Era la vigilia del Tour de France 2023 quando Trek presentava Project One, un innovativo sistema di verniciatura che offriva al cliente finale la possibilità di scegliere tra una infinita varietà di colorazioni differenti rispetto a quelle di serie. Grazie a questo nuovo sistema diventava possibile realizzare una bici dalla livrea unica. Il progetto del 2023 è andato avanti e di recente si è arricchito di un nuovo capitolo. Nei giorni scorsi Trek ha infatti comunicato di aver ampliato la propria collezione di vernici Project One Signature con tre nuovi colori EnvironOxideTM: Moondust, Desert Mauve e Mojave Red.
Il sistema Trek Project One è nato a pochi giorni dall’inizio del Tour de France 2023Il sistema Trek Project One è nato a pochi giorni dall’inizio del Tour de France 2023
Attenzione all’ambiente
I tre nuovi colori nascono dalla collaborazione fra il team Project One di Trek e Iron Oxide Recovery, Inc. Parliamo di un’azienda specializzata nell’estrazione e nel recupero del ferro in eccesso dai corsi d’acqua contaminati. Il ferro recuperato viene utilizzato per creare un’ampia gamma di prodotti, tra cui i pigmenti per vernici.
Questo processo non solo aiuta a ripulire i corsi d’acqua, ma rafforza anche la necessità di estrarre i minerali grezzi di ossido di ferro, tradizionalmente utilizzati per creare pigmenti per vernici. L’utilizzo di vernici a basso impatto ambientale può sembrare ad una prima analisi come qualcosa di trascurabile. In realtà non è affatto così ed è un’ulteriore conferma degli sforzi globali di Trek in materia di sostenibilità. Rappresentano infatti un cambiamento più grande nel modo in cui l’azienda di Waterloolavora quotidianamente per andare verso un futuro sempre più sostenibile.
Trek ha aggiunto tre nuove colorazioni: il Moondust Questo è il Mojave RedL’ultimo, disponibile solo per la piattaforma gravel Checkmate SLR è il Raw LithosTrek ha aggiunto tre nuove colorazioni: il Moondust Questo è il Mojave RedL’ultimo, disponibile solo per la piattaforma gravel Checkmate SLR è il Raw Lithos
Nuove opportunità di colori
Con queste tre nuove aggiunte, i clienti Trek possono ora scegliere tra quattro colori EnvironOxide per realizzare il loro Project One personalizzato. Si tratta di Raw Lithos (disponibile soltanto sulla piattaforma gravel Checkmate SLR), lanciato nel 2024 e che si ispira alla terra e ai terreni desertici. Il nuovissimo Moondust evoca paesaggi lunari bianco sporco, mentre il Desert Mauve gioca con le tonalità geologiche del grigio e del viola. Infine il Mojave Red che abbraccia le sfumature desertiche del rosso, dell’arancione e del marrone.
Le nuove colorazioni sono ora disponibili su tutti i modelli di bici da corsa Trek di alta gamma. Chiunque desideri oggi personalizzare la propria Trek non deve far altro che recarsi presso un rivenditore ufficiale del brand americano oppure utilizzare il configuratore Project one collegandosi alla pagina dedicata: https://trek.bike/ProjectOne.
Jasper Stuyven, belga della Lidl-Trek che in carriera ha vinto una Sanremo, la Omloop Het Nieuwsblad e anche un Deutschland Tour, è il nuovo campione europeo gravel. Lo ha conquistato domenica scorsa in Belgio, battendo Merlier (11 vittorie su strada nel 2023) e Paul Voss, che da quando si è ritirato corre solo nella nuova disciplina.
Nella settimana che porta da un lato al Lombardia, dall’altro alla Parigi-Tours e al mondiale sugli sterrati, è palese che il gruppo dei professionisti si sia diviso. Gli scalatori si sono dati appuntamento al raduno di partenza di Como, i velocisti (fra cui Stuyven) a Chartes. A Pieve di Soligo si troveranno invece gli specialisti degli sterrati e facce note come Wout Van Aert, Alejandro Valverde e Peter Sagan. Le convocazioni azzurre non lasciano spazio a dubbi. Fra gli altri, troveremo Oss, Velasco e Alessandro De Marchi, mentre fra le donne Realini, Persico, Paladin e Bertizzolo.
Daniel Oss al centro fra i cittì Celestino e Pontoni. Lo scorso anno il trentino fu bronzo al mondialeDaniel Oss al centro fra i cittì Celestino e Pontoni. Lo scorso anno il trentino fu bronzo al mondiale
Il punto con Trek
Quando lo scorso anno la rassegna iridata debuttò sulle strade del Vicentino, la considerazione di molti fu immediata. Non appena le aziende produttrici di bici si fossero accorte dell’impatto sul mercato, avrebbero spinto affinché i professionisti delle squadre che sponsorizzano venissero dirottati sulla nuova disciplina.
E’ stato così ad esempio che il Movistar Team, con il favore di Canyon, ha creato al suo interno un team gravel, per far correre l’impensionabile Valverde e Ivan Cortina. E allora ci siamo chiesti: che cosa ha rappresentato per Trek la vittoria di Stuyven agli europei di Oud-Heverlee? Ci ha risposto Jordan Roessingh, Direttore globale – Bici da strada e Project One.
Stuyven ha conquistato a Oud-Heverlee il primo europeo gravel. Domenica si corre il 2° mondialeStuyven ha conquistato a Oud-Heverlee il primo europeo gravel. Domenica si corre il 2° mondiale
Le vendite di biciclette gravel rappresentano una parte importante del mercato di Trek?
Sì, il gravel è diventato una parte molto significativa della nostra attività ed è cresciuto ogni anno da quando abbiamo lanciato il nostro primo modello, la Checkpoint.
Le competizioni gravel sono di interesse commerciale per Trek come azienda?
SÌ. Abbiamo sponsorizzato atleti che gareggiano in molte delle principali gare e sosteniamo anche diversi eventi gravel. Ad oggi, tuttavia, Trek non ha ancora organizzato dei propri eventi.
L’organizzazione dei campionati europei e mondiali è un’opportunità per Trek?
Certamente, la globalizzazione e l’aumento della professionalità nelle corse gravel sono cambiate radicalmente negli ultimi anni. Le gare gravel europee e UCI sono molto diverse dai più tradizionali eventi del Nord America, ma offrono comunque un’esperienza unica, che si abbina ad alcuni degli eventi più popolari che hanno dato il via al gravel. Non penso che questa sia un’opportunità soltanto per Trek, ma per i ciclisti e l’industria nel suo complesso, per far crescere una nuova disciplina nel ciclismo.
Questo il Trek Driftless Team in un video di inizio stagione
Le squadre sponsorizzate da Trek sono state sollecitate affinché agevolino la partecipazione degli atleti alle gare gravel?
Abbiamo uno specifico team di corse gravel, il Trek Driftless Team, che gareggia nei principali eventi gravel principalmente in Nord America. Occasionalmente abbiamo ciclisti di Lidl-Trek che partecipano a eventi in Europa. Jasper Stuyven, appunto, ha recentemente vinto i campionati europei, ma è principalmente una scelta che dipende da loro, senza molta, se non nessuna spinta da parte del team o di Trek.
Il Movistar Team ha formato una squadra per il gravel, potrebbe esserci la stessa intenzione per Trek?
Del Trek Driftless Team abbiamo già detto, mentre Lidl-Trek non ha un programma o piani specifici per il gravel. Questo significa che gli atleti gareggeranno occasionalmente negli eventi. Però sembrano divertirsi e riescono anche bene.
Sul podio dell’europeo, con Stuyven sono saliti Merlier e Paul Voss, che fino al 2016 correva nella BoraSul podio dell’europeo, con Stuyven sono saliti Merlier e Paul Voss, che fino al 2016 correva nella Bora
La vittoria di Stuyven agli Europei può diventare un’occasione di marketing?
Sì, è stata certamente una grande vittoria e qualcosa che sfrutteremo per mostrare il coinvolgimento e il successo di Trek e per spingere le nostre piattaforme per bici gravel race come Checkpoint e Domane.
Il mercato del gravel interessa anche alle ragazze?
Penso che un attributo del gravel, che gli consentirà di crescere ancora, è quanto sia aperto per ciclisti di tutti i tipi. Non importa chi tu sia, negli eventi gravel c’è un posto anche per te
Per tutti gli appassionati del marchio Trek, e non solo per loro, il prossimo 2 dicembre è una data da segnare assolutamente in agenda. Venerdì prossimo, quindi fra pochissimi giorni, Trek Bicycle inaugurerà in contemporanea quattro nuovi Trek Store in Italia. Le sedi scelte sono Arezzo, Massa, Verona e Bergamo, esattamente Lallio. Il capoluogo bergamasco ospita anche l’elegante e funzionale sede della filiale italiana del brand americano. Il taglio ufficiale del nastro è previsto per le 17,30 e l’ingresso è gratuito e aperto a tutti coloro che vorranno partecipare.
I quattro nuovi Trek Store vogliono rappresentare un nuovo concetto di approccio al cliente fondato su elementi ben precisi: accoglienza, disponibilità di prodotto, contatto diretto con la clientela e assistenza in 24 ore su tutte le tipologie di bici. Sono queste le basi da cui Trek vuole partire per costruire una nuova idea di negozio, sempre più orientato all’incontro delle necessità di ogni appassionato del mondo bici.
Elisa Balsamo sarà presente al negozio di Verona, la Longo Borghini, invece, a quello di BergamoElisa Balsamo sarà presente al negozio di Verona, la Longo Borghini, invece, a quello di Bergamo
A contatto con i campioni
Nelle intenzioni dello staff di Trek, l’inaugurazione dei nuovi store vuole essere una festa, tanto che saranno previsti dei giochi a premi. Ci sarà però soprattutto la possibilità di incontrare alcune delle “stelle” della formazione maschile e femminile del Team Trek-Segafredo.
Elisa Longo Borghini, vincitrice della Parigi-Roubaix femminile di quest’anno, sarà l’ospite d’onore del Trek Store di Bergamo, mentre la sua compagna di squadra Elisa Balsamo, campionessa del mondo 2021 su strada e vincitrice del campionato italiano 2022, presenzierà all’inaugurazione del Trek Store di Verona. Giulio Ciccone, vincitore della tappa con arrivo a Cogne dell’ultimo Giro d’Italia, sarà presente ad Arezzo. Al Trek Store di Massa gli appassionati di ciclismo avranno invece l’opportunità di incontrare Filippo Baroncini, ex campione del mondo under 23, uno dei giovani ciclisti italiani più promettenti.
Oltre ad avere la possibilità di incontrare i campioni del Team Trek-Segafredo, sarà naturalmente possibile toccare con mano le ultime novità proposte dal brand americano, come la nuova Madone SLR o la Domane+ SLR.
Ciccone inaugurerà il negozio di ArezzoIl campione del mondo under ne 2021, Baroncini, sarà a quello di MassaCiccone inaugurerà il negozio di ArezzoIl campione del mondo under ne 2021, Baroncini, sarà a quello di Massa
Indirizzi da segnare
Come anticipato l’inaugurazione dei 4 Trek Store avverrà in contemporanea venerdì 2 dicembre alle ore 17:30 con ingresso gratuito. Per chi vorrà partecipare gli indirizzi da tenere a mente sono i seguenti:
Trek Bicycle Bergamo: Via Provinciale 21, Lallio (BG).
Per il secondo anno consecutivo, Trek ha deciso di supportare World Bicycle Relief nella sua raccolta fondi finalizzata a fornire un mezzo di trasporto affidabile, nel caso specifico una bicicletta, alle comunità rurali e svantaggiate nel mondo. Ancora una volta sara la Buffalo Bike, modello che Trek lo scorso anno ha nominato “Bike of the Year”, ad essere al centro dell’iniziativa. La Buffalo Bike è una bicicletta robusta, progettata in modo semplice e di facile manutenzione, con la possibilità di trasportare persone e carichi pesanti su lunghe distanze e terreni accidentati.
Trek anche quest’anno ha sostenuto il progetto di World Bicycle ReliefTrek anche quest’anno ha sostenuto il progetto di World Bicycle Relief
Superare il 2021
La collaborazione fra Trek e World Bicycle Relief ha portato nel 2021 ad una raccolta fondi a livello globale di 1,8 milioni di dollari. Per il 2022 si vuole superare quella cifra arrivando entro la fine dell’anno a 2,5 milioni di dollari. Per tutte le donazioni che arriveranno attraverso la pagina dedicata sul sito ufficiale di Trek oppure tramite un rivenditore ufficiale, Trek raddoppierà le donazioni effettuate fino ad un massimo di 500.00 dollari.
Bob Burns, vicepresidente Advocacy di Trek Bicycle, ha così commentato la rinnovata collaborazione con World Bicycle Relief: «Grazie alla collaborazione con World Bicycle Relief, siamo stati in grado di superare il nostro obiettivo di raccolta fondi nel 2021 e abbiamo fornito 11.000 Buffalo Bike a comunità localizzate in Africa e Sud America. Stiamo fissando obiettivi ancora più alti quest’anno per portare più Buffalo Bike nelle comunità, al fine di aiutare altri destinatari a vincere la sfida della distanza e raggiungere l’indipendenza».
La Buffalo Bike è un mezzo robusto, studiato apposta per lunghi tragitti in qualsiasi condizioneLa Buffalo Bike è un mezzo robusto, studiato apposta per lunghi tragitti in qualsiasi condizione
Una collaborazione storica
Quella tra Trek e World Bicycle Relief è una collaborazione che dura da diversi anni, esattamente dal 2005, quando l’organizzazione fu fondata. Da allora Trek ha lavorato fianco a fianco di World Bicycle Relief per progettare il primo prototipo di Buffalo Bike. Grazie a questo particolare modello di bicicletta ogni giorno studenti, operatori sanitari, agricoltori e imprenditori riescono a far muovere in modo indipendente le loro comunità.
Le biciclette vengono assemblate e distribuite localmente tramite vari rappresentanti del programma, addestrati per fornire manutenzione e assistenza di qualità e contribuire a creare un’infrastruttura sostenibile.
Trek e World Bicycle Relief hanno consegnato ben 675 mila biciTrek e World Bicycle Relief hanno consegnato ben 675 mila bici
A sostegno delle donne
Grazie alle Buffalo Bike che saranno donate attraverso la nuova raccolta fondi, sarà possibile dare un sostegno concreto alle tante donne e ragazze che ancora oggi in tutto il mondo vivono in contesti difficili.
Johanna Vega, Program Manager di World Bicycle Relief in Colombia, ha descritto con queste parole l’impatto che World Bicycle Relief e Buffalo Bike hanno avuto sui villaggi vicini a lei: «Le donne e le ragazze che un tempo erano stressate, esauste, in ritardo a scuola, ora possono ridurre di oltre la metà i tempi di trasporto, rafforzare la loro fiducia e non abbandonare il sistema scolastico. La Buffalo Bike è stata un punto di svolta per tutte queste comunità».
Ad oggi, World Bicycle Relief ha consegnato più di 675.000 biciclette e formato più di 2.700 meccanici sul campo in Africa, Sud-Est Asiatico e Sud America. Ricordiamo che World Bicycle Relief è un’organizzazione no-profit. E’ registrata negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Svizzera e Australia e dispone di strutture di assemblaggio in Colombia, Kenya, Malawi, Zambia e Zimbabwe.
La campagna di raccolta fondi è iniziata lo scorso 7 novembre e terminerà il 31 dicembre 2022.
A fugare il dubbio che Pedersen abbia fatto una furbata ad attaccare mentre cercava di prendere qualcosa dalla tasca ha pensato lo stesso Ganna, abituato a dire le cose come stanno.
«Volevamo andare in fuga anche oggi – dice il piemontese dopo l’arrivo – e fare una bella cosa per il secondo giorno consecutivo dopo la vittoria di Pidcock. Per questo sono partito, ma quando Pedersen ha attaccato, non ne avevo più tanta. Al momento del suo scatto avevo la mano in tasca per prendere un gel, ma non credo che se l’avessi avuta sul manubrio, sarei riuscito a stargli dietro».
Pippo che tira per i suoi leader alla Ineos Grenadiers. Pippo che manda giù la crono sfumata e si infila nelle fughe. Poi Pippo che punta all’ultima crono, ma forse non gli basta. Infine Pippo che nel primo Tour prende le misure e porta via la fuga con la stessa sicurezza con cui fino a ieri l’ha fatto Van Aert. Pippo che ancora non ha detto tutto.
Una tappa di continui su e giù che hanno impedito ai velocisti di recuperare
Sul percorso migliaia di tifosi: il Tour propaga le sue storie per tutta la Francia
Una tappa di continui su e giù che hanno impedito ai velocisti di recuperare
Sul percorso migliaia di tifosi: il Tour propaga le sue storie per tutta la Francia
Un Tour incredibile
E così Mads Pedersen, corridore di 26 anni in maglia Trek-Segafredo, fa sventolare la bandiera danese sul traguardo del Tour, unendosi alla maglia gialla Vingegaard. Lo fa con un’azione che ci ha ricordato i mondiali di Harrogate. Ma mentre in quell’occasione si nascose e puntò sull’effetto sorpresa, questa volta ha indossato i panni del favorito. Ha scremato la fuga. Ha rintuzzato gli allunghi di Houle e Wright e poi li ha staccati in volata. A conferma che gli arrivi ristretti sono il suo forte. Come imparammo a spese di Trentin (e anche nostre, avendoci creduto tanto) in quel mondiale fradicio di tre anni fa.
«E’ un Tour incredibile – dice il vincitore – e vincere questa tappa lo è di più. Sapevo di essere in buona forma e di aver perso alcune opportunità nella prima settimana. Non c’erano molte altre opportunità, per questo è davvero bello essere sul gradino più alto. Non solo per me, ma anche per tutta la squadra. Siamo venuti qui solo con cacciatori di tappe e ora ci siamo riusciti».
Pedersen ha anche portato alla prima vittoria la nuova Trek Madone
Prima vittoria di tappa per Pedersen al Tour de France
Pedersen ha anche portato alla prima vittoria la nuova Trek Madone
Prima vittoria di tappa per Pedersen al Tour de France
La Trek family
La squadra è il filo conduttore. Per questo nei giorni scorsi l’annuncio del rinnovo del contratto è stato celebrato quasi come una vittoria.
«Questa squadra – ha detto nei giorni scorsi – mi ha dato l’opportunità di salire al livello WorldTour. Questo è il mio sesto anno con la Trek-Segafredo e ne ho aggiunti altri tre. Stare con una squadra per nove anni è speciale e questa per me è una seconda famiglia. Ecco perché sono voluto restare. Il nostro gruppo per le classiche si rafforza ogni anno. Aiutare la squadra a migliorare è per me importante».
Partendo da Copenhagen, era lecito aspettarsi che Pedersen pensasse di lasciare il segno. Tuttavia la cifra del Tour 2022 è la follia di certi giorni e di certe andature e occasioni per lui non si sono presentate.
Ganna e Kung, due dei motori più potenti del Tour hanno portato via la fugaGanna e Kung, due dei motori più potenti del Tour hanno portato via la fuga
La scelta giusta
Oggi Pedersen ha approfittato del grande forcing di Ganna e Kung, poi ha chiesto a Quinn Simmons di farsi portare nel tentativo e di tirare fino a che ne avesse. E quando il ragazzone di Durango si è spento sull’ultima salita che ha tagliato definitivamente fuori le chance dei velocisti, Pedersen si è ricordato d’essere stato campione del mondo e ha fatto da sé.
«Se la fuga fosse stata composta da più di quattro persone – ha spiegato – il piano era che ci fossimo anche noi. Che ci fossi io. Non sapevamo come le altre squadre avrebbero affrontato l’ultima salita a 45 chilometri dal traguardo e se fossi stato nel gruppo con gli altri velocisti, magari sarei rimasto staccato. Per parecchi chilometri ho pensato che fosse un errore essere in fuga, perché avevamo solo due minuti, ma alla fine si è rivelata la scelta giusta».
Pedersen ha voluto entrare nella fuga a tutti i costi: Simmons lo ha preso per mano
L’accelerazione di Pedersen ha tagliato fuori Ganna e Kung, semplificando il finale
Pedersen ha voluto entrare nella fuga a tutti i costi: Simmons lo ha preso per mano
L’accelerazione di Pedersen ha tagliato fuori Ganna e Kung, semplificando il finale
La resa di Caleb
I poveri velocisti infatti hanno alzato presto bandiera bianca. Il solo che avrebbe potuto tenere era Caleb Ewan, che però è caduto.
«In realtà oggi mi sentivo davvero bene – dice dopo l’arrivo – avevamo mandato avanti due uomini per controllare la fuga. Poi non so cosa sia successo in quella curva. Non ho potuto evitare la caduta, quindi adesso mi fanno male il ginocchio e la spalla. Ho capito subito che non ce l’avrei fatta. Finora ci sono stati solo due sprint di gruppo, non è sicuramente un buon Tour per i velocisti. In più metteteci la sfortuna! Sono certo che mi riprenderò e speriamo che il vento cambi».
Ewan è caduto e affranto: il Tour non sorride agli uomini velociEwan è caduto e affranto: il Tour non sorride agli uomini veloci
La voce del padrone
Il colpo di grazia agli altri due Pedersen l’ha dato prima attaccando e poi nella volata, anche se Trentin da casa con un messaggio in risposta al nostro ha sottolineato che gli altri due non lo abbiano attaccato davvero a fondo. Forse è vero, forse semplicemente non ne avevano più.
«Non volevo arrivare con troppi corridori – dice – perché altrimenti sarebbe stato troppo difficile controllarli, quindi ho provato ad attaccare e per fortuna il gruppo di testa si è spezzato. Eppure non sono stato sicuro di vincere finché non ho tagliato la linea».
Per Pedersen all’arrivo anche il numero rosso di più combattivoPer Pedersen all’arrivo anche il numero rosso di più combattivo
Nel segno di Jaja
E mentre nei 31 gradi di Saint Etienne si festeggia un velocista nel giorno in cui i velocisti sono usciti di scena, gli sguardi degli uomini di classifica sono puntati sulla tappa di domani, piena zeppa di salite. Con questo caldo che squaglia l’asfalto e fa scappare le ruote e dopo le fatiche alpine, il giorno di Mende promette di fare male. In quei 3 chilometri al 10 per cento di pendenza media, su cui il 14 luglio del 1995 si impose Laurent Jalabert, l’esplosività di Pogacar potrebbe vedere la prima rivincita su Vingegaard. Anche domani, ragazzi, ci sarà ben più di un motivo per seguire la Grande Boucle.
Roglic al Delfinato, Pogacar in Slovenia. Uno in cerca di conferme, l'altro per rilassarsi. Con Malori nei diversi percorsi dei due sloveni verso il Tour
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Vista e fotografata, immaginata e in parte già raccontata, vi presentiamo ufficialmente la nuova Trek Madone SLR della settima generazione. Ancora più aerodinamica e leggera,ancora più rivoluzionaria nel design e nelle soluzioni che da sempre caratterizzano questo progetto. La nuova Trek Madone SLR introduce la tecnologia IsoFlow e abbandona il dissipatore IsoSpeed. Entriamo nel dettaglio del progetto.
Pedersen con la nuova Madone alla cerimonia di apertura del TDFPedersen con la nuova Madone alla cerimonia di apertura del TDF
Quegli scatti rubati
Le prime annotazioni e i primi quesiti che ci siamo posti risalgono ai mesi invernali, nel periodo in cui i team svolgono i primi ritiri collegiali in Spagna. Un frame-kit bianco, senza scritte e senza loghi, pronto per essere montato.Non un semplice “gesso”, ma una bici da nascondere e non far fotografare. Da tenere nell’ombra e comunque pronta all’uso. Nessuna informazione precisa, bocche cucite ovunque e la nostra volontà di non spoilerare un prodotto.
Le prime notizie della Trek Madone SLR risalgono a quel periodo. Poi sono arrivate le corse che anticipano il Tour de France, il Delfinato in questo caso, gli scatti rubati e comunque ufficiali, le prime indiscrezioni di una bicicletta che è stata completamente ridisegnata, capace di offrire un vantaggio (risparmio di tempo) di 60 secondi su un’ora di gara (a 45 chilometri orari),se comparata con le versione precedente.
Frame e forcella, tra Quinn Simmons eJacopo Mosca, visti e fotografati a dicembre ad AlteaFrame e forcella, tra Quinn Simmons eJacopo Mosca, visti e fotografati a dicembre ad Altea
«Quando mi è stato chiesto di fornire delle indicazioni – dice l’iridato di Harrogate – le prime richieste sono state rivolte al mantenere l’efficienza aerodinamica della Madone, scendendo con il peso. Avere una bicicletta reattiva e capace di aumentare la velocità rapidamente nelle fasi più importanti dei cambi di ritmo».
Tanto utilizzo del wind tunnel per il suo sviluppo
Una bici che si nasconde dietro lo sterzo
Tanto utilizzo del wind tunnel per il suo sviluppo
Una bici che si nasconde dietro lo sterzo
Il tessuto OCLV800
Trek Madone SLR 7 generation è più leggera di 300 grammi, un valore enorme se pensiamo che il carbonio utilizzato è l’OCLV800, il medesimo utilizzato per la generazione numero 6. La riduzione del valore alla bilancia, non è stato ottenuto grazie all’introduzione dell’IsoFlow, ma anche grazie all’ottimizzazione delle diverse prospettive di frame e forcella.
Il design e i volumi dei profilati sono completamente variati rispetto al passato. Inoltre l’abbandono dell’IsoSpeed ha obbligato a non snaturare in maniera eccessiva una bicicletta tanto performante e veloce, quanto comoda e stabile. Un punto di riferimento per le competizioni e per i corridori potenti, ma anche per un impiego meno estremizzato.
Mads Pedersen in Norvegia durante una fase di test (foto Tyler Wiles Trek)Mads Pedersen in Norvegia durante una fase di test(foto Tyler Wiles Trek)
Si parte con l’IsoFlow
Non è soluzione comparabile alla precedente IsoSpeed, perché è completamente differente nello sviluppo e nel funzionamento. IsoFlow non si basa su delle tubazioni sdoppiate e sulla resa tecnica al pari di un dissipatore. E’ unatecnologia maggiormente integrata, che sfrutta la laminazione e le proprietà elastiche del carbonio. Permette al piantone di flettere creando una sorta di compressione: non è regolabile. Il risultato è una guida fluida, confortevole e stabile sulle asperità, che non sacrifica gli aspetti legati alla reattività.
L’asola centrale, quella tra l’orizzontale, il piantone e i foderi obliqui hanno anche una funzione aerodinamica ben precisa, che aiuta a sfruttare l’energia prodotta dalla massima efficienza delle penetrazione dello spazio. E poi si risparmia molto peso, anche se il processo di laminazione è stato complicato. E’ la sezione più complessa della bicicletta, non tanto per il suo design, ma per quello che ha richiesto in fatto di utilizzo e applicazione delle pelli di carbonio.
Lo sviluppo del design e del concetto IsoFlow
Lo sterzo con il nuovo cockpit
Lo sviluppo del design e del concetto IsoFlow
Lo sterzo con il nuovo cockpit
Come si presenta
Se la osserviamo frontalmente, la forcella e la tubazione dello sterzo nascondo il resto della bicicletta, ma c’è anche un nuovo cockpit integrato. Quest’ultimo è più efficiente ed ha un design con una evidente svasatura nella parte bassa. Ovvero, se prendiamo ad esempio la misura 42, nel punto degli shifters il manubrio ha una larghezza di 39 centimetri, fattore che riduce in maniera esponenziale il drag del corridore nella posizione più aggressiva e nelle fasi di spinta più concitate. Però, grazie ad un rinnovato design della zona dello sterzo, la bicicletta può essere montata anche con uno stem e una piega tradizionali.
La forcella è full carbon, con profili anteriori risicati e piuttosto ampi nelle sezioni laterali. Il profilato dello sterzo è rastremato nel mezzo, con linee più marcate dove si trova l’innesto con i due tubi maggiori, orizzontale e obliquo. L’orizzontale prosegue dritto fino al punto di inserzione del nodo sella, il secondo ha una vistosa maggiorazione nei pressi della scatola del movimento centrale. In questo punto il “grande” volume è funzionale alla rigidità e a sfruttare al massimo l’aerodinamica, dei tubi e del posizionamento delle due borracce.
La zona bottom bracket è larga 86,5 millimetri e usa le calotte del tipo T47, una soluzione mutuata da Emonda e dalla precedente Madone. E’ stato mantenuto il chain keeper 3S di concezione aero.
Da qui si emerge il piantone e adotta una sorta di rientranza fino alla sezione mediana, per allargarsi dove si trova IsoFlow e l’incrocio con gli obliqui. Questi ultimi sono più ampi sopra e si sfinano leggermente man mano che vanno in basso, pur mantenendo costantemente un profilo marcatamente aero di natura Kammtail (abbondante lateralmente, magro frontalmente)
Una veduta posteriore della sezione IsoFlowUna veduta posteriore della sezione IsoFlow
Cambia anche il seat-post
Il seat-tube si interrompe; c’è il “tunnel” IsoFlow e sopra c’è l’orizzontale con la “pinna” del seat-post. Qui un’altra soluzione tutta nuova.
Il reggisella vero e proprio si innesta nel telaio e può essere regolato e piacere, con un serraggio che avviene tramite una bussola interna e una feritoia esterna. La bussola interna può essere posizionata con due orientamenti differenti, aumentano il range di utilizzo di un solo seat-post.
Infine la geometria, che è comune alla Emonda ed è di matrice H1.5. Questa è definita il compromesso migliore, perché è adatta ad un’utenza particolarmente spinta verso l’agonismo, ai pro’ ovviamente, ma al tempo stesso è facilmente adattabile a diverse esigenze e tipologie di richieste.
Il nuovo cockpit Madone
Il terminale della forcella
Il drivetrain della versione 9
Il nuovo cockpit Madone
Il terminale della forcella
Il drivetrain della versione 9
Le altre cose da sapere
La nuova Trek Madone SLR di settima generazione è sviluppata nella sola versione disc brake. C’è anche una versione SL, ma si basa sul progetto più anziano della Madone. Rimaniamo comunque nell’ambito delle specifiche della generation 7: ci sono i perni passanti con le dimensioni tradizionali 142×12 millimetri per il posteriore, 100×12 per la ruota dell’avantreno. Ci sono i dischi dei freni e possono essere al massimo da 160 millimetri di diametro.
La nuova Trek Madone non è compatibile con le trasmissioni meccaniche. La misura massima consigliata per gli pneumatici è di 28 millimetri, considerando che rimane una extra tolleranza tra la gomma e i foderi di forcella e comparto posteriore. La colorazione deep-carbon-smoke è quella che permette di risparmiare ulteriore peso, a prescindere dall’allestimento. Oltre a questa ci sono altre quattro combinazioni cromatiche, mentre la disponibilità di personalizzazione con la piattaforma ProjectOne arriverà in un secondo momento.
La 9 eTap con livrea deep-carbon-black
La versione 9 eTap
Madone SLR 7 con Ultegra
L’allestimento 7 con il Force
L’allestimento 6 con il nuovo Shimano 105 a 12v
Madone SLR6 eTap nella colorazione red-black
La 9 eTap con livrea deep-carbon-black
La versione 9 eTap
Madone SLR 7 con Ultegra
L’allestimento 7 con il Force
L’allestimento 6 con il nuovo Shimano 105 a 12v
Madone SLR6 eTap nella colorazione red-black
Le taglie, gli allestimenti ed i prezzi
La nuova Trek Madone SLR è disponibile in8 taglie: 47, 50 e 52, 54 e 56, 58, 60 e 62. Sei allestimenti in totale: 6 e 6 eTap, rispettivamente con il nuovo Shimano 105 Di2 a 12 velocità e con Sram Rival AXS (7699 e 8399 euro). 7 e 7 eTap, con Shimano Ultegra Di2 a 12v e Force AXS (10299 e 10799 euro). Trek Madone SLR 9 e 9 eTap, con il Dura-Ace 12v e Sram Red eTap AXS (13999 e 14999 euro). C’è la possibilità anche del solo frame-kit, che ha un prezzo di listino di 5499 euro.
Tutte le versioni hanno in dotazione le ruote Bontrager Aeolus 51 tubeless ready, nelle versioni Pro per le 6 e 7, RSL per l’allestimento 9. Tutti gli allestimenti hanno in dotazione il nuovo bar-stem integrato e full carbon. Un cenno ai pesi dichiarati, che fanno riferimento alle biciclette complete: 7,1 e 7,4 chilogrammi per le versioni 9 e 9 eTap, 7,5 e 7,8 per le versioni 7 e 7 eTap. Mentre le le 6 e 6 eTap il valore alla bilancia è rispettivamente di 7,8 e 8 chilogrammi.
Letizia Paternoster passerà alla BikeExchange-Jayco. Un team australiano per lei che è metà australiana. Gli stimoli per realizzare i sogni non mancano
Il test dell'ultima versione della gravel di casa Trek, la Checkpoint nell'allestimento SL6 eTap
Rispetto al passato la piattaforma Checkpoint viene completamente rivista e ridefinita. C’è il carbonio OCLV500 per le versioni SL e c’è l’IsoSpeed che separa i foderi obliqui del carro posteriore, dal tubo obliquo e dal piantone. Ma ci sono una nuova geometria che viene definita “progressiva” e uno shape dei profilati che avvicina questo progetto alle nuove Trek da strada. Proprio il design delle tubazioni diventa un vero e proprio “family feeling design” dell’azienda a stelle e strisce. Abbiamo provato l’allestimento SL6 eTap.
Una bici tuttofare e anche divertente da usare sullo sterrato (foto Sara Carena)Una bici tuttofare e anche divertente da usare sullo sterrato (foto Sara Carena)
L’aerodinamica sposa la funzionalità
La zona dello sterzo e la tubazione obliqua in particolare sono mutuati (o accostabili) dalla Emonda. Lo sterzo è sagomato e puntuto, ha quella protuberanza caratteristiche di Trek e la sezione superiore adotta quella caratteristica svasatura con l’inserto specifico.
L’obliquo è abbondante e voluminoso, ma qui c’è anche il vano portaoggetti (e non è una cosa da dimenticare) e proprio come per le stradali, sembra dare ulteriore sostegno all’intera bicicletta.
Non ci possiamo scordare della scatola del movimento centrale, che è larga 86,5 millimetri ed è uguale a quella delle biciclette da strada. Sono ormai lontani i tempi quando le Trek avevano il bottom bracket da 92. Questa bici è funzionale in ogni sua parte, ricca di dettagli e ognuno di questi collima alla perfezione con gli altri e con il concept del mezzo.
Un design semi-sloping, sempre attuale e funzionale
Lo sterzo è sagomato e si vede l’ampio passaggio della ruota alla forcella
Una prospettiva dello sterzo e dell’orizzontale, si nota anche l’IsoSpeed
La zona dello sterzo con l’inserto mutuato dalle bici road
Un design semi-sloping, sempre attuale e funzionale
Lo sterzo è sagomato e si vede l’ampio passaggio della ruota alla forcella
Una prospettiva dello sterzo e dell’orizzontale, si nota anche l’IsoSpeed
La zona dello sterzo con l’inserto mutuato dalle bici road
Come è fatta e come è allestita
Il telaio è la forcella sono in carbonio monoscocca OCLV500 con IsoSpeed. Entrambi presentano tantissimi punti di ancoraggio per parafanghi e borse da viaggio, che fanno di questa bici una viaggiatrice, ma capace di sorprendere nei percorsi tecnici.
Ha la trasmissione Sram Rival 1×12 e il comparto manubrio in alluminio Bontrager. Il reggisella ha lo stelo in carbonio, con un diametro da 27,2. Si può montare un reggisella telescopico? Si, è possibile, ma non è possibile montare una forcella ammortizzata. In alluminio sono anche le ruote, sempre Bontrager. Il modello è Paradigm Comp con canale interno da 25 millimetri e gommate con i tubeless Bontrager GR1 da 40. Inoltre, laCheckpoint permette il passaggio di pneumatici fino a 45 di sezione ed è possibile montare le ruote da 650b con gomme fino a 2,1”.
Si smonta il portaborraccia sull’obliquo e si apre il vano, semplice ed efficiente
Il vano portaoggetti dell’obliquo prevede una sacca che contiene dei piccoli attrezzi
Il caratteristico fodero drive, ribassato e con design curvo
La scatola del movimento centrale con la ghiera T47 che funge da sede per i cuscinetti
Le asole della forcella, utili per le borse da viaggio, buono il loro posizionamento
Le ruote Bontrager Paradigm Comp 25 in alluminio, tubeless ready
Si smonta il portaborraccia sull’obliquo e si apre il vano, semplice ed efficiente
Il vano portaoggetti dell’obliquo prevede una sacca che contiene dei piccoli attrezzi
Il caratteristico fodero drive, ribassato e con design curvo
La scatola del movimento centrale con la ghiera T47 che funge da sede per i cuscinetti
Le asole della forcella, utili per le borse da viaggio, buono il loro posizionamento
Le ruote Bontrager Paradigm Comp 25 in alluminio, tubeless ready
Le nostre considerazioni
La Trek Checkpoint è appagante nel design che risulta moderno, ma non eccessivamente ingombrante. Nonostante integri delle soluzioni non comuni, ad esempio l’IsoSpeed e alcune tubazioni che si spingono verso la ricerca aerodinamica, la bicicletta ha sempre quel tocco “classico” che non stufa, anche grazie ad impatto estetico quasi tradizionale.
Con i tubeless gonfiati correttamente non ha paura di fare qualche drop (foto Sara Carena)Con i tubeless gonfiati correttamente non ha paura di fare qualche drop (foto Sara Carena)
Una geometria vantaggiosa
Come per la Emonda, anche in questo caso uno dei valori aggiunti del progetto è la geometria, che ovviamente è da contestualizzare nella categoria gravel. Il corpo del pedalatore è sempre ben centrato sul piantone, a tutto vantaggio del comfort, della stabilità e anche a favore di una distribuzione ottimale dei pesi.
L’orizzontale è lungo e aiuta a sfruttare una pipa corta; la stabilità nei tratti tecnici e l’agilità ne guadagnano. Inoltre non si è mai sbilanciati sull’avantreno e il muscolo del diaframma non si schiaccia. La respirazione e il comfort per la schiena ringraziano.
Il ponticello posteriore sostiene (volendo) il parafango
Tutto l’incrocio delle tubazioni è coinvolto nell’IsoSpeed, dissipatore e separatore
Il nodo del piantone si prolunga leggermente verso l’alto
Il ponticello posteriore sostiene (volendo) il parafango
Tutto l’incrocio delle tubazioni è coinvolto nell’IsoSpeed, dissipatore e separatore
Il nodo del piantone si prolunga leggermente verso l’alto
In conclusione
Una bicicletta facile, la Trek Checkpoint SL6 è questo prima di tutto. Va bene per chi vuole smanettare e aprire il gas, magari lontano dalle gare su strada. Nonostante la sua natura “morbida”, non c’è mai quel distacco eccessivo con il mondo road e le sue doti di trazione e stabilità sono ampiamente sfruttabili anche dagli amanti della mtb. E poi è veloce. E’ una bici che può essere caricata come un mulo, adatta al bikpacking, al viaggio e a quell’experience della quale tanto si parla.
Orbea rinnova il modello Terra da gravel e le fa fare un clamoroso salto in avanti. Geometrie nuove e massima personalizzazione. Per correre o esplorare
Il celebre magazine americano TIME ha recentemente incluso Trek Bicycle nella sua “TIME100 Most Influential Companies”. Si tratta di un elenco che comprende le 100 aziende che hanno in qualche modo avuto, e tutt’ora hanno, un impatto straordinario nel mondo.
L’elenco finale si è ottenuto analizzando le centinaia di candidature arrivate da ogni settore. Dalla sanità all’intrattenimento, dai trasporti alla tecnologia, dagli editori ai corrispondenti di tutto il mondo, nonché da esperti di ogni tipo di settore. I selezionatori di TIME hanno valutato ciascuno di essi in base a fattori chiave, tra cui pertinenza, impatto, innovazione, leadership e successo.
Trek Bicycle è stata premiata per l’attenzione mostrata nel corso del 2021 verso l’ambiente e per il suo primo Rapporto sulla Sostenibilità.
Immagine promo con la quale è stata annunciata la presenza di Trek nella classifica “TIME100 Most Influential Companies” Immagine apparsa sul sito di Trek con la quale è stata annunciata la presenza nella classifica “TIME100 Most Influential Companies”
La sostenibilità al centro
Lo scorso anno Trek è diventata la prima azienda di biciclette a portare a termine un audit completo delle emissioni e a condividere i risultati ottenuti nel proprio Rapporto sulla Sostenibilità. Questo rapporto è il primo del suo genere nel settore del ciclismo e ha aperto un grande dibattito su come le aziende di biciclette possano sfruttare la propria posizione per il bene dell’ambiente e delle persone.
Il rapporto indica in maniera chiara i principali focus sui quali Trek sta lavorando in favore della sostenibilità. Stiamo parlando della riduzione della dipendenza dal trasporto aereo di merci, del consolidamento delle spedizioni ai rivenditori e della riduzione dei viaggi aziendali. Temi molto importanti sono l’aumento dell’uso di energia rinnovabile e di materiali alternativi. A questi si aggiungono la creazione di impianti di produzione a zero emissioni e la rimozione dei rifiuti di plastica.
Trek ha un occhio di riguardo verso la mobilità sostenibile Trek ha un occhio di riguardo verso la mobilità sostenibile
Tante iniziative
Sono davvero numerose le iniziative messe in atto da Trek in favore dell’ambiente. Recentemente il brand ha creato la Trek Foundation per proteggere il territorio e sviluppare intere reti di sentieri per uso pubblico. Trek ha esteso BCycle, il suo programma di bike sharing, a più città degli Stati Uniti. Fornendo così l’accesso alla mobilità su due ruote a un numero ancora maggiore di persone.
In Trek sono infatti convinti che un ruolo importante lo debba svolgere anche la singola persona con i suoi comportamenti individuali.
L’azienda ha lavorato molto per abbattere il costo ambientale per la produzione e spedizione di ogni bicicletta L’azienda ha lavorato molto per abbattere il costo ambientale per la produzione e spedizione di ogni bicicletta
Il pensiero di Trek
Chiudiamo con una considerazione da parte di John Burke, presidente di Trek Bicycle: «Le biciclette sono molto ecologiche, ma costruirle e spedirle richiede comunque un conto da pagare. Trek Bicycle a luglio è diventato il primo grande produttore di biciclette al mondo a quantificare tale conto pubblicando un rapporto sulla sostenibilità. Abbiamo rilevato che la produzione e la spedizione di ciascuna bicicletta emette la stessa quantità di carbonio di un’auto media che percorre 430 miglia. Contiamo ora di ridurre la nostra dipendenza dal trasporto aereo di merci, utilizzando materiali più sostenibili e consolidando le spedizioni. La nostra speranza è che altre aziende nel settore delle biciclette possano fare la stessa cosa».
Jasper Stuyven ha vinto la Milano-Sanremo nel 2021, con un’azione da finisseur che ha colto di sorpresa il gruppo che si è giocato la Classicissima. Cosa cambia sulla bicicletta in versione 2022, rispetto a quella utilizzata nel 2021?
Lo abbiamo chiesto a Mauro Adobati, meccanico del team Trek-Segafredo, che ci offre qualche spunto interessante sulla Trek Madone del forte corridore belga. Continua così il nostro percorso di conoscenza delle bici dei campioni, dopo aver presentato la Merida di Colbrelli e la Specialized di Asgreen.
Mauro Adobati, bergamasco, è uno dei meccanici più esperti della Trek-SegafredoMauro Adobati, bergamasco, è uno dei meccanici più esperti della Trek-Segafredo
Quali bici ha a disposizione Stuyven?
Tutti i corridori del team possono scegliere tra i modelli Emonda e Madone. In base alle scelte e alle preferenze dell’atleta, quelle di inizio anno ed espresse durante i primi collegiali, ai corridori vengono forniti i modelli specifici.
C’è una preferenza del corridore belga?
Jasper è un corridore da Trek Madone, ama particolarmente questa bicicletta. Anche dal punto di vista tecnico è adatta a lui, perché è aerodinamica e veloce.Stuyven è potente e un gran passista e ha bisogno di un mezzo del genere. La sua dotazione prevede anche una Trek Emonda, che però viene utilizzata meno, solo quando ci sono corse con grandi salite, dove lui ha necessità di salvare la gamba.
Quindi, c’è la preferenza del corridore e anche una scelta tecnica?
Sì, il corridore ha l’ultima parola sulla scelta, poi ovviamente si tengono in considerazione le caratteristiche dell’atleta. Ad esempio Ciccone… Lui non utilizza la Madone, ma solo la Emonda. I due corridori sono molto differenti per espressione e doti atletiche, aspetto che si riflette anche sulla scelta della bici.
Disco anteriore da 160 millimetri e nessuno spacer tra stem e sterzo (foto hardyccphotos per Trek)Disco anteriore da 160 millimetri e nessuno spacer tra stem e sterzo (foto hardyccphotos per Trek)
Quale taglia di bici utilizza Stuyven?
Jasper usa una 58, misura comune alle bici della sua dotazione.
Cambia posizione in sella in base alle gare e alla stagione?
No, Stuyven mantiene sempre la stessa posizione in bici. Il cambio di setting è una cosa che avviene sempre meno, magari piccoli aggiustamenti, ma di sicuro non si verificano delle variazioni importanti.
Con quale bici presumibilmente farà la Sanremo?
Di sicuro con la Trek Madone.
Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, con la Trek Madone edizione 2021 (foto rossbellphoto per Trek)Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, con la Trek Madone edizione 2021 (foto rossbellphoto per Trek)
Ci puoi dare qualche dettaglio della componentistica?
Le scelte saranno fatte a ridosso dell’evento, ma posso dire le preferenze di Stuyven. Normalmente utilizza la doppia corona anteriore con la combinazione 54-41e con le pedivelle da 170. Corte se consideriamo la struttura fisica, ma lui si trova bene così. La scala dei rapporti dietro 10-33.
E invece per il cockpit?
La sua Madone è montata con un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL. E’ quello che normalmente va in dotazione alla Emonda. Ha uno stem da 130 millimetri, con un’inclinazione negativa di 17°. La larghezza della piega è da 400. Stuyven usa una sella tradizionale, non corta.
Stuyven utilizza un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL (foto Instagram)Stuyven utilizza un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL (foto Instagram)
Un manubrio largo solo 40 centimetri?
Si, la tendenza è quella di utilizzare manubri stretti, nonostante le caratteristiche fisiche del corridore facciano pensare ad una piega larga. Dobbiamo considerare l’impatto aerodinamico ridotto che porta ad avere una piega stretta. E poi ci sono anche i manettini spostati verso l’interno: efficienza, ma anche preferenze personali.
Per il comparto ruote, quale potrebbe essere la scelta di Stuyven, sempre in ottica Sanremo?
Le ruote sono montate con i tubeless, lo standard inizia ad essere questo. Per le ruote la preferenza sarà rivolta al 90% per le Bontrager Aeolus RSL 62, tubeless da 28. Le pressioni tra le 5,7 e 6 atmosfere. Il team utilizza gli pneumatici Pirelli Race TLR. Ogni ruota con i tubeless prevede l’utilizzo del lattice anti-foratura.
Un nuovo tubeless Pirelli che vedremo in commercio prossimamente? (foto hardyccphotos per Trek)Un nuovo tubeless Pirelli che vedremo in commercio prossimamente? (foto hardyccphotos per Trek)
Utilizzate ancora i tubolari e le ruote per i tubolari?
Sempre meno, come dicevo prima la tendenza è di un passaggio totale al tubeless. Inoltre, con i tubeless abbiamo notato che si fora meno e gli stessi corridori sono contenti perché scorrono parecchio. La scelta dei tubeless è comunque un percorso graduale, necessario anche per far prendere il giusto feeling agli atleti. Comunque le ruote che abbiamo a disposizione sono ormai quasi tutte per i tubeless.
E invece come ti comporti con le batterie della trasmissione?
Le batterie del cambio posteriore e del deragliatore vengono rimosse dopo ogni gara e non necessariamente ricaricate. Vengono controllate, questo sì e viene applicato il cap rosso che le protegge ed evita dispersioni. La mattina successiva, prima della gara, le rimontiamo e i corridori trovano la bici pronta in ordine di marcia.
Con una Madone ha chiuso e con una Madone, Stuyven ha riaperto il 2022. Qui all’Het Nieuwsblad con un piccolo tifosoCon una Madone, Stuyven ha riaperto il 2022. Qui all’Het Nieuwsblad con un piccolo tifoso
Utilizzi delle soluzioni particolari per preservare i movimenti rotanti di ruote e movimento centrale?
Non uso e non utilizziamo delle soluzioni meccaniche particolari, poi ci sono da considerare anche le abitudini del meccanico. Talvolta cerchiamo di usare un olio meno viscoso per la catena, in modo che non si accumulino troppi residui. Diciamo che le gare tradizionali non portano ad affrontare grosse problematiche. Sono le gare del Nord e competizioni come ad esempio La Strade Bianche che spesso ti obbligano a sostituire tutto!
Ricco confronto con Nibali. Volevamo capire dove trova le motivazioni. Ci ha detto del suo anno. Di qualche errore. Del mondiale che poteva saltare. E della voglia di riscattarsi
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