Van Aert scaccia l’incubo, ma Van der Poel è vicino

27.12.2021
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Sfogliando i giornali, stamattina Van Aert avrà la sensazione di aver scacciato un incubo. Uno a zero per lui e palla al centro. Il rientro di Van der Poel nel cross di Dendermonde per i primi giri lo ha fatto tremare, poi il primo confronto fra i due ha tenuto fede alla logica. E anche se l’olandese per mezz’ora ha corso al ritmo dell’eterno rivale, alla lunga la sua poca preparazione e la grande condizione del belga sono venute a galla. Non succedeva dal 22 novembre del 2015 che Mathieu non vincesse il cross di esordio.

Per quasi metà gara, Van der Poel ha tenuto il passo di Van Aert
Per quasi metà gara, Van der Poel ha tenuto il passo di Van Aert

«Queste statistiche sono belle – ha detto il campione del mondo – ma ovviamente prima o poi dovevano finire. Ho dovuto lasciare che l’infiammazione al ginocchio guarisse. Era proprio necessario posticipare il mio ritorno e sono felice di averlo fatto. Ed è stato necessario ricominciare più tardi, perché avevo bisogno di recuperare dopo la stagione su strada. Mi manca la resistenza. Potevo andare a un bel ritmo, ma non tenerlo sino in fondo. Nelle ultime settimane, Van Aert è stato fortissimo. Sono felice di essere riuscito a resistere così a lungo su questo percorso. Non ero male sulle parti pedalate, ma c’è ancora da lavorare».

Il gatto col topo

Di nuovo senza pubblico per il Covid e nel fango, con il solito Van der Poel minaccioso. Un incubo. Il campione belga, appena tornato dal ritiro di Girona con la Jumbo-Visma, si aspettava che il grande rivale fosse già vincente.

«Sospettavo che Mathieu sarebbe stato il mio più grande concorrente – ha raccontato – ho provato ad accelerare una prima volta e a farlo andare fuori giri, ma non ha funzionato. Allora ho rallentato un po’ e ho provato una seconda volta. Ha funzionato ed è stato divertente. Nell’ultimo quarto di gara sono stato il più forte. Curva dopo curva ho controllato il mio vantaggio. Ogni volta diventava più grande. Alla fine ho potuto prendermela comoda e non ho dovuto correre altri rischi. Ma comunque è stata una vittoria combattuta».

A testa alta

Van der Poel è schizzato avanti dalla terza fila, mentre Toon Aerts è stato il primo a forzare il ritmo. L’allievo di Sven Nys non si è voltato indietro e ha provato a fare subito corsa dura. Quando Van der Poel ha preso la sua ruota, Van Aert si è reso conto del pericolo e dopo il primo giro si è messo a spingere e ha rapidamente chiuso il buco. E per il resto della gara ha continuato a darci dentro, prendendo subito un grande vantaggio. Per fare un esempio, dopo tre giri Pidcock aveva già perso un minuto.

Poker Van Aert

Nel frattempo e per la goduria degli appassionati di lassù, è andato in scena lo sperato duello Van Aert-Van der Poel. Toon Aerts ha dovuto gradualmente piegarsi e scavare nelle riserve per stare al passo con i due, mentre alla lunga anche l’iridato è stato costretto a piegarsi.

A tre giri dalla fine il podio era già fatto. Van Aert ha potuto iniziare a festeggiare da lontano la sua quarta vittoria di stagione. Mentre Van der Poel, buono, ma non ancora eccezionale, non ha vinto al debutto per la prima volta dopo sei anni.

Subito rivincita

«Si può vedere che si è allenato duramente nelle ultime settimane» ha detto Van Aert commentando comunque la prova dell’avversario, che ha chiuso a 49 secondi e già oggi nel Superprestige di Heusden-Zolder potrebbe prendersi la rivincita. Secondo i bookmakers di lassù infatti la quinta vittoria di Van Aert non è affatto scontata, mentre l’olandese in maglia iridata, che già nella conferenza di qualche giorno fa era parso piuttosto fiducioso, guarda avanti senza ansia apparente.

«Non c’è bisogno di andare in panico – dice – sto ancora crescendo e prima dei mondiali ci sarà ancora un ritiro di preparazione. Dopo il periodo natalizio e dopo questo il periodo di lavoro, la differenza sarà grande. A Fayetteville ci sarò completamente».

Qualcuno pensa che la differenza sarà grande anche oggi. Van Aert ha raccontato ai giornalisti di lassù di non aver più spinto a tutta negli ultimi tre giri. Vedremo se oggi gli servirà dare fondo a più energie.

Van der Poel: paura, impennate e rientro a Santo Stefano

22.12.2021
4 min
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Il ritorno di Mathieu Van der Poel nel cross avverrà domenica 26 dicembre a Dendermonde senza nessun passaggio intermedio: sarà subito la sfida a tre, contro Van Aert e Pidcock. Si salvi chi può! Il debutto previsto per sabato scorso a Rucphen è stato rinviato per la scivolata dello scorso 25 novembre a causa della quale è saltato fuori un dolore al ginocchio che gli ha impedito di svolgere la necessaria preparazione.

«Il ginocchio non fa più male – racconta l’olandese in un incontro che si è svolto ieri su Zoom – la schiena invece è ancora lì che dà fastidio e dovrò conviverci. Dopo la Roubaix sono andato un po’ in vacanza e quello stupido problema al ginocchio non ci voleva. Ero in bici con un amico nel bosco, nemmeno un allenamento, piuttosto una girata. In un tratto scivoloso a ruota davanti mi è andata via e sono caduto battendo il ginocchio sulla ghiaia. Hanno pulito la pelle e tolto alcuni lembi e ho perso subito 4 giorni di allenamento. Poi sono ripartito, per ritrovare la forma, ma dopo 5-6 giorni ho dovuto fermarmi di nuovo. Ammetto di aver avuto paura. La mia stagione di cross quest’anno sarà già breve, poteva saltare del tutto, invece adesso sembra che vada tutto bene».

Il ritorno di Van der Poel, iridato nel 2021 sulla sabbia di Ostenda, avverrà il 26 dicembre a Dendermonde (foto Alpecin)
Il ritorno di Van der Poel, iridato nel 2021 sulla sabbia di Ostenda, avverrà il 26 dicembre a Dendermonde (foto Alpecin)

Volata e impennata

Tre giorni al Natale, il ragazzino con il cappello della Alpecin in testa ha l’aspetto quasi intimidito davanti all’inconveniente, ma in alcuni bagliori dello sguardo si intuisce che non veda l’ora di rilanciarsi. I giorni del ritiro hanno portato nella Alpecin il clima giusto e c’è stato anche il tempo per giocare, come quella volata vagamente… irriverente chiusa con un’impennata (foto di apertura) per battere i ragazzi della Zwift Academy che si sono allenati con la squadra.

«Volevo giocare – ride – in realtà sono veri atleti, ciascuno con le sue caratteristiche. Sono forti in salita e comunque sono stati giorni utili per allenarsi. Ma a dire la verità, non so in che modo potrò rientrare. Io parto sempre per vincere e credo di poter seguire il livello di quelli dietro Van Aert. Lui sembra per il momento molto superiore e non penso di avere le gambe per seguirlo, anche se mi piacerebbe stupirmi di me stesso…».

Voglia di stupire

La sensazione, a guardarlo negli occhi a distanza di 1.500 chilometri, è che la sua idea sia esattamente quella di rientrare in modo prepotente, mentre dopo la neve di Vermiglio Wout si sta allenando in Spagna e Pidcock, vittorioso nella prima prova di Coppa in carriera, arriva alla sfida con la giusta ispirazione. La differenza potrebbe farla il tracciato. Lo scorso anno Dendermonde, paesone fra Gand e Bruxelles, incoronò Van Aert in un giorno di acqua e fango. Quest’anno invece il meteo parrebbe meno ostile.

«In questo caso – dice Mathieu – le cose potrebbero andare bene anche a me. Non dovrebbe essere così duro, ma i percorsi cambiano. Potrebbero aver deciso di renderlo meno veloce e più scorbutico, ma se potessi scegliere io al momento lo preferirei pedalabile e con dei tratti tecnici. In Belgio ultimamente li disegnano con troppe curve che impediscono di fare velocità. Ma chiaramente è la mia opinione. Ho visto in televisione la gara di Besançon in Francia e mi è parsa molto bella, mentre da noi la migliore finora è stata Koksijde. La sabbia è il fondo che più mi si addice».

Al ritiro di Mallorca era presente anche l’ultimo acquisto Mareczko, qui al test del lattato (foto Alpecin)
Al ritiro di Mallorca era presente anche l’ultimo acquisto Mareczko, qui al test del lattato (foto Alpecin)

Mondiali a sorpresa

E così, dopo aver lanciato l’evidente guanto di sfida, che in parte sortirà anche l’effetto di aumentare l’incertezza tra i rivali, Van der Poel ha salutato con un cenno ai mondiali di fine gennaio a Fayetteville, negli Stati Uniti, che rappresentano il piatto forte della sua breve stagione offroad.

«I percorsi americani – annota – sono diversi dai nostri». I compagni di nazionale gli hanno raccontato che cosa hanno visto nella prima trasferta di Coppa, tuttavia l’olandese fa fatica a trovare un termine di paragone. Al momento il suo sguardo da killer è fisso sulla gara di domenica. Per le altre ci sarà tempo poi.

Ciclocross e cronometro: così diversi, così simili

21.12.2021
6 min
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Scodate con la bici, fango, spalle che si muovono e spinte violente, da una parte. Gesto fluido, posizione aerodinamica e totale armonia tra uomo e macchina, dall’altra. Ciclocross e cronometro a confronto, può sembrare un paradosso ma a quanto pare non lo è.

Le due discipline hanno molto in comune, a cominciare dalla tipologia di sforzo. E spesso in comune ci sono anche gli atleti. Come sempre, e ancora una volta, l’esempio si chiama Wout Van Aert.

Riscaldamento simile

Un’ora di sforzo o giù di lì, in entrambi i casi molto intenso, cross e crono hanno grosse analogie anche per quel che riguarda la preparazione e l’approccio. 

«Sono due sforzi molto simili – dice coach Pino Toni – un lavoro altamente specifico che soprattutto i crossisti fanno durante la gara. Le analogie partono già dal riscaldamento. Per entrambi normalmente questo dura 20′. La differenza maggiore è che chi fa cross si scalda su rullo libero.

«Così facendo non riesce a raggiungere determinate intensità. E infatti il riscaldamento del crossista è molto improntato sull’agilità. Poi c’è anche chi si scalda in maniera diversa e, oltre al rullo, ricorre ad esercizi di ginnastica tipo core zone, flessioni, balzi e persino corsa a piedi. Solo così questo riscaldamento diventa molto profondo».

«Nella crono invece si utilizza il ciclomulino o il rullo normale dove si possono raggiungere determinate potenze e cadenze. Al posto degli esercizi si fanno delle variazioni 30”-30”, un minuto a soglia… Si resta comunque nell’arco dei 20′, massimo 25′, altrimenti subentra la stanchezza».

Spesso i lavori massimali si fanno con l’aiuto del preparatore (foto Instagram)
Spesso i lavori massimali si fanno con l’aiuto del preparatore (foto Instagram)

Parola d’ordine fuorisoglia

Ma un atleta impegnato in queste due attività cosa deve curare principalmente durante i suoi allenamenti? Di certo non potranno essere gli stessi che esegue un “normale” stradista.

«La prima cosa che si cura – dice Toni – è la resistenza lattacida. Al di là che entrambi lavorano alle massime potenze, devono essere abituati a produrre e consumare l’acido lattico e questa caratteristica la alleni andando a tutta». 

Chi va forte nel cross dunque può andare forte a cronometro e viceversa. Anche se il cronoman potrebbe avere qualche difficoltà in più dettata dalla tecnica di guida richiesta dal cross stesso.

«Se è ben messo in posizione, e appunto possiede queste capacità atletiche, il crossista può andare forte anche a crono. Entrambi come abbiamo visto eseguono dei lavori anaerobici, dei lavori molto importanti da un punto di vista della forza massimale, specie il crossista. Per lui l’impegno muscolare è molto importante. Penso al salire e scendere dalla bici, che è davvero un lavoro esplosivo e dispendioso».

«Nella cronometro invece si è portati ad essere molto più economici nel gesto, subentra l’aerodinamica, si è più regolari. In questo caso in allenamento quando si parla di lavori massimali parliamo di intensità ma un po’ più lunghe, tipo 10′-15′ “a blocco”, magari intervallati».

Wout Van Aert è in grado di saltare dalla bici da cross a quella da crono in un batter d’occhio
Wout Van Aert è in grado di saltare dalla bici da cross a quella da crono in un batter d’occhio

Cross più dispendioso

«Il consumo energetico tra le due discipline si può tranquillamente paragonare – riprende Toni – Durante la gara, lo sforzo è abbastanza simile, forse il cross è anche un po’ più dispendioso, proprio per la questione del salire e scendere dalla bici, del correre a piedi, dei salti.

«Quanto è il consumo calorico? Difficile da dire, dipende molto dal soggetto, piuttosto parlerei della potenza media nel tempo, del lavoro insomma. E allora potrei dire che si potrebbe arrivare anche ai 2.000 chilojoule l’ora.

Ma quindi Van Aert va forte a crono perché è un crossista o va forte nel ciclocross perché è un cronoman?

«Van Aert va forte perché è tutto! Diciamo che lui è nato crossista e le capacità che possiede le ha sviluppate nel cross. Poi con il motore che si ritrova è diventato vincente anche a cronometro… e su strada. Mi verrebbe da dire che ha fatto lo sport giusto (cross, ndr) al momento giusto».

L’avocado contiene una buona dose lipidica e d’inverno va bene per il cross… se assunto a tempo debito
L’avocado contiene una buona dose lipidica e d’inverno va bene per il cross… se assunto a tempo debito

Alimentazione (quasi) identica

E da un punto di vista alimentare, energetico e metabolico che differenze ci sono nell’approcciare un cross e una crono? Di questo ne parliamo con Erica Lombardi, dietista dell’Astana. 

«Sono sforzi metabolici molto simili – spiega la Lombardi – Si va ad interessare il sistema glicolitico, cioè il consumo di zuccheri… Di certo non non è lo sforzo aerobico-lipidico delle 4-6 ore di sella.

«Come per la crono, anche nel ciclocross bisognerebbe ridurre l’apporto di fibre prima del via. Parlo di verdure, alimenti integrali… Che rallentano la digestione e l’assorbimento di zuccheri. Oggi si tende a demonizzare la glicemia alta, ma in certi casi non è un male. Non è un male prima di uno sforzo intenso e relativamente breve come crono e cross».

«Le differenze maggiori semmai sono relative al periodo in cui si disputano queste discipline. Solitamente il cross avviene con temperature più basse, visto che si fa di inverno. Pertanto direi che nel cross potrebbe esserci un leggero apporto lipidico in più.

«I grassi infatti aiutano al mantenimento della temperatura corporea. Per questo si potrebbe ingerire qualcosa di più “grasso”, ma senza appesantirsi, come un avocado o della crema di mandorle».

Anche d’inverno i sali minerali non andrebbero trascurati prima di un ciclocross
Anche d’inverno i sali minerali non andrebbero trascurati prima di un ciclocross

I 50′ prima del via

«Se per esempio si ha un ciclocross o una cronometro alle 13 – conclude la Lombardi – ipotizzo una colazione con del pane tostato, fette biscottate, dei savoiardi o biscotti secchi e della frutta disidratata. Se addirittura si fa colazione abbastanza presto anche un po’ di riso non ci sta male. Mentre eviterei il porridge.

«Ma soprattutto visto che sono due discipline che non prevedono grandi rifornimenti in corsa, sono molto importanti i 50′ prima del via. In quelle fasi va tenuta in particolare considerazione l’idratazione. Bisogna bere acqua a piccoli sorsi, magari anche con delle maltodestrine. Senza poi dimenticare i sali minerali. Noi pensiamo che questi servano solo d’estate e siano legati solo ad una questione d’idratazione. Sono importanti per le funzioni muscolari anche d’inverno.

«Chi non prende i sali potrebbe prendere un multivitaminico a colazione e poi bere solo acqua in questa fase che precede la partenza. Infine un gel 15′-20′ prima di partire non è male». 

Pidcock Boom 2021

Aspettando i mondiali, Pidcock ha già scritto la storia

21.12.2021
4 min
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Certe volte le vittorie arrivano quando meno te le aspetti. Tom Pidcock a Rucphen era alla sua terza uscita stagionale: settimo nel Superprestige a Boom (foto di apertura), terzo sulla neve della Val di Sole, in terra olandese il britannico ha scritto una pagina storica, non solo perché è stata la sua prima vittoria in Coppa del mondo, ma soprattutto perché ha infranto quel duopolio Belgio-Olanda che durava ormai dal dicembre 2013.

Allora Tom era ancora un ragazzino, quando il francese Mourey coglieva una vittoria della quale solo in seguito si sarebbe compresa la portata. Il britannico dell’Ineos Grenadiers non ha mai nascosto che il ciclocross, in paragone a strada e Mtb, è la disciplina che meno gli si confà, troppe le variabili che fatica a digerire (ultima la neve, in Val di Sole quel podio non è stato compreso fino in fondo come valore in base alle sue caratteristiche) ma a compensare la bilancia c’è una determinazione senza pari.

Pidcock Rucphen 2021
Pidcock vittorioso a Rucphen, con 3″ su Iserbyt e 8″ su Vanthourenhout
Pidcock Rucphen 2021
Pidcock vittorioso a Rucphen, con 3″ su Iserbyt e 8″ su Vanthourenhout

Un guanto di sfida per “quei due”…

«Può sembrare strano, ma io preferisco le gare dove ci sono Van der Poel e Van Aert – affermava alla vigilia del suo impegno olandese, considerando il fatto che Mathieu Van der Poel aveva scelto di rinunciare al suo esordio in casa rinviandolo direttamente alla supersfida del 26 a Dendermonde fra i “tre tenori” – So benissimo che sono stati migliori di me, ma questo è il passato, io guardo avanti. Van Aert è più avanti nella preparazione, ma questo era prevedibile, io devo essere al massimo a fine gennaio, per i mondiali, questo solo conta».

E’ vero, ma a differenza dei suoi due celeberrimi avversari, Tom ha ancora qualche difficoltà in più, legata ai terreni di gara. Abbiamo detto della neve, ma anche la sabbia gli è indigesta. Domenica a Namur, nella prova immediatamente successiva a quella vittoriosa in Olanda, ha sofferto in particolare le contropendenze e quei tratti di fango dove bisognava saper saltare le radici, incanalarsi quando serviva, magari anche “surfare” su alcuni passaggi. La sfida con Vanthourenhout l’ha persa proprio sul piano della guida, confermando che manca ancora qualcosa per raggiungere il vertice.

Pidcock Namur 2021
Iserbyt a terra davanti a Pidcock: «In certi tratti va meglio lui, in altri io» ha sentenziato il belga
Pidcock Namur 2021
Iserbyt a terra davanti a Pidcock: «In certi tratti va meglio lui, in altri io» ha sentenziato il belga

In Olanda una rimonta clamorosa

Ciò però non deve far passare in secondo piano quanto Pidcock ha fatto in Olanda. In quel caso era partito addirittura col numero 44, molto dietro i primi. Il britannico ha impiegato un giro per entrare nella Top 10, poi si è messo tranquillo, è risalito più piano, lasciando sempre l’iniziativa agli altri, fino a beffarli solo nel finale, con una condotta di gara che ha sorpreso il suo stesso preparatore Kurt Bogaert: «Tom deve essere al top a fine gennaio, in queste gare sapevamo che doveva far fatica, essere già al vertice significa essere molto avanti rispetto ai nostri piani».

Una vittoria, quella olandese, frutto del suo carattere coriaceo: «Nel finale ho pensato: diavolo, posso farcela, Iserbyt e Vanthourenhout erano lì. Mi sono detto che dovevo dare tutto e non sbagliare, essere concentrato al massimo. Se non commettevo errori potevo vincere e così è stato».

Pidcock Coppa 2021
A Namur il britannico ha sofferto alcuni tratti, non trovando le giuste scelte di guida
Pidcock Coppa 2021
A Namur il britannico ha sofferto alcuni tratti, non trovando le giuste scelte di guida

Ancora quel maledetto ginocchio…

A Namur non è stato lo stesso e Pidcock lo ha ammesso: «Non ho ancora il livello necessario per impegni così ravvicinati – ha dichiarato a DirectVélo – a un certo punto mi sono trovato in debito di energie. Il primo giro è stato il migliore, poi ho iniziato a commettere errori e avere chiuso comunque secondo ha molto valore. Nei due giri finali ero vicino a Vanthourenhout, ma per raggiungerlo ho spinto oltre i miei limiti. Mi sono sentito svuotato e ho commesso errori gravi, scivolando due volte.

«Certe volte però perdere ha un valore perché mi fa rimanere con i piedi per terra – ha continuato Pidcock – Di più non potevo fare, ma significa anche che c’è del margine e questo è un fattore per me importante».

Non bisogna poi dimenticare che Pidcock viene da una situazione fisica non ideale, con problemi al ginocchio che hanno ostacolato la sua preparazione e continuano a mettergli i bastoni fra le ruote: «Devo ancora sottopormi a esercizi di riabilitazione perché i fastidi non sono passati e questo non ti aiuta quando vorresti invece concentrarti solamente sull’allenamento». Per sua fortuna c’è ancora un mese abbondante prima del volo verso gli States e i mondiali. A Fayetteville non ci saranno né sabbia né neve: i rivali sono avvisati…

Vermiglio, l’analisi delle bici dei vincitori

13.12.2021
6 min
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Due atleti del solito bacino belga-olandese hanno dominato e vinto la gara di Coppa del Mondo di ciclocross di Vermiglio e targata Val di Sole. Fem Van Empel, l’olandese in forza al team Pauwels Sauzen-Bingoal, ha corso con un Ridley X-Night. Wout Van Aert ha utilizzato la nuova Cervélo R5-CX, la numero 4. Andiamo a vedere il setting delle due biciclette.

Fem Van Empel ha condotto in testa la gara delle donne dal primo all’ultimo giro
Fem Van Empel ha vinto la gara delle donne

La Ridley numero 2

Il telaio e la forcella sono il modello X-Night in carbonio, per quello che è il top di gamma della casa belga in ambito ciclocross. Nessuna customizzazione del prodotto. Il mezzo è standard. Il cockpit è firmato Deda, compreso il seat-post in carbonio. La piega è una Deda Superzero in carbonio (38 centimetri). L’attacco è in alluminio (100 millimetri). Quest’ultimo non è in battuta sullo sterzo e c’è uno spessore da 1 centimetro. I due shifters del cambio sono posizionati in bolla, non rialzati verso l’alto.

Doppia corona e un blocco per la catena

La sella è la Selle Italia SLR Boost, una sella corta, non in carbonio e senza canale di scarico centrale. La trasmissione è un misto tra Shimano Dura Ace e Ultegra (11 velocità), con le corone della guarnitura “unofficial” (44-34). I rapporti posteriori sono 11/30 (cassetta Ultegra). I pedali sono gli Shimano XT.

Ruote DT Swiss

Le ruote sono le DT Swiss CRC con mozzi e cerchi full carbon Spline, per tubolari. Interessante la scelta delle gomme, differenziate tra anteriore e posteriore, veloci e con tassellatura media, rispettivamente con sezione da 32 e 33. Un altro dettaglio curioso, adottato da molti atleti del Belgio, è l’integrazione di una sorta di chain-catcher. E’ avvitato alla base del profilato obliquo.

La Cervélo di Van Aert

Wout Van Aert ha approcciato Vermiglio nella tarda mattinata di domenica 12 dicembre. Il campione belga è arrivato in Italia sabato, dopo aver corso (e vinto) in Belgio. Ha gareggiato con la bici numero 4, pronta con le gomme da fango e con una sezione di 32 millimetri.

Quale potrebbe essere la chiave di lettura, rispetto a buona parte dei suoi colleghi che hanno utilizzato pneumatici più veloci? WVA ha usato la combinazione con una tassellatura pronunciata e spaziata. La pressione? Vicina alle 1,5 bar, per avere il grip e mordere la neve, ma senza sacrificare in modo eccessivo la scorrevolezza.

Una 58, ma sembra più piccola

Il telaio della Cervélo R5-CX è della misura 58. A Vermiglio, Van Aert ha utilizzato i tubolari Dugast con battistrada 11Storm (Hutchinson), montati sulle ruote Shimano Dura Ace dal profilo medio e full carbon. La trasmissione Shimano Dura Ace Di2, 11 velocità e con doppio plateau anteriore (46-39) e pignoni 11-30 per il retrotreno. Le pedivelle con lunghezza da 172,5 millimetri e i pedali Shimano XTR. La sella è una Fizik Antares in carbonio Braided.

Manubrio Vision-FSA

Cockpit firmato Vision-FSA, con stem SL-K (negativo) in alluminio e due spessori da 0,5 centimetri ciascuno, tra attacco manubrio e profilato dello sterzo. La piega è la Metron full carbon con profilo alare e curvatura pronunciata in avanti di 5°. Gli shifters Di2, orizzontali al terreno e dritti (non curvati verso l’interno).

Van Aert, assolo travolgente e la Val di Sole si inchina

12.12.2021
6 min
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Sfreccia nella neve all’inizio dell’ultimo giro con una velocità pazzesca. Ci passa davanti facendo un piccolo salto e all’atterraggio l’impatto con il percorso ghiacciato ha un suono sordo e compatto. Van Aert ha fatto anche oggi la sua corsa, guidando da grande pilota lungo le canalette e le trappole del percorso di Vermiglio.

Si è concesso il tempo per trovare il giusto assetto e poi ha preso il largo, nonostante il tentativo di Vanthourenhout di non farsi staccare. Mentre il grande belga addenta l’ultima neve di questo suo weekend pazzesco, iniziato ieri con la vittoria di Essen e proseguito in Val di Sole, pensiamo a una frase detta ieri dal cittì Pontoni. «Su questo percorso non servirà tanto la potenza – ha detto ieri il tecnico azzurroquanto la capacità di guidare la bici». Il ragionamento poteva essere anche condivisibile, ma si è infranto contro la capacità del grande belga di guidare benissimo esprimendo tutta la sua potenza.

Van Aert ha tagliato il traguardo con 49 secondi su Vanthourenhout (foto Di Donato)
Van Aert ha tagliato il traguardo con 49 secondi su Vantourenhout (foto Di Donato)

Val di Sole, 10 e lode

C’erano curiosità e qualche dubbio su questa gara nella neve. Il fondo avrebbe retto? Sarebbe stato un evento sostenibile oppure qualcosa di folkloristico? Nessun dubbio sulla capacità della Val di Sole di tenere l’evento, vista la consuetudine con le grandi prove della mountain bike, ma d’inverno?

«Siamo felicissimi – dice ai piedi del podio Fabio Sacco, presidente di Visit Val di Sole – perché questa sperimentazione è riuscita. Abbiamo creato un filo rosso con la Mtb, lasciando intravedere qualche possibilità di aprire al gravel. Abbiamo portato il ciclismo nella stagione invernale. C’erano la curiosità e il giusto rispetto verso qualcosa di nuovo, ma tutto ha funzionato bene. La macchina organizzativa di Val di Sole ha dimostrato di conoscere il mondo degli eventi e abbiamo affrontato tutto al meglio».

Sul podio il belga ha preceduto Vanthourenhout e Pidcock, arrivato a 1’28” (foto Di Donato)
Sul podio il belga ha preceduto Vanthourenhout e Pidcock, arrivato a 1’28” (foto Di Donato)

Più abilità che forza

Se te lo trovi davanti a non più di mezzo metro, capisci che niente è per caso. Wout Van Aert, come altri grandi belgi prima di lui (vengono in mente Tom Boonen e Johan Museeuw) è una statua. E quando un fisico così riesce a trovare il feeling con la bicicletta, puoi mettergli davanti qualsiasi percorso e lui lo piegherà al suo volere. Negli ultimi 12 mesi, il campione della Jumbo Visma ha vinto nel cross, a cronometro, sulle salite e anche in volata.

«Penso che oggi si è fatta un po’ la storia del ciclocross – dice – è stato bello correre in questo scenario ed era mia ambizione essere alla partenza. Penso che tutti sappiano che mi piace correre in Italia, mi piacciono i tifosi e il loro entusiasmo. Per questo è stato bello fare show e festeggiare con loro. Oggi è stato più un fatto di abilità che di forza. Dovevi restare sulla bicicletta il più possibile e non era affatto scontato. C’era l’obiettivo di non fare troppi errori. Il percorso cambiava a ogni giro, alla fine della corsa era più freddo e il fondo ghiacciato».

Pidcock ha sofferto il freddo, ma sta crescendo a vista d’occhio
Pidcock ha sofferto il freddo, ma sta crescendo a vista d’occhio

Difficile andare forte

Di freddo e ghiaccio parla Pidcock, che ieri era parso disinteressato e poco entusiasta, invece oggi ha lottato con denti e unghie.

«Sono morto di freddo – dice il campione olimpico della Mtb – facendo qualcosa di diverso rispetto a quel che si fa abitualmente nel cross. E’ stato un esperimento ben riuscito. E’ stato bello, molto tecnico. Per me è stato difficile andare a tutta, perché c’era da gestire l’equilibrio. Probabilmente con questo clima preferisco sciare, ma è stato bello da vedere e io sicuramente mi sono divertito».

Allargare la base

Si è fatto per tutto il weekend un gran parlare delle Olimpiadi invernali come possibile approdo per il ciclocross. Il discorso regge. Il cross è uno sport invernale e da oggi sappiamo che si può correre anche nella neve. Ma il problema non è tecnico, ricordando quando uno dei capisaldi del ciclismo olimpico come la 100 Chilometri fu cancellata dal programma perché poche Nazioni potevano essere rappresentate.

Con il quarto posto, Iserbyt ha mantenuto la testa della Coppa del mondo
Con il quarto posto, Iserbyt ha mantenuto la testa della Coppa del mondo

«Penso sia possibile arrivare alle Olimpiadi con il ciclocross – dice Van Aert – quando lo sport è ai massimi livelli quello è il suo approdo. Ma per ora la base è stretta, servirebbe una piattaforma più ampia. Quando ero un ragazzino non c’erano prove di Coppa del mondo fuori da Belgio e Olanda, ora siamo in Italia e prima siamo andati in America, stiamo migliorando. Possiamo essere un evento invernale, ma dobbiamo avere numeri migliori. Magari i ragazzi italiani che oggi ci hanno guardato, si sono appassionati e saranno i campioni di domani».

Cross, un fatto di cuore

La lucidità fa il pari con le sue doti atletiche. E allora, per riallacciare il filo con le sue parole dopo la vittoria di Boom, gli chiediamo che rapporto abbia avuto infine con la neve

«Nella seconda parte di gara – dice – è stato davvero insidioso. Bastava cadere o avere un problema con la bici e tutto poteva cambiare. Il mio vantaggio era rassicurante, ma potevo perdere tutto facendo la cosa sbagliata. E’ stato eccitante fare l’ultimo giro da solo, ho avuto anche tempo di pensare che sarebbe facile rilassarsi un po’ d’inverno e allenarsi per la stagione su strada. Ma il cross mi piace. E’ una buona preparazione, ma soprattutto un fatto di cuore».

Sul podio, brindisi belga tra Vantourenhout e Van Aert
Sul podio, brindisi belga tra Vantourenhout e Van Aert

Addio tempo libero

Wout non ci sarà nel prossimo fine settimane nei round di Coppa a Rucphen in Olanda e a Namur, in Belgio La Jumbo Visma lo vuole nel ritiro spagnolo per preparare la stagione su strada e lui non se l’è sentita di contraddirli. Tornerà nel cross a Dendermonde, il 26 dicembre, dove ritroverà anche… l’amico Van der Poel. Per ora se la cava con una battuta.

«Mi piacerebbe avere il tempo di andare sulla neve per sciare – sorride – ma non ne ho praticamente più. L’ultima volta ho sciato due anni fa in marzo, dopo una super stagione di cross. Poi ho avuto la brillante idea di mettermi a correre anche su strada e a questo punto avrei tempo per sciare solo dopo la Roubaix. Ma finisce sempre tardi e la neve a quel punto è tutta sciolta».

Van Aert su Strava, due giorni di buco prima del rientro

07.12.2021
4 min
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Adrie Van der Poel, papà di Mathieu, non è rimasto particolarmente colpito dal ritorno vincente dell’eterno rivale del figlio, Wout Van Aert. Il papà dell’olandese ha detto di aver seguito Wout su Strava. E che si aspettava certi numeri.

Lo abbiamo fatto anche noi, ma evidentemente non siamo bravi come Adrie! Infatti non sapevamo che prestazione avrebbe espresso il belga. Allora ci siamo rivolti al preparatore Pino Toni che sicuramente in merito a piattaforme e allenamenti sa il fatto suo.

Van Aert al rientro alle competizioni nel cross di Boom. La sua ultima gara era stata la Roubaix
Van Aert al rientro alle competizioni nel cross di Boom. La sua ultima gara era stata la Roubaix

Stop dopo la Roubaix 

Nel fango di Boom Van Aert ha così ripreso la sua stagione vincendo. Ha messo tutti in riga senza apparente sforzo. Come ha fatto?

«Wout – dice Toni – è stato fermo, o meglio è stato senza bici per tre settimane – che fu quel che disse subito dopo la Roubaix – in quel periodo ha osservato una fase di stacco, o almeno non ha caricato allenamenti. Si è fermato al 10 di ottobre e ha ripreso a fine mese (ha fatto qualche corsa a piedi, ndr).

«L’ultima distanza a ridosso della gara di domenica scorsa l’ha fatta il 28 novembre: cinque ore, cinque giorni prima della competizione di Boom. Il giorno successivo è andato a correre, facendo ben 14 chilometri a 4’26” di media con delle variazioni. Fin lì aveva fatto molta strada e qualche uscita con la bici da cross. Non un super lavoro».

Alcune sedute del belga su Strava a pochi giorni dal cross di Boom

Il “buco”…

E a questo punto il coach toscano pone un bel quid. C’è infatti un “buco”a ridosso del via. Il 30 novembre ha fatto un doppio allenamento: cross al mattino e dietro motore al pomeriggio. Mentre alla vigilia ha fatto un’uscita easy di circa 50 chilometri.

«Mancano gli allenamenti dell’uno e del due dicembre – sottolinea Toni – e io non credo che Van Aert non sia uscito o che non si sia allenato. E ai fini della gara quelli sono due giorni molto importanti. Due giorni che ci dicono tanto della preparazione e del corridore stesso. Ha fatto scarico? Ha fatto una sgambata? Ha spinto?

«Io non credo che lui sia arrivato in gara con solo quattro allenamenti nell’ultima settimana: una distanza, la corsa a piedi, il dietro motore del venerdì e la prova percorso alla vigilia».

E allora cosa si evince da quei files?  «Che Van Aert è un fenomeno! Ma non ci servivano quegli allenamenti su Strava per dircelo. Wout ha iniziato con carichi crescenti. I volumi sono spesso bassi. Sì, c’è qualche distanza, ma spesso ha fatto un’ora, un’ora e venti: come ripeto non carica tutto quel che fa.

«Non li mette per depistare gli avversari? Non credo, sarebbe sciocco. O almeno io non l’ho mai fatto, non ho mai ripreso questo o quell’esercizio, ma ho sempre pensato alla preparazione che avevo in mente. Poi Wout non li mette perché lassù quei due si spiano! Magari dopo la corsa ha fatto dei rulli o è uscito in bici, non possiamo saperlo».

Wout Van Aert in tenuta da running qualche giorno fa (foto Twitter)
Wout Van Aert in tenuta da running qualche giorno fa (foto Twitter)

Wout e la corsa

Infine una curiosità. Almeno una volta a settimana abbiamo notato che Van Aert corre a piedi. E corre forte! Ci va solo in questo periodo? E ancora: 14 chilometri non sono tanti?

«Van Aert va spesso a correre – dice Toni – se si va a vedere quella seduta, deve essere stato molto freddo lassù. La temperatura percepita era di tre gradi sotto zero. Se tu sai correre bene, non rischi di farti male e questo è un buon allenamento. Un allenamento che ti risparmia parecchio freddo, un conto è uscire in bici con una temperatura prossima allo zero e un conto è correre a piedi.

«Ho visto delle foto che ritraevano Van Aert correre anche prima delle classiche. Magari lo fa come risveglio muscolare prima di fare colazione, ma è comunque qualcosa che fa abitualmente».

Ciclocross neve

Pontoni promette: «A Vermiglio ci sarà davvero da divertirsi…»

06.12.2021
4 min
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L’attesa cresce. Domenica a Vermiglio la tappa italiana di Coppa del mondo di ciclocross sarà una prima assoluta per il circuito, perché si correrà sulla neve e questo condizionerà molto la gara. Le incognite, come ha sottolineato Martino Fruet che è testimonial dell’evento, sono tecnicamente molte, ma che il manto sarà completamente bianco è pressoché certo: «Dovrebbe fare un caldo da 60 gradi per sciogliere tutta la neve» commenta sorridendo Daniele Pontoni, il cittì azzurro che ha approfittato del fine settimana privo di tappe di Coppa (quella di Anversa è stata annullata per le disposizioni Covid) per un ritiro con i giovani azzurri e futuri tali.

Pontoni, che si attende molto dalla tappa nostrana, parlando della sfida sulla neve è abbastanza sicuro che non ci saranno poi grandi scossoni dal punto di vista tecnico: «Influirà molto come verrà trattato il terreno, ma da quel che si sa sarà come una pista di sci di fondo, perfettamente battuta e allora sarà come correre su una superficie liscia. E’ chiaro che poi influirà anche il clima, se parte di quel manto si scioglierà e si formerà fango, che influirà sulle bici e sulle capacità di guida dei corridori».

Vos Louisville 2013
Il ciclocross sulla neve è abbastanza raro, ma nel 2013 a Louisville la Vos vinse il titolo mondiale sul manto bianco
Vos Louisville 2013
Il ciclocross sulla neve è abbastanza raro, ma nel 2013 a Louisville la Vos vinse il titolo mondiale sul manto bianco
La scelta delle gomme sarà più importante che in altre occasioni?

Non credo. Un terreno ben battuto potrebbe portare anche a disputare tutta la gara con la stessa bici, altrimenti bisognerà essere accorti nella scelta del momento del cambio, abbiamo visto nelle precedenti tappe come il pit stop possa influire notevolmente sull’evoluzione della gara. E’ chiaro che su un percorso come quello che i corridori si troveranno ad affrontare a Vermiglio emergeranno quelli più predisposti a quel tipo di terreno, a guidare in condizioni estreme.

Noi italiani come ci troviamo, storicamente parlando, su tracciati simili?

Non ci siamo abituati, questo è certo… Poche volte capitano gare sulla neve, al massimo un paio all’anno e spesso si tratta di qualche spruzzata che rende il percorso acquitrinoso e fangoso, né più né meno di quelli che si trovano normalmente. A Vermiglio invece sarà una tavola bianca e su quei percorsi i corridori del Nord Europa sono sicuramente più avvezzi, ma in questo caso dobbiamo andare oltre.

Van Aert Boom 2021
Al rientro, Van Aert ha stracciato gli avversari: a Boom ha vinto con 1’40” su Aerts
Van Aert Boom 2021
Al rientro, Van Aert ha stracciato gli avversari: a Boom ha vinto con 1’40” su Aerts
In che senso?

Innanzitutto considerando che sarà un’occasione di esperienza irripetibile. Gareggiare su qualcosa di inedito dà sensazioni speciali ed è motivo di grande interesse anche per chi vive di questa disciplina. Sarà un grande spettacolo, anche per chi come me ne ha viste tante e non nascondo che questa domenica l’attendo con curiosità, anche con un filo di speranza nel cuore che possa rappresentare un passo in avanti verso l’ingresso di questa disciplina nelle Olimpiadi Invernali.

Van Aert ha detto di attendere Vermiglio con un po’ di timore, ma intanto sabato al suo esordio nel Superprestige a Boom ha rifilato distacchi abissali a tutti, pur partendo dalla terza fila…

L’ho detto più volte, i “tre tenori” sono più avanti degli altri non di una, ma di almeno tre spanne… Possono anche partire dall’ultima fila, ci metteranno di più a risalire, ma saranno sempre loro a giocarsi la vittoria, sono troppo superiori agli altri. So che Pidcock ha uno stato di forma attualmente inferiore, ha bisogno di altre 2-3 settimane per raggiungere il top, Van Der Poel lo vedremo quando rientrerà, Van Aert intanto è già a un livello altissimo.

Olivo tricolore 2021
Bryan Olivo all’arrivo dei Campionati Italiani 2021: il ciclocross diventa parte del passato, almeno per ora
Olivo tricolore 2021
Bryan Olivo all’arrivo dei Campionati Italiani 2021: il ciclocross diventa parte del passato, almeno per ora
In Italia intanto ha fatto notizia la decisione di Bryan Olivo di concentrarsi su strada e pista, lasciando il ciclocross: temi di averlo perso? 

No, con Bryan e la sua famiglia c’è un’amicizia che va oltre il ciclocross. Con lui ho parlato a lungo, so che quest’anno si concentrerà sulle altre due discipline, ma sono speranzoso che nel prossimo inverno tornerà a fare ciclocross, magari non tutta la stagione, ma almeno nella parte importante, quella delle gare titolate conto di averlo a disposizione.

Non temi che quello di Brian sia il segnale che poi le cose in realtà non cambino e che la strada fagociti sempre i migliori elementi del ciclocross?

Io sono ottimista, ma certamente bisogna considerare che in questo mondo gravitano tante entità: società, procuratori, preparatori, ognuno con le proprie idee e le proprie convinzioni. Serve un compromesso fra le parti, per il bene di tutti, innanzitutto dei ragazzi. 

Cross sulla neve, da Fruet le dritte a Van Aert per Vermiglio

05.12.2021
6 min
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La Coppa del mondo di ciclocross a Vermiglio bussa alle porte. Ieri Van Aert è rientrato alle gare nel Superprestige di Boom sulla sua nuova Cervélo e ha subito vinto. Poi ha preso un respiro e ha ammesso che arriverà alla prova trentina pieno di dubbi, perché non ha mai corso sulla neve.

«La vittoria mi dà fiducia – ha detto – è andata meglio di quello che mi aspettavo. La prossima settimana sarà tutto diverso, perché ci sarà la neve. Andrò a Vermiglio con timore, perché non sono mai stato uno specialista delle gare sulla neve, ma sono fiducioso e curioso di vedere come andrà».

L’incognita è comune, la curiosità tanta. E se per la Val di Sole, come scrivemmo a luglio, l’occasione è d’oro per lanciare la stagione invernale dello sci, per Flanders Classics che organizza la Coppa del mondo e per l’intero circo del cross l’occasione è ghiotta per fare qualche passo verso le Olimpiadi invernali.

Ciclocross sulla neve

Ma cosa significa correre sulla neve? Lo abbiamo chiesto a Martino Fruet (in apertura nella foto Podetti), che della gara della Val di Sole è già stato testimonial in un video molto avvincente e che sulla neve ha corso già altre volte con alterne fortune. Fa bene Van Aert ad essere preoccupato?

«E’ vero – sorride – ne ho corse due, a Nalles e Bolzano, e ho capito che ci sono tante variabili. Un po’ come quando si scia, dipende dal tipo di neve e dal meteo. Se è fresca e polverosa, nemmeno ti bagni. Se è battuta con un gatto e fa freddissimo, sembra di andare sull’asfalto. Se piove, se il giorno prima fa caldo, se…».

Capito, andiamo per gradi. La neve ci sarà di sicuro, giusto?

Non c’è dubbio. Aveva nevicato prima che facessi il video e danno neve anche mercoledì. Vermiglio è in una conca, il sole non lo vedi proprio. Sopra poi c’è il ghiacciaio Presena, dove si conclude il video, per cui in basso arrivano correnti gelide. Ieri sono arrivati i belgi a tracciare, poi tireranno a lucido il percorso. Ma il punto è il meteo, come sempre.

Neve dura e ben trattata, come si corre?

E’ come asfalto e si va veramente forte. Magari dopo un po’ le curve si scavano, ma se è freddo davvero, il fondo regge. Ho provato a pedalare anche sulle piste da sci lavorate bene, è difficile, ma si va. Per capirci, gli unici punti critici erano quelli in cui le lamine degli sci avevano smosso la neve.

Se invece dovesse piovere alla vigilia?

La neve si allenta e quell’acqua ti entra nei piedi quando devi correre a piedi. Come lo scorso anno a Nalles, quando a due giri dalla fine ci ritirammo in venti di quelli buoni. Mani e piedi in casi del genere smettono di funzionare. Altra opzione è se il giorno prima fa caldo e un po’ la scioglie…

A Nalles nella scorsa stagione si corse nella neve molle, che portò al ritiro di metà gruppo elite (foto Billiani)
A Nalles nella scorsa stagione si corse nella neve molle, che portò al ritiro di metà gruppo elite (foto Billiani)
E magari di notte gela?

Esatto, ti ritrovi col… vetro e in quel caso possono e devono solo mettere il sale e aspettare che sciolga, altrimenti non si sta in piedi e se cadi ti fai male. Se non cambiano le regole per questa occasione, le gomme con i chiodi sono proibite, per cui se non mettono il sale, il rimedio estremo sarà trovare una linea fuori dal ghiaccio.

Hai mai corso in condizioni del genere?

Ricordo una gara a Bolzano che vinse Silvestri, ma misero il sale.

Se nevica durante la gara?

Grande spettacolo. Se sotto il fondo è battuto, non cambia niente. Se invece fa nebbia, perché in quelle valli potrebbe succedere, allora rischi di non vedere niente. Anche se ci sono 16 telecamere fisse in un anello di due chilometri e mezzo.

Sul ghiaccio si usano gomme da fango?

E’ la soluzione migliore. Dugast mi manderà delle ruote con i chiodi, ma non si possono usare e nel caso servirebbero solo su ghiaccio. Quando abbiamo girato il video, avevo una gomma da asciutto, con appena un po’ di spalla. Il discorso è che si correrà solo la domenica con le categorie elite, per cui il sabato dopo le prove, tireranno a lucido il percorso con i tre gatti delle nevi già schierati.

Stando così le cose, forse nemmeno si dovrà cambiare bici?

Non credo che lo faranno, infatti. A meno che non si gelino le pinze dei freni, in caso di freddo estremo oppure per il contatto continuo con la neve.

Che gara ti aspetti?

Duretta e spettacolare da vedere. Hanno coperto il prato, ma se piove e a forza di passarci viene fuori in fango. Metà gara si fa nella conca, poi si sale sulla sinistra guardando verso il passo del Tonale e si va in salita. Il prato in salita ha la sua bella pendenza, per cui ci saranno 50-60 metri di dislivello a giro.

Il percorso di Vermiglio si snoda nella Conca e risale sulla sinistra della valle verso il Tonale
Il percorso di Vermiglio si snoda nella Conca e risale sulla sinistra della valle verso il Tonale
Olimpiadi invernali, lancio della stagione turistica e secondo te cos’altro?

Volete lo scoop? Lancio del gravel alpino, che potrebbe aprire qualche porta importante. Come noi andavamo a fare le gare di mountain bike sugli argini, quelle che chiamavamo “le gare delle panoce”, così si può correre d’inverno con il gravel. Ma mi raccomando (se la ride, ndr), non si sappia in giro che ve l’ho detto io…