Cervélo, le classiche e Wout Van Aert. E c’è anche una S5 nuova…

03.03.2022
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Cervélo R5, S5, Caledonia e la P5 per le prove contro il tempo, senza dimenticare il modello specifico per il ciclocross. Wout Van Aert è uno di quei corridori che salta da una bici all’altra senza alcun problema: un’attitudine che va ben oltre la scelta tecnica e dedicata all’evento. Con la S5 ha vinto al suo esordio su strada alla Omloop. Abbiamo chiesto a Marcel Kruithof, meccanico del Team Jumbo-Visma.

Alcune Cervélo Caledonia pronte per una ricognizione sul pavé (foto Team Jumbo-Visma)
Alcune Cervélo Caledonia pronte per una ricognizione sul pavé (foto Team Jumbo-Visma)
Quali sono i modelli di bici che ha disposizione il campione del Belgio?

I modelli Cervélo che utilizza Wout sono tre: la S5, la R5 e la Caledonia. Ognuna di queste è dedicata ad un impiego specifico, alle quali va aggiunta la bici da crono. Poi c’è il modello da ciclocross.

Sembra utilizzare indistintamente ogni bicicletta, ma ha delle preferenze?

Van Aert è un atleta e un ragazzo semplice, che però sa perfettamente quello che vuole ed è molto preparato e preciso. Lavorare con lui è davvero gratificante e per noi meccanici diventa tutto più facile. Si, il modello di bici che preferisce è la S5. Con tutta probabilità è anche il modello che maggiormente gli si addice, considerando la potenza che è in grado di esprimere e la classe cha ha quando sprinta in una volata.

Ci puoi dare qualche dettaglio sulle sue misure ed eventuali differenze tra una bici e l’altra?

Dal punto di vista biomeccanico, il suo corpo lavora nello stesso modo su tutte le Cervélo che ha a disposizione, tranne che sulla bici da crono. Quest’ultima però è una categoria a parte. Se ci concentriamo sulle biciclette, sui modelli S5 e R5, le differenze ci sono, ma sono minime.

Sotto quale punto di vista?

La R5 ha un attacco manubrio differente, perché la S5 prevede il cockpit integrato e specifico. Si tratta di 2 millimetri in lunghezza e nell’altezza del manubrio. La Caledonia ha gli stesssi valori della R5. Tutte le sue bici hanno le pedivelle da 172,5 e su questo Wout non fa apportare variazioni nel corso della stagione.

Quindi, anche per le corse a tappe la posizione in sella resta invariata?

Sì esatto, non ci sono differenze tra le corse di un giorno, le gare sul pavé e le corse a tappe. Le variabili sono legate alla bicicletta che decide di utilizzare.

Quale bicicletta utilizzerà per le corse di primavera?

Per la Parigi-Roubaix è prevista la Caledonia, per tutte le altre gare è prevista la S5. Sono comunque da considerare le valutazioni dell’ultimo minuto.

La stessa bicicletta che Wout utilizza il giorno della gara, verrà utilizzata anche per le giornate che precedono l’evento?

Dipende dalle situazioni. Per dare un riferimento, posso dire che il corridore inizia ad usare lo stesso modello che userà in gara almeno tre giorni prima.

Lo stem e la piega della Caledonia (foto Team Jumbo-Visma)
Lo stem e la piega della Caledonia (foto Team Jumbo-Visma)
E per quanto riguarda la scelta delle ruote?

Wout e tutto il team possono scegliere tra i modelli di ruote Shimano Dura-Ace C36, C50 e C60, tutte con predisposizione per i tubolari. Le prime vengono richieste per i percorsi con tanta salita. Le C50 sono quelle più utilizzate dai corridori anche per la campagna del Nord. Quelle da 60 millimetri per le gare piatte e quando c’è poco vento.

Qual’è la sezione delle gomme e quali le pressioni di gonfiaggio?

Normalmente il corridore usa una sezione da 26, con pressioni che sono comprese tra le 5,8 e 7,2 atmosfere. Per le gare del pavé Van Aert di solito chiede pneumatici da 28, talvolta 30 millimetri e viene adeguata la pressione, verso il basso.

Una delle Cervélo S5 di WVA, dopo il montaggio al Service Course del team (foto Team Jumbo-Visma)
Una delle Cervélo S5 di WVA, dopo il montaggio al Service Course del team (foto Team Jumbo-Visma)
Vengono utilizzati i tubeless?

Non in gara. Le ruote e le gomme tubeless sono una fornitura legata al team development e alla squadra delle donne.

Wout chiede qualcosa di particolare in ottica dl pavé?

La particolarità è il doppio nastro al manubrio, ma solo in occasione della Roubaix. Per il resto delle gare le sue biciclette hanno una configurazione standard, senza particolari segreti. Una differenza tra l’allestimento della S5 e quella della R5 è il manubrio. Sulla seconda Van Aert preferisce un manubrio flat.

La nuova Cervélo R5-CX, sviluppata anche grazie al Campione Belga
La nuova Cervélo R5-CX, sviluppata anche grazie al Campione Belga
Invece per quanto riguarda i rapporti?

Rispetto al 2021 abbiamo le trasmissioni Shimano Dura Ace 12v, con le corone 54-40 e i pignoni con scala 11-30. Questo è standard e alle corse di primavera vedremo questa configurazione. E’ possibile che in estate qualche corridore, non Wout, chieda di utilizzare la combinazione 52-36 e i pignoni 11-34. Ma solo per le tappe più dure, con delle salite durissime.

Ci sono dei momenti della stagione road in cui chiede di usare la bici da cx?

Van Aert ha una Cervélo da ciclocross a casa, sempre pronta e disponibile. Sì, è possibile che il corridore utilizzi questa bicicletta in questo momento della stagione, per piacere e non per un training specifico.

Le Caledonia al termine della Parigi-Roubaix 2021 (foto Team Jumbo-Visma)
Le Caledonia al termine della Parigi-Roubaix 2021 (foto Team Jumbo-Visma)
Nella tua carriera hai mai visto un corridore così forte e al tempo stesso versatile?

Sono nel team da sette anni e in precedenza non mi era capitato di poter lavorare con un atleta del genere. Van Aert è speciale e credo che sono rare le occasioni in cui si è visto un corridore così forte e capace di fornire ogni volta delle indicazioni utili sotto molti punti di vista, per quello che riguarda le biciclette e anche per la gestione in gara.

EDITORIALE / Benvenuti alla scuola del Nord

28.02.2022
4 min
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Una volta c’erano i velocisti, che si mettevano di traverso quando la strada iniziava a salire. E se un giovane coraggioso, ingenuo o semplicemente incauto si permetteva di attaccare troppo presto, iniziava il volo delle borracce. Poi questa abitudine è scomparsa, il ciclismo è cambiato, gli sceriffi hanno dismesso certe abitudini e poi si sono estinti, ma ci sono ancora momenti e corse in cui i padroni del gruppo fanno la voce grossa. Sulle stradelle sconnesse del Nord, ad esempio, se ne vedono di cotte e di crude.

Il gruppo vola con i manubri distanti pochi millimetri uno dall’altro. L’arte del limare si impara soprattutto lassù e può capitare di assistere a manovre verso le quali normalmente si punterebbe il dito.

Van Aert ha chiuso Trentin verso il marciapiede: una manovra non così rara da vedere
Van Aert ha chiuso Trentin verso il marciapiede: una manovra non così rara da vedere

Le prendi e le dai

Vi siete accorti della chiusura di Van Aert ai danni di Trentin sul Muur alla Het Nieuwsblad? Matteo ha ammesso che forse il belga lo ha stretto di proposito per impedirgli di prendere la discesa in testa, ma si è guardato bene dal lamentarsi. Certe cose al Nord sono normali.

«Se vai in Belgio a fare quelle corse – conferma Michele Bartoli, il più fiammingo degli italiani degli anni 90 – di certe cose non ti puoi scandalizzare. Quando si dice “mors tua, vita mea”, lassù è proprio così, semplicemente perché non ci sono altre possibilità. Le prendi e stai zitto. E poi magari impari anche a darle».

Perché correre sempre in testa? Perché dietro si rischia di restare a piedi…
Perché correre sempre in testa? Perché dietro si rischia di restare a piedi…

Non è tutto lecito

E’ tutto così normale che Michele non aveva neppure considerato irregolare la manovra di Van Aert. Ma con la stessa franchezza ha anche messo l’accento sul fatto che non tutto sia lecito.

«Io ero uno che si lamentava spesso in corsa – sorride – ma al Nord non l’ho mai fatto. Eppure sapete quante volte sono finito contro una transenna? Non si contano. Prima dei muri è normale che ci siano degli scarti bruschi. Sai che se perdi 3-4 posizioni all’inizio della salita, in cima magari ne hai perse venti e la corsa è andata. Perciò ai giovani che vanno lassù consiglio di prenderle e imparare a renderle, sempre nei limiti della sicurezza. Non è che tutto sia permesso, ma i percorsi sono così».

Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020
Il volo di Alaphilippe al Fiandre del 2020. Quella volta la manovra di Van Aert non fu limpidissima
Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020
Il volo di Alaphilippe al Fiandre del 2020. Quella volta la manovra di Van Aert non fu limpidissima

La scuola del Nord

Quel confine è così labile, che diventa difficile anche stigmatizzarne il superamento. Allo stesso modo in cui la stretta di sabato ai danni di Trentin non ha avuto grosse conseguenze, se non quella di rallentarne lo slancio, non si può dimenticare la manovra, uguamente di Van Aert, ai danni di Van del Poel e Alaphilippe nel Fiandre del 2020. Il belga puntò la moto e poi scartò di colpo. L’olandese riuscì a schivarla, il campione del mondo francese rovinò a terra e si ruppe un polso. Tutte le invettive si concentrarono sul motociclista, la manovra venne ritenuta funzionale alla corsa.

Il Nord è la scuola di ciclismo più dura che ci sia ed è un peccato che ai tanti ragazzi che militano nelle nostre professional essa sia preclusa, sia perché non ci sono gli inviti, sia perché spesso non vengono neanche richiesti. Per questo, al pari di Pozzato nei giorni scorsi, facciamo anche noi il tifo per Cassani. E intanto spingiamo idealmente le continental e le professional di casa nostra affinché investano sui ragazzi che indossano la loro maglia. Le salite sono tutte uguali, le stradine del Nord se non le impari da ragazzo, rischi di non impararle più.

Affini, gregario di lusso con la testa da capitano

28.02.2022
4 min
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Affini sa stare al suo posto e fare quel che gli chiedono. Forse per questo alla Jumbo Visma sono contenti di lui e lo mettono spesso nella squadra che deve supportare Van Aert, quando il capo vuole fare la corsa.

Affini ha 25 anni, il nome scritto sul casco e, se potesse, sfuggirebbe alle regole social di questo tempo. Però ne capisce l’importanza (per la squadra e gli sponsor) e cerca di essere disponibile con intelligenza. Anche per questo quando lo chiami per fare due parole, difficilmente se ne esce con frasi banali. Edoardo ha la testa sulle spalle e magari passerà il grosso del tempo a tirare per un capitano, ma nella sua testa è a sua volta un leader. Non si vincono due campionati europei (in linea da junior nel 2014, a crono da U23 nel 2018) e non si lotta contro un gigante come Ganna se non si ha la mentalità vincente.

La ricognizione sul percorso della Het Nieuwsblad per scoprire il nuovo finale (foto Jumbo Visma)
La ricognizione sul percorso della Het Nieuwsblad per scoprire il nuovo finale (foto Jumbo Visma)

Il pane quotidiano

Nella Omloop Het Nieuwsblad vinta sabato da Van Aert, anche Edoardo ha avuto la sua parte. Quando li abbiamo visti alla partenza, tutti alti e potenti, abbiamo capito che la squadra olandese volesse tenere la corsa chiusa. E mentre Wout in prima fila posava per le foto di rito, i suoi gregari dietro se ne stavano raggruppati ad aspettare il via.

«E’ stato bello – ricorda Affini – vedere un po’ di persone finalmente. Poi si può parlare se sia giusto avere la mascherina oppure no, ogni Paese ha le sue leggi e ogni organizzazione fa quello che vuole in base alle regole. Lassù si respira la passione che hanno per la bicicletta, è il loro pane quotidiano. Fa sempre piacere vedere quell’atmosfera».

Alla Omloop Het Nieuwsblad, Affini ha tenuto sotto controllo il gruppo per oltre metà gara
Alla Omloop Het Nieuwsblad, Affini ha tenuto sotto controllo il gruppo per oltre metà gara
Per i compagni di squadra di Van Aert certe corse sono anche una bella responsabilità?

Sicuramente con un capitano così abbiamo dei ruoli ben definiti. C’è una certa responsabilità, è vero. Pressione però fino a un certo punto, nel senso che quando si parte si vuole sempre fare bene il proprio lavoro. Quindi penso che un po’ di pressione sia giusta, ma certo non deve essere schiacciante, altrimenti ti porta a sbagliare e a non essere performante.

Come fai a passare dalla solitudine della crono al mucchio selvaggio di certe stradine?

Più che mentalità della crono e quella sui sassi, il discorso è piuttosto quello dello stare in gruppo a 2 millimetri uno dall’altro. Tutti che limano al massimo e si battaglia per ogni centimetro. Forse la parola in questi giorni non andrebbe usata, ma parlando di quelle corse si è sempre detto che siano una sorta di guerra. Lassù è tutto al limite.

A te tocca spesso lavorare da lontano…

L’obiettivo quando c’è Wout è lavorare per lui. L’altro giorno a me è toccato cercare di tenere tutto sotto controllo dall’inizio. C’è stato parecchio vento da mangiare, sostanzialmente, ma con un capitano come Wout si lavora sempre volentieri.

Perché vince sempre lui?

Perché alla fine è riuscito a finalizzare il lavoro di squadra perfetto. Anche tutti gli altri componenti della squadra hanno lavorato alla perfezione e abbiamo creato la situazione perfetta perché Wout attaccasse sul Bosberg. E’ andato sino alla fine come un treno, meglio di così non poteva partire.

Difficile trovare uno che scende dall’altura e vince alla prima corsa.

Lui e Roglic sono molto metodici su questo, sempre pronti anche dopo un ritiro in altura. Eravamo confidenti che si potesse far bene, ma nelle corse in Belgio può succedere di tutto, dall’incidente meccanico alla caduta. Invece sabato è filato tutto liscio. Bene così.

Il lavoro della Jumbo Visma ha portato Van Aert all’attacco sul Bosberg. Qui con Benoot
Il lavoro della Jumbo Visma ha portato Van Aert all’attacco sul Bosberg. Qui con Benoot
Come si festeggia in un team olandese?

Abbiamo festeggiato come nelle altre squadre (ride, ndr). Abbiamo preso un bicchiere di vino, ma il giorno dopo c’era da correre ancora a Kuurne, quindi non si è potuto esagerare. E in ogni caso non lo avremmo fatto ugualmente.

La Tirreno comincia con una cronometro.

Quando si è saputo che la prima tappa sarebbe stata una crono, l’ho cerchiata di rosso. Vediamo come saranno le gambe dopo il Covid. L’ho preso anche io a Valencia, lo hanno preso tutti. E’ già una settimana che sono ripartito. Ho perso un po’ di tempo, ma cercherò di farmi trovare pronto come sempre. In ogni crono do sempre il meglio che posso, in base al momento.

Prove di forza nelle Fiandre: Van Aert vince due volte

26.02.2022
6 min
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Van Aert ha fatto quello che tutti noi speravamo facesse. Ha preso la vittoria nella Omloop Het Nieuwsblad, l’ha messa per un attimo da parte con i sorrisi e i brindisi e ha detto la sua sulla guerra in Ucraina.

«Voglio dire una cosa – ha esclamato dietro il podio – le corse in bicicletta adesso sono una questione secondaria a fronte di cose più importanti che stanno succedendo a questo mondo. E’ una follia anche solo pensare che una guerra sia ancora possibile e per giunta così vicina. Per quel che vale, vorrei esprimere il mio sostegno a tutti coloro che sono coinvolti dalla guerra in Ucraina».

Bacio con moglie e figlio per Van Aert, rientrato da poco a casa dopo 2 settimane in altura
Bacio con moglie e figlio per Van Aert, rientrato da poco a casa dopo 2 settimane in altura

Maledetto vento

Che corsa ragazzi! Davanti tutti i pezzi grossi del gruppo, mentre Gaviria correva in ospedale con la clavicola rotta. Il racconto di Van Aert intanto spiega tutto, mentre il pubblico in visibilio se lo mangiava con gli occhi. Grato per quell’azione a 13 chilometri dall’arrivo.

«C’era molto vento contro – ha proseguito il vincitore – e di conseguenza la corsa è rimasta chiusa per molto tempo. In realtà volevo forzare la situazione un po’ prima, ma c’era poco. Però sul Berendries ci siamo mossi. Tiesj Benoot e il resto della squadra hanno fatto un lavoro fantastico. Sono molto contento di questa vittoria».

Per Van Aert vittoria nella gara del debutto, con 22″ su Colbrelli
Per Van Aert vittoria nella gara del debutto, con 22″ su Colbrelli

Obiettivo Roubaix

«Non pensavo di andare tanto bene così presto – ha aggiunto – ma ero ben preparato. Ho una buona condizione ed è difficile adesso dire se potrò mantenerla fino a Roubaix. In termini di intensità, c’è ancora qualcosa da aggiungere. Sono stato bravo, ma il Fiandre e la Roubaix sono ancora più importanti, quindi spero di migliorare un po’. Conto di fare quest’ultimo passo alla Parigi-Nizza aiutando Roglic, che va là per vincerla».

Per Colbrelli grande accoglienza nel velodromo di Gand alla presentazione
Per Colbrelli grande accoglienza nel velodromo di Gand alla presentazione

Testa e gambe

Che Colbrelli non nuotasse nell’oro si era visto. Però stava lì, con quelli davanti. Muoveva le spalle sui muri, ma non mollava e per questo per un po’ abbiamo sperato di raccontarne un’altra. E ci sarebbe anche riuscito Sonny, se ai piedi del Bosberg Van Aert non avesse deciso di averne abbastanza. Il gigante belga ha avuto nello stesso giorno più testa e più gambe. La prima nel dare via libera a Tiesj Benoot, costringendo gli altri (fra loro proprio Colbrelli, Trentin e Pasqualon) a spendere quel po’ che gli era rimasto. Le seconde nell’attacco sull’ultimo muro.

La corsa finalmente riaperta al pubblico, ma poche mascherine e tanta birra
La corsa finalmente riaperta al pubblico, ma poche mascherine e tanta birra

Trentin e il Muur

Quando c’è pubblico, le Fiandre sono un posto fantastico. Terra di giganti che pigiano sui pedali e tifosi nelle cui vene scorre lo stesso sangue schiumoso ricavato dal luppolo. Dopo gli ultimi due anni con poca gente sulle strade (perché ai belgi puoi vietarlo, ma non sarai mai sicuro che casualmente non si trovino al passare sulle strade della corsa), rivedere il Grammont con le giostre, la gente e la birra è stato persino un’immagine commovente. E proprio in quel budello di pietre brune come il cuoio, che in passato ha visto le azioni di Bartoli e Ballan, Boonen e Cancellara, Trentin ha sfidato Van Aert e per un po’ l’ha preoccupato.

Spalla a spalla sul Grammont, Trentin e Van Aert hanno infiammato la corsa
Spalla a spalla sul Grammont, Trentin e Van Aert hanno infiammato la corsa

Vittoria studiata

Wout l’aveva preparata. Ieri è andato a dare un’occhiata a Haaghoek e Leberg e ha incontrato e superato Alexander Kristoff sul Berendries. E’ arrivato fino al Muur di Geraardsbergen.

«E’ stato utile fare questa ricognizione – diceva stamattina alla partenza il diesse Maarten Wynants – per testare di nuovo il materiale e verificare le sensazioni sulle pietre. La maggior parte dei ragazzi è stata sul Teide per tre settimane e ha pedalato su strade perfette…».

Su una moto di Eurosport, Bradley Wiggins ha raccontato il suo punto sulla corsa
Su una moto di Eurosport, Bradley Wiggins ha raccontato il suo punto sulla corsa

Fatica Colbrelli

E di prima corsa si trattava anche per Colbrelli, sceso anche lui domenica scorsa dal Teide, come ci aveva raccontato proprio da lassù. Quelli forti non hanno bisogno di tanto rodaggio, ma è singolare che ai primi due posti della Omloop Het Nieuwsblad si siano piazzati due corridori già brillanti appena scesi dall’altura.

«Brillante, insomma… – sorride il bresciano – ho sofferto, vi dico la verità. Stavo abbastanza però… è andata! Un bel secondo posto in una classica di inizio stagione. Speriamo di far meglio nelle prossime gare. Ci ho sperato fino alla fine, ma non posso dir nulla. Ho visto che Van Aert partiva, ma mi sono detto: “Resto qui, perché già sono un po’ al limite”. Avevo ancora due compagni e mi sono detto: proviamo a chiudere il gap. Sapevo che era molto difficile. Oggi Van Aert aveva un’altra marcia e si è visto».

Per Colbrelli un secondo posto che fa sperare, arrivato nella gara del debutto
Per Colbrelli un secondo posto che fa sperare, arrivato nella gara del debutto

Rimpianto Pasqualon

Chi invece davanti all’attacco di Van Aert non si è voltato dall’altra parte è stato Andrea Pasqualon. Un cerotto sullo stinco destro, la barba impolverata e la tosse che impedisce al respiro di andarsene.

«Quando mi sono accorto che partiva sul Bosberg – dice – ho provato io a seguirlo. Ma quando a quello lì gli dai 10 metri, non lo pigli più. Si sapeva che ha una marcia in più, lo ha dimostrato ed è andato fortissimo. Del resto è un campione! Io… Ho provato sul Bosberg. Ho provato a rientrargli sotto, ma la gamba era quella che era. Purtroppo una settimana fa sono caduto e ho sofferto tanto. Anche nel finale non ero brillante, ero pieno di crampi e si è visto bene anche in volata che non ero proprio io.

Pasqualon è stato il solo a rispondere a Van Aert sul Bosberg
Pasqualon è stato il solo a rispondere a Van Aert sul Bosberg

«Sotto questo cerotto, ho due buchi profondi, che fanno male e non mi fanno recuperare di notte. In queste corse serve ogni minima energia, però sono contento del risultato. In fin dei conti non sono andato male. E domani recupero perché voglio puntare a fare bene a Le Samyn, che mi si addice. Domani niente Kuurne, cercherò di ritrovare le forze».

Il ciclismo in Val di Sole cresce nella scia di Van Aert

25.02.2022
4 min
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Ci eravamo ripromessi di tornare sull’argomento all’indomani della Coppa del mondo di ciclocross di Vermiglio. L’idea di Visit Val di Sole era quella di unire idealmente con la bici la stagione estiva a quella invernale, utilizzando il cross come veicolo promozionale per il proprio territorio, aprendo la porta ai turisti dal Belgio e del Nord Europa.

Dopo il Consiglio di amministrazione di ieri, che lo ha impegnato per tutto il mattino, Fabio Sacco si presta per fare il punto della situazione a tre mesi dall’evento e pochi giorni dopo la conferma che anche il 17 dicembre 2022 la gara sulla neve tornerà nella valle di Vermiglio.

Fabio Sacco è il Direttore Generale di Visit Val di Sole
Fabio Sacco è il Direttore Generale di Visit Val di Sole

«E’ stato un Cda di programmazione per le attività outdoor della Val di Sole – spiega il Direttore generale di Visit Val di Sole – e la bicicletta è il prodotto su cui si sta investendo di più. E l’esperienza invernale di Vermiglio è stata davvero soddisfacente. Abbiamo stimato un flusso nel weekend di 10 mila persone, fra pubblico e atleti. E nel solo giorno della gara, c’erano 4.000 persone sul percorso. Con il fatto che è stata la sola data di Coppa del mondo sulla neve, abbiamo avuto un’immensa visibilità mediatica. Al punto che nel sondaggio fatto su Facebook dagli organizzatori di Flanders Classics, la vittoria di Van Aert e lo scenario di Vermiglio sono stati votati come i momenti più emozionanti della stagione del cross».

La bici d’inverno ha portato i frutti che speravate?

Per noi si è rivelata estremamente strategica, l’anello di congiunzione fra estate e inverno. In più ci ha permesso di fare un passo verso il mondo gravel, su cui stiamo lavorando molto.

L’estate ciclistica in Val di Sole è anche per famiglie (foto Matteo Cappè)
L’estate ciclistica in Val di Sole è anche per famiglie (foto Matteo Cappè)
In che modo?

Stiamo lavorando a un programma per la prossima estate, basato su sette itinerari che chiameremo “Alpina Gravel”, con dislivelli importanti e tutti su strade sterrate e forestali. Li lanceremo con una serie di test a invito, chiamando personaggi di spicco e addetti ai lavori, in modo che se ne parli prima dell’estate.

Gravel e mountain bike potranno convivere?

Direi di sì. Magari alcuni di quei percorsi saranno comuni rispetto a tracciati già esistenti per i biker, alcuni tratti di strade forestali saranno comuni, ma i percorsi per la mountain bike hanno discese più estreme e caratteristiche tecniche specifiche.

Quindi il calendario degli eventi bike resta al centro della vostra stagione?

Lo sarà e anche in modo importante. Dal primo al 4 giugno ospiteremo l’IMBA Europe Summit, la decima edizione in cui si parlerà degli orientamenti futuri della mountain bike. Ai primi di settembre avremo le finali di Coppa del mondo di mountain bike. Poi a dicembre ci sarà la Coppa del mondo di ciclocross a Vermiglio.

Siete riusciti a fare un bilancio… turistico della prima edizione?

Probabilmente è ancora presto, anche perché siamo in piena stagione invernale, che a dicembre è andata bene, è un po’ calata a gennaio e si è ripresa a febbraio. L’area del Tonale, che è quella su cui insiste Vermiglio, sta andando bene. Diciamo che per ora il più grosso risultato della Coppa del mondo è stato la notorietà grazie all’attenzione dei media.

La vittoria di Fem Van Empel a Vermiglio, nel cuore della Val di Sole
La vittoria di Fem Van Empel a Vermiglio, nel cuore della Val di Sole
Come si potrebbe definire la collaborazione con Flanders Classics?

Siamo soddisfatti, perché i belgi sono i più esperti di questa disciplina. Per questo abbiamo chiesto a loro di seguire in prima persona il disegno del percorso. La nostra squadra però li ha osservati, sommando il bagaglio del cross a quello che già avevano per la mountain bike.

E’ stato difficile arrivare alla conferma?

Quasi non è servito parlarne. Già a dicembre, vista la grandezza dell’evento, avevamo parlato con Thomas Van der Spiegel, il direttore di Flanders Classics, dandogli una conferma verbale. Poi è bastato davvero poco per arrivare a un altro accordo. Vermiglio è nostra, il cross sulla neve è uno dei nostri fiori all’occhiello.

Van Aert nazionali 2022

Van Aert vince e se ne va. Ma sogna un altro iride…

11.01.2022
5 min
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Nel complesso il weekend dedicato ai campionati nazionali non ha stravolto più di tanto i pronostici, certamente meno che in Italia. Tutti guardavano alla rassegna belga, perché doveva essere l’ultima recita stagionale di Wout Van Aert, quella dopo la quale avrebbe sciolto le riserve sulla partecipazione ai mondiali e sorprese non ce ne sono state: vittoria e messa in soffitta della bici da cross, ora si pensa solo alla strada.

Il suo successo a Middelkerke non è mai stato in discussione. Van Aert partiva come netto favorito e quella gara poteva solo perderla. Il campione della Jumbo Visma lo sapeva e ha scelto un approccio soft: «Sapevo che era decisiva la partenza, l’approccio alla prima curva – ha dichiarato dopo l’arrivo – una brutta scelta poteva compromettere la gara, l’esperienza di Hulst dimostra che i problemi nel ciclocross sono sempre dietro l’angolo. Poi ho pensato a controllare».

Van Aert MIddelkerke 2021
A MIddelkerke Van Aert ha dominato, con 1’16” su Sweeck e 1’27” su Hermans
Van Aert MIddelkerke 2021
A MIddelkerke Van Aert ha dominato, con 1’16” su Sweeck e 1’27” su Hermans

Dopo la “manita”, focus sulla strada

Tutti i cronisti, al di là del suo successo (nella foto d’apertura ©belga), volevano sapere la sua decisione, ma si era capito che quell’eventualità – partecipare alla rassegna iridata – non è realmente mai stata una vera opzione: «E’ stata una stagione breve ma molto intensa e ringrazio il mio team per il supporto che mi ha dato, ma ora il mio focus è sulla strada. A questa gara tenevo, volevo “completare la mano” – facendo segno del cinque, i titoli conquistati, ndr – do molta importanza a questa maglia perché potrò portarla un anno intero».

Niente mondiali quindi, ma l’iride resta sempre qualcosa di importante ai suoi occhi e nelle sue interviste anticipa un po’ quello che sarà uno dei leit motiv della sua stagione: «L’inverno è andato bene, ma abbiamo scelto di preparare la strada più velocemente e massicciamente per essere pronto per i primi grandi appuntamenti. Ma ho avuto buone stagioni anche quando ho tirato dritto fino alla fine dell’annata sui prati e magari lo rifarò. Intanto quest’anno un mondiale che mi tenta è a Wollongong: è un percorso più difficile di quanto si pensava, ammetto che ci sto puntando».

Iserbyt Middelkerke 2022
Ritiro anticipato per Iserbyt ai nazionali belgi: la mente è già verso i mondiali
Iserbyt Middelkerke 2022
Ritiro anticipato per Iserbyt ai nazionali belgi: la mente è già verso i mondiali

I belgi a caccia… dell’amalgama

E’ chiaro che la sua scelta avrà grandi ripercussioni sulla prova iridata: la sua assenza, unita a quella di Mathieu Van Der Poel, se da un lato sminuisce un po’ il valore della gara di Fayetteville, dall’altro cambia profondamente il suo schema tattico. Lo ammette Quinten Hermans, non a caso indicato in tempi non sospetti da Pontoni come uno dei più adatti al percorso americano, anche se a Middelkerke non ha convinto: «Ho sbagliato a cambiare sulla sabbia e così il secondo posto è andato. Volevo surfare con Wout almeno all’inizio, ma andava già in modo impressionante. Ai mondiali dovremo lavorare di squadra, noi del Belgio, se vorremo contrastare Pidcock».

Senza Van Aert però chi sarà la punta della squadra? Il rischio che si corra tutti contro tutti c’è, anche perché la nuova connotazione della gara iridata ha cambiato i piani di molti. Basti guardare Iserbyt, reduce dalla conquista anticipata della Coppa del Mondo ma che a Midderkerke è stato poco più che una semplice comparsa: «La giornata non era neanche male, considerando le mie condizioni di forma, ma avevo perso troppo all’inizio: il deragliatore ha ceduto e ho dovuto subito cambiare bici perdendo molto terreno. A quel punto o tiravo avanti per onor di firma o mi ritiravo e ho scelto la seconda opzione pensando ai mondiali. Ora vedremo come lavorare in queste tre settimane per arrivarci al meglio».

Van Der Haar Rucphen 2022
Senza avversari il campione europeo Van Der Haar a Rucphen. 2° Van Kessel a 51″, 3° Hendrikx a 58″
Van Der Haar Rucphen 2022
Senza avversari il campione europeo Van Der Haar a Rucphen. 2° Van Kessel a 51″, 3° Hendrikx a 58″

Senza VDP, Van Der Haar sogna la tripletta

Tutti guardano a Pidcock, l’unico dei “3 tenori” che sarà presente e che tra l’altro ha rinunciato alla conquista del titolo britannico partendo per il primo ritiro prestagionale della Ineos a dimostrazione che anche lui è già proiettato verso la stagione su strada. Se il Belgio deve costruire un’alchimia di squadra, cosa molto complicata, in Olanda la situazione è ben diversa. La federazione, anche guardando all’esito della gara nazionale dove dietro il vincitore annunciato Van Der Haar sono arrivati quasi tutti Under 23, ha scelto di iscrivere nella gara elite solo il campione europeo e Corne Van Kessel, suo vassallo nella rassegna arancione di Rucphen.

Van der Haar sapeva bene che in assenza di VDP difficilmente quella maglia poteva sfuggirgli: «Ho diviso la gara in due sezioni: nella prima, i primi due giri, ho pensato più a controllare la guida degli altri per capire dove potevo guadagnare, nella seconda ho scatenato i cavalli… Devo ammettere però che quando ho vinto gli Europei ero in una forma migliore: ora bisogna lavorare duro per Fayetteville, l’opportunità di completare la collezione di maglie è ghiotta e voglio sfruttarla».

Vos Rucphen 2022
La Vos ha confermato di amare il tracciato di Rucphen. Brand a 19″, Alvarado a 32″ (foto Cor Vos)
Vos Rucphen 2022
La Vos ha confermato di amare il tracciato di Rucphen. Brand a 19″, Alvarado a 32″ (foto Cor Vos)

Ora la Brand ha paura…

Già, la collezione di maglie, il Grande Slam. Concetti che nel ciclocross sono quasi sempre un miraggio. Lucinda Brand lo scorso anno era riuscita nell’impresa di abbinare le tre challenge all’iride, la possibilità è concreta anche in questa stagione, ma la collezione di maglie no, quella è sfumata perché Marianne Vos ci ha messo lo zampino: «Non mi sorprende – ha affermato l’iridata in carica – avevo già visto nelle prove della vigilia che su questo percorso aveva qualcosa in più, d’altronde nella tappa di Coppa del mondo sapete com’è andata». La gara infatti non ha avuto storia, l’esperta Vos ha sempre comandato la corsa e ora la guerra intestina nell’Olanda si fa sempre più intrigante. Per fortuna che il ciclocross non è come la strada e i giochi di squadra pesano meno…

Pidcock Coppa 2021

Van Aert stecca l’ottava sinfonia, Pidcock ringrazia

04.01.2022
5 min
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La storia del ciclocross insegna ancor più che altre discipline sportive che non c’è alcun corridore che possa davvero considerarsi imbattibile. In 24 ore Wout Van Aert ha imparato la lezione sulla propria pelle: il giorno prima, nel tradizionale appuntamento di Capodanno intitolato a Sven Nys, il campione della Jumbo Visma aveva colto la sua settima vittoria consecutiva nella stagione, staccando di 10” Tom Pidcock e sembrava quasi che quella vittoria, l’ennesima, avesse scavato un solco ben più profondo delle 10 tacche di orologio, fra sé e i suoi avversari.

Sono passate 24 ore, ma è come se il mondo si fosse messo a testa in giù. A Hulst, tappa olandese di Coppa del Mondo, l’ex iridato ha capito ben presto che tirava brutt’aria. Nel primo giro, mentre stava battagliando per guadagnare la testa della corsa e imporre il suo ritmo come ormai aveva abituato a fare nelle ultime settimane, la sua bici si è inceppata: la catena non voleva saperne di riagganciarsi alle corone e i box erano troppo lontani. Il belga si è messo d’impegno, è anche stato un meccanico veloce (ha impiegato una quarantina di secondi) ma ormai i primi erano lontani e si è ritrovato a partire dalla 32esima posizione.

Van Aert Hulst 2021
Van Aert alle prese con la catena, un problema che lo ha condizionato (foto cyclingmagazine.ca)
Van Aert Hulst 2021
Van Aert alle prese con la catena, un problema che lo ha condizionato (foto cyclingmagazine.ca)

Messaggio per Van der Poel

A quel punto la gara era andata: «Penso che la mia dose di fortuna si sia esaurita, non c’era alcun modo di correre per la vittoria – ha dichiarato al traguardo, neanche troppo deluso in verità – ho guardato qual era la situazione e ho capito che il 4° posto era il massimo a cui potevo puntare. Questo è l’altro lato delle corse, quello talvolta un po’ amaro, ma non volevo arrendermi».

Una frecciatina a Van der Poel? Forse, considerando quello che era successo meno di una settimana prima a Heusden-Zolder con il ritiro dell’olandese e la sua precipitosa fuga verso casa, ma può anche essere una considerazione maliziosa. L’infortunio alla schiena del campione del mondo è reale, soprattutto comincia a essere datato e cronico: difficilmente lo vedremo in gara prima dei mondiali e non è neanche detto che a Fayetteville Van Der Poel ci vada, considerando quel che c’è in ballo poche settimane dopo, ossia tutta la stagione su strada.

Van Aert Baal 2021
A Baal, nella gara intitolata a Sven Nys, Van Aert aveva colto la settima vittoria dell’anno
Van Aert Baal 2021
A Baal, nella gara intitolata a Sven Nys, Van Aert aveva colto la settima vittoria dell’anno

Si parte per l’Arkansas? Forse no…

Dal canto suo Van Aert non ha cambiato la sua strategia. Di mondiali non si parla fino a dopo i campionati nazionali di domenica prossima, le “regole d’ingaggio” considerando la diffusione del Covid negli Usa non cambieranno e si dovrà partire per l’Arkansas con corposo anticipo. La decisione sta a lui e anche nel suo caso la rinuncia sarebbe in funzione di tutto quel che ci sarà in seguito.

Resta così il terzo tenore e va detto che Tom Pidcock (nella foto di apertura) esce da Hulst rinfrancato nello spirito da una vittoria che ha un sapore speciale. Dopo le piazze d’onore di Heusden-Zolder e di Baal, il britannico ha colto la sua seconda vittoria al termine di una gara strana, un confronto quasi a distanza con Eli Iserbyt. Parlando con i giornalisti, lo stesso Pidcock ha chiarito i termini del suo successo: «Iserbyt mi è sempre rimasto vicino e alla lunga ciò mi ha portato anche a fare qualche errore nella seconda parte di gara. Credo che se avesse veramente voluto, avrebbe anche potuto agganciarmi. D’altronde avevo visto che cosa era successo a Van Aert e alla sua catena, non volevo accadesse anche a me, così nei passaggi tecnici l’ho presa più calma».

Pidcock Hulst 2021
Per Pidcock seconda vittoria in stagione. Con Iserbyt ormai c’è un conto aperto…
Pidcock Hulst 2021
Per Pidcock seconda vittoria in stagione. Con Iserbyt ormai c’è un conto aperto…

Pidcock fa la lepre…

La vittoria gli ha dato nuovo slancio: «Su questo percorso mi sono sentito abbastanza in palla. E’ diverso correre sempre all’inseguimento e mettersi davanti a fare la lepre, per molti versi è meglio perché hai più libertà nello scegliere le traiettorie. E’ stato un buon risultato».

Ancora una volta l‘esito della corsa lascia molte perplessità sulle scelte di gara di Iserbyt, ma a ben guardare il suo evitare di spremersi al massimo questa volta è stato giustificato: il secondo posto infatti gli ha consentito di mettere in ghiaccio la Coppa del mondo, con due gare di anticipo e questo trionfo ha per lui un sapore speciale. Non va dimenticato infatti quanto avvenne nel dicembre 2020, il terribile incidente occorsogli a Heusden-Zolder che in pratica gli costò ogni ulteriore obiettivo stagionale e che gli aveva lasciato tanto rammarico. Questa vittoria mette un punto nella sua ancor giovane carriera.

Iserbyt Hulst 2021
Iserbyt porta a casa la Coppa del Mondo, soprattutto grazie ai risultati d’inizio stagione
Iserbyt Hulst 2021
Iserbyt porta a casa la Coppa del Mondo, soprattutto grazie ai risultati d’inizio stagione

E Iserbyt mette il sigillo

Iserbyt non ha nascosto, nel corso della stagione, un senso di inferiorità nei confronti dei tre campioni provenienti dalla strada, ma a suo modo di vedere conquistare la Coppa del mondo nonostante loro ha un valore in più: «Erano tre anni che puntavo a questo traguardo, stavolta è andata bene. Mi piace averla vinta nel nuovo format, con 16 gare difficili e tutte diverse fra loro. Ho 28 gare nelle gambe, ma è servito a portare a casa qualcosa di grosso. Lo scorso anno l’infortunio mi tolse questa possibilità, stavolta no».

Le sfide fra il piccolo belga e Pidcock stanno diventando una costante e chissà che se i due grandi protagonisti delle ultime edizioni mondiali (dominatori incontrastati dal 2015) diserteranno la rassegna americana, non toccherà proprio a loro dare spettacolo sul percorso americano. Per ora il portacolori della Ineos Grenadiers l’ha sempre avuta vinta, ma il mondiale, come si sa, è un’altra storia…

Van der Poel ai box. Mondiali a rischio e gruppo in fermento

29.12.2021
5 min
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Non poteva essere solo per il mal di gambe. Infatti dopo la battuta d’arresto di Van der Poel nel Superprestige di lunedì, ecco giungere puntuale la comunicazione della Alpecin-Fenix. L’olandese ha ancora mal di schiena e domani non sarà all’Azencross di Loenhout. Il dannato dolore derivante dalla caduta di Tokyo continua a seguirlo come una maledizione.

«E’ frustrante – dice l’olandese – ma è quello che è. Il problema esiste da un po’ di tempo e sono parzialmente sollevato dal fatto che ci sia una causa identificabile che può essere risolta con riposo e trattamento extra. Tutti sanno che i mondiali negli Stati Uniti sono il primo grande traguardo del 2022, ma non sono certo l’unico né l’ultimo. Sono il primo a voler recuperare, ma senza la pressione del tempo, in modo da poter giocare tutte le mie possibilità. Riprenderò quindi le gare solo quando sarò completamente pronto. Se arrivo ai mondiali, è meglio. In caso contrario, non vedo l’ora che cominci la stagione primaverile su strada».

Vermiglio è stato il terzo cross di Van Aert, rientrato già vincente ai primi di dicembre
Vermiglio è stato il terzo cross di Van Aert, rientrato già vincente ai primi di dicembre

Rodaggio rapido

La schiena preoccupa e per la prima volta da quando lo si conosce ad alto livello, dovendo scegliere Mathieu ha anteposto la strada al cross. Se a questo si unisce la perplessità di Van Aert sulla trasferta iridata per il rischio di quarantene, lo scenario attorno al mondiale di Fayetteville riapre la porta agli specialisti del cross che si stavano già rassegnando alle briciole

Se infatti fino allo scorso anno Van Aert, Van der Poel e Pidcock avevano avuto bisogno di qualche gara di adattamento, quest’anno la fase di rodaggio è parsa ben più rapida e la cosa non ha mancato di suscitare riflessioni fra i colleghi, che pure gareggiavano già da due mesi. Da quando la stagione su strada era ancora in corso: il 10 ottobre si è corsa la prima Coppa del mondo negli Stati Unici, mentre Tadej Pogacar vinceva il Lombardia, una settimana dopo la vittoria di Colbrelli a Roubaix. Se a ciò si aggiunge che, proprio per aver iniziato così presto, le Feste di fine anno coincidono con un calo degli specialisti, ecco spiegata la frustrazione dell’ambiente.

Adrie Van der Poel (qui ai mondiali 1988) ha parlato della poca attività estiva dei crossisti
Adrie Van der Poel (qui ai mondiali 1988) ha parlato della poca attività estiva dei crossisti

Provocazione Van der Poel

Al danno si è aggiunta di recente la beffa, almeno dal loro punto di vista. Sposando un parere che aveva già trovato cittadinanza su bici.PRO dopo la gara di Vermiglio, Adrie Van der Poel, padre di Mathieu, ha parlato dell’attività degli specialisti del cross.

«Dovrebbero avere un programma su strada più consistente in estate – ha detto – per migliorare contro Wout e Mathieu nel ciclocross. Non è misurandosi contro i dilettanti su strada ad agosto che potranno gareggiare in inverno contro questi due».

I crossisti puri si dedicano quasi esclusivamente alla loro disciplina per sei mesi all’anno, tra settembre e febbraio. Raramente compaiono nelle gare su strada in estate. Corrono tutti con squadre continentali, il cui budget è quasi interamente dedicato al ciclocross e il cui calendario è evidentemente limitato.

Iserbyt è realista: sbagliato cercare lo scontro diretto
Iserbyt è realista: sbagliato cercare lo scontro diretto

La risposta di Iserbyt

Letto il parere di VdP senior, Iserbyt ha voluto rispondere, sentendosi forse preso di mira.

«Basterebbe che Adrie Van der Poel – ha detto – guardasse l’altro suo figlio (David, ndr) che si sta godendo un buon programma su strada con la Alpecin-Fenix, senza avere lo stesso livello di Wout e Mathieu. Devi sapere dove sei nella gerarchia. Non ho aspettato che Wout o Mathieu raccogliessero vittorie, altrimenti oggi il mio bilancio sarebbe a zero. Conosco il loro livello, è ben al di sopra di quello di Nys o Stybar ai loro tempi. All’inizio della mia carriera il mio sogno era batterli, ma ora ho capito che non aveva senso. Meglio vincere cinque gare senza di loro che due contro di loro. L’ho fatto due volte la scorsa stagione e anche Aerts ha battuto Mathieu, ma tutti si sono dimenticati di lui. Sappiamo tutti che quando tornano al ciclocross, inizia un’altra stagione. Se mi metto a seguirli, rischio di esplodere. Tanto vale riuscire a conquistare un posto d’onore per continuare a prendere punti in Coppa del mondo».

Nys Thibau Sven
Sven Nys con suo figlio Thibau, campione europeo U23 a Trento 2021
Nys Thibau Sven
Sven Nys con suo figlio Thibau, campione europeo U23 a Trento 2021

Nys rassegnato

E’ infatti innegabile che, al netto di ogni possibile osservazione, a fare la differenza sia il talento naturale di Van Aert e Van der Poel, con Pidcock in rapida ascesa. Per anni campioni come Sven Nys, Niels Albert o Erwin Vervecken sono rimasti padroni dell’inverno, oggi la tendenza si è completamente invertita. Forse solo il tre volte campione del mondo Zdenek Stybar era riuscito prima di loro ad avere un buon livello anche su strada, perdendo però le sue potenzialità nel cross. E la conferma viene proprio da Sven Nys, campione di tre mondiali, 13 Superprestige e tre Coppe del mondo e ora tecnico di Aerts e Van der Haar.

«Hanno raggiunto una tale perfezione – ha ammesso – da costringere gli altri a porsi obiettivi realistici. Se corrono come Wout durante i suoi primi due ciclocross, rischiamo di vivere un periodo natalizio senza vittorie».

Bart Wellens, vincitore di due mondiali, parla di motori evidentemente più potenti
Bart Wellens, vincitore di due mondiali, parla di motori evidentemente più potenti

Più cavalli e gomme nuove

Alla frustrazione sportiva, par di capire che si sommi anche quella finanziaria. Se infatti i tre stradisti ottengono rimborsi a quattro zeri, i ciclocrossisti puri sono costretti a mettere in fila quasi tutte le prove del calendario per ottenere un reddito accettabile. Per questo la comunicazione dello stop di Van der Poel ha spento i suoi tifosi, ma ha ridato il sorriso ai protagonisti della scena invernale.

«E’ come in Formula Uno – ha detto Bart Wellens, ex star del cross a Het Nieuwsblad – se arriva qualcuno con cinque cavalli in più e le gomme nuove. Non serve essere grandi esperti di automobilismo per capire che avrà un enorme vantaggio».

Ma a volte anche le monoposto più veloci si inceppano. Al ritmo di impegni e prestazioni cui si sottopongono quei due, c’è da augurarsi che siano sempre in salute. Altrimenti anche il recupero dal più banale infortunio diventa un calvario.

Vdp Heusden Zolder

VDP affonda a Heusden-Zolder: giornataccia o peggio?

28.12.2021
4 min
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Se la vittoria a Dendermonde aveva esaltato i tifosi di Van Aert, quella di Heusden-Zolder nella tappa del Superprestige li ha estasiati. In Coppa del mondo Van der Poel aveva incassato 49” di ritardo, ma almeno per oltre metà gara era rimasto al suo livello. Nella sfida dell’autodromo (dove lo scorso anno l’olandese aveva rifilato al rivale una sonora sconfitta), il confronto è durato appena due giri, poi Van Aert ha aperto il gas e la gara è diventata per lui una cronometro, per l’acerrimo rivale un calvario.

Le telecamere (la gara era senza pubblico per le disposizioni anti-Covid, quindi l’apporto televisivo era essenziale) si sono soffermate più sull’olandese, che nel finale del terzo giro ha impostato male una salita perdendo di colpo il treno dei principali inseguitori, da Pidcock a Iserbyt, da Van Kessel a Hermans. Da lì in poi Van der Poel è andato alla deriva, perdendo manciate di secondi a ogni tornata, finché alla fine del 6° dei 9 giri previsti ha deciso di averne abbastanza. Un rapido dietrofront, veloce cambio di abiti al camper e via verso casa, non parlando con nessuno, neanche della sua squadra.

Zolder Van der Poel 2021
Van der Poel con la maglia sporcata dal fango: una scivolata frutto della stanchezza fisica e mentale?
Zolder Van der Poel 2021
Van der Poel con la maglia sporcata dal fango: una scivolata frutto della stanchezza fisica e mentale?

Il mistero della (eventuale) caduta

L’Alpecin Fenix ha naturalmente cercato di gettare acqua sul fuoco: «Semplicemente una giornata storta» hanno scritto sui social e parlando con chi gli è più vicino si è avuta la sensazione di dichiarazioni più di circostanza che altro: «Mathieu era partito con tutta la voglia di far bene – ha spiegato il suo manager Christoph Roodhooft – forse è caduto in quella salita, ma era già lontano da Van Aert, ha ripreso ma poi non l’ho visto più».

Dal padre Adrie si è saputo qualcosa in più: «Non credo sia caduto, almeno guardando la maglia non sembrava che quelle macchie fossero frutto di uno scivolone. Il ginocchio sta meglio, la schiena si fa ancora sentire, io credo che vista la situazione non abbia voluto correre rischi. Mancano 5 settimane al mondiale, c’è tutto il tempo per raddrizzare il timone e arrivare in porto, intanto giovedì a Loenhout sarà un’altra gara e un’altra storia».

Van Aert Zolder 2021
Quinta vittoria stagionale per Van Aert, che ha preceduto Pidcock e Iserbyt di 1’04”
Van Aert Zolder 2021
Quinta vittoria stagionale per Van Aert, che ha preceduto Pidcock e Iserbyt di 1’04”

VDP e le difficoltà nella corsa

Una giornata storta ci sta, ma guardando la gara qualcosa emerge. Van der Poel continua a soffrire soprattutto nei tratti a piedi, sulle salite con gradoni (che saranno un elemento importantissimo a Fayetteville) non perde solo da Van Aert ma anche dagli altri, segno di una pesantezza figlia di una condizione ancora approssimativa. Questo lo porta anche a sbagliare, come avvenuto sulla salita che gli è costata il treno degli inseguitori. Dopo Dendermonde VDP aveva detto di aver bisogno di gareggiare, forse dopo tre giorni di reset fisico ma soprattutto mentale ne sapremo di più.

Finora non abbiamo parlato del dominatore di giornata, Wout Van Aert alla sua quinta vittoria in 5 gare disputate sui prati. A fine gara il belga era davvero soddisfatto.

«Dopo il successo in Val di Sole ho continuato a lavorare bene – ha dichiarato a Het Laatste Nieuws – e questi sono gli effetti. Miglior livello di sempre? Difficile fare paragoni, anche perché prima ero più focalizzato sul ciclocross, poi ho saltato una stagione intera (il 2019, ndr) e lo scorso anno non avevo ancora ben recuperato. Credo di andar meglio ora, credo che la scelta di tirare avanti sulla linea della strada sia stata quella giusta, mettendo però di mezzo un fondamentale momento di stacco».

Pidcock Zolder 2021
Al contrario di VDP, Pidcock è sembrato rigenerato rispetto a Dendermonde, finendo secondo
Pidcock Zolder 2021
Al contrario di VDP, Pidcock è sembrato rigenerato rispetto a Dendermonde, finendo secondo

Van Aert ai mondiali, sì o no?

Sul suo rivale, Van Aert ha preferito non esprimersi: «Non posso dire che cosa gli è successo, non l’ho visto. Credo comunque che abbia bisogno di qualche altra gara per raggiungere il top».

Intanto però anche a Heusden Zolder si è continuato a parlare della sua ventilata possibilità di disertare i mondiali. «Non ho ancora deciso niente, dopo i campionati nazionali faremo il punto della situazione», ha tagliato corto il campione della Jumbo Visma. Chiaramente con una condizione simile sarebbe il favorito, con la possibilità di tornare a impattare il suo grande rivale VDP come numero di titoli Elite vinti (attualmente 4-3 per l’arancione), ma i suoi timori legati alle difficoltà di spostamento sono molto alti. A Fayetteville si dovrebbe gareggiare in presenza di pubblico, ma c’è il rischio concreto che si debba anticipare notevolmente la trasferta per esigenze sanitarie, affrontare una breve quarantena appena toccato il suolo statunitense e questo a Van Aert decisamente non va. Visto il Van Aert attuale, sarebbe davvero una beffa.