Per il terzo anno di fila ritorna “Liv Committed”, la campagna promossa a livello globale dal marchio Liv per sottolineare il legame che unisce fra di loro le donne grazie alla passione comune per la bicicletta (foto apertura Luke Frazier). Nel 2021 tema della campagna era stato la celebrazione della resilienza che la comunità femminile a due ruote aveva mostrato nei confronti della pandemia Covid. Per quest’anno si è deciso di puntare su temi quali l’impegno, l’inclusività e l’uguaglianza nel mondo del ciclismo. Lo slogan scelto per l’edizione 2022 è “We’re All Inn”.
Un video e nuove testimonial
Per promuovere la nuova campagna è stato realizzato un video che vede protagoniste le nuove testimonial del brand. Stiamo parlando in particolare della tredicenne Tayte Proulx – Royds del Liv off-road team, di Allysa Seely che alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 ha bissato l’oro conquistato nel triathlon a Rio 2016, prima donna nella storia a farlo. Accanto a loro troviamo i membri di The Black Foxes, l’associazione internazionale che riunisce ciclisti di colore come Alexa Everson e Shequaya Bailey. Una menzione particolare va sicuramente fatta per Vanessa Lebrun in quanto si tratta della marketing manager di Liv per il Canada.
Nel video ogni ragazza parla della propria passione legata alla bicicletta raccontandoci cosa significa per ciascuna di loro andare “all in”.
La nuova campagna “Liv Committed” sarà promossa a livello globale per tutto il 2022 in più di 50 paesi, inclusi Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Australia, Canada, Taiwan, Giappone, Corea e Paesi Bassi. L’obiettivo finale è quello di raggiungere complessivamente 16 milioni di persone.
Team femminile LivRacing Xstra (foto Jeff Clark Photography) Team femminile LivRacing Xstra (foto Jeff Clark Photography)
Dalle pro’ al Tour
Liv è da qualche anno presente anche nel mondo del ciclismo professionistico femminile. Sono infatti ben due i team che utilizzano bici Liv e gareggiano nell’UCI Women’s WorldTour. Stiamo parlando del Liv Racing Xstra e della BikeExchange-Jayco. In entrambe le formazioni gareggiano alcune delle migliori cicliste italiane come Rachele Barbieri, Katia Ragusa e Arianna Fidanza.
Per tutte loro c’è una bellissima novità in arrivo. Stiamo parlando della prima edizione del Tour de France Femmes avec Zwift. Liv sarà partner della manifestazione sponsorizzando la maglia bianca riservata alla migliore giovane.
Il brand taiwanese è andato oltre offrendo a due fortunati la possibilità di vivere da vicino la partenza della corsa a tappe francese. Lo scorso 19 aprile è stato lanciato un concorso grazie al quale due persone potranno vincere un viaggio e soprattutto vivere un’esperienza da VIP in occasione della tappa di apertura della corsa in programma a Parigi il prossimo 24 luglio.
L’obiettivo di Liv è sempre stato quello di unire le donne grazie alla passione per la bicicletta L’obiettivo di Liv è sempre stato quello di unire le donne grazie alla passione per la bicicletta
Chiudiamo con un pensiero di Bonnie Tu, fondatrice di Liv e presidente di Giant Group:
«In qualità di marchio impegnato in favore delle donne, continueremo a cercare attivamente modi per coinvolgere più donne sia nello sport che nel mondo del lavoro. Per noi, dare il massimo significa accogliere tutte le donne nel ciclismo femminile, indipendentemente dal fatto che si tratti di atlete o semplicemente di donne che vogliono andare in bici».
Il ciclismo femminile è un argomento che le sta a cuore. E davvero non potrebbe essere altrimenti per Edita Pucinskaite che ancora oggi pedala con costanza e segue tutte le gare, quelle che c’erano ai suoi tempi e non.
Quando la 47enne lituana – che vive da tantissimo tempo a Monsummano Terme e vincitrice di 98 corse in carriera tra cui il mondiale ’99, il Tour de France ’98, i Giri d’Italia Donne ’06 e ’07 – parla di ciò che è stato il suo mondo lo fa con passione. Ce ne siamo accorti subito quando l’abbiamo chiamata dopo la Roubaix vinta da Longo Borghini.
9 ottobre 1999, Verona. Edita Pucinskaite vince in solitaria il Mondiale su Anna Wilson (AUS) e la connazionale Diana Ziliute9 ottobre 1999, Verona. Edita Pucinskaite vince in solitaria il Mondiale su Anna Wilson (AUS) e la connazionale Diana Ziliute
Edita che differenze hai notato tra il tuo ciclismo e quello attuale?
C’è molta diversità. Il mio era un ciclismo femminile più equilibrato dove quasi tutte le squadre potevano partecipare a quasi tutte le corse, come ad esempio Giro e Tour. All’epoca quasi tutte le formazioni avevano un budget limitato e più o meno uguale. Le giovani che passavano elite potevano coltivare la speranza di fare carriera anche in una squadra piccola. Ora invece i team più piccoli, a fronte del WorldTour, rischiano di non vedere più la luce e così facendo passa l’entusiasmo. Chi smette di correre o chi smette di avere una squadra. Poi adesso sono quasi tutte uguali le atlete…
Cosa intendi?
Lo dico dal mio punto di vista naturalmente ma vedo che mancano le scalatrici come erano Luperini, Sommariba o anche io stessa. Oggi sono aumentate le piccole gare a tappe dove vincono quasi sempre delle passiste che tengono in salita. E’ cambiato il modo di allenarsi perché sono cambiate le gare. Nel ciclismo moderno saremmo rimaste incompiute perché mancano gare in salita. O meglio mancano le grandi salite che facevamo noi. Ne parlavo poco tempo fa proprio con Fabiana (Luperini, ndr) che probabilmente oggi farebbe la gregaria o si sarebbe dovuta snaturare per cercare di fare risultato. Dal punto di vista tecnico non sono certa che mi sarebbe piaciuto correre in questo ciclismo.
Pucinskaite ha vinto i Giri Donne nel 2006 e 2007 e 6 tappe totali
Pucinskaite ha sempre amato pedalare in montagna. Pantani è stato uno dei suoi idoli
Edita Pucinskaite continua ad andare in bici con frequenza. Rispetto a quando correva ora ama le soste al bar
Pucinskaite ha vinto i Giri Donne nel 2006 e 2007 e 6 tappe totali
Pucinskaite ha sempre amato pedalare in montagna. Pantani è stato uno dei suoi idoli
Edita Pucinskaite continua ad andare in bici con frequenza. Rispetto a quando correva ora ama le soste al bar
Facendo gli avvocati del diavolo, va detto che il Giro Donne è stato sullo Zoncolan e fino a qualche anno fa era stato criticato per la sua durezza che favoriva solo le scalatrici.
E’ vero ma credo che sia un discorso che si ripresenti con una certa cadenza. E lo dico pur avendo beneficiato di questo aspetto. Dopo edizioni adatte a me in cui avevo fatto seconda o terza, il Giro Donne del 2006 l’ho vinto all’ultima tappa sul Ghisallo, che in pratica era l’unica vera salita di quella edizione. E l’ho vinto di pochi secondi battendo Nicole Brandli altra scalatrice pura di quel periodo. Le lamentele fanno parte del periodo in cui si corre anche se non sempre le capisco. Noi avevamo Giro e Tour di due settimane perché avevamo un calendario meno fitto. Però noi donne siamo in grado di sostenere e sopportare sforzi più lunghi. Come nella maratona, dove uomini e donne fanno la stessa distanza, io vorrei che nel ciclismo femminile ritornassero le grandi salite del ciclismo. E che anche le donne, oltre alle classiche, potessero contare con regolarità sui tre grandi giri a tappe come per gli uomini.
Aspetti positivi ce ne sono nel ciclismo moderno?
Certo, ora noto più organizzazione in ogni singola formazione. Ad esempio, tutte le atlete hanno le bici dello stesso modello. Quando correvo io la bici migliore ce l’aveva solo la capitana o la migliore delle gregarie. Adesso finalmente le ragazze sono tutelate e possono guadagnare uno stipendio regolare. Non che non lo fosse anche prima, ma ora è davvero un lavoro. O quanto meno per quelle del WT però lo sport è fatto così. C’è la serie A e la serie B.
A metà degli anni ’90 c’era stata un’ondata di atlete lituane che hanno dominato in tante gare. Chi adesso ricopre quel ruolo?
Secondo me proprio l’Italia. C’è sempre una azzurra là davanti che vince o si piazza sul podio. L’Olanda la fa sempre da padrona, anche quando correvo io, ma ora le italiane sono le uniche che hanno spezzato o che possono spezzare quel predominio. Longo Borghini è un vero fenomeno, sono felice per la sua vittoria alla Roubaix. Si meriterebbe di vincere un mondiale anche se non può essere messa in dubbio la sua grandezza. Anche Balsamo mi piace tantissimo ed è sempre fantastica. Poi ammiro molto la Cavalli che è una atleta che sta andando in controtendenza. Nasce passista veloce e si sta trasformando in scalatrice, andando forte un po’ ovunque. Quasi un corridore della mia epoca. Spero per lei che possa conquistare un grande giro. Per quanto riguarda la Lituania, il nostro movimento si è un po’ perso anche se stiamo andando molto bene in pista.
Emiliano Borgna, responsabile di Acsi Ciclismo, e Edita Pucinskaite, insieme nell’organizzazione della GranFondo a lei intitolata
Il 19 giugno 2022 a Pistoia si disputerà la 12a edizione della GranFondo Pucinskaite, con ricavato in beneficienza
Emiliano Borgna, responsabile di Acsi Ciclismo, e Edita Pucinskaite, insieme nell’organizzazione della GranFondo a lei intitolata
Il 19 giugno 2022 a Pistoia si disputerà la 12a edizione della GranFondo Pucinskaite, con ricavato in beneficienza
C’è una atleta che ti assomiglia?
L’unica in cui mi rivedo un po’, forse perché è un po’ vecchio stampo, è Annemiek Van Vleuten. Come testa e spirito siamo molto simili. Ha un concetto di ciclismo femminile vicino al mio.
Edita, alla fine il ciclismo femminile attuale ti piace?
Direi di sì. Anzi, chi non avrebbe voluto vederlo così? Intanto stanno tornando a fare gare di oltre quattro ore, come è giusto che sia. Il ciclismo femminile oggi finalmente viene preso in considerazione e non più snobbato come quando c’ero io. Ora viene raccontato con serietà da tanti, non tutti, addetti ai lavori. Questa visibilità è importante, anche grazie ai social. E poi mi piace che oggi possano esserci in rete tante foto da conservare. Pensate che io di alcune belle vittorie non ho nulla e non riesco a trovare foto da nessuno. Questi sono ricordi che accompagneranno sempre una atleta.
Sofia Bertizzolo è tornata alla vittoria. Lo ha fatto a Montignoso, ma il traguardo non conta. Ciò che fa la differenza è la sensazione di aver vinto, che cambia la fiducia e la percezione. Da quest’anno la vicentina indossa la maglia del UAE Team Adq e la cosa le va particolarmente a genio.
«Questa nuova prospettiva – spiega – mi esalta. E’ bello che la squadra sia passata dalle mani di una donna, Alessia Piccolo, a un’altra donna, Melissa Moncada. Non so quanto tutto questo sia dipeso da Pogacar, che però in tempi non sospetti disse che gli sarebbe piaciuto ci fosse anche un team femminile. In ogni caso è bello che Colnago sia stato acquisito da una società che ha la stessa Melissa al comando. La punta della piramide al femminile. Sotto ci siamo noi atlete. E in mezzo uno staff di uomini. Una bella collaborazione, una bella commistione».
A Montignoso, all’indomani della Strade Bianche, la prima vittoria di stagione (foto Bastengason)A Montignoso, all’indomani della Strade Bianche, la prima vittoria di stagione (foto Bastengason)
Pochi fronzoli
Sofia Bertizzolo sta sempre sul concreto. E quando le chiedi di commentare l’inizio di stagione, la sua sintesi è chiarissima.
«La squadra ha iniziato sulla retta via – dice – con le tre vittorie di Marta Bastianelli. Purtroppo siamo state un po’ sotto tono alla Strade Bianche, la prima corsa WorldTour, e non so se le aspettative fossero alte nella squadra o in noi atlete. Il fatto di aver vinto il giorno dopo è stato importante. Il feeling della vittoria aiuta a vincere. E comunque siamo ancora a marzo e ho già fatto 11 corse. Tante altre ne verranno. Domani vado in Olanda per correre sabato, ma devo dire che è… nocivo stare a casa fra una corsa e l’altra. Cerchi di fare tutto e sei sempre di corsa».
Si capisce che dietro c’è la UAE Emirates degli uomini?
Diciamo che siamo ancora la Alé che insegue la UAE. Il cambio c’è stato tardi, quindi dobbiamo ancora metterci a posto per gestione e materiali. Però stanno facendo bene. C’è il nutrizionista e spero che arrivi il secondo direttore sportivo per le corse del Nord, con l’ammiraglia davanti e VeloViewer, perché fa davvero la differenza. Però sono contenta che si siano buttati. E dato che dall’anno prossimo stare o non stare nel WorldTour dipenderà dal ranking, è bene rodarsi subito e prendere le misure.
Al via della Strade Bianche, dove il risultato è stato inferiore alle atteseAl via della Strade Bianche, dove il risultato è stato inferiore alle attese
E’ bello farne parte?
E’ molto bello. Si capisce che dietro c’è qualcosa di grande che ci offre un ottimo appoggio.
Cosa prevede il tuo programma?
Le classiche tranne la Roubaix e il Giro del Lussemburgo a chiusura della primavera. A maggio si recupera, poi l’estate andrà maneggiata con attenzione. Ci sono tante corse a tappe e va visto come gestirle, visto che il tempo fra una e l’altra è spesso poco.
Elisa Balsamo ha lasciato la Polizia, puntando sul professionismo. Tu ci hai mai pensato?
Non ho parlato con Elisa, non conosco il perché della sua scelta. Quello che posso dire è che il ciclismo femminile si sta sviluppando tantissimo. Sono qui dal 2016 e ricordo che i primi tempi ci cambiavamo in mezzo alla strada senza avere neppure un camper. Però non siamo ancora arrivate alla certezza nel futuro. Il discorso non è quanto guadagno finché corro, ma il dopo.
Essere nelle Fiamme Oro è una tranquillità…
Io non ho una laurea, il futuro è incerto. E’ stato fondamentale essere in Polizia per non dover andare a lavorare la sera al bar per avere i soldi per comprare le proteine. Andiamo avanti con contratti di uno-due anni. E poi c’è il discorso della maternità…
Primo assaggio di Nord a Le Samyn, corsa conclusa in 87ª posizionePrimo assaggio di Nord a Le Samyn, corsa conclusa in 87ª posizione
Che non è prevista?
Sono contenta che Lizzie Deignan abbia condiviso il fatto di essere in attesa di un altro figlio e la volontà di tornare dopo, ma non tutte possono permettersi di farlo. Non so quante squadre ti riprenderebbero dopo. Per questo dico che oggi la Polizia è fondamentale.
Giro o Tour?
Giro e Tour, entrambi. Poi vedremo con quali obiettivi. A norma il mio programma li prevede entrambi.
Pauline Ferrand Prevot attacca sulla Madeleine e si prende tutto: tappa e maglia gialla. Un sogno che si avvera dopo ori in ogni specialità del ciclismo
Liv si conferma un marchio pensato da donne per donne. L’attenzione verso il mondo femminile passa non solo attraverso la progettazione e realizzazione di biciclette destinate alle donne ma anche attraverso il ruolo di partner tecnico di team professionistici. Nel 2022 saranno infatti ben due le squadre che gareggeranno su biciclette Liv. Si tratta della confermata Liv Racing, ora Liv Racing Xstra, e della BikeExchange-Jayco (foto di apertura di Ruby Roseman. Credit GettyImages).
Una ulteriore bella novità sarà rappresentata dalla sponsorizzazione della maglia bianca destinata a premiare la migliore giovane del prossimo Tour de France Femmes.
Arianna Fidanza correrà nella stagione 2022 con il team Bike Exchange Jayco Arianna Fidanza correrà nella stagione 2022 con il team Bike Exchange Jayco
Matrice italiana
Nel caso della Liv Racing Xstra, l’ingresso del nuovo main sponsor non è la sola novità di rilievo per il 2022. Il team olandese quest’anno avrà infatti una forte matrice italiana a partire da Giorgia Bronzini che ricoprirà il ruolo di direttore sportivo. Sono italiane anche altre tre ragazze inserite nel roster della squadra. Si tratta di Rachele Barbieri, Sofia Bertizzolo e Katia Ragusa.
Restando allo sponsor, ricordiamo che Xstra è un’azienda specializzata nella vendita di prodotti per l’archiviazione dati digitali. E’ attiva da oltre 25 anni in tutta Europa, Nord America, Africa e Medio Oriente.
Il Team Liv Racing Xstra in ritiro a Cecina: ecco Barbieri e Neumanova (foto Michiel Maas)Il Team Liv Racing Xstra in ritiro a Cecina: ecco Barbieri e Neumanova (foto Michiel Maas)
La novità BikeExchange-Jayco
A livello di squadre, la vera novità per il 2022 è rappresentata dalla formazione femminile della BikeExchange-Jayco, dove milita la nostra Arianna Fidanza, la cui maglia richiama il colore tipico del logo Liv.
Le ragazze del team avranno la possibilità di gareggiare sulla nuova Langma Advanced SL Disc. Novità anche per quel che riguarda i caschi con i modelli Liv Rev Pro e Attacca TT. La squadra sarà inoltre un importante banco di prova per testare e sviluppare nuovi prodotti.
Phoebe Liu, chief branding officer del gruppo Giant, che comprende anche il marchio Liv, ha così commentato la nuova partnership: «Siamo orgogliosi di supportare Bike Exchange-Jayco e di far gareggiare ad altissimi livelli la squadra femminile in sella alla nostra nuova Langma Advanced SL Disc. Questa partnership aiuta a soddisfare il desiderio della nostra azienda di creare maggiori opportunità per le donne nel ciclismo professionistico. Crediamo che supportando le donne ai massimi livelli delle corse su strada, sempre più ragazze possano sentirsi ispirate ad avvicinarsi al mondo della bicicletta».
Liv accompagna le donne alla scoperta della bici a 360 gradiLiv accompagna le donne alla scoperta della bici a 360 gradi
Un sito sempre più funzionale
Le novità Liv per il 2022 arrivano anche a livello digitale. Il sito internet dell’azienda vuole essere sempre più vicino alle donne offrendo contenuti di grande utilità come ad esempio guide tecniche sulla scelta della bici e sulla sua manutenzione, suggerimenti e consigli su come affrontare al meglio gli allenamenti, partendo anche dalla scelta dell’abbigliamento ideale. Alcuni consigli, sopratutto in tema di alimentazione, arrivano da Elena Casiraghi, Ph. D dell’Equipe Enervit e ambassador Liv.
Elena Casiraghi, una delle ambassador del brand Elena Casiraghi, una delle ambassador del brand
L’importanza delle ambassador
Anche nel 2022 un ruolo sempre più importante nel mondo Liv sarà ricoperto dalle ambassador. Tra le confermate per il 2022, oltre alla stessa Elena Casiraghi, troviamo Stefania Andriola, Giulia Cicchinè, Sara Sandrini. A loro si è aggiunta di recente la triatleta Alessia Orla. A raccontarci qualcosa in più è Marta Villa, marketing coordinator per l’Italia di Liv.
«Il 2021 ci è servito per definire il gruppo delle nostre ambassador – esordisce Marta Villa – e in questi giorni stiamo lavorando alla definizione della “squadra” per il 2022 con qualche uscita e nuovi ingressi. Quest’anno vogliamo fare in modo di legare maggiormente ogni singola ambassador ad un nostro rivenditore. A ciascuna ragazza forniamo ad inizio stagione un modello top di gamma e la possibilità di accedere a tutti i contenuti che promuoviamo attraverso la piattaforma Liv. A nostra volta chiediamo loro di condividere con noi quanto fanno per dare visibilità al marchio Liv. Per noi è poi importante averle presenti agli eventi ai quali partecipiamo come il Bike Festival di Riva del Garda e Italian Bike Festival di Misano».
Per rimanere aggiornati su tutte le novità relative al brand, alle ambassador e alle squadre sponsorizzate , basta visitare il sito liv-cycling.com e seguire Liv sui social: Instagram, Facebook e YouTube.
L’accoppiata Giro Donne-Tour Femmes continua a tenere banco e poco per volta tutte le possibili interpreti stanno scoprendo le proprie intenzioni. Una di loro è Mavi Garcia dell’UAE Team ADQ, che ha alle spalle una bella storia da raccontare e davanti a sé un 2022 da recitare come protagonista. Dall’anno scorso è allenata da Michele Devoti, diesse e Performance Director della formazione degli Emirati Arabi Uniti, che, dopo una vita tra gli uomini, ha appena vissuto la sua prima esperienza nel mondo femminile.
La spagnola, vincitrice dell’ultimo Giro dell’Emilia (foto di apertura), ha compiuto 38 anni lo scorso 2 gennaio ed è diventata elite solo nel 2015 (quando andò alla Bizkaia Durango dove rimase tre stagioni). Prima era stata campionessa di duathlon, con un argento europeo, un argento ed un bronzo mondiali quando già correva con il team basco. E fino al 2018, stagione in cui firmò per la Movistar (rimanendoci per un biennio) dedicandosi solo alla bici, ha lavorato per dodici anni nell’amministrazione di un’azienda di macchinari del settore alberghiero.
A Tokyo ha ottenuto il 12° posto su strada e il 23° nella cronoA Tokyo ha ottenuto il 12° posto su strada e il 23° nella crono
Quando contattiamo Mavi e Devoti, sono entrambi in Spagna. Lei è a casa sua a Palma di Mallorca dove si sta allenando. Lui è a Valencia per un mini-collegiale in attesa di partire l’indomani per l’Italia e così ne approfittiamo per chiedergli di introdurci la sua atleta.
Michele, la Garcia ha un passato che ricorda un po’ quello di un’altra ragazza che avevi nel 2021, la Reusser (passata alla Sd Worx, ndr).
E’ vero, Mavi è arrivata un po’ più tardi al ciclismo rispetto alla svizzera, ma entrambe hanno un gran motore. Mavi in questo periodo ho dovuto frenarla negli allenamenti, mi sono quasi spaventato. Nei test in soglia ha valori di 5,5 watt/kg. Solo nel 2021 abbiamo iniziato a fare lavori specifici, prima non ne aveva mai fatti. Fra di noi c’è fiducia reciproca. E’ cresciuta tantissimo, grazie anche alla nuova posizione in bici che le ho rivoluzionato dopo la tappa di Prato Nevoso all’ultimo Giro Donne. Ne ha beneficiato subito e poi sino a fine stagione. Abbiamo apportato altri dettagli ed ora sembra un’altra a pedalare. Per me ha ancora un margine di miglioramento di almeno il 10 per cento.
Devoti è dallo scorso anno nel WorldTour femminile, dopo aver allenato i pro’ della GazpromDevoti è dallo scorso anno nel WorldTour femminile, dopo aver allenato i pro’ della Gazprom
Che calendario avrà?
Lo abbiamo già stilato in linea di massima. Quest’anno dovrebbe fare più di 60 giorni di gare, con almeno tre picchi di forma, che tra l’altro le donne sanno mantenere per lunghi periodi, più degli uomini. Strade Bianche, Cittiglio, Ardenne, campionati nazionali, Giro, Tour, europei, Vuelta e mondiali. E tante altre. In mezzo ai vari blocchi di gare, ci saranno tre ritiri in altura a Sierra Nevada.
Andiamo subito al sodo. L’obiettivo doppietta Giro-Tour è alla sua portata quindi?
Lo dico sinceramente: per me lei è l’unica che può battere la Van Vleuten, anche se non vanno trascurate tante altre avversarie di quel calibro. Sulla carta dovremmo venire al Giro per migliorare il quinto posto del 2021, conquistato facendo i cambiamenti di cui parlavo prima. Dobbiamo però ancora vedere come sarà il percorso. Il Tour invece sembra disegnato per Mavi. Inoltre non possiamo nasconderci perché Mauro Gianetti (Team Principal e CEO dell’UAE Team Emirates, ndr) vuole la doppietta al Tour con Pogacar e la Garcia. Lui ci sta col fiato sul collo (ride, ndr). Ce lo dice tra il serio e il faceto, ma so che ci crede davvero.
Il Giro d’Italia è stato una scoperta, con un 5° posto su cui costruire il prossimoIl Giro d’Italia è stato una scoperta, con un 5° posto su cui costruire il prossimo
Insomma vi ha messo addosso un bel carico di pressione. Come la gestirete?
Mavi è una ragazza che affronta bene le tensioni pre gara. L’ho messa alla prova al Giro dell’anno scorso quando le ho chiesto il penultimo giorno di fare un certo di tipo di corsa nella tappa del Matajur. Ed infatti fece un’ottima prova. Se nel 2022 partiremo avendo già risolto tutti quei problemini che avevamo all’inizio dell’anno scorso, allora possiamo fare davvero tanto bene.
E Mavi cosa dice?
La parola ora passa alla Garcia, il cui nome per esteso è Margarita Victoria. Ci accordiamo via messaggio per chiamarla e la troviamo mezz’ora prima che inizi una pedalata indoor sui rulli smart. Dopo la nostra telefonata farà circa due ore. Chissà se, parlando dei suoi prossimi traguardi, le abbiamo dato una motivazione in più durante questo allenamento…
Con Moolman e Van Vleuten, Mavi Garcia tra le favorite di Giro e TourCon Moolman e Van Vleuten, Mavi Garcia tra le favorite di Giro e Tour
Mavi, Michele ci ha parlato molto bene di te. Ci ha detto che puoi migliorare ancora del 10 per cento.
E’ una percentuale altissima (risponde divertita, ndr). Non sarà facile fare questo step ulteriore, ma sto lavorando per questo. Lui è stato molto importante per me. Se nel 2020 ho capito le mie vere potenzialità cambiando mentalità, dall’anno scorso so che posso stare davanti nelle gare più importanti. Conoscerò però la mia vera condizione solo quando correrò. Sono molto stimolata a fare una bella stagione.
Che obiettivi ti sei prefissata?
Non lo so, andare forte dove posso. Ho iniziato tardi a correre, so di non essere più giovane e non so per quanti anni andrò avanti ma adesso voglio fare al meglio tutte le corse possibili. Mi sento sempre meglio col passare del tempo e ho tanta voglia di fare le corse, poi vedremo cosa farò.
Devoti sostiene che tu possa essere l’antagonista della Van Vleuten al Giro e al Tour.
Anche questo non lo so. E’ fortissima, ma non c’è solo lei da cui guardarsi. Penso a Moolman e Vollering (rispettivamente seconda e terza all’ultimo Giro Donne, ndr). Poi ci sono Longo Borghini e Cavalli. Non sarà semplice. Sarà importante il supporto della squadra e avere un buon feeling interno. Io potrò contare su Sofia Bertizzolo ed Erica Magnaldi (arrivate quest’anno nella UAE, ndr). Quest’ultima è più scalatrice, ci siamo già allenate assieme qui a casa mia. Penso che lei possa arrivare con me e con le migliori.
Ci è allenata con Erica Magnaldi in Spagna: le due sono ora compagne di squadra (foto Instagram)Ci è allenata con Erica Magnaldi in Spagna: le due sono ora compagne di squadra (foto Instagram)
Con la Van Vleuten hai un piccolo conto aperto dalla Strade Bianche del 2020. Eri davanti da sola con più di tre minuti di vantaggio a circa 20 chilometri, eppure vinse lei. Che cosa successe?
Stavo bene anche se avevo più di 50 chilometri di fuga solitaria nelle gambe in un percorso così. Finché ho avuto le comunicazioni sui distacchi ero tranquilla perché mi gestivo, ma ad un certo punto nessuno mi ha detto più nulla. Ho fatto un tratto senza sapere i distacchi e quando hanno ricominciato ad aggiornarmi la Van Vleuten era a 30” da me. Comunque al traguardo ero contentissima, perché avevo fatto una grande gara.
Mavi prima di lasciarti… sei un po’ pentita di aver iniziato solo nel 2015?
Non guardo indietro e non ci penso. Dai 7 ai 17 anni ho fatto pattinaggio artistico e poi ho mollato tutto senza un motivo. Diciamo che forse sarebbe stato meglio iniziare a correre in bici cinque anni prima.
La notizia che il Tour de France Femme si faccia è una certezza e si aspetta con trepidazione il 24 luglio. Ma accanto al nome della Boucle femminile si è aggiunto un “avec Zwift“: la piattaforma di allenamento online infatti sarà sponsor ufficiale della competizione. Un grosso indizio che conferisce sempre più importanza a questa competizione che mancava all’appello ormai da tempo.
Il montepremi è di circa 250.000 euro, non è certo lo stesso importo degli uomini ma abbastanza per diventare lacorsa femminile più ricca al mondo. Un punto di partenza che fa riflettere, così come la partecipazione di uno sponsor come Zwift che si occupa di corse virtuali, per cui il sostegno allo sport femminile è sempre stato un cavallo di battaglia.
Nel 2020 era andato in scena il Virtual Tour de France sulla piattaforma ZwiftNel 2020 era andato in scena il Virtual Tour de France sulla piattaforma Zwift
Che cos’è Zwift?
Per comprendere il messaggio dell’azienda, si deve prima capire che cosa sia il sistema. Zwift è un programma di allenamento fitness online per il ciclismo. Gli utenti utilizzano un rullo fisso a casa mentre navigano in mondi virtuali. Escursioni di gruppo, corse e allenamenti insieme ad altri utenti. I dati del rullo, il peso dell’atleta e il tipo di attrezzatura vengono trasmessi alla pedana che traduce in velocità e potenza. Viene applicato inoltre un sistema di resistenza adattivo a seconda del terreno, così come per la pendenza. La piattaforma è disponibile sia dal web utilizzando un computer sia tramite un’applicazione mobilesu Android o iOS. Per usufruire della piattaforma è necessario un abbonamento mensile.
La Zwift Accademy è nata nel 2016 e ha portato al professionismo sei atletiLa Zwift Accademy è nata nel 2016 e ha portato al professionismo sei atleti
Zwift Academy
Una delle campagne che rendono Zwift un precursore anche sotto l’aspetto della parità di genere, è la Zwift Academy, nata nel 2016: il programma di allenamento che ha spopolato nel durante il lockdown del 2020. Dà la possibilità al migliore di sottoscrivere un contratto con l’Alpecin-Fenix per gli uomini e Canyon-Sramper le donne. Una sorta di test democratico che fa eccellere le qualità senza procuratori e altri elementi esterni. Dalla sua nascita, la Accademy ha portato al professionismo ben sei atleti.
La piattaforma virtuale è diventata così un trampolino di lancio per il professionismo partendo dal proprio salotto. Questo concetto è potenzialmente lo stesso che si vuole raggiungere con la partnership del Tour donne. Dare quindi il contributo a una corsa che sia di ispirazione e porti le giovani ragazzedal sogno nel cassetto alla sua realizzazione, e perché no anche attraverso i mezzi virtuali.
La piattaforma online permette di allenarsi in modo interattivo con il proprio rulloLa piattaforma online permette di allenarsi in modo interattivo con il proprio rullo
Realtà e virtuale
Un parallelismo tra realtà e virtuale, con un unico scopo, che spiega il perché della sponsorizzazione. Kate Veronneau, direttore della strategia e dei contenuti femminili di Zwift, commenta così alla presentazione del Tour de France Femme avec Zwift.
«Sì, Zwift è un mondo virtuale e noi possiamo fare le nostre regole – dice – per cui uomini e donne siano uguali. Ma come azienda vogliamo usare questa influenza oltre il mondo virtuale. Vogliamo essere leader anche nella realtà. Per costruire un modello sostenibile per il ciclismo femminile. Dobbiamo portare con noi l’intero sistema».
Pare chiaro che questo interesse dell’azienda californiana sia solo il punto di partenza e non un fine immediato, al di la della visibilità legata alla pubblicità dirette.
La volontà di esserci
Alla base del sostegno a questa grande corsa, c’è sicuramente la volontà di farne parte. «Questo è un annuncio incredibilmente importante – dice Eric Min, CEO e co-fondatore di Zwift – per aiutare a far crescere e sviluppare lo sport. Il successo del Virtual Tour de France su Zwift lo scorso anno è stato notevole, ma ci sono voluti molti mesi per realizzarlo. E adesso sia Zwift che l’ASO sono lieti di trasformare il sogno in realtà. Sono stato a lungo un fan dello stile offensivo delle corse femminili. Credo davvero che il gruppo femminile disponga di alcune dellecorse ciclistiche più emozionanti da guardare. Sono orgoglioso di poter svolgere un ruolo importante nel rendere il Tour de France Femmes avec Zwift una realtà nel 2022. Insieme possiamo portare il ciclismo femminile a un pubblico più ampio e ispirare le nuove generazioni di cicliste per gli anni a venire».
Un’accelerazione netta e il UAE Team Emirates compra la licenza WorldTour della Alé-BTC Ljubljana, anche se manca ancora l’ufficialità. Gianetti aveva preannunciato l’intenzione della squadra araba di entrare nel ciclismo femminile, ma aveva spostato tutto al 2023. Poi, su richiesta della proprietà, c’è stata un’accelerazione. Fra i motivi si può imaginare il prestigio di correre il primo Tour de France Femmes (di cui Marion Rousse è fresco direttore) con una squadra di donne.
Come vi spiegheremo nell’intervista che uscirà domattina, il primo sondaggio ha riguardato la Valcar-Travel&Service. La trattativa si è fermata davanti al fatto che il team di patron Villa non sia WorldTour e abbia poche ragazze straniere.
Gianetti ha vinto con Pogacar gli ultimi due Tour: con al sua UAE punta anche al femminile?Gianetti ha vinto con Pogacar gli ultimi due Tour: con al sua UAE punta anche al femminile?
Passi veloci
Non sono molte le licenze WorldTour a disposizione e tutto sommato l’Uci sarebbe stata ben contenta che uno squadrone così grande provasse a guadagnarsela sul campo. La regola è chiara: chi opera già fra le donne parte avvantaggiato. Se ad esempio la Valcar-Travel&Service volesse o potesse (come voleva) entrare nel WorldTour, potrebbe accedere direttamente alla licenza. Se una squadra WorldTour maschile, che non ha mai svolto attività nel ciclismo femminile, volesse ottenerla, dovrebbe correre per un anno tra le continental. Come farà ad esempio nel 2022 la Cofidis. E solo allora, fatta la necessaria esperienza, potrebbe avere la sua licenza per la massima categoria. Evidentemente la UAE, poco avvezza a partire dal basso, non ha voluto aspettare e si è rivolta alla squadra di Alessia Piccolo, il cui mantenimento in vita è assicurato dalla sponsorizzazione di patron Zecchetto.
Contratti e mercato
La notizia girava nell’ambiente da un po’ e l’ha anticipata ieri Cyclingnews. In seguito a quella pubblicazione, tutti i membri della squadra hanno ricevuto un messaggio dalla manager Alessia Piccolo. Li avvertiva del fatto che non ci fosse ancora niente di ufficiale, che le trattative sono in fase avanzata e che saranno loro i primi a saperne qualcosa.
Le cose invece sarebbero piuttosto avanti. UAE ha chiesto di visionare tutti i contratti del team veronese e ha fatto sapere che almeno per il primo anno la struttura della squadra rimarrebbe quella attuale, con Fortunato Lacquaniti al timone e la necessità di definire un parco atlete all’altezza del nome che sta scendendo in campo.
E’ infatti da ridefinire il contratto di Marta Bastianelli, rientrata ieri dalla Gran Bretagna: il vero pezzo forte del mercato. E’ in arrivo Sofia Bertizzolo. Confermata Mavi Garcia (foto di apertura dopo la vittoria all’Emilia), che potrebbe essere l’asso della manica del team: una delle poche in grado di contrastare Annemiek Van Vleuten nel primo Tour de France Femmes. Mentre Marlen Reusser, argento nella crono a Tokyo e campionessa europea di specialità, è passata alla SD Worx.
Bastianelli, qui vincente al Women’s Tour, è in fase di rinnovo del contrattoBastianelli, qui vincente al Women’s Tour, è in fase di rinnovo del contratto
Colnago e DMT
Se l’assetto tecnico della squadra parrebbe dunque identico all’attuale, poiché nessuno all’interno del team maschile ha esperienza di ciclismo femminile, nulla vieta di pensare che dal 2023 Gianetti possa darle l’impronta voluta, dopo averla osservata per un anno.
Quel che appare ormai certo è che cambierà il nome e cambieranno le divise, la cui grafica è già pronta. La squadra non correrà più su bici MCipollini passando a Colnago, mentre resterebbero fedeli all’attuale gestione le calzature DMT, di proprietà dello stesso Zecchetto.
Il movimento femminile cresce ancora, l’Italia – se ogni cosa sarà confermata – perderà la sua unica squadra WorldTour. L’incartamento è sui tavoli dell’Uci, tutto sembra avviato nella giusta direzione. Allo stesso modo in cui un semplice cavillo potrebbe complicare il discorso. Resta la grande professionalità del gruppo veneto, autentico riferimento nella produzione di abbigliamento, calzature e bici, cui attingono squadre professionistiche e federazioni internazionali. Non dimentichiamo infatti che Alaphilippe ha vinto il mondiale vestito con capi Alé e Pogacar anche ieri al Lombardia continuava a spingere sulle sue scarpe DMT.
Nella prima Scheldeprijs per le donne, arriva il podio di Elisa Balsamo. La piemontese è delusa, ma ha rischiato di farsi molto male. E allora, va bene così