Bertizzolo, calvario finito e pronta per ributtarsi nella mischia

08.08.2024
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Quando il 12 agosto riattaccherà il numero sulla schiena, saranno passati quasi novanta giorni dall’ultima gara disputata. Sofia Bertizzolo ha recuperato bene dal brutto infortunio patito alla Vuelta a Burgos ed ora è pronta per rientrare al Tour de France Femmes.

Riavvolgiamo il nastro per un attimo tornando al 17 maggio e a quegli ultimi centocinquanta metri della seconda frazione della corsa spagnola. Lo sprint è lanciato e la vicentina della UAE Team ADQ resta coinvolta nella caduta in cui c’è anche Balsamo. Vola contro le transenne e la sua bici le finisce addosso. Il dolore si sente subito, forse anche quello morale ed il referto medico non è leggero. Frattura della testa del radio sinistro e lesione del vasto mediale destro lunga dieci centimetri e profonda quasi la metà. Il fast forward ci riporta ad oggi e così prima della partenza per la Francia, abbiamo sentito Bertizzolo per sapere come sta e come ha affrontato il suo ritorno in bici.

Bertizzolo ha svolto il ritiro in altura a Tignes ritrovando una buona condizione. E per il Tour ci saranno nuove maglie per la UAE
Bertizzolo ha svolto il ritiro in altura a Tignes ritrovando una buona condizione. E per il Tour ci saranno nuove maglie per la UAE
Sofia sei stata costretta ad uno stop forzato per buona parte dell’estate. E’ tutto smaltito?

Fisicamente sono a posto, sento di avere un buon livello atletico e anche mentalmente sto bene. Non è stato semplice però perché non mi era mai successo di stare ferma per così tanto tempo. Ho dovuto fare quasi un mese senza toccare la bici. Un po’ per i venti giorni di gesso al polso e un po’ per la lesione alla gamba. Poi ho potuto riprendere a basso ritmo e senza forzare nulla.

Il periodo della riabilitazione pensavi potesse essere più breve o semplice?

Diciamo che non ci ho pensato molto e mi sono subito adeguata a quello che mi è stato detto. Il vero punto di domanda era legato al vasto mediale. Non si vedeva da fuori come un taglio, ma dentro era come esploso, probabilmente per l’impatto violento del manubrio sulla gamba. Pensate che subito pensavo fosse solo un grosso livido, tant’è che volevo pedalarci su per farlo sgonfiare. Invece mi hanno detto giustamente di aspettare un’ecografia per capire perché tanto non sarebbe cambiato nulla pedalare un paio di giorni dopo. In ogni caso ho recuperato progressivamente la piena mobilità della gamba.

Vuelta a Burgos, Lo sprint è lanciato, Bertizzolo vola sulle transenne. Il polso sinistro fa crac e la gamba destra si lesiona
Vuelta a Burgos, Lo sprint è lanciato, Bertizzolo vola sulle transenne. Il polso sinistro fa crac e la gamba destra si lesiona
Quando hai ricominciato ad intensificare gli allenamenti?

Ho sempre fatto ecografie di controllo, in pratica nel periodo dei campionato italiano ero quasi al 100 per cento. E infatti la squadra ha voluto che andassi sul Passo San Pellegrino assieme alle compagne che stavano preparando il Giro Women. Facevo meno di loro, ma almeno ero tornata a fare gruppo e anche dal punto di vista morale è meglio. Senza però l’enorme lavoro delle fisioterapiste Carla ed Anna non sarei mai potuta tornare così presto e bene in bici. Sono state le mie angeli custodi e non posso che ringraziarle di cuore per quello che hanno fatto.

Com’è andata sul piano mentale? Hai avuto momenti difficili?

Onestamente no. O meglio, ho cercato di viverla più serenamente. Per me è stato un piccolo deja-vu con la caduta alla Ride London dell’anno scorso. Solo un giorno l’ho davvero trascorso male. Mentre facevo fisioterapia, un dottore che non mi aveva mai visto e che non mi conosceva, mi ha detto che dovevo scordarmi di rientrare in bici nel giro di poco. Lui aveva solo valutato gli esami, io però l’ho presa male. Per fortuna è durato poco quel momento e non ci ho più pensato. Ho sfruttato lo stop per fare cose con gli amici che non faccio mai…

Ad esempio?

Beh, visto che ero ferma, sono riuscita ad andare a vedere la tappa del Monte Grappa del Giro d’Italia. Mi sono aggregata al Marco Frigo Fans Club e ho passato una bella giornata, sdrammatizzando un po’ sulle mie botte (dice sorridendo, ndr).

Durante il primo mese di totale inattività, Bertizzolo è andata al Giro d’Italia per vedere la tappa di casa, quella del Monte Grappa
Durante il primo mese di totale inattività, Bertizzolo è andata al Giro d’Italia per vedere la tappa di casa, quella del Monte Grappa
Ti abbiamo vista in ritiro per il Tour Femmes. Com’è andata la preparazione?

Eravamo in altura a Tignes, posto bellissimo in cui non ero mai stata, ma quanto dislivello che ho accumulato. Non ne posso più (sorride, ndr). Mi piacciono i percorsi misti, però facevamo salita o discesa e mi è mancata la pianura. Tuttavia abbiamo fatto un buon blocco di lavoro e sono soddisfatta. Sono pronta per correre.

Con che ruolo vai in Francia?

Al Tour non avremo la velocista pura, quindi toccherà a me fare le volate. E sapete cosa vi dico? Che ho voglia di ributtarmi nella mischia perché sento di avere nelle gambe quella volata che non sono riuscita a fare a Burgos. Per me sarà importante farlo e sono sicura che lo farò senza paura. In ogni caso le tappe centrali sono quelle più adatte a me e vedremo come affrontarle, mentre le ultime di montagna sarò completamente al servizio della squadra e delle compagne che cureranno la generale o che punteranno a quelle tappe.

Questa caduta quanto ha condizionato la stagione di Sofia Bertizzolo?

Non poco a dire il vero. Ho sofferto molto rinunciare al Giro Women, che io preferisco al Tour Femmes. E di conseguenza non essere a disposizione per la prova in linea delle Olimpiadi. Pensare che qualche giorno prima della mia caduta ero a Parigi con alcune mie compagne di nazionale per il sopralluogo del circuito. In realtà sapevo che avrei potuto correre il Giro per arrivare in condizione a Parigi, ma ho dovuto confrontarmi con la squadra prima e poi parlare col cittì Sangalli. Se fossi andata su non sarebbe stato giusto nei confronti delle compagne che avevano dimostrato di andare forte per più tempo del mio. E’ andata così, io penso ad esserci a Los Angeles 2028.

Bertizzolo correrà il Tour Femmes in appoggio alla squadra, però si butterà nella mischia nelle tappe veloci e ondulate
Bertizzolo correrà il Tour Femmes in appoggio alla squadra, però si butterà nella mischia nelle tappe veloci e ondulate
Resta il finale di stagione per fare bene come era stato l’avvio, giusto?

Sì, certo. Il mio calendario è bello fitto. Dopo il Tour correrò a Plouay, il Romandia, il GP Wallonie e tante altre gare fino al Giro dell’Emilia. Gli obiettivi e gli stimoli non mancano di certo. Guadagnarmi una maglia azzurra per europei e mondiali è uno di questi. Solo però dal Tour Femmes capirò qualcosa in più per le prossime settimane. Perché, ci tengo sempre a ricordarlo, anche se hai buoni valori dopo un infortunio, è solo confrontandoti con le avversarie in gara che sai veramente come stai.

Scopriamo Karlijn Swinkels, un’altra olandese che va forte

29.07.2024
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In una nazione come l’Olanda che domina il ciclismo femminile e sforna talenti a ripetizione che vincono ovunque, diventa difficile spiccare, ma c’è una ragazza che si sta ritagliando il proprio spazio. Karlijn Swinkels quest’anno ha mostrato una crescita ed una costanza di risultati che la pongono in cima alla lista delle atlete da seguire con più attenzione.

La venticinquenne della UAE Team ADQ finora ha conquistato sei podi più altre nove top 10 con molte prestazioni da protagonista. Le è mancata solo la vittoria per mettere la ciliegina sulla torta, ma Swinkels non è una che si arrende, soprattutto ora che sta diventando consapevole dei suoi mezzi. Le stimmate della campionessa sono uscite da junior quando nel 2016 è diventata iridata della cronometro, senza tuttavia mantenere le attese, a parte il sigillo tre anni dopo in una tappa della Vuelta a Burgos. Per vari motivi sembrava essersi un po’ smarrita (situazione che per altro capita a molti), invece nel finale dell’anno scorso in Belgio si è decisamente ritrovata. La tripletta centrata in maglia Jumbo-Visma al Tour de la Semois è stata la svolta per vedere la Swinkels di adesso. E noi abbiamo cercato di conoscerla meglio.

Al Fiandre Swinkels è sempre stata nel gruppo di testa, lavorando per Persico e chiudendo poi decima
Al Fiandre Swinkels è sempre stata nel gruppo di testa, lavorando per Persico e chiudendo poi decima
Karlijn che tipo di corridore sei? Che caratteristiche hai?

Sono un corridore a tutto tondo. Credo che le gare che mi si addicono di più siano quelle di media difficoltà. Mi piacciono le salite brevi e incisive. Sono abbastanza veloce in un gruppo ristretto dopo una gara dura. D’altra parte, mi piace molto anche aiutare le mie compagne di squadra a raggiungere la vittoria o il podio. Penso di poter essere di supporto in ogni tipo di gara.

L’anno scorso dopo la tua vittoria al Tour de la Semois sembri esserti sbloccata ed entrata in una nuova dimensione. E’ corretta questa impressione?

Sento che in questa stagione ho fatto un deciso passo in avanti. Sono felice di potermi migliorare passo dopo passo e che la squadra mi abbia lasciata libera di scoprire meglio i miei punti di forza.

Quest’anno hai fatto molti podi. Come giudichi la stagione finora?

Sono davvero soddisfatta di ciò che ho fatto. Avrei firmato per questo prima della stagione. Essere stata nei momenti decisivi dei finali delle classiche ed aver conquistato più podi in tutti i tipi di percorsi mi fa credere di poter vincere le corse. Questa conferma è davvero bella da ottenere dopo un duro lavoro.

Quali sono le gare in cui pensavi di vincere? Hai qualche rammarico?

Mi sono giocata la vittoria in più gare, ma passo dopo passo ho imparato di più. Non mi è capitato molte volte nella mia breve carriera, quindi ogni giorno continuo ad imparare. Anche recentemente al Thuringen Tour sono andata molto vicina alla vittoria, ma… non sono riuscita a chiudere abbastanza la porta (dice sorridendo, ndr). Sto cercando di trovare la mia strada verso il gradino più alto. Credo che questo obiettivo posso centrarlo anche in questa stagione.

Terza piazza per Swinkels (dietro a Jackson e Vas) nella seconda tappa della Vuelta. Uno dei tanti podi stagionali
Terza piazza per Swinkels (dietro a Jackson e Vas) nella seconda tappa della Vuelta. Uno dei tanti podi stagionali
C’è qualcuno che vuoi ringraziare per la tua crescita?

Naturalmente voglio ringraziare la mia famiglia che mi è sempre stata vicina e mi ha sostenuto in tutto quello che ho fatto fino a oggi. Senza di loro non sarebbe stato possibile essere dove sono ora. Inoltre, apprezzo molto Giorgia (Bronzini, la sua compagna, ndr) perché mi sta rendendo una persona migliore. Mi ha insegnato a essere più presente nel momento e a godermi quello che sto facendo. Infine, ma non per questo meno importante, voglio ringraziare l’UAE Team ADQ per aver creduto in me come ciclista e come persona. I miei allenatori Luca Zenti ed Enrico Campolunghi sono fantastici.

Hai qualche idolo in particolare?

Onestamente non ho un idolo, però mi piace imparare da chi è più bravo di me in qualcosa per poter crescere.

Doha 2016, Swinkels si fa conoscere al mondo vincendo la crono iridata juniores su Morzenti e Labous
Doha 2016, Swinkels si fa conoscere al mondo vincendo la crono iridata juniores su Morzenti e Labous
Qualcuno ha detto che hai un grande potenziale e che ricordi la “prima” Marianne Vos. Cosa ne pensi?

Penso che Marianne Vos sia una ciclista con cui non posso paragonarmi. È unica e ha vinto tanto in carriera. Penso solo di essere brava in gare simili a quelle adatte a Marianne. Spero di poter vincere un giorno gare come importanti come ha fatto lei.

Quali sono quindi le gare dei tuoi sogni?

Ne ho più di una. Mi piacerebbe vincere l’Amstel Gold Race, la Strade Bianche, il Fiandre o una tappa a Giro, Tour o Vuelta.

Swinkels è un’atleta che si trova a suo agio nelle corse a tappe. Al Thuringen Tour ha vinto la classifica a punti
Swinkels è un’atleta che si trova a suo agio nelle corse a tappe. Al Thuringen Tour ha vinto la classifica a punti
Che obiettivi ha Karlijn Swinkels per il finale di stagione e per il futuro?

Il mio obiettivo sarà quello di vincere una gara con i colori della UAE Team ADQ. Oltre a questo voglio continuare a correre con il cuore. Ho appena terminato il mio training camp in altura come avvicinamento al Kreiz Breizh (domani, ndr), al Tour Femmes e poi a Plouay. Spero di continuare a essere costante nel resto della stagione e di ottenere altri podi per la squadra.

Cipressi, è tornato il sorriso dopo la paura. E ora tante corse

29.06.2024
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In queste ore Carlotta Cipressi é in gara al Thuringen Ladies Tour, la prima con la maglia della UAE Team ADQ, in prestito dal devo team. Domani correrà l’ultima tappa e per lei sarà solo il diciottesimo giorno di corsa della stagione.

Il contatto diretto dalla Germania con Cipressi diventa una sorta di breve diario quotidiano sulle sue prestazioni. Anzi, più giusto dire sulle sue sensazioni, perché sono quelle che interessano maggiormente. La ventunenne forlivese ha iniziato a correre solo a fine aprile e il suo inverno è stato a dir poco tormentato, per usare un eufemismo. Fino ad allora sembrava sparita dai radar senza conoscerne il reale motivo dopo un 2023 positivo in cui aveva vinto il Giro del Mediterraneo in Rosa ed il titolo italiano U23 a crono. Ed ecco quindi che il secondo posto nella medesima prova di quest’anno ci ha dato lo spunto per scoprire la sua rinascita.

Il rientro di Cipressi è stato all’Elsy Jacobs in Lussemburgo a fine aprile, poi alla Vuelta Andalucia ha centrato subito una top ten
Il rientro di Cipressi è stato all’Elsy Jacobs in Lussemburgo a fine aprile, poi alla Vuelta Andalucia ha centrato subito una top ten
Carlotta intanto dacci un aggiornamento sulla tua partecipazione al Thuringen. Come stai?

Mi sento bene. Ogni giorno che passa va meglio e sono davvero soddisfatta delle mie prestazioni. Siamo qua in Germania per supportare Swinkels nella generale. Inizialmente siamo partite in cinque e dopo un giorno siamo rimaste in quattro. A parte Karlijn, che comunque ha venticinque anni, siamo tutte giovanissime (le altre sono Venturelli e Ivanchenko, ndr), ma stiamo facendo davvero un grande lavoro in mezzo a formazioni al completo o più esperte. Peccato per quella prima tappa…

Cosa è successo?

Era fuori una fuga a due. Dietro abbiamo tirato per ricucire finché sull’ultima salita a venti chilometri dalla fine le migliori hanno aperto il gas. Per noi c’era appunto Swinkels, ma il suo gruppetto quando è arrivato a pochi secondi dal ricongiungimento con le battistrada, è stato fermato ad un passaggio a livello. Le due fuggitive erano transitate poco prima che si abbassassero le sbarre e sono arrivate fino in fondo (vittoria di Vanpachtenbeke su Edwards, al momento ancora le prime due della generale, ndr). Dietro invece ci siamo tutte ricompattate, tagliando il traguardo ad oltre due minuti e mezzo, prendendoci un altro passaggio a livello chiuso (sorride, ndr). Peccato dicevo, perché Karlijn ha una grande condizione. Il quarto posto nella generale ed il secondo dell’ultima tappa lo testimoniano. In ogni caso per lei ci sono ancora una crono di 31 chilometri (oggi, ndr) e frazione finale di domani per tentare il tutto per tutto. Noi ci proveremo.

Cipressi al Thuringen Tour, assieme alle compagne, sta lavorando molto per Swinkels per le tappe e la generale
Cipressi al Thuringen Tour, assieme alle compagne, sta lavorando molto per Swinkels per le tappe e la generale
A proposito di crono, in quella del campionato italiano hai chiuso seconda in un podio tutto della UAE Development Team.

Va bene il risultato, però personalmente non sono contenta della mia prova. Purtroppo non sono riuscita a preparare la gara come volevo io, anche se comunque il percorso non era così ondulato come piace a me. Ho fatto la prima parte bene, poi sono calata. Forse mi sono salvata solo di esperienza, se così possiamo dire. Mi dispiace andare alle corse e non averle potute preparare a dovere. Comunque ci tenevo ad esserci, credetemi.

In effetti tu hai cominciato il 2024 tardi. Per quale motivo?

Purtroppo lo scorso ottobre mi hanno riscontrato una miocardite particolarmente brutta. L’hanno scoperta durante una visita di controllo periodica legata ad una ablazione che avevo fatto nel 2021. Secondo i medici avevo un valore troppo alto e pericoloso. C’erano già stati casi come il mio, però non riuscivano a capire come mai non calasse dopo una serie di altri accertamenti e cure. Non sapevamo se sarei potuta tornare in bici. Era una situazione che andava oltre l’aspetto sportivo.

Ci dispiace molto. Che pensieri ti sono passati per la testa?

Ho vissuto davvero un brutto periodo, ha avuto un po’ di paura. Trascorrevo intere giornate a letto o sul divano. Mi avevano detto di non fare nemmeno le scale di casa perché era un affaticamento che non potevo avere. Quasi non ci credevo. Ero abbattuta moralmente, anche se cercavo di trovare motivi per essere fiduciosa. Poi, continuando a fare i controlli, i dottori hanno capito il problema. Quel valore è tornato ad essere nel range giusto ed ho iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel. Nel frattempo a dicembre mi era arrivata a casa la bici nuova. La guardavo ogni giorno e le dicevo “fra poco sarai nuovamente mia” (sorride, ndr). E’ stato uno stimolo anche quello.

Cipressi si è detta poco soddisfatta della crono tricolore U23, nella quale non è riuscita a riconfermare il titolo del 2023
Cipressi si è detta poco soddisfatta della crono tricolore U23, nella quale non è riuscita a riconfermare il titolo del 2023
Quando sei potuta tornare in bici?

Il 27 gennaio è stata la prima volta. Le prime tre settimane sono state un incubo. Facevo giri da un’ora e rientravo a casa sfinita. Ce ne mettevo il doppio per recuperare dallo sforzo. In quei giorni mi sono persa i training camp e tante altre cose con la squadra. Ho dovuto ricominciare da zero, ma se la mente regge, allora anche il fisico ti segue nonostante sia fuori allenamento.

Come sei uscita da quella situazione a livello psicologico?

Stavo chiusa in casa e non avendo avuto modo di sfogarmi, ho lavorato molto col mio mental coach. Sono rimasta concentrata pensando ad un obiettivo alla volta senza fretta. Ad esempio sul piano alimentare sono rimasta sempre sul pezzo e di questo devo ringraziare la nostra nutrizionista. E naturalmente la squadra che non mi ha mai lasciato sola.

Cipressi ha chiuso il tricolore in linea con una buona gara, ad una trentina di secondi da Longo Borghini
Cipressi ha chiuso il tricolore in linea con una buona gara, ad una trentina di secondi da Longo Borghini
Il rientro com’è stato?

Impegnativo. Contestualizzando tutto che è successo, sono contenta, soprattutto del mio decimo posto alla Vuelta Andalucia, alla mia quarta gara. Gli allenamenti li ho affrontati con più energia psico-fisica. Ho voglia di correre e recuperare il tempo perso, tuttavia senza esagerare. Quel brutto periodo mi ha insegnato molto in generale, sia nella vita che per la bici. Sono rientrata con uno spirito più forte. Questo è il lato positivo.

In tutto ciò, Carlotta Cipressi si è fissata degli obiettivi?

Assolutamente sì. Finito il Thuringen, a luglio farò un periodo a casa per macinare chilometri e preparare tutti i vari appuntamenti con la squadra. Vedremo come starò, a partire dal recupero di questi giorni. Fra le varie gare, vorrei provare anche a guadagnarmi un posto per Tour de l’Avenir Femmes, mondiale ed europeo. Devo dimostrare tutto, ma sono sicuramente degli stimoli importanti per crescere.

Carbonari, stimoli a cinque cerchi più forti di cadute e fratture

26.06.2024
5 min
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Il suo avvicinamento a Parigi finora è stato un percorso ad ostacoli, ma l’aria di casa del Mar Baltico le ha dato nuove motivazioni. Anastasia Carbonari con la vittoria al campionato nazionale lettone (il terzo consecutivo) si è messa alle spalle, è proprio il caso di dirlo, tutti i malanni fisici che l’hanno rallentata e impaurita in questi mesi.

Quello di Carbonari è un film già visto e vissuto – purtroppo per loro – da tante atlete, soprattutto negli ultimi anni. Una serie di cadute e botte che ti fanno passare la voglia di risalire in sella e minano la stabilità emotiva più di quella fisica. Poi i traguardi che vuoi tagliare ti fanno uscire la determinazione per riprendersi. A fine maggio alla Ride London, Anastasia cade, si rompe la clavicola destra e la sua partecipazione all’Olimpiade è a rischio. Invece gli eventi si susseguono e si evolvono in modo rapido e positivo. Mentre sta aspettando il volo di rientro dalla Lettonia verso le Marche, la 24enne della UAE Team ADQ ci racconta le sue sensazioni dell’ultimo mese e quelle che proverà nei prossimi.

Carbonari ha rivinto il campionato lettone (per il terzo anno consecutivo) quindici giorni dopo essere tornata in bici dall’operazione alla clavicola
Carbonari ha rivinto il campionato lettone (per il terzo anno consecutivo) quindici giorni dopo essere tornata in bici dall’operazione alla clavicola
Anastasia partendo dalla attualità, ti sei riconfermata campionessa nazionale. Te lo aspettavi?

No, devo essere sincera. Sapevo di non avere una grande tenuta, tant’è che ho provato ad anticipare andando in fuga con due estoni e una lituana (nei Paesi Baltici si corre un’unica prova e vengono divise le classifiche per nazione, ndr). Quando siamo state riprese, è ripartita la fuga decisiva ed io purtroppo ho perso l’attimo per entrarci. D’altronde arrivavo da un lungo periodo di inattività e non potevo chiedere di più. Alla fine ho centrato la top 10 finale che mi ha garantito la vittoria. L’obiettivo primario però era quello di non cadere nuovamente e di conseguenza tenere la maglia.

Seconda tappa della Ride London, Carbonari si rompe la clavicola. Teme per Parigi 2024, ma rientra a tempo di record
Seconda tappa della Ride London, Carbonari si rompe la clavicola. Teme per Parigi 2024, ma rientra a tempo di record
Indipendentemente dal risultato, hai fatto un recupero a tempo di record.

Forse è stato un po’ troppo accelerato, ma ci tenevo a correre a Voru (in Estonia, ndr) per tanti motivi. Rappresentare la mia Nazione e, nel mio piccolo, promuovere il ciclismo femminile in Lettonia che non ha ancora un grande seguito. Tutto ciò è stato possibile grazie alla Clinica Pierangeli del dottor Di Ruscio e ad Andrea Masciarelli che mi ha messo in contatto subito con loro. Pensate che il 25 maggio mi sono rotta la clavicola ed il 31 ero già in sala operatoria. Sono stati tutti fantastici e non li ringrazierò mai abbastanza.

Quanto ha inciso il timore di non poter andare a Parigi per tornare in bici?

Tantissimo, non posso negarlo, però non è stato per nulla facile. Ho avuto tanti pensieri negativi. Già solo se perdi giorni di gara ti butti giù perché si va sempre più forte. Poi non sai più se ne vale la pena rischiare di correre e farsi male. Quando ho letto la vostra intervista a Balsamo, mi ci sono immedesimata. Per fortuna la mia famiglia e il mio fidanzato Riccardo hanno avuto pazienza. Mi hanno sopportata e supportata in ogni situazione. Stessa cosa per la mia squadra che non mi ha mai lasciata sola tra fisioterapia ed allenamenti. Alla fine due settimane dopo l’operazione ero tornata in bici.

Adesso come si guarda avanti?

Con tante motivazioni. Volevo rientrare in fretta anche per dare un segnale a me stessa. Ad inizio stagione ero caduta al Nord battendo forte il ginocchio e ci avevo messo tanto per riprendere la condizione proprio prima della Ride London. Se penso che sono ripartita dopo uno scontro con un pick-up in Olanda due anni fa, credo di essere ormai più forte di tutto. Quindi ora guardo avanti con fiducia, perché non può sempre andare male. Cercherò di stare attenta in gruppo e di ritrovare la necessaria confidenza col braccio operato, sperando che poi tutto venga da sé.

Cosa prevede il tuo calendario a breve?

Al momento so che farò l’Argenta Classic in Belgio e a metà luglio il Baloise Tour per ritrovare il ritmo che ti sa dare solo una gara a tappe. Poi finalmente ci sarà la prova in linea di Parigi (il 4 agosto, ndr) e vedremo come andrà. Naturalmente anche mondiale, benché sia molto duro, ed europeo sono nel mio calendario, però ci penserò più avanti.

Carbonari correrà la prova su strada dell’Olimpiade. Un sogno iniziato nel 2021 quando scelse la nazionalità della Lettonia
Carbonari correrà la prova su strada dell’Olimpiade. Un sogno iniziato nel 2021 quando scelse la nazionalità della Lettonia
Quasi quattro anni fa hai scelto la nazionalità di tua madre proprio per inseguire il sogno olimpico. Come sta vivendo Anastasia Carbonari l’attesa?

Devo dire che la chiamata a queste Olimpiadi è stata una sorpresa perché i criteri per partecipare non sono semplici. Infatti nei miei programmi facevo i conti su quelle del 2028, invece non è andata così per fortuna. Qualche assaggio ce l’ho avuto nei giorni del campionato nazionale perché sono stata al Centro Olimpico di Riga dove ho fatto delle visite mediche e dove mi hanno preso le misure per gli abiti ufficiali. Mi servivano queste emozioni per ripartire e dimenticare cadute e botte morali. Però finché non sarò a Parigi e non sarò nel mezzo della cerimonia inaugurale, non realizzerò appieno quello che sto per vivere.

Uae Team Adq, in piena espansione. Parla Cherie Pridham

19.05.2024
5 min
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Se in campo maschile tutti guardano all’Uae Team Emirates come la squadra attualmente più forte del lotto (grazie soprattutto alle imprese di Pogacar), fra le donne la situazione è più complessa. L’Uae Team Adq è sicuramente un team di riferimento, ma il suo peso specifico pur importante non è paritetico. Quest’anno sono arrivate finora 6 vittorie, un bilancio lontano da quello non solo della Sd Worx, riferimento del settore, ma anche di altre formazioni.

Parliamo di una formazione in crescita, da considerare in piena evoluzione nella ricerca di un’identità definita. Cherie Pridham, manager della squadra si sta adoperando per dargliela conscia del fatto che serve tempo.

«Ovviamente vogliamo sempre più risultati. Vogliamo far crescere ogni squadra, quella maggiore come il devo team e stanno crescendo rapidamente. Sono piuttosto soddisfatta del punto dove siamo arrivati sotto la nuova gestione, con l’impegno mio e del team di direttori sportivi. Ci sarebbe piaciuto di meglio, soprattutto nel periodo delle classiche belghe, ma abbiamo colto piazzamenti importanti, che valgono».

Una delle 6 vittorie in casa Uae, quella di Eleonora Gasparrini a La Classique Morbihan
Una delle 6 vittorie in casa Uae, quella di Eleonora Gasparrini a La Classique Morbihan
Che cosa è mancato nel periodo delle classiche?

Semplice: un po’ di fortuna. Ovviamente ci vogliono le gambe, ma alcuni risultati non sono andati come volevamo. A volte abbiamo avuto degli incidenti, come con Consonni alla Gand-Wevelgem. Ma dobbiamo prendere quanto di buono c’è stato in ogni situazione.

Il roster di 16 atlete è troppo ristretto per affrontare tutta la stagione?

Nel WorldTour mondiale ci sono molti più corridori, ma il nostro è un movimento che si è sta sviluppando ora. Un paio di elementi in più farebbero comodo, ma bisogna crescere piano e in modo sostenibile economicamente. La partecipazione è ristretta a poche atlete, inoltre al fianco del team principale c’è quello development, insomma di carne al fuoco ce n’è tanta. Le corse femminili crescono rapidamente dobbiamo seguire il flusso senza però esagerare. Dobbiamo far crescere le nostre punte come Consonni o Persico, gestire il team nel suo complesso. Sappiamo che dobbiamo rafforzarci e lo faremo, a ogni livello. Ma occorre procedere passo dopo passo.

La devastante caduta alla Vuelta a Burgos. Per Bertizzolo, a terra, il responso è la frattura a un braccio
La devastante caduta alla Vuelta a Burgos. Per Bertizzolo, a terra, il responso è la frattura a un braccio
L’infortunio della Bertizzolo quanto peserà nel prosieguo della stagione?

Ho parlato con Sofia dopo la diagnosi del radio rotto. Ma le gambe funzionano. Servirà solo un po’ di recupero dall’incidente iniziale. So che Sofia tornerà preso, stiamo già pensando ad un ritorno strategico. Il Giro potrebbe ancora essere un’opzione, ma sempre in accordo con il team medico.

Ci saranno novità il prossimo anno, sia a livello manageriale che di atlete?

Per quanto mi riguarda, no, penso che ci stiamo stabilizzando bene. Naturalmente io sono il manager, quindi non è mio compito discutere di contratti. Per quanto riguarda lo staff verrà consultato ovviamente, ma non spetta a me deciderlo. Non sono a conoscenza di alcun cambiamento al momento.

Davide Arzeni, uno dei diesse, portato in trionfo dopo la tripletta al GP Liberazione
Davide Arzeni, uno dei diesse, portato in trionfo dopo la tripletta al GP Liberazione
A Giro e Tour con quali ambizioni andate, per puntare alle tappe o alla classifica?

Dobbiamo essere realistici e con la squadra che abbiamo, le vittorie di tappa sono un obiettivo chiaro per noi. Per salire di livello e di ambizioni serviranno ancora 1-2 anni. Poi nello sport non si può mai sapere, il podio della classifica generale al Tour de France può sempre arrivare, non c’è nulla di impossibile. Hai bisogno che tutto vada per il verso giusto, ma per il futuro di questa stagione, penso che saremo contenti delle vittorie di tappa.

Voi avete in squadra un forte numero di italiane: quanto è utile che ci sia un gruppo della stessa nazione?

È un gruppo di corridori e staff che ho ereditato, ma non è una situazione diversa da quando lavoravo alla Lotto, dove c’era uno zoccolo duro belga perché era un team belga. Qui le radici sono italiane. Nel destino del team c’è una maggiore internazionalizzazione, aprendo la porta a esperienze diverse, nazionalità diverse, culture diverse. E’ un passaggio importante. Ma questo avverrà in futuro. Per ora stiamo lavorando con un buon gruppo di staff e persone motivate e, ovviamente, le ragazze si stanno abituando allo stile di gestione. I progressi ci sono e sono evidenti.

Silvia Persico dovrebbe essere la punta della Uae nei grandi giri, con uno sguardo alla classifica
Silvia Persico dovrebbe essere la punta della Uae nei grandi giri, con uno sguardo alla classifica
Quale risultato da qui alla fine della stagione renderebbe il vostro bilancio completamente positivo?

Penso che una vittoria di tappa in un Grand Tour sia lo snodo più significativo. Dobbiamo essere aggressivi nelle gare e non essere solo un numero, vogliamo lottare per quella vittoria e se questo ci permette di vincere tappe al Giro e al Tour, questo mi renderà molto felice.

Hai lavorato a lungo nell’ambiente maschile: questi anni con le ragazze sono più facili o difficili?

Domanda delicata, bisogna stare attenti qui – afferma ridendo la Pridham – Sono cresciuta come atleta e so quanto fosse difficile quando lo ero. Penso che il ciclismo femminile stia diventando sempre più professionale. C’è una crescita continua, anche nella percezione stessa del nostro mondo da parte delle sue protagoniste. La squadra e i corridori stanno spendendo molto di più, investendo molto di più in se stessi per diventare più professionali. Con le donne l’approccio è un po’ diverso. Quando ti rivolgi a una squadra professionistica maschile, puoi essere un po’ più diretto. Come donne, per natura vogliamo sapere tutto. Vogliamo più spiegazioni, più ragionamenti. Ma diventeranno sempre più coinvolte nella loro carriera.

I nuovi giorni azzurri nel calendario di Marta Bastianelli

26.04.2024
6 min
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ROMA – Rivederla è stata una festa. Quando le ragazze del UAE Team Adq hanno riconosciuto Marta Bastianelli, sono corse ad abbracciarla come si fa con un compagno di tanti chilometri che a un certo punto ha cambiato strada. Gasparrini, che ha diviso con lei la camera cercando di imparare il massimo. Consonni, che ne ha ricevuto consigli sulla vita da velocista. Persico, che si è sentita chiedere più di un paio di volte quando verrà anche per lei il momento di alzare le braccia al cielo. E così la campionessa azzurra, che da quest’anno collabora in nazionale con il cittì Sangalli e a Caracalla era assieme a tutta la famiglia, ha salutato le ex compagne e poi ha vissuto il Gran Premio della Liberazione col piglio di chi comincia a calarsi nella dimensione del tecnico. Ha confabulato a lungo con Augusto Onori delle Fiamme Azzurre, cui ancora appartiene. Ha parlato con altre atlete. E poi ci ha raccontato questo inizio di carriera, con tanto di debutto all’estero con le juniores alla Omloop Van Borsele, Coppa delle Nazioni in Olanda.

Cara Marta Bastianelli, cosa fa la collaboratrice del tecnico della nazionale?

E’ una bellissima esperienza. Vengo da un buon insegnamento di Paolo (il cittì Sangali, ndr), in tanti anni come tecnico e atleta. Adesso sono al suo fianco e mi auguro di potergli dare una utile mano in questo nuovo ciclismo, che sta prendendo sempre più piede anche tra le giovani. In Olanda tutte le prime erano nel giro dei team WorldTour, ben diverso rispetto ai miei tempi e rispetto all’Italia. Il fatto di aver percorso tanti anni di storia del ciclismo mi aiuterà di certo.

Fra un giro e l’altro del Liberazione, Bastianelli ha parlato con tecnici e staff delle squadre
Fra un giro e l’altro, Bastianelli ha parlato con tecnici e staff delle squadre
Sangalli ha detto che quando hai smesso, portarti in azzurro è stata una conseguenza naturale. E’ stato così anche per te?

Da un po’ di tempo, ancora da atleta, c’era la volontà da parte della Federazione di spingermi in questo mondo. In quel periodo però ero ancora atleta, mi piaceva ancora vincere le gare. Poi mi sono chiesta: perché no? Insomma, fare questo salto è sicuramente un valore aggiunto nel mio bagaglio di esperienze, quindi qualcosa di bello. Quando corri oppure indossi la maglia della nazionale, è sempre un grande prestigio e io questo non me lo dimentico.

Com’è avere a che fare con ragazze 17-18 anni?

Bè, sono tornata indietro di parecchio. Sinceramente non sono tempi in cui mi riconosco, perché noi il mondo giovanile l’abbiamo vissuto diversamente. Erano sicuramente anni difficili, loro hanno la strada un po’ più spianata, quindi mi auguro che questo benessere lo possano mettere in pratica nel vincere le corse, che è la cosa più importante.

Parli la loro stessa lingua o in qualche modo si coglie già il gap di età?

Diciamo che ho un po’ di esperienza con mia figlia (ride, Clarissa ha 10 anni ndr), ma è difficile capire se sia utile fare confronti, non sai mai se sia giusto o sbagliato. Però le vedo attente ai consigli, ci ascoltano molto. Sono ragazze ragionevoli.

Le juniores della Nations’ Cup hanno affrontato pioggia e vento: condizione limite per le nostre
Le juniores della Nations’ Cup hanno affrontato pioggia e vento: condizione limite per le nostre
Qual è il consiglio che ti viene più facile dare: quello di esperienza da corridore o quello da tecnico?

Non ho dubbi. Io metto in pratica la mia esperienza da corridore, perché da tecnico devo ancora farla: questa per me è solo una partenza. Però posso dargli un valore aggiunto da atleta, basato su quello che ho vissuto nei miei anni. Credo che per loro possa essere un contributo in più da aggiungere alla loro carriera, soprattutto quella futura.

In Olanda ad esempio avete trovato parecchio vento, sei riuscita a spiegargli come si sta nei ventagli?

Abbiamo fatto una bella spiegazione. Abbiamo detto loro dove mettersi in base a come tira il vento. Sono passaggi che alcune già conoscevano, perché erano già state a questa gara l’anno scorso. Paolo aveva già fatto un bel lavoro, però un consiglio in più fa sempre bene.

Come sei uscita da questa esperienza? Ti ha arricchito?

Sì, molto, anche dal punto di vista umano. Come persona, come mamma. Ho sentito molto questa esperienza da vicino, quindi sicuramente fa bene al cuore, alla mente e soprattutto al lavoro.

Può essere un ruolo azzeccato per il futuro di Marta Bastianelli?

Sì, è un incarico che mi piace molto. Poi non nascondo che mi piace anche lavorare con le elite, perché è un mondo che ho lasciato da poco quindi sono ancora abbastanza fresca di esperienze. Riesco a capire cosa pensano le atlete nelle varie fasi, quindi diciamo che mi piacerebbe allinearmi in tutto il settore, in base a quello che si può fare.

Con le elite sarà difficile passare da amica a tecnico?

Credo che ci sia una linea sottile e una volta che l’atleta lo ha capito, non è difficile. Sono ragazze intelligenti, sanno che adesso non sono più Marta atleta amica, ma sono Marta collaboratore azzurro. Posso sempre dare loro dei consigli, ma rimanendo nel mio ambito. Per me sono ragazze con cui ho corso fino all’altro ieri, quindi ho un rapporto speciale. Però quando si tratta di lavoro, mi piace che ci sia una linea precisa. So bene che magari è meglio parlarci un paio di giorni dopo una corsa, perché ricordo bene che a caldo puoi tirare fuori tante motivazioni diverse per giustificare una prestazione. Non sempre guardarle in faccia dopo l’arrivo ti fa capire bene le cose. Queste sono le consapevolezze che spero di poter portare.

Le seguirai anche in pista?

Faccio anche pista. Ho seguito le ragazze in qualche allenamento e ci tornerò a fine mese. Cerco di fare un po’ qua e un po’ là. A Montichiari ho trovato un ambiente molto familiare, bello, tranquillo. Ci sono ragazze che conosco e, anche i ragazzi. Mi sono trovata molto bene con Marco Villa, con Diego Bragato e con Fabio Masotti, che tra l’altro è un mio collega alle Fiamme Azzurre. Sono veramente felice di questo ruolo.

Sul palco, Bastianelli per la premiazione finale del UAE Team Adq come miglior squadra del Liberazione
Sul palco, Bastianelli per la premiazione finale del UAE Team Adq come miglior squadra del Liberazione
E Clarissa cosa dice del fatto che hai ricominciato a partire?

E’ abbastanza serena, soprattutto perché rispetto a prima passo più tempo a casa. Lo scorso anno ad oggi avevo già fatto 30 giorni fuori ed eravamo solo ad aprile, quindi è molto più tranquilla. Tra l’altro è felice quando può venire anche lei a vedere le gare, la vive in modo diverso. Non c’è più l’ansia della corsa, quindi mamma che corre. E poi le piacerebbe venire a vedere qualche allenamento in pista perché mi ha detto che vorrebbe fare il tifo. Le ho spiegato che non è come all’Olimpico, però penso che ai bambini faccia bene vivere queste giornate di sport e capire come funziona. Lei l’ha sempre vissuto sin da piccola dall’interno, ma forse adesso ha un briciolo di consapevolezza in più. Ai ragazzi fa bene vedere l’impegno di atleti poco più grandi di loro. Qualsiasi cosa scelgano di fare, lo sport resta una grande scuola di vita.

Mediterraneo in Rosa, si pensa di crescere ancora

26.04.2024
5 min
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Oltre le aspettative. A cinque giorni di distanza dalla sua conclusione, ancora si parla del Giro del Mediterraneo in Rosa, la corsa a tappe femminile che ha anticipato il Gran Premio Liberazione. Cinque tappe fra Campania e Puglia dove, rispetto allo scorso anno, è emersa una notevole crescita generale e non sono mancati spunti tecnici interessanti.

Il primo è legato sicuramente a Lara Gillespie, la campionessa nazionale irlandese che ha fatto il vuoto nella seconda tappa chiudendo di fatto subito la lotta per la vittoria finale, prendendosi però anche la soddisfazione di vincere la frazione successiva con il simbolo del primato indosso. Il secondo investe Federica Venturelli (in apertura nella foto Ossola) protagonista assoluta con due vittorie di tappa facendo praticamente da scudiera alla Gillespie e realizzando la doppietta del team devo Uae, mentre il terzo posto è andato a una sempre più convincente Giada Borghesi.

Federica Venturelli con il patron della corsa Francesco Vitiello, già al lavoro per l’edizione del 2025 (foto Ossola)
Federica Venturelli con il patron della corsa Francesco Vitiello, già al lavoro per l’edizione del 2025 (foto Ossola)

Francesco Vitiello, l’organizzatore, è già proiettato verso il prossimo anno, sulla base dei riscontri ricevuti: «Abbiamo avuto attestazioni di stima un po’ dappertutto – dice – ma quel che ci rincuora di più è la relazione finale dei giudici Uci. Mi hanno detto che sono rimasti stupefatti dal livello di organizzazione, di sicurezza, di pulizia delle strade e questo è un dato importante. Come avevamo anticipato è nostra intenzione salire di grado il prossimo anno per avere più squadre al via, soprattutto straniere e soprattutto legate al mondo del WorldTour».

C’è stata attenzione anche dall’estero?

Sì, me l’ha confermato anche Alessandra Cappellotto che ha seguito le prime due tappe come delegata Uci e che mi ha detto di aver visto cose surreali per una prova italiana. Una qualità inedita con tanto personale sulle strade e tutto quel che serve per una gara che meriterebbe a suo dire una qualifica ben più alta. Tra l’altro la corsa ha avuto grande risalto anche a prescindere dai risultati tecnici per la presenza di due ragazze afghane del WCC Team, la squadra voluta dall’Uci. C’era anche una troupe televisiva che è venuta apposta per loro.

Gillespie e Venturelli, per loro ben 4 vittorie e doppietta finale in classifica (foto Ossola)
Gillespie e Venturelli, per loro ben 4 vittorie e doppietta finale in classifica (foto Ossola)
Tra l’altro, l’aspetto organizzativo è stato reso ancora più complicato dal cattivo tempo…

Le prime due tappe, quelle in Campania sono state caratterizzate da pioggia intensa e questo ha dimostrato come fossimo pronti ad affrontare anche le condizioni più difficili. Abbiamo tenuto botta, ma d’altronde avevamo previsto anche le condizioni peggiori. Con noi c’erano ben 12 scorte tecniche della Stradale e altre 12 direttamente dell’organizzazione.

Dal punto di vista tecnico, il dominio assoluto della Uae non è stato uno svantaggio, considerando l’enorme divario tecnico fra loro e le altre?

Io sono abituato ad accettare sempre il responso della strada. La Uae ha vinto perché ha dimostrato di avere un’intelaiatura superiore, una preparazione tale da poter affrontare al meglio ogni tipologia di tappe. La corsa ha confermato i pronostici della vigilia, ma quando una squadra ha atlete di spessore si vede la differenza. Gillespie e Venturelli hanno corso con grande sapienza tattica.

Il team Uae Adq ha fatto la differenza, tenendo fede al suo ruolo di unica squadra WorldTour al via (foto Ossola)
Il team Uae Adq ha fatto la differenza, tenendo fede al suo ruolo di unica squadra WorldTour al via (foto Ossola)
Pensi che la presenza della Uae spingerà altri team WT a seguire le loro orme?

Ne sono sicuro perché tra squadre si parla e l’effetto passaparola sarà a nostro favore. Ho sentito un po’ i pareri dei vari team presenti ed erano tutti entusiasti: non solo per le gare, ma anche per tutto il contorno, a cominciare dalle scelte degli alberghi, dai tempi limitati di trasferimento e altro. Un aspetto spesso poco considerato sono anche i posti dove si è pedalato. E’ vero che l’agonismo prevale, la concentrazione è per la gara, ma c’è anche chi ha notato la bellezza dei paesaggi proposti, anche questo conta.

Quanto influisce quest’aspetto?

E’ fondante per noi, la gara deve essere un volano per far conoscere i territori, la cultura del posto. E’ chiaro che l’aspetto tecnico ha la prevalenza, ma anche quello spettacolare ha la sua importanza. A Torre del Greco, ad esempio, potevamo far passare le ragazze per la città ma abbiamo preferito privilegiare il lungomare sia per rendere più facile il passaggio della carovana, per permettere una gestione più semplice di tutti gli aspetti legati alla sicurezza, ma anche per far vedere un pezzo di territorio davvero eccezionale. Le atlete pensano sì a correre, ma so che guardano e notano.

Per Giada Borghesi vittoria nella prima tappa e podio finale. La sua crescita continua (foto Ossola)
Per Giada Borghesi vittoria nella prima tappa e podio finale. La sua crescita continua (foto Ossola)
Ci saranno altre regioni che si aggiungeranno?

Abbiamo già avuto richieste da Calabria e Abruzzo, senza contare che chi ha ospitato il Mediterraneo in Rosa in questa stagione vuole il nostro ritorno. I sindaci di Torre del Greco e Terzigno erano entusiasti, vogliono assolutamente rifarlo, ma non possiamo garantire nulla, è anche nostro dovere far girare la corsa attraverso luoghi sempre nuovi.

E fra questi ci sarà anche spazio per una cronometro?

Ci stiamo pensando, sarà un ulteriore gradino da salire. Serve un Comune che ospiti la corsa offrendo tutto quel che serve. Come detto non è un impegno facile, ma penso proprio che il prossimo anno ci sarà una cronoscalata per accrescere il livello tecnico della manifestazione.

Liberazione, UAE Adq in parata: la prima di Consonni

25.04.2024
7 min
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ROMA – «Quest’anno sicuramente c’ero andata tante volte vicino – dice Chiara Consonni – non è sempre la sfortuna, però essere lì e non riuscire mai ad arrivare con le braccia al cielo… Questa vittoria è un po’ una Liberazione in tutti i sensi, scusa il gioco di parole. Non mi era mai capitato di arrivare in tre. Andare in fuga è stato durissimo, il misuratore parla di 270 watt normalizzati, non sono pochi. Però ci sta, dai. Abbiamo provato qualcosa di diverso, magari non quello che si aspettavano. Volevamo anche vedere come stavamo, quali sensazioni e ce l’abbiamo fatta».

Gruppo al via: 18 squadre, 96 chilometri di gara
Gruppo al via: 18 squadre, 96 chilometri di gara

Dominio di squadra

Il Coati-Liberazione Donne si è da poco concluso con lo strapotere del UAE Team Adq, finalmente in una giornata di sole. L’organizzazione di Claudio Terenzi è impeccabile, peccato che la politica romana sia così avara di slanci e certe volte sembra di essere ospiti indesiderati al cospetto degli imperatori di turno.

Scorrendo l’elenco dei partenti, appariva chiaro che il team emiratino guidato da Arzeni avesse poche rivali e proprio questo poteva diventare motivo di rischio. Quando è più facile vincere che perdere, non sai mai come va a finire.

«A volte queste gare che sembrano tanto facili – dice Eleonora Gasparrini, atleta più combattiva di giornata – in realtà sono più difficili di quello che si pensa. Siamo riuscite comunque a fare un lavoro di squadra straordinario, quindi grazie anche a tutte le altre compagne. Siamo contenti. Perché è passata prima Chiara? E’ giusto così. Io quest’anno ho già vinto, Silvia (Persico, ndr) aveva già vinto questa gara, quindi mancava la “Conso”. Per me è stata comunque una prima parte di stagione abbastanza buona. All’Amstel sono riuscita a ottenere anche un sesto posto, quindi sono molto contenta. La condizione sta crescendo e la stagione è ancora lunga. Ho diversi obiettivi e cerchiamo di continuare così».

Il UAE Team Adq ha preso in mano la corsa da subito e l’ha girata in suo favore
Il UAE Team Adq ha preso in mano la corsa da subito e l’ha girata in suo favore

Le azzurre a Parigi

Mentre le ragazze giravano sotto lo sguardo interessato e curioso di Marta Bastianelli, la vicinanza del cittì Sangalli è stata il modo per fare il punto sul movimento femminile. Fra una decina di giorni, un gruppo di otto atlete volerà a Parigi per provare il percorso olimpico. Fra loro anche Elisa Balsamo, chiamata a valutare e scegliere.

«E’ importante che un corridore veda il percorso – dice il cittì azzurro – perché io posso farmi un’idea, ma sta a loro poi valutarlo davvero. Sarà difficile sceglierne quattro, perché il livello anche in Italia è alto e quindi le scelte saranno fatte in parte per la condizione e anche un po’ per il passato, quello che uno ha dato in nazionale e le sicurezze che ti offre. Perché in una corsa senza radioline c’è bisogno di ragazze sveglie, che sappiano cogliere il momento o aiutare le capitane nel momento importante.

«Sono stato all’Amstel – prosegue – e mi è piaciuta la gara di Eleonora Gasparrini: arrivare e tenere sul Cauberg e dopo il Cauberg non è una cosa banale. Le elite del giro azzurro stanno confermando il loro valore, qualcuna anche al di sopra delle aspettative, vedi Longo Borghini e vedi Balsamo. Persico la stiamo aspettando. Non è stata fortunatissima nell’ultimo periodo perché ha perso sua nonna, cui era legatissima, e l’ha un po’ pagata nel momento in cui poteva fare la differenza. Aspettiamo, da qua ad agosto c’è tanto tempo. In Olanda ho parlato a lungo con Dannyy Stam, il team manager della SD Worx. Sono contento di questo, perché si riesce a programmare, altrimenti sarebbe impossibile fare attività. Loro hanno in squadra Cecchini e Guarischi: per lui Elena è fondamentale. Noi vediamo gli ordini d’arrivo, ma chi come me in questi anni segue le corse, vede che nei primi 100 chilometri, quando c’è da portare davanti la Kopecky o la Wiebes, ci sono loro».

Venturelli quarta all’arrivo del Liberazione viene accolta dalle tre compagne con grida e pacche
Venturelli quarta all’arrivo del Liberazione viene accolta dalle tre compagne con grida e pacche

Le squadre del Giro

Discorso a parte per il movimento femminile italiano. Le tante continental di Roma, nella corsa organizzata dal Team Bike Terenzi, hanno fatto fatica a reggere il passo del UAE Team Adq, un po’ come succede in gare come il Giro d’Abruzzo degli uomini, in cui sfilavano in ordine le WorldTour, poi le professional e solo poi le continental. Se la riforma dell’UCI, che vede la nascita delle professional anche fra le donne, dovesse andare avanti, in Italia potremmo avere qualche grosso problema. Già sarà interessante vedere quali squadre italiane saranno invitate al Giro d’Italia.

«Tutelare le piccole squadre italiane è qualcosa che la FCI ha sempre fatto favorendo gli inviti al Giro – dice Sangalli – ma adesso le cose stanno cambiando e la tutela deve essere fatta dall’UCI. Riguardo certe riforme, non possiamo fare nulla. Al Giro correranno 22 squadre. Ci sono le 15 WorldTour, le 2 prime continental dell’anno scorso e poi ci sono altri 5 posti. Alla Vuelta hanno invitato la Laboral Kutxa e la Cofidis che comunque sono due squadre di livello WorldTour. Vediamo cosa farà RCS, ma certo dopo la Strade Bianche si è visto che il livello di alcuni team italiani non sia all’altezza del gruppo. Sicuramente il Giro d’Italia è una gara World Tour di livello altissimo e porteranno il meglio. La Federazione da anni cerca di tutelare le giovani che passano. Se non ci fossero le squadre continental italiane, tantissime ragazze che magari a 18 anni non sono ancora pronte, si perderebbero. Bisogna tutelarle, però i tempi cambiano e bisogna anche adeguarsi alle cose».

Davide “Capo” Arzeni portato in trionfo dalle ragazze del suo team, dominatrici del Liberazione
Davide “Capo” Arzeni portato in trionfo dalle ragazze del suo team

Le juniores in Olanda

E proprio con le più giovani Sangalli e Marta Bastianelli sono volate nel gelo del Nord Olanda, su un’isoletta piena di mare e vento. Il responso è stato duro ed è proprio quello che i tecnici azzurri volevano.

«Esatto – sorride Sangalli – abbiamo ottenuto quello che volevo, cioè che facessero esperienza. Volevamo far capire alle ragazze, che alla domenica vincono qua, che di là è un’altra storia. E’ servito loro per fare un punto e capire dove bisogna migliorare. Siamo arrivati in un ambiente climatico estremo, perché c’era un vento esagerato anche per la crono però è giusto così. Nell’ultima tappa è arrivato un gruppetto di 15 e c’era la Iaccarino, che l’aveva già corsa l’anno scorso. E questo fa capire che partecipare serve: nei prossimi appuntamenti faranno meglio e quando torneranno a casa, sapranno di dover lavorare di più.

«Di certo però il movimento sta crescendo. Cat Ferguson è alla Movistar e quindi ha fatto tutta la preparazione d’inverno con loro. Questo ti fa fare un salto di qualità, che secondo me è fin troppo esagerato. Dal mio punto di vista la via di mezzo è sempre la cosa migliore, specialmente per le junior. Le nostre hanno stretto i denti e so che c’erano in giro gli osservatori di tutte le squadre, per cui prima o poi anche loro potrebbero essere chiamate lassù».

Con Augusto Onori, responsabile del ciclismo nelle Fiamme Azzurre, dopo la vittoria al Coati-Liberazione
Con Augusto Onori, responsabile del ciclismo nelle Fiamme Azzurre, dopo la vittoria al Coati-Liberazione

L’aria di Parigi

Chiara Consonni riprende la via di casa. Per la squadra è arrivata una messe di punti non banale, dopo che i risultati sulle strade del Nord sono stati non proprio entusiasmanti. Per la bergamasca ci saranno altre gare su strada, poi l’attenzione si sposterà sulla pista. L’esclusione dai Giochi di Tokyo fa ancora male.

«Questa volta – dice – arrivo più consapevole. Tre anni fa ero ancora piccolina, un po’ più inesperta. Però adesso so cosa devo fare, so dove migliorare, sto cercando di farlo e sono contenta. So quali sono i miei mezzi e cercherò di mettere tutta me stessa per arrivare a Parigi o da qualche altra parte (ride, ndr). Per cui adesso farò un po’ di gare in Belgio per tenere il ritmo gara, poi Londra, poi farò altura prima del Giro d’Italia. E nel frattempo, abbiamo già stabilito degli allenamenti in pista almeno due volte a settimana, per trovarci insieme e provare. Creare anche un po’ più di feeling. E speriamo che tutto vada per il verso giusto».

La banda intona l’inno, Roma si va stiracchiando sotto un sole finalmente primaverile. Un gigantesco elicottero bianco volteggia sul centro. Si annunciano manifestazioni in tutta la città. Il Liberazione, nato nel 1946 quando la libertà non c’era, porta con sé la solita ventata di ottimismo.

Bertizzolo regista della UAE: «Ecco il Fiandre che prevedo»

30.03.2024
5 min
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Fuori dalle corse Sofia Bertizzolo ha una vena da artista. Con un foglio di carta ed una matita sa esprimere la sua creatività ritraendo con dovizia di particolari soggetti della quotidianità. In vista del Giro delle Fiandre di domani le abbiamo chiesto di… disegnarci che gara prevede.

All’interno della sua UAE Team ADQ, la ventiseienne di Bassano del Grappa ha assunto sempre più spesso il ruolo della regista, capace anche di finalizzare quando ha carta bianca. Quest’anno sarà alla sua ottava partecipazione (dal 2016 ad oggi ha saltato solo la scorsa edizione) e quando si parla con Bertizzolo della Ronde non si può dimenticare il suo strepitoso quarto posto del 2019 ricoprendo una preziosa funzione per il trionfo di Bastianelli. Vediamo cosa ci ha detto nel nostro botta e risposta alla vigilia della “Monumento” fiamminga.

Sofia, la Dwars door Vlaanderen di mercoledì che indicazioni vi ha dato in vista del Fiandre?

Ha confermato semplicemente quello che sapevamo già. In questo momento la Lidl-Trek è la squadra più solida, anche più della SD Worx. Sono state nel vivo della fuga decisiva facendo seconde con Van Anrooij e seste con Longo Borghini. Mentre Vos con la sua vittoria a Waregem ha confermato pure lei di essere una seria candidata per domani. Attenzione a Marianne che ha iniziato fortissimo la stagione. Anche se non l’ha dichiarato palesemente, so che punta alla Roubaix quindi verrà al Fiandre preparata e agguerrita.

La SD Worx-Protime sarà ugualmente la squadra-faro della gara?

Non ho ancora la lista definitiva delle partenti, ma è ovvio che tutti ci aspettiamo la SD Worx. Possono fare quello che vogliono. Hanno almeno 4-5 atlete che possono vincere il Fiandre. Anzi, tutte loro non solo possono, ma vogliono vincerlo. Quello potrebbe essere il vero problema. Potrebbe succedere che alla fine si debbano anticipare l’una con l’altra. E lì bisognerà stare attenti.

Che tipo di gara ti immagini quindi?

Per me andrà via una fuga da lontano, anche a 60-70 chilometri dall’arrivo. Intendo una fuga solida promossa proprio dalla SD Worx, con dentro tanti altri nomi importanti. Due su tutti. Oltre a Vos appunto, anche Longo Borghini sarà là davanti e secondo me dovrà attaccare sull’Oude Kwaremont o Paterberg per eliminare le ruote veloci. Noi della UAE dovremo giocare di rimessa, se non addirittura di furbizia. Sarà fondamentale voler entrare in questa azione a tutti i costi.

In che modo?

In Belgio si corre e si vive di attimi in ogni gara. Per esperienza so che spesso è tempo perso pensare a tante tattiche. Ce ne devono esserne un paio da rispettare, però poi dobbiamo essere brave noi ad adattarci in corsa. In pratica se dovesse partire la fuga a cui facevo riferimento prima, dovrà entrarci chi di noi è davanti in quel momento, senza pensare se sulla carta compiti e tattica fossero altri.

Nella SD Worx (qui Wiebes e Kopecky) tutte possono e vogliono vincere il Fiandre. Potrebbero muoversi molto da lontano
Nella SD Worx (qui Wiebes e Kopecky) tutte possono e vogliono vincere il Fiandre. Potrebbero muoversi da lontano
Come sta il UAE Team ADQ per il Fiandre?

Siamo supportate mediamente da una buonissima condizione, ma non abbiamo le individualità alla Kopecky o Wiebes per fare degli esempi. Ognuna di noi sta andando forte e se correremo unite potremo raccogliere un grande risultato. Ecco, forse l’unica che dovrebbe restare a ruota e che dovremo proteggere è Chiara (Consonni, ndr).

Perché?

Diciamo che Chiara (settima alla Dwars, ndr) è l’ultima che dovrebbe entrare nella fuga. Adesso lei ha le migliori gambe degli ultimi anni, dimostrando di saper tenere duro sui muri. E’ una carta da potersi giocare in una eventuale sprint generale, anche se penso che non si arriverà agli ultimi chilometri con un gruppo più o meno numeroso. Però come dicevo prima, che ci vada dentro lei oppure Persico, Swinkels, Amialiusik o Gasparrini conta poco. L’importante è entrarci.

E Sofia Bertizzolo invece che Fiandre farà?

Lo farò col mio solito compito di regista in corsa. Attaccata alla radiolina in contatto con l’ammiraglia per decidere cosa fare e quindi distribuire le indicazioni. Ci vorranno gli occhi aperti e sperare di essere in più di una. Poi potrebbe capitare che anch’io mi trovi nella situazione di entrare nelle azioni decisive. E certamente non mi tirerò indietro.