Venchiarutti è ripartito dalle strade di Martini: bentornato

20.03.2023
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Ieri, alla Per Sempre Alfredo, è ripartita la carriera di Nicola Venchiarutti (terzo da sinistra nella foto di apertura). Interrotta bruscamente quasi un anno fa: il 22 maggio del 2022. La strada che il friulano ha dovuto intraprendere per ritornare è stata lunga, e non è passata solamente dalla forza di rimettersi in bici, ma anche dai Tribunali Federali. E anche se la corsa si è conclusa con un ritiro, il passo è stato decisamente importante.

«Ho ricominciato a correre dalla Per Sempre Alfredo – racconta Venchiarutti con la voce che si fa viva fin dalle prime parole – ora va tutto bene. Ho ancora la gamba sinistra un po’ più debole della destra ma sto molto meglio di un mese fa. Quello che mi manca di più è la forza esplosiva, determinante per fare volate e sprint».

Venchiarutti è tornato a pedalare a fine novembre, ha ripreso anche con un po’ di mtb
Venchiarutti è tornato a pedalare a fine novembre, ha ripreso anche con un po’ di mtb

Fatalità, ma non solo

Un giorno nelle Marche, durante una gara di ciclismo, nella carriera e nella vita di Venchiarutti tutto stava per prendere la direzione sbagliata. Una volata che ha fermato una vita e per poco non ha stravolto anche quella di Nicola. 

«Non è stato piacevole, questo è logico – dice Venchiarutti – Stefano lo conoscevo, era un diesse, uno del gruppo. Sono cose che durante una corsa di ciclismo non dovrebbero accadere, purtroppo c’è stato un susseguirsi di eventi che ha portato a questa fatalità. Sul quel marciapiede, spinti dalla forza del gruppo, siamo saliti in due e Stefano si trovava lì, non ho potuto fare nulla. A causa del processo federale quei video li ho dovuti rivedere più volte. Mi hanno accusato di essere salito deliberatamente sul marciapiede, nel caso avessero confermato questo verdetto sarei incappato in una squalifica. E’ stata una sbandata fortuita, come si vede dalle riprese.

«La corsa di Castelfidardo – riprende – rientra nella categoria nazionale, quindi per regolamento, le transenne vanno messe duecento metri prima e cento metri dopo l’arrivo. Il tutto è successo pochi metri prima dell’inizio della parte transennata, a riguardare la scena più volte, su quel marciapiede, si notano un cassonetto ed un palo della fermata dell’autobus. Un po’ di buon senso avrebbe magari portato a mettere delle transenne qualche metro prima. Al Giro d’Italia la parte transennata parte da chilometri e chilometri dall’arrivo, non è possibile che in una gara nazionale si passi ad appena duecento metri. A Castelfidardo arriva sempre un gruppo numeroso all’arrivo, questo vuol dire volata, ed abbiamo visto, purtroppo, quanto siano pericolose».

Venchiarutti 2022
Il 2022 era iniziato bene con una vittoria a Pontedera ad aprile
Venchiarutti 2022
Il 2022 era iniziato bene con una vittoria a Pontedera ad aprile

10 mesi per riprendersi

Venchiarutti ha affrontato un lungo percorso di riabilitazione, che è passato dalla paura di non poter camminare alla voglia di risalire in bici. 

«Nell’incidente – racconta il corridore della Work Service – mi sono rotto tre vertebre. Una delle tre, la dodicesima, si è frantumata in tanti pezzi che sono finiti anche nel canale midollare. Dall’ombelico in giù ero completamente paralizzato, la sera stessa, all’Ospedale di Ancona mi hanno operato e ho recuperato man mano sensibilità. Mi hanno messo delle barre di ferro al posto della vertebra per sorreggere la colonna. Prima di tornare a camminare è passato tanto tempo: ho iniziato con un deambulatore, poi le stampelle, infine sono passato al bastone. Ho ripreso a muovere i primi passi senza aiuti esterni dopo due mesi. Come sostegno per la colonna vertebrale ho usato un busto di ferro, che ho tolto dopo cinque mesi. Prima lo levavo solamente per fare fisioterapia in acqua, la riabilitazione è durata fino a novembre». 

Pochi giorni prima dell’incidente di Castelfidardo era arrivato anche un ottimo piazzamento al Giro di Sicilia
Pochi giorni prima dell’incidente di Castelfidardo era arrivato anche un ottimo piazzamento al Giro di Sicilia

Poca paura, tanta motivazione

Per un ciclista la bici rappresenta un mondo, un qualcosa che inevitabilmente fa parte della propria vita. Anche nel momento più difficile Venchiarutti non ha avuto la minima intenzione di abbandonarla. 

«Appena entrato nella clinica di Udine che si è occupata della mia riabilitazione – afferma con tono sicuro Venchiarutti – ho sempre detto di voler tornare in bici. Ne parlavo spesso anche con i medici presenti, e se domenica sono tornato in corsa lo devo soprattutto a loro. Non ho avuto paura, il grande timore era quello di non riuscire a tornare a posto fisicamente, ma la volontà c’è sempre stata. Correre domenica ha ripagato tutte le persone che mi hanno aiutato nel mio percorso di riabilitazione. In questo grande gruppo è presente anche la mia squadra: la Work Service, che mi ha rassicurato che se fossi riuscito a recuperare avrei avuto un posto nel team. I medici mi hanno rassicurato che ho la possibilità di recuperare completamente la forza nelle gambe. Il sistema nervoso prevede un recupero più lento ma comunque totale».

Nicola con i medici della clinica di Udine che lo hanno aiutato a tornare in bici
Nicola con i medici della clinica di Udine che lo hanno aiutato a tornare in bici

Risalire in bici

I passi sono stati tanti, Venchiarutti non ha paura di parlare e raccontare le proprie emozioni. Così quelle che ha provato nel riprendere la bici sono state pure, sincere, nate dalla voglia di tornare a fare ciò che più ama. 

«Nel percorso di riabilitazione estremamente lungo – conclude il giovane friulano – ho affrontato diverse fasi. Ho iniziato con il nuoto e delle elettrostimolazioni per dare impulsi alle gambe, appena ho ripreso a stare in piedi sono passato al tapis roulant ed alla cyclette ellittica. Per tornare in sella alla bici ho impiegato ben sei mesi, sinceramente non vedevo l’ora».