Il quarto anno da U23? Per Boscolo (e il CTF) è superfluo

23.04.2024
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In un ciclismo che corre sempre più veloce fin da quando i ragazzi si trovano nella categoria juniores ha senso, per una squadra continental, puntare su corridori di quarto anno? La domanda è nata dopo un colloquio con Renzo Boscolo, diesse del team CTF Victorious e ci è riecheggiata in testa per un po’. Il fatto di essere stati all’Eroica Juniores, poi, ci ha fatto crescere ancora di più la curiosità riguardo questo tema. Allora ieri ci siamo messi a parlare con Boscolo e ne sono nati spunti interessanti. 

Oliver Stockwell (qui all’AIR 2022) è l’unico corridore di quarto anno al CTF in questa stagione
Oliver Stockwell (qui all’AIR 2022) è l’unico corridore di quarto anno al CTF in questa stagione

Eccezioni, non regole

Negli ultimi anni, tra i corridori degni di nota all’interno del CTF, ci sono stati solamente due ragazzi giunti al quarto anno della categoria U23. Il primo è stato De Biasi, il secondo, invece, è Stockwell. 

«Al CTF – ci dice – come ragazzo di quarto anno abbiamo solo Oliver Stockwell. La scelta è dovuta al fatto che ha perso un anno a causa di una frattura al femore, così la decisione di tenerlo con noi ci è sembrata naturale. Come lo era stata per De Biasi, che era arrivato da noi nell’anno del Covid, avendo perso un anno ci è sembrato giusto fargli proseguire il cammino. Al di là di casi del genere, noi come CTF riteniamo che un ragazzo di quarto anno non lo teniamo».

Il mercato chiede corridori giovani e preparati, il CTF si è mosso di conseguenza (foto Instagram)
Il mercato chiede corridori giovani e preparati, il CTF si è mosso di conseguenza (foto Instagram)
Come mai?

Ci siamo resi conto, numeri alla mano, che non ha senso. Il percorso di crescita previsto per i ragazzi dura tre anni, il quarto anno di categoria aggiunge ben poco. Guardando i dati, si vede che la curva di miglioramento si sviluppa, nella sua massima espressione, tra il secondo e il terzo anno da U23. 

Al quarto anno i margini sono minori?

Oltre ad essere minori si rischia l’effetto opposto. Un ragazzo al quarto anno si ritrova con l’acqua alla gola, perché in questa categoria viene visto come all’ultima spiaggia. Il discorso poi cambia radicalmente quando si passa elite. 

Anche Max Van Der Meulen è uno dei corridori con un contratto già firmato nel WT (foto Instagram)
Anche Max Van Der Meulen è uno dei corridori con un contratto già firmato nel WT (foto Instagram)
Ci sono ragazzi che da elite si sono guadagnati lo spazio tra i pro’.

Sono eccezioni italiane o internazionali? Per come la vediamo noi al CTF, gli elite non hanno grande senso. Noi siamo una squadra di sviluppo della Bahrain, quindi il nostro ragionamento è diverso da chi ha una continental. In altri Paesi una squadra continental può svolgere il ruolo che da noi hanno le professional. Ad esempio: la Polonia ha un bel movimento ma non ha team professional, quindi le loro continental hanno una logica diversa dalle nostre. 

In Italia le professional ci sono…

E ci sono anche le continental che ragionano sulle vittorie e sul voler sembrare dei team di professionisti. Allora portano ragazzi grandi a fare corse con i pro’ così si fanno vedere. Il discorso per loro funziona, per noi no. 

Voi da quanto avete “accantonato” il discorso quarti anni ed elite?

Da quando abbiamo iniziato a girare molto di più l’Europa. Negli ultimi 7-8 anni il mercato è cambiato, prima passavano anche corridori elite, ora si cercano i ragazzi prima.

Se si pensa che Kristoff, vincitore di due tappe all’Eroica Juniores, ha già un contratto firmato con una squadra WorldTour…

Capite? Non sto dicendo che sia giusto o sbagliato, ma il mercato va in questa direzione. Anche noi abbiamo ragazzi che hanno già un contratto con la Baharain per i prossimi anni (Ermakov ed Erzen, ndr). Il sistema messo in piedi è questo e bisogna ragionare così.

Il calendario del CTF prevede un aumentare costante delle gare e degli impegni ed è tarato sui ragazzi giovani (foto Instagram)
Il calendario del CTF prevede un aumentare costante delle gare e degli impegni ed è tarato sui ragazzi giovani (foto Instagram)
Lo fareste anche senza un legame con un team WT?

Sì. Io credo che un team continental debba far crescere i ragazzi. Siamo appena stati alla Gent U23 dove Borgo è arrivato quinto (in apertura foto Ieper.Fietst, ndr). Lui è un primo anno, in squadra ne abbiamo ben cinque, la nostra scelta è di puntare sui giovani.

E’ una questione di scelte, o si punta sui giovani o su corridori più maturi, ma entrambi non possono coesistere.

E’ così. Per come interpretiamo noi l’attività, è corretto avere ragazzi di primo anno. In generale preferiamo partire piano e aumentare la caratura delle corse mese dopo mese. Inserire un ragazzo di quarto anno in una struttura del genere rischia di farla esplodere.

Borgo, al primo anno da U23, ha già raccolto risultati importanti anche all’estero (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Borgo, al primo anno da U23, ha già raccolto risultati importanti anche all’estero (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Perché?

Un corridore di quarto anno deve partire forte, per trovare risultati e farsi vedere, perché le squadre professionistiche a giugno hanno già la rosa chiusa. Inserire un ragazzo così vorrebbe dire cambiare il nostro calendario e portare la squadra a fare corse impegnative fin da subito, come il Laigueglia. Ma che senso ha far correre ad un ragazzo di primo anno una gara del genere a inizio stagione? Nessuna. Ripeto la nostra scelta è di puntare sui giovani e farli crescere, non di metterli in vetrina. 

Ragazzi al primo anno come Borgo, Capra e Mottes hanno già esperienze importanti…

Borgo ha fatto sesto alla Youngster e quinto alla Gent U23. Capra non ha vinto, ma è stato fondamentale per la squadra e Mottes ha potuto fare gare importanti e imparare. Questi potrei portarli al circuito di paese e vincerebbero, ma che senso avrebbe?

Capra e i primi passi al CTF, con le dritte di Andreaus

17.04.2024
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COL SAN MARTINO – La voce di Thomas Capra sembra scavargli i polmoni tanto è profonda, quasi come se li scuotesse da dentro. I suoi occhi scuri piantati per terra, e qualche volta nei nostri, cercano parole e risposte. Il corridore del CTF è passato under 23 dopo due anni da junior sotto i riflettori. Con Renzo Boscolo e il suo team, Capra ha fatto un salto importante nella categoria. 

«I primi mesi – dice al via del Trofeo Piva – sono andati molto bene. Mi sono adattato alla categoria o comunque non ho trovato grossi problemi. Un aiuto me lo ha dato anche Marco (Andreaus, ndr), è già al terzo anno e lo conosco molto bene. E’ anche lui della Valsugana, come me. Il suo contributo per inserirmi tra gli under 23 e nel CTF è stato importante».

Il miglior risultato al momento è un terzo posto al GP Brda-Collio
Il miglior risultato al momento è un terzo posto al GP Brda-Collio

Passi decisi

Questi mesi sono andati bene anche nei risultati, con qualche piazzamento e il segnale che sulle qualità si può lavorare. Ora tocca a chi di dovere sgrezzare il diamante per farlo brillare. 

«Non da meno – prosegue Capra – è stato lo staff della squadra. Mi hanno messo a mio agio e abbiamo subito iniziato a lavorare. Sono stati tutti molto disponibili e mi hanno aiutato parecchio. Ci siamo concentrati molto sulla palestra durante questo inverno, al fine di aumentare la forza e l’esplosività. Mi sento un corridore che gioca molto sulla sua forza, anche nelle volate, quindi curare questi aspetti è importante».

Il salto di categoria non si è fatto sentire, complici le qualità atletiche del ragazzo
Il salto di categoria non si è fatto sentire, complici le qualità atletiche del ragazzo
Quindi al CTF tutto bene?

Assolutamente. Rispetto agli anni scorsi è tutta un’altra cosa, mi sto trovando molto meglio. Tra compagni c’è un bel feeling, si vede che in corsa siamo uniti e riusciamo a fare il massimo. Non per caso siamo il team che ha vinto di più fino ad ora. 

Avere un riferimento tra i compagni come Andreaus ti ha aiutato?

Ci siamo confrontati tanto, anche prima della mia decisione di venire a correre al CTF. Abbiamo parlato spesso della squadra e lui ha sempre usato parole di elogio per ogni ambito. Sia per l’organizzazione che per le qualità, diciamo che Andreaus mi ha facilitato nella decisione finale. 

L’inserimento al CTF è stato facilitato dal grande rapporto instaurato con i compagni
L’inserimento al CTF è stato facilitato dal grande rapporto instaurato con i compagni
Quali sono gli argomenti che avete toccato spesso nei vostri discorsi?

Tanto la logistica e l’organizzazione. Entrambi veniamo dal Trentino, mentre la squadra è in Friuli. Questo aspetto risulta comunque importante. Abbiamo parlato di come la squadra organizza gli spostamenti. Un dettaglio da non trascurare anche con la scuola di mezzo. 

In gara che cosa hai notato?

Poche differenze, mi ha aiutato sicuramente il fatto di essere un corridore con un buon fondo. Avere più chilometri di corsa non ha rappresentato un limite. Di solito più aumentano i chilometri più solitamente sto meglio. 

Capra ha già mosso i primi passi al Nord da junior, qui alla Parigi-Roubaix di categoria del 2023
Capra ha già mosso i primi passi al Nord da junior, qui alla Parigi-Roubaix di categoria del 2023
Tu hai corso all’estero da junior e lo hai fatto anche ora da U23, che differenza hai visto?

Il salto di categoria in questo caso direi che si sente. Alla Youngster quest’anno è stata tutta un’altra cosa rispetto a correre in Belgio con la nazionale juniores. Ci si muove più come fanno i professionisti. Con la nazionale lo scorso anno non si riuscivano ad aprire ventagli nonostante ci fosse vento. Una cosa che secondo me è dovuta al fatto che tra compagni di nazionale non c’è tutto questo feeling

Alla Youngster invece ci avevate già raccontato che se ne aprivano parecchi.

Si usano tanto, il vento diventa un fattore determinante e quando corri con compagni con cui ti alleni tutti i giorni queste situazioni riesci a sfruttarle meglio. Infatti dopo pochi chilometri c’era un vero disastro. Sono sicuro che gare del genere daranno una grande mano nel crescere, sia a me che ai miei compagni. 

Thomas Capra, i due anni da juniores e ora il Cycling Team Friuli

14.11.2023
5 min
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«Se dovessi dare un consiglio agli juniores gli direi di fare le cose con calma e non avere fretta. Con i sacrifici e il duro lavoro i risultati arrivano». Queste sono le parole di Thomas Capra che ha appena concluso i due anni da junior con la maglia del Team Assali Stefen (in apertura foto Bi.Ci.Cailotto) ed è ora pronto a gettarsi nella mischia degli under 23 per trovare il suo spazio. Vincitore da primo anno della Gand-Wevelgem è sempre stato un profilo interessante con tanti occhi puntati addosso.

Il classe 2005 di Carzano ha scelto il Cycling Team Friuli. La motivazione? Restare in Italia per finire gli studi e avere una proiezione per il futuro vista l’affiliazione del team alla Bahrain Victorious. Riavvolgiamo il nastro e ripercorriamo questi due anni del valsuganotto tra successi e voglia di Nord. 

La volata vincente di Capra alla Gand-Wevelgem 2022 (foto Joeri De Coninck)
La volata vincente di Capra alla Gand-Wevelgem 2022 (foto Joeri De Coninck)
Partiamo dai tuoi due anni da juniores. Cosa ci dici a proposito del tuo 2022?

Nel 2022 sono partito bene, con la vittoria della Gand. Poi però non sono stato bene, tra una cosa e l’altra, penso anche di aver preso il Covid. Non ho ottenuto i risultati che mi aspettavo dopo quella vittoria così importante. Alla fine ho fatto un po’ di piazzamenti, ma nulla di che, non sono più riuscito a vincere.

E il tuo 2023 come lo hai vissuto?

Ho incominciato bene, con una vittoria alla prima gara. Sono andato con la nazionale a fare sempre la Gand, la Roubaix e stavo bene. Però stavolta sono stato sfortunato, sono caduto 4 volte e comunque sono arrivato davanti, nel gruppo appena dietro i primi, perché c’era la fuga. A Roubaix invece, mi aspettavo meglio. In futuro mi piacerebbe provare a vincerla, perché alla fine sono quelle cose che mi piacciono. Poi ho vinto altre quattro gare anche se è mancata quella di spessore a livello internazionale, come è stato l’anno prima. Con la nazionale siamo andati in Francia e siamo andati molto bene. Bessega è riuscito a vincere e noi abbiamo lavorato bene.

In questi due anni senti comunque di aver mantenuto una crescita costante?

Sì, quello sicuramente. C’è ancora margine comunque, c’è sempre tempo per crescere. 

Per Capra la crescita è stata costante con un 2023 ricco di successi e piazzamenti
Per Capra la crescita è stata costante con un 2023 ricco di successi e piazzamenti
Alberati che bilancio ti ha dato?

E’ contento. Il prossimo anno però la squadra ci affiderà il preparatore del team e quindi dovrò abituarmi alla novità. 

Come mai sei arrivato a questa decisione di andare nel Cycling Team Friuli?

Soprattutto per il mio procuratore Maurizio Fondriest, che ha insistito in questa scelta perché il CTF è molto vicino alla Bahrain Victorious. Il mio amico Marco Andreaus che fa già parte della formazione mi ha detto che lavorano molto bene. Quindi ho detto, perché no…

Andreaus come lo conosci, cosa ti ha detto sulla squadra?

Abita qui, a tre chilometri da casa mia. Ci conosciamo da quando siamo piccoli e andiamo molto d’accordo. Usciamo spesso in bici assieme e andiamo anche a far camminate o sci alpinismo. Mi ha detto che sono molto preparati e che è una bella squadra, soprattutto per l’organizzazione. Anche per le corse che andremo a fare perché da quando hanno l’affiliazione, diciamo con la Bahrain, vanno a fare molte gare all’estero, verso anche il Nord d’Europa, dove ci sono quelle che mi interessano e piacciono parecchio.

Capra è stato campione italiano nel 2018 da esordiente
Capra è stato campione italiano nel 2018 da esordiente
La squadra non è vicinissima a casa tua, però non è neanche dall’altra parte dell’Italia, e visto che sei anche all’ultimo anno di superiori ha influito sulla decisione?

Eh sì, esatto. Anche per questo alla fine ho deciso di rimanere in Italia e non andare all’estero, anche se comunque le proposte c’erano. Ho fatto questa scelta per finire la scuola in tranquillità e poi pensare al resto.

Vieni da due anni dove hai già dimostrato di avere delle caratteristiche fisiche sempre più definite, negli under 23 si ha comunque una sorta di ridefinizione. Da quali caratteristiche parti?

Sono un passista veloce, sono uno che tiene su salite non troppo lunghe e dure. Poi allo sprint sono veloce. Quest’anno ho vinto anche molte volate di gruppo, anche se quelle ristrette sono il mio contesto ideale.

Pensi che potresti essere adatto alle gare a tappe?

Si vedrà. Non saprei, forse escono un po’ da quello che credo di essere oggi. Però vedremo devo ancora misurarmici. 

Qui Thomas Capra sulla destra durante una giornata sugli sci insieme ai compagni
Qui Thomas Capra durante una giornata sugli sci insieme ai compagni
Che consiglio daresti ad un allievo che vuole fare un percorso positivo come il tuo?

Di non aver fretta e di fare le cose con calma. Con il lavoro e il sacrificio alla fine i risultati arrivano. 

Hai già ripreso a pedalare?

Sì, adesso sto ricominciando un po’ tranquillo con palestra e camminate. Bici poca per il momento. Devo ancora prendere in mano quella della squadra, sono ancora abbastanza fermo, mi lasciano tranquillo. Dal prossimo ritiro che sarà il prossimo fine settimana, penso che inizieranno più seriamente.

Che hobby hai per passare l’inverno nella tua Valsugana?

Sci alpinismo e camminate perché qui intorno le montagne non mancano. Adesso che è anche venuta la neve, è il momento più bello per fare queste cose. Sono distrazioni che mi permettono di fare altro e non pensare esclusivamente alla bici. 

Capra e Mottes, ma la campagna acquisti del CTF non è finita

09.11.2023
5 min
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Altro che vacanze, altro che momento di stasi fra una stagione e l’altra… Nei team si lavora tantissimo, anzi forse è questo il periodo nel quale più si agisce, perché si gettano le basi del nuovo anno. E’ sicuramente così per il Cycling Team Friuli, che periodicamente annuncia nuovi innesti nella squadra alle prese con un profondo rinnovamento. Dopo l’annuncio dell’olandese Van Der Meulen, ecco gli arrivi delle ultime ore, due elementi di spicco dell’ultima stagione juniores: Thomas Capra e Lorenzo Mottes.

Si sente dalla stessa voce di Renzo Boscolo quanto siano giorni frenetici: «C’è tanto da fare – dice il tecnico del CTF – perché dopo che abbiamo completato il roster della squadra ci sono da stabilire i macrogruppi e l’attività ora che il calendario internazionale è stato ufficializzato. E’ un periodo frenetico, ma è anche pieno di entusiasmo».

L’annuncio dei due nuovi acquisti sulla pagina Facebook del team friulano
L’annuncio dei due nuovi acquisti sulla pagina Facebook del team friulano
Il vostro team a che punto è della sua storia, quanto influisce il rapporto a doppio filo con la Bahrain Victorious?

Tantissimo, considerando che questo è il terzo anno di attività sotto la loro egida. E’ chiaro che la loro presenza ha influito tanto sulla nostra crescita e ogni anno si migliora, si cerca di fare sempre di più. Uno dei motivi per cui ci hanno scelto è proprio il fatto che hanno potuto verificare con mano la bontà del nostro lavoro nella maturazione dei ragazzi.

Quanto si sente l’influenza del team WT? Perché la sensazione è che con il loro sguardo dall’alto, i ragazzi siano ulteriormente responsabilizzati: se una stagione non va, il posto diventa a rischio…

Non è proprio così drastico il discorso, ma è anche vero che noi non illudiamo nessuno, il ragazzo “va” responsabilizzato, ma così era anche prima che entrassimo in rapporti con la Bahrain. E’ chiaro però che i nuovi innesti vengono scelti con loro, seguendo anche loro indicazioni e in base ai loro obiettivi. Il nostro, anche se non è chiamato team Development lo è a tutti gli effetti e i ragazzi entrano con una strada diretta verso la prima squadra. Ma poi sta a loro guadagnarsela.

La volata vincente di Capra alla Gand-Wevelgem 2022. Ora dovrà dimostrare che non è stato un caso (foto Joeri De Coninck)
La volata vincente di Capra alla Gand-Wevelgem 2022. Ora dovrà dimostrare che non è stato un caso (foto Joeri De Coninck)
Entriamo nello specifico degli ultimi due acquisti…

Sono ragazzi che seguivamo da tempo. Non ci hanno tanto influenzato i risultati di quest’anno perché erano sotto i nostri riflettori già nel 2022. Erano profili che denotavano belle prospettive. Li abbiamo continuati a seguire e anche emissari della Bahrain li hanno visionati e si sono tenuti informati. Vorrei sottolineare un fatto: di questi tempi molti dicono che i nostri ragazzi più promettenti sono costretti ad andare all’estero per avere un tragitto verso il professionismo. Noi siamo la dimostrazione che si può fare anche in Italia e che ragazzi di primissimo piano scelgono di restare nel nostro Paese.

Capra è migliorato rispetto al clamoroso successo della Gand-Wevelgem junior 2022?

Non c’è una risposta netta a questa domanda. Molte volte ci soffermiamo sui numeri e sugli ordini d’arrivo come se solo quelli possano dare risposte, ma non è così. Con i ragazzi bisogna parlare, seguirli, valutare il loro cammino. Thomas non ha ottenuto gli stessi risultati del primo anno, ma è comunque andato bene e guardando le sue gare con attenzione ci si accorge che è cresciuto.

Mottes al Lunigiana, chiuso al terzo posto. Le corse a tappe saranno il suo pane? (foto Eurosport)
Mottes al Lunigiana, chiuso al terzo posto. Le corse a tappe saranno il suo pane? (foto Eurosport)
E’ uno specialista da classiche?

Chi lo sa? A noi, quando arriva uno junior piace ripartire da zero, vedere come si evolve nel corso del tempo. Sicuramente Thomas gareggerà molto all’estero, poi saranno le gare a dire se è davvero un corridore adatto alle corse del Nord o meno. Noi però vogliamo valutare la sua applicazione, l’impegno, la maturazione anche al di fuori del mero aspetto sportivo. Tutto contribuisce a fare un professionista.

Di Mottes che cosa ci puoi dire?

Lo avevamo visionato anche prima degli exploit al Lunigiana. Viene da una società dove non si fa molta attività internazionale, per questo i suoi risultati nella corsa a tappe principale hanno così sorpreso. Ma anche agli europei si è disimpegnato bene (foto di apertura, ndr). Non va dimenticato che in molti Paesi fare attività internazionale è più semplice perché c’è meno concorrenza interna, qui invece una maglia azzurra devi sempre guadagnartela. Lui ha comunque fatto molto bene, belle prestazioni.

Boscolo davanti ai suoi ragazzi. Nel 2024 avrà 14 elementi a disposizione (foto CT Friuli)
Al Tour of Szeklerland, riunione con i ds Boscolo e Baronti (foto CT Friuli)
Vale per lui lo stesso discorso di Capra, allora: identificarlo come un corridore da corse a tappe è azzardato…

Diciamo che dobbiamo verificarlo sul campo, attraverso ripetute prove e soprattutto all’estero. Qui poi le distanze cambieranno, saranno corse più lunghe, vedremo come si adatta. Poi ci sono gli avversari, non solo più forti ma anche più esperti. Intanto nel 2024 dovranno concludere il loro cammino scolastico, quindi attueremo quei protocolli ai quali siamo abituati: una partenza di stagione piuttosto intensa, poi dovranno concentrarsi sugli studi e l’esame, per poi tornare nella seconda parte di stagione.

La campagna acquisti può dirsi conclusa?

Noi abbiamo completato il nostro roster di 14 elementi, nei prossimi giorni presenteremo altri nomi, posso anticipare che arrivano due stranieri di cui uno di grosso impatto fra gli juniores, poi almeno un altro italiano. Abbiamo una squadra giovane e molto promettente, esattamente come volevano ai “piani alti”…

“Ossa rotte” ma tanta esperienza: gli azzurrini sul pavé

14.04.2023
4 min
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Tanta esperienza e tante botte. Si può riassumere così la trasferta dei nostri juniores alla Parigi-Roubaix a loro riservata. Dino Salvoldi ha portato sul pavè un buon team, composto da corridori di peso, statura e che in prospettiva non possono che far ben sperare.

A fine corsa li ritroviamo sul prato del velodromo. A terra, doloranti, con lo sguardo sperso e, per alcuni, neanche la forza di parlare. Si cresce anche così.

I ragazzi si radunano per Nazione. Gli italiani sono tra i francesi e gli svizzeri. Ed è stato proprio un francese, che però vestiva i colori della sua squadra, l’Ag2R-Citroen U19, Matys Grisel (già quarto alla Kuurne e alla Nokere Koerse) a portarsi a casa la “baby Roubaix”.

Capra, il primo

I ragazzi raccontano di una corsa partita a tutta. Come per i pro’, l’imperativo era prendere in testa i primi settori. Thomas Capra corre per la Assali Stefen Makro. Per lui quest’anno una vittoria e una top 5. E’ un 2005, quindi al secondo anno della categoria. A Roubaix è giunto 53° a 6’03” da Grisel.

«Mi spiace – racconta Capra, primo azzurro al traguardo – perché mi è caduta la catena prima di Mons en Pevele. Ed era un momento cruciale. Perché poi è lì che sono andati via gli altri, quelli forti. E’ lì che hanno fatto la differenza e io c’ero. Da quel momento e fino all’arrivo, è stata una cronometro individuale. Eravamo sparpagliati dappertutto.

«Forse la pressione delle ruote era un po’ troppo alta, perché sul pavè si rimbalzava veramente tanto. Era sui 6,5 bar, ma col tubolare non si può scendere troppo, altrimenti non vanno bene su strada. E’ la prima volta che vengo quassù e posso dire che è stata veramente tosta. Non me l’aspettavo così dura e massacrante direi… Mi porto a casa tanta esperienza, ma voglio tornare per fare meglio».

Capra e De Fabritiis confabulano dopo la corsa. Poco distante da loro Fiorin, super dolorante
Capra e De Fabritiis confabulano dopo la corsa. Poco distante da loro Fiorin, super dolorante

De Fabritiis, un duro

Altro azzurrino, ma solo per modo di dire vista la sua statura, è Gabriele De Fabritiis del CPS Professional Team (foto di apertura)Quest’anno per lui un buon avvio di stagione: una vittoria e un podio. 

«E’ stata una bellissima esperienza – racconta il ligure – mi dispiace perché con le gambe stavo bene. L’ho notato anche quando sono rimasto da solo: andavo sempre a 40, 42 all’ora… Peccato per queste tre cadute che ho fatto. Ero venuto qua sapendo di non poter fare niente di stravagante in quanto non stavo bene, non sono super in questo periodo. Però magari senza cadere così tanto, qualcosa di più avrei potuto raccogliere».

Nonostante però le cadute e l’inesperienza, De Fabritiis parla di un’Italia che in qualche modo è riuscita a correre da squadra.

«Eravamo tutti davanti nel primo settore – dice – fantastici. E lo stesso siamo rimasti abbastanza compatti fino al terzo tratto di pavé. Io stavo giusto parlando con i ragazzi, quando da dietro mi è entrato un ragazzo dell’Ag2R e sono caduto per la prima volta.

«Cosa si prova a pedalare sul pavé? Prima di tutto che ogni settore è infinito: ci entri e non finisce mai. E poi che fa male. La pietra ti fa male. Dappertutto: senti dolore dalle orecchie, alle punta delle dita (che ci mostra spellate, ndr)».

A Roubaix anche Amadio, che ha dato una “pacca sulla spalla” ai ragazzi dopo la loro esperienza sul pavè
A Roubaix anche Amadio, che ha dato una “pacca sulla spalla” ai ragazzi dopo la loro esperienza sul pavè

Poche aspettative

Gli altri ragazzi portati in Francia da Dino Salvoldi sono stati Renato Favero (Borgo Molino), Samuele Scappini (Team Fortebraccio), Luca Giaimi (Team Giorgi) e Matteo Fiorin (Polisportiva Cantù), quest’ultimo secondo miglior azzurro. A dare supporto ai sei atleti, oltre al cittì degli juniores, c’era anche la supervisione di Roberto Amadio, team manager delle nazionali Fci

Entrambi sapevano che sarebbe stata dura: «La Roubaix – ha detto Salvoldi – è una corsa unica. Non avevo aspettative particolari. Certo che fare meglio è sempre un obiettivo, anche quando vinci, figuriamoci quando le cose non vanno al meglio. Inoltre il livello di prestazione media era davvero molto, molto alto».

Gand non era un caso. Capra è tornato a vincere

11.03.2023
5 min
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I lettori più attenti ricorderanno come ci occupammo di Thomas Capra lo scorso anno, quando fu autore di uno squillo eccezionale alla Gand-Wevelgem di categoria. Lo ritroviamo domenica scorsa vincitore della prima classica riservata agli juniores, la Medaglia d’Oro Sportivi La Rizza. Che cosa c’è nel mezzo? Un anno di difficoltà di vario genere per quello che a conti fatti è ancora un ragazzino (ha appena compiuto 18 anni) e al suo secondo anno è un corridore ancora tutto da scoprire.

Il corridore della Assali Stefen Makro spiega subito che cosa è intercorso fra una vittoria e l’altra, davvero un pieno di disavventure: «Il Covid mi ha lasciato molti strascichi: preso subito dopo la vittoria in Belgio, non sono più riuscito a ritrovare la forma se non a fine stagione, poi appena mi stavo davvero riprendendo mi sono fatto male a un dito. Per fortuna d’inverno non ho avuto problemi e sono riuscito a effettuare una preparazione senza intoppi e i risultati si sono subito visti».

La volata vincente di Capra a Rizza di Villafranca (VR) su Marchiori e Barbuto (foto Bi.Ci.Cailotto)
La volata vincente di Capra a Rizza di Villafranca (VR) su Marchiori e Barbuto (foto Bi.Ci.Cailotto)
Non sei il primo a segnalare problemi legati al post-covid, Hermans ad esempio raccontava la stanchezza cronica e le difficoltà di recupero…

Esattamente quel che è successo a me, mi sentivo sempre senza forze e faticavo a recuperare tra una seduta di allenamento e l’altra e tra una gara e l’altra. E’ stato un problema che mi sono portato dietro a lungo e sì che la mia età e il mio fisico dovevano avvantaggiarmi in tal senso. Solo a fine stagione ho iniziato a sentirmi bene, come prima.

Veniamo alla vittoria di domenica, che tipo di gara ti sei ritrovato ad affrontare?

Un percorso pianeggiante di 97,5 chilometri, senza grandi difficoltà, adatto all’inizio di stagione, a maggior ragione dovendo convivere con le nuove regole e l’utilizzo maggiore di rapporti. E’ stata una vittoria costruita sfruttando il lavoro di altre squadre più attrezzate, come la Borgo Molino, che avevano approntato i treni per lanciare la volata. Io ho pensato a prendere la miglior posizione possibile per uscire allo scoperto ai 200 metri e vincere.

Il gruppo della Azzali Stefen Makro durante il ritiro prestagionale. Capra è l’ultimo della fila
Il gruppo della Azzali Stefen Makro durante il ritiro prestagionale. Capra è l’ultimo della fila
Hai cambiato qualcosa nella preparazione, anche sulla base di quanto ti era successo nel 2022?

No, è rimasta sempre la stessa, il mio preparatore Paolo Alberati ha voluto mantenere la stessa impostazione in accordo con quello della squadra che è Rocchetti.

La Gand-Wevelgem si avvicina, difenderai il titolo?

Sì, anche se quest’anno non essendo prova di Nations Cup non è più solo per nazionali, ma so che la Federazione vuole comunque mandare la squadra e io sarò della partita. Quest’anno però la sfida belga non sarà l’unica, poi mi aspetta la Roubaix il giorno di Pasqua.

Ti ritroverai sul pavé…

Sì, ben diverso da quello già “assaggiato” lo scorso anno alla Gand-Wevelgem. Lì in fin dei conti è un terreno con le pietre che resta comunque abbastanza uniforme, si pedala senza grossi problemi. Quello di Roubaix è ben altra cosa, sinceramente non so che cosa aspettarmi, posso basarmi solo su quello che ho sempre visto in tv, tra l’altro noi affronteremo gli ultimi 110 chilometri della classica dei professionisti, quindi tutti i pezzi difficili li affronteremo anche noi.

La straordinaria vittoria di Capra alla Gand-Wevelgem 2022, vincendo una volata a 4
La straordinaria vittoria di Capra alla Gand-Wevelgem 2022, vincendo una volata a 4
Sinceramente pensando al pavé quanto c’è di curiosità e quanto di timore in te?

A me le gare “complicate” piacciono molto, che si pedali su sterrato, su pavé, io quando mi trovo a entrare su quei tratti mi esalto, è come se risuonassero dentro di me le note di una marcia trionfale. Non vedo l’ora che venga la Pasqua per mettermi all’opera.

Tu tra l’altro sei ancora impegnato con la scuola…

Sì, sono al quarto anno di Scienze Applicate, gli esami saranno il prossimo anno e questo in qualche modo mi aiuta in questa stagione perché pur dovendo studiare sono ancora abbastanza tranquillo, so che il prossimo sarà un anno complicato da questo punto di vista.

Tra l’altro sarà la stagione di esordio tra gli under 23.

Infatti, è un fattore quello scolastico che influirà sulle mie scelte. So che molti sono allettati dalle sirene straniere, ma a me dover passare in una squadra estera mi preoccupa molto proprio per il problema della scuola, il 2024 sarà un anno delicato. Sarebbe un problema in più da affrontare. Contatti ce ne sono già e penso che per luglio prenderò la mia decisione su dove andare, tenendo proprio in conto il discorso della doppia attività scolastico-sportiva.

Il trentino insieme a Giulio Pellizzari, suo grande amico e spesso compagno di allenamenti
Il trentino insieme a Giulio Pellizzari, suo grande amico e spesso compagno di allenamenti
Sei rimasto nello stesso team rispetto allo scorso anno, non uno di quelli di primissimo piano. Come ti ci trovi?

Siamo molto affiatati e penso che proprio questo affiatamento sia un’arma in più, domenica si è visto chiaramente, abbiamo lavorato bene e se ho vinto lo devo ai miei compagni per tutto quel che hanno fatto lungo la gara. Sono entrati nuovi ragazzi e il gruppo si è coeso maggiormente, io penso che ci potremo togliere belle soddisfazioni. Personalmente vorrei vincere un po’ di più dello scorso anno e magari strappare una maglia per i mondiali. Sperando che a Glasgow non faccia tanto caldo.

Considerate le tue caratteristiche, in quale periodo della stagione e soprattutto con quale clima ti trovi meglio?

Fisicamente non soffro molto né il caldo né il freddo, ma ho notato che vado meglio con temperature più miti, quindi a inizio e fine stagione riesco a dare il meglio di me stesso.

VC Borgo 2022

Capra come Trentin: la scuola di vita del Veloce Club Borgo

31.03.2022
4 min
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Le radici di Thomas Capra, vincitore non senza sorpresa della Gand-Wevelgem per gli juniores, affondano negli anni trascorsi al Veloce Club Borgo, la società che da tantissimi anni organizza la Coppa d’Oro. Ce ne siamo già occupati in questa veste, ma abbiamo forse lasciato un po’ da parte tutto quel che il sodalizio trentino ha fatto e fa nella promozione del ciclismo, nella costruzione di talenti. Abbiamo allora preso il telefono in mano e richiamato Stefano Casagranda, presidente della società nonché ex pro’ dalla lunga carriera.

La chiacchierata non poteva che nascere dalla grande impresa di Capra, che ha corso a Borgo fino agli allievi ed è poi passato alla Assali Stefen Makro.

«E’ ovvio che non me l’aspettavo – dice Casagranda – anche se a dir la verità un piazzamento nella top 10 era nelle sue corde e glielo avevo anche detto. Quando poi, nel corso della gara ho saputo che era nella fuga a 4, a quel punto ho pensato che potesse farcela, perché conosco quanto sia forte in quelle situazioni. Thomas ha un carattere vincente, si è visto sin dai suoi primi anni».

Capra tricolore 2018
La conquista del titolo italiano esordienti nel 2018 per Capra (foto Soncini)
Capra tricolore 2018
La conquista del titolo italiano esordienti nel 2018 per Capra (foto Soncini)
Com’era da ragazzino?

Ha sempre vinto tantissimo, più di altri nelle primissime categorie. Suo padre correva ai miei tempi, anche se rimase a livello dilettantistico. Posso anzi dire che sono più le corse che non ha vinto… Avevamo paura che, passando fra gli allievi, con un livello maggiore vincesse di meno e ne soffrisse, invece ha dimostrato di saper anche incassare le sconfitte e soprattutto di saper anche correre per i compagni, mettendo da parte le ambizioni personali.

Ha un difetto?

Diciamo che fa più fatica quando sente addosso la pressione, quando viene indicato come uno dei favoriti. Uno col suo talento avrebbe dovuto vincere titoli italiani di categoria in serie (anche se ne ha conquistati due, da esordiente 2° anno su strada e nell’omnium), invece in quelle gare soffriva quasi sempre. A Gand, partendo fra gli outsider, era nella condizione migliore e infatti i risultati sono arrivati.

Casagranda Capra 2022
Andrea Casagranda e Thomas Capra, entrambi in nazionale a Gand
Casagranda Capra 2022
Andrea Casagranda e Thomas Capra, entrambi in nazionale a Gand
Parliamo un po’ della società: quanti ragazzi ci sono?

Attualmente sono 45, fra giovanissimi, esordienti e allievi, ma siamo arrivati anche a più di 60, dai 6 ai 16 anni. La maggioranza è fatta da ragazzini, per loro il ciclismo è e deve essere un gioco, per questo cerchiamo di coinvolgere anche i genitori, perché per loro portare i bambini non deve essere un sacrificio, ma l’occasione per stare insieme. Infatti organizziamo molte occasioni d’incontro legate all’attività dei figli, in modo che si sentano coinvolti.

Veniamo alle categorie più grandi, dove avete conquistato nel complesso ben 7 titoli uno tra l’altro tuo, nel 1989 da allievo su strada…

Cerchiamo di procedere per gradi. Da esordienti iniziamo a far capire loro com’è il ciclismo agonistico, quali difficoltà comporti, che cosa richieda anche come allenamento. Da allievi iniziamo anche a farli correre non più come singoli, ma come squadra, aiutandosi l’uno con l’altro. Da noi non ci sono capitani: se una domenica si corre in favore di uno, quella dopo il leader sarà un altro e così via.

Una scuola che ha fruttato.

Beh, abbiamo avuto Matteo Trentin che ha militato con noi per 8 anni e conquistato due titoli italiani nel ciclocross, ma va ricordato anche Marco Andreaus, che sta facendo molto bene con il Cycling Team Friuli e che con noi ha vinto il tricolore allievi nel 2019. Non va dimenticato neppure Andrea Pasqualon, anche lui ha iniziato con noi. Abbiamo avuto un decennio di veri campioni e campioncini usciti dalle nostre fila. Ora però stiamo cercando di concentrarci più sui giovanissimi. Cerchiamo di fare proselitismo fra i più piccoli, chissà che non si nasconda il campione di domani.

Veloce Club Borgo 2022
Il folto gruppo del Veloce Club Borgo 2022, oltre 60 atleti in tutto
Veloce Club Borgo 2022
Il folto gruppo del Veloce Club Borgo 2022, oltre 60 atleti in tutto
L’attività viene svolta prevalentemente in zona?

Non solo. Ad esempio, con gli allievi, programmiamo sempre una trasferta in Slovenia, per ricambiare la presenza di un folto gruppo locale che partecipa sempre alla Coppa d’Oro. Inoltre partecipiamo a una gara a tappe di 3-4 giorni in Austria. Sono esperienze che per i ragazzi sono utilissime, sempre in quell’ottica che dicevo prima, correndo di squadra senza un leader predefinito.

Tra esordienti e allievi c’è un altro Capra?

Chissà, lo sapremo solo con il tempo, ma anche Thomas può e deve crescere tanto. Ricordo che da allievo era arrivato a 8 vittorie e voleva assolutamente raggiungere il mio record in società, 10 successi. Poi però si ruppe entrambe le clavicole e rimase fermo. Comunque in totale almeno una quindicina di vittorie anche nelle stagioni di magra le mettiamo insieme. Per questo devo dire grazie a tutti i tecnici, che lavorano con il cuore e per pura passione. Hanno l’unico obiettivo di veder crescere i ragazzi nella maniera giusta, e non parlo solo dal punto di vista ciclistico…

EDITORIALE / La lezione degli juniores e il rischio dell’abitudine

28.03.2022
5 min
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C’era una volta un giornalista (in realtà c’è ancora e gode di ottima salute) che passava decine di giorni l’anno accanto ai corridori: sanamente invidiato da chi, scrivendo magari su un mensile, aveva meno occasioni di essere in giro e seguire corse diverse dalle solite. Con il passare degli anni tuttavia, iniziò a farsi evidente che, nonostante tanta assiduità, quel che scriveva tendeva a restare in superficie. E se inizialmente si pensò magari a un volersi tenere buoni i vari interlocutori, approfondendo il discorso fu chiaro che la consuetudine fosse diventata abitudine, facendo venir meno in lui la curiosità e dando per scontati aspetti che invece avrebbero meritato un approfondimento.

Mondo juniores

La stessa cosa potrebbe essere avvenuta nel mondo degli juniores. De Candido, che negli anni ha ottenuto ottimi risultati, forse negli ultimi tempi aveva ristretto il campo delle sue indagini, finendo per concentrare l’attenzione su un numero sempre più ristretto di nomi e team, basando osservazioni e convocazioni sugli ordini di arrivo. L’abitudine, appunto. Le discussioni dello scorso anno e le polemiche sulla formazione della squadra per Leuven, dove comunque gli azzurri corsero in modo eccellente, non sono state dimenticate.

L’arrivo di Salvoldi

In ogni caso, alla fine della stagione scorsa e non senza stupore, la categoria è stata messa nelle mani di Dino Salvoldi. L’incarico ha avuto una doppia lettura. La versione ufficiale vuole il tecnico lombardo come unica risorsa federale in grado di ristrutturare gli juniores, valorizzando i tanti talenti con un massiccio lavoro di ricerca e raccordo tra nazionale e società. I sostenitori della versione non ufficiale si dividono a loro volta in due partiti. Coloro che mal accettavano le pressioni cui erano sottoposte le atlete e altri a chiedersi ancora se abbia avuto senso togliere il ciclismo femminile dalla gestione del tecnico plurimedagliato a tre anni dalle prossime Olimpiadi. Le tre piste hanno tutte una base di verità.

Il cittì degli juniores Salvoldi ha passato l’inverno in giro per ritiri e società (foto FCI Sicilia)
Il cittì degli juniores Salvoldi ha passato l’inverno in giro per ritiri e società (foto FCI Sicilia)

Osservazione capillare

Salvoldi si è dedicato al nuovo incarico con l’impegno che nessuno ha mai messo in dubbio. E’ stato lontano dalle interviste finché non ha raccolto un congruo bagaglio di conoscenze e durante l’inverno ha fatto per due o tre volte il giro d’Italia, incontrando tecnici e atleti e seguendo i loro allenamenti. Non avendo riferimenti, non c’è stata abitudine a limitare il suo orizzonte.

«Ho trovato dei direttori sportivi molto più preparati e disponibili di quel che mi dicevano – ci ha raccontato alla Ballero nel Cuore della scorsa settimana – e con loro ho potuto ragionare di tutta una serie di tematiche».

«Mi sono basato – ha detto ieri sera a Filippo Lorenzon, dopo la vittoria azzurra alla Gand-Wevelgem juniores – sui risultati dei ragazzi del 2004 raccolti la scorsa stagione. Li ho incrociati con i discorsi fatti con i rispettivi diesse e sono andato a vederli in allenamento e in gara, anche se ho avuto una sola gara a disposizione».

Capra non c’era

Capra non c’era all’apertura toscana, avendo debuttato in Veneto al Circuito delle Conche, mentre l’anno scorso ha ottenuto 8 vittorie fra gli allievi. Chi si sarebbe mai sognato, al netto della sostituzione dell’ultima ora, di portare uno junior di primo anno alla Gand?

Ugualmente è finito nei radar del tecnico azzurro e ha vinto la classica di Coppa delle Nazioni, come anni addietro era riuscito a Samuele Manfredi. Se questo sarà ancora l’approccio di Salvoldi anche per il futuro (abbiamo pochi dubbi al riguardo, essendo Dino un tecnico vincente e poco incline all’abitudine), allora la scelta della Federazione sarà stata lungimirante oltre ogni altra ipotesi. In fondo sino a un certo punto, anche De Candido è stato spinto dalla stessa curiosità, poi fisiologicamente ha probabilmente perso un po’ della sua spinta. Come accadde a quel collega da cui il discorso ha preso il via.

L’abitudine è deleteria. Forse per questo sarebbe meglio dare il via a una rotazione organica dei tecnici, affinché essi stessi abbiano nuovi stimoli e dal trapasso di nozioni e dalla voglia di scoprire altri aspetti, spariscano i legacci e le consuetudini che inaridiscono il terreno. Non è forse vero che anche nei campi la rotazione delle colture è il modo migliore per avere costantemente ricchezza nel raccolto?

Capra come Girmay. Vince la corsa che non doveva fare…

28.03.2022
4 min
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La Gand-Wevelgem di ieri non stata solo quella di Biniam Girmay ed Elisa Balsamo. E’ stata anche quella di Thomas Capra, ragazzino della Assali Stefen Makro che vestiva i colori azzurri della neonata nazionale juniores di Dino Salvoldi.

E come spesso accade anche la sorte ci mette un po’ lo zampino. Sapete cosa hanno in comune Girmay e Capra? Oltre ad essere ciclisti, oltre a vincere in volata su un gruppetto ristretto, nessuno dei due doveva partecipare alla Gand inizialmente. E che volata.

«Ci ho provato anche a una ventina di chilometri dall’arrivo insieme ad un compagno – ha detto Capra – ma ci hanno ripreso. In volata ai 150 metri ho rischiato di restare chiuso alle transenne ma mi sono fatto spazio». Il che è più che plausibile visto il fisico possente.

Thomas Capra (classe 2005) veste i colori della Assali Stefen Marko
Thomas Capra (classe 2005) veste i colori della Assali Stefen Marko

Capra come Girmay

Salvoldi sta per rientrare in Italia con i suoi ragazzi quando riusciamo a parlarci. E’ felice. Il tono della voce non tradisce il suo stato d’animo. Anche se Dino mantiene la sua proverbiale compostezza. Non era facile mettere su una nazionale con una sola corsa nelle gambe dei ragazzi, visto che in Italia la stagione si è aperta solo domenica 20 marzo.

«Ho avuto una sola corsa per farmi un’idea – spiega Salvoldi – però ho girato tanto per l’Italia nei mesi precedenti, ma questa sola corsa quasi non mi è servita. Per regolamento infatti le iscrizioni chiudevano prima. Così mi sono basato sui risultati dei ragazzi del 2004 raccolti la scorsa stagione. Li ho incrociati con i discorsi fatti con i rispettivi diesse e sono andato a vederli in allenamento e in gara (era alla Ballero nel Cuore, ndr). Quindi ho portato tutti dei secondo anno. Tranne Capra che è un primo anno».

E qui si capisce perché l’eccezione conferma la regola e perché Thomas neanche doveva esserci. 

«Avevo a disposizione sei titolari e tre riserve. Al momento di partire c’è stato un positivo al Covid e così ho voluto fortemente Thomas Capra.

«E’ da questo inverno che lo vedo lavorare in pista. Un mese e mezzo in cui l’ho visto crescere, migliorare. E’ un ragazzo determinato e in condizione. Mi sono preso un rischio, ma lui è stato bravo. Però parlare dei singoli… non mi sembra troppo corretto: i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di squadra».

I sei ragazzi azzurri schierati da Salvoldi alla Gand
I sei ragazzi azzurri schierati da Salvoldi alla Gand

Tutto secondo programma

E infatti se si va a ricucire il film della corsa si capisce perché Savoldi parli molto del team.

«Non è stato facile – dice Salvoldi – perché i miei ragazzi avevano una sola gara nelle gambe, mentre gli altri già correvano da un mese. Senza contare che erano alla prima esperienza in Belgio. Hanno seguito alla lettera le mie indicazioni. Gli ho detto di stare a ruota dei ragazzi delle squadre locali, Belgio, appunto, ma anche Olanda e Francia che sanno come si corre lassù. Avevo diviso i compiti in due terzetti. Dopo i passaggi sulle prime cotes ho visto che eravamo l’unica squadra con ancora tutti e sei gli uomini e così ho detto loro di entrare nelle fughe con uno degli atleti più veloci e di mantenerne uno in gruppo in caso di volata. E così è andata.

«Parlare dopo è facile, ma alla fine è andata come mi aspettavo e con lo stesso epilogo, più o meno, degli altri anni, vale a dire con un gruppetto che si gioca la volata».

Dopo tanti anni con le donne, anche le juniores, chiediamo a Salvoldi se ci sono analogie tra il ciclismo femminile e quello maschile degli juniores.

«Rispetto alle loro coetanee assolutamente no. Il livello medio del gruppo è molto più alto. Semmai si  sarebbe potuto fare un paragone con quello elite femminile, ma di qualche anno fa. Adesso le donne elite sono cresciute moltissimo e il loro ciclismo somiglia molto di più a quello maschile dei pro’».

Dalla moto, il cittì Salvoldi ha seguito i ragazzi alla Ballero nel Cuore
Dalla moto, il cittì Salvoldi ha seguito i ragazzi alla Ballero nel Cuore

Verso la Roubaix

E adesso si mette nel mirino la prossima classica: la Parigi-Roubaix, ma anche stavolta i giochi per Dino sono quasi fatti.

«Le iscrizioni per la seconda prova della Coppa delle Nazioni (la Roubaix appunto, ndr) chiudono domani, quindi di base sarà una nazionale costruita ancora sui dati del 2021. Me la dovrò studiare bene, anche perché la Roubaix è nuova anche per me. E’ un po’ una corsa a sé stante.

«Le cose – ha aggiunto il cittì – cambieranno dalle Ardenne, a primavera inoltrata, quando finalmente avrò l’occasione di vedere i ragazzi in gara. Perché è quando lo vedi in corsa, quando lo vedi relazionarsi con la squadra che capisci davvero il valore e la personalità di un atleta. Il mio obiettivo è quello di ruotare più atleti possibili, perché come ho sempre ritenuto, anche se vince uno solo, il ciclismo è uno sport di squadra».