclismo che corre: la visione di Faresin

02.03.2024
4 min
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PONTE SAN MARCO – La stagione elite e under 23 ha preso il via lo scorso fine settimana. Sabato con la Coppa San Geo e la Firenze-Empoli, poi con il Gp Misano e il Gp La Torre domenica. Le maglie cambiano, ma le squadre che lottano per vincere sono state pressoché le stesse. Tra le formazioni continental che si sono messe in evidenza in questo primo scorcio di gare c’è stata la Zalf-Euromobil-Desirée-Fior. I ragazzi guidati da Gianni Faresin hanno raccolto un buon risultato in Toscana, con il podio di Giovanni Zordan a La Torre.

Il primo podio stagionale per la Zalf è arrivato al Gp La Torre grazie a Zordan (photors.it)
Il primo podio stagionale per la Zalf è arrivato al Gp La Torre grazie a Zordan (photors.it)

Tra under 23 e pro’

Faresin, che si appresta ad un’altra stagione alla guida della Zalf, ci racconta quali sono le ambizioni e i progetti del team. Ci sono tanti fattori da prendere in considerazione, non ultimo un ciclismo che cambia molto rapidamente. 

«E’ importante partire subito bene – ci ha spiegato alla partenza della Coppa San Geo – le prime gare servono per dare fiducia. Se si inizia nel modo giusto poi anche in squadra si respira un’aria diversa. Partiamo con il calendario italiano elite e under 23, poi il primo appuntamento con i pro’ sarà al Giro di Romagna. Staccheremo a metà stagione, per presentarci al meglio agli appuntamenti di fine anno, sempre con i professionisti. Abbiamo voluto inserire più gare con i pro’ perché abbiamo una rosa più matura. Queste corse saranno utili soprattutto per i ragazzi più grandi, per farsi vedere e avere una possibilità in più».

Alla Coppa San Geo la Zalf ha schierato una formazione con un mix di esperti e giovani
Alla Coppa San Geo la Zalf ha schierato una formazione con un mix di esperti e giovani

Equilibrio tra giovani e elite

La rosa della Zalf, composta da 15 ragazzi, ha un equilibrio perfetto tra ragazzi di primo anno e elite. Un team calibrato sulle esigenze di questi corridori, anche il calendario dovrà essere studiato bene. 

«Diciamo che abbiamo quattro elite in squadra e tre giovani di primo anno. E’ un team molto equilibrato tra giovani e anziani – ride – se così vogliamo definirli. Il calendario sarà diviso tra giovani che devono fare esperienza e gli altri ragazzi che sono alle ultime possibilità per mettersi in mostra. Ora il mondo del ciclismo corre, secondo noi non sono vecchi, un ragazzo a 23 o 24 anni ha ancora tutto da dare. La mentalità delle squadre WorldTour è questa. Molti di questi corridori devono dimostrare di esserci, correndo con noi, per poi passare in una professional e infine giocarsi le proprie carte. Come una volta, fare un po’ di gavetta, e se vai bene trovi la tua dimensione. La carriera di un corridore non dovrebbe finire a 29 o 30 anni come succede sempre più spesso. 

Pochi giorni prima del debutto stagionale è stata presentata la formazione 2024
Pochi giorni prima del debutto stagionale è stata presentata la formazione 2024

La lotta con i devo team

Sopravvivere nel ciclismo moderno è difficile per i ragazzi, ma anche per le squadre. Le formazioni continental sono costrette a cambiare, l’ultima è stata la MBH Bank Colpack-Ballan che dal 2025 diventerà professional. Come si colloca la Zalf in questo mondo in continua evoluzione?

«Una volta si tendeva a preservare di più i giovani – risponde Faresin – soprattutto i primi anni. Ora, invece, anche loro devono allenarsi con maggiore intensità e capita di doverli schierare in gare importanti. Molti ragazzi, juniores e non, vanno all’estero, quindi in Italia c’è un po’ di carenza di atleti. Tutto questo ci porta a far correre ragazzi di primo anno nelle gare internazionali o addirittura con i professionisti. Li si mette subito a confronto in palcoscenici importanti, cercando di farli crescere senza bruciarli. L’anno scorso tre nostri ragazzi sono passati professionisti, questo vuol dire che se si ha pazienza anche noi possiamo offrire certe opportunità. Rispetto a devo team abbiamo un budget limitato, non possiamo correre in tutta Europa».

Ursella (a sinistra) è tornato a correre in Italia dopo due anni al Development Team DSM
Ursella (a sinistra) è tornato a correre in Italia dopo due anni al Development Team DSM

L’esempio di Ursella

La Zalf, tra le sue fila in questo 2024, ha accolto Lorenzo Ursella. Il friulano è passato under 23 con il Development Team DSM e dopo due stagioni sfortunate è tornato in Italia, proprio da Faresin, per rilanciarsi. 

«Lui è stato uno dei ragazzi che ha scelto di andare all’estero – spiega il diesse – purtroppo si è fatto male subito al primo anno. La squadra non lo ha aspettato e ora deve rilanciarsi. E’ un ragazzo giovane, del 2003, ha la qualità giusta per rilanciarsi e dovrà essere bravo nel ritrovarsi. Noi gli daremo le giuste occasioni e in un ambiente come il nostro sono sicuro potrà trovare la tranquillità per fare bene».

Nelle file della Q36.5 arriva Bozzola che non si accontenta

31.01.2024
5 min
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E’ passato molto tempo dall’aprile 2022, quando Mirko Bozzola sorprese tutti facendo suo il GP Liberazione juniores sulle strade romane. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e il corridore che faceva parte dell’Aspiratori Otelli ha continuato a evolversi, si è anche aggiudicato una tappa al Giro della Lunigiana per poi cambiare categoria e andare in crescendo, con una vittoria a metà giugno prima di chiudere la stagione già a metà luglio. Tempo comunque sufficiente per trovare l’ingaggio con la Q36.5.

Un’evoluzione che apre la porta a tanti spunti, a cominciare dal fatto che è una scelta a metà fra Italia e estero: «Ad agosto ho avuto il primo contatto. Ho parlato a lungo con Daniele Nieri che mi ha spiegato non solo le aspettative del team nei miei confronti e il programma, ma anche la filosofia di squadra. Non c’è voluto molto a convincermi, era chiaro che la squadra sia molto ambiziosa e io mi ci rispecchio perfettamente».

Pur avendo chiuso già a luglio la sua stagione, il 19enne aveva già trovato un approdo alla Q36.5 (photors.it)
Pur avendo chiuso già a luglio la sua stagione, il 19enne aveva già trovato un approdo alla Q36.5 (photors.it)
Come prima impressione la senti più vicina alle tue esperienze passate, alle nostre radici?

Ci sono sicuramente molti italiani, ma resta pur sempre un team internazionale e per me questo è stato preminente. Una formazione simile ti fa crescere perché fa un calendario molto prestigioso. Io la vedo come una via di mezzo, ma la corsa che mi piace di più è che prende il meglio di ognuna delle due eventualità.

Tu hai fatto già un anno nella categoria con la Zalf. Che cosa ti ha spinto a cambiare?

Non rinnego assolutamente la mia scelta, mi ha dato tante soddisfazioni, ma mi sono anche reso conto che per arrivare dove voglio arrivare serve qualcosa in più. In questo molto pesa il calendario: fare gare più importanti significa affrontare corridori più forti e questo è un passo fondamentale per crescere. Per questo ritengo questo un anno decisivo per la mia carriera.

Una sola stagione per Bozzola alla Zalf, con solo 16 giorni di gara, ma un bilancio positivo (photors.it)
Una sola stagione per Bozzola alla Zalf, con solo 16 giorni di gara, ma un bilancio positivo (photors.it)
Tu finora sei stato identificato soprattutto come un velocista, ma questa definizione la senti stretta?

Sì, al punto che ormai non mi ci identifico più. Io voglio essere visto come un corridore che ha a disposizione più frecce al proprio arco. Non dimentichiamo che il Liberazione l’ho vinto al termine di una fuga lunghissima. Anche per questo è importante la scelta che ho fatto: effettuare gare sempre diverse, su percorsi il più possibile separati l’uno dall’altro, servirà per capire che tipo di corridore sono.

Perché guardi tanto al tipo di avversari?

Perché conta molto per me affrontare gente che ha maggiore esperienza della mia. Credo che sia questa la strada per imparare di più e me ne sono già accorto al primo ritiro, con il nostro gruppo affiancato a quello della prima squadra. Avere al mio fianco uno come Gianluca Brambilla che ha vissuto così tanti anni nel ciclismo che conta è una fortuna enorme, posso imparare tante cose, ma devo dire che in tutto il gruppo ho trovato grande disponibilità e si è instaurato subito un ottimo feeling.

Per Bozzola ritiro senza allenamento a Calpe. Il team gli ha inviato comunque una divisa per i suoi allenamenti
Per Bozzola ritiro senza allenamento a Calpe. Il team gli ha inviato comunque una divisa per i suoi allenamenti
Come giudichi l’ultimo anno?

Nel complesso buono pur essendo stata una stagione breve, da marzo a metà luglio con uno stop prolungato per un problema a un tendine. Ma aver vinto due gare più una cronosquadre è un bottino già importante. Aver finito prima mi ha anche permesso d’iniziare per tempo la preparazione. La cosa che mi ha scocciato di più è stata che al ritiro di Calpe mi sono ammalato quasi subito, tornando a casa dopo appena qualche giorno. Dal punto di vista fisico è stata un’esperienza sfortunata, da quello intersociale molto istruttiva.

Hai avuto modo di capire che calendario avrai?

Purtroppo essendo tornato prima no, ne dovremo riparlare e questo aspetto per me è importante. Spero tanto di avere quante più occasioni possibili per correre con gente più grande, più attrezzata da ogni punto di vista e, non lo nascondo, spero anche di mettere la mia firma in corse di peso. Ho ancora tempo per capire tante cose, essere in una squadra che ha al suo interno un team maggiore, professional ma alle porte del WorldTour, è un’opportunità straordinaria e voglio sfruttarla.

L’ultimo successo, al Trofeo Bottecchia, staccando il gruppo di 10″ (photors.it)
L’ultimo successo, al Trofeo Bottecchia, staccando il gruppo di 10″ (photors.it)
Tu d’altronde il contraccolpo del cambio di categoria lo hai già assorbito…

Sì, i primissimi mesi sono sempre di assestamento e al di là dei piazzamenti ottenuti è stato così anche per me. Cambia tutto, bisogna essere svelti ad ambientarsi, ad abituarsi ai diversi carichi di allenamento. Il primo anno il mio obiettivo era imparare il più possibile e quello che ha influito tantissimo è stato l’aspetto dell’alimentazione in corsa. Prima quasi non sapevo che cosa fare e non credevo che fosse un aspetto così importante, il 2023 è stato fondamentale in tal senso. Ora però so anche come muovermi in gruppo in ogni situazione, quindi voglio di più.

L’incidente e 4 operazioni, ma ora Iacomoni vuole ripartire

25.01.2024
4 min
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Ventuno novembre del 2023. Un giorno che Federico Iacomoni non scorderà più. Uno di quelli che segnano l’esistenza, che in un attimo cambiano gli stati d’animo e le prospettive. Ancora oggi, riparlandone, il giovane talento appena approdato alla Zalf Euromobil non nasconde le sue emozioni.

Un’uscita di allenamento come tante sulle strade nei dintorni di Mosana, in Val di Cembra. Strada normale, senza buche o avvallamenti. Il problema è che in senso contrario si è formata una lunga fila. E come sempre c’è il furbo che passa invadendo l’altra corsia. Federico gira la curva, l’auto è proprio di fronte: impatto pieno. Il ragazzo è sbalzato di almeno una decina di metri, verso un piccolo burrone.

I terribili esiti dell’incidente. Oggi la ripresa è finalmente iniziata, con tanta fisioterapia
I terribili esiti dell’incidente. Oggi la ripresa è finalmente iniziata, con tanta fisioterapia

«Ricordo poco di quei momenti – racconta – so però che l’automobilista non è scappato, si è fermato a prestare soccorso. Non riuscivo a muovermi. Mi hanno portato subito all’Ospedale Santa Chiara di Trento, dove mi hanno riscontrato una grave frattura all’omero, spezzato in più punti e frantumato vicino al gomito. Per rimetterlo insieme mi hanno preso un pezzo d’osso dal bacino, anche quello da rimettere a posto. Inoltre mi ero rotto anche ulna e radio, sempre a sinistra. Sono rimasto in ospedale quasi due mesi, durante i quali mi hanno operato per ben 4 volte con anestesia totale».

Hai già iniziato la fisioterapia?

Proprio nell’ultimo fine settimana. I tempi sono lunghi, ma spero entro breve di poter almeno iniziare a salire sui rulli, sarebbe già un passo avanti. Per il momento è importante curare non solo l’aspetto fisico, ma anche quello psicologico perché anche da quel punto di vista è stata una bella botta. Cerco di guardare tutto in positivo, già essere di nuovo a casa mi ha dato una bella carica.

Iacomoni ha iniziato a vincere molto presto (qui a San Pietro in Cariano nel 2018, photobicicailotto)
Iacomoni ha iniziato a vincere molto presto (qui a San Pietro in Cariano nel 2018, photobicicailotto)
Il team ti è stato vicino?

Molto, sono rimasti davvero scioccati da quanto avvenuto, anche perché ero molto carico per il passaggio alla Zalf. Gianni Faresin è venuto più volte a trovarmi e siamo in contatto pressoché quotidiano, mi hanno fatto sentire subito della famiglia. Ma devo dire che anche il vecchio team, la Sias Rime Drali, mi ha dato supporto.

Che stagione hai vissuto con loro?

Buona, con bei risultati. Ho anche vinto la classifica a punti al Giro del Friuli, ma sinceramente mi sono divertito tanto al GP Industria e Artigianato Carnaghese. Queste sono le gare dove ho fatto meglio, nella seconda parte di stagione. E questo mi dà conforto pensando al tempo che ci vorrà per raggiungere la forma migliore, evidentemente quello è un buon periodo per me. Lo scorso anno avevo staccato dopo Brescia, in estate, per oltre un mese. E’ chiaro che ora la preparazione andrà completamente rimodellata.

La vittoria a Carnago, con un’azione di forza, precedendo Piccolo ed Epis di 16″ (Photors)
La vittoria a Carnago, con un’azione di forza, precedendo Piccolo ed Epis di 16″ (Photors)
Quando sono nati i contatti con la Zalf, sono figli di questi risultati?

No, già in aprile avevamo preso contatti e sicuramente sapere di essere seguito da un team così importante mi ha dato la tranquillità per affrontare la stagione puntando a emergere il più possibile. E’ un passo fondamentale per puntare al professionismo e sapere che sono della famiglia – ribadisco questo concetto – mi dà la voglia di mettermi in gioco dopo quello che mi è successo.

Che corridore sei?

Un passista che ha per caratteristica quella di voler sempre attaccare, prendere le corse di petto. Ora nel nuovo team molto può cambiare e dovrò prendere le misure. Io mi aspetto una crescita prestativa, che non passa solamente attraverso i risultati. Spero molto di poter far bene nella seconda parte di stagione, anche con il team siamo d’accordo nel non affrettare i tempi, perché i danni sono stati seri.

Il trentino punta con forza alla seconda parte di stagione, storicamente la più favorevole per lui
Il trentino punta con forza alla seconda parte di stagione, storicamente la più favorevole per lui
Hai assorbito il colpo?

Non del tutto, ma diciamo che ci sto lavorando. E’ stato duro, i primi giorni sono stati tremendi. Io tra l’altro sono iscritto all’Università e avevo in programma esami a dicembre che sono forzatamente saltati. Per fortuna in queste giornate riesco ad avere più tempo per studiare, quindi conto di poter dare quegli esami e anche altri appena possibile. Ma quel che conta per me è poter salire presto in bici, non sapete quanto mi manca…