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Borgo Molino, il blocco dei rapporti e l’arrivo di Rui

13.01.2023
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Da un comunicato di inizio stagione della Borgo Molino si legge che nello staff tecnico è entrato un nome di spicco del ciclismo giovanile: quello di Luciano Rui. Si tratta di una grande novità se si pensa che “Ciano” è stato il volto della Zalf dal 1991. Così, dopo trentuno anni il ruolo di Rui cambia, o meglio, rimane lo stesso, a cambiare è la squadra. 

«Luciano Rui è un grande amico – spiega Cristian Pavanello, diesse della Borgo Molino – è una persona molto competente che ha fatto la storia del ciclismo giovanile. Averlo in squadra con noi è qualcosa in più ed una grande occasione».

Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)
Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)

Un bel cambiamento

La notizia dell’arrivo di Rui nel team juniores della Borgo Molino è molto interessante. Una figura di riferimento per il movimento dilettantistico italiano è un valore aggiunto, soprattutto se potrà portare la sua esperienza a favore dei giovanissimi. 

«Non si tratta di una collaborazione con la Zalf – specifica Pavanello – con loro c’è sempre stato un buon rapporto, ma è l’equivalente di quello che abbiamo con le altre squadre under 23. Rui lo conosco da quando io stesso ho corso in Zalf nel 1994 e 1995, da allora il rapporto di amicizia non si è mai dissolto. Ha collaborato con noi, in maniera più blanda, anche negli anni passati. La svolta è arrivata in questa stagione, dove sarà più coinvolto. In particolar modo per quanto riguarda l’aspetto tecnico, anche la domenica, d’ora in poi, sarà in ammiraglia con noi».

Pavanello, qui a destra, è stato corridore di Rui nel ’94 e ’95. Ora i due lavoreranno insieme alla Borgo Molino (foto photors.it)
Pavanello è stato corridore di Rui nel ’94 e ’95. I due lavoreranno insieme alla Borgo Molino (foto photors.it)

Un nuovo mondo

Passare dagli under 23 agli juniores non è semplice, anche se si gode di un’esperienza come quella di Luciano Rui. Sono due mondi vicini, ma assolutamente diversi, soprattutto per l’età dei ragazzi con i quali si ha a che fare.

«Rapportarsi con atleti così giovani – riprende Pavanello – non è semplice, parliamo di ragazzi di 17 anni. E’ un mondo nuovo anche per Luciano, lui ha sempre avuto a che fare con corridori più pronti e maturi. Il nostro ruolo, in quanto team juniores, è legato alla formazione dell’atleta. Il suo ruolo in Zalf non sarà più quello di prima, ma ugualmente non uscirà dal team di Castelfranco. Però, quando ho saputo che a livello tecnico non sarebbe più stato così coinvolto, ho deciso di proporgli questa nuova avventura».

La categoria juniores ha grandi squilibri a livello di sviluppo: eliminare il blocco dei rapporti aprirà ancor di più la forbice?
La categoria juniores ha grandi squilibri a livello di sviluppo: eliminare il blocco dei rapporti aprirà ancor di più la forbice?

Rapporti liberi

Una seconda novità, che riguarda per intero tutta la categoria juniores, è l’annullamento del blocco dei rapporti. I ragazzi da questa stagione non avranno più l’obbligo di usare il quattordici come ultimo ingranaggio del pacco pignoni, ma potranno montare l’undici. 

«Con questa nuova regola bisogna andare con i piedi di piombo – dice il diesse – dal nostro punto di vista è cambiato un po’ il modo di gestire la palestra. Abbiamo terminato la parte più “corposa” nella settimana di Natale e le bici sono state consegnate solamente il 27-28 dicembre. La preparazione in bici rimarrà la stessa, il lavoro in palestra no. Ci concentreremo un po’ più sulla forza, per preparare la muscolatura e la useremo anche in via precauzionale, così da evitare infortuni».

I diesse dovranno insegnare ai loro corridori l’utilizzo corretto dell’intera scala dei rapporti (photors.it)
I diesse dovranno insegnare ai loro corridori l’utilizzo corretto dell’intera scala dei rapporti (photors.it)

La forbice si allarga

L’impressione generale nella categoria juniores, è che i ragazzi siano pronti sempre prima, non tutti chiaramente. C’è chi è “avvantaggiato” da una maturazione precoce e togliere il blocco dei rapporti potrebbe non essere stata la mossa giusta…

«A mio modo di vedere – continua Pavanello – questa regola era da cambiare, ma non da togliere. Le bici ormai sono talmente performanti anche per gli junior che il quattordici era quasi limitante, però si poteva passare al dodici. Il cambiamento lo si sarebbe sentito comunque. L’impressione che ho avuto, fin dai primi allenamenti, è che con questa nuova regola i forti andranno ancora di più e chi era limitato soffrirà ancora maggiormente. La forbice si aprirà ancora di più, specialmente se consideriamo che chi è già fisicamente più pronto potrà sfruttare ancor di più questo vantaggio. C’è anche da dire che spingere l’undici non è semplice, un conto è averlo nella ruota, un altro è pedalarci sopra. Uno dei lavori che spetterà a noi diesse sarà quello di tenere il fucile puntato, per evitare che i ragazzi spingano i “rapportoni”. Dovremo insegnare loro come si usano».

Ciao Italia, Verza prosegue in Austria

06.12.2022
4 min
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Riccardo Verza ha scelto una via originale per proseguire la sua carriera, facendo armi e bagagli per trasferirsi in Austria, in una squadra Continental, la Hrinkow Advarics. L’annuncio era stato dato qualche settimana fa direttamente dal team mitteleuropeo, ma il corridore di Este ha atteso per parlare, perché non voleva commettere errori tali da pregiudicare la sua avventura. Dal punto di vista burocratico infatti non era ancora tutto pronto per il suo passaggio, per problemi legati alle differenti normative in termini di pagamento del punteggio dell’atleta.

La situazione si è poi sbloccata e Verza è partito per l’Austria per andare a firmare il contratto che lo legherà al team. Una scelta, quella del veneto, arrivata in pochissimi giorni, quando ancora le nubi sul suo futuro erano dense: «Stavo chiudendo la stagione con le classiche venete di Pozzato – racconta – subito dopo l’ultima gara sono stato contattato tramite Facebook. Un semplice messaggio, arrivato inaspettatamente, aperto come tanti altri e che d’improvviso mi ha cambiato la vita».

La Hrinkow Advarics è in attività dal 2015. Nel 2022 ha conquistato 4 vittorie, divise fra Rapp e Kepplinger
La Hrinkow Advarics è in attività dal 2015. Nel 2022 ha conquistato 4 vittorie, divise fra Rapp e Kepplinger
Che cosa ti hanno detto per convincerti?

Mi ha colpito il fatto che mi seguivano da tempo. Sapevano tutto di me e non solo quello che c’è tramite i siti specializzati e le statistiche, si vedeva davvero che mi avevano sotto controllo. Io non li conoscevo molto, ho corso poco all’estero e quindi non ci siamo incrociati spesso. Appena contattato però mi sono informato e ho capito che accettando la loro offerta avrei cambiato tutto.

Perché?

Non è solo perché la squadra è straniera. Alla Zalf sono stato molto bene, sono rimasto in ottimi rapporti con loro, ma il nuovo team ha un calendario diverso, più ampio, di qualità superiore. Puntano molto a quel tipo di gare che a me piacciono tanto, le prove d’un giorno come quella di Kranj che resta la mia più importante vittoria.

Il podio di Kranj 2021 con Verza fra il tedesco Engelhardt (europeo U23 nel 2022) e l’olandese Vermeulen
Il podio di Kranj 2021 con Verza fra il tedesco Engelhardt (europeo U23 nel 2022) e l’olandese Vermeulen
Quindi ti vedremo poco in Italia…

Da quel che so torneranno sicuramente per le gare venete, poi farò il campionato italiano e il Giro del Friuli dove il team due anni fa ha anche vinto. Per il resto gareggerò sempre all’estero. D’altronde il nuovo regolamento limita notevolmente la partecipazione delle formazioni continental, che non possono più prendere parte alle prove regionali e hanno pochi inviti in quelle aperte ai pro’. Il calendario in questo modo si riduce molto a meno di inviti all’estero che sono sempre molto difficili da avere.

Dovrai trasferirti?

Di base no, potrò allenarmi a casa in base alle loro indicazioni, comunque la fortuna è che la distanza non è poi tanta. Sarò fuori per le gare e per i ritiri, naturalmente, ma la base la mantengo a casa e anche questo fattore ha influito sulla mia scelta.

Il team austriaco è stato protagonista in Veneto, qui Hrovat 15° alla Serenissima Gravel
Il team austriaco è stato protagonista in Veneto, qui Hrovat 15° alla Serenissima Gravel
Conosci qualcuno del team?

Solo un ragazzo sloveno, Jaka Primozic. amico di Pogacar con il quale mi sono incrociato qualche volta da junior. Una faccia conosciuta perlomeno, gli altri avrò modo di conoscerli nelle prossime settimane.

Ti dispiace dover lasciare l’Italia?

Obiettivamente con l’attuale regolamento per gli elite, non aveva senso rimanere. Il calendario è troppo ridotto: quest’anno ho potuto affrontare i pro’ solo al Giro di Sicilia, Adriatica Ionica Race e le gare venete, è un po’ poco nel corso di un’intera stagione.

Il corridore di Este ha anche vestito l’azzurro, da junior ai mondiali di Richmond 2015
Il corridore di Este ha anche vestito l’azzurro, da junior ai mondiali di Richmond 2015
Nel complesso come giudichi il tuo 2022?

Secondo me è stato positivo, anche se mi resta il rimorso per quel che poteva essere: a gennaio sono stato investito e riprendere non è stato facile. Più che altro ho perso tutta la preparazione invernale, poi ho inseguito per tutto il resto della stagione la condizione migliore e non è certo il modo giusto per correre. Mi ero abbattuto, ma con tutto ciò ho portato a casa qualche buon risultato, anche un podio all’Adriatica Ionica.

Che cosa ti proponi?

So che la squadra crede molto in me e nelle mie possibilità su certi tipi di gare, soprattutto quelle d’un giorno. Non nascondo che mi piacerebbe ripetermi a Kranj, ormai quella gara ce l’ho nel cuore…

Under 23, continental e gare regionali: i pro e i contro

28.11.2022
5 min
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Nella nostra intervista con Gianni Faresin, è emerso un particolare interessante riguardo un cambio di regolamento per le squadre continental. Dal 2023, infatti, alle gare regionali under 23 questi team potranno schierare solamente ragazzi del primo e secondo anno. Una scelta contestata dallo stesso Faresin e che ha sollevato in noi un po’ di curiosità. Abbiamo così condotto un’indagine coinvolgendo altri direttori sportivi: sia di continental che di team dilettantistici. 

Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani
Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani

I nuovi arrivati

Per questa categoria il ridimensionamento è relativo. Ci sono squadre come la Zalf che hanno rinunciato a molti elite, allo stesso tempo però altri team non considerano queste corse come un campo di interesse. L’esempio è il team Technipes-#inEmiliaRomagna che dal 2023 diventa continental.

«A mio avviso – esordisce il diesse Coppolillo – si dovrebbe lasciare la sola distinzione tra gare under 23 e elite/under 23. I partenti saranno sempre meno e di questo passo le gare regionali rischiano di sparire. In Italia abbiamo 45 squadre fra under 23 e continental, deve esserci spazio per tutti. Noi quest’anno queste gare non le faremo, avendo un solo ragazzo di primo anno. Andremo all’estero e faremo le gare nazionali ed internazionali, quelle più vicine alla nostra categoria».

La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività
La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività

Punti di vista differenti

Tra le squadre dilettantistiche i pareri sono differenti, la regola dovrebbe tutelare proprio loro, evitando che le squadre continental arrivino a fare incetta di vittorie e di piazzamenti. 

«Bisognerebbe unificare tutto – ci dice Provini della Petroli Firenze Hopplà – le cose sono cambiate. Non è una regola giusta, ma non si può nemmeno avere capra e cavoli. Con l’avvento delle development chi ha una continental rischia di non avere più spazio per fare le corse con i pro’. A questo punto a cosa serve avere una continental? Soprattutto se poi non abbiamo una WorldTour di riferimento?».

«E’ giusto così – a parlare è Damilano della Ciclistica Rostese – se una squadra ha i soldi per fare la continental è giusto che vada a fare un calendario diverso, di alto livello. Le corse regionali serviranno per i ragazzi che devono ancora crescere per imparare. I miei corridori li ho sempre spronati a fare di più e guardare più in là, a cosa serve venire alle gare regionali ed arrivare in sei nei primi dieci? Non è questo il modo nel quale i ragazzi imparano, devono confrontarsi con livelli superiori per crescere. Se vuoi far crescere corridori, fai gare importanti. Se il tuo obiettivo è far vincere la squadra allora fai le corse di paese».

Valoti e Scarselli

«A noi non cambia nulla – dice Valoti, sponda Colpack – avremo tanti ragazzi di primo e secondo anno e riusciremo a disputare le gare regionali. Il problema delle continental è che diventa difficile partecipare a gare di livello superiore, il budget aumenta e le richieste di partecipare alle corse internazionali non sempre viene accettata. Penso che continuando così il livello under 23 rischia di abbassarsi ulteriormente a causa anche dei pochi partenti che ci saranno alle gare regionali».

Il tema centrale sembra capire quale sia la collocazione giusta delle squadre continental e anche vedere se e come sopravviveranno le corse regionali dopo questa nuova regola. A Valoti risponde virtualmente Scarselli del team Maltinti

«Penso sia corretto – attacca subito – il calendario delle continental non ha senso, non ha una dimensione. Io avrei addirittura fatto una restrizione maggiore impedendo alle continental di partecipare alle corse regionali. E vi dirò di più, limiterei la loro partecipazione alle gare nazionali a cinque o sei continental per volta. Se vuoi fare una squadra di un livello superiore prendendo i corridori migliori, allora vai a fare gare di un livello superiore, lasciando a noi squadre minori lo spazio per fare la nostra attività. Poi di squadre dilettantistiche, escluse le continental, in Italia ne abbiamo quasi trenta, i corridori alle corse non mancheranno».

Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)
Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)

Le parole del “Tira”

L’ultimo parere che ci arriva è quello di Paolo Tiralongo, diesse del team Palazzago, piccolo paese alle porte di Bergamo, terra ricca di ciclismo.

«E’ una regola che mi pare quantomeno giusta – ci racconta al telefono – i primi e i secondi anni delle continental è giusto che abbiano la possibilità di fare le corse regionali. Soprattutto i ragazzi del primo anno, per loro il salto di categoria si sente, in più hanno anche la scuola. Dal terzo anno in poi, invece, se fai parte di una continental è giusto che tu vada a fare gare di livello superiore. Altrimenti perché dovrebbero esistere queste squadre?

«Le corse regionali non soffriranno di questa regola – continua – anche perché di solito vi partecipano tra i 120 ed i 130 corridori. E’ vero che ci sono sempre meno ragazzi, ma perché molte squadre chiudono. Questa manovra magari permetterà di salvarne qualcuna».

Under 23 e Zalf, rivoluzione forzata: parla Faresin

19.11.2022
5 min
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L’intervista con Gianni Faresin nasce da una mail arrivata al nostro indirizzo di posta elettronica. Una comunicazione semplice riguardo la stagione che sta per iniziare. Qualche dichiarazione di Luciano Rui, dello stesso Faresin e la lista dei ragazzi che vestiranno la maglia della Zalf Euromobil Desirée Fior. La cosa che risalta subito è l’assenza di elite, la Zalf è sempre stata una grande affezionata alla categoria. Ora la rosa prevede quattro ragazzo dalla categoria juniores, molti under ed un solo elite: Edoardo Faresin.

I ragazzi e i dirigenti della Zalf durante il primo incontro stagionale (foto Scanferla)
I ragazzi e i dirigenti della Zalf durante il primo incontro stagionale (foto Scanferla)

Scelta obbligata

Il ciclismo sta virando, anzi, ha già iniziato a farlo da anni, sui giovani. E anche il concetto di questa parola è cambiato molto nel breve periodo. Ora i talenti, nel bene e nel male, si cercano dagli juniores (anche se su questa filosofia abbiamo già discusso con Bragato). 

«Il rinnovamento della squadra – spiega Gianni Faresin – è dovuto ai cambiamenti delle regole. Ora i ragazzi possono partecipare alle gare regionali fino al secondo anno degli under 23. E’ una regola che non condivido, ma che è stata fatta e va a discapito degli elite e dei terzi anni. Per non parlare dei problemi che avranno gli organizzatori delle corse, praticamente si troveranno a fare gare con la metà della gente rispetto agli anni passati. Ci saranno problemi ed il rischio che molti di loro decideranno di annullare le corse, anche perché non ha molto senso tenere in piedi tutto e far correre 50-60 ragazzi». 

Secondo Faresin l’attività all’estero va fatta solamente quando un corridore è maturo (foto Instagram)
Secondo Faresin l’attività all’estero va fatta solamente quando un corridore è maturo (foto Instagram)
Cambiare il vostro organico è stata una scelta obbligata quindi?

Noi vogliamo fare ancora un doppio calendario che ci permetta di far correre tutte le domeniche, o quasi, i nostri ragazzi. In questo modo potremo dividerli al meglio ed essere sicuri di non penalizzare nessuno. 

Si va incontro ai giovani, o così vogliono far credere, ma poi molti junior vanno via perché preferiscono i team development…

Tanti ragazzi vanno all’estero nelle development dei team WorldTour. Ovviamente se vai da uno junior e gli proponi di andare nella squadra che ha già un team WorldTour, lui non ti dirà mai di no. Però poi non è che tutti e 15-16 passano professionisti, arrivano sempre i soliti.

La Groupama quest’anno ne ha “promossi” otto di ragazzi.

Non è mai successo. E comunque una squadra italiana, se ci fosse, difficilmente potrebbe fare così. Loro hanno preso i migliori ragazzi francesi, più Germani. In Italia si possono prendere al massimo tre dei migliori junior. Capite che diventa difficile confrontarsi con queste squadre qui. Prima hanno spinto tutti per far fare le continental: dare esperienza ai ragazzi con corse internazionali e con i professionisti, adesso la spinta è al contrario. Ora vale la pena continuare? Non credo, perché se uno junior passa pro’ e gli altri vanno nelle squadre satellite noi chiudiamo o quasi.

Bruttomesso ha lasciato la Zalf per passare al CTF e dal 2024 sarà pro’ con la Bahrain Victorious (foto Isola Press)
Bruttomesso ha lasciato la Zalf per passare al CTF e dal 2024 sarà pro’ con la Bahrain Victorious (foto Isola Press)
Per risolvere il problema, la Colpack ha deciso di cercare attività all’estero e alcune squadre già lo fanno.

Se saremo invitati le faremo, ma secondo me quelle con i professionisti sono il giusto compromesso. Sono del parere che i ragazzi vanno portati a fare determinate corse quando sono maturi. Per le squadre italiane non è semplice, ci vogliono i mezzi, il nostro sponsor ci dà carta bianca, ma non è facile organizzarsi. E poi non è che in Italia non si faccia una buona attività. Io sono andato in Slovenia o poco più in là a fare qualche gara, non è che il livello sia migliore, ci sono più corse a tappe, questo sì.

In Italia ce ne sono poche…

Di corse a tappe ne abbiamo qualcuna, ma effettivamente sono mal distribuite, la prima è il Giro d’Italia under 23 che è a giugno. Il calendario in Italia è complicato nella prima metà di stagione e lo diventerà ancora di più dopo questa regola nuova.

Voi avete avuto Bruttomesso che per fare il salto tra i pro’ nel 2024 ha scelto un’altra strada.

Il motivo principale del suo addio è stato che il CTF è team satellite della Bahrain e loro hanno spinto perché andasse dai friulani. Farà più attività all’estero, vedremo se e come riuscirà a farla fruttare, io non penso avesse bisogno di questo. Ripeto: all’estero si va quando si sta bene. L’Italia grazie ad Amadori fa delle corse internazionali come l’Avenir o la Corsa della Pace.

Il cambio del regolamento per le gare regionali ha cambiato il modo di costruire i team (foto Scanferla)
Le nuove regole per le gare regionali ha cambiato il modo di costruire i team (foto Scanferla)
Un calendario più ampio non potrebbe dare più continuità e opportunità di crescita?

La crescita dei ragazzi deve essere l’obiettivo, ma Bruttomesso ha trovato da firmare perché ha vinto. Gli juniores che passano alle development vincono. Non dobbiamo star qua a pensare di far passare tutti professionisti con chilometraggi e livelli più alti, guardate quanti ne sono tornati indietro o in quanti hanno smesso. Attività da under 23 la si fa anche qui, se si vuole tutto e subito qualcosa si esaurirà prima.

Però qui si vincono le corse regionali che insegnano poco o nulla ad un ragazzo…

Ho corso anche io, per lavorare al meglio, per impegnarsi, serve vincere, se sei motivato ti alleni. Che senso ha portare un ragazzo a fare attività di livello superiore per 3 o 4 anni senza che abbia la possibilità di lottare? I ragazzi di oggi sono insicuri, hanno tante distrazioni: in tivù e sui social vedono tante cose e vogliono cercare di emularle. In pochi anni è cambiato tutto. 

Facci un esempio.

Cinque anni fa uno junior forte passava under, faceva i suoi anni di crescita e poi diventava professionista. Ora uno junior che va forte passa direttamente nel professionismo, così arriva il messaggio che devono andare forte da junior e vivono di rendita. Se si va avanti così tra altri cinque anni si arriveranno a prendere gli allievi. Il ciclismo è uno sport di fondo, che si costruisce con l’età e con il lavoro. Ci sono junior che si allenano più degli under 23 e la differenza la si vede al momento. E’ ovvio che se sopporti carichi di lavoro superiori alle gare vinci, ma poi la cosa finisce. Fidatevi, se si continua così la nostra categoria è destinata a sparire.

Una vittoria e si cambia. Epis alla Zalf super motivato

25.10.2022
4 min
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La vittoria alla recente Coppa Inverno ha avuto per Giosuè Epis un sapore particolare, unico. E’ stato il suo modo per salutare la Carnovali Rime Sias, la squadra che per due anni lo ha avuto nelle sue fila, lo ha curato, lo ha fatto crescere. Dal 2023 inizierà una nuova avventura, nelle file della Zalf Euromobil. Un cambio importante anche se può non sembrare tale visto che parliamo di due realtà continental, ma tutto nella carriera di Epis ha un peso perché sa che ogni sua mossa, ogni sua vittoria o sconfitta sono guardate con la lente d’ingrandimento.

Avevamo già avuto modo di parlare a inizio stagione della sua vita in carovana considerando che sua sorella è nei quadri dirigenziali della Federciclismo, ma le invidie più o meno velate sono ormai un argomento passato al quale giustamente Giosué non vuole più pensare. La sua carriera si sta sviluppando in base ai chilometri percorsi e alle vittorie. Già, le vittorie…

La volata vincente di Biassono, con Epis che rintuzza il colpo di reni di Persico (foto Rodella)
La volata vincente di Biassono, con Epis che rintuzza il colpo di reni di Persico (foto Rodella)

«Se mi avessero detto a inizio stagione – afferma il giovane portacolori della Carnovali Rime – che avrei raccolto 5 successi e tutti di un certo peso specifico avrei messo firme su firme. Sono contento soprattutto per aver chiuso bene perché negli ultimi 50 giorni diciamo che ho raddrizzato un po’ la situazione. A inizio stagione le gambe non giravano come volevo io. Forse ho sbagliato qualcosa nella preparazione, ci dovrò ragionare perché non si ripeta».

Com’è venuta la vittoria nella Coppa Inverno?

Non è stata una gara semplice. Sono andati in fuga in 5, io mi sono gettato all’inseguimento poco prima del finale insieme ad Andrea Colnaghi, ma senza riuscire a ricongiungerci. Il gruppo ha ripreso prima noi e poi anche i fuggitivi, quindi ci siamo giocati la vittoria in volata noi della Carnovali e la Colpack che puntava su Persico. Alla fine l’ho spuntata di pochissimo.

Per Epis importanti esperienze su pista, anche agli Europei da junior
Per Epis importanti esperienze su pista, anche agli Europei da junior
L’ultima vittoria con quella maglia…

Sono stati due anni bellissimi, importanti per la mia maturazione. Il lavoro con la società mi ha fatto arrivare a un buon livello, ora sta a me continuare a crescere e migliorare. Chiudere con una vittoria mi dà ulteriore motivazione per la prossima stagione, per riprendere la preparazione con lo spirito giusto.

Come mai ha scelto di cambiare, quando lo avevi deciso?

E’ una decisione che è arrivata abbastanza recentemente, in base alle proposte che mi sono arrivate. Non è una scelta presa per “punire” la mia precedente società alla quale devo tanto, ma avevo bisogno di stimoli nuovi. La Zalf mi è sembrata l’ideale per continuare nel mio cammino di crescita, vista l’attività che svolge e tutta la sua storia con tanti campioni che sono passati dalle sue parti.

Foldager Fubine 2022
Una delle 5 vittorie di Giosué Epis nel 2022, al Trofeo Fubine Porta del Monferrato
Foldager Fubine 2022
Una delle 5 vittorie di Giosué Epis nel 2022, al Trofeo Fubine Porta del Monferrato
La notizia del tuo cambio ha stupito per certi versi considerando che resti in una continental. Che cosa cambia?

Effettivamente non molto, la maglia, il nome, l’ambiente. Ma è proprio quest’ultimo punto che mi ha convinto, avevo bisogno di cambiare soprattutto nella mia testa perché so che si avvicinano momenti importanti per il mio futuro e come detto avevo bisogno di nuove motivazioni, mettermi davvero alla prova.

E’ chiaro che il sogno è quello di passare pro’. Qualche contatto in tal senso c’è stato?

Qualcosa sì, nulla di definito ma ho avuto soprattutto la conferma che sono osservato, che nel 2023 mi gioco praticamente tutto. Sono più vicino a quel fatidico contratto di quant’ero a inizio anno, ma non ci sono ancora arrivato. Mi auguro di continuare sulla stessa strada fino a toccare quel traguardo…

Al Giro del Friuli uno sprint di forza e d’astuzia, per come Epis ha gestito il finale (foto Bolgan)
Al Giro del Friuli uno sprint di forza e d’astuzia, per come Epis ha gestito il finale (foto Bolgan)
Fra le tue vittorie quale pensi che sia stata quella che ha davvero segnato questa tua annata?

Non ho dubbi, il successo al Giro del Friuli. Sapevo quel giorno di star bene, la vittoria era un obiettivo alla partenza e l’ho centrato, davanti a un parterre di tutto rispetto. Vincere una gara internazionale ha un’importanza diversa. Poi è arrivato il successo di Biassono e da lì riparto, convinto che in ogni gara c’è la possibilità di vincere e io voglio essere competitivo sin dalla prima corsa del prossimo anno.

Tra vittorie e speranze, Zurlo aspetta una chiamata

09.10.2022
4 min
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Quella di Matteo Zurlo è una stagione a due facce: la prima metà quasi nell’anonimato, senza squilli e anche con poche manifestazioni al suo attivo. La seconda più brillante, con anche qualche spunto degno di nota come al Giro del Friuli dove ha potuto anche “assaggiare” la leadership di classifica. Chi non conosce la storia del 24enne di Bassano del Grappa potrebbe rimanere interdetto da questo cambio di prospettiva, ma ci sono ragioni precise, drammatiche.

«A inizio gennaio sono stato investito da un’auto mentre mi allenavo – racconta il veneto – sono stato uno dei tanti vittime della disattenzione di chi guida. Mi sono fratturato due vertebre, neanche il tempo di rimettermi ed ecco che a marzo un altro automobilista mi viene addosso… Questa volta me la sono cavata “solo” con la rottura dello scafoide. Nelle prime gare non potevo non risentire di quanto avvenuto, per fortuna la ripresa fisica è stata completa e senza strascichi».

All’ultimo Giro del Friuli Zurlo ha vestito la maglia di leader, finendo 4° a 57″ da Vestringe (BEL)
All’ultimo Giro del Friuli Zurlo ha vestito la maglia di leader, finendo 4° a 57″ da Vestringe (BEL)
Nelle ultime settimane le cose sono andate in crescendo…

Sì, anche perché ho trovato percorsi più adatti a me. Mi reputo un passista-scalatore, sulle salite non troppo lunghe riesco a dare il meglio di me procedendo sul passo.

C’è stato un momento nel quale hai percepito il cambio di tendenza?

Al Giro delle Due Province di Marciana di Cascina a inizio luglio. Avevo vinto tanto nel 2021 ma quest’anno, per quello che è successo, il rendimento era inferiore. In Toscana sono tornato me stesso, andando via con altri 22 uomini dopo 30 chilometri e tentando l’azione di forza a 20 chilometri dal traguardo. Lì ho capito che tutto quel che avevo passato era definitivamente alle spalle.

La vittoria a Marciana (PI) ha ridato vigore a Zurlo dopo il doppio incidente d’inizio anno
La vittoria a Marciana (PI) ha ridato vigore a Zurlo dopo il doppio incidente d’inizio anno
La vittoria del Gran Premio di Conegliano ha fatto scalpore per com’è arrivata…

E’ stata una gara più combattuta di quanto si pensi. Sono partito a 85 chilometri dal traguardo pensando che qualcuno mi sarebbe venuto dietro, invece mi sono ritrovato solo e ho deciso di proseguire. Ho guadagnato rapidamente una quarantina di secondi e da lì ho continuato a spingere, a un certo punto avevo anche più di 3 minuti. Poi il gruppo si è riavvicinato, ma devo dire grazie ai compagni di squadra della Zalf che hanno fatto un grande gioco di squadra stoppando ogni attacco.

I tuoi risultati, considerando anche quanto fatto al Giro del Friuli (due volte terzo e alla fine ai piedi del podio nella classifica generale) sono anche un messaggio ai responsabili del team: Matteo Zurlo c’è ancora…

Non so che cosa succederà alla fine della stagione, io non ho un procuratore che curi i miei interessi, preferisco affidarmi a quello che so fare perché resto convinto che alla fine siano i risultati a smuovere gli interessi, sia quello che uno fa ad attirare le squadre e far capire che potresti essere utile.

Passista-scalatore, il veneto vanta una tappa al Giro del Friuli 2021 oltre alla classifica dei GPM
Passista-scalatore, il veneto vanta una tappa al Giro del Friuli 2021 oltre alla classifica dei GPM
Tu hai 24 anni, non hai paura che in questo ciclismo che consuma tutto così in fretta sia sempre più difficile trovare spazi?

Sicuramente lo è, ma se un corridore è sempre lì che lotta, che si fa vedere, che garantisce un impegno al 100 per cento io credo che sia giusto dargli una possibilità. Il ciclismo non è fatto solo degli Evenepoel o Pogacar, servono anche coloro che le corse le costruiscono. Per un giovane sicuramente farsi vedere è più facile al giorno d’oggi, ma io non smetto di lottare.

Che cosa ti aspetta ora?

Dopo le ultime gare di categoria punto alle prove venete allestite da Pozzato, vorrei far bene lì e mettermi in luce, far vedere che a quei livelli ci posso essere tranquillamente, poi vedremo il da farsi. Io comunque resto ottimista, in fin dei conti a 24 anni ho davanti a me ancora un bel po’ di stagioni.

Tornano le classiche italiane. Riscopriamole con Faresin

14.09.2022
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Con il Giro di Toscana – Memorial Alfredo Martini, vinto oggi da Hirschi, si è aperta la lista della classiche italiane di fine stagione. Lo svizzero ha vinto al termine di una corsa combattuta, lottando spalla a spalla con tutti i migliori e i favoriti. Ma torniamo alle classiche italiane. Alcune di queste corse hanno fatto la storia del ciclismo e sono antiche come il Giro dell’Emilia. Altre sono più giovani. Altre ancora hanno il fascino dell’evento popolare di paese. Alcune invece non ci sono più… purtroppo.

Per Gianni Faresin queste gare hanno un fascino particolare. Lo hanno adesso come direttore sportivo e lo hanno avuto soprattutto un tempo quando era un corridore. Un corridore importantissimo della nazionale di Alfredo Martini.

Con Faresin…

Oggi un atleta come Faresin lo avremmo chiamato “road capitain”. Corse come Camaiore, Giro di Toscana, il trittico lombardo… servivano per stilare la nazionale che avremmo poi visto al mondiale. Oggi le cose sono un po’ cambiate, ma il fascino resta.

«Per me – racconta Faresin impegnato con la sua Zalf Euromobil Désirée Fior proprio al Toscana – questo delle classiche di fine stagione era il periodo migliore dell’anno. Sarà che andavo bene con il caldo (iniziavano un po’ prima, ndr), ma dopo il Giro era il momento clou della stagione.

«Si tratta di gare tutte abbastanza dure e selettive. Mi trovavo benissimo su quei percorsi, specie quando poi c’erano dei circuiti con le salite da fare più volte».

Faresin (classe 1965) era uno dei fedelissimi di Martini. Le classiche italiane gli servivano tuttavia per guadagnarsi un posto in azzurro
Faresin era uno dei fedelissimi di Martini. Le classiche italiane gli servivano tuttavia per guadagnarsi un posto in azzurro

Voglia d’azzurro

Dicevamo che servivano per la selezione azzurra. Di solito i nomi per il mondiale, Martini li comunicava al termine del trittico: Bernocchi, Tre Valli Varesine, Agostoni. Bennati, complici calendari ben diversi da allora, i nomi li ha già diramati.

«Il fatto di fare tutte quelle gare e lottare per una maglia azzurra – racconta Faresin – era un vero stimolo. E il fatto di essere un riferimento in corsa per Alfredo mi dava una carica ulteriore.

«Al tempo stesso, sapendo di non essere un capitano, un leader… avevo la testa per fare bene, ma non la pressione di chi doveva vincere. Non ho mai sentito addosso questa responsabilità. Semmai, per me, la pressione c’era di più nelle corse premondiali, appunto per guadagnarsi il posto, che al mondiale stesso».

«Ricordo che una corsa del Trittico Sanson arrivava sui Colli Berici, in provincia di Vicenza. E in fuga su dieci corridori eravamo sette vicentini. Tra chi puntava alla vittoria, chi ad un contratto, chi alla maglia azzurra a forza di marcarci tra di noi vinse uno straniero!».

Dodici gare

Il calendario di queste classiche purtroppo si è un po’ ridotto. Non ci sarà il Trofeo Matteotti e si è persa da anni una gara come il Gp Camaiore, il cui albo d’oro è degno di un Tour de France.

Si inizia, anzi si è iniziato, da Pontedera con il Giro di Toscana – Memorial Alfredo Martini. Si passa alla Coppa Sabatini, per arrivare al Memorial Pantani. Quindi è la volta di Coppa Agostoni, Giro dell’Emilia, Gp Beghelli, Coppa Bernocchi, Tre Valli Varesine, Gran Piemonte, Giro di Lombardia (che chiude il WorldTour), Giro del Veneto e la più giovane Veneto Classic. 

DATAEVENTOCATEGORIA
14 settembreGiro della Toscana 1.1
15 settembreCoppa Sabatini1.Pro
17 settembreMemorial Pantani1.1
29 settembreCoppa Agostoni1.1
1 ottobreGiro dell’Emilia1.Pro
2 ottobreGP Beghelli1.1
3 ottobreCoppa Bernocchi1.Pro
4 ottobreTre Valli Varesine1.Pro
6 ottobreGran Piemonte1.Pro
8 ottobreIl Lombardia1.UWT
12 ottobreGiro del Veneto1.1
16 ottobreVeneto Classic1.1

«Erano tutte belle gare – continua Faresin – ma quelle che preferivo sono le due che non ci sono più: Camaiore e Matteotti. Corse dure, adatte a me. Camaiore l’ho anche vinta e quando non l’ho vinta ci sono andato vicino con dei podi. E poi c’è il Giro dell’Emilia che resta davvero una grande corsa. O l’Agostoni dove la lotta per la maglia azzurra era più dura che mai, visto che poi Martini dava i nomi».

«E anche per questo rispetto ad inizio stagione in queste prove, almeno prima che uscissero i convocati per il mondiale, c’era più tensione. Al trittico lombardo c’era una grande pressione.

«Adesso queste corse hanno perso un po’ di valore, non si può negare, anche se con la questione dei punti e delle retrocessioni c’è di nuovo un bel parterre. Oggi per esempio al Toscana c’erano al via nove WorldTour. Dovrebbe essere sempre così».

Appuntamenti internazionali

In effetti l’avvento del WorldTour, la globalizzazione del ciclismo e l’esplosione dei calendari hanno finito per comprimere e o far morire questi eventi. Veramente se si va sbirciare l’albo d’oro di Camaiore ci si “spaventa”. Merckx, De Vlaeminck, Saronni, Bugno… nomi da capogiro.

E certe corse erano appuntamenti da cerchiare in rosso anche per gli stranieri. 

«Il movimento ciclistico era in Italia – riprende Faresin – erano corse importanti anche per loro. E se facevi un risultato in queste gare ti garantivi un contratto per l’anno successivo».

«Però – chiude Faresin – il modo di correre non era troppo diverso da quello attuale. Anche ai nostri tempi andava via una fuga con gente che si poteva controllare. Oggi le WorldTour mandano via attacchi con dentro corridori che sanno di poter riprendere. La differenza semmai è che si ritrovano più squadre come le nostre, composte da ragazzi che devono fare esperienza. Ma al momento opportuno decidono di muoversi con chi è più forte».

Dopo la sbornia dei grandi Giri e con il mondiale in vista, noi siamo pronti a goderci le “nostre perle”. Le vivremo magari con meno enfasi, ma non con meno passione. Mentre i corridori, di ogni livello, avranno il coltello tra i denti.

De Pretto ritrovato: con Faresin alle radici della svolta

18.07.2022
4 min
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Davide De Pretto è uscito dal campionato europeo under 23 con una medaglia di bronzo al collo (in apertura sul podio di Anadia con Engelhardt che ha vinto e Mathias Vacek). Un bel risultato per lui che si accoda a quanto di buono fatto vedere in questa stagione alla Zalf Euromobil Désirée Fior. Abbiamo raccontato del suo “ritorno” a casa, nel cuore del Veneto. I risultati e le prestazioni messe in fila da Davide fanno riflettere. Nel suo primo anno tra gli under 23, alla Beltrami TSA, ha avuto qualche difficoltà in più. Con Gianni Faresin cerchiamo di capire dove e come hanno lavorato per rispolverare il talento di De Pretto.

Gianni Faresin aveva già nel mirino il giovane corridore veneto ma per motivi diversi non era riuscito a portarlo alla Zalf già nel 2021
Faresin lo aveva già nel mirino, ma per non era riuscito a portarlo alla Zalf già nel 2021
Gianni, forse il calendario così ricco di corse con i pro’ era un po’ audace per un primo anno?

Potrebbe essere una bella motivazione, ora si cerca di affrettare i tempi di maturazione dei ragazzi, ma questo non porta sempre buone situazioni. Un primo anno ha tante difficoltà: la scuola, l’approccio ad una categoria diversa…

Insomma non è sempre un vantaggio gareggiare ad un più alto livello.

Non lo è per forza, un ragazzo così giovane è anche più fragile mentalmente rispetto ad uno più grande o ad un professionista. Se si fa un salto del genere e si va forte problemi magari non ce ne sono, quando invece inizi a fare fatica il morale scende sotto terra e lì è un problema.

Perché?

Mah, se ci pensate la testa nello sport è un fattore fondamentale. Se un atleta è motivato e pronto a correre, anche se non è al cento per cento tira fuori la prestazione. Invece, se sei demoralizzato, sai che farai fatica, che probabilmente ti ritirerai e perdi il 30 per cento delle tue qualità atletiche. Perché non sarai motivato e pronto a soffrire.

Alla fine della quarta tappa del Giro U23 Davide De Pretto è riuscito ad indossare la maglia blu dei GPM
Alla fine della quarta tappa del Giro U23, De Pretto è riuscito ad indossare la maglia blu della classifica dei GPM
Se guardiamo allo scorso anno le gare non finite da De Pretto sono molte, soprattutto quelle con i professionisti.

Le gare dei professionisti tatticamente sono un po’ più semplici rispetto a quelle dei dilettanti, diciamo che sono più facili da controllare. Negli under 23 c’è tanta incertezza e molte variabili frutto del caso. Ovvio che poi tra i professionisti si vada ad una velocità più alta e che fa male. E se sei un ragazzo di primo anno la soffri molto.

Avete fatto qualche lavoro psicologico con De Pretto?

No, devo dire che facendo tutta la preparazione con noi non ne ha avuto bisogno. Siamo partiti a lavorare bene e con costanza da gennaio, facendo i carichi corretti e distribuendo bene gli allenamenti. Dalla mia esperienza posso dire che ho imparato una cosa: l’importante è partire bene e farlo dalla base. Già da questo inverno Davide ha preso più consapevolezza, per il semplice fatto di confrontarsi giorno per giorno con i suoi compagni e vedendo che aveva il loro ritmo e riusciva a lavorare bene.

Quest’anno non ha ancora fatto gare con i professionisti…

Vero, non è il nostro obiettivo. Abbiamo un buon gruppo di under con i quali abbiamo fatto tutte le gare internazionali e non solo. Correre con i pari età è allenante già di suo, ultimamente tra gli under 23 si va forte. Basti vedere i francesi della Groupama

Per De Pretto quest’anno un calendario più a misura di under 23 (foto photors.it)
Per De Pretto quest’anno un calendario più a misura di under 23 (foto photors.it)
Quando avete deciso che avreste portato alla Zalf De Pretto?

Era un giovane molto interessante anche da junior, lui poi abita nella nostra zona, ed ora che è qui con noi si allena in gruppo, il che è molto importante. Non è arrivato prima da noi perché c’è una regola che vieta ad una squadra italiana di prendere più di tre corridori con più di 35 punti nel ranking. E’ un sistema fatto per dividere meglio gli atleti e non creare squilibri tra regioni o tra squadre, ma è abbastanza penalizzante per i ragazzi. Dopo un anno però, un corridore può andare dove vuole e così De Pretto è tornato vicino a casa. 

Come mai non è stato selezionato subito dalla Zalf?

Lo seguivo anche nei campionati giovanili, essendo molto forte anche nel ciclocross era un nome di spicco. Il suo mancato approccio da noi è stato anche una causa fortuita. Mi sono allontanato dalla Zalf per un anno e al mio ritorno erano stati contattati altri atleti. E Davide era già in accordo con altre squadre che lo avevano cercato.

Il Giro del Veneto promuove il “nuovo” Faresin, pronto a riprovarci

13.07.2022
4 min
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Nel Giro del Veneto U23 che ha confermato lo straordinario stato di forma di Riccardo Lucca, fino all’ultima tappa al comando della classifica c’era un figlio d’arte del quale si è già spesso parlato, Edoardo Faresin, alla fine terzo a 1’23” dal vincitore. E’ un risultato importante, ancor di più conoscendo la storia del corridore della Zalf Euromobil, che ha sempre vissuto il ciclismo in parallelo con la sua vita studentesca fino ad arrivare alla laurea. Poi aveva deciso di dedicare questa stagione privilegiando le due ruote e i risultati cominciano ad arrivare, anche se la strada parallela è sempre lì.

Faresin Veneto 2022
Faresin ha preso la maglia alla seconda tappa, perdendola solo all’ultima (foto Francesco Cecchin)
Faresin Veneto 2022
Faresin ha preso la maglia alla seconda tappa, perdendola solo all’ultima (foto Francesco Cecchin)

Per Faresin il Giro del Veneto era la gara di casa, da affrontare con la massima concentrazione. Una sorta di crocevia per capire anche dove quelle due ruote avrebbero potuto portarlo e qualche risposta è arrivata: «Intanto ho dimostrato che quando programmo un evento, mi pongo un obiettivo, lo raggiungo. Ci tenevo a fare bene sulle strade conosco. Avevo detto che questo 2022 doveva essere un anno speciale, ma la prima parte lo è stata non come volevo io…»

Che cosa è successo?

Un po’ di tutto a dir la verità. Covid, problemi fisici, non riuscivo mai a sbloccarmi, a essere quel che volevo, ma sapevo di poter far bene. In gara sono andato in crescendo, ho conquistato la maglia grazie alla costanza e l’ho difesa fino all’ultima tappa, poi nell’ultima frazione le salite erano troppo lunghe per le mie caratteristiche, ma sono riuscito a salvare il podio.

Faresin 2021
Il corridore della Zalf quest’anno ha corso spesso nelle gare Open, brillando all’Adriatica Ionica Race (foto Scanferla)
Faresin 2021
Il corridore della Zalf quest’anno ha corso spesso nelle gare Open, brillando all’Adriatica Ionica Race (foto Scanferla)
Hai dimostrato soprattutto grande resistenza e una certa propensione per le corse a tappe, la cosa ti ha stupito?

Non più di tanto. Anche lo scorso anno al Giro U23 ero stato maglia verde, mi ero accorto di andare meglio ogni giorno che passava. Diciamo che correndo in una squadra continental ho notato quest’anno decisi miglioramenti, grazie soprattutto al calendario molto più importante. Quest’anno ho corso Coppi e Bartali, Giro di Sicilia e Adriatica Ionica Race e, soprattutto in quest’ultima, sono stato sempre a ridosso dei primi. Ho capito alla fine che non andavo poi così piano come credevo…

Alla vittoria finale ci avevi fatto un pensierino?

Non posso negarlo, ma era una situazione nuova, anche la gestione della squadra per me non era cosa usuale. Ho pagato l’inesperienza, che è emersa tutta nella gestione dell’ultima salita.

Faresin De Pretto 2021
Il veneto insieme a De Pretto, neo bronzo europeo U23, in ritiro prestagionale (foto Scanferla)
Faresin De Pretto 2021
Il veneto insieme a De Pretto, neo bronzo europeo U23, in ritiro prestagionale (foto Scanferla)
A inizio anno avevi detto di voler mettere da parte gli studi per vivere una stagione completamente ciclistica: sei sempre di quell’avviso?

In verità mi ero detto di vedere come andava la prima parte di stagione e magari nel secondo semestre rivedere la situazione, ma se fai il ciclista a tempo pieno, non ci sono grandi possibilità per studiare. L’idea di tenermi una strada aperta extrasportiva c’è sempre, ma perdere un anno non cambia nulla. Io ho intanto preso la laurea triennale, servono altri due anni per quella magistrale oppure preparare l’esame di Stato per entrare nell’albo ingegneri e cercare una ditta. Ho tempo per pensarci.

Avevi anche detto che il sogno di passare pro’ era rimasto tale vista anche l’età, i tuoi 24 anni, ma i tuoi risultati e soprattutto la tua condotta matura in corsa potrebbero ancora aprirti qualche porta?

Che dire, l’età non è dalla mia parte, ma è anche vero che la mia evoluzione fisica è stata più lenta di quella di tanti miei coetanei. Ognuno ha i suoi tempi, io ci credo ancora ma servirebbe che si guardasse al di là dei semplici numeri. Sicuramente i risultati ottenuti hanno riacceso la speranza, questo non lo posso negare. Io non sono un fenomeno – sottolinea Faresin – ma la grinta compensa il talento e soprattutto so lavorare bene in un team, potrei essere molto utile anche e soprattutto a chi è più giovane di me.

Faresin famiglia 2022
Edoardo fra i genitori Sonia e Gianni, suo diesse alla Zalf, dove hanno notato la sua crescita
Faresin famiglia 2022
Edoardo fra i genitori Sonia e Gianni, suo diesse alla Zalf, dove hanno notato la sua crescita
Il tuo cognome ha certamente un peso nell’ambiente: rispetto a tuo padre che cosa hai di simile e che cosa di diverso?

Lui era sicuramente più forte, più alto, più pesante, alla mia età era pro’ già da un anno, ma non va dimenticato che quello era un ciclismo molto diverso. Era uno scalatore puro, io sono più veloce e scattista e mi ritrovo bene in arrivi ristretti. La differenza principale però penso sia data dal fatto che lui era più portato ad attaccare ed io in questo spero di migliorare e seguire il suo esempio.