E la Muccioli si prepara a salire in ammiraglia

06.04.2021
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Contro il freddo, tra le ragazze e con i direttori sportivi: cosa ci fa Dalia Muccioli ancora in Belgio? La biondina romagnola ha smesso di correre da un paio di stagioni e invece eccola ancora nella Campagna del Nord. E veste in qualche modo ancora i colori della Valcar Travel & Service.

Dalia Muccioli (28 anni a maggio) tra poco salirà in ammiraglia
Dalia Muccioli (28 anni a maggio) tra poco salirà in ammiraglia
Dalia ma cosa ci fai qui?

Sono con la Valcar, la squadra con cui ho corso gli ultimi tre anni. L’anno scorso mi hanno chiamato per queste gare che erano state posticipate ad ottobre, causa Covid. Sono qui per dargli una mano in generale, dare consigli ragazze, ma soprattutto per aiutarle in cucina perché qui si sta fuori parecchi giorni ed è più comodo avere una casa. Avevano bisogno di una cuoca!

Ma non è tutto…

Esatto, nel frattempo “Capo” Arzeni mi ha chiesto se fossi interessata a fare il corso da direttore sportivo e quest’inverno l’ho subito seguito. Ovviamente sono partita dai primi livelli, adesso devo fare solo l’esame che con la pandemia è stato posticipato. Aspettiamo la data. Intanto sono qui, un po’ in cucina, un po’ alle corse. L’anno scorso sono salita anche in ammiraglia, ma quest’anno purtroppo non è possibile. In auto non possono andare più di due persone.

E alle corse qual è il tuo ruolo?

Faccio rifornimento con i massaggiatori, dò una mano alle ragazze a prepararsi… (e le assiste come anche dopo l’arrivo, ndr).

Torniamo ai fornelli: qual è il tuo piatto forte? 

In realtà io amo mangiare e mi piace cucinare, qua invece mi tocca preparare sempre le solite cose: pasta, riso, pollo, pesce… Però apprezzano molto le mie crostate. Mi piace molto cucinare i dolci, ma come ripeto, oltre alle crostate o alle torte di mele non è che si possa fare molto altro. 

Dalia e la “sua” cucina nella casa-ritiro tra le campagne fiamminghe
Dalia e la “sua” cucina nella casa-ritiro tra le campagne fiamminghe
Dalla cucina passiamo all’ammiraglia, che sensazione hai avuto nel salirci? E soprattutto salirci con la con la prospettiva di diventare diesse?

Sicuramente è stato emozionante. Anche perché è proprio vero che finché non ci sei dentro non ti rendi conto di tanti aspetti. Da atleta sali in bici, fai la tua gara e hai finito. In ammiraglia invece ci sono un sacco di responsabilità e tante altre cose da fare prima e dopo la gara. Comunque l’anno scorso durante il Fiandre, la mia prima volta in ammiraglia, sono stata male. Il percorso era molto nervoso, era un continuo su e giù, curve e controcurve (in più c’è la tensione della gara, ndr): Arzeni mi ha guardato e mi ha chiesto se stessi bene. Ero bianca come il latte! Per fortuna che dopo un po’ mi sono ripresa.

Un’ex atleta in ammiraglia, poter dare dei consigli alle ragazze, rivedere situazioni che hai già vissuto: la fatica in bici, i ventagli, certi comportamenti al di fuori delle corse… Capisci adesso un po’ di più il punto di vista del direttore sportivo?

Sì, assolutamente. Come ho detto prima, il direttore sportivo ha veramente tante responsabilità. Anche una parola sbagliata al momento sbagliato può creare problemi. Non è facile rapportarsi con le atlete. Con noi donne poi, non è mai facile.

Dalia tra le ragazze, dopo la vittoria di Chiara Consonni alla Ronde de Mouscron
Dalia tra le ragazze, dopo la vittoria di Chiara Consonni alla Ronde de Mouscron
Alla partenza del Fiandre, Arzeni ci ha detto che gli serve una donna di riferimento in squadra, perché?

Perché anche lui si è reso conto che avendo un gruppo di donne, che io tra l’altro conosco, può essere un buon supporto. Un massaggiatore donna, per esempio, può capire un pochino di più certe cose a livello femminile.

Quali sono le domande più particolari che ti fanno le atlete?

Mi è venuto in mente un flash. Abbiamo fatto il primo ritiro in Puglia a gennaio, dieci giorni ad Ostuni, un giorno ho trovato le ragazze che guardavano il video del campionato italiano che avevo vinto nel 2013.  Mi ha fatto molto piacere. Segno che ci tengono, sono curiose.

Bello, significa che comunque c’è feeling, c’è empatia…

Per il resto domande particolari no, ormai sono tutte atlete professionali e sanno cosa devono fare. Più che altro chiedono quando mangiare in gara, o qualcosa sul il vestiario. Al via della Ronde de Mouscron per esempio, mi hanno chiesto: metto la canottiera? Questa termica è un po’ troppo pesante? Corro con i gambali? Io con gli anni ho imparato a conoscermi, loro ancora no. Allora c’è chi magari soffre più il caldo, chi sente il freddo… Cerco di capire ognuna di loro e trasmettere le mie esperienze. Io sono dell’idea che è meglio coprirsi un po’ di più, perché poi fai sempre in tempo a spogliarti. Per il resto i consigli che gli dò sono quelli di tutti i direttori sportivi: stare davanti, prendere meno vento possibile, crederci fino alla fine…

Riesci a capire quando sono nervose?

Sì – l’espressione della Muccioli benché coperta da cappellino e mascherina sembra dire: sono qui apposta – la tensione gliela leggo in faccia. Proprio per questo cerchiamo sempre di ridere, di fare una battuta in più.

La romagnola con la maglia tricolore. Dopo quel successo passò all’Astana (foto F. Ossola)
La romagnola con la maglia tricolore (foto F. Ossola)
Cambiamo un po’ discorso. Cosa ci dici dei tuoi impegni in ambito cicloturistico?

Lo scorso hanno ho fatto la guida in bici per un hotel di Riccione e adesso dovrei cominciare la stagione estiva sempre con loro. Nel frattempo ho stabilito anche dei contatti con un hotel di Bormio. Con loro c’è in programma di organizzare, sempre quest’estate, degli eventi tutti al femminile. Una quattro giorni in cui ci sarà un incontro con una nutrizionista, con un preparatore, si analizzerà la posizione in bici e si faranno delle uscite.

Ma non stai ferma un’attimo!

Sì, sì! Non riesco a stare ferma. Mi piace molto. Anche con Bmc. Con loro sono stata a Saturnia e anche lì dovremmo organizzare qualche evento con le gravel, sempre tutto al femminile.

Senti, ma la Dalia Muccioli “corridora” si vedrebbe ancora in questo ciclismo?

Ho smesso nel 2019, quindi un anno un anno e mezzo fa e il ciclismo femminile sta crescendo tanto sia a livello di visibilità, che tecnico. Si stanno facendo grandi passi in avanti ed è una cosa molto bella perché comunque anche sul fronte economico gli sponsor sono più grandi, quindi sì, mi piace starci. Dal punto di vista della voglia di correre invece dico no! L’altro giorno alla Ronde de Mouscron, per esempio, sono salita sul camper mentre si cambiavano e pensavo: poverine, con questo tempo. Ci sono tre gradi e nevica. Ecco, gareggiare non mi manca.

Ma la passione c’è. E infatti Dalia è qui: tra bici, gare, atlete e crostate.

Ronde de Mouscron, dalla neve lo sprint della “Conso”

05.04.2021
5 min
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«Ragazze – grida la Consonni al settimo cielo – le ho saltate da Dio!». Poi le piovono addossi gli abbracci delle compagne della Valcar&Travel Service che arrivano alla spicciolata sotto la nevicata improvvisa. Sì, avete capito bene. A Mouscron, sulla corsa organizzata da Jean Luc Vandenbroucke, a un certo punto si è messo a nevicare ma a quel punto le ragazze erano lanciate verso l’arrivo nell’ultimo dei 10 giri della gara all’indomani del Fiandre. Qualcuna piange per l’emozione e ridendo si lascia andare a una battuta sulla necessità di invertire la squadra A e la squadra B. Piange anche Martina Alzini, forse per l’emozione, ma soprattutto per il freddo, dato che non si riesce a chiuderle il giubbino. Poi comincia la festa delle foto insieme. E quando si coniugano le parole festa e Consonni, siate sicuri che quel che inizierà non passerà inosservato.

A Mouscron, la Valcar ha tenuto cucita la corsa fino alla volata
Mouscron, la Valcar ha tenuto cucita la corsa fino alla volata

Sempre in ritardo

Un passo indietro. La mattina è rigida e le ragazze fanno una gran fatica a scendere dal camper. Alcune escono, si scaldano un po’ sui rulli e poi rientrano. Si parte alle 14, ma si sta facendo tardi e non sono ancora uscite tutte. L’ultima è Chiara Consonni, appunto, che ieri ha corso a Oudenaarde chiudendo in 42ª posizione. Ha l’espressione trafelata della scolara che sta facendo tardi a scuola, ma trova un secondo per rispondere alla domanda: è il tuo giorno?

«Mi piacerebbe – dice – ci vorrebbe proprio».

Poi se ne va, rincorsa dai bonari improperi di Davide “Capo” Arzeni, che le ha accompagnate alla partenza e, guardando il finale in leggera ascesa, scuote il capo e fa gli scongiuri. Alcune delle ragazze che hanno corso ieri al Fiandre – Balsamo, Guazzini e Persico – sono rimaste a casa per tirare il fiato in vista della Scheldeprijs di mercoledì. 

Volata senza storie alla Ronde de Mouscron: prima Consonni, il resto alle spalle
Volata senza storie: prima Consonni, il resto alle spalle

Valcar compatta

Al suono della campana, Chiara è a centro gruppo a stringere i denti come tutte le altre. Il circuito misura 12,5 chilometri con tre blandi dislivelli e l’arrivo nella Grand Place. Non è tanto per la corsa in sé quanto per il fatto che si corra all’indomani della sfacchinata del Fiandre. Però quando hai talento e nelle gambe 3 mondiali e 6 europei su pista, non può essere certo una rampetta del genere a farti paura. E infatti quando dalla curva in fondo spuntano le prime ragazze, la maglia rosa fluo della Valcar è già in testa con una bicicletta di vantaggio. Il gioco è riuscito alla grande. La Valcar ha tenuto il gruppo cucito e la Movistar ha fatto il resto. 

L’avevi detto stamattina…

Sono arrivata qui con la voglia di vincere e di farmi vedere, perché non avevo fatto le prime gare con lo spirito giusto. Potevo fare bene alla Gand-Wevelgem e a De Panne, ma non ci sono riuscita. Sono arrivata motivata, anche se con i 150 chilometri di ieri non è stato facile. La mia squadra ha fatto un lavoro grandissimo. Volevamo arrivare in volata e tenere la corsa chiusa. Devo tanto a loro.

Quanto eri davvero stanca?

Se ieri sera mi aveste chiesto come sarebbe andata la gara di oggi, avrei detto: male. I primi chilometri ero molto ingolfata. Ho avuto solo 24 ore per recuperare un Fiandre, in cui penso di aver fatto una grande prestazione. Ma oggi ho vinto. L’ho fatto per la squadra, gli sponsor, il mio preparatore, il presidente, per dare motivazioni a tutto l’ambiente.

Primi giri nascosta e finale da maestra: tutto programmato?

I primi giri non mi sentivo per niente bene, ho avuto paura. Poi però ho visto che la Movistar ha fatto un treno perfetto, ma le ha lasciate troppo presto e ne ho approfittato. Ho detto: «Adesso do tutto!».

Stamattina perché non volevi scendere dal camper?

Stavo rischiando di non partire (ride di gusto, ndr). Non ero moto agitata, però ero abbastanza stanca. Non era una gara così impegnativa come quella di ieri, ma ci tenevo a fare bene.

Cosa farai adesso?

Non so se correrò mercoledì. Poi si torna a casa. Vado a correre a Valencia. E alla fine si va in pista, ma non so se ci saranno gare.

Mentre camminiamo assieme alla chaperon del controllo medico verso la Permanence, Chiara si ferma a fare la foto con un tifoso. Sul palco ha addentato un gallo di cioccolata che le hanno offerto in dono e ha ancora attorno alla bocca il segno della cioccolata. Un po’ sembra matta, un po’ è certamente monella e forse per questo tutti le vogliono bene. Appuntamento a domani, per stasera basta così.

«Ma voi continuate a venire alle corse – dice lei e Arzeni le dà man forte – quando ci siete voi, le cose ci vanno sempre bene».

Invito raccolto, noi ci siamo e ci saremo ancora.

Guazzini e la Valcar, pronte a ripartire dopo la Gand

30.03.2021
4 min
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Anche in Belgio splende il sole e c’è aria di primavera. E le ragazze della Valcar – Travel & Service si godono il meritato relax dopo la Gand-Wevelgem. Prima però la pandemia impone i controlli e così nel lunedì post gara ecco che le atlete di Davide Arzeni fanno l’ennesimo tampone da inizio stagione. In tutto ciò Vittoria Guazzini si concede ai “nostri microfoni”.

Italia protagonista alla Gand: in fuga Elisa Longo Borghini e Soraja Paladin
Italia protagonista alla Gand: in fuga Longo Borghini e Paladin

A tutta per chiudere

Domenica scorsa però hanno fatto un garone per Elisa Balsamo. E una della più attive nel chiudere il buco sulle due attaccanti, tra l’altro italiane, Elisa Longo Borghini e Soraja Paladin, è stata Vittoria Guazzini.

«Avevamo le idee chiare – racconta la Guazzini – sapevamo della grande forma di Elisa Balsamo, volevamo portarla in volata e abbiamo fatto di tutto per chiudere sulle due fuggitive. Poi peccato il risultato, ma si sa ogni volata ha una storia a sé. Elisa è stata anche un po’ sfortunata e forse ha pagato un po’ quell’ultimo ventaglio che ha preso. Lì, tutte noi abbiamo sprecato molto e in certe corse, dopo quasi quattro ore di gara a tutta, più che lo spunto contano le energie rimaste.

«Io? Io ero stremata a fine gara, però ero anche contenta per il lavoro fatto (come nella foto di apertura, ndr). Davvero ero a tutta. Il potenziometro? Credetemi, quella è l’ultima cosa che ho guardato e a cui penso. Sulla schermata del mio computerino in gara ci sono i chilometri e il tempo.

«In certi momenti ho detto ad Elisa che avrei mollato un po’, che avevo bisogno di respirare altrimenti sarei saltata. E’ importante conoscersi, “recuperare” un po’ e poi spingere fino alla fine. Sono cose che si imparano col tempo».

Le ragazze della Valcar nella loro casa-ritiro per la Campagna del Nord
Le ragazze della Valcar nella loro casa-ritiro per la Campagna del Nord

Muccioli regina di casa

Anche se non è una WorldTour la Valcar sta assumendo sempre più i connotati della grande squadra. Il team cresce costantemente, ha un ottimo vivaio e i risultati si vedono. Ed ormai la Campagna del Nord è tappa fissa per le ragazze di Arzeni.

Quest’anno hanno preso un appartamento. A fare da padrona di casa e a gestire il tutto è una certa Dalia Muccioli che, oltre a dispensare piatti, dispensa anche consigli. La romagnola aveva corso con la Valcar fino al 2019, anno del suo ritiro dalle gare.

«Eh sì, Dalia era con noi anche lo scorso anno – racconta la Guazzini – Ha smesso, ma ci segue qui al Nord. Lei ci assiste, prepara da mangiare. Noi davvero non dobbiamo pensare a niente quando rientriamo da gare e allenamenti. Ci dà anche dei consigli. Siamo apposto sotto questo punto di vista!».

Vittoria Guazzini (20 anni) è anche una delle colonne portanti delle azzurre in pista
Vittoria Guazzini (20 anni) è anche una delle colonne portanti delle azzurre in pista

Guazzini da Nord

Vittoria e le sue compagne resteranno al Nord per una ventina di giorni almeno. In questa stagione già avevano assaggiato le strade del Belgio e continueranno a farlo per qualche altra settimana.

«Il bel tempo sta rendendo piacevole questo soggiorno belga. Noi siamo tranquille nella nostra casa. Dovevamo tornare dopo la Roubaix, ma non si è capito se la faranno oppure no. In ogni caso faremo la Dwars door Vlanderen di domani, il Fiandre e poi altre due gare, prima dell’eventuale Roubaix. Non tutte le faranno tutte: ci sarà una rotazione. Si tratta comunque di settimane impegnative, con gare lunghe e dure. Sono alla mia terza campagna del Nord e devo dire che mi piace molto. Queste sono le mie corse».

Elisa Balsamo (a destra) quarta sul traguardo della Gand. Vittoria per la Vos
Elisa Balsamo quarta sul traguardo della Gand

Balsamo leader

Vittoria e le sue compagne anno dopo anno acquisiscono forza ed esperienza, elemento imprescindibile per queste gare.

«Stiamo crescendo e sto crescendo – conclude la Guazzini. Il primo anno ero venuta al Nord per fare esperienza. L’anno scorso, nonostante la stagione particolare, la campagna del Nord l’abbiamo portata a casa. E adesso eccoci. Non siamo più quelle che “semmai cerchiamo di arrivare in volata”. No, adesso sappiamo i nostri valori e quello che possiamo fare. E in queste corse, con questa altimetria non esagerata, ce la giochiamo anche con le squadre WorldTour. Noi abbiamo pagato un po’ più di altre l’annullamento di alcune gare ad inizio stagione perché avevamo fatto molta pista, un certo tipo di preparazione e quelle corse ci sarebbero servite per trovare il ritmo, ma sentiamo che miglioriamo di gara in gara.

«Spazio per me? Non lo so, sono sincera. Siamo un gruppo compatto e con una Balsamo così c’è poco da discutere se lei arriva davanti. Poi si sa, le gare vanno anche in un certo modo e se ci sarà occasione cercherò di farmi trovare pronta».

Balsamo vincerà a Cittiglio: parola di “Capo” Arzeni

23.03.2021
3 min
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Sarà che quelli della pista vanno spesso cauti nelle previsioni su strada, ma il giorno dopo la cautela di Ganna alla Sanremo (poi smentita da una prova maiuscola), Elisa Balsamo a Cittiglio ha parlato di sé mettendo le mani avanti e ha poi centrato il settimo posto.

«Sapevo che nelle prime corse sarei stata un po’ penalizzata – diceva la piemontese alla partenza – perché durante l’inverno ho fatto quasi solo pista e l’annullamento delle gare in Spagna ci ha impedito di adattarci alla strada. La vittoria in Belgio al Gp Oetingen è stata inaspettata, ma anche il 12° posto del mercoledì alla Nokere Koerse è stato un buon piazzamento in una corsa estrema. Ma il Trofeo Binda è troppo duro per la Elisa di questo momento. Però correre in casa è sempre bello».

La Strade Bianche è stata pesante per la poca attività su strada
Strade Bianche pesante per la poca attività su strada

Il piano del Capo

Certe corse vanno secondo i numeri, ma a volte una buona strategia può fare la differenza. E quella del “Capo” per il Trofeo Binda era sufficientemente diabolica per funzionare.

«Se davanti si fossero guardate un po’ – dice Davide Arzeni, tecnico della Valcar&Travel Servicessaremmo rientrati e magari ci sarebbe scappato un podio. Siamo stati sfortunati, perché mezza squadra s’è disfatta fra guai fisici e problemi meccanici. Altrimenti, visto che dalla fuga era rimasta fuori anche la Sd Worx, si poteva puntare a chiudere. Elisa Longo Borghini ha fatto un’impresa straordinaria, ma se non si fosse mossa, c’era quasi la possibilità di arrivare con un gruppo di 25 e allora cambiava tutto».

Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo Marianne Vos
Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo Marianne Vos

Strada e pista

Il quadro è chiaro. Mentre il venerdì tutte le stradiste erano sul percorso di Cittiglio a fare le prove generali, le ragazze della Valcar erano a Montichiari girando in pista.

«Quest’anno – sorride Arzeni, che al momento si trova in Belgio – dobbiamo giocare in difesa, non avendo fatto preparazione su strada. Sapevamo che c’erano cinque ragazze più forti e che avremmo dovuto limare per non fare i fuori giri che ci avrebbero impedito di arrivare bene in fondo. Per questo l’avete vista sempre in gruppo e in grande controllo: ci eravamo detti di fare proprio questo. Ma detto questo, io credo che in futuro, Elisa possa andare a Cittiglio per vincere. Se devo fare un paragone con un professionista, la vedo molto simile a Valverde. Nelle gare veloci è già adesso una sicurezza, ma credo che presto possa arrivare anche in una Liegi».

La piemontese ha vinto la volata per il 7° posto a 2’46” da Balsamo
La piemontese ha vinto la volata per il 7° posto a 2’46” da Balsamo

Dopo Tokyo

E qui la proiezione futura è esaltante. Con Tokyo come orizzonte più immediato, è evidente che fino ad agosto la pista sarà il faro della sua arrività.

«Certamente – conferma Arzeni – anche se da ora e fino all’Amstel, parleremo soltanto di attività su strada. Poi, nell’anno dopo Tokyo, faremo una stagione dedicata integralmente alla strada. Si seguiterà ad andare in pista ogni 15 giorni e durante l’inverno, perché in pista si fanno lavori utili anche su strada, ma una bella stagione su strada per capire di cosa saremo capaci da grandi è davvero una bella prospettiva».

Arzuffi, altre due settimane di cross, poi la Valcar

11.02.2021
4 min
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Alice Maria Arzuffi è ancora alle prese con il ciclocross. In Italia le corse sono finite, ma è pur vero che da questo punto di vista la ragazza di Giussano è belga fino al midollo, quindi ha ancora davanti due weekend di attività, che porteranno il bilancio stagionale poco intorno a quota 25. Lo scorso anno, senza il Covid, lo score fu superiore a 30. Davvero tanto!

Ventisei anni e gli occhi sempre azzurri, Arzuffi è tornata alla Valcar in cui aveva già corso nel 2019 e da cui tutto sommato non sarebbe mai andata via. Fu costretta dal momento difficile attraversato dalla società nel settembre del 2019, di cui ci ha raccontato anche il presidente Villa. A quel punto, visto che stava per aprirsi la parentesi cruciale del cross, Alice (che comunque è tesserata per le Fiamme Oro) ha deciso di tornare alla Bizkaia Durango, squadra basca, per correre nel cross con il Team 777.

Alice Maria Arzuffi, Lecce 2021
Quest’anno Alice Maria Arzuffi ha conquistato il tricolore elite a Lecce
Alice Maria Arzuffi, Lecce 2021
Quest’anno ha conquistato il tricolore elite a Lecce

«Ma dato che il mio allenatore è Davide Arzeni – dice – il fatto di tornare alla Valcar mi permette di avere una gestione perfetta fra strada e cross. Per cui mi prenderò due settimane di stacco e sarò pronta per il debutto alla Freccia Vallone e alla Liegi. Certo, non sarà un debutto banale: la squadra sa che andrò per aiutare, perché non potrò essere pronta subito. Ma quest’anno sono super motivata anche su strada. Quando fai parte di un gruppo così forte, è normale essere stimolati. Credo di poter centrare buoni risultati nelle classiche. Nelle classifiche generali, la mia preparazione non mi permette di ottenere risultati clamorosi».

Eppure forse per caratteristiche sarebbero il tuo pane quotidiano?

Esatto. Credo che per fibre muscolari e caratteristiche atletiche, potrei essere un’atleta da corse a tappe. Sono fatta più per le gare di endurance che per i 50 minuti a tutta del cross. Ma ugualmente il cross rimane la scelta principale.

Per te questo è chiaro: non si tratta di un riempitivo dopo la strada…

E’ assolutamente una prima scelta. Lo dimostra il livello cui sono arrivati gli uomini con Van der Poel e Van Aert, ma anche le gare femminili in Belgio e Olanda sono molto cresciute. Una come Lucinda Brand che prima veniva per divertirsi, adesso ne ha fatto la sua scelta primaria. A mio giudizio invece in Italia la specialità è sottovalutata. Siamo in due, massimo tre a seguire l’attività internazionale in Nord Europa e francamente è triste.

Ci sono giovani in arrivo.

E magari adesso forse si smuove qualcosa. Servirebbe che i team decidessero di fare attività internazionale. Lasciando stare la stagione del Covid, in Italia ci sono 4 gare internazionali all’anno, in Belgio ce ne sono 25. Anche per questo il livello degli atleti di lassù è così alto.

Sfinita agli europei 2020 di s’Hertogenbosch
Sfinita agli europei 2020 di s’Hertogenbosch
Cosa porterai con te di questa esperienza nel cross?

Tantissima esperienza. Non avrei vinto tante gare senza questa scelta di vita. Prima non ero preparata tecnicamente, adesso so parlare della mia bici, delle scelte tecniche sulle corone, ad esempio, e posso ragionare sulla pressione delle gomme. E poi mi porto via la consapevolezza di quanto sia grande questo sport ed è quello che mi piacerebbe trasmettere agli italiani. A volte penso che vorrei fare il cittì. Servirebbero squadre di cross che d’estate corrano su strada, in modo da dare un programma completo. Altrimenti finirà come sempre che lo junior forte lo mandano su strada…

Per 4 volte tricolore dal 2013 al 2016, qui a Monte Prat 2016
Per 4 volte tricolore dal 2013 al 2016, qui a Monte Prat 2016
Onore alla scelta di Masciarelli, allora?

Merita ammirazione. Ai mondiali ho parlato anche con suo padre, che si è trasferito lassù per dare un’occasione a Lorenzo, ma si sono dati un limite di tempo. Se non dovesse emergere per stare fra i top 10 a livello mondiale, ripiegherà sulla strada.

Parliamo della strada allora, quali sono le tue corse?

Sicuramente le mie preferite sono Amstel e Fiandre. Negli ultimi anni non ho fatto le classiche, perché ad aprile non sono al top della forma, ma sono certamente un obiettivo cui punterò nella mia carriera. E allora magari con il cross mi fermerò dopo il mondiale.

Nel 2020 ha corso su strada con la Bizkaua Durango e nel cross con la 777
Nel 2020 ha corso su strada con la Bizkaua Durango e nel cross con la 777
E la Roubaix?

E’ quella con più affinità con il cross, ma non diciamolo ad Arzeni, perché è troppo vicina al mio rientro. Lo stacco che dovrò fare servirà per recuperare a livello fisico e anche mentale. Potrei tirare dritto, perché la condizione è migliore rispetto a tante che non hanno gareggiato, ma non ho nelle gambe la distanza che serve.

Provata la nuova Cannondale?

Non ancora, ma sono stracontenta di averla. Non vedo l’ora di cominciare, ma adesso sarà meglio pensare al cross. Sabato scorso c’era la neve e guardando le foto che pubblicano le ragazze lassù, sarà comunque freddissimo.

Chiara ed Elisa: gli opposti che si attraggono

24.01.2021
< 1 min
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Nome. Cognome. Anno di nascita… Inizia così questo viaggio divertito e divertente nella stanza di Elisa Balsamo e Chiara Consonni nel Rifugio Sapienza, ai piedi della magia dell’Etna.

Due giovani campionesse della pista, con storie diverse alle spalle e personalità diametralmente opposte. Le abbiamo fatte sedere davanti alla telecamera, sottoponendo loro domande identiche.

Ci sono momenti in cui si deve essere seri e altri in cui si può scherzare. Davanti all’obiettivo di bici.PRO, Elisa e Chiara hanno tirato fuori la loro simpatia, la personalità e il loro essere ragazze vere e splendide. Il futuro della nostra pista è in ottime mani.

La Valcar di Arzeni sfida il mondo senza paura

23.01.2021
5 min
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«Sfidare le grandi, guardandole negli occhi. Questo cerco d’infondere alle mie ragazze». A Davide Arzeni non manca di certo la grinta.

La sua Valcar-Travel&Service ha concluso da pochi giorni, il suo ritiro in Puglia. Per la precisione ad Ostuni. Con il ds lombardo abbiamo fatto un punto in vista della stagione che sta per iniziare. La sua squadra, non è una WorldTour ma è tra le più temute e vincenti in assoluto.

Davide, come mai siete andati in Puglia?

Ho scelto Ostuni perché conosco bene quelle zone. Nell’entroterra ci sono molte colline con salite di 3-4 chilometri, non dure ma ideali per allenarsi. E poi perché in quei giorni a Lecce, non lontano, c’erano gli italiani di cross e avevo la Persico e la Arzuffi, così le avrei potute supportare meglio.

Le ragazze di Arzeni tra gli uliveti pugliesi
Le ragazze di Arzeni tra gli uliveti pugliesi
Come lavoravate?

Risveglio muscolare al mattino e poi tanti chilometri. Abbiamo lavorato sul fondo. Il pomeriggio poi un po’ di palestra, dei test, riposo.

Hai parlato della Arzuffi, partiamo da lei. Alice è un ritorno…

Sono il coach dell’Arzuffi dal 2011, anche quando era in altri team. Si sapeva che la sua partenza sarebbe stata solo di passaggio. Lei voleva fare molto ciclocross, noi puntavamo più sulla strada. Quest’anno ha fatto meno gare di cx e sono convinto che potrà fare molto bene su strada, sarà più fresca. Non so di preciso quante ne ha fatte, ma non le sue solite 35. In più abbiamo cambiato un po’ la preparazione. Di solito partivamo forte nel cross per fare bene agli europei e nel Superprestige, quest’anno invece abbiamo puntato sul finale: italiani (vinti, ndr) e mondiale.

Che caratteristiche ha su strada Alice?

Per me, potrà sembrare un paradosso, ma lei è più stradista che crossista. Può andare forte nelle corse lunghe, perché ha grandi doti di fondo e resistenza, quindi penso alle classiche del Nord: Fiandre e Liegi.

Passiamo alla regina: Elisa Balsamo…

Il suo obiettivo sono le Olimpiadi su pista. E anche per lei abbiamo cambiato un po’ la preparazione. Senza Coppa del mondo in pista ha lavorato molto di più su strada rispetto agli altri anni. Ma ha continuato ad andare in pista un paio di volte a settimana. Questo per me le fa bene. Ha preso meno freddo e quei lavori se li ritrova anche su strada. Sarà più pimpante ad inizio stagione. E il ritiro che ha fatto in questi giorni in altura sull’Etna anche se è finalizzato a Tokyo le servirà anche per la strada. Fino alle classiche del Nord farà bene, poi diminuirà drasticamente l’attività su strada.

In percentuale quanto ha aumentato i carichi negli anni Elisa? 

Lei è un patrimonio del nostro ciclismo che va tutelato. Ricordiamo che parliamo di una ragazza che ha 22 anni e ancora non ha raggiunto il suo picco. Quanto ha aumentato: in chilometri non so, anche se adesso fa anche 5 ore, più che altro sono aumentate le intensità di lavoro. Dopo le Olimpiadi alzeremo l’asticella su strada.

La Valcar in ritiro ad Ostuni…
La Valcar in ritiro ad Ostuni…
Cioè non correrà più su pista dopo Tokyo?

No, la pista non deve mollarla! Dico che magari nel 2022 farà più strada, anche perché dal 2023 deve pensare a Parigi 2024.

Ci sono poi le due ragazzine terribili che hai preso: Eleonora Gasparrini e Matilde Bertolini…

Entrambe mi hanno fatto una buonissima impressione soprattutto per la voglia di lavorare e di crescere. Si sono messe a disposizione del team. La Gasparrini ha doti importanti, non dico che potrà subito vincere nel WorldTour, ma le corse appena inferiori sì.

Atlete così giovani subiscono il fascino di campionesse come Arzuffi e Balsamo?

Sì, per loro sono esempi importanti. Si trovano un po’ a rivivere il percorso proprio di Elisa. Per adesso sono silenziose quando si scherza, ma con una ragazza come Chiara Consonni sono certo che questo silenzio durerà poco. Non puoi stare a dormire! Prima o poi ti coinvolge.

Chiara Consonni che obiettivi avrà quest’anno?

Anche per lei l’obiettivo sono le Olimpiadi su pista. La mia idea è quella di darle più spazio perché non deve essere solo colei che tira le volate alla Balsamo. Già ha avuto le sue occasioni, ma un qualcosa di più se lo merita, anche perché è al quarto anno U23 e sta maturando.

Valcar
Elisa Balsamo e Chiara Consonni e la vittoria alla Vuelta 2020
Valcar
Elisa Balsamo e Chiara Consonni e la vittoria alla Vuelta 2020
E’ una ragazza che sbatte i pugni sul tavolo? Ne hai di atlete così?

Ce l’avevo (il riferimento è a Marta Cavalli, ndr)! Lei voleva più spazi. Ma come ho già detto noi restiamo suoi tifosi. In generale – Arzeni fa una piccola pausa – di questo gruppo mi sorprende… il gruppo. Guazzini, Pirrone, Sanguintetti, Persico… tante e tutte si sacrificano per il team.

La Deignan ha dichiarato che ormai si sente la differenza tra squadre WorldTour e le altre. Cosa ne pensi?

Io non mi sento inferiore a nessuna squadra – risponde con decisione ed orgoglio Arzeni – Le mie ragazze guardano le avversarie negli occhi. Le sfidano. E bene se ci sottovalutano. Noi comunque anche essendo professional abbiamo vinto gare WorldTour. Okay, nel complesso saranno anche più forti quelle formazioni, ma abbiamo budget totalmente diversi. Negli anni siamo sempre cresciuti un po’. Io non sono solo il loro ds, ma anche il loro preparatore: so quanto vanno forte loro e quanto le altre. Nelle gare veloci credo di avere una delle squadre più forti al mondo, fatta di tante giovani. Abbiamo uno dei treni più forti del pianeta.

Balsamo sull’Etna con lo sguardo verso Tokyo

22.01.2021
5 min
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Elisa Balsamo pedala sempre in testa al gruppo, l’Etna sullo sfondo, con la sua maglia azzurra e la Cannondale gialla della Valcar-Travel&Service. Non la vedi fare selfie o acrobazie in mezzo alla strada, come se là davanti portasse sulle spalle il gruppo di cui per risultati e carisma sta diventando il riferimento. Questo non significa che sia una ragazza seriosa e poco incline allo scherzo, perché quando poi c’è da mollare, è una di quelle che più sta al gioco e sa sorridere e spesso anche ridere. E’ probabilmente un fatto di concentrazione, l’aver capito di essere sulla porta di una nuova dimensione.

«Le ultime due gare del 2020 – dice – quindi Madrid e l’europeo, sono state molto incoraggianti. Sono carica, non vedo l’ora di ricominciare. Nella speranza che le gare riprendano…».

Balsamo, Guazzini, Alzini, Consonni, ottima base per il quartetto olimpico
Balsamo, Guazzini, Alzini, Consonni, ottima base per il quartetto olimpico

Da Noto all’Etna

Il ritiro della nazionale si è spostato dal velodromo di Noto al Rifugio Sapienza, tra le raffiche di vento e il pinnacolo di fumo sulla cima dell’Etna che proprio nei giorni dell’arrivo delle azzurre ha regalato lo spettacolo di un’eruzione. Il ragazzo del bar dice che qui con la montagna c’è un rapporto così stretto, che lui per primo sfrutta ogni occasione per camminare sui sentieri neri di lava per percepirne la forza.

Al mattino, dopo la ginnastica delle 8,30, il mini convoglio azzurro scende verso Catania sui furgoni e svolge il proprio allenamento al livello del mare. Poi, concluso il programma, si torna a dormire ai 1.910 metri del Rifugio. E mentre fuori la temperatura è sotto zero, all’interno del Sapienza le ragazze fanno esercizi a corpo libero e dopo cena si sfidano in interminabili partite di burraco. Ci sono i telefoni e i social e ogni tanto vedi che una o l’altra si distrae leggendoci dentro qualcosa. Ma la tendenza è vederle in gruppo facendo qualcosa insieme, come in un bel team. E le risate, le battute, il prendersi in giro dimostrano che la squadra c’è. E lo staff azzurro di Salvoldi e Sangalli (accompagnati questa volta dall’osteopata Saul Barzaghi e dal meccanico Andrea Foccoli) ha fatto un bel lavoro.

Sul telaio della Cannondale di Elisa Balsamo, la sua figurina sorridente
Sul telaio della sua Cannondale, la figurina sorridente

Vulcani lontani

Sulla montagna ci sono anche Luca Chirico e Mattia Viel della Androni, che avrebbero dovuto cominciare alla Vuelta San Juan e hanno dovuto spostare tutto in avanti fino al Laigueglia del 4 marzo. Mattia è amico di Davide Plebani, compagno di Elisa Balsamo, così capita che quando il bergamasco chiami dalle Canarie, in cui è in ritiro con la nazionale di Marco Villa, la telefonata la prenda Viel. Per scherzare un po’ e salutarsi da due vulcani così lontani.

«Dice che hanno sempre 25 gradi – scherza Balsamo – e che fuori dalle stanze hanno una piscina enorme. Invidia…».

Poi il discorso riprende e la piemontese, trapiantata a Sarnico, racconta di sé e dei suoi obiettivi di stagione.

Pensi che dopo Tokyo sceglierai da che parte stare, se strada oppure pista?

A me piacerebbe portarle avanti ancora entrambe. In realtà se mai ricominceranno a fare le sei Giorni invernali, in cui avevano iniziato a coinvolgere anche le donne, sarei curiosa di parteciparvi, perché sono uno spettacolo indescrivibile.

Balsamo-Fidanza, due ragazze d’oro della pista azzurra
Balsamo-Fidanza, ragazze d’oro della pista azzurra
Pensi mai che Tokyo potrebbe essere alla fine solo una grande illusione?

Non voglio pensarci, davvero. Se dovessi farlo, probabilmente non avrei la forza di alzarmi tutti i giorni e di stare qui ad allenarmi. Quindi l’idea di tutte noi è quella di farci trovare pronte, lavorare per l’appuntamento e sperare che nel frattempo le cose possano migliorare.

Prima della Sicilia con la nazionale, la Puglia con la Valcar. Ci sono differenze fra i due ambienti?

Alla fine fra noi ragazze non ce ne sono molte, per certi versi siamo le stesse. Sicuramente con la squadra il clima è più rilassato, perché come ho sempre detto quel gruppo per me è davvero come una famiglia. Qua con la nazionale le cose sono più ordinate, precise, schematizzate, programmate.

La collaborazione fra squadra e nazionale prosegue bene?

Sono due realtà che collaborano molto. Il motivo per cui ho deciso di andare avanti con la Valcar, oltre al fatto che mi trovo molto bene, è proprio perché si riesce ad avere questo tipo di collaborazione.

Elisa con Silvia Zanardi in una delle serate sull’Etna giocando a burraco
Elisa con Silvia Zanardi in una delle serate sull’Etna
Pensi che il ricambio generazionale del vostro ciclismo sia prossimo come sembra stia per accadere tra i professionisti?

In pista penso sia prossimo, perché siamo tante giovani ad andare forte. Su strada invece credo che alcune di loro, delle ragazze più esperte, abbiano ancora tanto da dare.

Ti senti già una che in gruppo guardano perché può decidere la corsa?

In realtà non ancora. Anzi, mi piace pensare di essere quella che ogni tanto viene sottovalutata e spara la sorpresa.

Una risata di gusto, gli occhi che ridono e dicono: adesso scusate ma devo andare. Ho lasciato la Consonni da sola in camera e non so che cosa potrebbe combinare…

Persico, una dinastia a pedali: Silvia racconta…

19.01.2021
4 min
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Silvia Persico tra strada e ciclocross non perde mai la voglia di andare in bici, seguire i propri sogni e rendere orgogliosi i suoi fratelli. Sono cinque e tutti hanno corso in bicicletta. A volte pensa a quando da ragazzini andavano a casa della nonna in montagna e tra loro facevano le gare che, naturalmente, era sempre lei a vincere. 

Com’è nata la tua passione per il ciclismo ? 

Ho cominciato quando avevo sette anni un po’ per caso. Vicino casa mia c’era una pista dove vedevo allenarsi sempre diversi ciclisti. Così, il giorno del mio compleanno chiesi ai miei se potevo ricevere come regalo una bici da corsa. Una richiesta, forse, un po’ inusuale da pare di una bambina. I miei ebbero alcune difficoltà nel trovarne una della mia misura, decisero di iscrivermi in una squadra e trovarono subito quella adatta a me. Da quel momento non ho più smesso. Il ciclocross invece l’ho scoperto più tardi tramite Arzeni, il mio preparatore

SIlvia corre su strada con la Valcar, ma ammette di preferire il cross
SIlvia corre su strada con la Valcar, ma ammette di preferire il cross
Cinque figli, tutti siete saliti su una bici da corsa…

Ho cominciato prima io, poi mio fratello maggiore Andrea, poi Simone, Davide e Chiara la più piccola. Davide è l’unico che ha continuato a correre ed adesso è alla Colpack, mio fratello maggiore fa l’architetto, Simone ha avuto sempre la testa al calcio e Chiara ha provato tanti sport diversi, ma non trova il suo. Penso che faticare non faccia per loro

Cosa pensavano i vostri genitori nel vedervi praticare lo stesso sport? 

Mia mamma Gabriella era molto contenta, soprattutto perché mio padre Gianfranco facendo il fruttivendolo lavorava anche la domenica e raramente veniva con noi. Per lei averci tutti insieme era molto più semplice a livello di organizzazione familiare. 

Le gare domenicali…

Erano puro divertimento! Siamo sempre stati molto affiatati e ci siamo sempre supportati, cosa che continuiamo a fare. In quelle mattine, fin quando non arrivava il turno della nostra categoria stavamo nel campetto, ma non ci isolavamo tra noi, anzi, stavamo sempre con gli altri compagni di squadra e giocavamo tutti insieme. Una domenica abbiamo vinto tutti quanti e siamo tornati a casa con tre mazzi di fiori. Mio fratello Andrea era quello più sfortunato, spesso si piazzava… ma vinceva raramente. I miei genitori non ci mettevano mai pressioni, loro volevano vederci felici e non badavano tantissimo al risultato. Cosa più che giusta. 

Cosa rappresenti per i tuoi fratelli ? 

Un punto di riferimento, almeno lo spero. Sono soprattutto consapevole e felice di esserlo oggi per Davide che sta seguendo la mia stessa strada. Quando possiamo ci alleniamo insieme, ma ormai lui è più forte di me e inizia a farmi faticare sul serio (ride, ndr). 

Ecco i 5 fratelli Persico, che a un certo punti correvano tutti in bicicletta
I 5 fratelli Persico hanno corso tutti in bicicletta
Un momento passato con la tua famiglia… 

Il mercoledì sera quando eravamo piccolini andavamo nella pista ciclabile vicino casa e ci divertivamo da matti. Venivano anche i nostri genitori ed era praticamente l’unico momento che condividevamo tutti insieme. Lo ricordo come se fosse ieri. Un altro momento che sicuramente mi è rimasto nel cuore è stato quando arrivai quarta al campionato del mondo in Danimarca. Sono venuti tutti quanti per farmi il tifo. Avere loro lì, è stato speciale. Era il mio primo risultato importante ed erano strafelici di quello che avevo fatto.

Ciclocross o ciclismo su strada ? 

Nel ciclismo è fondamentale saper sopportare la fatica e soprattutto saper fare tanti sacrifici.  Le gare su strada a mio parere sono molto impegnative, soprattutto per il fatto che sono molto lunghe. Il ciclocross è sì impegnativo, ma è comunque una gara secca di 45 minuti circa. Forse preferisco il ciclocross perché è una disciplina individuale, siamo solo io e la mia bici. Su strada la maggior parte delle volte devo lavorare per qualcun’altra. Tirare una volata può essere bello, ma non dà la stessa soddisfazione di una vittoria di ciclocross.  

Davide Persico 2020
Per Davide Persico una vittoria nel 2020 a Castelletto Cervo, proprio in chiusura di stagione
Davide Persico 2020
Per Davide Persico una vittoria nel 2020 a Castelletto Cervo
Chi rappresenta per te un punto di riferimento ? 

Nella vita in generale mio fratello Andrea è un pilastro importante. Mi aiuta quando ho periodi brutti e lo stimo molto per tutto quello che fa. Per quanto riguarda lo sport… Sagan e la Vos, sono i numeri uno. Peter non si fa tante paranoie, non pensa troppo, è molto spontaneo e spesso tendo ad essere come lui. Della Vos mi piace il suo modo di correre, di stare in bici e di far gruppo.