Vine vince, Fortunato fiuta la vetta e punta al mondiale

28.08.2025
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C’era aria di fuga stamattina, spiega Lorenzo Fortunato, terzo sul traguardo di Andorra dopo un’azione lunga 162 chilometri. Una vita. C’è appena il tempo che la bandierina si abbassi e dalla testa del gruppo schizzano via i dieci che, ancora ignari, andranno a giocarsi la tappa.

La partenza è in salita sul Coll de Sentigosa (11,4 chilometri al 4,1 per cento) e ad avvantaggiarsi sono Vine, Castrillo, Vervaeke, Garofoli, Debruyne, Ryan, Shaw, Armirail, Traen e Fortunato. Traen, che indossa la maglia della Bahrain Victorious è quello messo meglio in classifica generale (58’’ dietro Vingegaard), poi Armirail, Vervaeke e appunto Fortunato (a 1’43’’). 

«Era una giornata brutta, di pioggia – racconta il bolognese della XDS Astana – perfetta per le fughe, anche perché Vingegaard voleva lasciare la maglia. A lui interessa averla a Madrid. Vine ha attaccato in discesa e non sono riuscito a seguirlo. Se proprio vogliamo dire, poteva starci un secondo posto. Era il primo arrivo in salita, volevo arrivare nei dieci e l’ho fatto, quindi sono soddisfatto. Bicchiere mezzo pieno, va bene così!».

La salita preferita di Vine

Fortunato dice bene: Vingegaard ha deciso di lasciar andare la maglia e così il vantaggio dei primi lievita fino ai 6’30”, quando la corsa entra ad Andorra e mancano 35 chilometri all’arrivo. E proprio mentre si scala l’Alto de la Comella e in testa al gruppo alcune squadre iniziano a forzare i tempi, Jay Vine decide di non voler rischiare e attacca prima dello scollinamento. Poi si butta in discesa come una furia. Quando si presenta ai piedi della salita finale, che è lunga 9,6 chilometri e ha pendenza media del 6,3 per cento, ha un minuto di vantaggio sugli inseguitori.

«Conosco queste strade abbastanza bene – spiega l’australiano del UAE Team Emiratesvivo appena sotto la collina e la Comella è la mia salita preferita in tutta Andorra. Normalmente mi sarebbe piaciuto rendere la corsa più dura, ma con il vento contrario è stato difficile convincere i ragazzi a fare di più. Così ho deciso di andare in cima e sfruttare la discesa bagnata. Ho pensato che fosse l’occasione per tentare ed è andata bene».

Il tempo che la tappa partisse e la fuga ha preso il largo. Dentro anche Garofoli e Fortunato
Il tempo che la tappa partisse e la fuga ha preso il largo. Dentro anche Garofoli e Fortunato

L’ombra dell’Angliru

Fortunato ci riproverà. Venerdì prossimo c’è una salita che lo chiama: l’Alto de Angliru. Per il corridore diventato celebre nel 2021 per la vittoria dello Zoncolan è un richiamo (quasi) irresistibile.

«Non ci ho mai corso – dice Fortunato – ho fatto altre gare nelle Asturie, però mai lassù. E’ una salita simile allo Zoncolan, però in un contesto di corsa totalmente differente. La gamba è simile a quella del Giro, anche se dopo Burgos non sono stato tanto bene. Però oggi andavo, ero lì davanti, quindi un po’ alla volta torno su. Oggi puntavo alla tappa però ho cercato di fare gli sprint per la maglia a pois risparmiando la gamba e ho preso un po’ di punti. Cerco di tenere il piede in più scarpe per il momento, poi vediamo con l’andare dei giorni come andrà».

Il sogno del mondiale

Andorra ha spiegato chi comanda: Almeida e Ayuso hanno già diviso il loro cammino. Ayuso viene staccato ai meno 6 dall’arrivo e scivola indietro a quasi 12 minuti, mentre Almeida resta davanti con Vingegaard e gli altri uomini della classifica che da stasera è rivoluzionata e chissà per quanto. Traen ha la maglia rossa con 31″ su Armirail e 1’01” su Fortunato, che guarda la Vuelta e intanto immagina anche scenari futuri. Anche perché le parole di Marco Villa sulle prossime nazionali lasciano più di uno spiraglio aperto.

«Intanto pensiamo alla Vuelta – dice infatti – poi spero di essere convocato al mondiale, vediamo come esco di qua. Adesso ho mal di gambe, ma dopo la tappa è normale: sono convinto di recuperare e fare la corsa anche domani. Sarà un’altra giornata dura e vediamo come andrà. Sarà difficile andare in fuga. Oggi sono riuscito perché avevo abbastanza distacco, domani parto da terzo il classifica e vediamo come andrà. Prendere la maglia rossa? Perché no… (sorride: alla Vuelta anche i sogni a volte si avverano, ndr)».

Classifica UCI: UAE domina, XDS risale. E dietro è lotta serrata

23.08.2025
4 min
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Il cerchio si stringe: chi resterà nel WorldTour. E chi sarà nelle prime 30 squadre? Puntuale, ecco il punto della situazione sulle classifiche a squadre a due terzi della stagione. Siamo dopo il Tour de France e prima della Vuelta, scattata giusto oggi da Torino.

Si entra dunque nel vivo e la situazione è super interessante specialmente per la parte bassa delle graduatorie, visto che ormai è chiaro che a dominare la scena è la UAE Emirates. La squadra di Tadej Pogacar guida sia la classifica annuale che quella del triennio. A proposito, nel giochino del “cosa farebbe Pogacar da solo”: ebbene, con i suoi punti lo sloveno sarebbe nono… nella classifica a squadre!

E’ soprattutto grazie ad un ottimo Giro di Fortunato e Scaroni e ad un buon Tour di Velasco che la XDS è risalita tanto nel ranking
E’ soprattutto grazie ad un ottimo Giro di Fortunato e Scaroni e ad un buon Tour di Velasco che la XDS è risalita tanto nel ranking

Ranking annuale: volano UAE e XDS

Partiamo dalla “foto” della classifica annuale. Come detto, guida la UAE Team Emirates. Alle sue spalle c’è la Visma – Lease a Bike, ma ad un distacco abissale. Mentre terza è la Lidl-Trek. Quarta, ed è una sorpresa, anche bella per noi italiani visto che c’è tanta Italia in squadra, è la XDS-Astana. Che incetta di punti per gli atleti di Vinokourov. Pensate che il borsino segna un +17 posizioni rispetto ad un anno fa.
I più prolifici di Astana sono proprio tre italiani: nell’ordine Scaroni, Fortunato e Velasco.

Altra nota positiva dopo il Tour de France è la Uno-X Mobility. La squadra norvegese guadagna ben otto posizioni. Bene anche Bahrain Victorious e Tudor Pro Cycling.

Tra le note dolenti si segnala il crollo della Lotto Dstny (-17 posizioni rispetto ad un anno fa) e della Intermarché-Wanty (-7). Curioso il fatto che a fine anno queste due squadre si fonderanno. Non bene neanche la Groupama-FDJ che perde sei posizioni.

Polti e VF Group sono staccate di appena 70 punti. La squadra di Reverberi, trentesima, vanta a sua volta 84 punti sulla Solution Tech. Il finale di stagione sarà determinante
Polti e VF Group sono staccate di appena 70 punti. La squadra di Reverberi, trentesima, vanta a sua volta 84 punti sulla Solution Tech. Il finale di stagione sarà determinante

Top 30: è sfida tricolore

La graduatoria annuale è importante sia per decretare il miglior team dell’anno, sia per selezionare le 30 squadre che avranno diritto di accesso ai Grandi Giri. E in basso è protagonista proprio l’Italia: pensate che ai posti 29, 30 e 31 ci sono rispettivamente Polti-Kometa, VF Group-Bardiani e SolutionTech-Vini Fantini.

Al momento ci sono solo due professional aventi diritto ai Grandi Giri fuori dalle 30. E sono appunto la SolutionTech e la Euskaltel-Euskadi. Di buono per le italiane c’è che la squadra spagnola non è stata invitata alla Vuelta e quindi non avrà grandi occasioni per raccogliere punti importanti. Il gap dalla trentesima, la Polti, è superiore ai 600 punti e nelle retrovie non è facile “fare legna”. Ci sentiamo di dire pertanto che l’Euskaltel non dovrebbe avere la forza per insidiare le nostre squadre.

Di fatto l’unica che può insidiare Polti e VF Group è proprio la squadra di Serge Parsani, che comunque grazie alla tattica di fare molte corse piccole soprattutto in Asia e a buoni risultati, ha racimolato tanto. Infatti è tra i migliori team dell’anno in assoluto (+10 posizioni).

SQUADRANAZIONESTATUSPUNTI
1. UAE EmiratesEmirati Arabi UnitiWT95.889
2. Visma-Lease a BikeOlandaWT66.293
3. Lidl-TrekStati UnitiWT49.969
4. Soudal-QuickStepBelgioWT46.891
5. Ineos GrenadiersRegno UnitoWT43.230
6. Red Bull-Bora GermaniaWT40.970
7. Alpecin-DeceuninckBelgioWT38.788
8. Decathlon-AG2RFranciaWT33.554
9. Groupama-FDJFranciaWT33.494
10. Bahrain-VictoriousBahrainWT33.406
11. EF-EasyPostStati UnitiWT31.546
12. LottoBelgioPRO30.652
13. MovistarSpagnaWT29.174
14. Israel-PremierTechIsraelePRO28.816
15. Jayco-AlUlaAustraliaWT27.506
16. XDS-AstanaKazakhstanWT26.379
17. Picnic-PostNLOlandaWT25.956
18. Intermarché-WantyBelgioWT25.282
19. CofidisFranciaWT24.214
20. Uno-X MobilityNorvegiaPRO23.856
21. Arkea-B&B Hotels FranciaWT22.154
La classifica del triennio 2023-2025 aggiornata al 23/08/2025. La 22ª è la Total Energies con 15.222 punti quindi fuori dai giochi (fonti UCI)

Triennio verso la fine

Il 19 ottobre, con la tappa finale del Gree-Tour of Guangxi, si chiude il triennio 2023-2025, quello che decreterà l’accesso o la permanenza nel WorldTour.
Senza entrare nei dettagli di eventuali fusioni, secondo il regolamento UCI le licenze WorldTour scenderebbero a 17. Ma poi si è anche visto che a volte la stessa UCI ha deciso in modo arbitrario. Di buono c’è che ci sarebbe uno spazio in più per le Wild Card.

Ma veniamo alla classifica del triennio. Voce grossa, anzi grossissima, ancora per la UAE Team Emirates, che in pratica ha un terzo di punti in più della Visma-Lease a Bike. Terza è ancora la Lidl-Trek.

Interessante analizzare il borsino: chi sale e chi scende. Bisogna guardare nelle parti basse e notare come ancora la XDS-Astana si sia ripresa di diritto un posto nel WorldTour. Adesso è 16ª e ha guadagnato tre posizioni rispetto all’ultimo nostro aggiornamento (qui per un confronto). Quello che era un miraggio fino a pochi mesi fa ora è realtà. Bisognerà tenere duro per altri due mesi, poi il pericolo sarà scampato. Il margine sul 18° posto è di circa 1.100 punti: non rassicurante, ma neanche ridotto. Molto dipenderà dalle prestazioni di Biniam Girmay: è l’unico in grado di smuovere davvero la classifica nelle retrovie.

Molto bene anche la Decathlon-Ag2R La Mondiale, che guadagna tre posizioni e passa a condurre il derby francese superando, seppur di un soffio, la Groupama-FDJ, storicamente la prima squadra transalpina.

Male la Lotto che perde terreno ma resta salda nel WorldTour e male la Intermarché appesa davvero a un filo. Male anche Cofidis e Arkea-B&B Hotels. Saranno queste due squadre più la Uno-X a giocarsi il 18° posto, vale a dire la salvezza o l’ingresso nel WT. Ma i punti di distacco di Arkea e Uno-X sembrano troppi da colmare. Sarà pertanto una sfida tra Cofidis e Intermarché: la squadra belga vanta quasi 1.000 punti in più rispetto a quella francese. Sarà davvero curioso vedere come se la giocheranno.

Cosa c’è nel momento buio di Bettiol? Cerchiamo di capire

13.08.2025
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Nervoso, a dir poco. Chi lo ha visto al Tour de Pologne ha raccontato di un Alberto Bettiol sopra le righe, teso e dalle reazioni brusche. Le critiche sul corridore toscano fioccano da parte di tifosi e giornalisti stranieri: pochi al di fuori della cerchia degli amici sono disposti a fargli credito. Se non lo conoscessimo da quando era un ragazzino, probabilmente saremmo tentati di abboccare. Ma Bettiol non è così o almeno non è solo questo. E allora ci siamo messi a ragionare.

La XDS Astana lo ha preso il 15 agosto del 2024 perché facesse punti. Lo pagano tanto, per cui è logico che si attendano risultati, che però ancora non sono arrivati. Da quando Bettiol ha cambiato squadra, il miglior risultato è stato il terzo posto nella crono del Romandia: l’unico podio negli ultimi 12 mesi. Non serve andare tanto indietro per ricordare che ad aprile 2014, Nibali e i corridori dell’Astana ricevettero una lettera di richiamo. Vincenzo, che l’anno prima aveva vinto il Giro e fatto secondo alla Vuelta, era passato attraverso la primavera senza risultati. Vinokourov, che sorride in cima al Mont Ventoux ma non è un tipo facile, scrisse la lettera e la reazione, diretta o casuale, fu che Nibali vinse il Tour. Dopo gli anni di good job fortemente ottimistici alla Ef Pro Cycling, qual è stato l’adattamento di Bettiol allo squadrone kazako, che ha serio bisogno di punti per restare nel WorldTour e sopravvivere? E come vive, essendo una persona corretta, il non riuscire nel compito nonostante il grande impegno?

Carlo Franceschi, Alberto Bettiol, Gabriele Balducci, bici Cannondale alla Mastromarco, 2020
Franceschi e a destra Balducci con Bettiol alla consegna delle bici alla Mastromarco: un’immagine del 2020
Alberto Bettiol, Gabriele Balducci, bici Cannondale alla Mastromarco, 2020
Balducci e Bettiol alla consegna delle bici alla Mastromarco: un’immagine del 2020

Il Bettiol da decifrare

C’è un uomo che più di tanti altri può leggere negli atteggiamenti di Bettiol ed è Gabriele Balducci, che l’ha avuto da under 23 alla Mastromarco e da allora non l’ha più mollato. Da corridore (Balducci è stato pro’ dal 1997 al 2008, con 12 vittorie) e poi da tecnico, il pisano è cresciuto alla scuola sobria di Marcello Massini e quel che ha imparato ha cercato negli anni di trasmetterlo ai corridori a lui più vicini. Balducci sta male se un campione nega l’autografo a un bambino, figurarsi sentire i racconti degli atteggiamenti di Bettiol arrivati dalla Polonia.

Tuttavia non lo abbiamo chiamato per averne la giustificazione, ma per cercare di decifrare il Bettiol cupo degli ultimi tempi: quello che anche chi scrive fatica a riconoscere e per questo cerca una chiave di lettura.

Il risultato migliore nel periodo di Bettiol alla XDS Astana è il terzo posto nella crono del Romandia
Il risultato migliore nel periodo di Bettiol alla XDS Astana è il terzo posto nella crono del Romandia
Baldo, che cosa non sta funzionando?

Un insieme di cose. Intanto il diverso rapporto con la squadra. Prima parlavamo con Charly (Wegelius, ndr) ed era quasi un discorso fra amici. Adesso è diverso. Mazzoleni è bravissimo, lo staff è di primissimo ordine, ma è tutto più professionale. Io non c’ero al Polonia, ma ho visto delle cose di cui parlerò con Alberto. Sono stato al Teide quest’anno e abbiamo lavorato benissimo. Sono stato lassù 25 giorni con lui ed era forte. Poi siamo andati in Belgio alla Het Nieuwsblad ed è andato tutto male, la stagione è partita subito col piede sbagliato. Sono venuti fuori problemi fisici e ci siamo fermati. Abbiamo ripreso al Coppi e Bartali ed è stato tutto un rincorrere. Con Mazzoleni abbiamo dovuto cambiare continuamente programma, senza più sapere che cosa avremmo fatto.

Al Romandia però c’è stato qualche segnale…

E’ andato molto bene, ma ormai avevamo deciso di non fare il Giro. Magari è stato anche giusto, nel senso che Maurizio pensava ai punti. Così siamo andati in Francia, per correre Morbihan, Tro Bro Leon e Dunkerque, che però si sono rivelate corse più difficili del Giro. A Dunkerque c’era un tempo da lupi e Alberto ha preso un virus incredibile con tanto di bronchite. Ha continuato a rincorrere e alla fine siamo arrivati al punto di dover rinunciare anche al Tour de France. Ora che sono nella squadra e la vivo da dentro, vedo che il ciclismo è diventato davvero impressionante e non ammette eccezioni.

Questa rigidità è un problema?

Parliamoci chiaro: Alberto è ancora un corridore come garba a noi. A volte, si regola con le sensazioni, ma deve capire che il ciclismo è cambiato anche per lui. Specialmente quest’anno, in una squadra che lo ha preso con l’obiettivo ben preciso dei punti. Non puoi improvvisare tanto e questo gli ha reso la vita un po’ più complicata. Abbiamo trovato un gruppo spettacolare. Ci siamo messi in mano allo staff della nutrizione, con Luca Simoni. Per Alberto il cibo è sempre stato un problemino e diciamo che non è entusiasta del fatto di dover pesare quello che mangia.

Senza fare il Giro, Bettiol ha corso in Francia (qui al Trofeo Bro Leon), ma ha pagato il maltempo con un brutto virus
Senza fare il Giro, Bettiol ha corso in Francia (qui al Trofeo Bro Leon), ma ha pagato il maltempo con un brutto virus
Il fatto di non venirne a capo spiega il nervosismo?

Non sono andato in Polonia ma, come ho detto, mi sono ripromesso di parlargliene. Sono stato con lui a Verbania quando si faceva la rifinitura ed era abbastanza tranquillo. Diciamo che è andato forte e questo fa pensare che la seconda parte di stagione andrà meglio, ma la sensazione che avremmo potuto giocarcela meglio rimane.

Però Vinokourov ha anche detto che Alberto non farà la Vuelta: non è un problema uscire dal 2025 senza neppure un Grande Giro?

Il programma prevede il Renewi Tour, poi il Canada. E’ il discorso dei punti, sempre quello. Abbiamo parlato di cosa significhi non fare un Grande Giro a 32 anni, perché a prima vista potremmo anche pensare che sia un guaio. Però per quello che si vede, non è del tutto vero. Ciccone è stato fermo due mesi e ha vinto San Sebastian. Con alture, nutrizionismo, tabelle d’allenamento e quant’altro, oggi i corridori riescono a prepararsi ugualmente. Secondo me, Bettiol finirà la stagione in modo positivo.

Ogni volta che parlava di Pozzato, Cancellara diceva che la sua molla fosse la rabbia, che però non ti permette di durare. Bettiol sembra pieno di rabbia, come mai?

Lo vedo anch’io. Alberto l’ho conosciuto da bambino, un po’ come te. L’ho preso al secondo anno da junior e poi l’ho sempre seguito. Nel frattempo sono passati gli anni e sono cambiate anche le responsabilità. Parliamoci chiaro: guadagna dei bei soldi e quindi le attese sono cresciute, ma io sono certo che l’Alberto che conosco ci sia ancora. E’ chiaro che dentro si logori un po’ di più. Magari qualcuno pensa che non sia una bella persona, ma mi piacerebbe far capire che non fa così perché gli piace farlo.

Al Pologne, Bettiol ha tentato più di una fuga, ma ha accolto con fastidio il fatto di non essere riuscito a fare risultato
Al Pologne, Bettiol ha tentato più di una fuga, ma ha accolto con fastidio il fatto di non essere riuscito a fare risultato
E’ credibile che Vinokourov abbia iniziato a chiedergli delle risposte diverse?

Vinokourov lo conosciamo tutti, è esigente. Per cui ci sta che si aspetti delle risposte, che magari gli americani non chiedevano. A Vaughters sembrava che stesse bene tutto. Sento quello che mi dicono e ora dobbiamo essere bravi a gestire questa cosa. Durante il Tour de Pologne sono stato zitto, non ho detto una parola. E credo che da qui si ripartirà bene. C’è Plouay, c’è il Renewi Tour, c’è il Canada, ci sono corse veramente belle per dare più peso a questa stagione. E io credo che andrà così.

Si riparla di Scaroni: nell’estremo Nord in cerca di vendette

31.07.2025
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Avevamo lasciato Christian Scaroni ancora ebbro di gioia per il successo di tappa al Giro d’Italia, ciliegina sulla torta di una prima parte di stagione che ha visto il bresciano sempre protagonista e fondamentale nella rincorsa del suo team, l’XDS Astana verso la salvezza nel WorldTour. Ma che cosa è successo da allora? E’ successo che il lombardo dopo un lungo periodo di assenza dalle gare è tornato a correre in Spagna, con tre classiche a fine luglio e ha ripreso esattamente come aveva lasciato: da protagonista.

In Spagna due podi per il bresciano. Qui è terzo alla Vuelta Castilla y Leon vinta da Etxeberria
In Spagna due podi per il bresciano. Qui è terzo alla Vuelta Castilla y Leon vinta da Etxeberria

Nel parlare con lui non si può non partire dalla grande giornata di San Valentino, che a mente fredda assume un sapore ancora più dolce rispetto alla stretta attualità: «Ho l’orgoglio di aver vinto una tappa al Giro che era un po’ l’obiettivo che mi ero prefissato a inizio stagione, non ne avevo fatto mistero che il mio lavoro era puntato su quel risultato. Io però sono rimasto il ragazzo che ero prima, con la stessa fame di vincere altre corse, con le stesse ambizioni. So però che una tappa al Giro resta un punto fermo in una carriera, che porterò sempre nel cuore, anche per come è arrivata insieme a Lorenzo Fortunato.

Cos’è successo dopo? Cosa hai fatto?

Dopo il Giro d’Italia avrei dovuto proseguire col programma facendo Gippingen, Appennino e il campionato italiano. Solo che dopo l’arrivo a Roma mi sono ammalato. O meglio già nella Capitale ero malato, come tantissimi corridori. Ho fatto subito un ciclo di antibiotici per provare a tornare competitivo nelle corse di giugno, tra cui anche il campionato italiano e ho ripreso a pedalare. Solo che dopo 5 giorni ho avuto una ricaduta e di conseguenza mi sono dovuto fermare completamente.

A Roma Scaroni aveva iniziato a sentirsi poco bene ed è stato costretto a fermarsi oltre 40 giorni
A Roma Scaroni aveva iniziato a sentirsi poco bene ed è stato costretto a fermarsi oltre 40 giorni
A che cosa pensi sia dovuto questo lungo stop? Sei rimasto fermo dalle gare oltre un mese e mezzo…

Io credo che molto abbia influito l’aver affrettato i tempi per arrivare ad una condizione buona per il Giro Italia dopo il mio infortunio di marzo, questo ha condizionato anche la mia salute. Pertanto insieme alla squadra abbiamo ritenuto fosse più utile ricaricare le batterie. Già da inizio luglio ero a Livigno per allenarmi in altura, per poi rientrare in queste tre corse di Spagna che erano un banco di prova per la seconda parte di stagione.

La cosa che colpisce molto è il fatto che sei uno dei corridori più costanti tra quelli del WorldTour, nel senso che dall’inizio stagione stai ottenendo sempre grandi risultati, non ci sono buchi nel corso della tua stagione…

Sì, questa sicuramente è una cosa che mi conforta, vuol dire che alla base c’è un lavoro fatto bene sia da parte mia che della squadra nella programmazione. Sono arrivato al Giro che non ero al massimo, ero lontano dalla condizione dei primi mesi, ma sono cresciuto nell’arco delle tre settimane. La costanza sicuramente nel ciclismo di oggi è fondamentale e premia il lavoro che viene fatto lontano dalle gare.

Scaroni insieme a Fortunato. La loro fuga vittoriosa alla corsa rosa ha lasciato il segno
Scaroni insieme a Fortunato. La loro fuga vittoriosa alla corsa rosa ha lasciato il segno
Tu nelle gare spagnole ti trovi particolarmente bene…

Sì, anche se nell’arco della mia carriera il caldo l’ho sempre un po’ sofferto, ma quest’anno ho fatto un bel lavoro cercando di adattarmi meglio. E quest’anno le prime tre corse, che erano un po’ più calde, sono riuscito a gestirle abbastanza bene. Comunque, a parte le corse in Spagna, anche in Francia non sono mai andato male, ho raccolto lì tre vittorie, quindi sì, la Spagna mi porta bene, ma anche la Francia. Speriamo di farci entrare anche l’Italia…

Resti in Spagna per le prossime corse?

Intanto sabato sono alla Clasica di San Sebastian, ma da lì ripartirò quasi subito, andrò a fare l’Arctic Race, con la quale ormai ho un conto aperto da due anni, da quel maledetto secondo del 2023. Mi piacerebbe chiudere quel cerchio, anche se troverò una squadra attrezzata come la Uno-X che corre in casa e porterà i pezzi migliori che ha. E poi anche Pidcock dovrebbe esserci. Ma io voglio provarci, e poi è una corsa fredda e come tutti sanno, a me piace correre al freddo.

Alla XDS Astana il clima è ora più sereno, grazie ai punti che tutti hanno portato. Qui Christian con Ulissi
Alla XDS Astana il clima è ora più sereno, grazie ai punti che tutti hanno portato. Qui Christian con Ulissi
Com’è l’atmosfera in squadra relativamente alla permanenza nel ranking del WorldTour?

Rispetto a inizio anno la situazione è più serena. Allora avevamo addosso la pressione del risultato, sembrava una missione quasi impossibile, ma la squadra ha programmato tutto per bene, abbiamo lavorato in maniera egregia e di conseguenza stiamo vedendo che bene o male tutti stanno rendendo.  Anche al Tour con Velasco, Ballerini. Siamo in tanti ad esserci distinti, di conseguenza è un’atmosfera molto serena. Ma la stagione è ancora lunga e come ci hanno detto ai piani alti della squadra, bisogna rimanere sul pezzo fino a ottobre.

Ballerini è convinto: «Al Tour ho capito che manca solo la vittoria»

31.07.2025
4 min
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La Grande Boucle, conclusa sull’inedito percorso di Montmartre, ha lasciato nelle gambe e nella testa di Davide Ballerini la consapevolezza di poter ambire a qualcosa di grande. Lo testimonia il fatto che tra una settimana correrà alle Arctic Race of Norway, che prenderà il via da Borkenes. I giorni dopo il Tour de France sono serviti per staccare un po’ a livello mentale, mentre le gambe girano ancora bene. Il momento va sfruttato, perché la consapevolezza e l’ambizione crescono. 

«Ci vorrà ancora qualche giorno per riprendermi totalmente dalle fatiche del Tour – dice Ballerini – sono ancora stanco. Più di testa, perché alla fine oggi sono uscito in bici per fare due orette tranquille e la condizione c’è. Lunedì sarà di nuovo tempo di chiudere le valigie e partire per la Norvegia, vediamo di sfruttare il momento positivo».

Wout Van Aert, Davide Ballerini e Tadej Pogacar sullo strappo di Montmartre, un assaggio di “classica” nella tappa finale del Tour

Dalla caduta agli Champs Elysées

Quel secondo posto di domenica sugli Champs Elysées ha lasciato un po’ di amaro in bocca all’atleta della XDS Astana, sensazione diventata più gradevole una volta raffreddati i pensieri e capito contro chi ci si è trovati contro. 

«La cosa migliore che porto a casa da questo Tour de France – prosegue – è la consapevolezza che se faccio tutto al meglio posso essere là insieme ai primi e giocarmi qualche gara. Anche perché la caduta durante la terza tappa mi ha fatto soffrire molto, ma la condizione c’era e questo mi ha aiutato a uscire dal momento difficile».

Il giorno dopo la caduta Ballerini presentava bendaggi evidenti ma ha saputo resistere e superare il momento difficile
Il giorno dopo la caduta Ballerini presentava bendaggi evidenti ma ha saputo resistere e superare il momento difficile
Il più difficile del tuo Tour?

Sicuramente, la mattina successiva alla caduta stavo davvero male. La vera risposta però l’ho avuta il giorno dopo, in quelle situazioni capisci subito se riuscirai a continuare o meno. Se quando sali in bici per andare al foglio firma senti dolori e acciacchi allora continuare diventa praticamente impossibile. Io appena sono salito in sella mi sono sentito relativamente bene, anche se devo dire che sono stato anche abbastanza fortunato.

In che senso?

Perché i giorni dopo non siamo andati davvero forte, le andature non sono state esagerate. Complice anche l’ottima condizione con la quale mi sono presentato al via da Lille. Arrivavo dalla caduta della Roubaix dove mi sono rotto lo scafoide, gli altri sono andati in altura mentre io avevo scelto di rimanere a casa per riuscire a fare tutta la riabilitazione necessaria. 

Nell’ultima settimana, riassorbite le botte, Ballerini ha provato a giocarsi la vittoria, qui a Valence dove ha chiuso quinto
Nell’ultima settimana, riassorbite le botte, Ballerini ha provato a giocarsi la vittoria, qui a Valence dove ha chiuso quinto
Cosa ti ha lasciato questo Tour?

Che non si deve mai mollare, prima o poi le gambe girano e lo faranno nel momento giusto. Ora ho visto che se mi preparo nel modo corretto posso andare forte, mi manca la vittoria e voglio raggiungerla. Nel ciclismo ne vince uno solo, quindi non è mai semplice.

Però a Parigi hai dimostrato di esserci…

Sì, per sensazioni mie e per l’entusiasmo del pubblico è stato il momento più bello. Sono consapevole che le forze in campo non erano esattamente pari, Pogacar non era al 100 per cento. Lui ha corso un Tour sempre davanti, tirato e al limite. Io ho avuto giorni nei quali mi sono staccato e ho preso il tutto con calma. Fare una, due o tre tappe in questo modo aiuta ad arrivare più freschi nel finale. Van Aert ha mostrato di essere superiore, non c’è nulla da dire. Ci ha lasciati lì con un’azione di forza impressionante. 

Nelle tappe di montagna ha potuto gestire lo sforzo e presentarsi in condizione all’ultima tappa di Parigi pronto a dare battaglia
Nelle tappe di montagna ha potuto gestire lo sforzo e presentarsi in condizione all’ultima tappa di Parigi pronto a dare battaglia
In generale cosa manca per agguantare la vittoria desiderata?

Non c’è un fattore da curare o qualcosa da fare in maniera differente. So che continuando a lavorare e preparandomi in questo modo la gamba c’è. Non si deve mai lasciare nulla al caso, prima o poi il momento arriva. 

Parlando con Fortunato: il lavoro, il Tour (da casa), la squadra…

30.07.2025
6 min
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Lorenzo Fortunato è stato uno dei migliori italiani al Giro d’Italia, e guardando il Tour de France è venuto spontaneo chiedersi come avrebbe potuto cavarsela anche lì, con le gambe del mese di maggio.
Ora è a Livigno, coccolato dall’Hotel Paradise Lodge, da sempre amico dei ciclisti, e in compagnia dei suoi compagni della XDS-Astana, per preparare una seconda parte di stagione intensa e stimolante, nella quale l’obiettivo principale sarà la Vuelta

Passata la sbornia del Tour de France ritornano i corridori che erano stati protagonisti a maggio. C’è una sorta di grande rotazione. E tra coloro che rientrano in pista c’è anche Lorenzo appunto. La maglia blu del Giro, uno degli attaccanti più tosti e anche uno dei corridori italiani più solidi ormai.

Lorenzo Fortunato (classe 1996) al Giro si è comportato alla grande vincendo la maglia blu di miglior scalatore
Fortunato (classe 1996) al Giro si è comportato alla grande vincendo la maglia blu di miglior scalatore
Lorenzo, dal Giro di Svizzera non hai più corso. Hai fatto un bello stacco…

Sì, sono uscito bene dal Giro d’Italia, il Giro di Svizzera un po’ meno: ero in calo e, se tornassi indietro, avrei recuperato un po’ prima. Però poi ho avuto tutto il tempo per riposare. Ora sono in altura con la squadra, a Livigno, ospiti di Riccardo nel suo Hotel Paradise, che per i ciclisti è davvero un paradiso.

Come stai lavorando al rientro?

Tra poco concludo tre settimane qui, poi correrò la Vuelta a Burgos e infine la Vuelta. Un programma classico, simile all’anno scorso.

Qui tutti dicono che ogni anno si va più forte. Tu come giudichi la tua annata?

E’ vero, si va sempre più forte. Però io ho iniziato bene la stagione, ho fatto un bel Giro d’Italia e sono fiducioso di poter ripetermi nella seconda parte. Ho sempre lavorato sodo ma con equilibrio, quindi credo di poter arrivare bene alla Vuelta e chiudere in crescendo la stagione.

Alla Vuelta con che obiettivi andrai?

Un po’ come al Giro: da battitore libero. Quest’anno puntiamo su quello. Poi diciamo che è buono anche per le tappe: si fanno più punti, c’è meno stress e si raccolgono più risultati. E ci sono delle frazioni buone per fare qualcosa. Questa è la strategia.

L’emiliano si sta allenando in quota con i suoi compagni
L’emiliano si sta allenando in quota con i suoi compagni
Al Tour ci è capitato di chiacchierare con qualche corridore in fuga: dicevano che “il Fortunato del Giro ci stava bene”. Che ne pensi?

Il Tour è un’altra corsa. Le prime dieci tappe non hanno lasciato spazio alle fughe, poi sono partite ma hanno vinto soprattutto gli scalatori. Non c’è stato tanto margine per i corridori “mezzo e mezzo”. Penso per esempio a Simone Velasco, che ha faticato tanto ma ha fatto una grande fuga con un quarto posto. Magari si sarebbe trovato meglio al Giro.

In effetti hanno vinto corridori come Arensman, Healy, Paret-Peintre… e Groves ha sfruttato una caduta che ha messo in difficoltà proprio Velasco.

Anche a Boulogne-sur-Mer “Vela” era andato bene. Secondo me Simone ha fatto tutto quello che poteva.

Ti saresti visto bene nella tappa del Mont Ventoux?

Magari sì, erano tappe in cui la fuga partiva in salita, di forza. Potevo esserci anch’io. Erano fughe da scalatori. Quelle potevano essere le mie occasioni ma certo vincere non sarebbe comunque stato facile. Quindi sì: il Fortunato con la forma del Giro al Tour ci poteva stare ma non per la classifica ovviamente. Avrei sofferto molto nei primi dieci giorni, ma nella seconda parte avrei potuto dire la mia.

Prima hai detto: “Dopo il Giro avrei recuperato un po’ prima”. Perché, come hai gestito quella fase?

Dopo il Giro ho fatto due settimane tranquille, con qualche richiamo di forza e VO2Max, e poi sono andato al Giro di Svizzera. Ma avevo anche tanti impegni che forse potevo gestire meglio. Dopo la bella tappa con Scaroni, dopo la maglia blu, la fughe… ecco appuntamenti con sponsor, eventi, inviti… Belli e giustamente andavano onorati, ma non mi hanno permesso di lavorare al meglio per essere al 100 per cento allo Svizzera.

Il memorabile arrivo in parata a San Valentino Brentonico di Fortunato e Scaroni
Il memorabile arrivo in parata a San Valentino Brentonico di Fortunato e Scaroni
Chiaro…

Aggiungo però che ero comunque un po’ in calo. Se tornassi indietro salterei lo Svizzera e staccherei subito dopo il Giro. Nelle prime quattro tappe ho tenuto duro, ero decimo in classifica, poi anche mentalmente facevo fatica. Ho provato ad andare in fuga, ma non ero più il Fortunato del Giro. Però ci sta, io ci ho provato.

E dopo?

Dopo lo Svizzera sono stato una settimana completamente fermo, senza bici. Poi ho ripreso mettendo chilometri nelle gambe, in vista del blocco in altura.

E adesso come stai lavorando?

Tanti chilometri, tanto dislivello. Gli allenamenti classici: un po’ di forza, salite lunghe. Sto tornando al peso ideale: magari nello stacco ho messo su quel chiletto. Tutto qui. Senza inventare troppo. Dopo Burgos vedrò cosa manca di preciso e nelle due settimane prima della Vuelta lavorerò su quello. Anche perché dopo la Vuelta non sarà finita. Ci sono altre corse, anche quelle italiane.

Parli in modo maturo, Lorenzo. Questo Giro ti ha dato la consapevolezza definitiva?

Credo di sì. Col tempo capisci dove puoi puntare e dove invece è meglio rialzarsi. Ti costruisci obiettivi più realistici, più raggiungibili. Dopo la vittoria sullo Zoncolan ho provato a fare classifica, ma arrivavo sempre dodicesimo, quindicesimo... Allora ho detto: forse è meglio concentrarsi su altro. Non escludo che un giorno ci riproverò, ma per ora va bene così.

Anche perché arrivare quattordicesimo, per dire, non ti cambia molto…

Esatto. Ne ho parlato con Mazzoleni e con Shefer: se punti alla top 5 e ti va male, arrivi comunque nei 10. Ma se punti ai dieci e ti va male, arrivi quindicesimo.

Fortunato ha confermato che Ulissi (alla sua ruota) è stato un innesto importante per la XDS-Astana: un esempio e un diesse in corsa
Fortunato ha confermato che Ulissi (alla sua ruota) è stato un innesto importante per la XDS-Astana: un esempio e un diesse in corsa
E poi sei bloccato, non puoi andare in fuga…

Vero, non ti giochi le tappe, sei marcato: non hai spazio. E a a quel punto è tutto inutile. Per questo quest’anno ho fatto l’opposto.

E ti è piaciuto?

Sì, anche perché avevo dietro una bella squadra. Siamo un gruppo affiatato e con tanti italiani dai preparatori come Mazzoleni, ai direttori sportivi come Zanini, ma anche Shefer che ormai è italiano d’adozione, e Cataldo. Un bel gruppo, anche tra i corridori.

A proposito di Zanini, “Zazà” ha speso belle parole per Ulissi. Tu che impressione hai avuto?

Diego Ulissi è il direttore sportivo in corsa: dove non arrivano i diesse dalla macchina, ci arriva lui. E’ un nostro punto di forza. Quest’anno quando ha preso la maglia rosa sono stato contentissimo, quasi più che se l’avessi presa io. Quel giorno ero secondo a pochi secondi, ma il risultato gli ha dato ancora più morale e forza per continuare ad aiutarci anche nelle tappe successive.

Insomma, quando c’è Ulissi la squadra gira bene?

Sì, ma anche con Masnada, Conci, Scaroni, Velasco… Ripeto: siamo un bel gruppo. Ci alleniamo insieme, tra chi è a San Marino e chi è in Svizzera. Siamo uniti… e non solo in corsa.

L’importanza di allenare il core: il lavoro a corpo libero

29.07.2025
4 min
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Il ciclismo è uno sport dove la maggior parte del lavoro lo fanno le gambe, questo è assolutamente vero, ma non si devono trascurare anche tutte le altre parti del corpo. In particolare un ciclista deve lavorare sulla parte superiore, il cosiddetto core, ovvero la zona che comprende i muscoli addominali, lombari, del bacino e dei fianchi. Rinforzare questa zona garantisce una migliore prestazione ed evita al ciclista di avere dolori e fastidi che poi possono avere ripercussioni su tutto il corpo. 

Come si lavora sul core? Quante ore servono a settimana? Quali sono gli esercizi consigliati? Per rispondere a queste e altre domande siamo andati a bussare alla porta di Marino Rosti, fisioterapista del XDS Astana Team. Nel mese di luglio è stato in ritiro con la squadra per preparare il finale di stagione, e anche durante il ritiro estivo non devono mancare gli esercizi di rinforzo per la zona del core

«Siamo saliti a Livigno – racconta Marino Rosti – il 30 giugno e scendiamo il 31 luglio, qualche atleta si ferma un paio di giorni in più ma sono scelte personali. Una cosa certa è che anche in queste settimane di ritiro abbiamo lavorato sul rinforzare le fasce muscolari del core».

Durante gli sforzi massimali un ciclista si aiuta nella spinta anche con la parte superiore del corpo
Durante gli sforzi massimali un ciclista si aiuta nella spinta anche con la parte superiore del corpo
Come si trova il tempo durante la stagione?

E’ difficile riuscire ad avere le stesse ore di lavoro a seconda del momento in cui ci si trova. Sicuramente i ritiri collettivi, come questo a Livigno o quelli di inizio stagione, sono fondamentali. Il ciclismo si è evoluto e tutti gli atleti fanno attività di palestra perché si è capito che è importante lavorare su tutte le fasce muscolari. 

Avere un core ben allenato cosa comporta?

Intanto va detto che negli anni c’è stata una progressione importante nella cura di questa parte. Allenarsi in palestra sulla zona superiore del corpo permette di avere un maggiore controllo sulle quattro estremità: gambe e braccia. Di conseguenza si ha molta più forza da richiamare quando ci si trova a pedalare al limite.

Tenere allenato il core è fondamentale al fine di avere una prestazione ottimale in bicicletta
Tenere allenato il core è fondamentale al fine di avere una prestazione ottimale in bicicletta
In che senso?

Negli sforzi cosiddetti “a tutta” il fisico dell’atleta va a cercare supporto anche nella parte delle braccia, l’esempio classico è quando si vede il ciclista che sembra tirare verso di sé il manubrio. In quel momento il corpo sta cercando supporto dai muscoli delle braccia e delle spalle. Se non si è sufficientemente allenati si perde efficacia e c’è il rischio di avere dolori e fastidi in quelle aree. 

Come ci si allena al fine di rafforzare tutta la parte superiore?

Serve avere una routine da mantenere anche a casa, bastano 15 o 20 minuti. Lo si può fare anche senza utilizzare macchinari, allenandosi a corpo libero, anzi direi che è meglio.

Un esercizio fondamentale è questo in foto dove si sollevano la gamba dx e il braccio sx, o viceversa, che aiuta ad allenare le simmetrie (depositphotos.com)
Un esercizio fondamentale è questo in foto dove si sollevano la gamba dx e il braccio sx, o viceversa, che aiuta ad allenare le simmetrie (depositphotos.com)
Perché?

Non serve aumentare la massa muscolare, ma tenerla allenata e rinforzarla. Un modo efficace è farlo utilizzando il peso del corpo perché si mantiene una buona tonicità. 

In che modo questo si ripercuote sull’attività del ciclista?

Il corpo umano non è diviso in settori, lo si studia in questo modo ma siamo formati da catene cinetiche. Se non siamo allenati in maniera equilibrata quando un muscolo va a chiedere supporto agli altri trova una parte debole. A lungo andare si può incorrere in dolori e infiammazioni perché si chiede uno sforzo eccessivo a muscoli che non riescono a dare il supporto necessario. 

Si può fare un esempio di allenamento a corpo libero per rinforzare il core?

Certo. Basta davvero poco: un tappetino, una fit ball o dei trx che sono le maniglie elasticizzate. Partiamo dalle esecuzioni più semplici che si fanno con il tappetino: un plank(in apertura foto depositphotos.com), un plank laterale e poi ci sono gli esercizi per rinforzare la schiena nella parte dorsale e lombare. La cosa importante è allenare anche le simmetrie con esercizi mirati perché il ciclismo è uno sport circolare e asimmetrico.

Groves sorprende tutti. Velasco tradito da quella caduta

26.07.2025
6 min
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In quanti aspettavano questa tappa. Per tanti atleti l’ultima occasione per provarci, per altri addirittura un esame di riparazione. C’è chi in questo Tour de France non era neanche mai riuscito ad andare in fuga, pur avendo, come si dice, “carta bianca”. E così verso Pontarlier si è visto di tutto, persino un velocista, Kaden Groves, vincere in solitaria. E un grande Simone Velasco finire quarto.

L’olandese firma il tris per la sua Alpecin-Deceuninck, che quando quasi non si vede riesce comunque a metterci la firma, anche senza Mathieu Van der Poel e Jasper Philipsen. Una mezza “fagianata” quella di Groves, ma tattica e gambe hanno funzionato alla grande. I due inseguitori che parlottano e lui che s’invola.

Con una fuga solitaria di 16 km Kaden Groves conquista Pontarlier e diventa il 114° a vincere almeno una tappa in tutti e tre i GT
Con una fuga solitaria di 16 km Kaden Groves conquista Pontarlier e diventa il 114° a vincere almeno una tappa in tutti e tre i GT

Groves bravo, Velasco sfortunato

In questo bailamme di scatti e controscatti e di una lotta tremenda per entrare nella fuga, tra gli attaccanti c’era anche, come detto, Simone Velasco. L’altra mattina lui e il compagno di squadra Davide Ballerini ci avevano detto che avrebbero puntato tutto su questa tappa. Ma un conto è dirlo, un conto è farlo. Soprattutto al Tour.

«Ero ben motivato a far bene in questa tappa – ha detto Velasco – come vi avevo detto era già da un po’ di giorni che la puntavo. Ormai le occasioni al Tour non erano più tante, sono partito motivato come sempre, ma non basta la motivazione: servono anche le gambe. E oggi per fortuna c’erano. C’è un po’ di amaro in bocca perché poteva essere una buona opportunità, ma niente da dire… Siamo qua, abbiamo dimostrato di essere presenti ed è già qualcosa di molto importante».

Velasco parla di amaro in bocca: chiaramente il riferimento è alla caduta di Ivan Romeo a circa 20 chilometri dall’arrivo. Una curva verso destra, la strada bagnata, lo spagnolo va giù. Velasco è in seconda ruota e ha meno tempo di reazione degli altri… Ciononostante riesce a salvarsi, ma va lungo. E mette il piede a terra.

«Sì – riprende l’elbano della XDS-Astana – la caduta ha un po’ rotto le scatole. Guardando il bicchiere mezzo pieno, nella sfortuna sono stato fortunato a non finire in terra anche io. Non so se sia stata bravura, fortuna o qualche vecchia dote dalla mountain bike che mi ha permesso di restare in piedi, ma resta il fatto che proprio dopo quel momento hanno attaccato. A quel punto la storia per giocarsi la tappa si è fatta complicata. Qualcuno ha anticipato, qualcun altro è rientrato. Io ho provato a fare il mio meglio».

Velasco firma autografi ai bambini. Oggi era quantomai determinato ad andare in fuga
Velasco firma autografi ai bambini. Oggi era quantomai determinato ad andare in fuga

Un istante decisivo

Dal racconto di Velasco si capisce come davvero l’istante della caduta di Romeo sia stato l’ago della bilancia della Nantua-Pontarlier. Sono attimi, i corridori sono tutti al limite, basta un nulla per fare la differenza.

«Oltretutto – prosegue – ho avuto anche la sfortuna che a me non mi ha neanche spinto nessuno per ripartire. Avevo anche il rapporto lungo, venendo dalla discesa e quindi ho dovuto fare tutto da solo. E questo ha aumentato il distacco dai tre davanti. Ho ricevuto due cambi da un ragazzo della Total Energies (Jegat, ndr), ma lui ormai era “morto” perché, essendo in lotta per la classifica generale, aveva tirato tanto prima… E anche per tutti noi le energie erano quelle che erano. Niente da fare, è andata così».

«Poi – riprende Simone dopo una breve pausa – va detto che non è stata una gara che abbia brillato per tattica. Anche il Tour sembra si corra da juniores, con attacchi da tutte le parti e tattiche non sempre chiare. Ho visto uomini di classifica cadere e i loro compagni davanti attaccare».

E in effetti qualche tattica azzardata o insolita si è vista. E poi una cosa, che ci faceva notare anche Marco Marcato, diesse della UAE Emirates, parlando al mattino prima della tappa: chi attacca per primo vince.

«Anche questo è vero – conferma Velasco – e come è stato già detto durante il Tour (tra questi anche Campenaerts, ndr), le moto giocano un ruolo importante in queste occasioni. Magari dalla tv non ce se ne rende conto, ma anche oggi c’erano tante moto che facevano quasi da scudo a chi attaccava, e questo aiuta. Ma nessuna polemica: fa parte del gioco. Vorrà dire che proverò ad attaccare anche io un po’ prima la prossima volta».

Con un ottimo sprint Simone si prende la quarta piazza. Una dimostrazione ulteriore che la gamba c’era eccome
Con un ottimo sprint Simone si prende la quarta piazza. Una dimostrazione ulteriore che la gamba c’era eccome

Un Tour positivo

Velasco però il suo l’ha fatto in questa Grande Boucle. Due top ten, quattro fughe (compresa quella sul Ventoux), e buone prestazioni anche nelle prime frazioni, dove si è fatto vedere. A Boulogne sur Mer era persino nel drappello che si è giocato la vittoria.

«Direi che è stato un Tour positivo – dice Velasco – e sinceramente potevo fare ancora qualcosa di più. E’ mancato l’acuto per vincere una tappa, però è chiaro che tutti vogliono vincere una tappa al Tour: non è facile. L’importante è che ci abbiamo provato e abbiamo fatto il possibile. Forse potevamo fare qualcosa meglio nelle settimane centrali, per qualche fuga che ci è scappata, ma oggi abbiamo dimostrato comunque che quando ci siamo, siamo della partita».

Il riferimento al “qualcosa di più” è sostanzialmente alla tappa di Carcassonne, quando una caduta nelle fasi di avvio ha compromesso i piani della XDS-Astana.

«Esatto, Carcassonne – spiega Simone – sinceramente era una tappa a cui avevo veramente puntato, ma sono rimasto nella caduta e da lì in poi il gruppo si è rotto. Non sono mai più riuscito ad entrare davanti. Anche lì credo che siano un po’ dinamiche strane, perché tanti corridori di classifica cadono, rimangono coinvolti e i loro compagni davanti attaccano a tutta per andare in fuga. Credo che siamo arrivati veramente a un ciclismo esasperato. In questi casi sono della vecchia scuola, per il fair play».

Anche se oggi non ha preso punti, Jonathan Milan ha ipotecato la maglia verde. Eccolo all’arrivo scortato dai compagni
Anche se oggi non ha preso punti, Jonathan Milan ha ipotecato la maglia verde. Eccolo all’arrivo scortato dai compagni

Jonathan e Simone a Parigi

Quella di Pontarlier è anche la frazione che ha sancito un altro verdetto: la maglia verde per Jonathan Milan. Il gigante della Lidl-Trek taglia il traguardo senza festeggiare troppo. Sappiamo che è un po’ scaramantico e che aspetterà la linea bianca dei Campi Elisi per urlare… magari per la terza vittoria.

A lui, come a Tadej Pogacar e a tutti gli altri 159 corridori rimasti in corsa, non restano che 132 chilometri. Non era proprio Pogacar che contava i chilometri che restavano a Parigi? Solo che Jonny ha un impegno in più: la barba verde… Siamo curiosi di vedere come si concerà e siamo curiosi anche di vedere come andrà la sfida sul circuito con Montmartre.

Una sfida che potrebbe vedere ancora protagonista Simone Velasco. «Se domani ci provo o porto la bici all’arrivo? Visto che la gamba è buona, vediamo di essere presenti anche domani. E’ chiaro che oggi è stata una giornata veramente dura, quindi recuperare le forze non sarà facile. Però a Parigi ci sarà da fare l’ultima faticata… quindi cerchiamo di farci trovare pronti».

Dieci domande a Ulissi e i suoi primi mesi alla XDS Astana

06.07.2025
5 min
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Diego Ulissi si sta godendo un po’ di meritato riposo nella sua Toscana al termine di una prima parte di stagione conclusa con il campionato italiano. Inizialmente il corridore del XDS Astana Team doveva essere al via anche del Tour of Austria il prossimo 9 luglio, ma alla fine si è optato per tirare il fiato. Abbiamo approfittato di questo suo momento di pausa per fare un punto sui primi mesi con il nuovo team.

«Vero – dice subito – il Tour of Austria era in programma, ma dopo il Giro d’Italia si è deciso di fare altre due corse, Gippingen e Giro dell’Appennino, per sfruttare la condizione. Le gambe stavano bene, infatti nella prima delle due ho chiuso all’ottavo posto, mentre nella seconda ho vinto». 

Al Giro dell’Appennino per Ulissi è arrivata la prima vittoria di tappa in maglia XDS Astana
Al Giro dell’Appennino per Ulissi è arrivata la prima vittoria di tappa in maglia XDS Astana
E’ la sedicesima stagione di fila nella quale trovi almeno un successo personale e la sensazione è che possa arrivare anche la diciassettesima.

Quando arrivi a una certa età – dice con un sorriso – non ci pensi a certe dinamiche. Questa stagione era iniziata con l’obiettivo di cercare risultati e fare tanti punti. Ne è scaturito un buon Giro d’Italia, a testimonianza che quando sono in condizione riesco ancora a dire la mia. Non nego che ogni anno diventa sempre più difficile, l’età avanza e riuscire a rimanere con i migliori è dura. Per la diciassettesima vedremo, ci pensiamo a dicembre. 

Come hai vissuto il cambio di squadra?

L’ambiente della XDS Astana mi ha dato grandi motivazioni e sono davvero felice di come sono andati questi primi mesi. Arrivato a una certa età servivano nuovi stimoli e obiettivi diversi. Qui c’era, e c’è ancora, questa sfida di lottare per ottenere punti e rimanere nel WorldTour. Ho accettato di buon grado e stiamo lottando. Dopo tanti anni in Lampre, che poi è diventata UAE, è normale che le strade si possano separare. Ci siamo lasciati bene.

Diego Ulissi (quinto da sinistra) è il road captain della XDS-Astana e la sua esperienza è importante per il team
Diego Ulissi (terzo da destra) è il road captain della XDS-Astana e la sua esperienza è importante per il team
Sei passato dalla formazione numero uno al mondo all’ultima.

Ora non lo siamo più (dice con una risata soddisfatta, ndr). Anzi nel 2025 siamo una di quelle che ha ottenuto maggiori risultati. Però quando sono arrivato in Astana non ho guardato al fatto di essere ultimi, ho guardato alla voglia di risollevarsi. Fino a pochi anni fa era uno dei team più forti al mondo. E’ il ciclismo e sono contento di dare una mano alla squadra per tornare dove merita, ma c’è ancora da fare. 

Si è parlato tanto dello spirito di squadra, che aria si respira?

Siamo felici, tutti stanno dando il loro contributo. A dicembre, nel primo ritiro, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito di essere davanti a una stagione difficile ma importante. 

Ulissi è tornato al Giro dopo un anno di assenza correndo da protagonista
Ulissi è tornato al Giro dopo un anno di assenza correndo da protagonista
Come hai vissuto questa sfida?

Con l’ottica che nulla va lasciato al caso. Anche le gare più piccole sono importanti e si deve lottare tutto l’anno. Devo dire che anche alla UAE Emirates vivevamo così la stagione, infatti erano e sono la squadra numero uno al mondo. Lottavamo per vincere tutto e ho cercato di trasmettere questa mentalità.

Sei tornato anche a correre in gare di primo piano.

L’anno scorso mi era mancato solamente un Grande Giro, le Classiche le avevo corse. Ci tenevo a correre il Giro d’Italia, lo avrei meritato. Quest’anno mi sono ripresentato al via e ho corso un Giro bellissimo. L’ho affrontato diversamente, sono tornato con ambizioni personali e maggiore libertà muovendomi bene. Ho anche preso la maglia rosa in Toscana. 

Il toscano ha indossato anche la maglia rosa per un giorno sugli sterrati di casa
Il toscano ha indossato anche la maglia rosa per un giorno sugli sterrati di casa
L’anno scorso ti era mancata questa libertà?

Ho sempre avuto lo stesso approccio alle gare, ovvero quello che deve avere un corridore di esperienza. La stagione scorsa ho comunque raccolto dei buoni risultati, ho fatto secondo in classifica generale al Polonia, ho vinto il Tour of Austria, ho fatto secondo in Repubblica Ceca. Ho sempre sostenuto che avere una squadra forte intorno sia un vantaggio. Quando posso aiuto e quando tocca a me sfrutto l’occasione. 

Al campionato italiano ha fatto secondo un tuo ex-compagno di squadra, Covi, lo hai sentito?

Siamo molto amici e spesso ci alleniamo insieme. Sì, ci ho parlato. Quando arrivi secondo c’è sempre quell’amaro in bocca difficile da buttare giù. Covi quest’anno è tornato a dimostrare il suo valore, ha già vinto e questo è importante. Poi chiaro che un campionato italiano è un’altra cosa, ma bisogna dare merito a Conca dell’azione e di come ha corso. 

Ulissi e Covi sono stati compagni di squadra al UAE Team Emirates e sono rimasti grandi amici
Ulissi e Covi sono stati compagni di squadra al UAE Team Emirates e sono rimasti grandi amici
Anche Covi sta vivendo una situazione simile alla tua in UAE, visto che è al secondo anno in cui corre un calendario di secondo piano…

Sono due situazioni diverse. Io sono a fine carriera, lui è ancora giovane. Entrano in gioco due situazioni differenti. Secondo me al momento questo calendario gli fa bene. Arriva da due stagioni difficili e sta trovando continuità. Poi fa tanti punti, fattore determinante nel ciclismo moderno. 

Tu quando ripartirai?

Dalle corse in Spagna di fine luglio. Poi sarò al Tour de Pologne e alle classiche del calendario italiano di fine stagione.