Rebellin, cosa ti pare della nuovissima Dynatek Levius?

23.04.2021
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La padovana Dynatek rilancia con un nuovo modello, attualmente in prova a Davide Rebellin: la Levius, l’ultimo arrivo della gamma.

«Le prima sensazioni che ho avuto in sella alla nuova Dynatek Levius – spiega il corridore vicentino – sono state positive. E’ leggera e scattante. Mi piace perché quando ci si alza sui pedali, si sente immediatamente la reattività. Il peso, rispetto ai modelli precedenti, è stato ridotto anche grazie alle tubazioni più leggere, in carbonio T1100».

Davide Rebellin ha aiutato nello sviluppo della Dynatek Levius
Davide Rebellin ha aiutato nello sviluppo della Dynatek Levius

Bici da salita

La bici ha tutte le caratteristiche per essere competitiva soprattutto nelle corse di maggiore difficoltà altimetrica. Gialla con le scritte nere, un design pulito ed elegante. La nuova Levius è una bici che non passa inosservata. Il reggisella riprende la sagomatura del piantone in cui scorre, garantendo la migliore aerodinamicità. Il carro, con i pendenti molto più esili dei foderi orizzontali, si innesta appena sotto il nodo di sella. La forcella è compatta e i suoi steli si assottigliano avvicinandosi al centro della ruota, dall’alto verso il basso, a vantaggio della reattività.

Tubazioni eleganti per la nuova Dynatek Levius
Tubazioni eleganti per la nuova Dynatek Levius

Un telaio diverso rispetto ai precedenti, con tubazioni tonde, tradizionali: la prima impressione è quella di una bici pensata per affrontare le grandi salite.

Facile da guidare

«Si guida bene in discesa – spiega Rebellin – imposta le curve ottimamente. Questo è dovuto anche al giusto livello di rigidità. Il suo punto forte, secondo il mio punto di vista, è la salita: non è un… mattone che senti pesare sulla schiena, al contrario. E’ scattante, immediata, senti che contribuisce al cambio di ritmo. Questo è fondamentale per compiere una buona azione. Ti accorgi subito che non è una bici aero, sebbene anche in pianura si esprima al meglio. Pesa 6 chili e 900 grammi. E ovviamente in base alla scelta dei componenti, il peso è ulteriormente riducibile».

L’area dello sterzo è compatta, a tutto vantaggio della rigidità
L’area dello sterzo è compatta, a tutto vantaggio della rigidità

«Il diametro delle tubazioni non è eccessivo, mi piacciono molto. Se a questo aggiungiamo l’aspetto performante, non posso che ritenermi estremamente soddisfatto di questa bici. Grazie al fatto che viene realizzata su misura, in base ai tuoi dati fisici, ti accorgi subito dell’elevato comfort che ti concede. La puoi equipaggiare a tuo piacimento e questo fa sì che non abbia nulla da invidiare rispetto agli altri marchi».

I pendenti del carro posteriore, sottilissimi, si innestano subito sotto al nodo di sella
I pendenti del carro posteriore si innestano sotto al nodo di sella

Comfort e prestazioni

C’è poco da dire, la nuova Levius è un mix di eleganza, comfort e prestazioni. Dynatek ha realizzato una bici che è in grado di fornire al corridore le migliori qualità desiderabili. Si difende in pianura ed eccelle sulle pendenze più severe, le geometrie del telaio non ingannano.

«E’ una bici che sfida le montagne – conclude Davide Rebellin – non vedo l’ora di poterla utilizzare in corsa. Non ho dubbi, mi darà molte soddisfazioni e mi aiuterà a cogliere qualche risultato importante».

Rebellin tra i “bimbi”. Cosa ti chiedono, Davide?

08.03.2021
3 min
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Il vecchio e i bambini? Troppo facile. La chioccia e i novellini? Anche… E allora semplicemente parliamo di Davide Rebellin, un corridore di quasi 50 anni, che ha l’entusiasmo dei suoi compagni di squadra. Il più vecchio dei ragazzi della Work Service ha 24 anni, il più giovane 18.

Il veneto ci anticipa: «Potrebbero essere  miei figli», dice Rebellin. Al Trofeo Laigueglia, Davide ha iniziato la sua trentunesima stagione da professionista. Va in bici praticamente da sempre.

Davide Rebellin (50 anni ad agosto) è approdato alla Work Service di Biagio Conte
Davide Rebellin (50 anni ad agosto) è alla Work Service

Giovani “già esperti”

Come noi stessi scrivemmo, ama all’infinito il suo lavoro. E’ una passione carnale se non s’identifica addirittura con se stesso. Questo gli consente di essere un pozzo inesauribile di esperienza e di conseguenza di consigli da poter dare ai compagni. E Biagio Conte, non l’ha ingaggiato per caso.

Ma questa grande differenza di età, specie con i giovani di oggi, non rischia di essere incolmabile? Proprio Visconti qualche giorno fa ci aveva detto che lo ascoltavano più i corridori abbastanza esperti che i giovani. Gli approcci al ciclismo, alla vita del corridore, sono chiaramente diversi tra Davide e i compagni di squadra.

«Vedo che comunque i giovani adesso sono dei veri professionisti – spiega Rebellin – magari noi passavamo ma eravamo ancora un po’ inesperti. Non sapevamo molto, per non dire niente, dell’alimentazione, degli allenamenti, del come correre…. Adesso invece passano pronti. Sono seguiti sin da subito. Hanno il preparatore, il nutrizionista e per questo il loro livello aumenta. E sono subito competitivi.

«Però, per quel poco che ho visto, c’è sì chi la prende veramente sul serio, ma ci sono anche altri che la prendono un po’ così per vedere come va. La maggior parte dei professionisti giovani che sono in gruppo hanno veramente intenzione di fare le cose fatte bene».

Rebellin e Garavaglia sono riusciti a concludere la classica ligure per la Work Service
Rebellin e Garavaglia sono riusciti a concludere la classica ligure per la Work Service

Rebellin consigliere

Molti corridori di oggi non conoscono molto del passato del ciclismo e forse neanche colgono realmente la grandezza di Rebellin. Una volta un campione così avrebbe avuto i novellini pendere dalle sue labbra. Se non altro anche solo per ascoltare gli aneddoti e magari trarne qualche insegnamento.

«Le domande che mi fanno non riguardano cose particolari. Per il momento mi chiedono soprattutto dell’alimentazione: cosa mangio in gara e fuori gara. Poi devo essere sincero, per ora li ho visti davvero poco. Perciò avremo modo di conoscerci meglio col passare delle gare e in base a queste vedere cosa c’è la migliorare».

Emozioni forti

Oggi i ragazzi fanno “meno complimenti” che in passato, ma certo essere stati al via di un Trofeo Laigueglia o di Gp Industria & Commercio come quelli di quest’anno non capita sempre. Tante squadre WorldTour al via, vincitori di Tour de France, Giri, Classiche monumento… Quasi quasi era emozionato anche Rebellin!

«Beh, Biagio Conte mi ha detto che li ha visti un po’ più tesi del solito, visto il parterre. Ma era normale. Erano al fianco di professionisti e di gente che vedono in televisione. E’ una bella soddisfazione per loro essere qui. E si è tesi un po’ come fosse il primo giorno di scuola. Poi ogni gara ha la sua tensione agonistica. A Laigueglia era la prima dell’anno e anche per me c’era un po’ di tensione! Ma quella se devo dire la verità c’è sempre!».

Scotti alza la voce: «Altro che rifondare…»

02.02.2021
5 min
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Il mondiale è già parte del passato: Fausto Scotti preferisce guardare al futuro, ma una cosa ci tiene a sottolinearla in sede di consuntivo.
«Parlare di Italia da ricostruire come ho letto su qualche giornale è sbagliato – dice – significa non avere seguito la stagione, non accorgersi che abbiamo una nazionale fra le più giovani e promettenti del panorama internazionale. Non aver notato che ai mondiali non c’erano i nostri fortissimi juniores. Certo, se guardiamo la gara elite di Ostenda, il fatto che tutti i nostri siano finiti doppiati non fa piacere. Ma quei due “astronauti” stanno ridisegnando l’intero mondo del ciclocross. Sono qualcosa che esula dal livello generale del movimento. Anche gli altri, i campioni belgi e olandesi incassano ritardi pesantissimi».

Anche a Ostenda, Scotti ha avuto al suo fianco Luigi Bielli: la coppia funziona
Anche a Ostenda, Scotti ha avuto al suo fianco Luigi Bielli
E’ anche vero però che i nostri elite non riescono più a competere anche con le altre nazioni come Francia o Svizzera…

Se guardiamo l’ipotetica classifica a squadre, saremmo stati quinti, sempre considerando che Belgio e Olanda sono un mondo a parte per la semplice ragione che lì il ciclocross è professionistico, in grado di garantirti stipendi da 300 mila euro l’anno e ingaggi da 2.000 euro a gara e non parlo certo dei VdP o Van Aert… I nostri devono decidere cosa fare. Se gareggi nel ciclocross e pensi alla mountain bike, puntando a una possibile convocazione olimpica o in nazionale, con i soldi che girano lì, non hai le giuste prospettive. Con questo non dico che sono contrario alla multidisciplinarietà, ma io la intendo più come comunanza fra ciclocross e strada.

Quindi Scotti approverebbe un abbinamento con squadre su strada, meno con quelle offroad?

Intendiamoci, la mountain bike ti dà elasticità ed equilibrio, ma non potrà mai garantirti il motore che ti dà la strada, il lavorare su ritmi e intensità diluiti per ore. Fare un’ora e mezza su strada e lo stesso tempo in Mtb non è lo stesso, alla lunga la Mtb ti prosciuga. Serve, ma secondo me non è complementare al ciclocross. Fontana e Bertolini (nella foto di apertura, ndr), per fare due nomi, hanno dovuto sacrificare parte della loro preparazione per i mondiali alle ambizioni nella Mtb. E a Ostenda non erano al massimo della forma, come avrebbero potuto essere.

Poi però la strada si porta via i migliori talenti, come avvenuto con De Pretto…

Il fatto è che i team italiani non guardano al ciclocross, se non come serbatoio di talenti. E quando approdi lì, ti dicono che la strada comanda e che il ciclocross porta rischi d’infortuni, così perdiamo corridori. Non voglio discutere le scelte dei team, nello specifico della Work Service. Hanno le loro ragioni, ma magari ci sono ragazzi che nel ciclocross potrebbero ottenere molto e su strada non avrebbero carriere altrettanto valide e vincenti. All’estero non ragionano così…

Alice Maria Arzuffi riesce a conciliare bene strada e cross
Alice Maria Arzuffi riesce a conciliare bene strada e cross
C’è rischio di perdere altri talenti in questo modo?

Dipende. Facciamo l’esempio di Lorenzo Masciarelli: con De Clercq c’è un progetto in essere. Correrà tanto su strada, ma il ciclocross resterà un suo obiettivo e questo gli consentirà di crescere. Per Olivo, il campione italiano di categoria che pratica molte discipline ciclistiche, si può fare la stessa cosa. Con le ragazze è più semplice, lì la multidisciplinarietà è acquisita. La Arzuffi che su strada due anni fa emergeva al Giro d’Italia, non ha mai smesso d’investire nella nostra attività.

Lorenzo Masciarelli ha numeri eccellenti anche su strada, ma in Belgio le due cose non si escludono
Masciarelli ha numeri eccellenti anche su strada
Che cosa serve allora per dare una spinta al ciclocross italiano?

Facile, un team professionistico, strutturato come quelli belgi e olandesi, che convogli i migliori talenti giovanili e li faccia crescere. C’è però un aspetto che vorrei sottolineare: a livello giovanile non siamo messi così male. E anche i mondiali, disputati su un percorso atipico che non era poi così entusiasmante, lo hanno dimostrato. Abbiamo molti giovani validi, si può essere ottimisti, ma bisogna preservare il movimento e farli crescere senza portarli verso altri lidi.

Bryan Olivo corre anche su strada e pista, per ora senza esclusioni
Bryan Olivo corre anche su strada e pista, per ora senza esclusioni
Ora che cosa farà Scotti, finita la stagione?

Ci sono da sistemare tutti i rendiconti, preparare calendari e attività del prossimo anno, seguire i progetti scuola e Forze Armate, girare per seguire i ragazzi fra strada e Mtb. Il mio lavoro non è finito, è appena cominciato

Lorenzetto: non togliete il divertimento dal ciclismo

17.01.2021
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Quando Biagio Conte giorni fa fece il nome di Mirco Lorenzetto, fra quelli dei tre direttori sportivi della Work Service (il terzo è Emilio Mistichelli nelle Marche), l’idea di chiamarlo per approfondire il suo ruolo scattò quasi all’istante.

«Lorenzetto – disse Conte – seguirà in modo più diretto gli under 23».

Dato che la Work Service ha ormai completato la filiera dagli juniores alla continental, eravamo curiosi di sapere come siano fatti i corridori di primo anno che approdano fra gli under 23. Dato che a detta di molti, le criticità degli juniores sarebbero alla base del logorio dei ragazzi.

Per Mirco Lorenzetto, 7 vittorie in 8 anni da professionista
Mirco Lorenzetto
In 8 anni di professionismo, per Mirco Lorenzetto 7 vittorie

Lavoro e passione

Mirco lo troviamo su uno dei camion dell’azienda di famiglia, la Site Impianti, che fa impianti elettrici di case e strade. Sta portando via la terra di uno scavo fuori programma e intanto racconta. Dopo 8 anni da professionista e 7 vittorie, il lavoro è da tempo centrale nelle sue giornate. Tuttavia il ruolo di direttore sportivo è legato alla passione per il ciclismo e per questo gli dedica il sabato e la domenica e semmai una o due mezze giornate infrasettimanali.

«Stare accanto ai più giovani – dice – non è una passeggiata. Sono tutti da costruire, hanno tanto da imparare. E come tutti i ragazzi di 18 anni hanno la presunzione di sapere tutto. E più sono stato seguiti negli juniores e più si sente forte la batosta del cambio di categoria».

Work Service 2020
La Work Service alla Vicenza-Bionde, una delle classiche venete rimaste in piedi nel 2020
Work Service 2020
La Work Service alla Vicenza-Bionde, una delle classiche rimaste nel 2020
E’ così per tutti?

Negli ultimi due anni stanno arrivando più umili, segno che nella categoria juniores c’è chi inizia a capire qualcosa. Per fortuna anche lì ci sono dei direttori sportivi giovani, che hanno corso e seguono i ragazzi ripensando ai loro errori e alle loro esperienze.

Come è fatto lo junior di secondo anno che arriva alla continental?

Dal punto di vista atletico sono a posto, anche troppo. Ma sono… denutriti per quel che riguarda il resto dello sport. Ci sono degli aspetti che andrebbero costruiti da ragazzini e su cui invece ci troviamo a dover lavorare. Ad esempio la capacità di guida e lo stare in gruppo, che si sviluppa da piccoli quando il ciclismo è divertimento. Da under 23 hai meno tempo per giocare, perché livello e ritmo si alzano.

Hai parlato di divertimento.

Penso a quei direttori sportivi che già nelle categorie giovanili impostano l’attività come fosse un lavoro. Da ragazzi devono divertirsi, giocare con la bici. Nei miei anni era difficile andare in pista, l’ho scoperta tardi e ho capito che sarebbe stata un utile divertimento. Ora c’è la Bmx, avrei voluto farla anche io, ma non era contemplata in una mentalità italiana che era piuttosto ristretta. E in certi contesti lo è ancora.

Al Giro di Sardegna del 2009, Lorenzetto batte Gasparotto e Petacchi nella 1ª tappa
Al Giro di Sardegna del 2009 batte Gasparotto e Petacchi nella 1ª tappa
Basta guardare le resistenze che ha trovato Aru con il cross…

A quello pensavo. Eppure Missaglia, che ha smesso da poco, dovrebbe aver fatto questi ragionamenti e dovrebbe capire che la bici può anche essere divertimento e che se un corridore si diverte, rende anche meglio. Per questo tante volte preferisco andare in cantiere e non alle corse. Il ciclismo è rimasto vecchio. Si sta adeguando nelle categorie giovanili. Inizialmente perché la Federazione li costringe e poi perché ci prendono gusto.

Ai ragazzi interessa conoscere la tua storia di corridore?

Molto e se anche non gliela dico io, grazie a internet possono scoprire tutto. Ma non vogliono sapere delle vittorie, piuttosto l’aspetto organizzativo. Come ci allenavamo, cosa mangiavamo. Io per esempio ho capito tardi l’importanza dell’alimentazione e adesso posso spiegargli quali sono gli errori in cui non cadere. In certe fasi dell’anno, la paghi anche se sgarri un giorno solo.

Aver corso in bici è importante?

Se hai sviluppato quello che ti hanno spiegato e hai elaborato le esperienze fatte, è come una laurea.

Il 2009 è l’anno magico di Lorenzetto: anche Bennati finisce nella rete
Il 2009 è l’anno magico: anche Bennati finisce nella rete
Quanto tempo dedichi alla squadra?

Per ora, anche a causa del Covid, il 99 per cento è dedicato al mio lavoro, il resto al ciclismo. Ma con Levorato mi piace lavorare, per cui la mattina mi alzo alle 6 e comincio la giornata facendo programmi sportivi. Abbiamo anche provato a prendere Francesco Romano, che la Bardiani non ha confermato, ma alla fine torna alla Palazzago, che è diventata continental.

Perché un corridore come Romano, che è stato anche azzurro U23, resta a piedi dopo soli due anni da pro’?

Perché li fanno passare al secondo anno da U23 e poi non gli danno il tempo di crescere. Romano ha compiuto 23 anni a luglio, io credo che avrebbe avuto bisogno di altro tempo, soprattutto dopo l’anno del Covid.

La famiglia come sta?

Alla grande, grazie. Barbara ed io abbiamo una bimba di 4 anni che si chiama Sofia e non farà mai la ciclista, anche se quando guarda le corse in tivù, fa certe feste… Chissà, magari è lo scorrere dei colori che la incanta.

Biagio Conte, Remo Cordioli, Vicenza-Bionde 2020

Biagio Conte ci guida nella Work Service 2021

07.01.2021
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Biagio Conte, professionista fino al 2003 e poi tecnico dalla Marchiol e a salire fino alla Cannondale, è uno dei direttori sportivi della Work Service-Vega continental. Il gruppo padovano ha ramificazioni in tutta Italia. Perciò se per gli juniores è ben nota l’affiliazione plurima con la toscana Romagnano, la continental nata nel 2020 ha la base nelle Marche, con il vecchio nucleo della Vega di Demetrio Iommi che a buon titolo ne fa ancora parte. Il fatto di aver messo il piede nel professionismo con la Androni, completa idealmente il quadro, pur in assenza di un contratto che offra alla Androni una forma di prelazione. La definizione di “accademia del ciclismo” che compare nella pagina introduttiva del sito internet del gruppo calza perfettamente alla situazione.

«Se fai bene- dice Conte – sai che puoi ambire a continuare il cammino. Non ci sono elementi tecnici in comune con l’Androni, lo dico per un fatto di buon senso. E in qualche modo questo offre la possibilità di completare il percorso iniziato con gli juniores».

Giacomo Garavaglia, tricolore professionisti Cittadella, 2020
Giacomo Garavaglia, un rinforzo per Conte in arrivo dalla Polartec Kometa
Giacomo Garavaglia, tricolore professionisti Cittadella, 2020
Garavaglia, in arrivo dalla Polartec Kometa
Quanto lavoro c’è dietro questa struttura?

Davvero tanto, con tante persone che ruotano attorno allo stesso progetto. Si comincia con gli juniores. In Toscana c’è il gruppo di Matteo Berti con il suo personale e i suoi mezzi. Poi c’è il gruppo padovano. In tutto parliamo di 18 atleti juniores, con la struttura per fare due attività.

Dove sta la forza di questa società?

Nel valore tecnico. Da quando sono qua, non ho mai visto né sentito parlare di atleti portati via ad altre squadre con i soldi. Il motivo che li spinge a venire sono i risultati della strada. I ragazzi hanno voglia di farne parte e arrivano. Anche perché con i regolamenti che ci sono non puoi fare incetta di atleti con i punteggi più alti, puoi prenderne due al massimo. E’ chiaro che avendo la plurima, si cerca di sfruttare al massimo il bacino delle singole regioni. Quindi sia il Veneto, sia la Toscana hanno portato ottimi corridori. La fortuna di avere uno sponsor come questo, che ti permette poi di passare in una continental, è un valore aggiunto.

Il passaggio dalle squadre juniores alla continental è dato per scontato?

Nel ciclismo di scontato non c’è nulla, in ogni caso il posto bisogna meritarselo, va costruito. Così come non è detto che i ragazzi siano tenuti a continuare per forza con noi, come nel caso di Germani che ha scelto la Francia. Come Garzara che ha scelto il Ct Friuli.

Francesco Zandri, Trofeo Laigueglia 2020
Francesco Zandri, foto dal Trofeo Laigueglia 2020
Francesco Zandri, Trofeo Laigueglia 2020
Zandri, Trofeo Laigueglia 2020
Il presidente Levorato ha parlato di notevole ringiovanimento dell’organico.

Con un grande rimescolamento, è vero. Per quest’anno avremo 8 under 23, con 5 che salgono dagli juniores e 2 di secondo anno. Confermati Colombo, Mentil e Zecchin, Fra gli under, è arrivato anche Bobbo dalla Ntt. In più ci sono gli elite, per i risultati che potranno dare e perché siano di riferimento per gli altri.

Cinque primi anni sono un bel contingente di freschezza…

Sono Marco Cao, Eric Montagner, Danilo Pase, cui si aggiungono il friulano Giovanni Bortoluzzi e il marchigiano Danilo Dignani.

Quali sono i… vecchietti?

Uno è Garavaglia, che era alla Polartec-Kometa e probabilmente sperava di continuare con loro. Poi c’è il gradito ritorno di Marchetti, dopo la stagione fatta alla Casillo, che si sta allenando davvero bene. Quindi tra i confermati, Burchio e Zandri. E poi c’è una scommessa…

Michael Zecchin, Vicenza-Bionde 2020
Michael Zecchin è stato confermato: foto della Vicenza-Bionde 2020
Michael Zecchin, Vicenza-Bionde 2020
Zecchin confermato, qui alla Vicenza-Bionde 2020
Una scommessa personale di Conte?

Un ragazzo del 1998 che secondo noi può dare tanto e si chiama Stefano Di Benedetto, che era al Pedale Scaligero. Ha fatto belle cose, è stato campione regionale. Può dire la sua.

Perché la base nelle Marche?

Perché Demetrio Iommi aveva già la sua struttura ed era molto meglio appoggiarsi a qualcosa di già collaudato. E poi, vista la collaborazione con la Marchiol, nello staff dei direttori sportivi ci sono anche Emilio Mistichelli nelle Marche e Mirko Lorenzetto in Veneto, che seguirà in modo più diretto gli under 23.

Farete attività mista, fra professionisti e gare U23/elite?

Esatto. Per quelle tra i grandi, abbiamo già ricevuto inviti dalla Croazia e probabilmente partiremo da Laigueglia. Tutto sperando che la situazione Covid permetta che si possa correre. Noi abbiamo fatto la nostra parte. Siamo pronti per i tamponi e tutto quello che servirà, in attesa magari del vaccino, che sarà la vera liberazione.

Andrea Lucchetta, Massimo Levorato, presentazione Work Service 2019

Work Service, il ciclismo è una scuola di vita

06.01.2021
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“C’è un nuovo partner, e che partner, per Androni Giocattoli Sidermec. E’ ufficiale, infatti, anche senza la possibilità di far seguire al contratto la più classica delle strette di mano causa pandemia, l’accordo che lega per la stagione 2021 Work Service Group al team di Gianni Savio e Marco Bellini…”.

Il comunicato che il 3 gennaio è rimbalzato nei computer di tutte le redazioni iniziava esattamente così e obiettivamente non ci sarebbe stato niente di clamoroso, in una fase in cui quasi tutte le squadre vanno in cerca di uno spessore per rendere la situazione meno traballante. Solo che questa volta, volendo uscire dalla lettura frettolosa, la notizia è interessante per tutto quello che Work Service rappresenta per il ciclismo italiano, partendo dai giovanissimi e risalendo per gli juniores fino alla continental.

L’azienda ha sede operativa a Padova e si occupa di logistica integrata e servizi industriali. Così, dopo settimane a parlare di strutture troppo grandi fra gli juniores, ci è venuta la curiosità di mettere alla prova Massimo Levorato, classe 1973, che è il Presidente dell’azienda e della squadra. E che nella foto di apertura è con Andrea Lucchetta, alla presentazione 2019 dei suoi team.

La Work Service al Giro del Friuli Juniores 2020
La Work Service al Giro del Friuli Juniores 2020 (foto Scanferla)
La Work Service al Giro del Friuli Juniores 2020
Work Service al Giro del Friuli Juniores (foto Scanferla)
Perché il ciclismo e soprattutto con tanto impegno?

Ho fatto il corridore fino al secondo anno da dilettante. Ho goduto del meglio che si potesse attingere da direttori sportivi appassionati, con la mentalità del buon padre di famiglia. Anni che mi hanno trasmesso una grossa dose di altruismo e la capacità di condividere il lavoro. Per cui a un certo punto restituire tutto quello che ho ricevuto mi è sembrato persino normale. E’ quello che mi motiva e mi gratifica, perché mi permette anche di far passare un messaggio diverso da quello del semplice rincorrere i risultati.

Quale messaggio?

Cerco di sensibilizzare i ragazzi e le famiglie, ma la mia stessa azienda, che si può crescere anche attraverso la competizione.

Parliamo di ciclismo e scuola?

La cultura personale non dipende dal lavoro che fai, perché non sarai ciclista a vita e non ci servono ex corridori che non sono capaci di dire due parole. Per questo chiediamo ai ragazzi anche di avere una buona resa scolastica. Aver studiato serve anche a saper leggere i contratti.

Un punto importante…

Una volta non era così e questo ha determinato anche la vita federale, lasciando che a decidere sia gente che non ha la giusta formazione. Fosse per me, farei una riforma del sistema elettorale, permettendo l’accesso al voto agli addetti ai lavori in base alla loro capacità di incidere sul movimento. Il sistema della delega non va più bene.

Mattia Garzara, Gp San Pietro Viminario, juniores 2020
Mattia Garzara vince il Gp San Pietro Viminario juniores (foto Scanferla)
Mattia Garzara, Gp San Pietro Viminario, juniores 2020
Mattia Garzara al Gp San Pietro Viminario (foto Scanferla)
Ci sono squadre juniores che spingono troppo sul gas, voi siete una delle più grandi.

Il primo intento non è riempire la bacheca con le coppe, qualche anno va bene e qualche anno meno. I nostri direttori sportivi sono tutti laureati in Scienze Motorie e se uno che allena dei ragazzini ha cognizione di quello che fa, è già tanto. Ci sono società che lavorano bene e altre che sono ferme su vecchi schemi e non sempre fanno l’interesse dei ragazzi. Noi siamo ben organizzati, senza l’assillo di stare con i primi. Mi dispiacerebbe passare per uno che vuole farsi pubblicità. Se così fosse, credetemi, sarebbe più semplice sponsorizzare il calcio. Qui ci sono passione e altruismo. Abbiamo i giovanissimi e organizziamo gare.

I risultati però non mancano.

Ma non prendiamo solo i campioni. Abbiamo tanti ragazzi normali che sono voluti venire perché hanno capito che qui si lavora in un certo modo. E nella continental quest’anno abbiamo fatto un grande ringiovanimento, tranne tre elite che però dovranno essere riferimenti per i più giovani.

Che rapporto c’è fra il presidente e i corridori?

Parlerei di cordialità e ascolto. Mi piace capire e discutere anche dei problemi che esulano dall’ambito sportivo. Un atleta è prima di tutto una persona. E a loro chiedo di crescere fino a capire dove si collocheranno nel mondo del lavoro. Quanti sono i professionisti che possono vivere di quello che hanno guadagnato? Pochi, gli altri devono imparare un mestiere. Soprattutto quelli che hanno fatto tanta fatica in cambio di uno stipendio da operaio specializzato. Non tutti riescono.

Samuele Manfredi, San Martino di Lupari (Pd), juniores 2020
Anche Samuele Manfredi è passato di qui. Eccolo a San Martino di Lupari lo scorso agosto (foto Scanferla)
Samuele Manfredi, San Martino di Lupari (Pd), juniores 2020
Anche Manfredi ha corso alla Work Service (foto Scanferla)
Un esempio?

Era convinto che il nostro Zordan sarebbe diventato qualcuno, ma purtroppo non è andata così. Mentre per quello che si vide fra gli juniores, credevo che Moscon non fosse il corridore che è diventato.

Cosa pensa alla luce di questo dei procuratori fra le categorie giovanili?

Penso che da ragazzi il miglior procuratore sia la famiglia, a patto che ci sia dialogo. Non serve altro. Non sempre quel che si vede da ragazzi si conferma negli anni successivi. Quelli forti emergono anche senza qualcuno che vada a proporli in giro… 

In che modo questo spirito si incastra con la scelta di affiancare l’Androni?

Nasce da un’analisi più completa del nostro mondo. La continental è un serbatoio per ragazzi che finiscono la scuola e magari vogliono andare all’Università. Ragazzi cresciuti nelle nostre squadre juniores, che vogliono proseguire nello stesso ambiente. Germani ha fatto una scelta diversa ed è andato alla Francaise des Jeux, una strada legittima che spero lo porti a riuscire anche come uomo. Ma se qualcuno vorrà andare avanti, è giusto che abbia la possibilità di provarci.

Corazzata Work Service: due sedi e 23 corridori

31.10.2020
3 min
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Matteo Berti è il direttore sportivo della Work Service Romagnano. La sua squadra ha una struttura un po’ differente dalle altre realtà sentite in questi giorni. Il team si divide in due grandi sedi, quella toscana e quella veneta.

Una doppia affiliazione, ma un unico team, per questo nelle loro fila figurano 23 juniores. Una vera corazzata.

Al Giro del Friuli hanno vinto una tappa con Christian Danilo Pase
Al Giro del Friuli hanno vinto una tappa con Christian Danilo Pase

Velocisti e scalatori avvantaggiati

«Ci sarebbe piaciuto far fare più attività ai nostri tanti ragazzi – racconta Berti –  ma con le numerose restrizioni non è stato facile. Una stagione normale sarebbe stata gradita vista la nostra rosa! Comunque abbiamo portato a casa sette vittorie e colto diversi piazzamenti importanti. Abbiamo gareggiato a crono e su pista. E se c’è qualcosa di buono che ha fatto questo covid è proprio quello di aver fatto tornare a crescere l’attività su pista.

«Con tipologie di gare molto specifiche a rimetterci sono stati soprattutto quei corridori che vanno bene sui percorsi misti, tutti coloro che non sono velocisti o scalatori. Infatti si sono disputate parecchie gare a circuito piatte o semipiatte e tante cronoscalate e questo non ha dato a tutti la stessa visibilità».

In ritiro nelle due sedi

Il faro della Work Service è stato Lorenzo Germani: 5 vittorie, il titolo regionale, quello di vicecampione italiano e laconvocazione agli europei. Ma anche Mattia Gazzara si è fatto vedere, per lui due trionfi. Bravi anche Samuele Gimignani, Christian Danilo Pase e Vincenzo Russo, che ha colto un successo pur essendo un primo anno.

Per la prossima stagione si continuerà a lavorare con 23 corridori e due gruppi. Da qualche anno hanno acquisito due stabili che faranno da ritiro per i ragazzi. Uno nella zona di Massa e uno nei pressi di Padova. 

«Saranno le due basi – spiega Matteo – poi nei weekend cercheremo d’incontrarci. Durante la settimana i ragazzi si allenano da soli. Noi abbiamo una piattaforma sulla quale possono caricare gli allenamenti e noi li monitoriamo. Le loro bici sono dotate di potenziometro e così riusciamo a seguirli. Inoltre facciamo un paio di ritiri l’anno tutti insieme».

Germani passerà alla Groupama-Fdj Continental
Lorenzo Germani passerà alla Groupama-Fdj Continental

La crescita di Germani

E in uno di quei ritiri in pratica ci è cresciuto negli anni da juniores Germani. Il laziale aveva le idee chiare sin da subito.

«Lorenzo – racconta Berti – da allievo veniva spesso a correre in Toscana. Lo conoscevamo e ci conosceva. Inoltre lui con la scuola era un anno avanti e così da juniores si è trasferito e ha completato gli studi qui da noi. Lorenzo si allenava e poi studiava in quella “casetta” che abbiamo preso per la squadra».

Davvero una grande serietà da parte sua, ma anche del team che lo ha supportato alla grande. E adesso potrà beneficiare di un’importante esperienza all’estero con la Continental della Groupama-Fdj.

Germani

Germani, idee chiare e pedalare. Sentiamolo…

26.09.2020
3 min
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Dopo Antonio Tiberi ecco un altro talento dal Lazio: Lorenzo Germani, ciociaro di Roccasecca (Frosinone), classe 2002.

Il giovane portacolori della Work Service Romagnano è stato secondo al campionato italiano juniores di Montegrotto Terme e ha inanellato poi altri successi nei due anni in questa categoria. Dopo un passaggio non certo facile tra gli juniores, Germani ha trovato fiducia e costanza di rendimento.

Germani
Germani in trionfo al Gp Garfagnana 2019
Germani
Vittoria al Gp Garfagnana 2019
Lorenzo, partiamo dalla corsa tricolore: come è andata? Più gioia o amarezza per la piazza d’onore?

E’ un secondo posto che sa più di amaro che di soddisfazione. Ero contento perché avevo corso bene, ci credevo, ma ho avuto rammarico perché mi è mancato davvero poco (ha perso in volata da Andrea Montoli, ndr).

Avete fatto una fuga lunga…

Siamo partiti a 40 chilometri dal traguardo, prima eravamo un gruppetto di otto corridori e poi siamo rimasti in due. Ho provato a staccare Montoli in tutti i modi ma non ci sono riuscito.

Che tipo di corridore ti senti?

Abbastanza completo direi. Riesco ad adattarmi bene a molti percorsi e a molte situazioni, ma non nelle volate. E mi piacciono le cronometro.

Come dicevamo il tuo primo anno da juniores non è stato facile, ti sei rotto il femore: come è andata?

Era il 9 gennaio e mi stavo allenando. Ho preso una buca e sono finito sul bordo di un marciapiede. Mi sono rotto il femore destro e ho riportato uno strappo nel muscolo vasto mediale della gamba sinistra. E questo mi ha dato molti problemi, però sto recuperando bene.

Cosa hai pensato in quel momento?

All’inizio non ho realizzato bene, sentivo solo un gran dolore. Quando poi ho capito la situazione, ho cercato subito di guardare positivo. In fin dei conti ero un primo anno e avrei avuto tempo per recuperare. Inoltre ho avuto vicino molte persone, a partire dai miei genitori. Sono stato due mesi completamente fermo. Sono anche ingrassato 4-5 chili.

Quando sei risalito in sella?

Il 21 marzo, primo giorno di primavera, una rinascita. E sono tornato in corsa il 28 aprile. Era una gara piatta e sono riuscito a finirla. Mi sono messo a disposizione dei compagni di squadra.

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Il podio del tricolore junior 2020 (da sinistra) Germani, Montoli, Calì (foto Scanferla)
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Tricolori junior (da sin.) Germani, Montoli, Calì (foto Scanferla)
Però, che tenacia!

Sì, ce la metto sempre tutta. La cosa particolare è che il 9 giugno, esattamente sei mesi dopo l’incidente, sono tornato alla vittoria. Era praticamente a casa e sono riuscito a vincere nonostante non fossi in forma. Poi ho conquistato altre due corse, ma quel giorno ho davvero capito che avevo recuperato e che potevo tornare a guardare avanti.

Hai una salita test?

No, qui nella bassa Ciociaria ho diversi percorsi, mi piace cambiare. Per questo preferisco fare gli allenamenti lunghi, quelli di 4 ore. Mentre amo poco gli scatti.

C’è un corridore che ti piace?

Cancellara perché era un vero fenomeno e ha vinto il Fiandre, ma anche De Gent e Wellens. Mi piacciono i corridori che attaccano, che non hanno paura. Mi riconosco in loro perché non si tirano indietro quando c’è da far fatica.

Chi ti ha trasmesso la passione per la bici?

Mio papà Maurizio, lui l’ha presa una decina di anni fa e io l’ho seguito. Lui tra gli amatori e io tra i G3.

Che scuola fai?

Lo scientifico, ma ho già finito perché ho fatto la primina. Per adesso non andrò avanti, voglio vedere come andranno le cose e concentrarmi sulla bici.