Una Trek Madone per Stuyven in vista della Sanremo

01.03.2022
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Jasper Stuyven ha vinto la Milano-Sanremo nel 2021, con un’azione da finisseur che ha colto di sorpresa il gruppo che si è giocato la Classicissima. Cosa cambia sulla bicicletta in versione 2022, rispetto a quella utilizzata nel 2021?

Lo abbiamo chiesto a Mauro Adobati, meccanico del team Trek-Segafredo, che ci offre qualche spunto interessante sulla Trek Madone del forte corridore belga. Continua così il nostro percorso di conoscenza delle bici dei campioni, dopo aver presentato la Merida di Colbrelli e la Specialized di Asgreen.

Mauro Adobati, bergamasco, è uno dei meccanici più esperti della Trek-Segafredo
Mauro Adobati, bergamasco, è uno dei meccanici più esperti della Trek-Segafredo
Quali bici ha a disposizione Stuyven?

Tutti i corridori del team possono scegliere tra i modelli Emonda e Madone. In base alle scelte e alle preferenze dell’atleta, quelle di inizio anno ed espresse durante i primi collegiali, ai corridori vengono forniti i modelli specifici.

C’è una preferenza del corridore belga?

Jasper è un corridore da Trek Madone, ama particolarmente questa bicicletta. Anche dal punto di vista tecnico è adatta a lui, perché è aerodinamica e veloce. Stuyven è potente e un gran passista e ha bisogno di un mezzo del genere. La sua dotazione prevede anche una Trek Emonda, che però viene utilizzata meno, solo quando ci sono corse con grandi salite, dove lui ha necessità di salvare la gamba.

Quindi, c’è la preferenza del corridore e anche una scelta tecnica?

Sì, il corridore ha l’ultima parola sulla scelta, poi ovviamente si tengono in considerazione le caratteristiche dell’atleta. Ad esempio Ciccone… Lui non utilizza la Madone, ma solo la Emonda. I due corridori sono molto differenti per espressione e doti atletiche, aspetto che si riflette anche sulla scelta della bici.

Disco anteriore da 160 millimetri e nessuno spacer tra stem e sterzo (foto hardyccphotos per Trek)
Disco anteriore da 160 millimetri e nessuno spacer tra stem e sterzo (foto hardyccphotos per Trek)
Quale taglia di bici utilizza Stuyven?

Jasper usa una 58, misura comune alle bici della sua dotazione.

Cambia posizione in sella in base alle gare e alla stagione?

No, Stuyven mantiene sempre la stessa posizione in bici. Il cambio di setting è una cosa che avviene sempre meno, magari piccoli aggiustamenti, ma di sicuro non si verificano delle variazioni importanti.

Con quale bici presumibilmente farà la Sanremo?

Di sicuro con la Trek Madone.

Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, con la Trek Madone edizione 2021 (foto rossbellphoto per Trek)
Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, con la Trek Madone edizione 2021 (foto rossbellphoto per Trek)
Ci puoi dare qualche dettaglio della componentistica?

Le scelte saranno fatte a ridosso dell’evento, ma posso dire le preferenze di Stuyven. Normalmente utilizza la doppia corona anteriore con la combinazione 54-41 e con le pedivelle da 170. Corte se consideriamo la struttura fisica, ma lui si trova bene così. La scala dei rapporti dietro 10-33.

E invece per il cockpit?

La sua Madone è montata con un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL. E’ quello che normalmente va in dotazione alla Emonda. Ha uno stem da 130 millimetri, con un’inclinazione negativa di 17°. La larghezza della piega è da 400. Stuyven usa una sella tradizionale, non corta.

Stuyven utilizza un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL (foto Instagram)
Stuyven utilizza un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL (foto Instagram)
Un manubrio largo solo 40 centimetri?

Si, la tendenza è quella di utilizzare manubri stretti, nonostante le caratteristiche fisiche del corridore facciano pensare ad una piega larga. Dobbiamo considerare l’impatto aerodinamico ridotto che porta ad avere una piega stretta. E poi ci sono anche i manettini spostati verso l’interno: efficienza, ma anche preferenze personali.

Per il comparto ruote, quale potrebbe essere la scelta di Stuyven, sempre in ottica Sanremo?

Le ruote sono montate con i tubeless, lo standard inizia ad essere questo. Per le ruote la preferenza sarà rivolta al 90% per le Bontrager Aeolus RSL 62, tubeless da 28. Le pressioni tra le 5,7 e 6 atmosfere. Il team utilizza gli pneumatici Pirelli Race TLR. Ogni ruota con i tubeless prevede l’utilizzo del lattice anti-foratura.

Un nuovo tubeless Pirelli che vedremo in commercio prossimamente? (foto hardyccphotos per Trek)
Un nuovo tubeless Pirelli che vedremo in commercio prossimamente? (foto hardyccphotos per Trek)
Utilizzate ancora i tubolari e le ruote per i tubolari?

Sempre meno, come dicevo prima la tendenza è di un passaggio totale al tubeless. Inoltre, con i tubeless abbiamo notato che si fora meno e gli stessi corridori sono contenti perché scorrono parecchio. La scelta dei tubeless è comunque un percorso graduale, necessario anche per far prendere il giusto feeling agli atleti. Comunque le ruote che abbiamo a disposizione sono ormai quasi tutte per i tubeless.

E invece come ti comporti con le batterie della trasmissione?

Le batterie del cambio posteriore e del deragliatore vengono rimosse dopo ogni gara e non necessariamente ricaricate. Vengono controllate, questo sì e viene applicato il cap rosso che le protegge ed evita dispersioni. La mattina successiva, prima della gara, le rimontiamo e i corridori trovano la bici pronta in ordine di marcia.

Con una Madone ha chiuso e con una Madone, Stuyven ha riaperto il 2022. Qui all’Het Nieuwsblad con un piccolo tifoso
Con una Madone, Stuyven ha riaperto il 2022. Qui all’Het Nieuwsblad con un piccolo tifoso
Utilizzi delle soluzioni particolari per preservare i movimenti rotanti di ruote e movimento centrale?

Non uso e non utilizziamo delle soluzioni meccaniche particolari, poi ci sono da considerare anche le abitudini del meccanico. Talvolta cerchiamo di usare un olio meno viscoso per la catena, in modo che non si accumulino troppi residui. Diciamo che le gare tradizionali non portano ad affrontare grosse problematiche. Sono le gare del Nord e competizioni come ad esempio La Strade Bianche che spesso ti obbligano a sostituire tutto!

Trek conferma il proprio impegno per l’ambiente

15.10.2021
3 min
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In un nostro precedente articolo di fine 2020 avevamo parlato dell’impegno di Trek nel ridurre l’utilizzo della plastica nella fase di imballaggio bici. Un segno concreto da parte dell’azienda americana, grazie anche ad un programma avviato da anni per intervenire su alcuni processi di produzione e logistica. Nei giorni scorsi Trek ha presentato il proprio rapporto di sostenibilità 2021 che è liberamente consultabile al seguente link: https://view.publitas.com/trek-bicycle/tk21_trek-sustainability-report_it/page/1

Davide Brambilla spiega come Trek abbia modificato la logistica delle sue spedizioni
Davide Brambilla spiega come Trek abbia modificato la logistica delle sue spedizioni

Eliminate tonnellate di plastica

Ad illustrarci il rapporto del 2021 è Davide Brambilla, amministratore delegato di Trek Italia, che ha voluto da subito evidenziare l’importanza di aver ridotto in maniera significativa i rifiuti di plastica: «Nel 2020 abbiamo introdotto un nuovo imballaggio che ha dimezzato i pezzi non riciclabili. Dopo questo primo passo, abbiamo esteso il processo a tutto il nostro packaging di biciclette e accessori, eliminando così oltre 160 tonnellate di plastica in un solo anno».
Un altro fronte estremamente importante sul quale si è lavorato è stato quello della logistica. Per ridurre le emissioni dei trasporti via terra, la sede europea di Trek utilizza una strategia di spedizione in lotti. Essa abbassa il chilometraggio necessario per spostare il prodotto dalla distribuzione ai negozi. Parallelamente l’azienda sta lavorando per diminuire la dipendenza dal trasporto aereo, con l’obiettivo di ridurre il chilometraggio del 75% entro il 2024.

Imballo usato da Trek che ha eliminato 160 tonnellate di plastica in un solo anno, entro il 2024 ridurranno a zero la quota del materiale di scarto
Imballo usato da Trek che ha eliminato 160 tonnellate di plastica in un solo anno, entro il 2024 ridurranno a zero la quota del materiale di scarto

Obiettivo 2024, zero quota scarti

A fianco di interventi concreti nel settore degli imballaggi e della logistica, Trek sta revisionando anche il processo di produzione. L‘obiettivo è ridurre a zero entro il 2024 la quota di materiale di scarto. Per raggiungere questo traguardo ambizioso, l’azienda sta lavorando all’introduzione di soluzioni tecniche alternative: «Ci impegniamo a usare materiali riciclati, riciclabili, rigenerati o rinnovati, e a progettare, quando possibile, processi produttivi che si basano sulla circolarità – prosegue Brambilla -. Oggi, per esempio, realizziamo 15 prodotti interamente in materiali riciclati e abbiamo in programma di svilupparne molti altri nel prossimo futuro».

Ad oggi Trek realizza 15 prodotti utilizzando materiale riciclato, la svolta green dell’azienda americana è già iniziata!
Ad oggi realizza 15 prodotti utilizzando materiale riciclato, la svolta green dell’azienda americana è già iniziata!

Il contributo del singolo

In Trek sono fortemente convinti che la salvaguardia dell’ambiente debba comunque partire dai comportamenti del singolo individuo. Come l’uso della bicicletta come mezzo di spostamento quotidiano. Filippo Zoboli, marketing manager di Trek Italia, sottolinea con queste parole l’importanza della bicicletta vista come strumento di cambiamento: «Il post pandemia ha dimostrato quanto sia utile, facile, economico e salutare una pedalata, sia per andare a scuola o in ufficio che per benessere fisico».

Trek

Un tocco italiano nella tripletta delle svizzere

28.07.2021
4 min
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Una tripletta svizzera con un tocco italiano. La mountain bike si tinge di rossocrociato a Izu, sede delle gare olimpiche di cross country a due ore e mezza dal centro di Tokyo, grazie anche alle intuizioni di Nicolas Jeantet, trentaduenne meccanico valdostano che ha indovinato tutte le scelte che hanno permesso alle sue atlete di fare razzia di medaglie: oro a Jolanda Neff, argento a Sina Frei, bronzo a Linda Indergand.

Eppure a ruota di Pauline Ferrand Prevot, la svizzera stava per cadere come Vdp
Eppure a ruota di Pauline Ferrand Prevot, la svizzera stava per cadere come Vdp
Dunque, si è fatta festa in casa Svizzera, Nicolas?

Noi meccanici poco, perché abbiamo passato tutto il pomeriggio e la sera a impacchettare bici e materiali: siamo ancora sommersi dai cartoni. La logistica in quest’Olimpiade è stata molto complicata. Il giorno in cui hanno aperto l’impianto, potevamo salire con i mezzi e ne abbiamo utilizzati 5 che trasportassero il materiale, mentre ieri non potevano entrare per cui abbiamo portato tutto a mano. I giapponesi sono tanto precisi, ma delle volte hanno una mentalità chiusa.

Una prova opaca per Eva Lechner, che non ha mai trovato il colpo di pedale
Una prova opaca per Eva Lechner, che non ha mai trovato il colpo di pedale
Ci sveli il segreto di questo en plein?

Come nazionale lavoriamo da 7 anni sullo sviluppare la tecnica di guida e oggi, grazie alla pioggia, è uscito chi sapeva guidare, non cadere, non sbagliare, quello ha aiutato molto. Poi abbiamo lavorato davvero bene sul set up e quello ha fatto la differenza: non abbiamo sbagliato le gomme, come hanno fatto altre atlete.

Da dove si costruisce un trionfo così?

Siamo venuti al test event 2 anni fa e ci siamo preparati per quello che avremmo incontrato quando saremmo tornati qui. Poi, ancora in questi giorni, per sistemare gli ultimi dettagli ed eravamo preparati anche per un’ipotetica pioggia. Il problema è che, con le pietre, con tutto il tracciato artificiale costruito da zero, anche se ci fosse stato fango come c’è stato, sarebbe stato improponibile, e avrebbe reso impossibile la guidabilità, causando cadute e forature.

Così Jolanda Neff con la bandiera rosso crociata sul traguardo
Così Jolanda Neff con la bandiera rosso crociata sul traguardo
Dunque, cosa avete deciso prima del via?

Tanti non erano d’accordo, ma abbiamo optato per gomme intermedie e quando ha iniziato ad asciugarsi il percorso, questa scelta ha fatto la differenza. Avendo piovuto prima della gara poi, hanno modificato due o tre parti del percorso.

Stavolta però tutti lo sapevano dopo il caso Van der Poel?

Non so bene cosa sia successo veramente con lui, ma noi lo sapevamo già da due anni che quella passerella sarebbe stata tolta. Al test event, c’era nel giorno di prova, così almeno gli atleti potevano provare senza farsi male e poi ci avevano già detto che l’avrebbero tolta. Anche ieri, nei comunicati c’era che il percorso sarebbe cambiato rispetto alla versione originale.

Sei convinto dell’errore di valutazione dell’olandese?

Non mi esprimo, ma dico solo che è arrivato all’ultimo, ha fatto come sempre tutto di testa sua, senza l’aiuto della sua nazionale, quindi qualcosa non ha funzionato. La nostra squadra femminile, invece, lavora molto di più sullo stile degli sport invernali. La nazionale lavora tanto insieme, non è soltanto una selezione: questo aiuta molto ad avere clima positivo nel gruppo, anche perché non ci sono prime donne.

Il dream team svizzero. Jeantet, meccanico italiano (valdostano), è il secondo da destra
Il dream team svizzero. Jeantet, meccanico italiano (valdostano), è il secondo da destra
Ci definisci bene il tuo ruolo di italiano nella nazionale svizzera?

Gestisco tutti i meccanici del settore mountain bike e fuoristrada e quindi quaggiù sono sia per il cross country sia per la bmx. Infatti, mentre gli atleti della mountain bike partiranno, io mi sposterò alla bmx che sarà nell’area di Tokyo: avremo possibilità di medaglia sia tra gli uomini sia tra le donne. Se non si fossero accavallate le date, mi sarei occupato anche della crono su strada, perché tra le donne di solito seguo Marlen Reusser (argento mondiale in carica, lo scorso anno a Imola e appena argento alle spalle di Val Vleuten).

Madone SLR sviluppata da Pedersen & C: una vera lama affilata

25.06.2021
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Era il 2019 quando la Trek Madone di Mads Pedersen conquistò il titolo iridato nello Yorkshire, primo mondiale per un atleta danese e primo anche per il marchio americano.  Trek ha deciso ora di rendere ancora più competitiva la sua bicicletta Aero, la nuova Madone SLR, che si appoggia al meglio della tecnologia e della tecnica disponibile in casa Trek. 

Vista frontale, come una lama: una vera bici aero
Vista frontale, come una lama: una vera bici aero

Carbonio OCLV 800 

Il telaio della Trek Madone SLR è costruito con l’innovativo carbonio OCLV 800, il quale è del 30 per cento più resistente del precedente. Questo permette ai tecnici Trek di usare meno materiale nei punti in cui il telaio subisce più sollecitazioni, garantendo un risparmio di peso di ben 80 grammi

La scelta dei pro’

La base di ogni progresso tecnologico e tecnico è lo studio: in Trek hanno studiato e accoppiato più di 50 tipologie di fibre di carbonio prima di trovare il nuovo Carbon OCLV 800.  

I tecnici americani avevano selezionato 3 tipologie diverse di telaio, è stata fondamentale la prova su strada effettuata dagli atleti che alla fine hanno selezionato il migliore secondo le loro esigenze di comfort, maneggevolezza e prestazione. 

Disco anteriore da 160. De resto è una bici che ha bisogno di potenza anche in frenata
Disco anteriore da 160. De resto è una bici che ha bisogno di potenza anche in frenata

C’è l’IsoSpeed

Il progresso non è nulla se non è accostato alla tecnica e alla performance, in questo campo Trek ha fatto un enorme passo avanti, infatti anche Madone SLR è stata fornita di un nuovo disaccoppiatore, l’IsoSpeed, totalmente integrato in grado di assorbire al meglio le asperità della strada. Tale soluzione permette all’atleta di pedalare più a lungo mantenendo sempre la prestazione elevata. 

Questo tipo di disaccoppiatore era presente nel modello Domane, la bici Endurance che gli atleti utilizzano per la Parigi-Roubaix, dove assorbire i colpi dovuti alle asperità della strada è fondamentale ed è stato poi traferito anche alla Madone.  Il disaccoppiatore IsoSpeed è regolabile, come si può notare dalle linee sotto al tubo orizzontale: portandolo verso il centro si rende la bici più morbida, viceversa se lo si porta verso il tubo sella la bici diventa più rigida. 

I foderi orizzontali formano un carro reattivo e rigido
I foderi orizzontali formano un carro reattivo e rigido

Veloce e leggera

Ormai si sa, la galleria del vento è diventata fondamentale per lo sviluppo e lo studio del telaio. La casa americana ha ideato grazie ad essa una nuova tipologia di tubi, i Kammantail Virtual Foil, che rendono la Madone SLR una delle bici più aerodinamiche al mondo. 

Come tutti i modelli aero, la Madone è molto rigida, l’implementazione dell’IsoSpeed abbinata al nuovo carbonio OCLV 800 le consente di essere più leggera, il guadagno di peso rispetto al modello precedente è di quasi 500 grammi, ma allo stesso tempo la bici è più “elastica”. All’incredibile guadagno di peso concorre anche alla sella, infatti Bontranger ha presentato la Aeolus Pro, una sella ultraleggera ed aerodinamica. 

Bici aero 2.0

Insomma, Pedersen e compagni hanno a disposizione uno dei mezzi migliori in gruppo, secondo le parole di Hans Eckholm, Road Industrial Design Manager di Trek: la nuova Madone SLR rientra in una speciale categoria di biciclette, quelle di seconda generazione.  

Il progetto di questa nuova tipologia di bici ha richiesto più di un anno di lavoro, coordinato tra l’analisi dei dati e l’incrocio di quest’ultimi al fine di ottenere il miglior prodotto possibile.

Trek-Segafredo, squadra esperta e molto “italiana”

20.04.2021
3 min
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Pochissimi cambi nella squadra americana, che ha mantenuto pressoché inalterato il suo assetto, che nel corso degli ultimi anni l’ha resa competitiva in ogni tipologia di gara. Una formazione a forte trazione italiana, che ha naturalmente in Vincenzo Nibali il suo faro, soprattutto per il grande carisma e i risultati conseguiti in carriera dal siciliano.

Nibali ha corso il Giro d’Italia in cerca della condizione per le Olimpiadi di Tokyo
Nibali ha corso il Giro d’Italia in cerca della condizione per le Olimpiadi di Tokyo

Lo Squalo e Tokyo

Lo Squalo ha già detto che l’obiettivo della stagione saranno le Olimpiadi, per questo sarà al Giro per fare classifica e al Tour per rifinire la condizione, probabilmente disputandone solo una parte per poi lasciare all’olandese Mollema le redini della squadra puntando alla Top 10.

L’addio di Richie Porte in tal senso può pesare, ma dall’altra parte costituisce anche una maggiore responsabilità per Giulio Ciccone, sul quale non è un mistero che si punti apertamente per un grande futuro nelle corse a tappe. E le sue prove al Giro ne sono la prova.

Giulio Ciccone, speranza italiana per i Giri, prosegue nella sua crescita graduale e di qualità
Giulio Ciccone prosegue nella sua crescita graduale e di qualità

Moschetti cresce

Un altro corridore da tenere sotto controllo è Matteo Moschetti, finora frenato da qualche infortunio di troppo ma che ha già dimostrato di essere potenzialmente uno dei più veloci dell’intero panorama professionistico.

Abbiamo parlato di corridori capaci di emergere nelle gare a tappe ma anche nelle classiche, come i curriculum di Nibali e Mollema dimostrano, ma per le corse d’un giorno non vanno dimenticati Edward Theuns e ancor di più Jasper Stuyven, come anche l’ex iridato Mads Pedersen.

In questo contesti si inseriscono i due giovani virgulti Quinn Simmons e Antonio Tiberi, estremamente promettente visti i risultati da junior.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Julien BernardNeversFra17.03.19922016
Gianluca BrambillaBellanoIta22.08.19872010
Giulio CicconeChietiIta20.12.19942016
Nicola ConciTrentoIta05.01.19972018
Koen De KortGoudaNed08.09.19822005
Niklas EgKibaekDen06.01.19952018
Jakob EgholmHolbaekDen27.04.19982017
Kenny ElissondeLonjumeauFra22.07.19912011
Amanuel GhebreigzabhierA.Abeba (ETH)Eri17.08.19942018
Alexander Kamp EgestedKogeDen14.12.19932013
Alex KirschWeimerskirschLux12.06.19922015
Emils LiepinsDobeleLat29.10.19922015
Juan P.Lopez PerezLebrijaEsp31.07.19972020
Bauke MollemaGroningenNed26.11.19862008
Jacopo MoscaSaviglianoIta29.08.19932017
Matteo MoschettiRobecco s.NaviglioIta14.08.19962019
Ryan MullenBirkenheadIrl07.08.19942016
Antonio NibaliMessinaIta23.09.19922014
Vincenzo NibaliMessinaIta14.11.19842005
Mads PedersenLejreDen18.12.19952016
Charles B. QuatermanOxfordGbr06.09.19982017
Kiel ReijnenBainbridge IslandUsa01.06.19862008
Michel RiesLussemburgoLux11.03.19982020
Quinn SimmonsDurangoUsa08.05.20012020
Mattias Skjelmose JensenCopenaghenDen26.09.20002020
Toms SkujinsSiguldaLat15.06.19912016
Jasper StuyvenLovanioBel17.04.19922014
Edward TheunsGandBel30.04.19912014
Antonio TiberiFrosinoneIta24.06.20012020

DIRIGENTI

Luca GuercilenaItaGeneral Manager
Steven De JonghNedDirettore Sportivo
Kim AndersenDenDirettore Sportivo
Adriano BaffiItaDirettore Sportivo
Markel Irizar AramburuEspDirettore Sportivo
Luc MeersmanNedDirettore Sportivo
Yaroslav PopovichUkrDirettore Sportivo
Gregory RastSuiDirettore Sportivo
Paolo SlongoItaDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Nibali e compagni possono contare su quattro modelli Trek: la leggera Emonda , la più veloce Madone, la più comoda Domane e la SpeedConcept per le prove contro il tempo. Essere il team di riferimento di un brand come Trek ha i suoi vantaggi e i suoi oneri. Materiale sempre al top e l’assistenza nello sviluppo del prodotto sono facce della stessa medaglia. Le bici sono equipaggiate con lo Sram Red eTap AXS, ruote Bontrager e coperture Pirelli.

CONTATTI

TREK-SEGAFREDO (Usa)

Filliersdreef 11, 980 Deinze (BEL)

elke_weylandt@trekfr.comwww.treksegafredo.com

Facebook: @TrekSegafredo

Twitter: @TrekSegafredo

Instagram: treksegafredo

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020

Trek Italia: campioni, social, bici e sicurezza

14.12.2020
5 min
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Metti un giorno nella sede di Trek Italia a Bergamo, che sul cancello ha scritto Waterloo-Wisconsin, per parlare di professionisti e mercato delle bici. Cercando di capire in che modo avere in sella Nibali e la Paternoster, ad esempio, si traduca in volume di affari. All’interno del mega open space ci accoglie Rudy Pesenti, responsabile Media & Events di Trek Italia. La mascherina e l’andatura dinoccolata. Così dopo un giro di visita e un caffè, ci accomodiamo sugli sgabelli alti della sala destinata al riposo e il viaggio comincia, con una doverosa premessa.

«La gestione tecnica del team Trek-Segafredo – dice – non riguarda noi, quanto piuttosto la sede americana, dato che è l’unico team di proprietà. Hanno uno staff creato su misura, con due figure di riferimento. Bruno Savona sul fronte sponsor e Matt Shriver per Trek e Sram. I corridori parlano con loro».

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Sempre presente, nella sede di Trek Italia, il richiamo alla sede centrale nel Wisconsin
Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Il richiamo alla sede centrale negli Usa
A quanto vi risulta, in ogni caso, i feedback dei corridori contribuiscono al miglioramento del prodotto?

Parecchio. La Domane praticamente l’ha sviluppata Cancellara, mentre ora c’è Nibali che ha ragionato parecchio sulla nuova Emonda. Non tutti sono in grado di fare queste cose. Tanti corridori dove li metti, stanno.

In quale altro modo i corridori sono di supporto?

Nelle scorse settimane abbiamo dato una city bike alla Paternoster, una gravel a Conci e Nibali ha in mano la mountain bike. La loro azione sui social network per noi è un grande aiuto. I social contano tanto. Durante il lockdown si parlava solo di Nibali. Abbiamo fatto delle dirette incredibili con grandi numeri.

Di conseguenza l’amatore vuole la bici del campione?

In Italia c’è la mania di avere la bici migliore e del resto avere un team porta il pubblico ad appassionarsi a certi modelli. La colorazione team comunque viene riproposta su vari livelli della gamma, in modo da poterla avere senza spendere per forza il massimo. Anche sulla Project One, che prevede la personalizzazione massima.

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Bici e foto di imprese: non solo agonismo, anche avventura a casa di Trek Italia
Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Bici e imprese, agonismo e avventura
Quindi i campioni sono gli ideali testimonial delle vostre bici?

Di tutti gli sponsor, a dire il vero. Nibali ha sempre parecchi appuntamenti, anche se diventa inavvicinabile durante la fase di preparazione. Noi lo chiamiamo se abbiamo delle attività importanti, come ad esempio l’inaugurazione di qualche negozio monomarca.

Nibali usa anche la gravel…

E’ venuto qua e ne ha vista una nello show-room. La voleva a tutti i costi, ma gli ho detto che non potevo dargliela perché mi serviva e che per averla avrebbe dovuto comprarla. Loro per l’acquisto hanno un canale a parte e so che alla fine se l’è comprata davvero. La gravel è esplosa dopo il lockdown…

Fatto inatteso?

E soprattutto imprevedibile. Le compra gente che prima usava la bici in modo diverso. Le usano per il parco, per andarci al lavoro e per fare qualche uscita. Un pubblico cui ci stiamo avvicinando. Altri la prendono come seconda bici, che fa più gruppo perché è meno corsaiola. E’ un oggetto di moda, ma non è la fat-bike o la fixed, per intenderci. E’ una moda che ha fondamenti tecnici. In Italia siamo partiti adesso, ma l’Uci sta già mettendo mano a un campionato del mondo per il prossimo anno.

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020, luci diurne
Sicurezza sulla strada: maglie fluo e le luci accese anche di giorno
Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020, luci diurne
Luci diurne: la sicurezza al centro di tutto
Il lockdown ha portato anche a voi la grande crescita di cui si parla?

Una crescita quasi perfettamente divisa in tre. Un 33 per cento all’elettrico e quota identica per strada e mountain bike. E la gravel che resta trasversale. Di fatto abbiamo finito le bici. Per cui, se i negozianti hanno fatto bene il loro lavoro, le bici sono disponibili. Ma chi volesse partire adesso da zero, avrebbe da aspettare. Il boom è stato imprevisto e a livello mondiale e le aziende che producono componenti, soprattutto i gruppi, non riescono a stare dietro alle consegne. All’inizio temevamo che il Covid avrebbe avuto ricadute pesanti sulle vendite, invece ci è bastato un mese per appianare il buco.

Il team ha in mano le bici nuove?

Madone ed Emonda sono le stesse del Giro e per il 2021 si manterranno le colorazioni di quest’anno. Adobati, il meccanico italiano del team, dice che pur avendo circa cinque bici a testa, cercano di fare una rotazione, in modo che tutte le bici abbiano gli stessi chilometri e il carbonio non venga stremato dall’uso troppo prolungato.

Per le vostre campagne è utile avere corridori italiani oppure la nazionalità non fa differenza?

Meglio avere gli italiani e grazie a Segafredo e al Giro d’Italia, ce ne sono sempre diversi. Così non abbiamo problemi a parlare con loro. Quelli che abitano vicino, vengono qua una volta alla settimana. Giovedì scorso c’era qua Ciccone.

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020, Emonda
La bici del team, resta la regina dello show-room di Trek Italia
Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020, Emonda
La bici del team regina dello show-room
Paternoster significa ciclismo femminile, ma nel catalogo non ci sono modelli dedicati, giusto?

C’erano, ma non le compravano, perché le ragazze volevano quelle da uomo. Perciò i modelli specifici sono stati eliminati, mentre quelli in catalogo prevedono un range di misure e accessori che possano andar bene a tutti. La percezione è che il pubblico femminile stia aumentando ma non abbiamo dati a conforto. Basti pensare però che oggi ci sono in strada le ragazze che fino a prima della chiusura per Covid erano nelle palestre a fare spinning. E guardandosi in giro, anche le altre marche puntano su ambassador donne.

Tra i cavalli di battaglia di Trek c’è da sempre la sicurezza.

Siamo stati fra i primi a presentare le luci diurne e le maglie giallo fluo, studiate prima ancora che la squadra arrivasse a Santini. E’ un’attenzione nata cinque anni fa, qualcosa di cui andiamo particolarmente fieri.

Franco Vita, Giorgia Bronzini, Vittorio Adorni

Bronzini, la gavetta e la ripresa

25.09.2020
5 min
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Giorgia Bronzini è uscita dal Giro Rosa Iccrea provata come se l’avesse corso da atleta. Il Covid ha messo a dura prova gli organizzatori e questo ha avuto riflessi sulle squadre, costrette a gestire la quotidianità giorno per giorno. Esserci e correre, è stato risposto più volte, è stato già un lusso.

«E’ stato un Giro impegnativo – conferma Bronzini, diesse della Trek-Segafredo – in cui venivamo a conoscenza delle variazioni, fossero di percorso o altro, solo all’ultimo momento. Per fortuna si è creato un bel clima fra le squadre e ci siamo dati tutti una mano».

Un Giro impegnativo al termine di una stagione faticosa per la lunga pausa e la rapida riorganizzazione.

Tutto da buttare?

Diciamo che dal peggio abbiamo cercato di ricavare qualcosa. E di sicuro la lunga sosta ci ha permesso di allacciare e stringere i rapporti. Da atleta avrei vissuto il lockdown malissimo. Io odiavo i rulli, ho la massima ammirazione per quei ragazzi che ci hanno passato sopra delle giornate intere.

Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Longo Borghini è uscita dal lockdown con grande freschezza atletica
Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Elisa Longo Borghini è uscita dal lockdown con una grande freschezza atletica
E da tecnico come va l’esperienza di Bronzini?

Ero quasi sempre al telefono, a volte in modo serio, a volte per ridere. Quando poi è arrivato il calendario, ci siamo rimboccate le maniche.

Come si è organizzata la ripresa?

Sembra brutto dirlo, ma abbiamo messo prima le priorità delle atlete di fascia A, con un sacrificio per le atlete B, che sono entrate in scena in un secondo momento. Non è stato bellissimo, anche perché di solito i due gruppi si fondono, ma quest’anno è stato molto più difficile.

Come hanno reagito le ragazze?

Un po’ sono rimaste male, ma non hanno detto niente. Hanno capito la situazione e soprattutto il nostro sponsor non ci ha fatto mancare nulla, non c’è stato molto di cui lamentarsi.

Si dice nell’ambiente che il lockdown abbia giovato a Longo Borghini…

Forse è vero. Non è mai stata così bene, soprattutto a livello fisico. La chiusura le ha impedito di esagerare in allenamento, che per lei è sempre stato un grosso problema. E’ la sua attitudine e si sfinisce. Ma non solo lei è uscita bene dal periodo…

Lizzie Deignan, Liegi 2020
“Lizzie” Deignan festeggia con Elisa Longo Borghini dopo la vittoria di Plouay
Lizzie Deignan, Liegi 2020
“Lizzie” Deignan festeggia con Elisa Longo Borghini dopo la vittoria di Plouay
Chi altro?

Deignan, ad esempio. Al Giro ha fatto vedere il suo livello e in lei un po’ mi rispecchio. Ha quello spunto che può fare la differenza.

Che effetto ti ha fatto trovarti davanti la Voss ancora così vincente?

Tanto di cappello e tanta stima per come è tornata. Dopo tanti problemi, c’è riuscita solo lei a riemergere. Poi magari ti sembra che vinca meno di prima, ma la verità è che durante la sua assenza il livello medio del gruppo si è alzato e le differenze sono meno marcate.

E’ sempre forte?

Fisicamente Marianne Voss è un toro, se le permetti di arrivare a vedere il traguardo e la punti sullo scontro fisico, vince lei. Allora devi usare la testa, costringerla a spendere energie lontano dalla’arrivo, come a volte è riuscito alla… Bronzini.

Avresti corso volentieri il mondiale in Italia?

Di mondiali in Italia ne ho fatti ed è stato bellissimo, ma parlando con le ragazze non so quanto si siano rese conto che stavano correndo in casa. Nessuno ha potuto andare a trovarle in hotel e anche la gente sul percorso è stata meno di come sarebbe stato a cose normali. Correre in casa ti dà una carica in più, che alcune soffrono. Io mi sarei caricata a manetta.

Davvero uno strano anno.

Particolare. Ti guardi negli occhi, negli spostamenti sei costretto a usare la mascherina. E’ diverso e purtroppo ogni cosa ha avuto un altro sapore. Detto questo, un applauso agli organizzatori italiani per aver salvato il mondiale.

Elisa Longo Borghini, Assisi, Giro Rosa Iccrea 2020
Longo Borghini in cima all’arrivo di Assisi al Giro Rosa Iccrea, su un muro asfissiante
Longo Borghini in cima all’arrivo di Assisi al Giro Rosa Iccrea
Parliamo di te, sei soddisfatta del tuo ruolo?

C’è ancora tanto da fare, ma sono contenta. Sono arrivata alla Trek-Segafredo da una squadra in cui quasi non avevo direttore sportivo e all’inizio ho fatto fatica a gestire tutte le cose. Piano piano ho scoperto cose nuove e aver fatto tante corse con gli uomini mi ha permesse di confrontarmi con Baffi e Popovych. Però di fatto non c’è stata una scuola. Sono andata a sensazioni e piano piano arrivo…

Le ragazze cosa dicono?

Di sicuro hanno visto che a Bronzini direttore manca la gavetta e che sto ancora imparando, però mi hanno anche dato dei feedback positivi. Ogni volta che organizzo qualcosa e magari aggiungo un tocco di esperienza, mi guardano quasi stupite. Diciamo che mi perdonano le piccole mancanze, perché sono una che impara.

Ultima cosa, come va con Paternoster?

E’ stato a lungo tutto fermo, finché non si è ripresa dall’infiammazione al ginocchio. E’ stata una cosa lunga non per negligenza sua, ma perché quando c’è di mezzo la cartilagine serve tempo. La sfortuna è che si è bloccata alla fine del lockdown e mentre le altre correvano, lei era ferma. E’ rientrata al Lotto Belgium Tour, dopo che abbiamo parlato molto bene con i dottori, per farla sentire parte del gruppo.

Di certo non è sparita…

Ma un giorno mi ha chiamato e mi ha detto di aver staccato da tutto e tutti per potersi allenare bene. Le ho fatto i complimenti, poi ho aperto i suoi social ed era presente da tutte le parti. Ma lei è così, le piace e magari questa leggerezza è ciò che le permette di vivere il ciclismo senza troppe tensioni.