Tymen Arensman

Arensman guarda ai Grandi Giri. Cioni però non si sbilancia

25.09.2025
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«Stiamo cercando di integrare un po’ di più le cronometro nella nostra classifica generale per il prossimo anno», sono le parole di Thymen Arensman dopo la crono iridata di domenica scorsa, quando l’olandese ha chiuso con un più che buono nono posto.

Arensman è un classe 1999, di dicembre, deve perciò ancora compiere 26 anni. Noi italiani lo abbiamo visto già quattro volte al Giro d’Italia e soprattutto quest’anno ha colpito per i due successi al Tour de France. Fatto questo quadro, abbiamo voluto chiedere a Dario David Cioni, tecnico della Ineos Grenadiers, con cui corre Arensman, se davvero Thymen potrà essere un uomo su cui puntare per la generale dei Grandi Giri, tanto più che la squadra britannica sta vivendo una fase di rinnovamento e non ci sono al momento i Froome o i Wiggins di un tempo. E neanche più Pidcock.

Dario David Cioni (classe 1974) è diesse e responsabile della performance della Ineos Grenadiers
Dario David Cioni (classe 1974) è diesse e responsabile della performance della Ineos Grenadiers
Dario, dunque, partiamo dalla crono iridata in Rwanda. Ti aspettavi una prestazione simile?

Alla fine Tymen ha fatto una buona prova, però va detto anche che lui a crono è sempre andato bene. Anche lo scorso anno, se ben ricordo, chiuse le prove contro il tempo del Giro sempre nei primi cinque (quarto e terzo, ndr). E poi c’è da dire anche un’altra cosa.

Cosa?

Che in Rwanda tolti i primi 5-6 specialisti, la qualità scemava. Per me ai prossimi Europei il livello sarà più alto. E poi era anche una crono adatta a lui, ad un uomo da classifica, essendo così dura. Se andiamo a vedere solo Remco Evenepoel ha abbattuto il muro dei 49 di media. Gli altri sono rimasti tutti sotto o molto sotto, segno che era una crono lenta. Mentre oggi si fanno tutte sui 53-54 all’ora.

Parliamo della sua stagione. Spiccano senza dubbio le due tappe al Tour de France…

Il suo obiettivo era quello di fare classifica al Giro e non è andato bene. Tuttavia il lavoro fatto nella corsa rosa ha gettato una buona base per il Tour, dove non solo ha vinto due tappe, ma una di queste l’ha conquistata dal drappello dei migliori e non con una fuga da lontano. E poi ha ottenuto anche altri piazzamenti come sul Mont Ventoux e il secondo posto a Mont-Dore Puy de Sancy. Se al Giro ha reso meno, di certo in Francia è andato oltre le aspettative.

Tymen Arensman impegnato nella crono iridata, chiusa al 9° posto a 3'39" da Evenepoel, Rwanda
Thymen Arensman impegnato nella crono iridata, chiusa al 9° posto a 3’39” da Evenepoel
Tymen Arensman impegnato nella crono iridata, chiusa al 9° posto a 3'39" da Evenepoel, Rwanda 2025
Thymen Arensman impegnato nella crono iridata, chiusa al 9° posto a 3’39” da Evenepoel
Come abbiamo scritto all’inizio, Arensman vorrebbe fare bene nelle classifiche generali. Secondo te possono essere nelle sue corde?

Vediamo le decisioni che prenderemo. Lui è un giovane e quando ha provato a far classifica non ha centrato del tutto l’obiettivo, mentre ha mostrato di più quando si è trattato di puntare alle tappe dei Grandi Giri.

Quindi è la squadra che decide o si tiene in considerazione la volontà dell’atleta?

Sicuramente in passato, anche con lui, ci è piaciuto fare classifica, ma poi vanno combinati gli obiettivi della squadra e quelli dell’atleta e quando è possibile si allineano.

Magari questo però è stato l’anno della maturazione. Come lo si capisce?

Lo capisci quando succede… direi che è difficile prevederlo. Ognuno ha percorsi diversi. Diciamo che dagli errori s’impara e dai successi inaspettati si prende spunto. In generale possiamo dire che Arensman i numeri ce li ha, altrimenti non vinci stando con il gruppetto dei migliori.

L’olandese è uno scalatore atipico: è alto 1,90 m per 68 kg. Eccolo alzare le braccia a Superbagnères, primo dei suoi due successi all’ultimo Tour
L’olandese è uno scalatore atipico: è alto 1,90 m per 68 kg. Eccolo alzare le braccia a Superbagnères, primo dei suoi due successi all’ultimo Tour
Perché secondo te, Dario, al Giro Thymen non è andato bene? Eppure veniva da un buon Tour of the Alps dove aveva anche vinto…

Eh se lo avessimo saputo, avremmo già corretto il tiro. La stagione in tal senso va ancora analizzata.

In cosa deve crescere secondo te?

Nella costanza di rendimento, ma in particolare direi che perde tempo nella prima settimana e più precisamente nelle prime due o tre tappe, specie in questi Grandi Giri che ormai propongono frazioni impegnative sin dall’inizio. Non a caso perse subito parecchio nella prima tappa in Albania quest’anno.

Perché? E’ una questione di posizione, di stress in gruppo che è alto nelle prime fasi o una questione fisica, o è più una questione di “motore” che non è ancora rodato?

Direi più una questione legata al ritmo: Thymen non riesce a trovarlo subito. E bisogna capire come mai. Poi, anche da un punto di vista del posizionamento possiamo dire che non è male, ma altrettanto che ha dei margini di miglioramento.

Tymen Arensman , Giro d'Italia 2025, Egan Bernal
Senza più i grandi e con Bernal che non dà più le garanzie di un tempo, potrebbe essere Arensman l’uomo della Ineos per i Grandi Giri?
Tymen Arensman , Giro d'Italia 2025, Egan Bernal
Senza più i grandi e con Bernal che non dà più le garanzie di un tempo, potrebbe essere Arensman l’uomo della Ineos per i Grandi Giri?
Prima hai parlato di obiettivi che devono allinearsi fra atleta e squadra: questo quando avviene?

Di solito prima i tecnici fanno il debriefing stagionale, analizzano il tutto e poi, tra novembre e dicembre, anche aspettando i percorsi dei Grandi Giri, si stilano i programmi. Prima però, ripeto, sono necessarie le informazioni dell’anno precedente.

Quali sono adesso gli impegni di Arensman?

Domenica farà il mondiale su strada e poi finirà con le gare italiane.

Il bis di Arensman, per merito e grazia ricevuta

25.07.2025
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LA PLAGNE (Francia) – «Ho cercato di guardarmi dietro il meno possibile – dice Arensman – perché non è proprio necessario. Rischi solo di distrarti. Avevo la radio e mi dicevano che il vantaggio era più o meno stabile sui 30 secondi. Ma ho preferito non fidarmi e ho seguito il mio istinto. Mi sono concentrato solo sul traguardo, perché comunque non posso influenzare le gambe degli altri. Potevo solo andare il più veloce possibile, lottando contro il mio corpo. E’ l’unica cosa che si possa fare in quei momenti. Guardare avanti, mantenere una buona cadenza e dare il massimo per arrivare al traguardo. E’ quello che avrei dovuto fare e che ho fatto. E ne sono davvero orgoglioso».

Che cosa vogliamo fare? Ma Vingegaard non risponde e Pogacar smette di tirare
Che cosa vogliamo fare? Ma Vingegaard non risponde e Pogacar smette di tirare

Una partita di scacchi

Thymen Arensman, olandese di 25 anni in maglia Ineos Grenadiers, conquista la seconda tappa del suo Tour, dopo quella di Superbagneres. In realtà non si capisce quanto sia stato per il suo enorme merito e quanto per l’indulgenza degli inseguitori. La sensazione, in questo pomeriggio freddo e bagnato sulle Alpi francesi, è che Pogacar non fosse forte come al solito e che, in aggiunta, non abbia voluto servire la vittoria a Vingegaard che gli è rimasto a ruota per tutto il giorno. Avrebbe lasciato vincere anche Lipowitz, ma non il danese. Amici mai, lo abbiamo scritto a inizio Tour, e oggi se ne è avuta la conferma. La maglia gialla sembrava voler vincere e ha anche attaccato. Ma quando si è accorto di non poter fare il vuoto, ha chiuso sul primo allungo di Arensman e poi si è concentrato sul suo primato.

«Oggi abbiamo cercato di puntare alla tappa – dice Pogacar, infreddolito e stanco – perché ci sentivamo forti. Siamo stati bravi nel tenere la corsa, poi ci siamo accorti che alcuni corridori pensavano di potersela giocare allo sprint dopo una salita di 19 chilometri. Nessuno ha voluto tirare. Così ho fatto un attacco e ho pensato che con Jonas saremmo potuti arrivare in cima, ma Arensman era lì e oggi si è rivelato il più forte. Io ho cercato di impostare il mio ritmo. Ovviamente sono stanco, non è semplice essere attaccato dal primo all’ultimo giorno ed essere sempre concentrato e motivato. La priorità è la maglia gialla, quindi alla fine contavo i chilometri. Andavo avanti con la testa e speravo che nessuno mi attaccasse. E’ presto per parlare di una vittoria nella tappa di Parigi, sono abbastanza sfinito».

Pogacar non era al meglio, ha pensato alla classifica e incoronato Arensman
Pogacar non era al meglio, ha pensato alla classifica e incoronato Arensman

Il rilancio di Arensman

A fine 2022, Arensman aveva lasciato il Team DSM in direzione Ineos, con la convinzione che potesse diventare uno dei talenti per i Grandi Giri. In realtà le cose non sono andate come lui per primo si aspettava, ma questa seconda vittoria scattando dal gruppo dei migliori riaccende un riflettore che sembrava definitivamente buio.

«Forse ora posso avere un po’ più di fiducia nelle mie capacità – dice – so che posso vincere due tappe al Tour e ho la stoffa per essere tra i migliori. Ma sono anche un essere umano, ancora vivo e vegeto, ho i miei limiti e faccio del mio meglio. La tappa di oggi è una bella spinta per pensare nuovamente a una classifica generale. Non sono tanto le due tappe, quanto piuttosto come mi sono preparato dopo la caduta al Giro e in vista del Tour (Arensman era caduto facendosi male a un ginocchio nella tappa di San Valentino, ndr). Come mi sono preso cura del mio corpo, le scelte che ho fatto, la preparazione adottata con il mio allenatore. Abbiamo cambiato alcune piccole cose in questa stagione. Sono più calmo. Ho più fiducia in me stesso e nel processo. E penso che siano le cose principali che porto con me per i prossimi anni della mia carriera. Sono orgoglioso di questi cambiamenti, perché sembra che stiano funzionando».

Tra forza e astuzia

Il primo scatto rientrando da dietro ha avuto vita breve. Lo sloveno infatti aveva ancora in testa di vincere e ha chiuso facilmente il buco. Arensman lo ha guardato e ha capito che fra lui e Vingegaard non ci fosse grande feeling. Così si è spostato sul lato sinistro della strada ed è scattato ancora. Questa volta Pogacar si è guardato alle spalle, ha percepito l’assenza di reazione e ha lasciato fare.

«Sentire che Pogacar ha detto che sia stato il più forte – sorride – è un complimento davvero bello. Non riesco a sentire le sue gambe, ma sono sicuro che avesse e abbia ancora voglia di vincere un’altra tappa al Tour. Forse, se avesse avuto la forza giusta, avrebbe attaccato lui. Alla fine credo che fossero molto vicini a me, ma anche io avevo anche delle buone gambe e ho cercato di giocare d’astuzia. So che Jonas e Tadej a volte si guardano, così ho cercato di attaccare ancora e alla fine è stata la decisione giusta».

Neanche il tempo di arrivare e alle spalle di Arensman è piombata la maglia gialla
Neanche il tempo di arrivare e alle spalle di Arensman è piombata la maglia gialla

Il filo del passato

Si percepisce la voglia di essere là davanti e la fatica mentale di quando non ci riesci per così tanto tempo. Ritrovarsi a lottare contro Pogacar (sia pure in una posizione lontanissima di classifica) ha riacceso in Arensman dei ricordi che credeva sepolti.

«La prima volta che ho incontrato Tadej – racconta –  è stato durante il Tour de l’Avenir del 2018, quando arrivammo primo e secondo in classifica generale. Capii subito che è un corridore davvero speciale, un talento davvero grande. Io ero al secondo, lui al primo anno da under 23 e non mi aspettavo davvero che sarebbe diventato così forte. Ma fu davvero bello, per un diciottenne e un diciannovenne, sfidarsi in quella grande corsa. E ora sono qui al Tour de France, il mio primo Tour de France e ho già vinto due tappe. Se ripenso a quei giorni e mi rivedo oggi, è tutto molto speciale. E’ come un filo che si riallaccia e che ora finalmente potrò seguire».

Sulle Alpi un altro Tour. E Vingegaard troverà la crepa nel muro?

19.07.2025
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Tre corse nella stessa. E mentre Thymen Arensman corona la sua con la vittoria e stramazza sull’asfalto, alle sue spalle si svolgono le altre due: la corsa di Vingegaard contro Pogacar e quella di Lipowitz verso la maglia bianca. Mesto su un’ammiraglia in qualche posto imprecisato della tappa, Remco Evenepoel ha avuto il tempo per riflettere sul ritiro dal Tour. In attesa di avere notizie su eventuali problemi di salute, annotiamo le osservazioni del suo allenatore sul poco lavoro d’intensità fatto dopo il Delfinato, ma anche la facilità con cui il belga ha scelto di mollare. Si cresce anche lottando per un piazzamento, non esiste soltanto il podio.

«Sono stato male preparando il Tour – dice Arensman – ma penso che nonostante la malattia, mi sia preparato bene. Sono venuto per mettermi alla prova e ho dovuto essere molto paziente nella prima settimana, aspettando fino alle montagne. Alla prima occasione che ho avuto, sono arrivato secondo nella tappa di Le Mont Dore e già mi era parsa un’esperienza incredibile. Ma questa è di più. Penso di avere avuto gambe fantastiche e la forma migliore della mia vita. Ho avuto paura che tre minuti non bastassero per resistere a Tadej e Jonas, non riesco a credere di essere riuscito a tenerli a bada. Tutti gli spettatori mi hanno dato qualche watt in più. Sono venuto in Francia solo per vivere l’esperienza del Tour, vincere una tappa è pazzesco».

Il muro di Pogacar

Vedere Vingegaard che si scaglia contro Pogacar strappa il sorriso. Ma siccome è opinione diffusa che la terza settimana potrebbe capovolgere tutto l’acquisito, vedere Jonas scattare per due volte sulla salita finale fa dire che ne servirebbe di più, ma ben venga la buona volontà. Il Tour ha sempre vissuto dei duelli tra il leader imbattibile e i suoi sfidanti, ma solo uno prima di Pogacar aveva dato il senso dell’inscalfibilità: Lance Armstrong. Tutti, da Ullrich a Basso, contro di lui hanno perso il sonno e le sfide. Hanno continuato a provarci, ma di base come fai a crederci se quello là davanti neppure barcolla e, quando sei convinto di andare molto forte, ti scatta in faccia?

«Io credo che innanzitutto dipenda dallo spirito – dice Ivan Basso, chiamato in causa per la sua esperienza – dal temperamento del corridore. Se sei un attaccante, hai lo spirito di provarci sempre, perché non si sa mai cosa possa succedere. Ovviamente se non ci provi, non puoi sapere se l’altro sia in difficoltà o meno. E se lui ha la giornata storta e tu ne hai una di grazia, non c’è niente di impossibile. Io credo che Vingegaard non abbia nulla da perdere, nel senso che fare secondo non gli cambia nulla, mentre vincere il Tour con un’impresa sarebbe un’altra cosa. E’ chiaro che Tadej ha preparato questa gara come appuntamento clou dopo le classiche, quindi è fortissimo».

Basso ha lottato per anni contro Armstrong, senza riuscire mai a scalfirne l’armatura
Basso ha lottato per anni contro Armstrong, senza riuscire mai a scalfirne l’armatura

I numeri e l’istinto

Vingegaard appare deciso a non mollare e da martedì sul Mont Ventoux, potrebbe farsi nuovamente sotto.

«A questo punto – spiega Basso – ci sono due modi per provare ad attaccare Tadej. Il primo è legato all’analisi dei dati. Nelle squadre c’è qualcuno incaricato di studiarli, studiando se c’è una crepa in cui infilarsi. E poi ovviamente ci sono le doti dell’atleta, l’istinto e il colpo d’occhio. Quindi se l’istinto ti dice di andare in quel momento, tu ci provi e non sai mai quello che succede. Avere i dati è fondamentale. Servono per crescere, anche per andare indietro e vedere perché non vai o perché non vai come ti aspetti.

«Ma oltre a questo c’è quella cosa in più, che solo i campioni hanno e tirano fuori quando ritengono che sia giunto il momento. Infine c’è quello che ti viene dall’ammiraglia. Dall’immagine dell’elicottero si vede molto. Vedi dov’è posizionato l’avversario e se ha perso un metro oppure se ti segue come un’ombra. Io le ho provate in tutti i modi, ma Armstrong mi ha sempre ripreso. Però non avrei saputo correre in modo diverso».

Lipowitz ha tagliato il traguardo con 1’25” di ritardo da Arensman, ma nella scia di Pogacar
Lipowitz ha tagliato il traguardo con 1’25” di ritardo da Arensman, ma nella scia di Pogacar

La nuova maglia bianca

Mentre i primi due della classe se le davano di santa ragione, alle loro spalle Lipowitz ha conquistato il quinto posto a 1’25” da Arensman, ma ad appena 17 secondi da Pogacar. Questo gli ha reso la maglia bianca, che detiene ora con 1’25” su Oscar Onley. La classifica della Red Bull-Bora-Hansgrohe vede a questo punto il tedesco sul terzo gradino del podio, mentre Roglic viaggia in sesta posizione. Scendendo dal traguardo verso l’hotel, il primo direttore sportivo Enrico Gasparotto traccia un bilancio che, sottolinea, non può che essere provvisorio.

«Abbiamo vissuto tre buone giornate – dice il friulano – ma la tenuta alla distanza credo che la misureremo dopo la ventesima tappa. Quello che è venuto fuori in questi giorni è il fatto di aver approcciato la prima parte di Tour con un po’ più di serenità e tranquillità, invece di lottare per ogni secondo. E’ stato il nostro approccio e al momento ha fatto sì che Florian e Primoz abbiano avuto le gambe più fresche di altri. Però credo che si possa tirare una somma solo dopo le Alpi. Credo che a Lipowitz, abbia dato molta fiducia il terzo posto al Delfinato. Per lui è il primo Tour, ma per la seconda volta nell’anno si ritrova a lottare contro gli stessi protagonisti che sono l’apice del ciclismo mondiale.

«La stiamo vivendo serenamente, restando fedeli all’obiettivo del team, che prima di partire per il Tour era centrare il podio. Credo che siamo abbastanza in linea, però preferisco essere molto cauto perché la settimana prossima è molto difficile. Se ne vedranno ancora delle belle. Magari non sul Mont Ventoux, perché è una salita sola, anche se viene dopo il riposo e andrà gestito. Ma ci saranno due giornate da 5.500 e 4.500 metri di dislivello, che messe nell’ultima settimana, faranno male».

Primoz Roglic, terzo nella crono di ieri, viaggia al sesto posto della classifica
Primoz Roglic, terzo nella crono di ieri, viaggia al sesto posto della classifica

Il ruolo di Roglic

Prima di lasciarlo al suo viaggio verso l’hotel, l’ultima annotazione scappa quasi da sé. Roglic che al Giro, fino al ritiro, si è ritrovato a fare da esempio per Pellizzari, ora svolge lo stesso ruolo con Lipowitz. E’ un ruolo che gli piace?

«Primoz è molto partecipe ai discorsi – risponde Gasparotto – sia alle cose più goliardiche che i ragazzi si raccontano, sia agli aspetti più seri riguardanti la corsa. Il suo bagaglio di esperienza è enorme, ce ne sono pochi come lui. Ed è vincente il fatto che ne parliamo assieme sul bus, che discutiamo su tattiche e strategie, su quello che fanno gli altri e quello che dovremmo fare noi. Discutiamo sempre tutti insieme quando partiamo dall’hotel verso la partenza, è una cosa che abbiamo voluto noi direttori qui al Tour de France. Creare una sorta di ambiente rilassato, dove ognuno può dire quello che pensa. Credo che aiuti, no?

«Florian è una bravissima persona, un ragazzo d’oro, molto semplice. Quindi il fatto che Primoz sia così tranquillo, molto più dello scorso anno, per il gruppo è davvero un enorme vantaggio. E il terzo posto di ieri nella crono ha dato morale a tutti. Ora però dobbiamo riposare. Siamo passati dal caldo al freddo. Sono state giornate brevi, perché dopo le tappe, fra cena e massaggi si va a letto a mezzanotte e la mattina alle 9 sei già in giro. Abbiamo bisogno che lunedì sia un vero giorno di riposo, perché dal giorno dopo inizierà un altro Tour».

Tour of the Alps: Prodhomme vince, Seixas prenota il futuro

25.04.2025
6 min
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LIENZ (Austria) – La giornata finale del Tour of the Alps, che per la seconda volta in questa edizione finisce in suolo austriaco, regala una parata trionfale alla Decathlon AG2R La Mondiale. La formazione francese impacchetta una prestazione eccezionale con due suoi corridori tanto importanti quanto diversi. Nicolas Prodhomme vince la sua prima gara tra i professionisti con un’azione da lontano, al suo fianco arriva il giovane Paul Seixas

«Abbiamo chiuso alla grande un ottimo Tour of the Alps – ha detto Prodhomme – con questo bellissimo uno-due. Eravamo partiti per fare classifica con Gall ma abbiamo trovato sulla sua strada un ottimo Storer. Seixas ed io abbiamo lavorato bene durante la giornata di oggi. Gli avrei lasciato la vittoria ma lui ha voluto a tutti i costi che toccasse a me e lo ringrazio. Ora per me arriva il Giro d’Italia, prima però è tempo di festeggiare con la mia famiglia e di godermi questa prima vittoria tra i professionisti».

Il francesino Seixas, che ancora deve compiere diciannove anni, è arrivato direttamente nel WordTour dopo due stagioni da protagonista tra gli juniores. La Decathlon AG2R ha un vivaio profondo, che inizia con la formazione under 19 e prosegue con quella under 23 e ci ha abituato a questo tipo di approccio con i suoi ragazzi. Chi merita sale presto tra i grandi per imparare come si corre e a vivere il ciclismo da protagonista

Seixas ha lanciato l’azione decisiva sulla salita finale di questa quinta tappa
Seixas ha lanciato l’azione decisiva sulla salita finale di questa quinta tappa

Doppietta francese

Seixas e Prodhomme sono entrati nella fuga del mattino, consapevoli che il gruppo avrebbe lasciato spazio, complice anche il numero risicato di atleti arrivato al termine di questo Tour of the Alps, appena settantotto. Quindi non era facile per le squadre avere le forze per controllare la corsa. Sulla salita di Stronach, a dieci chilometri dal traguardo, è stato Paul Seixas a dare fuoco alle polveri alzando il ritmo e sfilacciando il gruppetto dei fuggitivi. A riportarsi sullo scalatore francese è stato Prodhomme e sulla discesa finale i due si sono parlati. Dietro al palco delle premiazioni chiediamo a Seixas cosa si sono detti. 

«Ci siamo confrontati su chi avrebbe dovuto vincere – dice – e visto che lui non aveva mai vinto in questi cinque anni da professionista ci è sembrato giusto che fosse lui a passare per primo sotto al traguardo. Io ho la consapevolezza di essere andato molto bene in questi cinque giorni e di essere forte. In futuro potrò vincere sicuramente altre gare. L’ammiraglia ha detto di far vincere me ma non ero d’accordo, era giusto lasciarla a Prodhomme».

Ti saresti aspettato una prova del genere in una corsa così dura?

Quando sono arrivato a questo Tour of the Alps non ero concentrato su quello che avrei potuto fare ma cosa avrei potuto imparare. A conti fatti sono stato tra i primi tutti i giorni tranne ieri, è stato bello ed emozionante. Alla fine pensavo che come squadra avremmo potuto vincere una tappa e ci siamo riusciti. 

Sei entrato nel WorldTour e stai andando molto bene, è stato un passaggio difficile?

Sicuramente si tratta di un grande salto perché qui corrono i migliori atleti al mondo. Questo inverno ho lavorato duramente e penso che tutti gli sforzi fatti siano stati ripagati da una buona condizione. Ora riesco a correre insieme agli atleti più forti: non credevo di essere così competitivo ma è una bella sorpresa. 

Al traguardo ti abbiamo visto insieme alla tua famiglia…

Erano qui per sostenermi, come hanno sempre fatto. Non è facile essere così giovane e avere una vita che ti porta spesso in giro ma penso sempre a loro e ai sacrifici che hanno fatto per me. Li amo. 

Cosa ti hanno detto quando sei arrivato direttamente nel WorldTour?

Si sono mostrati subito molto contenti e felici di vedermi qui a lottare tra i primi. Erano anche abbastanza sorpresi (dice con una risata, ndr). Ora ho diciotto anni e sono libero di decidere dove allenarmi. La mia mentalità però è sempre la stessa: mi alzo la mattina concentrato su come lavorare e mi sento realizzato

Per diversi giorni è stato anche leader della classifica dei giovani, primato strappato da Max Poole
Per diversi giorni è stato anche leader della classifica dei giovani, primato strappato da Max Poole
Il modo di allenarti è cambiato tanto?

Ho parlato con la squadra e ci siamo confrontati sul lavoro da fare una volta passato professionista. Mi alleno quasi il doppio rispetto a prima quindi la differenza si vede. Quando ero juniores non ho mai esagerato con le ore di allenamento, ora mi impegno quasi come gli altri atleti professionisti. Insieme allo staff si è deciso di lasciare del margine per progredire in futuro. 

In cosa ti senti più forte?

Mi sono concentrato su tutti gli aspetti: cronometro, sprint e salita. L’obiettivo è diventare un corridore il più possibile completo. La cosa che mi sorprende è il fatto di essere già ad un buon livello. Pedalare fianco a fianco con campioni come Storer, Ciccone e Arensman è abbastanza folle per me. 

Seixas ha avuto gli occhi, e i microfoni, puntati addosso fin dal primo giorno
Seixas ha avuto gli occhi, e i microfoni, puntati addosso fin dal primo giorno
La squadra ha dei corridori molto giovani in rosa, che arrivano anche loro dalle formazioni di sviluppo…

Penso che sia positivo perché ci si può aiutare a vicenda e ci si sente in un gruppo insieme a tanti coetanei. E’ la mentalità che conta e avere dei compagni di squadra giovani aiuta tanto. Quando li ho accanto cerco di imparare qualcosa su di loro e capire come lavorano e si allenano.

C’è qualcosa nello specifico che ti incuriosisce?

Sì, ma non lo dico. E’ un segreto (dice con una risata, ndr). 

Farai anche corsa con gli under 23?

Dovrei fare il Giro Next Gen, ma ancora devo avere la conferma dalla squadra. Uno degli obiettivi di stagione, che è anche un po’ un sogno per me, è il Tour de l’Avenir, ma manca ancora tanto. Ora mi godo il momento. 

Tour of the Alps: ecco Arensman, il granatiere fa rotta sul Giro

24.04.2025
4 min
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OBERTILLIACH (Austria) – Il Tour of the Alps sconfina nel Tirolo austriaco proponendo una tappa impegnativa e adatta solo a corridori dalle gambe forti. Se a questo aggiungiamo il meteo avverso, con freddo e pioggia a colpire duramente i protagonisti di giornata, il risultato diventa quello che abbiamo sotto gli occhi. Volti scavati dalla fatica, labbra che tremano ancora intorpidite dal freddo e occhi spiritati. Sulla strada l’azione di Thymen Arensman ha scavato solchi profondi in classifica e l’olandese alto e magro dai lineamenti decisi ha preso in un colpo solo la gloria e la maglia verde. 

Nulla di programmato

Su questa piccola frazione austriaca, adagiata su una vallata che sembra senza fine, le nuvole grigie e cariche di pioggia nascondono le vette innevate. Quando il corridore della Ineos Grenadiers approccia l’ultima salita la pioggia inizia a picchiettare sul casco, rendendo ancora più complicati i chilometri conclusivi. 

«L’unica cosa pianificata di questa tappa – spiega Arensman – è stato il mio primo attacco. Volevo essere nella fuga. Nella prima discesa il freddo ha lasciato un piccolo gruppo di pretendenti alla vittoria e ci sono stati degli attacchi. Durante le scalate successive ho continuato ad attaccare, volevo mettere fatica nelle gambe dei miei avversari. Quando sono rimasto solo non ho fatto nessun ragionamento, ho spinto fino alla fine cercando di tenere un passo regolare». 

Arensman è sceso dall’altura poco prima del via, la condizione migliora giorno dopo giorno
Arensman è sceso dall’altura poco prima del via, la condizione migliora giorno dopo giorno

La prima tra i granatieri

Nel 2022 Arensman ha lasciato il Team DSM per accasarsi alla Ineos Grenadiers. La vittoria di tappa al Tour de Pologne prima e alla Vuelta poi avevano evidenziato le doti del ragazzo olandese. Il team britannico, che nell’inverno di quella stessa stagione contava su tanti pretendenti ai grandi giri, non ha spinto sull’acceleratore e ha lasciato ad Arensman il tempo di lavorare e imparare. La sua prima vittoria è arrivata oggi sulle strade di questa breve e intensa corsa a tappe ma il cammino era già stato tracciato. 

«Il primo successo in maglia Ineos – dice ancora – è una bellissima sensazione. Sono entrato nella squadra alla fine del 2022, ed era qualcosa di completamente nuovo per me. Ho dovuto imparare a conoscere questo team e ho avuto come insegnanti i migliori compagni che potessi immaginare. Al primo anno sono stato accanto a Geraint Thomas al Giro, facendogli da spalla. Da quell’esperienza ne è scaturito un sesto posto finale, ed è stato fantastico e anche un onore. Durante queste due stagioni la squadra mi ha lasciato lo spazio per provare a fare la corsa e mettermi in mostra per ciò che ero. Dal canto mio sento di essere cresciuto anno dopo anno. Lo staff e i compagni mi hanno dato fiducia e io ne ho acquisita rispetto alle mie qualità. Questa vittoria credo sia il modo migliore per ripagare la squadra e spero ne possano arrivare tante altre». 

Lo spunto rosa

La Ineos Grenadiers torna al Giro d’Italia con un gruppo solido e con Thomas dirottato sul Tour de France si apre lo spazio per vedere di che pasta è fatto Thymen Arensman. Senza dimenticarci di Bernal, sparito dai radar da quasi un mese ma pur sempre al lavoro per il Giro. 

«Gli anni scorsi – conclude Arensman – arrivavo al Giro condividendo il ruolo di capitano con Thomas. A maggio, invece, saremo Egan Bernal ed io a curare la classifica generale. Siamo due corridori completamente diversi, io sono un atleta che fa del passo il suo forte. Inoltre ho ottime doti anche a cronometro. Bernal, invece, è uno scalatore puro. La squadra avrà due carte da giocare. Quando correvo accanto a Thomas l’approccio era più conservativo, visto che abbiamo caratteristiche molto simili. Sono sicuro che Bernal attaccherà su ogni salita, mentre io avrò come focus le cronometro per guadagnare tempo. Poi magari arriveranno giornate buone come quella di oggi. Sono sicuro che avere due approcci diversi alla gara sarà un cambiamento positivo».

Le suole Michelin, ecco una bella novità al Giro d’Italia

27.05.2024
3 min
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Le corse a tappa e le Classiche Monumento rappresentano da sempre una vetrina privilegiata che le aziende scelgono per presentare le loro novità di prodotto. Non sfugge l’edizione di quest’anno del Giro d’Italia e ancora prima il Tour de Romandie. Proprio nella breve corsa a tappa elvetica hanno fatto il loro debutto le nuove suole Michelin realizzate per scarpe strada. Si è trattato di un debutto vincente visto che erano ai piedi di Carlos Rodriguez, giovane stella del team Ineos Grenadiers, capace di portarsi a casa la classifica generale del Romandia. Le nuove suole Michelin hanno debuttato anche al Giro d’Italia grazie a Thymen Arensman, sempre del team Ineos Grenadiers.

Le suole Michelin hanno esordito anche al Giro, ai piedi di Arensman
Le suole Michelin hanno esordito anche al Giro, ai piedi di Arensman

Tocca alla strada

Per gli appassionati delle discipline offroad, le suole Michelin non rappresentano una novità essendo già presenti nelle discipline enduro, gravel, downhill e cross country. Il debutto su strada è merito di JV International srl. Si tratta di un’azienda italiana a cui Michelin ha affidato la licenza mondiale dal 2013 per la progettazione, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione delle suole a marchio Michelin.

In collaborazione con JV International, e attraverso la partnership con il brand francese Ekoi, Michelin è oggi il primo produttore di pneumatici per il ciclismo su strada ad avere anche una suola per scarpe dedicata.

La possiamo infatti ammirare sul modello Road C12 Proteam di Ekoi.
La possiamo infatti ammirare sul modello Road C12 Proteam di Ekoi.

Niente colle e viti

La principale innovazione della suola risiede nel suo metodo di produzione. Puntale e contrafforte del tallone, sviluppati esclusivamente da JV International per Ekoi, sono co-modellati. Questo processo porta all’eliminazione di colle e viti, aumentando così la leggerezza della scarpa, una caratteristica sempre ricercata e fondamentale nel ciclismo su strada. La suola presenta inoltre un set di combinazioni innovative.

Alla struttura in carbonio intrecciato, che garantisce ulteriore leggerezza e rigidità, è stato aggiunto un sistema di gradazioni di spessore diverso, come sul puntale e sul contrafforte del tallone, per massimizzare le prestazioni, proteggere il carbonio dal contatto con il suolo e aumentare la sicurezza del ciclista quando sgancia i pedali. I componenti sono realizzati in un polimero termoplastico con una percentuale limitata di gomma, migliorando ulteriormente la protezione della suola. 

La suola Michelin realizzata per il modello Road C12 Proteam di Ekoï non è che il primo importante tassello nella collaborazione fra l’azienda francese e JV International.

Jv International

Preso il Tour of the Alps: ora la Ineos punta al Giro

21.04.2023
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BRUNICO – Arriva, per la seconda volta di fila, la fuga. Con Simon Carr che conquista l’ultima tappa della corsa trentina. La Ineos, invece, si porta a casa questa edizione del Tour of the Alps, i granatieri tagliano il traguardo tutti insieme, allineati e seri. Con un bel gesto di Tao Geoghegan Hart che dà una pacca sulla spalla a Thomas una volta tagliato il traguardo.

Sopra l’ammiraglia, in questi giorni, c’era Matteo Tosatto, il quale si avvicina all’ennesimo Giro d’Italia alla guida della Ineos Grenadiers. Quando si parla della formazione inglese non si può non annoverarla tra le favorite alla Corsa Rosa. Le settimane al via del Giro sono sempre meno, la tensione tra gli appassionati e gli addetti ai lavori sale. Dopo la vittoria della classifica generale al Tour of the Alps gli occhi saranno ancora di più addosso alla formazione britannica.

Simon Carr a Brunico ha regalato la vittoria alla EF Education Easy Post
Simon Carr a Brunico ha regalato la vittoria alla EF Education Easy Post
Tosatto, questo Tour of the Alps ha dato delle prime risposte?

Probabilmente sì, i ragazzi che hanno corso qui hanno tutti fatto un training camp in altura nelle settimane precedenti, sapevamo di arrivare con una buona condizione. Tao (Geoghegan Hart, ndr) ha vinto le prime due tappe, è stato in maglia dal primo all’ultimo giorno e penso che sia in ottima forma.

E’ arrivata qualche informazione in più in questi giorni?

La situazione è molto chiara, la cosa principale adesso è recuperare in vista del Giro. Anche le gerarchie sono certe: Geoghegan Hart è in ottima forma e Thomas migliora giorno dopo giorno, loro saranno i nostri capitani al Giro d’Italia.

Geoghegan Hart è andato forte, possiamo dire che lo avete ritrovato? 

Quest’anno è stato molto regolare, da febbraio ad oggi si è messo sempre in luce, sta acquistando un’ottima forma. Anche se al Giro manca ancora tanto, soprattutto all’ultima settimana, dobbiamo stare calmi e fare la migliore selezione.

Tanta salita e altrettanta fatica qui in Trentino…

Il Tour of the Alps è sempre una bella corsa per noi, ci sono tappe corte ma impegnative che ci danno una grossa mano a preparare il Giro al meglio.

Il percorso del Giro è particolare, con tre cronometro un po’ atipiche.

Tutti dicono che sono tre prove contro il tempo, io ne considero solamente due. L’ultima è una cronoscalata molto difficile, con una salita vera da fare al ventesimo giorno di corsa. Le prime due cronometro sono adatte ai nostri ragazzi se ci pensiamo bene. Però, mi sento di dire che con il livello che c’è non si potrà fare molta differenza. 

Le altre tappe come le hai trovate?

Impegnative, l’ultima settimana è davvero tosta. Ma anche prima non si scherza, la tredicesima frazione, con arrivo a Crans Montana, prevede due salite lunghe dove si toccano quote importanti. Lì si potrà fare la differenza, penso sarà un Giro aperto per molti corridori. 

Dove si può vincere questo Giro?

Il Giro d’Italia, in generale, si vince e si perde in salita, bisogna essere pronti nelle tappe impegnative e saper soffrire nei momenti in cui si dovrà farlo. 

Avete già evidenziato qualche tappa?

Abbiamo fatto delle ricognizioni, penso che si debba partire bene e stare lontani dai pericoli. La prima tappa spartiacque sarà quella di Crans Montana e l’ultima settimana in toto. I ragazzi affronteranno delle salite davvero impegnative, la storia poi insegna che negli giorni finali, si può perdere il Giro ovunque, anche su una salita al cinque per cento. 

Il percorso si avvicina molto alle caratteristiche di Arensman, il vostro ultimo acquisto, come lo gestirete?

E’ al primo anno con noi e non è facile adattarsi ai metodi di lavoro di una nuova squadra. Ha fatto una prima parte di stagione correndo in supporto dei suoi compagni, sicuramente, come dicevamo, fare il Giro accanto a Thomas gli sarà utile. Si tratta di un’esperienza importante da portare a termine ed avrà l’occasione di imparare molto. E’ cresciuto anche lui con il passare delle tappe, ha avuto un po’ di problemi post altura.

A differenza dello scorso anno vi presenterete con più di un capitano?

E’ fondamentale avere una “carta di scorta”. Fare un Giro per provare a vincerlo con tre o quattro capitani è difficile, tuttavia penso che avere due ragazzi che partono allo stesso livello sia importante. Poi la strada dirà chi è il più forte, le gerarchie si decideranno insieme loro e con lo staff. 

Avete due corridori, Thomas e Geoghegan Hart, che hanno già vinto dei Grandi Giri, quanto è importante avere questo tipo di esperienza?

Sarà assolutamente un punto di forza per noi, partire con un corridore che ha già vinto un Tour de France (Thomas, ndr) e l’altro che ha vinto il Giro (Geoghegan Hart, ndr) ci rende più tranquilli per la gestione della corsa. Poi ripeto, saranno le gambe a fare la differenza, vedremo ai momenti cruciali come ci arriveremo.

Con Tosatto nel debutto di Arensman: che cosa ha visto?

09.02.2023
6 min
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Alla Volta a la Comunitat Valenciana ha fatto il suo esordio tra le fila dei “Grenadiers” Thymen Arensman. Giovane e slanciato olandese che nel corso della passata stagione si è messo in mostra in più di un’occasione con il Team DSM. Dopo due anni e mezzi con la WorldTour olandese Arensman è passato alla corte britannica. Matteo Tosatto, diesse della Ineos, lo ha avuto tra le mani in questi primissimi assaggi di stagione. 

Matteo Tosatto (classe 1974) è sull’ammiraglia dal 2017
Matteo Tosatto (classe 1974) è sull’ammiraglia dal 2017
Che cosa hai visto in lui in queste prime uscite insieme?

Già dalla scorsa stagione – racconta il tecnico veneto – avevamo visto delle belle cose. E’ sempre stato un grande avversario, molto serio e preparato. Fin dalle prime pedalate dei vari ritiri invernali ho notato una grande professionalità ed un atteggiamento molto serio. 

E’ molto alto e slanciato, un fisico da corridore moderno…

Fisicamente è ottimo, si tratta di un atleta giovane e forte. La cosa più importante è che si tratta di un corridore completo, questo grazie alle sue caratteristiche. E’ molto bravo a cronometro ed in salita ha un bel passo, tant’è che ha vinto la tappa regina della Vuelta a Sierra Nevada. 

Il suo arrivo fa parte di quello che è un ricambio generazionale?

Beh sì. Con la partenza di Carapaz abbiamo deciso di prendere corridori giovani sui quali lavorare. Thymen (Arensman, ndr) ha tanti anni davanti dove può crescere e fare bene. 

Arensman ha già avuto modo di confrontarsi con Evenepoel, i due potrebbero incontrarsi al Giro quest’anno
Arensman ha già avuto modo di confrontarsi con Evenepoel, i due potrebbero incontrarsi al Giro quest’anno
Anche perché c’è il dubbio sulla ripresa di Bernal?

Lui è un punto interrogativo per tutti, fin dall’anno scorso ha lavorato molto per riprendersi e tornare ai suoi livelli. Sta facendo e farà delle corse che potranno darci delle risposte. Alla Vuelta a San Juan si è rivisto poi, vista la botta al ginocchio subita nella prima tappa, abbiamo deciso di fermarlo. Non deve avere fretta, ha davanti a sé un percorso da fare. 

Tornando a Arensman, come si è ambientato nel vostro gruppo?

Sono stato un po’ di tempo con lui. Due settimane nel ritiro di dicembre e poi a quello di gennaio. Più la sua prima corsa con noi, la Valenciana appunto. Si è visto anche dalla corsa a tappe spagnola la sua voglia di mettersi in mostra dando una mano anche ai compagni, come Geoghegan Hart.

Cosa gli manca secondo te?

Un po’ di consapevolezza in più sulla sua forza, è giovane ed ha paura di sbagliare, deve trovare un po’ più di coraggio. 

L’olandese è molto forte a cronometro gran parte dei suoi risultati migliori sono arrivati nelle prove contro il tempo
L’olandese è molto forte a cronometro gran parte dei suoi risultati migliori sono arrivati nelle prove contro il tempo
E’ un corridore che ha ottenuto gran parte dei suoi risultati a cronometro, voi avete una tradizione importante in quella disciplina. 

Già da dicembre ha lavorato molto con dei test in pista e sulla posizione. Era presto per fare dei lavori specifici, ma ha preso dimestichezza con il mezzo ed i materiali. E’ molto contento della bici, ha trovato subito un buon feeling e questo per lui è molto importante per trovare la consapevolezza che dicevo prima. 

Avere Ganna al suo fianco sarà un bel vantaggio…

Quando hai il due volte campione del mondo ed il detentore del record dell’Ora al tuo fianco sai già di poter contare su un grande aiuto. “Pippo” potrà essere di grande appoggio a Arensman sia per guidarlo al meglio nella scelta dei materiali ed anche per quanto riguarda la preparazione.

Su strada invece che tipo di scalatore hai trovato?

Si vede che gli piacciono le salite lunghe, anche se alla Valenciana ha fatto bene anche su distanze più brevi. Di certo lavora un po’ più sulla regolarità, non è un corridore che fa dieci scatti in due chilometri. Ma forse non esistono più scalatori di questo genere. In salita gli manca qualcosa e lavoreremo per limare qualcosa senza snaturarlo. Alla fine quel che perde in salita lo guadagna con gli interessi a cronometro. 

Lavorare con Bardet gli ha dato una mano nel percorso di crescita…

Al Tour of the Alps si è messo in gran mostra, anche su salite durissime come quelle che trovi lì. E’ arrivato terzo nella generale alle spalle di Bardet e Storer, ed ha vinto la classifica dei giovani. 

Arensman ha caratteristiche atletiche simili a quelle di Thomas, ma forse è più brillante in salita
Arensman ha caratteristiche atletiche simili a quelle di Thomas, ma forse è più brillante in salita
L’età è un fattore.

E’ un classe ‘99, fa parte della nuova generazione. Ricordiamo che Evenepoel è del 2000, Pogacar del ‘98. E’ sulla falsariga di questi corridori ed ha a disposizione tanti anni. 

Immaginiamo che l’obiettivo che avete con lui è quello di vincere.

Si tratta di un ragazzo sul quale si può fare affidamento, vincere dei Grandi Giri non è facile, soprattutto al primo anno in una nuova squadra, sarebbe sbagliato partire con questo obiettivo. Quel che giusto è prendere le misure, soprattutto quest’anno, si deve essere elastici.

Quest’anno che calendario farà?

Ora andrà alla Volta ao Algarve, poi la Tirreno-Adriatico. La Corsa dei due Mari potrà essere un primo banco di prova. Ci sono delle salite lunghe con l’arrivo a Sassotetto che potrà dire molto. 

Il Giro potrà essere un obiettivo al suo primo anno con la Ineos?

E’ un obiettivo di questa stagione. Non partiremo per vincere ma andremo alla giornata, il primo Grande Giro con una squadra nuova è sempre pieno di incognite. Credo, tuttavia, che Arensman possa fare due Grandi Giri in un anno. Non Giro e Tour, piuttosto Giro e Vuelta. Una volta prese le misure per tutta la stagione potremo alzare l’asticella in Spagna. 

Assomiglia molto a Thomas, vero?

Sì. Sono entrambi molto forti a cronometro, se devo trovare una differenza direi che Arensman è più scalatore di Geraint. Non è un segreto che il britannico sarà al via della Corsa Rosa e farli correre insieme è un bel modo per insegnare al giovane olandese qualcosa. Non è da escludere che le cose possano cambiare nel corso di una gara di tre settimane, lo insegnano la stessa Sky e Thomas (il riferimento è al Tour de France del 2018 vinto dal britannico quando il capitano designato era Froome, ndr). Sono convinto che si trovi nella squadra giusta al momento giusto.

Arensman di forza. E adesso non è più il delfino di Bardet

04.08.2022
5 min
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Thymen Arensman è alto e magro, viso pallido e gote rosse, battuta pronta e sorriso che invoglia a parlarci assieme. La sesta tappa del Tour de Pologne è una cronometro di poco meno di 12 chilometri che dal paesino di Gronkov porta alla stazione sciistica di Rusinski.

Su queste estese colline ricoperte da verdi prati l’occhio si perde verso l’orizzonte, dove si trovano le vette più alte. Inizia a fare caldo in Polonia, dopo sei giorni di nuvole e temperature al di sotto dei 20 gradi, finalmente, esce il sole

La prima da pro’

I giovani olandesi vanno forte, sono venuti qui in Polonia e stanno facendo vedere grandi cose. Prima la volata di potenza e classe di Olav Kooij, poi la cronometro di Arensman, in forza al Team DSM. Una prova di forza da parte di un ragazzo che è nato nel 1999 e che promette un gran bene. Che la cronometro potesse essere il momento decisivo lo si sapeva. E nessuno si è mai nascosto dal dirlo.

«E’ la prima vittoria da professionista e ne sono estremamente felice – i suoi occhi non mentono, dice Arensman – è il primo passo di una carriera che è iniziata da davvero poco tempo. E’ veramente un giorno speciale, la prima vittoria da professionista coincide con la prima nel WorldTour.

«Questa sera avrò qualcosa da festeggiare con i miei compagni, considerando che sono salito anche in seconda posizione nella classifica generale».

Incontro ravvicinato

Mentre ci spostiamo velocemente dal traguardo alla mix zone, notiamo una bici nera che brilla sotto il sole di Rusinski. E’ il mezzo, la Scott Plasma con il quale il giovane olandese ha appena vinto la crono a 40,075 di media oraria, ma con 337 metri di dislivello! Così chiediamo di visionarla ed il meccanico accetta volentieri e ci spiega anche qualche dettaglio. 

«Thymen – ci dice – ha scelto di montare il 56 davanti, la strada era sì in salita ma nella prima parte, ed in alcune sezioni, bisognava fare tanta velocità. Poi lui ha le leve lunghe e quindi ha più facilità nello spingere un rapporto del genere. Al posteriore siamo andati sul classico 30, non servivano altri rapporti (era un percorso da “rapportone” diremmo noi, ndr)».

Terzo nella classifica generale al al Tour of the Alps e miglior giovane, l’olandese corre forte e il futuro lo attende
Terzo nella classifica generale al al Tour of the Alps e miglior giovane, l’olandese corre forte e il futuro lo attende

Crono che passione

Thymen Arensman lo abbiamo visto correre bene, soprattutto in Italia: due secondi posti al Giro d’Italia, il terzo posto nella classifica generale della Tirreno-Adriatico ed il secondo al Tour of The Alps. Una grande passione anche per le cronometro: nelle quattro disputate quest’anno non è mai uscito dalla top ten.

«Le cronometro – dice l’olandese- mi piacciono e le curo bene, per essere un corridore completo da Grandi Giri serve andare forte anche lì. Generalmente percorsi brevi come questo, o quello di Budapest al Giro, non mi piacciono molto. Preferisco avere “minutaggi” più lunghi, anche se oggi ci ho messo 18 minuti, quindi direi che va bene».

La squadra lo ha affiancato a Bardet. Al Tour of the Alps, i due si sono aiutati moltissimo. Soprattutto, Thymen aveva aiutato Romain, il vecchio, il capitano. Ricoprire certi ruoli è importante per crescere e formarsi. Questa vicinanza, che si stava ripetendo anche al Giro lo aveva etichettato come il “delfino di Bardet”: sarà ancora così dopo questo Tour de Pologne?

Una lunga giornata per Arensman che viene via da Rusinski solamente al calar del sole
Una lunga giornata per Arensman che viene via da Rusinski solamente al calar del sole

Verso Cracovia

Arensman ha 23 anni e quest’anno ha corso la sua terza grande corsa a tappe: il Giro, supportando, fino a quando è rimasto della partita, Romain Bardet. Il suo debutto lo ha fatto alla Vuelta, nel 2020, quando è stato prelevato dalla Seg Racing Academy (dove ha corso per 6 mesi con Marco Frigo) e “trasportato” alla Sunweb, poi l’anno successivo diventata DSM. 

«Alla Vuelta sono andato bene già dalla prima esperienza – spiega Arensman – ho ottenuto un terzo posto a Sabinanigo ed un sesto a Ourense. Nel 2021 sono tornato alla Vuelta, facendo prima qualche corsa a tappe sempre in Spagna (Volta a Catalunya e Vuelta a Burgos, ndr).

«Le grandi corse a tappe sono tutte difficili e impegnative, ho fatto prima più gare in Spagna per imparare. Ho un buon recupero tra una tappa e l’altra e la resistenza nell’arco delle tre settimane mi soddisfa, vedremo cosa potrò fare, per ora sono contento così».

Thymen si ferma a parlare con altri colleghi della stampa locale, lo ringraziamo e torniamo a scrivere. Oggi ha vinto un altro olandese, mentre Ethan Hayter si prende la maglia di leader. Domani si arriva a Cracovia, e si chiuderà il 79° Tour de Pologne, probabilmente con una volata di gruppo e pochi sconvolgimenti nella classifica generale. Ma mai dire mai nel ciclismo di oggi.