L’anno di Del Toro: dall’Australia a Zurigo nel segno di Pogacar

26.09.2024
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ZURIGO (Svizzera) – Quando dalla televisione della sala stampa abbiamo visto Isaac Del Toro spingere sui pedali della sua bici da cronometro ci siamo incuriositi. L’azione del messicano sembrava estremamente efficace, ma era solamente un’illusione data dai continui movimenti imposti al telaio. Anche al netto della pioggia che potrebbe averlo rallentato, lo sforzo di Del Toro ha partorito un dodicesimo posto nella prova contro il tempo dedicata agli under 23. Non si è espresso al meglio, ma una volta arrivato nella zona mista sorrideva sornione. Gli occhi per la prova su strada di categoria sono puntati su di lui: il giovane del UAE Team Emirates in grado di vincere alla sua prima corsa nel WorldTour

«Devo dire – spiega – che alla fine è stata una buona prova. Con la pioggia non si poteva fare molto di più. In discesa ho provato un po’ a spingere, ma non ho dato il massimo, così come in salita. Ho potuto spingere a fondo solamente in pianura e sono felice di come hanno risposto le mie gambe. In particolare nel finale. Credo che sia stato uno sforzo buono in vista della gara in linea».

Durante la cronometro Del Toro ha avuto buona sensazioni nei momenti in cui ha spinto
Durante la cronometro Del Toro ha avuto buona sensazioni nei momenti in cui ha spinto

Sfida in casa

A 21 anni ancora da compiere, il messicano ha già messo in fila una vittoria ai massimi livelli, la classifica generale della Vuelta Asturias e la prima grande corsa a tappe: La Vuelta. Del Toro, ogni volta che sale in bici, morde l’asfalto e non si guarda tanto intorno. Alla corsa iridata di domani sarà il favorito, anche se dalla squadra emiratina escono altri nomi interessanti, come quello di Antonio Morgado e Jan Christen

«Non ho avuto un avvicinamento particolare per questo mondiale – continua – ho riposato dopo la Vuelta. Tre settimane come quelle mi hanno dato tanto a livello di condizione, quindi sono pronto. Quel che sento un po’ di più è la responsabilità di correre con la maglia della nazionale, è un onore ma sono tranquillo. Sono convinto di poter far bene nella prova in linea, devo solo riposare e dormire al meglio in questi giorni».

«Ci sono tanti ragazzi – riprende Del Toro – che possono puntare al risultato massimo. Sarà importante essere sempre presenti e nel vivo della gara. Alla fine vincerà chi rimarrà più attento. Sia Jan, Christen, che Morgado sono andati molto forte oggi. Essere vicino a loro mi rasserena. Tutti vogliono vincere, anche io. Qualche volta si riesce e altre no, vedremo».

Dopo la Vuelta le gambe del messicano rispondono bene agli stimoli
Dopo la Vuelta le gambe del messicano rispondono bene agli stimoli
Com’è andato questo primo anno nel WorldTour?

Bene, ho cominciato in maniera positiva e anche nel finale di stagione sono andato forte. Alla fine il risultato nel ciclismo non sempre può essere la vittoria. Sono contento però, sto migliorando tanto e qualche volta si vede che sto davvero bene. Questo mi mette una grande tranquillità. 

Hai già vinto però, è un bel segnale. 

Le prime vittorie sono sempre un buon segnale (dice con un sorriso, ma senza sbottonarsi, ndr).

Morgado nella giornata di ieri ha provato il percorso ad alti ritmi
Morgado nella giornata di ieri ha provato il percorso ad alti ritmi
Dove pensi di poter migliorare ancora?

Direi che posso migliorare un po’ in tutto, sono un atleta che ha molto da sviluppare e tanto ancora da fare. Posso dirmi contento della mia crescita, penso continuerà in questa direzione. L’anno prossimo sarà quello chiave per me. Voglio prenderlo con calma e farlo nel miglior modo possibile. Ho la fortuna di imparare da grandi persone e atleti di alto livello.

In comparazione all’anno scorso ti senti un altro corridore?

No. Sono lo stesso, ma a un livello superiore. Durante il 2024 credo di essere migliorato tanto, forse non si è visto perché sono partito subito bene. Ma per me, per lo staff e per la performance, sono abbastanza tranquillo perché sto crescendo e apprendendo. 

Anche i nostri azzurri hanno pedalato sul tracciato di Zurigo, la caccia all’iride è aperta
Anche i nostri azzurri hanno pedalato sul tracciato di Zurigo, la caccia all’iride è aperta
Come va con la squadra?

Mi hanno sempre lasciato tanta libertà di provare, ovviamente non è sempre il giorno migliore, però sono sereno. Non mi sento sotto pressione, mi diverto e faccio le cose quando mi sento di farle

Per il tipo di corridore che sei stare accanto a Pogacar cosa vuol dire?

E’ stato uno dei migliori corridori della stagione, se non il migliore, e una grande persona. Ho imparato tanto da lui, mi ha spiegato molte cose. Io semplicemente voglio essere lì, giocare un po’, divertirmi e scherzare insieme. Poi se posso lo affianco in salita e sono contento. Pogacar e io siamo amici, con l’obiettivo, quando siamo in bici, di rendere la gara più difficile possibile

Del Toro ha detto di aver imparato tanto da Pogacar, ma i suoi consigli sono segreti
Del Toro ha detto di aver imparato tanto da Pogacar, ma i suoi consigli sono segreti
Qual è una cosa che ti viene in mente che hai imparato da lui?

Top secret.

Per vincere?

Sì. 

Ridendo se ne va, chissà se il fenomeno sloveno gli ha spiegato come provare a vincere un mondiale. Così da avere due campioni del mondo in squadra nel 2025: uno per categoria.

Velo lancia il team relay, e sugli U23 ha qualcosa da dire

24.09.2024
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ZURIGO (Svizzera) – I campionati del mondo per le prove contro il tempo termineranno ufficialmente domani con il mixed team relay. Una prova difficile, resa ancor più tosta dal percorso e dal livello molto alto dei contendenti all’oro. Dopo il successo dell’europeo gli azzurri si approcciano ad un’altra sfida nei panni della favorita. Dell’ossatura che ha dominato in Belgio rimangono i soli Affini e Cattaneo, gli altri quattro interpreti cambieranno. Nel trio maschile ai due alfieri d’oro si aggiunge Filippo Ganna. Per le tre ragazze, invece, il terzetto si compone dell’esperta Longo Borghini, affiancata da Soraya Paladin e Gaia Realini

«La gara – attacca subito a parlare il cittì Marco Velo – è parecchio dura. Direi un po’ insolita per una cronometro, soprattutto a squadre. Somiglia più a una cronoscalata, credo che in tre il percorso sia abbastanza proibitivo. Non tanto per la salita, che comunque va a snaturare quello che è il gesto di una cronometro, ma per le tante discese e i diversi tratti pericolosi. Le squadre incontreranno parecchie strade strette, quindi non si riuscirà a lanciare bene il terzetto. Detto questo siamo qua per lottare e provare a far bene, non lo nego, ho tre corridori uomini e tre atlete donne che sono di altissimo livello».

Un percorso del genere ha creato qualche difficoltà in più nel comporre le due squadre?

Non è un percorso ideale a Ganna o Affini, però sono fiducioso della loro condizione che è super (in apertura insieme a Marco Velo, foto Federciclismo / Maurizio Borserini). Mi piacerebbe rimarcare anche la voglia di due ragazzi come loro di mettersi a disposizione e nel prendere parte a questa gara. Quando ho iniziato a pensare ai vari nomi da includere nella lista dei papabili non ho ricevuto riscontri positivi dagli altri atleti. Soprattutto quando non ero sicuro della presenza di Pippo (Ganna, ndr) e della condizione di Edoardo (Affini, ndr). Ma nel team relay conta tanto lo spirito di squadra, i tre ragazzi sono dei fratelli mancati, sarà questo il nostro plus. 

Al loro si aggiunge Cattaneo.

Su di lui c’è poco da dire. Insieme a tutti gli altri è un super atleta che è in grado di fare molto bene domani. In salita alla Vuelta, quando si metteva a tirare, rimanevano agganciati in pochi alle sue ruote. Questo è un buon segno, significa che sta andando forte. 

Il team femminile ha delle caratteristiche atletiche praticamente perfette per questa prova.

Credo che le ragazze siano fortissime su questo tipo di percorso, La scelta di portare Realini è sicuramente dipesa dal tipo di percorso. Mi è piaciuta tanto la sua reazione alla chiamata, era molto felice e motivata nel mettersi alla prova. Longo Borghini e Paladin saranno due ottime pedine per un team relay impegnativo ma sul quale sono fiducioso. 

Facciamo un salto a ieri, concentrandoci sulla cronometro under 23, come giudichi i risultati? 

La scelta è ricaduta su Bryan Olivo e Andrea Raccagni Noviero. Penso che il primo non abbia fatto una super prova, si aspettava qualcosa in più, però usciva da un periodo lungo di stop. Mentre Raccagni Noviero è andato forte, considerando il percorso non adatto alle sue caratteristiche. Sono contento perché ha fatto una buona prova, fino all’ultimo intermedio era a 30 secondi da Romeo.

Noi avevamo in casa il campione iridato under 23, Milesi. Come mai non ha difeso il titolo?

E’ stato preso in considerazione, chiaramente, ma mi ha detto che non voleva partecipare al mondiale perché non ha usato la bici da crono ultimamente e non se la sentiva.

Sia Olivo che Raccagni Noviero hanno disputato poche cronometro durante la stagione, per motivi diversi. 

Sugli under 23 c’è un po’ di difficoltà nel mettere insieme tante prove contro il tempo. In Italia se ne corrono poche, ce n’è stata una, seppur breve, al Giro Next Gen. Da questo punto di vista dobbiamo imparare da Paesi stranieri nei quali, sia tra gli juniores che tra gli under 23, in qualsiasi tipo di corsa a tappe c’è comunque inserita una cronometro. Perché, alla fine, se si vuole crescere a livello di risultati serve curare questa disciplina, altrimenti non porti a casa nulla. 

Raccagni Noviero corre in un devo team, lì cambia qualcosa?

La fortuna è che le squadre development dei professionisti hanno una mentalità diversa, quindi forniscono a questi ragazzi le bici da crono. In questo modo le usano per allenarsi almeno un paio di volte durante la settimana. Guidare una bici da cronometro non è la stessa cosa di guidare quella da strada, serve allenare il gesto.

Romeo mette nel sacco Segaert: l’oro tra gli U23 va alla Spagna

23.09.2024
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ZURIGO – Le emozioni più forti nel corso della seconda giornata dei campionati del mondo di Zurigo arrivano con la cronometro dedicata agli under 23. Sullo stesso percorso che ieri ha visto protagoniste le donne i ragazzi più forti al mondo si sono dati battaglia a colpi di secondi, curve spericolate e watt. Di energia nelle gambe questi giovani ne hanno parecchia e pensare che si voglia rimettere mano al regolamento impedendo loro di correre questi appuntamenti ci rattrista. Far parte del mondo WorldTour dovrebbe essere un merito non una discriminante, eppure c’è chi si ostina a voler escludere questi atleti da tali appuntamenti. 

In attesa di raccontarsi alla stampa, Ivan Romeo firma il solito mucchio di maglie iridate e non sta nella pelle
In attesa di raccontarsi alla stampa, Ivan Romeo firma il solito mucchio di maglie iridate e non sta nella pelle

Felicità estrema

Sulla hot seat di Zurigo ci sta stretto lo spagnolo alto, anzi altissimo. Si muove, alza le braccia, porta le mani al volto. E quando Alec Segaert arriva all’ultimo chilometro in evidente ritardo capisce di aver compiuto un’impresa e si lascia andare nel pianto di un bambino. Accovacciato ai piedi della sedia che ospita il corridore con il miglior tempo, viene preso d’assalto dallo staff e dal compagno di nazionale Markel Beloki. 

«Posso solo dire che è il giorno più felice della mia vita – confida Ivan Romeo a chi ancora non avesse visto quanto brillano i suoi occhi – credo di non sapere ancora quello che ho raggiunto. Ci vorrà del tempo. Se questa mattina mi avessero chiesto quanto tempo avrei potuto guadagnare nei confronti di Segaert nel tratto di pianura avrei risposto: nulla. Invece dopo aver tagliato il traguardo sapevo di aver fatto la miglior prova possibile».

Nel 2024 Romeo, 1,93 per 75 kg, era già stato 7° nella crono della Vuelta Burgos e 10° in quella del UAE Tour
Nel 2024 Romeo, 1,93 per 75 kg, era già stato 7° nella crono della Vuelta Burgos e 10° in quella del UAE Tour

Equilibrio

Al primo intertempo, in cima alla salita che poi avrebbe portato i ragazzi verso la temibile discesa, Romeo aveva un ritardo di pochi secondi. Dopo altri 10 chilometri il distacco da Segaert era minimo, cinque secondi. Tutti erano convinti che il belga avrebbe poi sfruttato il tratto favorevole per dilagare, invece la sua barca è naufragata

«Sul lago – spiega Romeo – c’era vento contrario, sapevo di dover risparmiare un po’ di energie nella parte iniziale per non arrivare stanco alla fine. Avevo in mente questo piano di passo fin dalla mattina, non pensavo però di guadagnare così tanto tempo. Mi sono sentito benissimo negli ultimi dodici chilometri, andando molto, molto più forte di quanto mi aspettassi. Quando ho visto che Segaert era cinque secondi più veloce di me, ad essere sincero, ho capito che avrei potuto vincere. Ho lasciato tutti gli avversari dai trenta secondi in su, credo che quegli ultimi dieci chilometri siano stati i migliori della mia vita».

Secondo posto con 32 secondi di ritardo per Soderqvist che dopo l’arrivo ha faticato a mandarla già
Secondo posto con 32 secondi di ritardo per Soderqvist che dopo l’arrivo ha faticato a mandarla già

L’emozione non ha età

A chi pensa di togliere la gioia di un appuntamento iridato a questi ragazzi chiediamo di porgere lo sguardo sul sorriso di Ivan Romeo mentre esulta sul podio in Sechselautenplatz. Ha una gioia talmente forte che frantuma le telecamere e un’energia così potente da invadere il cuore di tutti noi. La medaglia d’oro arriva dopo due anni con il team Movistar, con una progressione continua e un bagaglio di esperienze sempre più grande: perché non sfruttarlo?

«Questi due anni con la Movistar – conclude – sono stati bellissimi. Sto imparando tanto da loro e adoro questa squadra, da spagnolo è un sogno correre lì. E sì, essere in un team WorldTour per un anno e mezzo è ovviamente molto importante per acquisire esperienza e fiducia in se stessi. Si impara a gestire tutti i momenti, quelli buoni e quelli cattivi. Naturalmente ci sono entrambi». 

Christen ha chiuso al terzo posto, a 40″ da Romeo. Si è detto soddisfatto e pensa alla gara su strada di venerdì
Christen ha chiuso al terzo posto, a 40″ da Romeo. Si è detto soddisfatto e pensa alla gara su strada di venerdì

La delusione di Segaert

Chi mastica amaro è Alec Segaert. Il belga era il grande favorito di giornata dopo la vittoria del titolo europeo, invece se ne va da Zurigo con un pugno di mosche e una bella lezione. Imparare fa parte del processo per questi ragazzi ed è meglio farlo ora che in futuro, ma la seconda delusione iridata brucia.

«Credo che le gambe siano la cosa che mi ha fatto più male – dice trovando la forza di fare una risata –  ma sì, di sicuro è una delusione. Sono venuto per ottenere il massimo, ma oggi non era nelle mie corde. Il meteo alla fine non ha giocato una parte così importante nel risultato. Era prevista molta più pioggia, invece ho corso su una strada praticamente asciutta. La differenza vera l’ha fatta la parte pianeggiante, dove non sono riuscito a spingere quanto avrei voluto. Dopo il secondo intermedio mi sono buttato nel tratto in discesa, era rischioso ma sono andato abbastanza bene. Però si trattava di un settore difficile per tutti, il divario Romeo lo ha costruito nel finale».

Un podio che fa riflettere. Il primo, Romeo, corre alla Movistar nel WorldTour, il secondo nel devo team della Lidl-Trek, il terzo alla UAE Emirates
Un podio che fa riflettere. Il primo, Romeo, corre alla Movistar nel WorldTour, il secondo nel devo team della Lidl-Trek, il terzo alla UAE Emirates

I migliori

Alec Segaert è l’esempio più grande di un corridore che gareggia nel WorldTour e allo stesso tempo si trova ad affrontare eventi da under 23. Ha corso al Renewi Tour battendo a cronometro atleti che ieri hanno gareggiato tra i professionisti. Appena gli chiedono cosa pensa del possibile cambio di regolamento risponde subito.

«Se guardo a me stesso, penso che non correrò l’anno prossimo tra gli under 23, spero di farlo tra gli elite. Ma per me la gara under 23 dovrebbe essere per tutti gli atleti sotto quella età. Oggi, c’era un bel gruppo di corridori professionisti, ma penso che dovrebbe essere così. Anche se gareggi un anno intero con gli elite ma sei il migliore tra gli U23 allora meriti il titolo».

Freccia dei Vini: il ritorno e i cambiamenti. Parola a Bombini

07.08.2024
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Il 24 agosto torna in scena la Freccia dei Vini la famosa corsa dedicata a elite e under 23 che si svolge nell’Oltrepò Pavese (in apertura foto Comitato Eventi Sportivi OltrePo). Anzi, la gara è tornata nel calendario italiano nel 2022, dopo tre anni di assenza. Ad occuparsi di questa rinascita, tra i tanti nomi, è stato Emanuele Bombini. L’ex corridore professionista ha messo gran parte delle sue capacità e conoscenze per far rivivere una delle corse più belle dell’estate ciclistica. 

L’edizione del 2024 sarà la numero 52 e nell’albo d’oro della Freccia dei Vini si sono susseguiti nomi che hanno caratterizzato il ciclismo odierno e passato. Tra loro ci sono Giovanni Battaglin, Giuseppe Martinelli (nella foto di apertura la premiazione), Vittorio Algeri e lo stesso Emanuele Bombini, che vinse l’edizione del 1979. 

La vittoria di Giuseppe Martinelli alla Freccia dei Vini del 1974. Due anni dopo vincerà l’argento alle Olimpiadi di Montreal
La vittoria di Martinelli alla Freccia dei Vini 1974. Due anni dopo vincerà l’argento a Montreal

Cambiamenti

Mancano pochi giorni al via della corsa, che da quest’anno ha subito qualche piccola variazione al programma e al percorso. I tempi cambiano, gli anni passano e serve aggiustare il tiro, anche se il 2024 si prospetta un anno ricco

«Siamo alle ultime tappe burocratiche – spiega Bombini – quelle finali, direi che possiamo considerarci ben avviati verso il traguardo. Le squadre hanno risposto presente in gran numero, sia le formazioni italiane che quelle straniere. Questo è un buon segno per quanto riguarda la crescita e il prestigio della manifestazione».

La maglia celebrativa della 52ª edizione della Freccia dei Vini (foto Comitato Eventi Sportivi OltrePo)
La maglia celebrativa della 52ª edizione della Freccia dei Vini (foto Comitato Eventi Sportivi OltrePo)
La domanda è presto fatta, come sei entrato nel team organizzativo?

Un po’ per caso, devo ammettere. La vecchia organizzazione aveva bisogno di una mano per mettere insieme il puzzle e portare avanti la corsa. Non sono più giovanissimi (dice con un sorriso, ndr) e non è facile trovare giovani appassionati pronti a subentrare. Quando mi hanno contattato era il 2019, ma il Covid ha fermato tutto, anche la Freccia dei Vini. 

Così sei stato coinvolto nel progetto. 

Esattamente. L’occasione è nata nel 2021, quando ho collaborato per la preparazione delle tappa di Stradella al Giro d’Italia. Da una cosa nasce l’altra e mi sono ritrovato coinvolto in queste dinamiche. E devo ammetterlo, l’ho fatto con un piacere immenso. 

Quando vi siete rimessi in carreggiata?

Appena abbiamo potuto. Nel 2022 siamo riusciti a rimettere in piedi la corsa. Trovare risorse non è semplice, in più servono tanti volontari per controllare il percorso e permettere il corretto svolgimento della gara. La sicurezza è il primo elemento che viene valutato. Per questo nell’edizione del 2024 ci sono stati dei cambiamenti.

Quali?

Il percorso è stato rimaneggiato, abbiamo anche cambiato la sede di partenza. Si inizierà a Voghera, un po’ più vicini all’arrivo. Chiudere le strade e ottenere i permessi non è mai banale, per ogni sindaco collaborativo ce n’è un altro che storce il naso. Le strade su cui correvano i ragazzi, prima del cambio di percorso, erano tutte statali e provinciali, non tutti i comuni erano contenti del nostro passaggio. Così, grazie al nuovo percorso, abbiamo meno problemi. Si corre su strade secondarie. 

La posizione nel calendario in realtà sarebbe favorevole. 

Si corre sabato 24 agosto. La maggior parte delle persone è in ferie, e se un automobilista deve aspettare può farlo per cinque o dieci minuti. Tanto qualcuno che si lamenta lo si trova sempre. Al massimo diamo fastidio a qualche contadino che inizia la vendemmia (dice con un sorriso, ndr). Le manifestazioni e le gare di ciclismo servono, fanno bene al territorio.

Spiegaci.

Promuovi i tuoi spazi e la tua terra, porti gente e fai vivere in maniera diversa le strade. Non è da escludere che anche qualche turista possa venire a curiosare. La parte “primaria” è ormai legata al territorio, la corsa è un mezzo per farlo scoprire e vivere. Il ciclismo è sempre stata una disciplina maestra in quest’arte. 

Avete anche pensato a eventi esterni?

Di recente ho avuto un approccio con il mondo del gravel, visto che ho dato una mano nell’organizzazione del campionato italiano gravel. Sarebbe bello portare eventi del genere vicini alle corse di ciclismo. Un modo per far vivere tutto il mondo dei pedali in una manifestazione sola, aprendo le porte ai diversi appassionati.

Pinarello: «Avenir? Pronto a prendermi le responsabilità»

06.08.2024
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Continua la marcia di avvicinamento al Tour de l’Avenir. Marino Amadori è al lavoro al Sestriere con i ragazzi che porterà in Francia e anche all’Europeo, ma certo a tenere banco è la “Petite Grande Boucle”. E continua il nostro viaggio nell’ascoltare gli azzurri che saranno al via di questa importante corsa. Dopo Ludovico Crescioli e Simone Gualdi, stavolta sentiamo Alessandro Pinarello, uno dei tre azzurri che su carta sono deputati a fare la classifica.

Pinarello, in forza alla VF Group-Bardiani, rispetto ai suoi due colleghi ha avuto un avvicinamento diverso: niente Giro della Valle d’Aosta, ma tantissima altura e Tour d’Alsace. Tutto fa parte di un grande lavoro mirato proprio all’Avenir.

Pinarello (classe 2003) in ritiro al Sestriere con la nazionale
Pinarello (classe 2003) in ritiro al Sestriere con la nazionale
Alessandro, da qualche giorno hai raggiunto i tuoi compagni al Sestriere, come vanno le cose?

Sto bene, vengo già da un lungo periodo di altura, poi l’Alsazia e poi ancora l’altura. A luglio ero stato sul Passo Eira, quindi nella zona di Livigno, per ben tre settimane.

Al Tour d’Alsace come è andata? Se si guardano i risultati non c’è stato l’acuto, ma questo conta fino ad un certo punto…

Io mi sono sentito bene, tranquillo. Forse per il risultato ho risentito un po’ dell’altura, ma nel finale stavo già meglio, specie negli ultimi due giorni.

Una preparazione estremamente mirata: tanta altura e poi diretto all’obiettivo. Come i grandissimi.

Sapevo che sarebbe andata così, ma sono convinto di questo modo di lavorare. Anche dall’Alsazia mi ero sentito con Marino, ma nulla di che, giusto per sapere come stavo. Io credo che stiamo preparando perfettamente questo Avenir, sia dal punto di vista dell’allenamento, che della nutrizione, dei dettagli…

Pinarello è un habituè dell’azzurro. Quello che arriva è il suo secondo Avenir (foto Instagram)
Pinarello è un habituè dell’azzurro. Quello che arriva è il suo secondo Avenir (foto Instagram)
E ora brillantezza?

In Alsazia non ho sofferto troppo il ritmo gara. Mancano due settimane, qui al Sestriere stiamo facendo un bel blocco di lavoro con tutti i ragazzi e poi avrò ancora una settimana a casa. Dal 10 agosto quindi potrò fare una bella rifinitura lavorando a bassa quota. Ma anche qui in montagna stiamo spingendo!

Hai detto del nutrizionista. Ha cambiato qualcosa?

Diciamo che da quest’anno curo meglio i dettagli. Adesso mi segue un nutrizionista ed è stato un bello scalino, mi ha dato molto. Essere seguito mi sta aiutando molto con la nutrizione in altura, per esempio. In quota si consuma di più e adesso mangio in modo adeguato anche in questa situazione.

Alessandro, Amadori riserva su di te molte speranze. Vai all’Avenir per fare cosa?

Per fare il meglio possibile. Quest’anno ho lavorato moltissimo sulle salite lunghe, che era un po’ quello che forse mancava. E sono migliorato, spero che basti per l’Avenir.

Tu e Crescioli leader: ti piace?

Ci sta! Me la prendo tutta questa responsabilità. Non mi faccio problemi, anzi… mi piace.

Pinarello in azione al Tour d’Alsace, sfruttato come tappa di avvicinamento nella preparazione per l’Avenir
Pinarello in azione al Tour d’Alsace, sfruttato come tappa di avvicinamento nella preparazione per l’Avenir
State vedendo le tappe, cosa ti sembra del percorso dell’Avenir?

Abbiamo fatto già il Colle delle Finestre e in questi giorni stiamo vedendo anche la terza e quarta tappa. Mi sembra un percorso molto esigente, più dell’anno scorso in cui c’erano almeno due o tre frazioni tranquille. Quest’anno è più duro e con tanta più salita ed anche per questo ho lavorato di più su questo terreno. Salite e discese, salite e discese… ci si deve presentare lucidi. E’ un problema sbagliare le salite e lo stesso vale per le discese.

Chi saranno per te i rivali più pericolosi?

Non saprei dire di preciso. So che i ragazzi della Visma-Lease a Bike (di varie nazionalità, ndr) lo stanno preparando molto bene. So che hanno fatto tutte le ricognizioni e anche loro sono in ritiro in quota. Poi vedremo che cosa vorrà fare Jarno Widar. E’ lui il favorito numero uno, specie dopo quel che ha fatto al Valle d’Aosta. E so anche che c’è Morgado. Un anno di WorldTour lo ha fatto migliorare di sicuro, ma forse le salite dell’Avenir sono un po’ troppo per lui. Vediamo. Io e i ragazzi siamo pronti a dare tutto.

Ecco l’Avenir che strizza l’occhio a scalatori (e scalatrici)

31.07.2024
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Sei tappe più un prologo iniziale: è il Tour de l’Avenir che si appresta ad andare in scena dal 18 al 24 agosto prossimi. Tutta la planimetria si svolge nell’Ovest della Francia, quindi vicino all’Italia. E anche per questo motivo sarà un Tour de l’Avenir all’insegna della montagna.

Di ricordi questo Avenir così “italiano” ne porta tanti con sé. Per esempio sono 60 anni dalla vittoria di Felice Gimondi. Mentre non è la prima volta che la corsa U23 transita dall’Italia. Era già successo negli anni ’80 e in una tappa che lambiva Torino si mise in mostra un certo Miguel Indurain.

La planimetria del Tour de l’Avenir e del Tour de l’Avenir Femmes
La planimetria del Tour de l’Avenir e del Tour de l’Avenir Femmes

Avenir in Italia

La grossa novità è proprio l’arrivo finale in Italia sul Colle delle Finestre. Il Piemonte e la Provincia di Torino si confermano così super attive in fatto di grande ciclismo. Nello stesso anno hanno ospitato: Giro d’Italia, Tour de France e appunto Tour de l’Avenir. E l’anno prossimo vedranno persino la grande partenza della Vuelta.

Andiamo quindi a scoprire il percorso della corsa a tappe francese riservata alle nazionali under 23 e per la quale i nostri ragazzi stanno lavorando sodo al Sestriere. Il cittì Marino Amadori porterà i suoi atleti in avanscoperta delle ultime quattro frazioni nei prossimi giorni. Per ora, stando proprio al Sestriere, hanno pedalato sul vicino Colle delle Finestre, che sarà sede di arrivo dell’intero Avenir dopo 830 chilometri e circa 12.000 metri di dislivello.

Prologo e sei tappe

Si parte con un prologo a Sarrebourg, cittadina nel Dipartimento della Mosella: un prologo che al netto di un paio di salitelle si annuncia molto veloce. Poche curve e tanti rettilinei dove spingere a fondo. La distanza? E’ un po’ lunga per essere un prologo: 7,1 chilometri. In pratica è un breve crono da fare a tutta e che potrà segnare piccoli distacchi. Ma visto quel che aspetta i ragazzi nei giorni successivi non dovrebbe affatto essere decisivo.

La seconda tappa è la tipica pianura francese quindi abbastanza nervosa e ancora più nervoso è il finale: due cotes che potrebbe scongiurare l’arrivo in volata, probabilmente l’unico di questo Avenir. Tra l’altro la distanza è di quelle importanti: 184 chilometri. 

La terza frazione scorre lungo le valli dei Vosgi all’inizio e del Giura alla fine: all’inizio non è difficile, ma il finale è davvero insidioso: ancora due cotes e arrivo su uno strappo. Di nuovo siamo oltre i 170 chilometri. 

Dalla quarta frazione (terza tappa) cambia tutto. E’ alta, anzi altissima montagna. Siamo in Savoia e si va da Peisey Vallandry a La Rosiere, un classico del Tour de France. Tappa breve, appena 70 chilometri, nella quale si scalano Cote de la Chapelle, Les Arcs e appunto l’arrivo in quota a La Rosiere, che di fatto è il Piccolo San Bernardo dal lato francese.

Sempre bella la cornice di pubblico in Francia
Sempre bella la cornice di pubblico in Francia

Iseran e Finestre…

Tremenda e affascinante è la quinta frazione: dalla Rosiere si va a Les Kairellis, altro arrivo in salita e nel mezzo si scala il mitico Col de l’Iseran a quota 2.770 metri, tetto dell’Avenir. Nel 2021 quassù si mise in mostra Carlos Rodriguez che per un soffio non tolse il Tour al norvegese Tobias Johannessen.

Mentre sembra essere un po’ più abbordabile la penultima tappa, quella che porta la carovana in Italia a Condove, in Val di Susa. Abbiamo detto sembra: l’inizio infatti è molto complicato e a metà tappa si va di nuovo oltre quota 2.000 grazie alle rampe del Moncenisio. Il finale però è facile. Arrivo in volata? Forse, ma attenzione non volata di gruppo. Primo perché i team difficilmente porteranno gli sprinter puri e secondo perché resta una frazione impegnativa, specie se si considerano le due tappe precedenti, che avranno accumulato tanta fatica nelle gambe dei ragazzi.

E poi c’è il gran finale: Bobbio Pellice-Colle delle Finestre. Di nuovo un arrivo in quota a 2.296 metri di un colle che i francesi apprezzano moltissimo e che, si dice, con questo Avenir stiano facendo le prove generali per portarci il Tour de France.

E’ qui che si deciderà tutto, perché anche se al via ci dovesse essere un leader consolidato sulle tremende rampe del Finestre tutto potrebbe cambiare. Non scordiamo che gli ultimi 7,8 chilometri sono sterrati e non scordiamo che qui già si sono viste azioni che hanno scombussolato i grandi Giri. Una su tutte, l’attacco di Chris Froome al Giro del 2018. Chris partì quassù e andò a prendersi tappa, maglia rosa e quindi il Giro stesso.

I ragazzi di Amadori alla scoperta del Colle delle Finestre
I ragazzi di Amadori alla scoperta del Colle delle Finestre

Scalatori, a voi

Senza dubbio è un Avenir che strizza, e non poco, l’occhio agli scalatori. Noi abbiamo negli occhi ancora le imprese di Jarno Widar al Valle d’Aosta. Se il fenomeno belga dovesse andare in quel modo, la maglia gialla avrebbe già un serio pretendente. 

Ma non vanno dimenticati Brieuc Rolland, che corre in casa, e che magari vorrà riscattarsi da un’annata difficile. E i due della UAE Emirates, uno è Torres che correrà con la Spagna, ed è ancora nel devo team (UAE Gen Z), e l’altro è Antonio Morgado, che invece fa già parte del team WorldTour e vestirà per l’occasione i colori del Portogallo.

Noi non siamo messi male: Ludovico Crescioli, Simone Gualdi e Alessandro Pinarello faranno di tutto per ben figurare. Negli ultimi anni abbiamo agguantato tre podi: Filippo Zana terzo nel 2021, Giulio Pellizzari e Davide Piganzoli, rispettivamente secondo e terzo l’anno scorso.

Tour Femmes

Non bisogna poi dimenticare che negli stessi giorni, per meglio dire dal 21 al 24 agosto, parallelamente al Tour de l’Avenir ci sarà il Tour de l’Avenir Femmes, che si articola su quattro frazioni: un prologo e tre tappe. Di base le donne, chiaramente sempre under 23 e sempre in team nazionali, partiranno circa 3 ore prima degli uomini.

Un bel modo per dare visibilità ad un evento giovanissimo (è solo la seconda edizione) e contestualmente ridurre i costi.

Le ultime due tappe sono identiche a quelle dei colleghi maschi. Mentre le prime due sono diverse. Si apre con un prologo in salita di 2,1 chilometri proprio a La Rosiere. Il giorno dopo si arriva lo stesso a Les Kairellis, ma si parte da circa metà tappa, a Bessans. Anche per le ragazze è senza dubbio un Avenir duro. Un Avenir fatto esclusivamente per le scalatrici: 315 chilometri e oltre 5.000 metri di dislivello.

Le polemiche non scalfiscono la Campana Imballaggi di Coden

05.06.2024
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La Campana Imballaggi-Geo & Tex-Trentino è una delle tre squadre under 23 italiane al via del Giro Next Gen. Tra l’altro la sua presenza non è stata scevra di polemiche, visto che sin qui la squadra di Alessandro Coden non ha raccolto grossi risultati, va detto però, come vedremo, che è anche stata colpita da una buona dose di sfortuna.

Ma proprio per capire come i trentini approcceranno al Giro Next e cosa ci si potrà attendere da loro, ne abbiamo parlato con Coden. Le sue squadre negli anni magari non hanno fatto man bassa di vittorie, ma hanno sempre mostrato solidità e una certa costanza di rendimento.

Il direttore sportivo e manager, Alessandro Coden tra i suoi ragazzi
Il direttore sportivo e manager, Alessandro Coden tra i suoi ragazzi
Alessandro, come sta andando la vostra stagione?

Quest’anno a dire il vero un po’ così e così. Mi spiego. In inverno siamo andati in Sardegna, alla Maddalena, presso un residence che è nostro sponsor. Abbiamo trovato un clima buono, ma anche sin troppo caldo, così quando i ragazzi sono rientrati si sono presi bronchiti, infezioni polmonari, malanni vari. Non solo…

C’è altro?

Quando abbiamo iniziato a correre ecco cadute e infortuni, clavicole rotte e mononucleosi, quindi davvero una grande sfortuna. L’infermeria era piena. Adesso però da 2-3 settimane le cose iniziano ad andare meglio. Siamo stati invitati a tutte le corse nazionali ed internazionali e i ragazzi che erano caduti sono riusciti a portare a termine le gare.

E poi c’è il capitolo Giro Netx Gen…

Abbiamo fatto regolare domanda quest’inverno quando si poteva fare e ci hanno accettato. Per questo abbiamo ricevuto un sacco di critiche, ma di queste non me ne importa nulla. Noi quando siamo rimasti fuori, non abbiamo criticato nessuno. Io non ho chiamato nessuno per interviste sfogo. Ripeto, abbiamo fatto regolare domanda e siamo stati accettati. So bene delle polemiche… Ad una gara, quando eravamo parcheggiati con i mezzi sentivo delle critiche nei miei confronti a voce alta, sul fatto che avessimo pagato, sugli sponsor, che non era giusto andassimo noi… Ho risposto che non pagavamo nessuno, che siamo stati accettati e che l’organizzatore ricorda quel che alcune squadre avevano fatto lo scorso anno (il riferimento è allo scandalo dello Stelvio, ndr).

Il team di Coden sin qui ha avuto molta sfortuna, ma il peggio sembra essere alle spalle
Il team di Coden sin qui ha avuto molta sfortuna, ma il peggio sembra essere alle spalle
E’ chiaro che con tante esclusioni importanti qualche voce si sarebbe sollevata. Alla fine sono rimasti a casa team importanti come Groupama-Fdj o Q36.5…

Okay, ma siamo al Giro Next Gen… d’Italia. Trovatemi una squadra italiana under 23 che abbia davvero fatto tanto meglio di noi con under 23 italiani? Forse la Biesse, ma gli altri no. O almeno non di molto. 

Con che obiettivi partite per il Giro Next?

Noi andiamo con l’obiettivo di finirlo con tutta la squadra, che poi è qualcosa nel nostro Dna. Già nel 2022 portammo alla traguardo finale 4 atleti su 5 e uno lo perdemmo per caduta e non perché non ce la faceva. Tra l’altro, la mia “piccola squadra” fu la terza tra tutte le italiane. Dicono che non lo meritiamo ma abbiamo sempre onorato al meglio il Giro Under 23.

Filippo Gallio è uno dei ragazzi pronti per il Giro Next Gen
Filippo Gallio è uno dei ragazzi pronti per il Giro Next Gen
Alessandro sei stato molto chiaro. Andiamo avanti e veniamo ad argomenti più tecnici. Visti i tanti infortuni, come state lavorando adesso?

Come accennato, stiamo ingranando. Abbiamo fatto 18 giorni di altura sul Pordoi. Siamo scesi il venerdì e il sabato eravamo al via della Due Giorni Marchigiana e Ferroni, uno dei miei ragazzi, si è fatto 140 chilometri di fuga. E anche in quell’occasione tutti i ragazzi hanno completato la corsa. A Fiorano, qualche giorno fa, ne abbiamo piazzati quattro nel primo gruppo.

Chi fa parte del gruppo Giro Next?

Lorenzo Ferroni,  i due gemelli Gallio, Alessandro e Filippo, Leonardo Vardanega, Damiano Obetti e Tommaso Mantovan. Quest’ultimo è un primo anno. Davvero bravo. Viene dalla mtb, mi sembra uno scalatore di buona speranze. Certo, deve imparare tanto, ma in chiave futura, specie in salita potrà fare bene.

Invece una curiosità, con tutte queste critiche come ti comporti con i ragazzi? Fai da “scudo” in qualche modo?

I miei ragazzi ci ridono sopra. Loro restano tranquilli e li vedo molto motivati. Gli ho detto più volte che faremo bene. Prenderanno ore probabilmente, ma avremo la solidità per arrivare fino in fondo.

Giro Next Gen: otto tappe e devo team favoriti. Parola a Valoti

18.04.2024
6 min
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ROMA – La Città Eterna propone un “ordinario disordinato giorno” infrasettimanale, con gente che va e che viene. Autobus, metro, macchine. E mentre in basso scorre il traffico di Via Veneto, nei piani alti del bellissimo Palazzo degli Specchi viene presentato il Giro Next Gen (in apertura foto LaPresse). E’ questa la sede del Ministero del Made in Italy.

E pochi “prodotti” sono più Made in Italy di un Giro ciclistico. Anche se questo per ovvi motivi non può abbracciare l’intero territorio, ricalca molte eccellenze della Penisola. Ogni tappa non è stata cucita in modo casuale. Dall’aspetto tecnico dei percorsi, a quello degli sponsor.

Da sinistra: Federico Eichberg, Cordiano Dagnoni, Adolfo Urso, Paolo Bellino, Giulio Grosjacques e Lino Ferrari (foto LaPresse)
Da sinistra: Federico Eichberg, Cordiano Dagnoni, Adolfo Urso, Paolo Bellino, Giulio Grosjacques e Lino Ferrari

Quasi mille chilometri

Scopriamolo dunque questo Giro Next Gen 2024. Otto tappe per un totale di 986 chilometri e 13.000 metri di dislivello. Una cronometro individuale e tre arrivi in salita per determinare l’erede di Staune-Mittet, ieri uno dei 44 superstiti della Freccia Vallone.

Si partirà il 9 giugno davanti all’Università di Aosta e si arriverà il 16 giugno a Forlimpopoli, in Romagna. Romagna che nell’estate che verrà sarà la capitale del ciclismo, visto che oltre al Giro Next Gen ospiterà anche quello Donne, quello dei professionisti e persino il Tour de France. 

«La prossima edizione sarà caratterizzata da otto tappe spettacolari – ha dichiarato il direttore Mauro Vegni, il quale però non era presente a Roma – che offriranno opportunità a tutte le tipologie di corridori. Crediamo che il vincitore finale sarà un atleta completo e che possa portare avanti la tradizione dei grandi nomi che fanno parte dell’albo d’oro di questa corsa».

Corsa più aperta

Rispetto all’edizione passata, la prima dell’era Rcs, i chilometri sono circa 70 in meno, mentre i metri di ascesa verticale crescono di un migliaio. Su carta sembra un po’ più abbordabile di quello del 2023, con più tappe mosse e senza una salita monster, stile Stelvio. Questo potrebbe lasciare più aperta la classifica. Il cerchio potrà non essere chiuso alla portata degli stretti scalatori puri.

Durante la presentazione, Lino Ferrari, ha fatto notare un aspetto interessante: «La tappa finale di Forlimpopoli affronta più volte il Bertinoro (storica prima scalata della Nove Colli, ndr) e se i distacchi non dovessero essere ampi questo strappo potrebbe essere un perfetto trampolino di lancio per sparigliare le carte.

«Mentre la frazione più dura è la Borgo Virgilio-Fosse con i 145 chilometri e oltre 3.200 metri di dislivello. I nove chilometri finali sono davvero tosti».

Juan Ayuso a colloquio con Gianluca Valoti: era il 2021 e lo spagnolo guidato dal diesse bergamasco dominò quel “baby Giro”
Juan Ayuso a colloquio con Gianluca Valoti: era il 2021 e lo spagnolo guidato dal diesse bergamasco dominò quel “baby Giro”

E se questo è il prossimo Giro Next Gen, con Gianluca Valoti (ultimo direttore sportivo italiano ad averlo vinto, con Juan Ayuso) cerchiamo di farne una disamina tecnica. Ecco dunque le impressioni del tecnico della MBH Bank-Colpack.

Gianluca che Giro Netx Gen ti sembra?

Un Giro in cui bisognerà farsi trovare pronti sin dall’inizio. In attesa dei percorsi ufficiali e guardando le località di arrivo, già dopo tre tappe la classifica potrebbe ben delineata. Si parte con una crono e, almeno per quel che ci riguarda, bisognerà perdere meno secondi possibili. E alla terza frazione c’è Pian della Mussa, salita che conosciamo in quanto classica del dilettantismo.

Che salita è?

Una salita molto lunga, quasi 20 chilometri, e impegnativa. La prima parte è un grande vallonato pedalabile che sale, ma gli ultimi 7 chilometri sono alquanto tosti. Per questo dico che già nelle prime tre frazioni ci si gioca il Giro.

Insomma, come si suol dire, magari non si sa chi lo vince, ma si sa chi lo perde. Le altre due scalate sono Fosse e Zocca.

Una è nel veronese e la conosco poco, l’altra mi dicono sia una salita appenninica abbastanza dura. Bisognerà vedere bene anche come si arriva a queste salite finali, che percorso si farà prima. Mentre trovo interessante l’ultima tappa col Bertinoro.

Perché?

Perché questo è uno strappo classico. Ripetuto più volte può fare danni. E può farli anche perché arriva a fine Giro, le forze potrebbero iniziare a mancare e tutto potrebbe essere in bilico. Magari i ragazzi dei Devo Team potranno essere più abituati alle corse a tappe, ma sono pur sempre otto giorni di corsa consecutivi. Ci potrebbero essere dunque dei bei distacchi.

E poi?

E poi cosa dire. Anche se non siamo certi dell’invito, siamo comunque contenti di vedere che una tappa partirà da Bergamo, la nostra città.

Il Giro Next Gen 2023 è stato vinto dalla Jumbo-Visma Development di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)
Il Giro Next Gen 2023 è stato vinto dalla Jumbo-Visma Development di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)
Rispetto allo scorso anno il percorso sembra essere più equilibrato. Manca lo spauracchio stile Stelvio, ma ci sono più tappe mosse e due che si annunciano allo sprint…

Non so mica se poi si arriverà davvero allo sprint. Anche lo scorso anno doveva essere così e invece arrivò la fuga persino in pianura. Le squadre saranno composte da 6 elementi, la corsa dovrebbe essere più controllabile, ma al tempo stesso stiamo parlando di una corsa under 23. Un corsa in cui c’è battaglia dall’inizio alla fine.

Abbiamo più volte accennato ai devo team: restano i favoriti indiscussi?

Direi di sì, sono nettamente avvantaggiati. Sono più abituati a fare corse a tappe e a tenere certi ritmi. Anche noi da parte nostra cercheremo di arrivare al massimo al Giro Next Gen. Ci arriveremo con tre corse a tappe, abbiamo già fatto un ritiro in quota e un altro lo faremo a maggio. 

Gianluca, come detto, sei stato l’ultimo direttore a vincere il Giro. Hai visto cosa significasse avere tra le mani un ragazzo come Ayuso. Quali sono dunque i nomi in assoluto più accreditati?

Direi i primi tre dell’ultima Liegi Under 23 (Joseph Blackmore, Robin Orins e Jorgen Nordhagen, ndr), in particolare l’inglese e il norvegese. Nordhagen, lo sciatore di fondo, è in una squadra la Visma-Lease a Bike Development che lo ha vinto l’anno scorso con Staune-Mittet e magari il suo gruppo ha un po’ di esperienza. Senza contare che lui e la sua squadra possono disporre delle risorse e delle informazioni del team principale.

Arriva il Liberazione, festival mondiale delle due ruote

15.04.2024
5 min
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Chi ama il ciclismo sa bene che cos’è il Gran Premio Liberazione e quanto la classica romana ha contato e conta nel ciclismo italiano. Nello scorso secolo era considerato il “mondiale di primavera” perché metteva di fronte i maggiori talenti del Pianeta a livello dilettantistico, era quindi uno dei pochissimi terreni di confronto con i Paesi del Blocco Sovietico dove vigeva il dilettantismo di Stato. Poi i cambi profondi nel mondo delle due ruote hanno portato il Liberazione verso un progressivo tramonto, finché Claudio Terenzi non ne ha ripreso le redini. Trasformandolo.

Oggi il Gran Premio Liberazione è qualcosa di ben diverso. Non è poi così lontano dalla sua tradizione, ma sarebbe meglio dire che se ne sta costruendo una nuova, seguendo i venti del progresso. Oggi il Liberazione è molto più che una corsa ciclistica: è un festival delle due ruote, allestito su più giornate e che coinvolge quasi tutte le categorie. E chissà che un domani non completi l’opera…

Grande orgoglio e tanto lavoro da fare per Claudio Terenzi
Grande orgoglio e tanto lavoro da fare per Claudio Terenzi

Tre giorni di ciclismo

Terenzi ha predisposto un programma ricchissimo, profondamente rinnovato rispetto allo scorso anno che riempirà le strade del centro storico romano per tre giorni.

«E’ un impegno enorme non solo per noi, ma per tutta la città – afferma l’organizzatore – e per questo dobbiamo dire grazie all’amministrazione comunale, perché si è fatta pienamente coinvolgere dal Liberazione, lo sente davvero come qualcosa di appartenente a Roma. Cominceremo nella mattinata del 25 aprile con la gara femminile, portata al livello Uci 1.1 con al via anche la formazione WorldTour della Uae, tornerà quindi Persico vincitrice nel 2022. Alle 14 sarà poi la volta degli Under 23, la gara dalla quale è nato tutto».

La vittoria di Silvia Persico nel 2022, he precede la compagna Consonni (fotoGiessegi)
La vittoria di Silvia Persico nel 2022, he precede la compagna Consonni (fotoGiessegi)
Quest’anno quante richieste avete avuto?

Un numero clamoroso, tanto che a gennaio eravamo già sold out e per me dover dire di no alle richieste dei team, soprattutto dall’estero è un dolore. Ma d’altronde l’Uci impone il limite di 175 partecipanti e è giusto che sia così. Nella scelta sono molto pragmatico, voglio portare a Roma il miglior cast possibile, con nazionali e club di spicco. Quindi guardo al pedigree di ogni squadra e dei suoi componenti. E’ un dovere verso la storia stessa del Liberazione, verso il suo percorso che non ha eguali al mondo. Quest’anno poi, tra la gara femminile e quella under 23 ci sarà un intermezzo importante.

Quale?

La Bike for Fun-Pedalata del Dono, una prova per trapiantati ed emodializzati in collaborazione con Aned e Aido. Sarà una pedalata solidale con maglia celebrativa e offerta libera a favore delle associazioni, 8 chilometri disegnati attraverso il centro storico toccando anche punti che la corsa agonistica non attraversa, perché si andrà non solo alla Piramide Cestia, ma sull’Aventino, al Circo Massimo, anche per i Fori Imperiali e il Colosseo per concludersi sotto lo striscione d’arrivo a Caracalla. Lo scorso anno furono in 500 a partecipare, quest’anno speriamo siano molti di più.

Il percorso del Liberazione non cambia: un circuito nel centro storico di 6 chilometri
Il percorso del Liberazione non cambia: un circuito nel centro storico di 6 chilometri
Come reagisce la città?

Benissimo, anche se è un impegno notevole quello che dobbiamo sostenere. Noi facciamo grande promozione presso gli esercenti, soprattutto quelli sportivi perché chiunque pratica ciclismo (e non solo) deve sentirsi coinvolto. Il Liberazione deve essere qualcosa di inclusivo, per questo alla pedalata tengo in particolar modo.

Il Liberazione però non finisce il 25 aprile…

No, come detto sarà un festival delle due ruote che andrà avanti per altri due giorni. Al venerdì spazio per gli amatori con la gara in programma alle 15. Ma ci sarà anche tanto altro, ad esempio le prove per i più piccoli, con la gimkana che coinvolge non meno di 300 bambini senza contare i loro genitori… Questa è già una novità, l’altra sarà la prova di corsa a piedi alle 18, sullo stesso percorso del Liberazione allestita con il Comitato Organizzatore della Roma Appia Run.

Grande novità al venerdì pomeriggio con la prova podistica, “sorella” della Roma Appia Run
Grande novità al venerdì pomeriggio con la prova podistica, “sorella” della Roma Appia Run
E al sabato?

Daremo il massimo spazio alle categorie giovanili a cominciare dalla prova juniores, anche questa sold out con molti team stranieri presenti. Ormai la prova juniores è allo stesso livello di quella degli under 23, visto anche quanti corridori passano direttamente nei team emanazione di quelli WorldTour. Poi avremo quelle per allievi ed esordienti, a completare tre giorni di grande ciclismo.

Quasi tutte le categorie rappresentate. Ma un pensiero ai professionisti non lo fai?

L’abbiamo fatto, uno dei miei desideri è riesumare il Giro del Lazio. Ne ho parlato con i vertici di Rcs Sport, ma per ora è loro opinione che ci siano troppe gare e non ci sia spazio per altro. Poi però guardo il calendario e vedo che vengono riesumate corse storiche come il Giro dell’Abruzzo. Il Lazio ha un passato clamoroso, andrebbe assolutamente ripescato. Mi chiedo se darebbe fastidio… Io comunque la squadra organizzativa ce l’ho: pronta, affiatata, in grado di sostenere la sfida.

La vittoria di Romele al Liberazione dello scorso anno in volata sul danese Wang
La vittoria di Romele al Liberazione dello scorso anno in volata sul danese Wang
Potrebbe essere allora quello l’ulteriore step…

Diciamo che è il mio sogno, per ora concentriamoci però su quel che abbiamo cercando di dare sempre il meglio. Allestire un grande evento è sempre più difficile, anche con l’appoggio delle istituzioni tra cui inserisco anche la Federazione che ci dà un grande supporto, ma noi dobbiamo fare sempre il meglio. Un esempio: avevamo già stretto l’accordo per l’assistenza medica con una struttura privata per ambulanze e medici, ma poi mi sono chiesto se facevano anche primo soccorso. Mi hanno detto di no, quindi abbiamo virato sulla Croce Rossa. Anche se costa di più, sulla sicurezza non transigo né lesino spese, lo dobbiamo a chi corre.