Per tutti gli appassionati del marchio Trek, e non solo per loro, il prossimo 2 dicembre è una data da segnare assolutamente in agenda. Venerdì prossimo, quindi fra pochissimi giorni, Trek Bicycle inaugurerà in contemporanea quattro nuovi Trek Store in Italia. Le sedi scelte sono Arezzo, Massa, Verona e Bergamo, esattamente Lallio. Il capoluogo bergamasco ospita anche l’elegante e funzionale sede della filiale italiana del brand americano. Il taglio ufficiale del nastro è previsto per le 17,30 e l’ingresso è gratuito e aperto a tutti coloro che vorranno partecipare.
I quattro nuovi Trek Store vogliono rappresentare un nuovo concetto di approccio al cliente fondato su elementi ben precisi: accoglienza, disponibilità di prodotto, contatto diretto con la clientela e assistenza in 24 ore su tutte le tipologie di bici. Sono queste le basi da cui Trek vuole partire per costruire una nuova idea di negozio, sempre più orientato all’incontro delle necessità di ogni appassionato del mondo bici.
Elisa Balsamo sarà presente al negozio di Verona, la Longo Borghini, invece, a quello di BergamoElisa Balsamo sarà presente al negozio di Verona, la Longo Borghini, invece, a quello di Bergamo
A contatto con i campioni
Nelle intenzioni dello staff di Trek, l’inaugurazione dei nuovi store vuole essere una festa, tanto che saranno previsti dei giochi a premi. Ci sarà però soprattutto la possibilità di incontrare alcune delle “stelle” della formazione maschile e femminile del Team Trek-Segafredo.
Elisa Longo Borghini, vincitrice della Parigi-Roubaix femminile di quest’anno, sarà l’ospite d’onore del Trek Store di Bergamo, mentre la sua compagna di squadra Elisa Balsamo, campionessa del mondo 2021 su strada e vincitrice del campionato italiano 2022, presenzierà all’inaugurazione del Trek Store di Verona. Giulio Ciccone, vincitore della tappa con arrivo a Cogne dell’ultimo Giro d’Italia, sarà presente ad Arezzo. Al Trek Store di Massa gli appassionati di ciclismo avranno invece l’opportunità di incontrare Filippo Baroncini, ex campione del mondo under 23, uno dei giovani ciclisti italiani più promettenti.
Oltre ad avere la possibilità di incontrare i campioni del Team Trek-Segafredo, sarà naturalmente possibile toccare con mano le ultime novità proposte dal brand americano, come la nuova Madone SLR o la Domane+ SLR.
Ciccone inaugurerà il negozio di ArezzoIl campione del mondo under ne 2021, Baroncini, sarà a quello di MassaCiccone inaugurerà il negozio di ArezzoIl campione del mondo under ne 2021, Baroncini, sarà a quello di Massa
Indirizzi da segnare
Come anticipato l’inaugurazione dei 4 Trek Store avverrà in contemporanea venerdì 2 dicembre alle ore 17:30 con ingresso gratuito. Per chi vorrà partecipare gli indirizzi da tenere a mente sono i seguenti:
Trek Bicycle Bergamo: Via Provinciale 21, Lallio (BG).
Per il secondo anno consecutivo, Trek ha deciso di supportare World Bicycle Relief nella sua raccolta fondi finalizzata a fornire un mezzo di trasporto affidabile, nel caso specifico una bicicletta, alle comunità rurali e svantaggiate nel mondo. Ancora una volta sara la Buffalo Bike, modello che Trek lo scorso anno ha nominato “Bike of the Year”, ad essere al centro dell’iniziativa. La Buffalo Bike è una bicicletta robusta, progettata in modo semplice e di facile manutenzione, con la possibilità di trasportare persone e carichi pesanti su lunghe distanze e terreni accidentati.
Trek anche quest’anno ha sostenuto il progetto di World Bicycle ReliefTrek anche quest’anno ha sostenuto il progetto di World Bicycle Relief
Superare il 2021
La collaborazione fra Trek e World Bicycle Relief ha portato nel 2021 ad una raccolta fondi a livello globale di 1,8 milioni di dollari. Per il 2022 si vuole superare quella cifra arrivando entro la fine dell’anno a 2,5 milioni di dollari. Per tutte le donazioni che arriveranno attraverso la pagina dedicata sul sito ufficiale di Trek oppure tramite un rivenditore ufficiale, Trek raddoppierà le donazioni effettuate fino ad un massimo di 500.00 dollari.
Bob Burns, vicepresidente Advocacy di Trek Bicycle, ha così commentato la rinnovata collaborazione con World Bicycle Relief: «Grazie alla collaborazione con World Bicycle Relief, siamo stati in grado di superare il nostro obiettivo di raccolta fondi nel 2021 e abbiamo fornito 11.000 Buffalo Bike a comunità localizzate in Africa e Sud America. Stiamo fissando obiettivi ancora più alti quest’anno per portare più Buffalo Bike nelle comunità, al fine di aiutare altri destinatari a vincere la sfida della distanza e raggiungere l’indipendenza».
La Buffalo Bike è un mezzo robusto, studiato apposta per lunghi tragitti in qualsiasi condizioneLa Buffalo Bike è un mezzo robusto, studiato apposta per lunghi tragitti in qualsiasi condizione
Una collaborazione storica
Quella tra Trek e World Bicycle Relief è una collaborazione che dura da diversi anni, esattamente dal 2005, quando l’organizzazione fu fondata. Da allora Trek ha lavorato fianco a fianco di World Bicycle Relief per progettare il primo prototipo di Buffalo Bike. Grazie a questo particolare modello di bicicletta ogni giorno studenti, operatori sanitari, agricoltori e imprenditori riescono a far muovere in modo indipendente le loro comunità.
Le biciclette vengono assemblate e distribuite localmente tramite vari rappresentanti del programma, addestrati per fornire manutenzione e assistenza di qualità e contribuire a creare un’infrastruttura sostenibile.
Trek e World Bicycle Relief hanno consegnato ben 675 mila biciTrek e World Bicycle Relief hanno consegnato ben 675 mila bici
A sostegno delle donne
Grazie alle Buffalo Bike che saranno donate attraverso la nuova raccolta fondi, sarà possibile dare un sostegno concreto alle tante donne e ragazze che ancora oggi in tutto il mondo vivono in contesti difficili.
Johanna Vega, Program Manager di World Bicycle Relief in Colombia, ha descritto con queste parole l’impatto che World Bicycle Relief e Buffalo Bike hanno avuto sui villaggi vicini a lei: «Le donne e le ragazze che un tempo erano stressate, esauste, in ritardo a scuola, ora possono ridurre di oltre la metà i tempi di trasporto, rafforzare la loro fiducia e non abbandonare il sistema scolastico. La Buffalo Bike è stata un punto di svolta per tutte queste comunità».
Ad oggi, World Bicycle Relief ha consegnato più di 675.000 biciclette e formato più di 2.700 meccanici sul campo in Africa, Sud-Est Asiatico e Sud America. Ricordiamo che World Bicycle Relief è un’organizzazione no-profit. E’ registrata negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Svizzera e Australia e dispone di strutture di assemblaggio in Colombia, Kenya, Malawi, Zambia e Zimbabwe.
La campagna di raccolta fondi è iniziata lo scorso 7 novembre e terminerà il 31 dicembre 2022.
A fugare il dubbio che Pedersen abbia fatto una furbata ad attaccare mentre cercava di prendere qualcosa dalla tasca ha pensato lo stesso Ganna, abituato a dire le cose come stanno.
«Volevamo andare in fuga anche oggi – dice il piemontese dopo l’arrivo – e fare una bella cosa per il secondo giorno consecutivo dopo la vittoria di Pidcock. Per questo sono partito, ma quando Pedersen ha attaccato, non ne avevo più tanta. Al momento del suo scatto avevo la mano in tasca per prendere un gel, ma non credo che se l’avessi avuta sul manubrio, sarei riuscito a stargli dietro».
Pippo che tira per i suoi leader alla Ineos Grenadiers. Pippo che manda giù la crono sfumata e si infila nelle fughe. Poi Pippo che punta all’ultima crono, ma forse non gli basta. Infine Pippo che nel primo Tour prende le misure e porta via la fuga con la stessa sicurezza con cui fino a ieri l’ha fatto Van Aert. Pippo che ancora non ha detto tutto.
Una tappa di continui su e giù che hanno impedito ai velocisti di recuperare
Sul percorso migliaia di tifosi: il Tour propaga le sue storie per tutta la Francia
Una tappa di continui su e giù che hanno impedito ai velocisti di recuperare
Sul percorso migliaia di tifosi: il Tour propaga le sue storie per tutta la Francia
Un Tour incredibile
E così Mads Pedersen, corridore di 26 anni in maglia Trek-Segafredo, fa sventolare la bandiera danese sul traguardo del Tour, unendosi alla maglia gialla Vingegaard. Lo fa con un’azione che ci ha ricordato i mondiali di Harrogate. Ma mentre in quell’occasione si nascose e puntò sull’effetto sorpresa, questa volta ha indossato i panni del favorito. Ha scremato la fuga. Ha rintuzzato gli allunghi di Houle e Wright e poi li ha staccati in volata. A conferma che gli arrivi ristretti sono il suo forte. Come imparammo a spese di Trentin (e anche nostre, avendoci creduto tanto) in quel mondiale fradicio di tre anni fa.
«E’ un Tour incredibile – dice il vincitore – e vincere questa tappa lo è di più. Sapevo di essere in buona forma e di aver perso alcune opportunità nella prima settimana. Non c’erano molte altre opportunità, per questo è davvero bello essere sul gradino più alto. Non solo per me, ma anche per tutta la squadra. Siamo venuti qui solo con cacciatori di tappe e ora ci siamo riusciti».
Pedersen ha anche portato alla prima vittoria la nuova Trek Madone
Prima vittoria di tappa per Pedersen al Tour de France
Pedersen ha anche portato alla prima vittoria la nuova Trek Madone
Prima vittoria di tappa per Pedersen al Tour de France
La Trek family
La squadra è il filo conduttore. Per questo nei giorni scorsi l’annuncio del rinnovo del contratto è stato celebrato quasi come una vittoria.
«Questa squadra – ha detto nei giorni scorsi – mi ha dato l’opportunità di salire al livello WorldTour. Questo è il mio sesto anno con la Trek-Segafredo e ne ho aggiunti altri tre. Stare con una squadra per nove anni è speciale e questa per me è una seconda famiglia. Ecco perché sono voluto restare. Il nostro gruppo per le classiche si rafforza ogni anno. Aiutare la squadra a migliorare è per me importante».
Partendo da Copenhagen, era lecito aspettarsi che Pedersen pensasse di lasciare il segno. Tuttavia la cifra del Tour 2022 è la follia di certi giorni e di certe andature e occasioni per lui non si sono presentate.
Ganna e Kung, due dei motori più potenti del Tour hanno portato via la fugaGanna e Kung, due dei motori più potenti del Tour hanno portato via la fuga
La scelta giusta
Oggi Pedersen ha approfittato del grande forcing di Ganna e Kung, poi ha chiesto a Quinn Simmons di farsi portare nel tentativo e di tirare fino a che ne avesse. E quando il ragazzone di Durango si è spento sull’ultima salita che ha tagliato definitivamente fuori le chance dei velocisti, Pedersen si è ricordato d’essere stato campione del mondo e ha fatto da sé.
«Se la fuga fosse stata composta da più di quattro persone – ha spiegato – il piano era che ci fossimo anche noi. Che ci fossi io. Non sapevamo come le altre squadre avrebbero affrontato l’ultima salita a 45 chilometri dal traguardo e se fossi stato nel gruppo con gli altri velocisti, magari sarei rimasto staccato. Per parecchi chilometri ho pensato che fosse un errore essere in fuga, perché avevamo solo due minuti, ma alla fine si è rivelata la scelta giusta».
Pedersen ha voluto entrare nella fuga a tutti i costi: Simmons lo ha preso per mano
L’accelerazione di Pedersen ha tagliato fuori Ganna e Kung, semplificando il finale
Pedersen ha voluto entrare nella fuga a tutti i costi: Simmons lo ha preso per mano
L’accelerazione di Pedersen ha tagliato fuori Ganna e Kung, semplificando il finale
La resa di Caleb
I poveri velocisti infatti hanno alzato presto bandiera bianca. Il solo che avrebbe potuto tenere era Caleb Ewan, che però è caduto.
«In realtà oggi mi sentivo davvero bene – dice dopo l’arrivo – avevamo mandato avanti due uomini per controllare la fuga. Poi non so cosa sia successo in quella curva. Non ho potuto evitare la caduta, quindi adesso mi fanno male il ginocchio e la spalla. Ho capito subito che non ce l’avrei fatta. Finora ci sono stati solo due sprint di gruppo, non è sicuramente un buon Tour per i velocisti. In più metteteci la sfortuna! Sono certo che mi riprenderò e speriamo che il vento cambi».
Ewan è caduto e affranto: il Tour non sorride agli uomini velociEwan è caduto e affranto: il Tour non sorride agli uomini veloci
La voce del padrone
Il colpo di grazia agli altri due Pedersen l’ha dato prima attaccando e poi nella volata, anche se Trentin da casa con un messaggio in risposta al nostro ha sottolineato che gli altri due non lo abbiano attaccato davvero a fondo. Forse è vero, forse semplicemente non ne avevano più.
«Non volevo arrivare con troppi corridori – dice – perché altrimenti sarebbe stato troppo difficile controllarli, quindi ho provato ad attaccare e per fortuna il gruppo di testa si è spezzato. Eppure non sono stato sicuro di vincere finché non ho tagliato la linea».
Per Pedersen all’arrivo anche il numero rosso di più combattivoPer Pedersen all’arrivo anche il numero rosso di più combattivo
Nel segno di Jaja
E mentre nei 31 gradi di Saint Etienne si festeggia un velocista nel giorno in cui i velocisti sono usciti di scena, gli sguardi degli uomini di classifica sono puntati sulla tappa di domani, piena zeppa di salite. Con questo caldo che squaglia l’asfalto e fa scappare le ruote e dopo le fatiche alpine, il giorno di Mende promette di fare male. In quei 3 chilometri al 10 per cento di pendenza media, su cui il 14 luglio del 1995 si impose Laurent Jalabert, l’esplosività di Pogacar potrebbe vedere la prima rivincita su Vingegaard. Anche domani, ragazzi, ci sarà ben più di un motivo per seguire la Grande Boucle.
Roglic non è ripartito, come si prevedeva. Troppo violenta la caduta di ieri, che però è solo una delle troppe che lo hanno fermato negli ultimi due anni
Vista e fotografata, immaginata e in parte già raccontata, vi presentiamo ufficialmente la nuova Trek Madone SLR della settima generazione. Ancora più aerodinamica e leggera,ancora più rivoluzionaria nel design e nelle soluzioni che da sempre caratterizzano questo progetto. La nuova Trek Madone SLR introduce la tecnologia IsoFlow e abbandona il dissipatore IsoSpeed. Entriamo nel dettaglio del progetto.
Pedersen con la nuova Madone alla cerimonia di apertura del TDFPedersen con la nuova Madone alla cerimonia di apertura del TDF
Quegli scatti rubati
Le prime annotazioni e i primi quesiti che ci siamo posti risalgono ai mesi invernali, nel periodo in cui i team svolgono i primi ritiri collegiali in Spagna. Un frame-kit bianco, senza scritte e senza loghi, pronto per essere montato.Non un semplice “gesso”, ma una bici da nascondere e non far fotografare. Da tenere nell’ombra e comunque pronta all’uso. Nessuna informazione precisa, bocche cucite ovunque e la nostra volontà di non spoilerare un prodotto.
Le prime notizie della Trek Madone SLR risalgono a quel periodo. Poi sono arrivate le corse che anticipano il Tour de France, il Delfinato in questo caso, gli scatti rubati e comunque ufficiali, le prime indiscrezioni di una bicicletta che è stata completamente ridisegnata, capace di offrire un vantaggio (risparmio di tempo) di 60 secondi su un’ora di gara (a 45 chilometri orari),se comparata con le versione precedente.
Frame e forcella, tra Quinn Simmons eJacopo Mosca, visti e fotografati a dicembre ad AlteaFrame e forcella, tra Quinn Simmons eJacopo Mosca, visti e fotografati a dicembre ad Altea
«Quando mi è stato chiesto di fornire delle indicazioni – dice l’iridato di Harrogate – le prime richieste sono state rivolte al mantenere l’efficienza aerodinamica della Madone, scendendo con il peso. Avere una bicicletta reattiva e capace di aumentare la velocità rapidamente nelle fasi più importanti dei cambi di ritmo».
Tanto utilizzo del wind tunnel per il suo sviluppo
Una bici che si nasconde dietro lo sterzo
Tanto utilizzo del wind tunnel per il suo sviluppo
Una bici che si nasconde dietro lo sterzo
Il tessuto OCLV800
Trek Madone SLR 7 generation è più leggera di 300 grammi, un valore enorme se pensiamo che il carbonio utilizzato è l’OCLV800, il medesimo utilizzato per la generazione numero 6. La riduzione del valore alla bilancia, non è stato ottenuto grazie all’introduzione dell’IsoFlow, ma anche grazie all’ottimizzazione delle diverse prospettive di frame e forcella.
Il design e i volumi dei profilati sono completamente variati rispetto al passato. Inoltre l’abbandono dell’IsoSpeed ha obbligato a non snaturare in maniera eccessiva una bicicletta tanto performante e veloce, quanto comoda e stabile. Un punto di riferimento per le competizioni e per i corridori potenti, ma anche per un impiego meno estremizzato.
Mads Pedersen in Norvegia durante una fase di test (foto Tyler Wiles Trek)Mads Pedersen in Norvegia durante una fase di test(foto Tyler Wiles Trek)
Si parte con l’IsoFlow
Non è soluzione comparabile alla precedente IsoSpeed, perché è completamente differente nello sviluppo e nel funzionamento. IsoFlow non si basa su delle tubazioni sdoppiate e sulla resa tecnica al pari di un dissipatore. E’ unatecnologia maggiormente integrata, che sfrutta la laminazione e le proprietà elastiche del carbonio. Permette al piantone di flettere creando una sorta di compressione: non è regolabile. Il risultato è una guida fluida, confortevole e stabile sulle asperità, che non sacrifica gli aspetti legati alla reattività.
L’asola centrale, quella tra l’orizzontale, il piantone e i foderi obliqui hanno anche una funzione aerodinamica ben precisa, che aiuta a sfruttare l’energia prodotta dalla massima efficienza delle penetrazione dello spazio. E poi si risparmia molto peso, anche se il processo di laminazione è stato complicato. E’ la sezione più complessa della bicicletta, non tanto per il suo design, ma per quello che ha richiesto in fatto di utilizzo e applicazione delle pelli di carbonio.
Lo sviluppo del design e del concetto IsoFlow
Lo sterzo con il nuovo cockpit
Lo sviluppo del design e del concetto IsoFlow
Lo sterzo con il nuovo cockpit
Come si presenta
Se la osserviamo frontalmente, la forcella e la tubazione dello sterzo nascondo il resto della bicicletta, ma c’è anche un nuovo cockpit integrato. Quest’ultimo è più efficiente ed ha un design con una evidente svasatura nella parte bassa. Ovvero, se prendiamo ad esempio la misura 42, nel punto degli shifters il manubrio ha una larghezza di 39 centimetri, fattore che riduce in maniera esponenziale il drag del corridore nella posizione più aggressiva e nelle fasi di spinta più concitate. Però, grazie ad un rinnovato design della zona dello sterzo, la bicicletta può essere montata anche con uno stem e una piega tradizionali.
La forcella è full carbon, con profili anteriori risicati e piuttosto ampi nelle sezioni laterali. Il profilato dello sterzo è rastremato nel mezzo, con linee più marcate dove si trova l’innesto con i due tubi maggiori, orizzontale e obliquo. L’orizzontale prosegue dritto fino al punto di inserzione del nodo sella, il secondo ha una vistosa maggiorazione nei pressi della scatola del movimento centrale. In questo punto il “grande” volume è funzionale alla rigidità e a sfruttare al massimo l’aerodinamica, dei tubi e del posizionamento delle due borracce.
La zona bottom bracket è larga 86,5 millimetri e usa le calotte del tipo T47, una soluzione mutuata da Emonda e dalla precedente Madone. E’ stato mantenuto il chain keeper 3S di concezione aero.
Da qui si emerge il piantone e adotta una sorta di rientranza fino alla sezione mediana, per allargarsi dove si trova IsoFlow e l’incrocio con gli obliqui. Questi ultimi sono più ampi sopra e si sfinano leggermente man mano che vanno in basso, pur mantenendo costantemente un profilo marcatamente aero di natura Kammtail (abbondante lateralmente, magro frontalmente)
Una veduta posteriore della sezione IsoFlowUna veduta posteriore della sezione IsoFlow
Cambia anche il seat-post
Il seat-tube si interrompe; c’è il “tunnel” IsoFlow e sopra c’è l’orizzontale con la “pinna” del seat-post. Qui un’altra soluzione tutta nuova.
Il reggisella vero e proprio si innesta nel telaio e può essere regolato e piacere, con un serraggio che avviene tramite una bussola interna e una feritoia esterna. La bussola interna può essere posizionata con due orientamenti differenti, aumentano il range di utilizzo di un solo seat-post.
Infine la geometria, che è comune alla Emonda ed è di matrice H1.5. Questa è definita il compromesso migliore, perché è adatta ad un’utenza particolarmente spinta verso l’agonismo, ai pro’ ovviamente, ma al tempo stesso è facilmente adattabile a diverse esigenze e tipologie di richieste.
Il nuovo cockpit Madone
Il terminale della forcella
Il drivetrain della versione 9
Il nuovo cockpit Madone
Il terminale della forcella
Il drivetrain della versione 9
Le altre cose da sapere
La nuova Trek Madone SLR di settima generazione è sviluppata nella sola versione disc brake. C’è anche una versione SL, ma si basa sul progetto più anziano della Madone. Rimaniamo comunque nell’ambito delle specifiche della generation 7: ci sono i perni passanti con le dimensioni tradizionali 142×12 millimetri per il posteriore, 100×12 per la ruota dell’avantreno. Ci sono i dischi dei freni e possono essere al massimo da 160 millimetri di diametro.
La nuova Trek Madone non è compatibile con le trasmissioni meccaniche. La misura massima consigliata per gli pneumatici è di 28 millimetri, considerando che rimane una extra tolleranza tra la gomma e i foderi di forcella e comparto posteriore. La colorazione deep-carbon-smoke è quella che permette di risparmiare ulteriore peso, a prescindere dall’allestimento. Oltre a questa ci sono altre quattro combinazioni cromatiche, mentre la disponibilità di personalizzazione con la piattaforma ProjectOne arriverà in un secondo momento.
La 9 eTap con livrea deep-carbon-black
La versione 9 eTap
Madone SLR 7 con Ultegra
L’allestimento 7 con il Force
L’allestimento 6 con il nuovo Shimano 105 a 12v
Madone SLR6 eTap nella colorazione red-black
La 9 eTap con livrea deep-carbon-black
La versione 9 eTap
Madone SLR 7 con Ultegra
L’allestimento 7 con il Force
L’allestimento 6 con il nuovo Shimano 105 a 12v
Madone SLR6 eTap nella colorazione red-black
Le taglie, gli allestimenti ed i prezzi
La nuova Trek Madone SLR è disponibile in8 taglie: 47, 50 e 52, 54 e 56, 58, 60 e 62. Sei allestimenti in totale: 6 e 6 eTap, rispettivamente con il nuovo Shimano 105 Di2 a 12 velocità e con Sram Rival AXS (7699 e 8399 euro). 7 e 7 eTap, con Shimano Ultegra Di2 a 12v e Force AXS (10299 e 10799 euro). Trek Madone SLR 9 e 9 eTap, con il Dura-Ace 12v e Sram Red eTap AXS (13999 e 14999 euro). C’è la possibilità anche del solo frame-kit, che ha un prezzo di listino di 5499 euro.
Tutte le versioni hanno in dotazione le ruote Bontrager Aeolus 51 tubeless ready, nelle versioni Pro per le 6 e 7, RSL per l’allestimento 9. Tutti gli allestimenti hanno in dotazione il nuovo bar-stem integrato e full carbon. Un cenno ai pesi dichiarati, che fanno riferimento alle biciclette complete: 7,1 e 7,4 chilogrammi per le versioni 9 e 9 eTap, 7,5 e 7,8 per le versioni 7 e 7 eTap. Mentre le le 6 e 6 eTap il valore alla bilancia è rispettivamente di 7,8 e 8 chilogrammi.
Il test dell'ultima versione della gravel di casa Trek, la Checkpoint nell'allestimento SL6 eTap
Rispetto al passato la piattaforma Checkpoint viene completamente rivista e ridefinita. C’è il carbonio OCLV500 per le versioni SL e c’è l’IsoSpeed che separa i foderi obliqui del carro posteriore, dal tubo obliquo e dal piantone. Ma ci sono una nuova geometria che viene definita “progressiva” e uno shape dei profilati che avvicina questo progetto alle nuove Trek da strada. Proprio il design delle tubazioni diventa un vero e proprio “family feeling design” dell’azienda a stelle e strisce. Abbiamo provato l’allestimento SL6 eTap.
Una bici tuttofare e anche divertente da usare sullo sterrato (foto Sara Carena)Una bici tuttofare e anche divertente da usare sullo sterrato (foto Sara Carena)
L’aerodinamica sposa la funzionalità
La zona dello sterzo e la tubazione obliqua in particolare sono mutuati (o accostabili) dalla Emonda. Lo sterzo è sagomato e puntuto, ha quella protuberanza caratteristiche di Trek e la sezione superiore adotta quella caratteristica svasatura con l’inserto specifico.
L’obliquo è abbondante e voluminoso, ma qui c’è anche il vano portaoggetti (e non è una cosa da dimenticare) e proprio come per le stradali, sembra dare ulteriore sostegno all’intera bicicletta.
Non ci possiamo scordare della scatola del movimento centrale, che è larga 86,5 millimetri ed è uguale a quella delle biciclette da strada. Sono ormai lontani i tempi quando le Trek avevano il bottom bracket da 92. Questa bici è funzionale in ogni sua parte, ricca di dettagli e ognuno di questi collima alla perfezione con gli altri e con il concept del mezzo.
Un design semi-sloping, sempre attuale e funzionale
Lo sterzo è sagomato e si vede l’ampio passaggio della ruota alla forcella
Una prospettiva dello sterzo e dell’orizzontale, si nota anche l’IsoSpeed
La zona dello sterzo con l’inserto mutuato dalle bici road
Un design semi-sloping, sempre attuale e funzionale
Lo sterzo è sagomato e si vede l’ampio passaggio della ruota alla forcella
Una prospettiva dello sterzo e dell’orizzontale, si nota anche l’IsoSpeed
La zona dello sterzo con l’inserto mutuato dalle bici road
Come è fatta e come è allestita
Il telaio è la forcella sono in carbonio monoscocca OCLV500 con IsoSpeed. Entrambi presentano tantissimi punti di ancoraggio per parafanghi e borse da viaggio, che fanno di questa bici una viaggiatrice, ma capace di sorprendere nei percorsi tecnici.
Ha la trasmissione Sram Rival 1×12 e il comparto manubrio in alluminio Bontrager. Il reggisella ha lo stelo in carbonio, con un diametro da 27,2. Si può montare un reggisella telescopico? Si, è possibile, ma non è possibile montare una forcella ammortizzata. In alluminio sono anche le ruote, sempre Bontrager. Il modello è Paradigm Comp con canale interno da 25 millimetri e gommate con i tubeless Bontrager GR1 da 40. Inoltre, laCheckpoint permette il passaggio di pneumatici fino a 45 di sezione ed è possibile montare le ruote da 650b con gomme fino a 2,1”.
Si smonta il portaborraccia sull’obliquo e si apre il vano, semplice ed efficiente
Il vano portaoggetti dell’obliquo prevede una sacca che contiene dei piccoli attrezzi
Il caratteristico fodero drive, ribassato e con design curvo
La scatola del movimento centrale con la ghiera T47 che funge da sede per i cuscinetti
Le asole della forcella, utili per le borse da viaggio, buono il loro posizionamento
Le ruote Bontrager Paradigm Comp 25 in alluminio, tubeless ready
Si smonta il portaborraccia sull’obliquo e si apre il vano, semplice ed efficiente
Il vano portaoggetti dell’obliquo prevede una sacca che contiene dei piccoli attrezzi
Il caratteristico fodero drive, ribassato e con design curvo
La scatola del movimento centrale con la ghiera T47 che funge da sede per i cuscinetti
Le asole della forcella, utili per le borse da viaggio, buono il loro posizionamento
Le ruote Bontrager Paradigm Comp 25 in alluminio, tubeless ready
Le nostre considerazioni
La Trek Checkpoint è appagante nel design che risulta moderno, ma non eccessivamente ingombrante. Nonostante integri delle soluzioni non comuni, ad esempio l’IsoSpeed e alcune tubazioni che si spingono verso la ricerca aerodinamica, la bicicletta ha sempre quel tocco “classico” che non stufa, anche grazie ad impatto estetico quasi tradizionale.
Con i tubeless gonfiati correttamente non ha paura di fare qualche drop (foto Sara Carena)Con i tubeless gonfiati correttamente non ha paura di fare qualche drop (foto Sara Carena)
Una geometria vantaggiosa
Come per la Emonda, anche in questo caso uno dei valori aggiunti del progetto è la geometria, che ovviamente è da contestualizzare nella categoria gravel. Il corpo del pedalatore è sempre ben centrato sul piantone, a tutto vantaggio del comfort, della stabilità e anche a favore di una distribuzione ottimale dei pesi.
L’orizzontale è lungo e aiuta a sfruttare una pipa corta; la stabilità nei tratti tecnici e l’agilità ne guadagnano. Inoltre non si è mai sbilanciati sull’avantreno e il muscolo del diaframma non si schiaccia. La respirazione e il comfort per la schiena ringraziano.
Il ponticello posteriore sostiene (volendo) il parafango
Tutto l’incrocio delle tubazioni è coinvolto nell’IsoSpeed, dissipatore e separatore
Il nodo del piantone si prolunga leggermente verso l’alto
Il ponticello posteriore sostiene (volendo) il parafango
Tutto l’incrocio delle tubazioni è coinvolto nell’IsoSpeed, dissipatore e separatore
Il nodo del piantone si prolunga leggermente verso l’alto
In conclusione
Una bicicletta facile, la Trek Checkpoint SL6 è questo prima di tutto. Va bene per chi vuole smanettare e aprire il gas, magari lontano dalle gare su strada. Nonostante la sua natura “morbida”, non c’è mai quel distacco eccessivo con il mondo road e le sue doti di trazione e stabilità sono ampiamente sfruttabili anche dagli amanti della mtb. E poi è veloce. E’ una bici che può essere caricata come un mulo, adatta al bikpacking, al viaggio e a quell’experience della quale tanto si parla.
Il celebre magazine americano TIME ha recentemente incluso Trek Bicycle nella sua “TIME100 Most Influential Companies”. Si tratta di un elenco che comprende le 100 aziende che hanno in qualche modo avuto, e tutt’ora hanno, un impatto straordinario nel mondo.
L’elenco finale si è ottenuto analizzando le centinaia di candidature arrivate da ogni settore. Dalla sanità all’intrattenimento, dai trasporti alla tecnologia, dagli editori ai corrispondenti di tutto il mondo, nonché da esperti di ogni tipo di settore. I selezionatori di TIME hanno valutato ciascuno di essi in base a fattori chiave, tra cui pertinenza, impatto, innovazione, leadership e successo.
Trek Bicycle è stata premiata per l’attenzione mostrata nel corso del 2021 verso l’ambiente e per il suo primo Rapporto sulla Sostenibilità.
Immagine promo con la quale è stata annunciata la presenza di Trek nella classifica “TIME100 Most Influential Companies” Immagine apparsa sul sito di Trek con la quale è stata annunciata la presenza nella classifica “TIME100 Most Influential Companies”
La sostenibilità al centro
Lo scorso anno Trek è diventata la prima azienda di biciclette a portare a termine un audit completo delle emissioni e a condividere i risultati ottenuti nel proprio Rapporto sulla Sostenibilità. Questo rapporto è il primo del suo genere nel settore del ciclismo e ha aperto un grande dibattito su come le aziende di biciclette possano sfruttare la propria posizione per il bene dell’ambiente e delle persone.
Il rapporto indica in maniera chiara i principali focus sui quali Trek sta lavorando in favore della sostenibilità. Stiamo parlando della riduzione della dipendenza dal trasporto aereo di merci, del consolidamento delle spedizioni ai rivenditori e della riduzione dei viaggi aziendali. Temi molto importanti sono l’aumento dell’uso di energia rinnovabile e di materiali alternativi. A questi si aggiungono la creazione di impianti di produzione a zero emissioni e la rimozione dei rifiuti di plastica.
Trek ha un occhio di riguardo verso la mobilità sostenibile Trek ha un occhio di riguardo verso la mobilità sostenibile
Tante iniziative
Sono davvero numerose le iniziative messe in atto da Trek in favore dell’ambiente. Recentemente il brand ha creato la Trek Foundation per proteggere il territorio e sviluppare intere reti di sentieri per uso pubblico. Trek ha esteso BCycle, il suo programma di bike sharing, a più città degli Stati Uniti. Fornendo così l’accesso alla mobilità su due ruote a un numero ancora maggiore di persone.
In Trek sono infatti convinti che un ruolo importante lo debba svolgere anche la singola persona con i suoi comportamenti individuali.
L’azienda ha lavorato molto per abbattere il costo ambientale per la produzione e spedizione di ogni bicicletta L’azienda ha lavorato molto per abbattere il costo ambientale per la produzione e spedizione di ogni bicicletta
Il pensiero di Trek
Chiudiamo con una considerazione da parte di John Burke, presidente di Trek Bicycle: «Le biciclette sono molto ecologiche, ma costruirle e spedirle richiede comunque un conto da pagare. Trek Bicycle a luglio è diventato il primo grande produttore di biciclette al mondo a quantificare tale conto pubblicando un rapporto sulla sostenibilità. Abbiamo rilevato che la produzione e la spedizione di ciascuna bicicletta emette la stessa quantità di carbonio di un’auto media che percorre 430 miglia. Contiamo ora di ridurre la nostra dipendenza dal trasporto aereo di merci, utilizzando materiali più sostenibili e consolidando le spedizioni. La nostra speranza è che altre aziende nel settore delle biciclette possano fare la stessa cosa».
Jasper Stuyven ha vinto la Milano-Sanremo nel 2021, con un’azione da finisseur che ha colto di sorpresa il gruppo che si è giocato la Classicissima. Cosa cambia sulla bicicletta in versione 2022, rispetto a quella utilizzata nel 2021?
Lo abbiamo chiesto a Mauro Adobati, meccanico del team Trek-Segafredo, che ci offre qualche spunto interessante sulla Trek Madone del forte corridore belga. Continua così il nostro percorso di conoscenza delle bici dei campioni, dopo aver presentato la Merida di Colbrelli e la Specialized di Asgreen.
Mauro Adobati, bergamasco, è uno dei meccanici più esperti della Trek-SegafredoMauro Adobati, bergamasco, è uno dei meccanici più esperti della Trek-Segafredo
Quali bici ha a disposizione Stuyven?
Tutti i corridori del team possono scegliere tra i modelli Emonda e Madone. In base alle scelte e alle preferenze dell’atleta, quelle di inizio anno ed espresse durante i primi collegiali, ai corridori vengono forniti i modelli specifici.
C’è una preferenza del corridore belga?
Jasper è un corridore da Trek Madone, ama particolarmente questa bicicletta. Anche dal punto di vista tecnico è adatta a lui, perché è aerodinamica e veloce.Stuyven è potente e un gran passista e ha bisogno di un mezzo del genere. La sua dotazione prevede anche una Trek Emonda, che però viene utilizzata meno, solo quando ci sono corse con grandi salite, dove lui ha necessità di salvare la gamba.
Quindi, c’è la preferenza del corridore e anche una scelta tecnica?
Sì, il corridore ha l’ultima parola sulla scelta, poi ovviamente si tengono in considerazione le caratteristiche dell’atleta. Ad esempio Ciccone… Lui non utilizza la Madone, ma solo la Emonda. I due corridori sono molto differenti per espressione e doti atletiche, aspetto che si riflette anche sulla scelta della bici.
Disco anteriore da 160 millimetri e nessuno spacer tra stem e sterzo (foto hardyccphotos per Trek)Disco anteriore da 160 millimetri e nessuno spacer tra stem e sterzo (foto hardyccphotos per Trek)
Quale taglia di bici utilizza Stuyven?
Jasper usa una 58, misura comune alle bici della sua dotazione.
Cambia posizione in sella in base alle gare e alla stagione?
No, Stuyven mantiene sempre la stessa posizione in bici. Il cambio di setting è una cosa che avviene sempre meno, magari piccoli aggiustamenti, ma di sicuro non si verificano delle variazioni importanti.
Con quale bici presumibilmente farà la Sanremo?
Di sicuro con la Trek Madone.
Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, con la Trek Madone edizione 2021 (foto rossbellphoto per Trek)Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, con la Trek Madone edizione 2021 (foto rossbellphoto per Trek)
Ci puoi dare qualche dettaglio della componentistica?
Le scelte saranno fatte a ridosso dell’evento, ma posso dire le preferenze di Stuyven. Normalmente utilizza la doppia corona anteriore con la combinazione 54-41e con le pedivelle da 170. Corte se consideriamo la struttura fisica, ma lui si trova bene così. La scala dei rapporti dietro 10-33.
E invece per il cockpit?
La sua Madone è montata con un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL. E’ quello che normalmente va in dotazione alla Emonda. Ha uno stem da 130 millimetri, con un’inclinazione negativa di 17°. La larghezza della piega è da 400. Stuyven usa una sella tradizionale, non corta.
Stuyven utilizza un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL (foto Instagram)Stuyven utilizza un manubrio integrato tutto in carbonio, versione Bontrager RSL (foto Instagram)
Un manubrio largo solo 40 centimetri?
Si, la tendenza è quella di utilizzare manubri stretti, nonostante le caratteristiche fisiche del corridore facciano pensare ad una piega larga. Dobbiamo considerare l’impatto aerodinamico ridotto che porta ad avere una piega stretta. E poi ci sono anche i manettini spostati verso l’interno: efficienza, ma anche preferenze personali.
Per il comparto ruote, quale potrebbe essere la scelta di Stuyven, sempre in ottica Sanremo?
Le ruote sono montate con i tubeless, lo standard inizia ad essere questo. Per le ruote la preferenza sarà rivolta al 90% per le Bontrager Aeolus RSL 62, tubeless da 28. Le pressioni tra le 5,7 e 6 atmosfere. Il team utilizza gli pneumatici Pirelli Race TLR. Ogni ruota con i tubeless prevede l’utilizzo del lattice anti-foratura.
Un nuovo tubeless Pirelli che vedremo in commercio prossimamente? (foto hardyccphotos per Trek)Un nuovo tubeless Pirelli che vedremo in commercio prossimamente? (foto hardyccphotos per Trek)
Utilizzate ancora i tubolari e le ruote per i tubolari?
Sempre meno, come dicevo prima la tendenza è di un passaggio totale al tubeless. Inoltre, con i tubeless abbiamo notato che si fora meno e gli stessi corridori sono contenti perché scorrono parecchio. La scelta dei tubeless è comunque un percorso graduale, necessario anche per far prendere il giusto feeling agli atleti. Comunque le ruote che abbiamo a disposizione sono ormai quasi tutte per i tubeless.
E invece come ti comporti con le batterie della trasmissione?
Le batterie del cambio posteriore e del deragliatore vengono rimosse dopo ogni gara e non necessariamente ricaricate. Vengono controllate, questo sì e viene applicato il cap rosso che le protegge ed evita dispersioni. La mattina successiva, prima della gara, le rimontiamo e i corridori trovano la bici pronta in ordine di marcia.
Con una Madone ha chiuso e con una Madone, Stuyven ha riaperto il 2022. Qui all’Het Nieuwsblad con un piccolo tifosoCon una Madone, Stuyven ha riaperto il 2022. Qui all’Het Nieuwsblad con un piccolo tifoso
Utilizzi delle soluzioni particolari per preservare i movimenti rotanti di ruote e movimento centrale?
Non uso e non utilizziamo delle soluzioni meccaniche particolari, poi ci sono da considerare anche le abitudini del meccanico. Talvolta cerchiamo di usare un olio meno viscoso per la catena, in modo che non si accumulino troppi residui. Diciamo che le gare tradizionali non portano ad affrontare grosse problematiche. Sono le gare del Nord e competizioni come ad esempio La Strade Bianche che spesso ti obbligano a sostituire tutto!
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In un nostro precedente articolo di fine 2020 avevamo parlato dell’impegno di Trek nel ridurre l’utilizzo della plastica nella fase di imballaggio bici. Un segno concreto da parte dell’azienda americana, grazie anche ad un programma avviato da anni per intervenire su alcuni processi di produzione e logistica. Nei giorni scorsi Trek ha presentato il proprio rapporto di sostenibilità 2021 che è liberamente consultabile al seguente link: https://view.publitas.com/trek-bicycle/tk21_trek-sustainability-report_it/page/1
Davide Brambilla spiega come Trek abbia modificato la logistica delle sue spedizioniDavide Brambilla spiega come Trek abbia modificato la logistica delle sue spedizioni
Eliminate tonnellate di plastica
Ad illustrarci il rapporto del 2021 è Davide Brambilla, amministratore delegato di Trek Italia, che ha voluto da subito evidenziare l’importanza di aver ridotto in maniera significativa i rifiuti di plastica: «Nel 2020 abbiamo introdotto un nuovo imballaggio che ha dimezzato i pezzi non riciclabili. Dopo questo primo passo, abbiamo esteso il processo a tutto il nostro packaging di biciclette e accessori, eliminando così oltre 160 tonnellate di plastica in un solo anno». Un altro fronte estremamente importante sul quale si è lavorato è stato quello della logistica. Per ridurre le emissioni dei trasporti via terra, la sede europea di Trek utilizza una strategia di spedizione in lotti. Essa abbassa il chilometraggio necessario per spostare il prodotto dalla distribuzione ai negozi. Parallelamente l’azienda sta lavorando per diminuire la dipendenza dal trasporto aereo, con l’obiettivo di ridurre il chilometraggio del 75% entro il 2024.
Imballo usato da Trek che ha eliminato 160 tonnellate di plastica in un solo anno, entro il 2024 ridurranno a zero la quota del materiale di scarto Imballo usato da Trek che ha eliminato 160 tonnellate di plastica in un solo anno, entro il 2024 ridurranno a zero la quota del materiale di scarto
Obiettivo 2024, zero quota scarti
A fianco di interventi concreti nel settore degli imballaggi e della logistica, Trek sta revisionando anche il processo di produzione. L‘obiettivo è ridurre a zero entro il 2024 la quota di materiale di scarto. Per raggiungere questo traguardo ambizioso, l’azienda sta lavorando all’introduzione di soluzioni tecniche alternative: «Ci impegniamo a usare materiali riciclati, riciclabili, rigenerati o rinnovati, e a progettare, quando possibile, processi produttivi che si basano sulla circolarità – prosegue Brambilla -. Oggi, per esempio, realizziamo 15 prodotti interamente in materiali riciclati e abbiamo in programma di svilupparne molti altri nel prossimo futuro».
Ad oggi Trek realizza 15 prodotti utilizzando materiale riciclato, la svolta green dell’azienda americana è già iniziata! Ad oggi realizza 15 prodotti utilizzando materiale riciclato, la svolta green dell’azienda americana è già iniziata!
Il contributo del singolo
In Trek sono fortemente convinti che la salvaguardia dell’ambiente debba comunque partire dai comportamenti del singolo individuo. Come l’uso della bicicletta come mezzo di spostamento quotidiano. Filippo Zoboli, marketing manager di Trek Italia, sottolinea con queste parole l’importanza della bicicletta vista come strumento di cambiamento: «Il post pandemia ha dimostrato quanto sia utile, facile, economico e salutare una pedalata, sia per andare a scuola o in ufficio che per benessere fisico».
Una tripletta svizzera con un tocco italiano. La mountain bike si tinge di rossocrociato a Izu, sede delle gare olimpiche di cross country a due ore e mezza dal centro di Tokyo, grazie anche alle intuizioni di Nicolas Jeantet, trentaduenne meccanico valdostano che ha indovinato tutte le scelte che hanno permesso alle sue atlete di fare razzia di medaglie: oro a Jolanda Neff, argento a Sina Frei, bronzo a Linda Indergand.
Eppure a ruota di Pauline Ferrand Prevot, la svizzera stava per cadere come VdpEppure a ruota di Pauline Ferrand Prevot, la svizzera stava per cadere come Vdp
Dunque, si è fatta festa in casa Svizzera, Nicolas?
Noi meccanici poco, perché abbiamo passato tutto il pomeriggio e la sera a impacchettare bici e materiali: siamo ancora sommersi dai cartoni. La logistica in quest’Olimpiade è stata molto complicata. Il giorno in cui hanno aperto l’impianto, potevamo salire con i mezzi e ne abbiamo utilizzati 5 che trasportassero il materiale, mentre ieri non potevano entrare per cui abbiamo portato tutto a mano. I giapponesi sono tanto precisi, ma delle volte hanno una mentalità chiusa.
Una prova opaca per Eva Lechner, che non ha mai trovato il colpo di pedaleUna prova opaca per Eva Lechner, che non ha mai trovato il colpo di pedale
Ci sveli il segreto di questo en plein?
Come nazionale lavoriamo da 7 anni sullo sviluppare la tecnica di guida e oggi, grazie alla pioggia, è uscito chi sapeva guidare, non cadere, non sbagliare, quello ha aiutato molto. Poi abbiamo lavorato davvero bene sul set up e quello ha fatto la differenza: non abbiamo sbagliato le gomme, come hanno fatto altre atlete.
Da dove si costruisce un trionfo così?
Siamo venuti al test event 2 anni fa e ci siamo preparati per quello che avremmo incontrato quando saremmo tornati qui. Poi, ancora in questi giorni, per sistemare gli ultimi dettagli ed eravamo preparati anche per un’ipotetica pioggia. Il problema è che, con le pietre, con tutto il tracciato artificiale costruito da zero, anche se ci fosse stato fango come c’è stato, sarebbe stato improponibile, e avrebbe reso impossibile la guidabilità, causando cadute e forature.
Così Jolanda Neff con la bandiera rosso crociata sul traguardoCosì Jolanda Neff con la bandiera rosso crociata sul traguardo
Dunque, cosa avete deciso prima del via?
Tanti non erano d’accordo, ma abbiamo optato per gomme intermedie e quando ha iniziato ad asciugarsi il percorso, questa scelta ha fatto la differenza. Avendo piovuto prima della gara poi, hanno modificato due o tre parti del percorso.
Stavolta però tutti lo sapevano dopo il caso Van der Poel?
Non so bene cosa sia successo veramente con lui, ma noi lo sapevamo già da due anni che quella passerella sarebbe stata tolta. Al test event, c’era nel giorno di prova, così almeno gli atleti potevano provare senza farsi male e poi ci avevano già detto che l’avrebbero tolta. Anche ieri, nei comunicati c’era che il percorso sarebbe cambiato rispetto alla versione originale.
C’è il podio ufficiale, con medaglie e mascherine: Frei, Neff, Indergand
E c’è il podio… unofficial, senza medaglie né mascherine: Frei, Nezz, Indergand
C’è il podio ufficiale, con medaglie e mascherine: Frei, Neff, Indergand
E c’è il podio… unofficial, senza medaglie né mascherine: Frei, Nezz, Indergand
Sei convinto dell’errore di valutazione dell’olandese?
Non mi esprimo, ma dico solo che è arrivato all’ultimo, ha fatto come sempre tutto di testa sua, senza l’aiuto della sua nazionale, quindi qualcosa non ha funzionato. La nostra squadra femminile, invece, lavora molto di più sullo stile degli sport invernali. La nazionale lavora tanto insieme, non è soltanto una selezione: questo aiuta molto ad avere clima positivo nel gruppo, anche perché non ci sono prime donne.
Il dream team svizzero. Jeantet, meccanico italiano (valdostano), è il secondo da destraIl dream team svizzero. Jeantet, meccanico italiano (valdostano), è il secondo da destra
Ci definisci bene il tuo ruolo di italiano nella nazionale svizzera?
Gestisco tutti i meccanici del settore mountain bike e fuoristrada e quindi quaggiù sono sia per il cross country sia per la bmx. Infatti, mentre gli atleti della mountain bike partiranno, io mi sposterò alla bmx che sarà nell’area di Tokyo: avremo possibilità di medaglia sia tra gli uomini sia tra le donne. Se non si fossero accavallate le date, mi sarei occupato anche della crono su strada, perché tra le donne di solito seguo Marlen Reusser (argento mondiale in carica, lo scorso anno a Imola e appena argento alle spalle di Val Vleuten).
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