Velasco: «Il Delfinato mi ha tirato il collo, ma sono fiducioso»

19.06.2025
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«Ora sto andando nella mia Isola d’Elba per qualche giorno di riposo attivo… Così mi riprendo dalle fatiche e dal caldo tremendo del Delfinato!». Simone Velasco è stato uno dei tre italiani presenti al Critérium du Dauphiné, gli altri due erano Simone Consonni e Jonathan Milan.

L’atleta della XDS-Astana non correva dal GP di Francoforte, il primo maggio, pochi giorni dopo la Liegi-Bastogne-Liegi, tanto per dare un riferimento. Questo gli ha consentito di impostare un blocco di lavoro importante.

In Francia non è stato brillantissimo, proprio perché alle spalle c’era un lavoro mirato. E’ stata per Simone una corsa di costruzione. Sentiamo dunque come è andata e quanto queste fatiche potranno essere utili in vista del Tour… e del campionato italiano. Ricordiamo che Velasco è stato tricolore appena due stagioni fa.

Al Delfinato, Velasco ha pagato un po’ il caldo e la mancanza di ritmo gara. Ma è stata un’ottimma gara di costruzione
Al Delfinato, Velasco ha pagato un po’ il caldo e la mancanza di ritmo gara. Ma è stata un’ottimma gara di costruzione
Simone, dunque, dicevi di caldo e fatica…

Le prime tre tappe sono andate abbastanza bene. Ero soddisfatto perché comunque era più di un mese che non correvo e mi ero preparato bene a casa, pur non essendo andato in altura.

Come mai?

Ho avuto un problema giusto la sera prima del training camp: ho preso una bronchite abbastanza tosta e avevo anche la febbre. Quindi ho recuperato e poi, visto che da quest’anno si può usare la tenda ipossica, ho fatto un po’ di preparazione a casa. Un bel blocco di tre settimane, e speriamo che abbia funzionato. Dagli esami fatti sembrerebbe di sì.

Come ti regolavi con la tenda? Sappiamo che è piccolina e che ci sono delle limitazioni logistiche

Abbiamo fatto cambio con mia figlia. In pratica lei dormiva nel lettone con la mia compagna, Nadia, e io, che ho portato il letto della piccola nella camera matrimoniale, dormivo nel suo. Non è stato facile ma questo mi ha consentito di fare un bel periodo a casa. E anche mentalmente non è poco. In bici poi mi sono allenato bene e al Delfinato mi sono tirato il collo… parecchio!

Quindi Simone, cosa porti via da questo Delfinato? L’obiettivo era quello?

Sicuramente mi aspettavo di fare qualche risultato in più, specialmente nelle prime tappe. Poi la quinta tappa, quella dopo la crono, è stato un giorno disastroso per noi. Siamo caduti, anche Tejada, che si è rotto la mano. A me è andata bene, ma per rientrare ho sprecato tante, tante energie. E così sono stato costretto ad alzare bandiera bianca a 500 metri dallo scollinamento dell’ultima salita. Non avevo proprio le gambe. A quel punto ho provato a recuperare, ma è stato uno sforzo intenso e quel caldo mi ha segnato. Ne ho portato lo strascico per il resto delle tappe. Però secondo me il Delfinato resta il miglior banco di prova in vista del Tour per prendere la condizione e non solo.

L’elbano in questa settimana sta osservando un periodo di riposo attivo
L’elbano in questa settimana sta osservando un periodo di riposo attivo
A cosa ti riferisci?

Credo che sia la corsa migliore perché comunque ti confronti con il 90 per cento dei corridori che saranno al Tour de France e oltretutto ricalchi anche qualche strada. In più noi abbiamo provato la decima tappa della Grande Boucle (Ennezat-Le Mont-Dore Puy de Sancy, ndr), che sarà molto impegnativa.

Però la consapevolezza di aver fatto la fatica giusta non è poco. Alla fine non correvi davvero da tanto tempo e forse era la prima volta che mancavi dalle gare così a lungo

Non solo, ma prima della bronchite ho avuto anche un mezzo infortunio. Proprio a Francoforte in volata, mi è uscita la catena e ho sbattuto il ginocchio sul manubrio. Questo si è gonfiato, ho dovuto fare un’aspirazione. Poi per fortuna la cosa è stata meno grave del previsto… però anche lì per una decina di giorni ci sono dovuto andare cauto. Però guardo il bicchiere mezzo pieno: quest’anno dalla Tirreno in poi ho trovato continuità, mi sono ripreso anche fisicamente. Ho sempre dimostrato di essere ad un buon livello.

Simone, come si corre il Delfinato? Tu hai parlato tanto di fatica, ma si guardano i dati del computerino e dopo tot minuti oltre una certa soglia si molla affinché sia un allenamento costruttivo oppure si spinge e basta?

Dipende dalle tappe. In quelle in cui si cerca di far bene è chiaro che non si sta a guardare il computerino, in altre dove non c’è l’obiettivo di fare il risultato ci si regola. E se non si ha bisogno di fare determinate sessioni si cerca di recuperare. Magari prima fai il lavoro che ti ha chiesto la squadra e poi vai regolare.

Simone Velasco (classe 1995) ha vinto il tricolore nel 2023
Simone Velasco (classe 1995) ha vinto il tricolore nel 2023
Simone, si guarda anche il peso come una volta, oppure quello ormai si dà per assodato?

Fortunatamente col peso sono a posto, a parte l’inverno da quando inizio a correre sono più o meno sempre intorno ai 60-60,5 chili. Chiaro, ci devi stare attento, ma non è un assillo.

Da spettatore privilegiato non pagante, che impressione hai avuto di “quei due”, Vingegaard e Pogacar?

Che sono di un altro livello. Ma io ci aggiungerei il terzo, Van der Poel. Ho visto che veramente volava. E’ già in grande condizione. Ha sfiorato il podio a crono. Il giorno della fuga in cui ha vinto Romeo, siamo partiti subito in salita, 15 minuti e lui era davanti che attaccava e vi posso assicurare che salivamo forte, tanto forte. Eravamo rimasti in tutto una quarantina in cima, ma lui era nei primi 20 che attaccava, quindi vuol dire che c’è già una condizione ottima.

L’ultima domanda, Simone: ora come sarà il tuo programma?

Questa settimana è dedicata al recupero attivo, venerdì dovrò fare dei richiami. Nei giorni all’Elba punto ad uscire presto per pedalare col fresco in primis e per avere poi delle giornate di relax davanti. Quindi farò il Giro dell’Appennino e il campionato italiano su strada. Poi il Tour.