Il Delfinato per crescere, prosegue la rincorsa di Evenepoel

04.06.2024
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Evenepoel al Delfinato si muove accorto e cauto, come uno che effettivamente ha solo bisogno di ascoltare le risposte del corpo. La tappa di ieri con oltre 2.500 metri di dislivello lo ha visto sfilarsi dalle primissime posizioni quando si è trattato di impostare la volata, ma non certo perdere terreno. Dopo l’arrivo nella nebbia, il campione belga ha confidato di non essersela sentita di rischiare, per le tante cose ancora da fare in questa unica settimana di corsa prima del Tour. E a ben vedere la tappa di ieri si è conclusa con una volata di gruppo in salita, con la guerra per prendere posizioni a rendere tutto poco rassicurante. In più il gruppo belga che accompagna Remco in questa rincorsa è fresco reduce da un periodo in altura, con la prevedibile fatica nei primi giorni di gara.

«E’  stata una giornata piuttosto dura – ha commentato Evenepoel – molto veloce per il vento sempre a favore. Però non mi hanno staccato e questo è importante, sono arrivato con il gruppo senza problemi. In realtà non è stata una vera tappa di montagna, non ho ancora avuto grandi risposte. Per quelle bisognerà aspettare il fine settimana».

La rieducazione di Evenepoel si è svolta al LAB Antwerp. Sulla maglia il tempo con cui ha vinto il mondiale crono 2023 (immagine Instagram)
La rieducazione di Evenepoel si è svolta al LAB Antwerp. Sulla maglia il tempo con cui ha vinto il mondiale crono 2023 (immagine Instagram)

Parlano le cicatrici

A 24 anni sembra di avere davanti un veterano. E se è vero che in guerra è il numero delle cicatrici a fare la differenza, probabilmente i pochi anni di Remco hanno avuto un’intensità media superiore alla norma. Per cui questa volta è stata l’esperienza a scandire i tempi del suo ritorno: non come quando cadde al Lombardia e si intestardirono a ributtarlo in mischia al Giro d’Italia.

«Quella volta – ha raccontato al belga Het Nieuwsblad – forse ho avuto troppa fretta di ritornare. Ora invece non ho saltato alcun passaggio e penso sia stata la decisione giusta. Ho ricominciato a pedalare il 25 aprile ed è stato davvero il primo giorno in cui mi sono sentito pronto. Ho imparato la lezione. In definitiva, l’obiettivo principale della stagione è il Tour: mancano sette settimane e c’è ancora molta strada da fare. Per questo non abbiamo forzato i tempi e siamo sempre stati attenti a non spingere troppo. Forse non è stato l’approccio migliore per il Delfinato, ma spero che lo sia per il Tour.

«Una clavicola rotta e una frattura alla scapola non saranno le fratture più grandi – ha aggiunto – ma devo dire che l’incidente ha avuto un grande impatto sul mio corpo. La spalla, ma anche i muscoli intorno erano piuttosto danneggiati. Avevo bisogno di tempo per riprendermi dall’operazione e dall’anestesia. E nonostante ciò, a volte le ferite danno ancora fastidio. Sulla bici da cronometro continuo ad avere strane sensazioni dalla scapola, una pressione diversa sulla spalla. Non sto correndo rischi, altrimenti non sarei qui. Ma la condizione è una storia diversa».

Nel 2024 due sole crono: una vinta in Algarve e una ai Baschi (foto) chiusa al 4° posto
Nel 2024 due sole crono: una vinta in Algarve e una ai Baschi (foto) chiusa al 4° posto

I rulli e la crono

Proprio la crono di domani sarà un primo test in questa corsa che proporrà le montagne nel weekend conclusivo. Da Saint Germain Laval a Neulise ci sono 34,4 chilometri vallonati, con la tendenza a salire. Comunque una crono veloce in cui il miglior Remco scaverebbe il solco fra sé e gli avversari. Di fatto però, al lungo periodo senza corse si aggiunge che quest’anno il belga ha corso due sole crono: l’ultima ai Paesi Baschi, quattro giorni prima della caduta.

«Domani sarà una prova importante – spiega – per vedere se riesco a sopportare a lungo quella pressione sulla spalla. Sono curioso di sapere come reagirà quando tenderò i muscoli per guidare nel modo più aerodinamico possibile. E’ il passo successivo nella crescita verso il Tour. La sensibilità delle gambe e della spalla è più importante del risultato. Nell’ultimo mese non ho potuto allenarmi spesso su quella bici».

Anche per questo, dopo l’arrivo di ieri, Remco ha pedalata sui rulli usando la bicicletta bianca da cronometro con le strisce iridate. Se è vero che questo esercizio al Giro è servito a Pogacar e Tiberi per sentirsi a proprio agio sulla bici speciale, a maggior ragione il campione del mondo deve ritrovare il giusto feeling dopo il lungo periodo di stop.

Assieme a Landa, Van Wilder e Moscon, Evenepoel rientra alle corse dopo uno stage in altura
Assieme a Landa, Van Wilder e Moscon, Evenepoel rientra alle corse dopo uno stage in altura

Pogacar fa paura

E così la rincorsa continua, seguendo un filo di razionalità e senza forse scoprire le carte più di quanto sia davvero necessario. Non deve essere facile stare buono al proprio posto, ma come si diceva il nuovo Remco è uscito dalla fase “bulletto” ed è entrato nella più interessante dimensione del campione. La consapevolezza di avere davanti il Pogacar stellare del Giro suggerisce cautela.

«Sarà soddisfatto di questa corsa – dice – se esco meglio di come sono entrato. Ho sofferto molto durante il ritiro in altura, non ho trovato un buon livello, ma devo essere paziente. Spero di migliorare, ma non inseguirò la vittoria come ho fatto alla Parigi-Nizza. Se fosse stato necessario allungare il blocco degli allenamenti sarei andato al Giro di Svizzera. Il fatto che sia qui vuol dire che la preparazione sta andando bene. D’altra parte quelli che vanno troppo forte a giugno, al Tour fanno fatica. Anche perché le ultime cinque tappe saranno durissime e decisive. Pogacar potrebbe dominare dal primo all’ultimo giorno come al Giro, ma non serve guardare gli altri. Adesso è importante lavorare e crescere. Se dovessimo uscire dal Delfinato con la scoperta di dover ancora lavorare molto, sarebbe troppo tardi. Ma se riesco a capire che siamo sulla strada giusta, allora questo sarà un buon segnale».

Tour, peso e glicogeno: a parità di salute, il podio è già scritto?

04.06.2024
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Un concetto appena accennato alla partenza dell’ultima tappa del Giro. Si parlava con Paolo Artuso, uno dei preparatori della Bora-Hansgrohe, quando il discorso ha preso una piega curiosa. A parità di salute e non considerando altri fattori esterni, sarebbe possibile sin d’ora dichiarare il podio del Tour. Infatti nelle tappe più dure, quelle con un dislivello davvero importante, il risultato è già scritto: l’atleta più leggero arriva in finale con una maggiore scorta di glicogeno, mentre chi è più pesante finirà prima la benzina. Si può mangiare di più, studiare le necessarie strategie, ma se nessuno commette errori non c’è modo di uscirne.

«Premetto che non sono un nutrizionista – spiega il veneto – ma il concetto è abbastanza semplice. Teoricamente, l’atleta con il peso corporeo più basso è avvantaggiato rispetto a ciclisti più pesanti. Volendo fare un confronto legato al Giro, fra Martinez e Thomas (secondo e terzo in classifica finale, ndr), gli 8 chili di differenza a favore di Martinez sono stati un muro insormontabile per l’inglese. Se sei più leggero, giorno dopo giorno spendi un po’ meno energia e quindi arrivi in finale con più glicogeno muscolare, più benzina per l’ultima ora di gara».

La differenza di peso ha fatto sì che nelle tappe dure del Giro fra Martinez e Thomas si sia scavato un solco
La differenza di peso ha fatto sì che nelle tappe dure del Giro fra Martinez e Thomas si sia scavato un solco
Così scontato?

Dipende sempre da come vengono fatte le salite precedenti, perché se vengono fatte piano, anche chi pesa di più arriva in finale con maggiore energia.

Questo discorso va bene per le corse molto dure? Abbiamo visto che Van der Poel avrebbe potuto continuare la Roubaix per altri 60 chilometri, semplicemente evitando fuori giri e curandosi di mangiare il giusto…

In salita i wattaggi sono più elevati rispetto alla pianura. Ma in pianura si va più veloci, in termini di velocità pura. Per cui per durare di più, bisogna che anche in pianura non si vada a tutta, come si disse a proposito di Van der Poel. Altrimenti rischi di esprimere un wattaggio esagerato, cui però corrisponde una minima differenza di velocità.

Si può ridurre questa differenza nel consumo di glicogeno intervenendo sull’alimentazione?

E’ ovvio che questo ragionamento inizia dal presupposto che tutti quanti partano a posto, cioè con i serbatoi pieni. Quindi che tutti abbiano fatto il corretto carico di carboidrato e di conseguenza siano al massimo delle scorte di glicogeno. E poi parto dall’altro presupposto che tutti quanti in corsa si alimentino in maniera corretta e senza errori. Fatte queste premesse, chi pesa meno consuma meno. La potenza è espressa in due modi, a livello assoluto e relativo al peso. Per cui l’individuo che pesa di più è avvantaggiato a livello assoluto, quello che pesa di meno è avvantaggiato a livello relativo.

Pogacar ha perso peso e aumentato la potenza, mentre Evenepoel sarà l’oggetto misterioso del Tour
Pogacar ha perso peso e aumentato la potenza, mentre Evenepoel sarà l’oggetto misterioso del Tour
Vuoi dire che a parità di condizioni di salute e alimentazione, avendo nel prossimo Tour in gara Pogacar, Vingegaard, Evenepoel e Roglic, potresti già scrivere la classifica finale?

Se non ci sono intoppi, sì! L’unica cosa che sfugge è il confronto fra Evenepoel e gli altri. Remco ha vinto la Vuelta battendo Mas e Ayuso, ma non si è mai misurato coi primi della classe. Lui lo vedo fortissimo nelle corse di un giorno: se a Liegi lo trovi in giornata, è imbattibile. Per cui secondo me, a parità di condizioni (quindi col presupposto niente affatto scontato che il danese arrivi al via nella condizione ideale), la classifica del Tour vede Vingegaard primo, secondo Pogacar e terzo Roglic. Tadej quest’anno sembra dimagrito rispetto all’anno scorso, lo capisci a vista d’occhio.

Ugualmente non potrebbe vincere?

Occhio, ci sono le variabili. Per cui alla fine se quello un po’ più pesante vuole vincere, si deve inventare qualcosa. Ad esempio se c’è tanta crono o se la tappa sullo sterrato diventa più incisiva: ci sono fattori legati all’abilità che non sono misurabili.

Sei spesso con gli atleti, che cosa dicono di queste statistiche così esatte?

Sanno che sono esatte, ma non infallibili. I 20 minuti di crisi possono averli chiunque, anche Vingegaard e Pogacar. L’anno scorso Tadej è saltato a metà della salita finale di Courchevel, perché magari pesando di più, aveva vuotato prima il serbatoio. Oppure c’entrava il fatto che avesse preparato il Tour in un mese, a causa della frattura della Liegi, per cui era rimasto fermo a lungo e probabilmente gli mancava la parte finale della preparazione. Quello che stavolta potrebbe toccare a Vingegaard.

Il Tour 2023 deciso dalle superiori leggerezza ed efficienza di Vingegaard e dalla preparazione frettolosa di Pogacar
Il Tour 2023 deciso dalle superiori leggerezza ed efficienza di Vingegaard e dalla preparazione frettolosa di Pogacar
Sembrano chiacchiere da bar, su cosa ci basiamo per andare avanti?

C’è tutta la parte legata al dispendio energetico: concetti abbastanza ampi, che sembrano teorici, ma sono molto importanti. Quanti grammi di glicogeno ha in corpo uno che pesa 68 chili rispetto a uno che ne pesa 60? Sicuramente ha il serbatoio più grande, però non sappiamo quanti grammi di glicogeno può contenere. Di solito quando abbiamo per avversario un corridore top cerchiamo di studiarlo e poi ci regoliamo su come lavorare con i nostri. Certo, in nome del peso, non si può cominciare una dieta troppo frettolosa. Bene o male sono tutti magri, difficile intervenire da fuori. Per cui nel prossimo Tour ci si dovrà attrezzare, sfruttando la tappa sugli sterrati e ogni altra situazione che possa rendere un vantaggio.

E se Pogacar facesse anche la Vuelta? Pensieri con Pino Toni

03.06.2024
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A tenere banco è sempre lui, Tadej Pogacar. Lo sloveno ha fatto qualcosa di gigantesco al Giro d’Italia e per come lo ha vinto già tutti sognano la doppietta ad occhi aperti. E se oltre alla doppietta Giro-Tour ci fosse altro? La Vuelta, per esempio…

L’asso della UAE Emirates potrebbe andare anche in Spagna? E come? Per vincere o per preparare il mondiale, che ha già detto di aver messo nel mirino? E’ possibile tutto questo? Oppure è troppo anche per un fenomeno assoluto come Tadej?

Proviamo a sviscerare questi dubbi con il supporto di uno dei nostri preparatori di riferimento, Pino Toni. E proviamoci soprattutto per capire se ciò è tecnicamente possibile.

Toni 2022
Il coach toscano Pino Toni
Toni 2022
Pino Toni è pronto a scommettere sulle qualità dell’austriaco, visto in Francia
Pino, prima della Vuelta una domanda sul Tour. Questa fatidica doppietta è fattibile dopo aver visto come è andato il Giro?

Al Tour de France  per me lo vedremo ancora più forte. Al Giro ha fatto un bellissimo e funzionale blocco di lavoro. Adesso recupererà e lo metterà a frutto. Pogacar non si è tirato il collo più di tanto. Quelle accelerate che abbiamo visto le ha dovute fare…

La famosa attivazione di cui ci dicevi…

Esatto, altrimenti avrebbe dovuto fare i rulli a fine tappa.

Però guardando avanti, al resto della stagione e alla Vuelta, non sarebbe troppo anche per lui?

Prendiamo l’intensity factor (quanto si sforza in generale, ndr) lui forse è arrivato a 0.9, neanche ad 1. Faceva 5′ a 7 watt/chilo per staccare gli altri e poi si metteva a 5,9-6 watt/chilo e continuava a guadagnare. Chiaramente sono stime che ho provato a fare con i dati a mia disposizione, per essere precisi bisognerebbe conoscere i suoi file. Ma conoscendo qualche numero di chi era dietro è possibile fare una stima attendibile. E poi la prova era Majka. Dopo che Rafal terminava il suo lavoro e si spostava poteva restare con chi inseguiva.

E’ possibile da un punto di vista fisiologico per Tadej andare anche alla Vuelta?

Sì, è possibile. E molto dipende dal Tour, ma per quel che si è visto al Giro se al Tour non emerge qualche fenomeno nuovo, non vorrei esagerare che farà come al Giro, ma si potrà gestire.

Majka tirava forte, poi si spostava e dopo un breve recupero poteva tenere le ruote degli altri big
Majka tirava forte, poi si spostava e dopo un breve recupero poteva tenere le ruote degli altri big
Però in Francia ci saranno Vingegaard, Roglic…

Il livello è ottimo, ma Roglic ha qualche annetto in più e per Vingegaard un incidente come quello che ha avuto non si recupera in tempi così stretti per essere super. Pertanto in ottica Vuelta tutto dipende da lui: dalla sua tranquillità e dai suoi stimoli, cose che Tadej mi sembra abbia entrambe. Pogacar non ha bisogno del motivatore. E poi c’è un’altra qualità.

Quale?

Almeno vista da fuori, lo scorso hanno non ha patito troppo la sconfitta da Vingegaard. E questo è un punto di forza. Cerca le sue motivazioni senza patire la sconfitta.

Che per un atleta del suo calibro che abbatte ogni record non è poco. A quel livello un secondo posto o una sconfitta diventano un macigno… Per te cosa dovrebbe fare dopo il Tour?

Prima di tutto bisogna vedere come esce dalla Grande Boucle. Che nelle tre settimane del Giro vada tutto bene tutti i giorni è già una fortuna, che ciò accada anche al Tour, lo sarebbe ancora di più. Basta una notte che dormi male, un giorno di malattia, un mal di pancia… e tutto si complica. In nove settimane, la Vuelta, diventa tutto un terno al lotto. Quindi, ripeto, vediamo come esce dal Tour. Recupera, non credo correrà, ma volendo potrebbe inserire nel mezzo anche una corsa di 5 giorni e poi andare in Spagna. Ma questa gestione così capillare può stabilirla solo che gli è strettamente vicino e lo conosce bene sotto ogni punto di vista.

Però dopo il Tour ci sono le Olimpiadi: anche questo appuntamento va valutato. E poi forse proprio in virtù di queste forse non è l’anno buono per andare anche alla Vuelta…

In effetti è tanta carne al fuoco, ma se devi fare un record unico, se deve mettersi al di sopra di tutto di tutto il mondo, questo è l’anno buono. La stagione gli si è messa bene sin dall’inizio. Cosa che non gli è successa l’anno scorso. In più prima del Giro ha corso poco.

Pogacar quest’anno non ha ancora fatto l’altura. Questo potrebbe essere un piccolo vantaggio per lui. Eccolo al Sestriere l’anno scorso (foto Matteo Secci)
Pogacar quest’anno non ha ancora fatto l’altura. Questo potrebbe essere un piccolo vantaggio per lui. Eccolo al Sestriere l’anno scorso (foto Matteo Secci)
Invece il fatto di non aver fatto ancora l’altura è un vantaggio che si è tenuto nel taschino?

Tecnicamente per recuperare sì, per la testa non so. Quanto lavorerà in altura? Io immagino la farà per rigenerarsi, per risollevare le scorte di ferro e qualche punto ematico. Di certo lui di energia ne produce tanta e ha bisogno di recuperare. L’importante è che in altura prima del Tour non prenda neanche un raffreddore.

Se Pogacar andasse alla Vuelta, che comunque dobbiamo ricordare lui ha già scartato, come ci andrebbe: per vincerla o per preparare il mondiale?

Gente come Pogacar ha già dimostrato che non ha bisogno di fare un grande Giro per arrivare pronta ad un determinato appuntamento. Se avesse bisogno di gareggiare in quel periodo avrebbe a disposizione molte corse di un giorno e in questo modo arriverebbe al mondiale più riposato, più fresco. Perché poi l’obiettivo di questi super campioni è arrivare freschi all’obiettivo.

Chiaro…

Quindi se ci va, ci va per vincerla. Anche perché non so quanti arrivi in salita abbia la Vuelta stavolta, ma è sempre un “boom-boom”, tra l’altro alcune tappe neanche sono cortissime. Per me sarebbe impegnativa in ottica mondiale. E poi alla fine verrebbe dopo Giro e Tour e 63 giorni di corsa non sono pochi neanche per uno come Pogacar, se poi dovesse fare anche il mondiale.

Bettiol è ripartito. Ora nel mirino il Tour e le Olimpiadi

01.06.2024
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Alla Boucles de la Mayenne, corsa a tappe in Francia di categoria 2.Pro, Alberto Bettiol ha ottenuto la sua seconda vittoria stagionale. Il toscano, nella regione della Valle della Loira, ha anche conquistato la sua prima vittoria in una corsa a tappe. Ora si trova a Livigno, per sistemare la gamba in vista del Giro di Svizzera e del conseguente Tour de France.

«Sono in ritiro da qualche giorno – dice Bettiol – e ci rimarrò fino a giovedì, poi venerdì 7 giugno correrò il Grosser Preis des Kantons Aargau. Con il Giro di Svizzera che partirà due giorni dopo, domenica. Questo di Livigno, per motivi logistici, è l’ultima parte di allenamento prima del Tour, visto che la Grande Boucle inizierà il 29 giugno da Firenze».

Bettiol alla Boucles de la Mayenne ha vinto anche la classifica generale
Bettiol alla Boucles de la Mayenne ha vinto anche la classifica generale

Vittoria importante

Bettiol ha collezionato la seconda vittoria stagionale in Francia, un buon modo per tornare alle corse dopo la pausa primaverile. 

«E’ stato un buon primo passo – continua Bettiol – diciamo pure il miglior risultato che potessi fare. Mancavo dalle gare da qualche settimana, non avevo ben in mente quale potesse essere il mio livello attuale. Questa vittoria me la tengo stretta, significa che le cose stanno andando bene ma non mi monto la testa. Gli obiettivi veri sono altri e arrivano ora».

La campagna del Nord di Bettiol è stata positiva, con un Fiandre corso da protagonista
La campagna del Nord di Bettiol è stata positiva, con un Fiandre corso da protagonista
Come hai gestito la pausa dopo le Classiche?

Sono tornato dalla famiglia in Toscana, mancavo da tanto tempo e tornare è sempre bello. Non ho mai smesso di allenarmi, ho solamente abbassato i ritmi. Il primo di maggio sono andato in ritiro con la squadra a Sierra Nevada prima di andare in Francia e riprendere il feeling con le corse. 

E’ un 2024 che ti vede spesso presente tra i primi in gara, hai cambiato qualcosa durante l’inverno?

Per quanto riguarda gli allenamenti no. Penso di aver avuto una maggiore continuità, data dall’assenza di intoppi o sfortune. L’unica caduta della stagione è arrivata ad Harelbeke. Della prima parte di stagione sono soddisfatto, forse avrei potuto fare meglio il finale delle Classiche. 

Durante la pausa primaverile c’è stato il tempo per una visita alle Frecce Tricolore (foto Instagram)
Al Tour con quali ambizioni andrai?

Spero di arrivarci in forma, sto lavorando per questo. E’ la gara che precede le Olimpiadi, le motivazioni non mancheranno. Sarebbe fantastico riuscire a vincere una tappa, per due volte ci sono andato vicino. Poi non dimentichiamoci che la Grande Boucle parte dall’Italia, precisamente da Firenze. Con grandi probabilità sarò l’unico corridore toscano in gruppo, esserci è un’occasione unica. Tanto che da quando c’è stata l’ufficialità ho chiesto alla squadra di poter partecipare. 

La maglia gialla a Firenze può essere un obiettivo?

E’ dura, molto dura. Ma non si sa mai. Il circuito finale è tosto con tanto dislivello, ma siamo al Tour, ci saranno i migliori corridori al mondo. La maglia gialla è la più ambita in gruppo, tutti vorranno conquistare la prima. 

Nel 2022, a Mende, Bettiol ha sfiorato il suo primo successo al Tour de France
Nel 2022, a Mende, Bettiol ha sfiorato il suo primo successo al Tour de France
E dopo il Tour arrivano le Olimpiadi, che gara sarà?

Strana, l’Olimpiade è sempre strana. Per far bene bisognerà avere fondo e penso sia impossibile controllarla. Nella mia testa assomiglia ad una tappa della terza settimana del Tour, con un fuga di 30 corridori che si gioca la vittoria.

Il tuo nome, nei tre che Bennati dovrà diramare, è il più gettonato.

Ufficialmente non sono ancora stato selezionato. Ne ho parlato con il cittì e siamo d’accordo, come tutti del resto, che la miglior gara per preparare le Olimpiadi è il Tour. La corsa a cinque cerchi arriva esattamente due settimane dopo l’arrivo di Nizza. Allenarsi a casa e pensare di simulare un Tour è impossibile, tutti i migliori passeranno da lì. 

Bettiol Tokyo 2021
Il toscano era presente anche alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato il migliore degli italiani: 14°
Bettiol Tokyo 2021
Il toscano era presente anche alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato il migliore degli italiani: 14°
Tu hai già un’esperienza olimpica alle spalle, a Tokyo 2021, può essere un vantaggio?

Non direi. Quella di Tokyo non era un’Olimpiade, eravamo tutti isolati e lontani dal villaggio. A Parigi ci sarà più possibilità di vivere il clima olimpico, vivendo di più “Casa Italia” ed entrare in contatto con tutti gli atleti medagliati. 

Anche a livello di corsa era tanto diversa?

Era molto simile ad un mondiale. C’erano molti più atleti in corsa e le squadre, per quanto ridotte, erano più attrezzate. Noi come Italia avevamo cinque atleti a Tokyo 2021, mentre a Parigi saremo in tre. Le dinamiche cambieranno tanto rispetto a tre anni fa: i chilometri erano 234 con un percorso più duro. A Parigi correremo su una distanza maggiore, 275 chilometri, ma saranno meno impegnativi. Sarà tutto diverso.

Arriva il Tour: nella Valle del Savio un concorso per viverlo da vicino

01.06.2024
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Arriva il Tour de France. La colossale corsa francese, che sposta molte più persone e attese del Giro d’Italia, partirà il 29 giugno da Firenze e proprio quel giorno percorrerà la Valle del Savio. Se qualcuno non sa di cosa stiamo parlando e di quale sia la zona, avrà piacere di questo breve excursus. Lo scorso anno era stata lanciata un’iniziativa dal nome Valle Savio Bike Sound: un calendario di eventi che avrebbe abbinato la bicicletta e la musica organizzati da Extra Giro con il supporto dei Comuni della Valle. Teatro di svolgimento la Valle del fiume Savio, che dall’appennino tosco romagnolo scende verso Cesena, attraversando a monte paesi come Bagno di Romagna e San Piero in Bagno, diventando più a valle il luogo di spettacolari discese in kayak.

La prima data, il 7 maggio 2023, andò molto bene. Sulle successive si abbatté l’alluvione della Romagna, che fermò tutto. Si tornò a parlarne con un evento molto emotivo ad agosto, ma fu chiaro che il progetto originario non sarebbe stato mantenuto. Così quest’anno, volendo tenerlo vivo con la speranza di rilanciarlo in grande stile nel 2025, si è dato il nome a un concorso legato al passaggio del Tour sulle stesse strade.

Un pezzetto di Tour

Racconta tutto Caterina Molari, dell’Ufficio Turismo dei Comuni Valle Savio, teatro delle attività messe in atto per accogliere la carovana gialla e i tifosi che eventualmente la seguiranno.

«Noi siamo la Valle del Savio – dice – quindi avremo un pezzettino del Tour de France. Nella prima tappa, infatti, da Firenze a Rimini, la corsa si immetterà nel nostro territorio tra Santa Sofia e Bagno di Romagna. Quindi farà il passo del Carnaio e lì metteremo una hospitality. Poi la corsa scende verso Sarsina, dove ci sarà un’altra hospitality presso il lago di Quarto, che è un punto turistico molto bello. Infine si arriverà al Barbotto, che è la salita micidiale nel comune di Mercato Saraceno. dove troverete la terza hospitality. Da lì il gruppo proseguirà verso il traguardo. Dato che noi ci occupiamo in particolare di promozione turistica, vorremmo mostrare quanto c’è di bello da fare e vedere nella Valle del Savio».

Con il Tour viaggerà la sua immensa carovana pubblicitaria: il passaggio sarà imponente
Con il Tour viaggerà la sua immensa carovana pubblicitaria: il passaggio sarà imponente
Cosa farete?

Abbiamo creato tre hospitality e un gioco sui social. Per cui come prima cosa c’è da seguire su Instagram il progetto che si chiama Valle Savio Bike Sound. Lo abbiamo ripreso e usato come ispirazione per questo concorso. Chi vuole partecipare dovrà caricare entro il 15 giugno su Instagram una sua fotografia in bicicletta nella Valle del Savio e suggerire una canzone che lo ispira o che ascolta quando va in bici. Poi deve pubblicarla taggando @vallesaviobikesound e in questo modo parteciperà alla selezione per accedere a queste hospitality. Il 16 giugno una giuria speciale selezionerà i vincitori, per un totale di circa 250 ospiti

Cosa succede nelle hospitality?

Offriamo da mangiare e da bere. Vedranno il Tour in diretta, perché metteremo anche dei maxischermi. E poi li vedranno passare dal vivo, dato che saremo proprio a bordo strada.

E’ prevedibile che l’arrivo del Tour de France sulle vostre strade abbia una ricaduta turistica?

Noi pensiamo di sì, tanto da aver creato anche altri eventi collaterali: ogni Comune ha fatto il suo pezzettino. A Bagno di Romagna, il weekend prima con un’associazione del territorio organizziamo una serata di racconto, la presentazione di un libro di chi cento anni fa aveva fatto il passo del Carnaio in bicicletta e lo aveva raccontato. La domenica 23 giugno, ci sarà una biciclettata amatoriale tra Santa Sofia e Bagno di Romagna, quindi un tratto del Tour de France aperto a tutti. Tanto più che la strada adesso è asfaltata di fresco ed è un piacere pedalarci sopra. Delle iniziative sorte in maniera quasi spontanea dalle associazioni del territorio. Inoltre nel giorno di passaggio della corsa faremo degli allestimenti visibili anche dall’alto che rendano identificabili i paesi.

L’ultima volta che il Giro d’Italia ha affrontato il Carnaio, transitò per primo Vendrame, poi vincitore a Bagno di Romagna
L’ultima volta che il Giro d’Italia ha affrontato il Carnaio, transitò per primo Vendrame, poi vincitore a Bagno di Romagna
E gli alberghi?

Quasi tutti pieni. Si sono organizzati facendo dei pacchetti turistici per portare la gente a vedere il Tour de France. Al punto che l’altro giorno ho provato a prenotare una camera per degli amici e ho visto che sono già quasi tutti pieni, nonostante non siamo sede di partenza e tantomeno di arrivo. Però abbiamo visto che avendo delle salite iconiche, come il Barbotto che è un po’ il terrore dei ciclisti (anche quelli della zona), le nostre zone sono un bel richiamo. Il Barbotto e pure il Carnaio li faceva anche Pantani per allenarsi. Lo amavamo tutti, perché dal mare per allenarsi veniva sulle nostre colline. Quindi in qualche modo le nostre zone si sono auto promosse, noi stiamo aggiungendo qualche spunto.

Di che tipo?

Ci siamo inventati il gioco sui social per dire: «Vieni nella Valle del Savio, perché ci sono cose belle». E non parliamo solo di strade e salite, perché poco distante c’è la Biblioteca Malatestiana e chi vuole può fermare la bici e visitarla. Oppure ci sono le Pievi a Mercato Saraceno o le cantine vinicole del territorio. Le terme vanno anche da sole, però le stiamo sfruttando a livello comunicativo.

Il Giro passò sul Barbotto nel 2010, con la lIquigas di Basso e Szmyd in testa al gruppo
Il Giro passò sul Barbotto nel 2010, con la lIquigas di Basso e Szmyd in testa al gruppo
In che modo tornerà Valle Savio Bike Sound?

Quest’anno lo abbiamo rilanciato, per il momento come brand collegato al Tour de France, nel contesto degli eventi Savio Trail 2024. Speriamo di ripartire con gli eventi veri e propri dal prossimo anno. La volontà di puntare sul ciclismo c’è, anche Visit Romagna ci crede molto e il nostro territorio ci crede molto. Per cui non resta che venire nella Valle del Savio, pedalare, farsi una foto e pubblicarla. C’è tempo fino al 15 giugno.

Per informazioni

Instagram: vallesaviobikesound

BikeSound

La leggenda di Bottecchia sulle strade del Giro d’Italia 

01.06.2024
3 min
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Il 20 luglio 1924, Ottavio Bottecchia divenne il primo italiano a vincere il Tour de France, realizzando un’impresa straordinaria: fu il primo a indossare la maglia gialla, dalla prima all’ultima tappa. La sua vittoria non fu solo una dimostrazione di straordinario talento ciclistico, ma anche di una dedizione immensa e di un forte legame con la sua famiglia e la sua terra. Senza conoscere una parola di francese, Bottecchia riuscì difatti a conquistare la gara più dura al mondo in territorio straniero, un’impresa che segnò profondamente la storia del ciclismo.

Ma Bottecchia non si fermò solo a quella vittoria. L’anno successivo, nel 1925, replicò l’impresa vincendo nuovamente il Tour de France: un secondo successo che consolidò il suo status di leggenda nel mondo del ciclismo. Ottavio Bottecchia diventò un vero e proprio simbolo di perseveranza e di successo, un esempio per le future generazioni di ciclisti italiani e internazionali.

In strada un caratello che ricorda le gesta di del ciclista friulano
In strada un caratello che ricorda le gesta di del ciclista friulano

Traguardo volante

Nel 2024, esattamente cento anni dopo la sua storica vittoria, le strade del Giro d’Italia hanno reso omaggio a Ottavio Bottecchia in occasione della diciannovesima tappa, la Mortegliano – Sappada. Un omaggio che non si è limitato ad un semplice passaggio commemorativo. Non a caso il percorso della frazione ha previsto una tappa a Trasaghis (Udine), il luogo dove Bottecchia trascorse gran parte della sua vita e dove si trova il memoriale a lui dedicato, esattamente nel punto in cui si racconta che il campione fu colto dal malore che lo condusse alla morte.

La scelta di includere Trasaghis nel percorso del Giro d’Italia non è stata casuale e testimonia un segno di rispetto e di riconoscimento verso uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi. La tappa ha previsto anche il primo traguardo volante della giornata proprio in questo luogo, celebrando così uno dei figli più illustri del ciclismo italiano.

Durante il passaggio del Giro c’è stato il momento per omaggiare il centenario della grande impresa di Ottavio Bottecchia
Durante il passaggio del Giro c’è stato il momento per omaggiare il centenario della grande impresa di Ottavio Bottecchia

Un successo celebrativo

Durante il passaggio del Giro d’Italia da Trasaghis l’azienda che porta il nome del campione ha voluto onorare la memoria di Ottavio Bottecchia.

«Questa celebrazione – ha ammesso Marco Turato, il responsabile commerciale Italia di Bottecchia Cicli – è un grande orgoglio per tutti noi, ed è per questo che siamo qui oggi a presenziare al passaggio del Giro d’Italia davanti al monumento di Ottavio Bottecchia, con le nostre maglie gialle del Centenario della vittoria».

L’azienda, fondata con lo stesso spirito competitivo e con la stessa dedizione che caratterizzavano Ottavio, vede in questa commemorazione un tributo non solo alla persona, ma anche ai valori che rappresentava: competizione, resilienza, sacrificio e passione sono i tratti distintivi che accomunano la storia di Ottavio e il brand Bottecchia. Una storia di grandi conquiste, ma anche di impegno e dedizione costante.

Il sindaco di Trasaghis, Stefania Pisu, ha giocato un ruolo fondamentale nella realizzazione di questa commemorazione. Grazie al supporto delle autorità locali e alla collaborazione con varie associazioni ciclistiche, è stato difatti possibile organizzare un evento che ha onorato non solo la memoria di Bottecchia, ma anche il legame profondo tra il campione e la sua terra friulana. Anche il responsabile commerciale per il Friuli di Bottecchia Cicli, Percos Bike, e l’ASD Ottavio Bottecchia, hanno ulteriormente contribuito in maniera significativa a rendere questa celebrazione un successo. La loro partecipazione testimonia l’affetto e il rispetto che la comunità ciclistica nutre ancora oggi per Ottavio Bottecchia.

Bottecchia

Ciccone: l’inizio al Romandia e i nuovi obiettivi della stagione

30.05.2024
4 min
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Il Tour de Romandie ha significato il rientro alle corse per Giulio Ciccone. Un inizio di stagione tardivo causato da un problema al soprasella che lo ha escluso dal Giro d’Italia, suo primo obiettivo del 2024. Finite le fatiche in terra svizzera è volato in Spagna, a Sierra Nevada, per fare un lungo blocco di lavoro in vista dei prossimi impegni. Lo scalatore abruzzese sarà prima al via del Giro del Delfinato e poi al Tour de France

«Sto bene ora – racconta Ciccone – sono stato in ritiro con la squadra e abbiamo fatto tre settimane intense di allenamento. Iniziare la stagione al Tour de Romandie è stato strano, non avevo mai cominciato così tardi a correre. Ma se ci pensate il calendario è ricco di impegni e da qui a settembre ci sono tante gare alle quali guardare con ottimismo».

Al Tour de Romandie è arrivato l’esordio stagionale per lo scalatore abruzzese
Al Tour de Romandie è arrivato l’esordio stagionale per lo scalatore abruzzese

Due ritmi differenti

In Svizzera erano presenti tanti corridori che sarebbero poi stati protagonisti al Giro d’Italia appena concluso come Arensman, Caruso e Alaphilippe. Oppure altri che andranno verso il Tour de France: Bernal, Vlasov e Simon Yates. Anche Ciccone punta alla Grande Boucle, ma per lui il Romandia era il primo passo, mentre per gli altri era l’ennesimo verso questo importante appuntamento. 

«Il Romandia – continua Ciccone – serviva per mettere insieme ritmo gara e condizione. Ovvio, ho fatto tanta fatica, ma non correvo da mesi quindi era prevedibile. In più il livello degli altri corridori era alto. Io ho preso l’impegno come un prosieguo degli allenamenti fatti in precedenza. Finito il Romandia sono andato alla Eschborn-Frankfurt dove la condizione era già più alta».

L’infortunio al soprasella lo ha fermato per tutto il mese di febbraio (foto Instagram)
L’infortunio al soprasella lo ha fermato per tutto il mese di febbraio (foto Instagram)

Ricominciare da capo

Lo stop subito da Giulio, a inizio febbraio, ha costretto il corridore della Lidl-Trek a ripartire da zero e ricostruire tutto il lavoro dell’inverno. Una cosa che mentalmente può abbattere anche gli atleti più motivati.

«Sono arrivato al Romandia con meno di due mesi di allenamento – riprende – fermarsi durante l’inverno ha azzerato tutto il lavoro fatto in precedenza. L’uno di marzo sono partito da zero e dopo qualche settimana sono tornato in gruppo. Si deve ripartire con le gambe, ma anche di testa. Non bisogna farsi abbattere dalla situazione anche se rimettere insieme i pezzi è difficile. Arrivare ad una condizione decente mi è costato fatica e impegno. Probabilmente questo è stato uno dei periodi più difficili, ma sono contento di come l’ho superato». 

L’anno scorso al Tour Ciccone conquistò la maglia a pois, proverà a difenderla?
L’anno scorso al Tour Ciccone conquistò la maglia a pois, proverà a difenderla?

Nuovi obiettivi

Con appena sette giorni di corsa messi insieme in questo 2024 Ciccone si avvicina alla seconda parte di stagione carico di aspettative, grazie anche al supporto della squadra.

«Il team – conclude – mi ha subito cambiato il calendario e i piani. L’avvicinamento al Tour è dei migliori e forse farò un calendario più intenso del previsto. Farò la Grande Boucle e a settembre la Vuelta, mentre con il programma iniziale avevo un solo una corsa a tappe di tre settimane: il Giro d’Italia. Ovvio che gli obiettivi cambiano, al Tour Thao sarà il capitano mentre io mi metterò nel ruolo del “jolly”. Porterò fantasia, ma sarò comunque a disposizione di Geoghegan Hart. Probabilmente avrò più spazio alla Vuelta, ma vedremo come mi sentirò durante la stagione. Dispiace aver perso il Giro, ma ora mi concentro sul Tour de France, che parte comunque dall’Italia. 

«Il Delfinato – che partirà domenica 2 giugno – sarà un po’ una sorpresa visto che è la prima gara in cui arriverò con una buona condizione e una preparazione mirata. Provo e testo con tanta curiosità, vedremo dove mi porterà».

Mozzato: prima il Tour e poi il sogno olimpico

11.05.2024
5 min
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I programmi di Luca Mozzato sono cambiati per colpa di una primavera fredda e senza troppo sole. Dopo le Classiche del Nord il veneto dell’Arkea-B&B Hotels si è fermato qualche giorno e ha ricaricato le batterie. Ha ripreso a correre quasi un mese dopo, il fine settimana del 4 e 5 maggio, prima al Grand Prix du Morbihan e poi alla Tro-Bro Léon (foto apertura Ronan Caroff/Direct Velo) . Ieri, 8 maggio, era al via del Circuit de Wallonie (chiuso in sesta posizione). Una ripartenza che lo porterà fino a fine giugno, quando il team francese deciderà gli uomini per il Tour de France. 

«La ripresa per la seconda parte di stagione – racconta Mozzato – è stata più tranquilla, ma non troppo. Dopo la Roubaix mi sono concesso cinque giorni di riposo quasi completo, poi sono risalito in bici per ricostruire la condizione. Si tratta di una preparazione più corta rispetto a quella invernale ma con due periodi di allenamento distinti. Una parte è dedicata al fondo, mentre la seconda serve per alzare il ritmo, ma non eccessivamente».

Mozzato è tornato in corsa al Grand Prix du Morbihan (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Mozzato è tornato in corsa al Grand Prix du Morbihan (foto Ronan Caroff/DirectVelo)

Niente caldo

Il programma di Mozzato prevedeva un ritiro al caldo, poi ha pensato di spostarsi in altura ma il meteo non glielo ha permesso. Il veneto quindi è rimasto a casa, rinunciando a spostarsi e allenandosi con più calma e meno stress

«Sono risalito in bici il fine settimana dopo la Roubaix – continua – il 12 o 13 aprile. Nella prima parte di preparazione ho fatto tanto fondo con intensità bassa, da Z2, e tante salite lunghe per fare lavori con una durata compresa tra i 15 e i 20 minuti. Mentre, nella seconda parte ho inserito qualità, abbassando il numero di ore.

«Mi allenavo con blocchi di due o tre giorni – spiega Mozzato – dopo la giornata di riposo, quando ero più fresco, facevo tanti lavori esplosivi con durata massima di cinque minuti. Curavo il VO2Max con ripetute brevi e intense, oppure facevo i classici 40-20. L’ultimo allenamento del blocco di lavoro era dedicato al fondo, pedalavo parecchio ad un ritmo medio».

L’exploit di Mozzato nella prima parte di stagione è stato il secondo posto al Fiandre
L’exploit di Mozzato nella prima parte di stagione è stato il secondo posto al Fiandre
L’obiettivo della seconda parte di stagione qual è?

Essere in forma per fine giugno/inizio luglio. La speranza è di essere convocato per il Tour de France, dovrò meritarmela facendo bene alle corse che lo precedono. Per questo dico che sono partito piano ma non troppo, comunque mi devo far trovare pronto. Il Tour diventa una corsa fondamentale a cui partecipare per pensare di far bene nella seconda parte di stagione. Riuscire ad esserci ti permette di prepararti bene, essere competitivo e poi ti porti quella gamba fino alla fine dell’anno.

Come sono andate queste prima gare?

Bene, a Morbihan sapevo che avrei fatto fatica ma era quello che cercavo dopo un mese di assenza dalle gare. E’ stato più un lavoro in vista del giorno dopo, per la Tre-Bro Léon che infatti è andata bene, sono arrivato settimo. 

Primi impegni sono terminati con la Parigi-Roubaix, poi tre settimane di pausa
Primi impegni sono terminati con la Parigi-Roubaix, poi tre settimane di pausa
Il Tour diventa un crocevia per la stagione e per l’Olimpiade, ci hai pensato?

Sì, tranne che per il fatto che i posti sono limitati, si parla di due soli slot liberi (il terzo sembra essere quasi certamente di Viviani, ndr). Bennati dovrà convocare i corridori più in forma e adatti all’appuntamento.

Il percorso, duro e simile in certi sensi a quello delle Classiche, ti si addice, visto anche quanto sei andato forte al Nord. 

Parigi potrebbe essere un bell’obiettivo, ma quello più concreto credo sia l’europeo. Alle Olimpiadi i corridori saranno molti meno, 90 si dice, e potrebbe uscire una corsa pazza anche perché molte nazionali non saranno competitive. Poi il massimo di corridori per squadra è quattro, come si può controllare una corsa di oltre 200 chilometri con così pochi uomini

Il percorso olimpico si avvicina alle caratteristiche di Mozzato (foto Paris 2024)
Il percorso olimpico si avvicina alle caratteristiche di Mozzato (foto Paris 2024)
Difficile, ma il problema sorge per tutti…

Sì, vero. Io sono un corridore che ha bisogno di maggiore regolarità se la corsa esplode subito prendo atto che potrei fare più fatica. Come detto, però, tanto passa dal fatto di fare il Tour e farlo bene. Se andrò alla Grande Boucle e farò una prestazione di livello non mi tirerò indietro da un’eventuale chiamata. 

Quelle tre settimane danno tanto in più?

E’ il modo migliore per preparare l’Olimpiade ed eventualmente il finale di stagione. Fare il Tour ti dà una gamba diversa, poi dipende da tante cose.

Qui alla Tro-Bro Léon corsa il 5 maggio e chiusa in settima posizione (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Qui alla Tro-Bro Léon corsa il 5 maggio e chiusa in settima posizione (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
In che senso?

Se un corridore nell’ultima settimana soffre ed è sempre lì a lottare con il tempo massimo rischia di finirsi. Io, viste le esperienze passate, ritengo di averlo portato a termine in maniera ottimale ogni volta. Nel 2023 i mesi dopo il Tour sono stati quelli in cui mi sentivo più forte.

Allora si lotterà per esserci.

L’obiettivo è di fare questi due mesi bene. Ho tante gare di un giorno tra Francia e Belgio, poi il campionato italiano e infine il Giro del Belgio. Da lì la squadra tirerà le somme e ci darà in convocati per il Tour. A fine giugno vedremo se passerò le settimane successive al mare o se sarò impegnato in lungo viaggio da Firenze a Nizza.