Biagio Conte (classe 1968) e Davide Rebellin (classe 1971) erano compagni di squadra alla Mg Boys di patron Danilo Furlan, con Billy Ceresoli sull’ammiraglia. Erano i primi anni 90 e giusto trent’anni fa i due corsero assieme il mondiale di Stoccarda dei dilettanti, in cui Davide colse l’argento sulla porta dei vent’anni. Oggi si ritrovano ancora insieme alla Work Service, Biagio direttore sportivo e Davide corridore, e la cosa a chi c’era anche allora sembra davvero originale. E sapete qual è la curiosità vera? Chiedere a Conte quanto il Rebellin di oggi sia diverso rispetto a quello di ieri.
«Volete sapere la cosa fantastica?», chiede Conte. «Sono identici. Era pignolo, calmo e riflessivo in ogni cosa che dice, proprio come oggi. Ha sempre curato ogni dettaglio e oggi forse lo fa con ancora più attenzione. Non per niente a 50 anni è ancora competitivo. A Larciano ha pagato le accelerazioni in pianura, anche perché nel 2020 ha fatto solo 8 corse. Ma mi ha detto che se avesse preso il San Baronto un po’ più avanti, sarebbe restato con il gruppo di Nibali. Ed è proprio vero…».
Ti saresti aspettato di vivere questa situazione?
Mai, davvero. Io ho smesso a 35 anni e solo perché mi tarparono le ali, dicendomi che ero vecchio. Avrei continuato più che volentieri. Il ciclismo nel frattempo è cambiato molto. Guardo Valverde che ha 41 anni e guardo anche Nibali che ne ha 37. Se uno è professionista al 100 per cento, dura di più. Anche se Davide è obiettivamente un’eccezione.
Secondo te perché corre ancora?
Sicuramente ha una grandissima passione e comunque ancora il fisico che lo sorregge. Ha una grandissima voglia di stare in sella: che piova o faccia freddo, lui esce. Io in certi giorni proprio tanta voglia non l’avevo! Francamente lo vedo difficilmente in un altro ruolo, non so se lo vedrei a fare il direttore sportivo. Sono cose diverse, te ne rendi conto la prima volta che sali su un’ammiraglia.
A inizio anno, sia tu sia il presidente Levorato, avete parlato di progetto giovani: come lo avete spiegato ai ragazzini l’arrivo di un corridore di 49 anni?
E’ stato difficile e abbiamo voluto dirglielo noi prima che lo scoprissero dai media. Anche perché, proprio in nome del progetto giovani, avevamo rinunciato a prendere e non avevamo tenuto dei corridori fuori quota. Glielo abbiamo spiegato dicendo che per Levorato e la sua azienda è un investimento più ampio. Non abbiamo preso un corridore, ma un fior di professionista che potrà aiutare anche nello sviluppo delle bici Dynatek che appartengono al gruppo.
A Stoccarda 1991, Rebellin 2° dietro Rzaksinskij e prima di Zberg Dopo l’arrivo di Stoccarda 1991, un Rebellin con l’amaro in bocca A Stoccarda 1991, Italia iride nella 100 km con Contri, Anastasia, Colombo e Peron Ecco il quartetto azzurro in azione: sta tirando Anastasia
A Stoccarda 1991, Rebellin 2° dietro Rzaksinskij. Terzo Zberg Dopo l’arrivo di Stoccarda 1991, con l’amaro in bocca A Stoccarda 1991, Italia iride nella 100 km Il quartetto azzurro: Anastasia, Peron, Colombo, Contri
Come hanno reagito?
Ero incerto, ma sembra che la sua presenza stia diventando un incentivo. Sanno di doversi mettere in gioco, perché un posto in squadra, a meno di problemi, sarà fisso di Davide. Lui però è stato onesto, ha detto di volersi sudare ogni convocazione e di non voler rubare il posto a nessuno. Ci siamo incontrati e dopo aver ricordato i bei vecchi tempi, abbiamo parlato francamente anche di questo.
Che cosa può insegnare Rebellin a un under 23 di primo anno?
Adesso siamo in Istria, all’Istrian Spring Trophy, una corsa a tappe che ci servirà a preparare il Coppi e Bartali. Osservarlo in corsa, vederlo a tavola, vedere la sua quotidianità sarà un’ottima ispirazione. Magari non mangeranno le sue stesse cose, che sono particolari, ma l’approccio con la corsa è decisivo. Oggi ad esempio c’è un prologo di 2 chilometri, non dovranno mangiare chissà quanto…