GALLERY / Qui Liegi, tutto pronto per la Doyenne. Ecco i team

23.04.2022
7 min
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Van Aert è un gigante. E mentre tutti lo osservano con deferenza e quel passo indietro che si mantiene rispetto ai giganti, c’è un bambino biondo che reclama la sua attenzione. La pretende. Si infuria. Strilla come un’aquila. «Pa-pà! Pa-pà! Pa-pà!». Alla fine dalla cima del palco Wout lo sente, lo saluta e il bambino si cheta. Intanto Wout dal palco dice di sentirsi finalmente bene e di sperare di avere le gambe della Roubaix, che la Liegi è più dura e ci sono corridori più adatti. Ma che tutto sommato dalla fine dell’ultima salita al traguardo c’è tempo per ragionare e rincorrere…

E venne finalmente il momento del saluto di Van Aert
E venne finalmente il momento del saluto di Van Aert

Quai des Ardennes

Dall’ora di pranzo alle cinque del pomeriggio, il ciclismo di Liegi si è dato appuntamento a Quai des Ardennes, un brutto quartiere alla periferia della città da cui la Doyenne degli uomini prenderà il via domattina alle 10,15. La solita presentazione in Place Saint Lambert non s’è fatta per la costruzione di un tram che collegherà tutte le periferie della città vallone. Così le squadre arrivano lungo l’argine de L’Ourthe, scendono dai pullman, sfilano sul palco e se ne vanno. Dieci minuti per squadra, qualche intervista e la formalità s’è conclusa. Ma la gente si assiepa, applaude e questo basta. Mentre il Cafè des Ardennes, lungo la strada che entra in città proprio dalle celebri alture, fa affari d’oro e ne farà domattina.

Signore azzurre

Le WorldTour che hanno gli uomini e le donne salgono sul palco insieme. Le donne domattina partiranno alle 8,30 da Bastogne e saranno a Liegi quando gli uomini non avranno neanche messo i denti sulla prima Cote de Saint Roch. E la doppia formazione ce l’ha la EF, in cui Bettiol con la barba e i capelli lunghi dice di star meglio. La Israel in cui De Marchi dice che invece non va un granché. Alpecin. Cofidis. Trek-Segafredo. Lotto Soudal. Uae Emirates. DSM. Bike Exchange. Uno X. FDJ. E la Movistar.

Elisa Longo Borghini dice di aver recuperato dalla vittoria alla Roubaix, ma che non è stato semplice, soprattutto per la scarica di emozioni che la vittoria le ha dato: «Sono umana per fortuna – dice – e sto bene. Non è stato tanto un recupero delle forze, ma diciamo che mercoledì alla Freccia non ero decisamente al meglio».

Marta Cavalli, che la Freccia l’ha vinta, dice che è stato bello festeggiare con le compagne e che è stato meglio essere rimasta in Belgio. Se tanto era stato faticoso il dopo Amstel, figurarsi dopo quello che ha fatto sul Muro d’Huy: «Quegli ultimi 500 metri sono stati lunghissimi – dice – ma mai come il finale dell’Amstel, dove ero sola. Mercoledì sapevo di avere forze per vincere».

Il campione del mondo

Alaphilippe è magrissimo, più di quanto è capitato di vederlo altre volte. Anche se Bramati, sornione in un lato, dice che è sempre così. Il campione del mondo ha baciato la sua Marion, direttrice di corsa del Tour Femmes che intanto confabulava con il collega Prudhomme, poi si è avviato assieme a Evenepoel e il resto della banda alla presentazione. La Freccia al quarto posto non è stata il miglior segnale, ma se manca l’esplosività, magari ci sarà il fondo perché domani sia diverso.

Evenepoel, che invece è al debutto, tiene un profilo insolitamente basso. La gente gli tributa lo stesso un grande applauso. Non come quello riservato a Van Aert e a Gilbert, ma comunque corposo da farlo sorridere. Il ragazzino in un modo o nell’altro dovrà riempire il loro futuro.

C’è Caruso

Nel Team Bahrain Victorious che arriva da lontano, c’è una sagoma mascherata che gesticola in modo strano. Strano, pensiamo, Caruso aveva detto che non lo avrebbero fatto correre. Invece è lui.

«Ero qua – dice – ho chiesto io di poter correre. Sto bene, perché sarei dovuto restare a guardarla in albergo? Al Romandia ci pensiamo dopo».

Ben fatto, amico Damiano, sarà una bella notizia per gli sportivi che vedono di malocchio gli impegni col bilancino e per Mohoric, Landa e Teuns che avranno un grandissimo appoggio in corsa.

L’ultima del “Bala”

Tra le varie ed eventuali, fra i coriandoli di questo pomeriggio al sole di Liegi, il sorriso di Anastasia Carbonari della Valcar-Travel&Service, in fuga alla Freccia e forse anche domani. La calma placida di Vincenzo Nibali, giusto dieci anni dopo il secondo posto dietro Iglinskij che lo fece piangere. La curiosità di Aleotti, al debutto. Lo sguardo intrigante di Demi Vollering che l’ha vinta l’anno scorso. E poi il volto scavato e rinsecchito di Valverde, anche lui come Gilbert all’ultima Liegi, che ha già vinto per 4 volte. Come Argentin, ma una meno di Merckx che ne detiene il record.

Il “Bala” ha lo sguardo vispo e certamente il secondo posto della Freccia gli ha detto qualcosa. Ieri sera s’è pappato una torta di riso, gentile omaggio di Florio Santin, un italo-belga tifoso di Visconti, che era solito portarla quando Giovanni era alla Movistar. Ieri mattina, per salutare Valverde, l’ha passata al suo massaggiatore Escamez sulla cima della Redoute.

Gli ultimi a sfilare sono i corridori e le ragazze del UAE Team Emirates, poi la tribù si disperde verso gli ultimi hotel di questa trasferta ardennese. Domani sera, vada come vada, saranno tutti sulla via di casa.

Sarà vero che Van Aert correrà la Roubaix da gregario?

14.04.2022
4 min
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Alla fine Van Aert ha scelto di correre il rischio e sarà regolarmente al via della Roubaix, dopo aver saltato per Covid il Fiandre che aspettava da un anno. L’unica concessione che ha fatto ai medici della squadra è stato non prendere parte al sopralluogo di questo pomeriggio. Probabilmente questo sarà un vantaggio per i suoi avversari, ma dato che il campione belga ha avuto il via libera per la ripresa degli allenamenti soltanto martedì scorso, la squadra ha preferito tenerlo sotto stretta osservazione per il maggior tempo possibile.

Gli ultimi aggiornamenti arrivano in diretta proprio dalle strade assolate della Roubaix, dove questo pomeriggio il Team Jumbo Visma composto da Affini, Laporte, Roosen, Teunissen, Van Dijke e Van Hooydonck ha provato prevalentemente i materiali e lo stato del pavé.

Con questo post su Twitter, il campione belga ha ufficializzato il suo ritorno alle gare
Con questo post su Twitter, il campione belga ha ufficializzato il suo ritorno alle gare

Ripresa in Spagna

Come Van der Poel prima di lui, ma per differente motivazione, il belga è andato in Spagna per ripartire al caldo e ottimizzare le poche giornate di allenamento, con la ferma raccomandazione della squadra di non caricare le sue uscite su Strava.

La decisione di schierarlo al via della Roubaix è venuta solo dopo l’ultima distanza, effettuata a ritmo gara nei giorni scorsi, in cui Van Aert ha dimostrato di aver ritrovato un livello accettabile. Essendo tuttavia rimasto in isolamento per una settimana e avendo poi ripreso con estrema gradualità, è evidente che la sua condizione non sia perfetta come prima. Per cui Wout non sarà il solo leader della Jumbo Visma, ma dividerà i gradi con gli altri.

Immagini del sopralluogo 2021 della Roubaix: alla vigilia il pavé era asciutto
Immagini del sopralluogo 2021 della Roubaix: alla vigilia il pavé era asciutto

Prima la salute

La salute del campione belga ha la priorità assoluta. La squadra dà per scontato che Van Aert non avrà le gambe migliori. Solo dopo la Roubaix ci sarà una nuova valutazione che permetterà di stilare il suo programma successivo. L’opzione Liegi-Bastogne-Liegi è attualmente sul tavolo, ma dipenderà da come Wout uscirà dall’Inferno del Nord.

«Dopo un’infezione da Covid – ha spiegato il diesse Merijn Zeeman – siamo estremamente attenti alla salute dei nostri atleti. Lo staff medico ha un ruolo importante in questo ed è un fattore determinante. Lo abbiamo seguito molto da vicino insieme. Un medico ha visitato Wout per quattro giorni consecutivi, per monitorare la risposta del suo corpo all’allenamento. Ha sostenuto anche esami molto approfonditi al cuore prima di riprendere ad allenarsi. All’inizio di questa settimana, lo staff medico ha dato il via libera, stabilendo che Wout poteva iniziare a sostenere carichi importanti come si addice a un professionista».

Lo staff tecnico e quello medico sono stati accanto a Van Aert durante tutta la ripresa degli allenamenti
Lo staff tecnico e quello medico sono stati accanto a Van Aert durante tutta la ripresa degli allenamenti

Cuore a posto

Un’attenzione particolare è stata dedicata appunto al suo cuore, dato che proprio il cuore negli ultimi tempi si sta rivelando l’anello debole nella ripresa post Covid, senza che nessun medico riesca ancora a spiegarne appieno il legame. Van Aert, fra l’altro, ha evitato di sottoporsi alla terza dose di vaccino, rinviandola proprio alla fine delle classiche di primavera.

«La salute di Wout – dice ancora Zeeman – è completamente a posto. Ma dopo una settimana di isolamento, ovviamente, la forma migliore non è più possibile. La rincorsa alla Roubaix è fallita. Gli mancherà anche la ricognizione di oggi e tutto sommato questa è tutt’altro che una preparazione ideale. Ciò non toglie che un corridore come Wout possa ancora avere un ruolo importante, ad esempio nel supportare Laporte, Teunissen o Van Hooydonck. Non partire non è mai stata un’opzione. Wout è in forma e in salute. Il Fiandre e la Roubaix erano i grandi obiettivi. Dopo aver perso il primo, non avrebbe mai accettato di saltare anche la seconda».

Inverso e polarizzato: come cambia l’allenamento? Parla Slongo

01.04.2022
6 min
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Lo aveva detto Visconti l’ultima volta che l’abbiamo incontrato: «Ho vissuto tre generazioni di ciclismo, vedo come si lavora oggi. E’ finito il periodo dell’allenamento di quantità, ora si fa tanta qualità».

Le sue parole si sono sommate all’osservazione di abitudini diverse. Il rendersi conto che quasi più nessuno fa le vecchie distanze di sette ore. E che sempre meno corridori alla vigilia di una corsa importante aggiungono ore o chilometri alle gare precedenti. L’eccezione ovviamente c’è sempre, dato che dopo la tappa di San Marino alla Coppi e Bartali (di 147 chilometri), Van der Poel se ne è tornato a Riccione in bicicletta (40 chilometri), per poi vincere a Waregem.

Dopo la tappa di San Marino alla Coppi e Bartali, Van der Poel ha allungato di 40 chilometri fino all’hotel
Dopo la tappa di San Marino alla Coppi e Bartali, Van der Poel è tornato in hotel in bici

Un limite alle ore

Di questo e delle nuove tendenze parliamo con Paolo Slongo, una vita con Vincenzo Nibali e ora nello staff della Trek-Segafredo (in apertura Pedersen e Stuyven ieri in allenamento sul percorso del Giro delle Fiandre). Il progresso di cui parla Visconti si è verificato tutto sommato in un periodo limitato che il trevigiano ha attraversato adattando le metodiche di lavoro.

«Ho sempre detto – spiega – che all’inizio della carriera magari fai un incremento progressivo di ore. Poi arrivi a sommare tante stagioni di professionismo, com’è stato per Visconti e Nibali e chi ha qualche anno sulle spalle, e non puoi aumentarle di tanto. Comunque più di 25-30 ore al massimo per settimana non riesci a farle. Così vai ad aumentare la qualità».

Vincenzo Nibali sta seguendo un avvicinamento al Giro coerente con quello delle stagioni precedenti
Nibali sta seguendo un avvicinamento al Giro coerente con quello delle stagioni precedenti
Mantenendo il tempo di allenamento?

Siccome quello resta uguale, aumenti la qualità. In teoria un bravo allenatore dovrebbe aumentarla gradualmente. Se l’anno scorso il corridore faceva dei volumi, quest’anno ne farà un po’ di più. Quindi devi avere sotto controllo tutti questi aspetti. Anche 10-15 anni fa c’era questa attenzione, ma era meno esasperata. Se l’atleta ha l’attitudine mentale di vivere per un po’ di anni solo per la bici, tra preparatori, alture e nutrizionisti, se è in grado di… esasperare il suo lavoro, riesce davvero a fare la differenza. Ci sono vari modi di interpretare le cose. Quello che cambia è altro.

Che cosa?

Si è passati dall’allenamento classico a qualcosa di diverso. Lo schema di una volta rimane ancora come scuola di pensiero: un allenamento graduale, sia di qualità che di quantità. Due-tre giorni di carico e uno di scarico. Due-tre settimane di carico e una di scarico. Oggi oltre a questo ci sono altre opzioni.

Quali? 

Ho letto che Van Aert fa l’allenamento inverso, nel senso che inizia proprio d’inverno a fare qualità senza aver una base di lavoro, che farà in un secondo tempo. E’ quello che ho visto fare lo scorso anno da Nibali, anche se non lo seguivo più. E poi c’è un terzo modo di allenarsi, più vicino alle squadre anglosassoni ed è quello polarizzato.

Nel corso del ritiro di Alicante, Van Aert ha raccontato il suo allenamento inverso
Nel corso del ritiro di Alicante, Van Aert ha raccontato il suo allenamento inverso
In cosa consiste?

Fanno una settimana di qualità o potete chiamarla anaerobica o di VO2Max, prevedendo un blocco di lavoro di soglia, fuori soglia o magari capita anche la gara che sarebbe l’ideale. Nelle due settimane restanti fanno tantissimo volume di lavoro, tante ore quasi senza riposi, lavorando prevalentemente su frequenze aerobiche. Fai tanta sella, tanto medio, tanto lungo, quindi un lavoro più blando. E poi ricominci allo stesso modo.

Perché questa divisione?

Partono dal presupposto che la parte aerobica inizi a perderla in due settimane, invece quella anaerobica la mantieni per più di tre. Quindi da una volta che si aveva l’allenamento classico un po’ per tutti, adesso ci sono queste possibilità. Vi dirò che l’allenamento inverso lo faceva già qualche russo o negli anni della DDR, è una cosa già vista. Invece il polarizzato è più recente e secondo me è nato prevalentemente col ciclismo inglese.

Sono schemi cui gli atleti si adattano tutti allo stesso modo?

Il punto è questo. Qua secondo me la differenza sta nella bravura di conoscere l’atleta e fargli il metodo su misura. Van Aert ha dichiarato di allenarsi al contrario degli altri con il programma inverso, che con lui funziona. Altri hanno provato lo scorso anno, ma non hanno raccolto i frutti sperati. Ognuno deve assecondare le sue caratteristiche, anche perché quel metodo a Van Aert probabilmente va bene perché d’inverno vuole essere già brillante per il ciclocross.

La preparazione polarizzata si è diffusa fra i team anglosassoni (foto Ineos Grenadiers)
La preparazione polarizzata si è diffusa fra i team anglosassoni (foto Ineos Grenadiers)
Il polarizzato può funzionare anche durante la stagione?

Per chi lo fa a livello professionistico, direi proprio di sì. Se uno fa per esempio la Coppi e Bartali e Larciano, che si possono considerare come una settimana di lavoro, nelle due settimane successive comunque starà tanto in sella. Magari senza grande intensità, però farà 25-30 ore a settimana, che vuol dire quasi 5 ore al giorno. Vige il principio che l’intensità l’hai acquisita, recuperi e ti resta. E magari a casa ti dedichi alla parte che tendi a perdere, quella più aerobica.

Come cambia la situazione se l’atleta è molto giovane?

Il principio resta uguale, ma per i carichi di lavoro farà meno di un corridore che ha 5 anni di più. Come ad esempio la Balsamo sta facendo meno della Longo Borghini, perché la Longo Borghini ogni anno ha aumentato di un po’. La Balsamo che è più giovane e ha un’altra storia, fa molto meno, ma fra 5 anni dovrà anche lei arrivare a volumi superiori.

Questi carichi minori non li rendono però meno performanti…

No, perché ci sono altri fattori. Innanzitutto non hanno problemi di peso, perché hanno un metabolismo più veloce che consuma di più e quindi magari il chilo lo perdi più facilmente o non lo prendi neanche. Secondo punto, riescono a essere brillanti subito, prima degli altri, con meno gare e meno volume di lavoro. Gli atleti maturi diventano un po’ più diesel, hanno bisogno di più allenamento.

La misurazione del lattato (qui al ritiro della Alpecin a Benicasim) resta una necessaria fase di valutazione
La misurazione del lattato (qui al ritiro della Alpecin a Benicasim) resta una necessaria fase di valutazione

Resta dunque nella soggettività il ragionamento sull’opportunità di introdurre cambiamenti nella propria preparazione dopo anni di scelte sempre uguali. Difficilmente l’atleta si stacca dallo schema che gli ha dato i risultati migliori, rinunciando forse con questo a esplorare aspetti che potrebbero essere ugualmente redditizi. Visconti aveva ragione, anche se adesso più che mai, in questo ciclismo così capillare, l’imperativo è personalizzare.

Il re è tornato, ma dal Belgio arriva l’acuto di Van Aert

25.03.2022
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A 1.300 chilometri di distanza, in due corse completamente differenti e in condizioni non ancora paragonabili, Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel hanno vinto a capo di una fuga. Il primo concretizzando una condizione già superlativa al E3 Saxo Bank Classic di Harelbeke. Il secondo costruendo la sua, che tanto male non doveva essere dopo il terzo posto alla Sanremo, sul traguardo di Montecatini alla Settimana Coppi e Bartali.

Van Aert ha tagliato il traguardo abbracciato al compagno Laporte, con cui ha diviso gli ultimi chilometri all’attacco. Van der Poel ha schiodato la concorrenza con una volata di rabbia. La sua ultima vittoria risaliva al 12 settembre, nella Antwerp Port Epic.

Per Van Aert e Laporte, arrivo in parata sul traguardo di Harelbeke
Per Van Aert e Laporte, arrivo in parata sul traguardo di Harelbeke

Delusione Sanremo

Alla Sanremo è successo quello che si poteva pensare, rileggendone la storia comune. Nella sua analisi dopo gara, Van Aert ha ammesso di aver sprecato le energie migliori per chiudere sui tanti attacchi del Poggio e fra questi, due volte si è mosso per riacciuffare Van der Poel. Sembra che l’olandese a tratti lo privi della necessaria lucidità.

«Alla Sanremo – diceva prima del via – cerco di non pensarci. Sono rimasto deluso, è vero. Ma non c’era più niente da fare. Le corse che arrivano ora mi si addicono meglio. Questo è il periodo su cui abbiamo lavorato e ora è il momento di dare il meglio di me. Harelbeke è in cima alla mia lista dei desideri, mi piacerebbe molto vincerla. Il Taaienberg è il punto chiave, di solito il gruppo esplode lì».

Sul Paterberg la selezione di Van Aert è stata spietata
Sul Paterberg la selezione di Van Aert è stata spietata

Una cronosquadre

Van Aert ha dato il primo avviso decisivo a 80 chilometri dall’arrivo selezionando in testa un gruppo di una quindicina di corridori. Poi, quando di chilometri ne mancavano poco più di 40, ha dato il secondo scossone. Con lui è rimasto soltanto Laporte, che alla Parigi-Nizza ha approfittato dei favori del capitano, mentre questa volta ha dovuto chinare il capo.

«Abbiamo fatto una fantastica prestazione di squadra – ha detto Van Aert – non ho parole per questo. Abbiamo perso quasi subito Tosh Van der Sande, ma sapevamo di dover gestire la corsa. Abbiamo sempre avuto il predominio in gara e l’abbiamo gestita in modo fantastico.  Ovviamente abbiamo dovuto lottare prima di ottenere un vantaggio rassicurante. Ma sapevo che c’è sempre un punto in cui gli inseguitori dubitano e rallentano. Stavolta è stato in cima alla Karnemelkbeekstraat, soprattutto perché in quel gruppo c’era anche Tiesj Benoot. Una volta che ci hanno lasciato andare, abbiamo dovuto pedalare forte, ma è stato persino divertente.

«Quando ho vinto l’Omloop Het Nieuwsblad – ha sorriso – hanno detto che difficilmente sarebbe stato possibile vincere qui. Questa vittoria mi offre una posizione di partenza fantastica verso le gare che verranno. Anche perché la prossima settimana saranno aggiunti alla squadra altri ragazzi forti».

Guardate che atleta! Van der Poel, subito vincente, si sta affinando per il Nord
Guardate che atleta! Van der Poel, subito vincente, si sta affinando per il Nord

The King is back

A Montecatini, si legge sui social della Alpecin-Fenix, “the king is back”: il re è tornato. Van der Poel è stato in fuga. Lo hanno ripreso. E poi ha vinto la volata. Niente di troppo facile, esattamente quello che cercava.

«Mi manca solo un po’ di resistenza – ha spiegato – è quello che intendevo quando nei giorni scorsi ho detto che la Milano-Sanremo è stata una corsa molto diversa sotto questo aspetto. E’ veloce. Puoi lasciarti andare alla deriva per i primi 250 chilometri. I cambi di ritmo, le accelerazioni e i rilanci sono molto meno presenti. Ecco perché sto sempre cercando la fuga in questo giro molto difficile. Solo per guadagnare in resistenza. Ne ho ancora bisogno».

La Toscana ha accolto la Coppi e Bartali con il calore e la solita competenza
La Toscana ha accolto la Coppi e Bartali con il calore e la solita competenza

Il lavoro giusto

Il re è tornato: è certamente una grande notizia per i suoi tifosi e per il pubblico che lo aspetta sulle stradelle del Belgio e lo rivedrà alla Dwars door Vlaanderen che si correrà il 30 marzo da Roselare a Waregem, nel cuore più fiammingo delle Fiandre.

«Ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto vincere una tappa qui – ha precisato – ma lo scopo di questa corsa è un altro. Voglio uscire da questa settimana meglio di come ci sono entrato ed essere pronto per quello che verrà dopo: la primavera delle classiche, che è molto più importante. In questo senso, ogni giorno è un altro buon allenamento. Questa corsa si adatta benissimo al lavoro di cui ho bisogno».

Ieri Van der Poel è tornato al suo hotel in bicicletta, a una quarantina di chilometri di distanza dall’arrivo di San Marino: «Un’altra ora di allenamento extra a mio piacimento», ha concluso con un sorriso. Chissà se oggi farà lo stesso. E chissà se pure da 1.300 chilometri, Van Aert lo starà seguendo, sia pure senza farsi notare…

Van Aert, metà uomo e metà moto: parola di Roglic

19.03.2022
4 min
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Ci ha pensato Roglic, dopo l’ultima tappa della Parigi-Nizza, a trovare la giusta definizione per Wout Van Aert. Il belga l’ha sentita e si è fatto una risata, prima di abbracciare il compagno di squadra.

«E’ stata super dura – ha detto Primoz – ma sono molto più felice di un anno fa. Voglio ringraziare la mia squadra e soprattutto Wout. E’ metà umano e metà moto. Può fare qualsiasi cosa. Non mi sentivo abbastanza forte, questo è certo. Non avevo forza nelle gambe e ho dovuto lottare per mantenere il ritardo. Fortunatamente Wout ha avuto un gran giorno. E’ stato davvero di grande aiuto per arrivare al traguardo».

Su Col d’Eze il lavoro di Van Aert ha salvato Roglic dal perdere la maglia l’ultimo giorno come nel 2021
Su Col d’Eze il lavoro di Van Aert ha salvato Roglic dal perdere la maglia l’ultimo giorno come nel 2021

Osservato speciale

E oggi Van Aert sarà uno degli osservati speciali nella Sanremo che ha vinto due anni fa, quando si corse d’estate. Però un ritorno su quel giorno francese è il tributo dovuto a un campione che soprattutto è stato di parola, mettendosi al servizio del compagno.

«Sono contento – dice il belga, che nella foto di apertura pubblicata su Instagram prova il finale della Classicissima – di aver avuto un paio di gambe davvero buone. Era la corsa che sapevamo di dover fare. Ho capito che era necessario quando Simon Yates ha attaccato. Per me la corsa finiva in quel punto, avevo già tirato tanto. Ma quando ho visto che Roglic non poteva seguirlo, ho pensato: devo cercare di tenere duro fino in cima. Non avevo scelta, anche se in realtà sono rientrato su Primoz e Quintana più velocemente del previsto. Poi è stato importante portarlo al traguardo».

Alla Parigi-Nizza ha vinto la crono ed è salito per altre quattro volte sul podio
Alla Parigi-Nizza ha vinto la crono ed è salito per altre quattro volte sul podio

Obiettivo classiche

Lo sforzo supplementare potrebbe aver pesato sulla gestione complessiva delle sue energie, che dopo l’Het Nieuwsblad aveva spiegato di voler centellinare per arrivare al massimo fino alla Roubaix.

«Ho lasciato la Parigi-Nizza – dice il campione della Jumbo Visma – con un buon feeling. Negli sprint forse non sono stato brillantissimo, ma la vittoria nella cronometro è stata molto gratificante. Ho portato a casa la maglia verde dopo quelle del Delfinato e potrebbe essere un’idea anche per il Tour. Sempre che Primoz non prenda la gialla da subito e ci sia da lavorare per lui. Il fatto che l’ultimo giorno avessi ancora le gambe così forti dimostra che la condizione è molto buona. Ne sono felice, anche perché era l’ultima settimana davvero difficile per preparare le classiche. L’ultimo blocco di lavoro. Poi è stato importante riposare, per metabolizzare il lavoro. Ma se sia stato meglio correre in Francia piuttosto che alla Tirreno-Adriatico ve lo dirò dopo la Roubaix…».

La vittoria alla Het Nieuwsblad aveva già mostrato la grande condizione di Van Aert
La vittoria alla Het Nieuwsblad aveva già mostrato la grande condizione di Van Aert

I piani di Pogacar

Arriva alla Sanremo senza grossi riferimenti rispetto a quanto è avvenuto sulle strade italiane, ma sa bene che sul fronte delle scommesse, il suo è uno dei nomi con la quotazione più bassa.

«Spesso in Francia – dice – finivamo prima e sono riuscito quasi sempre a seguire i finali della Tirreno mentre ero sui rulli a sciogliere le gambe. Pogacar ha dato l’impressione di poter fare quel che voleva. Ed è uno che sul Poggio sarà difficile da seguire. Per me è sicuramente uno dei grandi favoriti di oggi. Spero che possiamo fare qualcosa anche Primoz ed io. L’idea è di rimescolare un po’ le carte. Ho studiato bene il percorso. Dopo la Parigi-Nizza, mi sono fermato in Italia, poco dopo il confine, vicino Sanremo. Ho passato un po’ di tempo con mia moglie Sarah e la famiglia. Poi giovedì sono andato a Milano. Sono pronto, non vedo l’ora di cominciare la primavera delle classiche».

La maglia verde della Parigi-Nizza è per Van Aert un’idea in vista del Tour
La maglia verde della Parigi-Nizza è per Van Aert un’idea in vista del Tour

E’ difficile capire se i tanti casi di bronchite che hanno tolto dal mazzo Colbrelli, Alaphilippe, Ewan e Stuyven sarà uno svantaggio anche per Wout, che avrebbe avuto in loro degli alleati per eventualmente inseguire l’attacco di Pogacar. Ed è ancor più difficile capire quanto la notizia del possibile rientro di Van der Poel lo abbia innervosito, dato che spesso l’olandese lo ha privato della necessaria lucidità. Di sicuro, nel lotto dei favoriti per la Sanremo, Van Aert parrebbe essere un passo più avanti anche di super Pogacar. Ma per sapere come andrà a finire, a questo punto, basterà aspettare ancora qualche ora.

Roglic scaccia la maledizione francese: Nizza è sua

13.03.2022
5 min
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Primoz Roglic ha vinto la Parigi-Nizza, lavando la ferita dello scorso anno, quando soffiò la tappa a Gino Mader e l’indomani il gruppo non si fermò ad aspettarlo dopo la caduta, malgrado fosse il leader della corsa.

Deve tutto o quasi a Van Aert che è stato di parola e si è messo al suo servizio quando Simon Yates lo ha attaccato sul Col d’Eze, cercando di recuperare i 47 secondi di ritardo. Giornata di pioggia, salita fredda e discesa infida. Senza il belga, probabilmente Roglic avrebbe perso la corsa, piombando nuovamente nel finale dello scorso anno. Quando i due hanno iniziato il loro inseguimento a Yates, il contachilometri del fuggitivo segnava 43 chilometri orari, quello degli inseguitori indicava 57. In qualche modo la tappa di oggi segna un momento di svolta nella carriera di Primoz, che al traguardo ha ricevuto un pugno benevolo al centro del petto da parte del compagno, ha bevuto una Coca e poi si è diretto al podio.

Sul traguardo di Nizza, vittoria di Simon Yates, che ha fatto tremare Roglic
Sul traguardo di Nizza, vittoria di Simon Yates, che ha fatto tremare Roglic

Il colpo del Turini

Primoz Roglic ha vinto la Parigi-Nizza e Maximilian Schachman, che nel 2021 gli sfilò la maglia e con un certo imbarazzo si mise in tasca la seconda edizione della corsa in due anni, è andato a casa con l’influenza assieme a una gran parte del gruppo: la Parigi-Nizza l’hanno finita in 59. E soprattutto non ha potuto applaudire il rivale sloveno che ieri, dopo la vittoria nella neve del Col du Turini, ha dato spettacolo sul podio.

Primoz infatti questa volta aveva con sé il figlio Lev di tre anni. I due hanno eseguito contemporaneamente la mossa del telemark, tipica dell’atterraggio nel salto con gli sci che Roglic ha praticato fino al terribile incidente per il quale salì su una bicicletta.

«Fra tutti i podi che ho fatto – ha sorriso lo sloveno – questo è stato sicuramente il momento migliore in assoluto. Intendiamoci, voglio esercitarmi molto a farlo con Lev quest’anno».

Condizione che cresce

Mentre Pogacar stravinceva sul Carpegna, il successo del connazionale in Francia, pur nella neve, è stato più faticoso. Roglic infatti ha trovato sulla sua strada un Martinez e un Simon Yates straordinariamente motivati. In ogni caso, per stare alla larga dal pasticcio dello scorso anno a La Colmiane, Primoz è andato a riprendere tutti e poi ha attaccato.

«E’ sempre bello – ha dichiarato poi – vedere le buone sensazioni tradotte in vittoria. Anche se sapevo di essermi allenato duramente dopo il ritiro, vincere è stato la conferma che ogni corridore spera di trovare. Non sono cose che puoi comprare al mercato, è stato difficile arrivare alla condizione con questa partenza più soft. E nella tappa di oggi (ieri per chi legge, ndr) è stato difficile rimanere davanti e controllare la corsa per quasi 100 chilometri, in modo che non ci fosse spazio per giochi tattici».

Sabato ha dovuto vedersela con Martinez, più brillante degli attaccanti
Sabato ha dovuto vedersela con Martinez, più brillante degli attaccanti

Maledizione addio

Rispetto a dodici mesi fa, Roglic è leggermente meno in forma, come ci ha raccontato il suo allenatore. Quando stamattina si è presentato al via dell’ultima tappa, che si è conclusa a Nizza dopo la scalata del Col d’Eze, lo sloveno aveva 47 secondi di vantaggio su Simon Yates e un minuto su Daniel Martinez. Nonostante la relativa tranquillità della sua posizione, ma ricordando il pessimo finale di corsa del 2021 e la caduta del Tour, prima di partire Roglic ha fatto ricorso all’ironia.

«Vorrà dire che non penserò di correre sulle strade francesi – ha detto – fingerò di essere in Francia».

Van Aert ha capito che Roglic non fosse al massimo e ha tirato sul Col d’Eze in modo decisivo
Van Aert ha capito che Roglic non fosse al massimo e ha tirato sul Col d’Eze in modo decisivo

Con l’aiuto di Wout

L’operazione ha funzionato, con quel po’ di strizza che ti viene quando l’attaccante sparisce dallo sguardo, mentre la tappa di oggi ha dimostrato il ritorno di Yates ai livelli che più gli competono. Dani Martinez ha invece accusato un cedimento ed è arrivato al traguardo con Quintana e Guillaume Martin con 1’44” dal vincitore.

Ai piedi del podio, Roglic ha incontrato nuovamente sua moglie Lora e ha preso in braccio nuovamente Lev, pronto a replicare il loro gesto di vittoria.

«Ieri ero contento per aver vinto la tappa – ha detto lo sloveno – oggi per aver vinto la prima corsa a tappe in Francia. Devo un grande ringraziamento alla squadra e soprattutto a Wout Van Aert che ha dimostrato di poter davvero fare tutto. Yates è partito forte, io stavo bene, ma ho sofferto e combattuto per limitare il ritardo. Wout è stato super forte, è davvero grande. E io sono davvero contento».

Da Van Aert a Remco, il gioco delle coppie e dei nervi tesi

10.03.2022
5 min
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Van Aert guida e la bici lo segue. Dopo la vittoria all’Het Nieuwsblad, ecco la crono della Parigi-Nizza, vinta su Roglic e Dennis, i due grandi specialisti della sua squadra. Il belga della Jumbo Visma è solido e tirato. E probabilmente – si nota a vederlo correre e sentendolo parlare – gode dell’assenza di Van der Poel: quando c’è in strada il rivale di sempre, non ha la stessa lucidità. Nessuno al mondo riesce a fargli perdere le staffe come l’olandese.

Dopo. la crono vinta Van Aert riparte verso Saint Sauveur de Montagut con la maglia di leader
Aert riparte verso Saint Sauveur de Montagut con la maglia di leader

«I miei obiettivi vengono dopo – ha detto dopo la crono – ma non tirerò certo i freni. Queste decisioni sono contro la mia natura. Si è visto che negli ultimi giorni ho cercato di cogliere ogni opportunità. Proprio per questo non corro così tanto. Quando attacco il numero, voglio vincere. Voglio mantenere questo modo di correre perché mi ha portato lontano ed è anche ciò che i fan amano di più. Ma so anche per esperienza che è importante rimanere concentrati. Ovviamente è più facile se hai in squadra un leader come Primoz Roglic, che punta alla vittoria. Ora devo semplicemente cambiare programma per la seconda metà della Parigi-Nizza».

Sorpresa Pogacar

Calcoli da capitano. E se Roglic in Francia sa o spera che sul Col du Turini Van Aert lascerà andare il gruppo, Evenepoel non è così certo che Alaphilippe si arrenderà al Carpegna e alle rampe di questi giorni che gli si addicono come la maglia iridata che indossa. E ieri a 27 chilometri dal traguardo di Terni, su un tratto piuttosto ripido, se ne è avuta la conferma. Ci si aspettava uno sprint intermedio, nessuno pensava che il UAE Team Emirates mandasse avanti Tadej Pogacar e che lo sloveno tirasse dritto portando con sé il francese.

Nella 3ª tappa della Tirreno verso Terni, attacco a sorpresa di Pogacar e Alaphilippe
Nella 3ª tappa della Tirreno verso Terni, attacco a sorpresa di Pogacar e Alaphilippe

«L’ammiraglia mi ha ordinato di non muovermi – ha detto Evenepoel – stava a Julian (Alaphilippe, ndr) farsi avanti. Lui ha eseguito gli ordini, siamo entrambi leader ed è normale che giochi le sue carte. Sono rimasto sorpreso dal fatto che Tadej abbia continuato, ma non sono andato nel panico perché sapevo che tante squadre volevano arrivare allo sprint e gli ultimi quindici chilometri erano pianeggianti con il vento contro. Sinceramente non ho capito l’attacco di Tadej».

Van Aert impara

Van Aert impara dai suoi errori. L’anno scorso aveva speso tutto in ogni santo giorno alla Tirreno-Adriatico e poi aveva pagato il conto nelle classiche.

Evenepoel sorpreso dall’attacco di Pogacar verso Terni o davvero in controllo?
Evenepoel sorpreso dall’attacco di Pogacar verso Terni o davvero in controllo?

«Mentalmente – spiega – sarà completamente diverso portare sabato Roglic ai piedi del Col du Turini, invece di dover fare la corsa, che è estenuante. Voglio arrivare affamato al via della Parigi-Roubaix e non con la speranza che la gara finisca perché sono già stanco. Questa volta voglio correre le classiche nel pieno delle forze».

Anche Remco impara

Evenepoel scherza, ma in questa estenuante ricerca del colpo ad effetto, avere davanti uno che stravince senza essere stato annunciato sin dagli juniores e scombina i piani con tanta facilità un po’ lo destabilizza.

«Non mi dà fastidio – ha detto – che Pogacar sia più vicino di tre secondi. Questa Tirreno sarà dura, a cominciare dalla tappa di oggi a Bellante. Segretamente spero che si stanchi con tutti questi attacchi, ma temo sia una vana speranza. Tadej è il corridore più forte del mondo, non si stanca mai. Ma qualche energia l’ha consumata. Un giorno ripagherà, vero? Io non partecipo più agli sprint intermedi. L’ho fatto l’anno scorso al Giro andando a caccia di secondi e poi me ne sono pentito».

Tripletta Jumbo Visma anche nella 1ª tappa della Parigi-Nizza. Qui Van Aert tira, dietro Roglic e poi Laporte che vincerà
Tripletta Jumbo anche nella 1ª tappa della Parigi-Nizza. Qui Van Aert tira, dietro Roglic e poi Laporte che vincerà

Solidità Jumbo

Maassen, il tecnico degli olandesi, non è stato sorpreso dalla seconda tripla di Jumbo-Visma in tre giorni. Dopo la vittoria di Laporte nella prima tappa, con Roglic e Van Aert alle spalle, la crono ha premiato le scelte del team.

«Domenica – dice il diesse Maassen – c’era stata anche un po’ di fortuna, ma nella crono Roglic e Dennis sono due medagliati di Pechino 2020 e sapevamo che Van Aert può fare tutto. Negli ultimi anni abbiamo reclutato uomini con grandi motori, perché eravamo poco incisivi nelle cronometro a squadre. Ora abbiamo i corridori e con un allenatore come Mathieu Heijboer, abbiamo uno specialista in questo campo».

Per Roglic, 2° posto nella crono e ora con la salita la possibilità di alzare la voce
Per Roglic, 2° posto nella crono e ora con la salita la possibilità di alzare la voce

Giochi tattici

E se per Va Aert la Parigi-Nizza potrebbe essere finita ieri e da oggi si corre per Roglic, per Evenepoel e la Quick Step-Alpha Vinyl comincia oggi con la tappa di Bellante e una tattica da inventare, provando a sorprendere Pogacar, sempre che a sorprenderli tutti non sia nuovamente lui.

«Sarà una tappa pericolosa dice Remco – su strade strette che invitano sempre ad attaccare. Potrebbe rimanere tutto bloccato fino ai piedi dell’ultima salita, ma potrebbe esplodere subito. Per Alaphilippe e per me, forse un attacco da lontano sarebbe meglio. Queste salite non mi spaventano. Tre volte per quattro chilometri ogni volta. Si andrà forte e si può fare qualcosa per la classifica».

Le sfide di Van der Spiegel, capo fiammingo del Fiandre

06.03.2022
6 min
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Tomas Van der Spiegel è alto 2,14 e nella sua vita precedente giocava a basket. Quando vai alle corse del Belgio, non è infrequente incontrarlo, anche se raramente lo vedi in mezzo ai corridori. Pur essendo il capo di Flanders Classics , la società che organizza il grande ciclismo in Belgio – dalla Omloop Het Nieuwsblad al Fiandre, passando per la Gand e altre – Tomas preferisce un ruolo dietro le quinte. Se lo noti è perché, come i campanili nelle sconfinate pianure delle Fiandre, svetta sulle teste e detta la rotta.

«Sono sempre stato appassionato di ciclismo – dice Van der Spiegel, in apertura nella foto Facebook – sono fiammingo, fa parte di noi. La primavera per me è sempre stata la stagione delle classiche, ora più che mai. Già quando giocavo, ho sempre avuto la passione per il lato business dello sport. Perciò quando mi hanno avvicinato i proprietari di Flanders Classics e mi hanno offerto di diventarne l’Amministratore Delegato, non ci ho pensato neanche per un secondo. Mi dà tanto orgoglio essere qui».

Classe 1978, avendo giocato con la Fortitudo Bologna, la Virtus Roma e l’Olimpia Milano, il suo italiano è praticamente perfetto, scritto e parlato. Scherzando dice che in certi giorni va meglio e in certi peggio: dipende dallo stress. E queste sono settimane di fuoco, dopo che nello scorso autunno Flanders Classics organizzò assieme a Golazo anche i mondiali di Flanders 2021.

Quanto pesa il tuo ruolo nelle settimane di primavera?

In realtà per me non cambia tantissimo (ride, ndr), perché non sono troppo coinvolto a livello tecnico. Per il resto del mio team, mi rendo conto che siano giorni impegnativi.

Siamo abituati a pensare a RCS e ASO, ma anche Flanders Classics è ormai una grande struttura.

La differenza è che noi abbiamo soltanto corse di un giorno e questo cambia tanto. In ogni caso siamo riconosciuti come terzo attore sulla scena del ciclismo. Complessivamente siamo coinvolti in 70 eventi all’anno. Abbiamo tutta la stagione del ciclocross, tante Gran Fondo, le grandi classiche e le gare per le donne.

Podio di Leuven 2021, Alaphilippe iridato con Van Baarle e Valgren
Podio di Leuven 2021, Alaphilippe iridato con Van Baarle e Valgren
Lo scorso anno si è aggiunto il mondiale, come è andata?

E’ stato una sfida. Il giorno della corsa dei pro’ è stato paragonabile a un Fiandre, quindi nessun problema. Il guaio è che abbiamo dovuto mettere insieme otto giorni di eventi e la logistica di quattro città lontane non è stata semplice. Ma alla fine ha funzionato bene tutto.

Come si passa dal basket al ciclismo?

Sono qui da quattro anni e credo ormai di aver trovato la mia collocazione. Il ciclismo è un mondo tradizionale, il mio apporto potrebbe essere considerato innovativo. Non avendo grossi legami col passato e la tradizione, riesco a vedere le cose con meno condizionamenti

Fra le novità, lo scorso anno avete adottato le transenne Boplan: un bel passo avanti…

Se devo dire, dopo quello che ho vissuto per tutta la carriera da professionista, lo stress del mio ruolo sembra davvero poca cosa. C’è, ma si gestisce facilmente. Ma c’è una cosa che ancora mi dà ansia ed è la sicurezza dei corridori e del pubblico. Non è facile, non siamo in un palazzetto, in un velodromo o in uno stadio. Perciò tutto quello che possiamo fare, anche se costa, sarà un investimento che vale assolutamente la pena. Transenne o volontari, qualsiasi cosa. La sicurezza sulle nostre strade è una bella sfida, perché saprete bene che nelle Fiandre non c’è una strada che sia dritta, non una strada che sia larga. Per questo volontari e motociclisti sanno di avere un ruolo molto importante.

Le transenne di Boplan utilizzate da Flanders Classics a partire dal 2021: Van der Spiegel ha la sicurezza nel mirino
Le transenne di Boplan utilizzate da Flanders Classics a partire dal 2021
Tanto cross e tanta strada: qual è il rapporto di forza?

A livello internazionale, conta più la strada. A livello locale, il cross ha lo stesso peso. E anche questa sfida di renderlo sempre più internazionale è molto importante, approfittando della presenza di tre corridori come Van Aert, Van der Poel e Pidcock che lo rendono così spettacolare.

Il cross sulla neve: mai avuto dubbi?

Adesso che è riuscito tutto, posso dire che eravamo sicuri. Ma il nostro motto è che finché non provi, non saprai mai se può funzionare. Abbiamo provato. Val di Sole si è dimostrato un partner di grande valore e alla fine è andata bene e per questo torneremo. Il cross è un prodotto molto attrattivo. La gara dura sono un’ora, è esplosiva, si può rendere bene con riprese spettacolari, donne e uomini hanno già la parità. Può diventare un prodotto con un bel futuro. Non sta a noi portarlo alle Olimpiadi, noi possiamo dimostrare che le merita.

Come si fa?

Va reso sempre più internazionale. Ora è rientrata l’Italia, il prossimo anno ci sarà anche la Spagna. Chiaro che i tifosi di qui lo vorrebbero tutto fra Belgio e Olanda, ma lo scopo è creare uno sport diffuso e attrattivo.

La Coppa del mondo nella neve a Vermiglio: una prima assoluta, per Van der Spiegel riuscita molto bene
La Coppa del mondo nella neve a Vermiglio: una prima assoluta, riuscita molto bene
Hai parlato di abitudini che non hai e che vorresti eliminare…

I miei collaboratori sanno che sono allergico alla frase: «Si è sempre fatto così». Il ciclismo è un prodotto che ha potenziale, ma deve accettare nuove sfide. Per cui va bene la sicurezza, ma dobbiamo lavorare a uno sport che fra dieci anni sia attrattivo come lo era vent’anni fa. Serviranno dei cambiamenti, che non sempre vengono capiti.

Che rapporto hai con gli atleti?

Ho dei contatti con loro, con alcuni ho più rapporto, ma il mio obiettivo è essere un organizzatore rispettato. Ammiro molto gli atleti, lo sono stato anche io e so cosa vuol dire fare la loro vita. Ma non voglio essere amico di tutti, perché devo prendere liberamente le mie decisioni.

Secondo Tomas Van der Spiegel è possibile collaborare con gli altri organizzatori?

E’ possibile. E’ difficile perché sono mondi diversi. Sarebbe utile. I due grandi organizzatori sono legati alle loro necessità, ma io credo che le squadre andrebbero coinvolte nel modello di business, avere dei dividendi. L’abbiamo sempre detto, ci crediamo e ci proveremo. Bisogna fare piccoli passi e avvicinare tutti, sederci allo stesso tavolo.

Prima del Covid, il pubblico aveva accesso al capannone dei bus alla Het Nieuwsblad
Prima del Covid, il pubblico aveva accesso al capannone dei bus alla Het Nieuwsblad
Il weekend di apertura in Belgio ha rivisto il pubblico sulle strade, non ancora alla partenza…

Sentiamo che le squadre non sono pronte per la riapertura totale. Hanno sempre paura, vogliono proteggere il corridore e per ora vanno capite. La prossima discussione riguarderà proprio la riapertura della zona dei pullman al pubblico. Alla partenza dal velodromo di Gand, era spettacolare avere i tifosi fra i bus nel capannone al coperto. Era la vera festa del ciclismo. E anche se ai team fa comodo essere appartati rispetto alla stampa e ai tifosi, il ciclismo ha bisogno di questi momenti. Serve solo avere pazienza.

Da domani la Parigi-Nizza, non solo per gente da Tour

05.03.2022
5 min
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Da domenica a domenica, la Parigi-Nizza numero 80 parte da Mantes La Ville. La corsa francese anticipa di un giorno la Tirreno-Adriatico, che partirà invece lunedì 7. Propone otto tappe, per cui dal Nord della Francia e dopo aver digerito quattro trasferimenti piuttosto sostanziosi, arriverà il 13 in Costa Azzurra.

Il campo partenti è decisamente interessante e come al solito, anche se con meno incidenza dello scorso anno, correranno in Francia alcuni di quelli che per l’estate hanno scelto le strade del Tour de France. Serve a prendere le misure con le strade e con la gestione di corsa dell’Aso. Rispetto a quando la corsa era appannaggio dei velocisti, alcune novità di percorso strizzano l’occhio agli scalatori.

Lo scorso anno, Roglic si arrese a Schachmann solo nell’ultima tappa e cedette la maglia di leader
Lo scorso anno, Roglic si arrese a Schachmann solo nell’ultima tappa e cedette la maglia di leader

Roglic e Van Aert

Per questo al via troveremo nomi di rilievo per la classifica come Almeida, che poi sarà al Giro come Simon Yates e Guillaume Martin; Adam Yates, Vlasov, Roglic, Quintana, oltre a O’Connor e Jack Haig.

Sul fronte dei cacciatori di tappe, occhi aperti su Lutsenko, Van Aert, Kung e Colbrelli. Mentre fra le ruote veloci, spiccano i nomi di Philipsen, Jakobsen, Van Poppel, Pedersen, Bennett, Coquard e Groenewegen e Bonifazio (gli stessi Van Aert, Colbrelli e Trentin però siamo certi che in qualche volata finiranno con l’infilarsi).

E dato che non poteva mancare la crono, sul fronte degli specialisti ecco Kung, Bissegger, Roglic, il solito Van Aert, ancora Almeida e Dennis.

Ci sarà spazio per vederne delle belle e cominciare a prendere le misure ad alcuni dei protagonisti pià attesi della stagione. In primis a quel Roglic che dopo il debutto nella Faun-Ardéche Classic e la Drome Classic, calerà la maschera proprio nella corsa a tappe, dominata a lungo lo scorso anno e persa proprio nell’ultima tappa.

Le otto tappe

Come detto, la Parigi-Nizza 2022 somma otto tappe, da domenica a domenica. Nell’arco della settimana, i corridori dovranno affrontare 29 gran premi della montagna. Il totale è di 1.196,4 chilometri.

TAPPAGIORNOPARTENZA-ARRIVOCHILOMETRI
1ª tappa6 marzoMantes la Ville-Mantes la Ville159,8
2ª tappa7 marzoAuffargis-Orléans159,2
3ª tappa8 marzoVierzon-Dun le Palestel190,8
4ª tappa9 marzocronometro individuale: Domérat-Montlucon13,4
5ª tappa10 marzoSaint Just Saint Rambert-Saint Sauveur de Montagut188,8
6ª tappa11 marzoCourthézon-Aubagne213,6
7ª tappa12 marzoNizza-Col de Turini155,2
8ª tappa13 marzoNizza-Nizza115,6
Nel 2021 Bennett vinse la 1ª tappa a Saint Cyr L’Ecole: con la squadra era ancora tutto a posto
Nel 2021 Bennett vinse la 1ª tappa: con la squadra era ancora tutto a posto

Volate? Poche

Di occasioni per arrivare facilmente in volata non ce ne sono poi molte, probabilmente l’unica è la seconda tappa, dato che nella prima ci sarà comunque da fare i conti con sette cotes, le ultime quattro nei 30 chilometri conclusivi, con l’ultimo scollinamento ai 5,5 dall’arrivo di Mantes La Ville.

Sarà tappa veloce dunque la seconda a Orleans, mentre il terzo traguardo a Dun Le Palestel sarà assegnato su un rettilineo in leggera ascesa, con 100 metri di dislivello negli ultimi 2 chilometri.

Il quarto giorno tocca ai cronoman, ma toglietevi dalla testa che sia una crono velocissima, al punto che un Roglic in gran forma potrebbe lasciare il segno a causa dei continui su e giù e lo strappo conclusivo di Montlucon (cote de la rue Buffon): 700 metri all’8,6% di pendenza media.

Verso il mare

Lungo trasferimento e giovedì si comincia a discendere verso il mare, anche se si dovrà attendere l’indomani per respirarne il profumo.

Quinta tappa a Saint Sauveur de Montagut con cinque gran premi della montagna, che all’indomani della crono favoriranno il nascere di fughe e il confronto parallelo fra gli uomini in classifica.

Sesta tappa ad Aubagne con sei gipiemme e un ultimo strappo a 7 chilometri dall’arrivo. E la settima con l’arrivo in salita al Col du Turini, salita finale vera e propria di 14,9 chilometri (si sale anche da prima) al 7,3% di pendenza media. Se la classifica non era ancora definita, da qui non si schioderà più. Forse…

L’indomani infatti, l’ultima tappa da Nizza a Nizza, sarà breve ed esplosiva: 115,6 chilometri con cinque salite e la più classica delle picchiate dal Col d’Eze al traguardo.

Da lì mancheranno sei giorni alla Milano-Sanremo. E c’è da scommettere che qualcuno di loro lo ritroveremo anche sulle strade liguri in cerca di un posto nella storia.