Conte e Rebellin, dopo 30 anni ancora insieme

11.03.2021
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Biagio Conte (classe 1968) e Davide Rebellin (classe 1971) erano compagni di squadra alla Mg Boys di patron Danilo Furlan, con Billy Ceresoli sull’ammiraglia. Erano i primi anni 90 e giusto trent’anni fa i due corsero assieme il mondiale di Stoccarda dei dilettanti, in cui Davide colse l’argento sulla porta dei vent’anni.  Oggi si ritrovano ancora insieme alla Work Service, Biagio direttore sportivo e Davide corridore, e la cosa a chi c’era anche allora sembra davvero originale. E sapete qual è la curiosità vera? Chiedere a Conte quanto il Rebellin di oggi sia diverso rispetto a quello di ieri.

«Volete sapere la cosa fantastica?», chiede Conte. «Sono identici. Era pignolo, calmo e riflessivo in ogni cosa che dice, proprio come oggi. Ha sempre curato ogni dettaglio e oggi forse lo fa con ancora più attenzione. Non per niente a 50 anni è ancora competitivo. A Larciano ha pagato le accelerazioni in pianura, anche perché nel 2020 ha fatto solo 8 corse. Ma mi ha detto che se avesse preso il San Baronto un po’ più avanti, sarebbe restato con il gruppo di Nibali. Ed è proprio vero…».

Negli anni da tecnico della Liquigas, Biagio Conte con Mauro Da Dalto
Negli anni da tecnico della Liquigas, Biagio Conte con Mauro Da Dalto
Ti saresti aspettato di vivere questa situazione?

Mai, davvero. Io ho smesso a 35 anni e solo perché mi tarparono le ali, dicendomi che ero vecchio. Avrei continuato più che volentieri. Il ciclismo nel frattempo è cambiato molto. Guardo Valverde che ha 41 anni e guardo anche Nibali che ne ha 37. Se uno è professionista al 100 per cento, dura di più. Anche se Davide è obiettivamente un’eccezione.

Secondo te perché corre ancora?

Sicuramente ha una grandissima passione e comunque ancora il fisico che lo sorregge. Ha una grandissima voglia di stare in sella: che piova o faccia freddo, lui esce. Io in certi giorni proprio tanta voglia non l’avevo! Francamente lo vedo difficilmente in un altro ruolo, non so se lo vedrei a fare il direttore sportivo. Sono cose diverse, te ne rendi conto la prima volta che sali su un’ammiraglia.

A inizio anno, sia tu sia il presidente Levorato, avete parlato di progetto giovani: come lo avete spiegato ai ragazzini l’arrivo di un corridore di 49 anni?

E’ stato difficile e abbiamo voluto dirglielo noi prima che lo scoprissero dai media. Anche perché, proprio in nome del progetto giovani, avevamo rinunciato a prendere e non avevamo tenuto dei corridori fuori quota. Glielo abbiamo spiegato dicendo che per Levorato e la sua azienda è un investimento più ampio. Non abbiamo preso un corridore, ma un fior di professionista che potrà aiutare anche nello sviluppo delle bici Dynatek che appartengono al gruppo.

Come hanno reagito?

Ero incerto, ma sembra che la sua presenza stia diventando un incentivo. Sanno di doversi mettere in gioco, perché un posto in squadra, a meno di problemi, sarà fisso di Davide. Lui però è stato onesto, ha detto di volersi sudare ogni convocazione e di non voler rubare il posto a nessuno. Ci siamo incontrati e dopo aver ricordato i bei vecchi tempi, abbiamo parlato francamente anche di questo.

Che cosa può insegnare Rebellin a un under 23 di primo anno?

Adesso siamo in Istria, all’Istrian Spring Trophy, una corsa a tappe che ci servirà a preparare il Coppi e Bartali. Osservarlo in corsa, vederlo a tavola, vedere la sua quotidianità sarà un’ottima ispirazione. Magari non mangeranno le sue stesse cose, che sono particolari, ma l’approccio con la corsa è decisivo. Oggi ad esempio c’è un prologo di 2 chilometri, non dovranno mangiare chissà quanto…