Punto juniores, perché la nazionale non viaggia più?

13.09.2021
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E’ tutto un ribollire, una storia di pressioni e scarsa visione, solo che finora non se ne era accorto nessuno. La categoria juniores è nell’occhio del ciclone e non per una speculazione giornalistica. E’ bastato far notare che dalle medie si può passare dritti all’università del ciclismo (quindi da junior si può finire in una professional o in continental e di qui dritti al professionismo) per rendersi conto che si rischia ogni anno di mandare di là ragazzi non ancora pronti. Che vengono fatti correre oltre il dovuto, pensando alla performance e poco alla formazione. Quando poi sul mucchio ha sparato De Candido dopo gli europei, si è capito che le pressioni non si fermano all’ambito ristretto delle squadre, ma probabilmente nascono più in alto. Da un modo di inquadrare e gestire il movimento che non è più in linea con i tempi.

Secondo Bardelli, il confronto con il suo Svrcek ha aiutato tanti juniores italiani a crescere
Secondo Bardelli, il confronto con il suo Svrcek ha aiutato tanti juniores italiani a crescere

«Sono vent’anni che faccio gli juniores – dice Andrea Bardelli del Team Franco Ballerini – e sono vent’anni che sento De Candido fare gli stessi discorsi. Dei corridori che devono prendere più vento in faccia. Che sono viziati. E che fanno solo le corse del campanile. Noi quest’anno abbiamo corso in Austria, in Francia e in Slovacchia. Proprio ora sto mandando i bollettini per la Parigi-Roubaix, ma la nazionale italiana non l’abbiamo mai vista. Siamo gli unici ad avere il tecnico stipendiato. Come mai, visto che ad esempio in Austria ti pagavano tutto?».

Lo stress non aiuta

Si apre un altro capitolo e noi siamo pronti, per dare alla nuova federazione gli spunti necessari per riformare e gestire una categoria da cui dipende il futuro del professionismo. Lo ha detto Andrea Morelli e lo ha ribadito ieri Ivan Basso alla Coppa d’Oro: lo stress nelle categorie giovanili impedisce il trend di crescita dell’atleta. E non possiamo proprio permetterci di perdere per strada dei talenti a causa di tecnici che spingono troppo.

Nel gruppo degli juniores ci sono atleti seguiti bene e altri al centro di troppe pressioni (foto Scanferla)
Nel gruppo degli juniores ci sono atleti seguiti bene e altri al centro di troppe pressioni (foto Scanferla)
Siete davvero fra i pochi…

Siamo gli unici, grazie a Citracca e Scinto che ci danno la logistica e qualche soldo per fare le nostre trasferte. Girando per l’Europa si vedono tante cose. Ci siamo resi conto che i francesi nelle loro gare corrono senza i rapporti limitati. Noi non li abbiamo cambiati e ci andavano via in pianura e in discesa. Chiaro che quando poi vengono al Lunigiana, hanno quel guizzo di potenza in più che gli permette di fare la differenza in salita.

Si dice che da noi alcune squadre facciano allenare gli juniores con il 53×11…

Lo so anche io, ma noi non lo facciamo. E non sono a favore dell’apertura dei rapporti. A me va bene la limitazione, ma bisogna ragionare di tutto. Andare a vedere per capire. Gregoire che ha vinto l’europeo ha la doppia tessera, grazie alla federazione francese. Corre con la sua squadra di club e va a fare le trasferte con la AG2R, che prende i migliori da tutta Europa, al punto che quest’anno ha già fatto più di 60 corse. Confrontarsi con loro non è sempre utile, perciò prima di sparare sui ragazzi bisognerebbe sapere chi hanno davanti.

La prova dei nostri juniores a Trento non è dipesa soltanto dalla loro… distrazione
La prova dei nostri juniores a Trento non è dipesa soltanto dalla loro… distrazione
Secondo te perché la nazionale non fa più le trasferte di un tempo?

Bisognerebbe capirlo, soprattutto quelle pagate. La Coppa delle Nazioni ormai è ridotta a due sole prove e una non l’abbiamo fatta. Il confronto fa crescere. Credo che doversi confrontare tutte le settimane con il nostro Martin Svrcek abbia fatto bene anche ai corridori italiani. Se ieri Pinarello ha vinto il Buffoni (in apertura il veneto vince a Monte Corno, foto Scanferla, ndr) è anche grazie a questo confronto ad alto livello. Per cui, se non andiamo fuori noi, permettiamo agli stranieri di venire a correre in Italia.

Si potrebbe pensare che siano discorsi di uno che vuole fare risultati fini a se stessi…

Ma è l’esatto opposto. Stiamo portando Martin in giro per l’Europa perché passerà in una WorldTour e deve essere pronto. Ma qualsiasi ragazzo che vada a correre fuori impara come si sta in un albergo e cosa sia la borsa del freddo. Il problema di chi li spreme è nel direttore sportivo. Se ne trovi uno che li porta a fare 20 corse al mese, la Federazione deve intervenire. Limitare il numero di corse. Durante l’inverno si parla di salvaguardare i talenti, poi invece…

Cosa?

E poi scopri che fino a cinque giorni prima dell’europeo non sai chi lo correrà. Stessa cosa per il mondiale. La Francia aveva individuato a giugno il gruppo di lavoro, coni ragazzi per europei e mondiali. E non c’entra il fatto delle corse di campanile.

Il livello di prestazione fra gli juniores non vale quanto costruire una buona esperienza (foto Scanferla)
Il livello di prestazione fra gli juniores non vale quanto costruire una buona esperienza (foto Scanferla)
Il confronto superiore aiuta di certo, però.

Ma cosa devono fare i ragazzi? Se i direttori sportivi sono vecchi e non ci pensano oppure non hanno budget, la colpa è degli atleti? Allora perché non raccogliere un po’ di soldi dalle professional italiano per mandare a correre all’estero gli italiani migliori? Trovo io le corse. Ma i corridori ci sono. lo stesso Svrcek me lo dice sempre.

Cosa ti dice?

Che ci sono almeno sei o sette italiani di altissimo livello.

Ma allora il punto è cosa si vuole da uno junior…

Esatto, la mia domanda da un pezzo. Lo vuoi tutelare? Allora non lo porti a fare il mondiale in pista e poi a correre su strada senza dargli riposo. Lasciamo stare le prestazioni della domenica e facciamoli crescere globalmente. Con le gambe e con la testa. Io non so se cambierà qualcosa e se la Federazione sarà gestita come un’azienda. Ma gli juniores non si possono gestire come operai. Di questo sono sicuro.

Tokyo passa il testimone a Parigi 2024, prime anticipazioni

06.08.2021
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Un’Olimpiade all’insegna del ciclismo. I Giochi di Tokyo volgono al termine, ma noi vogliamo farvi sognare e pensare già a quello che accadrà tra tre anni, ovvero l’edizione di Parigi 2024 che si prefissa l’obiettivo di aprire le porte come non mai agli appassionati delle due ruote, un bel messaggio di ripartenza dopo quella che speriamo sia l’unica avventura a cinque cerchi stravolta dalla pandemia.

Gran Fondo olimpica

Una delle novità più sensazionali proposta dal Comitato organizzatore per chi ama la bici è che ci sarà una sorta di Gran Fondo sul percorso olimpico aperta a tutti, in stile maratona di New York assicurano gli organizzatori, con tempi e modi ancora da definire, anche se l’idea sarebbe di farla persino lo stesso giorno di coloro che si giocheranno le medaglie olimpiche. Un’idea visionaria che già ci proietta lì, sognando di essere in griglia e vi promettiamo di darvi maggiori ragguagli appena ce li forniranno.

Ciclismo al centro

«Come sapete, il ciclismo è uno sport molto importante per la Francia e avrà differenti location per le sue prove – ci risponde Tony Estanguet, presidente del Comitato organizzatore di Parigi 2024 nonché tre volte campione olimpico nella canoa – la Bmx freestyle sarà a Place de la Concorde, poi utilizzeremo strutture già esistenti come il velodromo per le prove su pista, perché come sapete il nostro concetto è di utilizzare la maggior parte di strutture già esistenti per tutti gli sport. Vi prepariamo anche qualche bella sorpresa per gara su strada, perché Parigi è Parigi e creeremo un tracciato davvero spettacolare che scoprirete l’anno prossimo».

Tre anni a Parigi 2024 e già suggestioni enormi
Tre anni a Parigi 2024 e già suggestioni enormi

Tutti in bici

La sindaca Anne Hidalgo rilancia: «Faremo fare tantissima bici anche agli spettatori, grazie alle nostre piste ciclabili che stiamo ampliando, così ci potrà spostare ovunque su due ruote. E anche ai giornalisti».

Insomma, cominciate a segnarvi le date e gonfiate le gomme delle vostre biciclette: Parigi vi aspetta dal 26 luglio all’11 agosto 2024 per l’Olimpiade e dal 28 agosto all’8 settembre 2024 per la Paralimpiade.

Un altro belga che vuole farci a fette: si chiama Segaert

05.08.2021
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La recente chiacchierata di bici.PRO con Andrea Bardelli, diesse del Team Franco Ballerini, formazione juniores toscana che espatria volentieri per correre e confrontarsi con gli altri (e per scoprire nuovi talenti), ci ha dato uno spunto per interpellarlo mentre è a Livigno con Martin Svrcek e altri ragazzi. Il tecnico toscano a metà luglio è stato col suo team al Medzinárodné Dni Cyklistiky, in Slovacchia. Si tratta di una gara a tappe di tre giorni vinta dal diciassettenne ceco Milan Kadlec, figlio d’arte ed omonimo dell’ex pro’ cresciuto in Italia tra i dilettanti nell’allora Brunero e poi visto per cinque stagioni tra Mobilvetta, Lampre e Vini Caldirola. Bardelli è reduce anche dalla trasferta in Austria alla Internationale Juniorenrundfahrt, altra corsa di tre tappe. Proprio leggendo la classifica della gara austriaca, abbiamo ritrovato il nome di un ragazzo straniero che in Italia quest’anno ci ha già vinto e che Bardelli conosce bene: Alec Segaert in forza al team Gaverzicht Be Okay.

Segaert ha da poco vinto la Internationale Juniorenrundfahrt in Austria
In Austria Segaert ha da poco vinto la Internationale Juniorenrundfahrt

Corridore internazionale…

Il belga, 18 anni ed ex triathleta, si era già messo in mostra da allievo nel 2019 in Azerbaijan all’Eyof, le Olimpiadi estive giovanili europee che si tengono ogni due anni dal 1991. In quell’occasione chiuse al quarto posto sia a crono che in linea (dove secondo in entrambe le gare finì Dario Igor Belletta). Nel 2020 ha fatto poche gare, ma quest’anno sta raccogliendo buoni risultati.

A metà luglio Segaert ha chiuso al secondo posto nel campionato nazionale a cronometro, dietro a Cian Uijtdebroeks (nuovo fenomeno che ha già firmato un triennale con la Bora Hansgrohe). Dieci giorni più tardi in Austria ha vinto la prima frazione e la classifica generale sul padrone di casa Alexander Hajek, tra l’altro compagno di squadra di Uijtdebroeks, altro nome da tenere sotto osservazione.

Ma dicevamo appunto che il pubblico italiano ne ha sentito parlare lo scorso 30 maggio a Stradella. Sull’ondulato circuito ricavato dal finale della tappa del Giro d’Italia vinta da Bettiol, Segaert ha conquistato per distacco il Trofeo Cinerari-Siori. Quel giorno Bardelli, sebbene fosse in corsa col suo Team Franco Ballerini, aveva dato supporto logistico e tattico al belga.

A maggio Segaert ha vinto a Stradella per distacco con lo stesso finale della tappa del Giro
Quest’anno Segaert ha vinto a Stradella per distacco con lo stesso finale della tappa del Giro
Andrea raccontaci questa domenica di fine maggio…

Insieme ad Alec c’era anche Lorenzo Masciarelli (figlio di Simone e nipote di Palmiro entrambi ex pro’, che corre per la belga Bert Containers Pauwels Sauzen, ndr). Entrambi volevano correre perché in Belgio non avevano organizzato gare a causa del covid e l’attività sarebbe ripresa solo a fine giugno. Così li siamo andati a prendere all’aeroporto, hanno dormito con noi la sera prima e sono rimasti con noi nei giorni successivi. I regolamenti italiani consentono agli atleti tesserati all’estero di poter disputare al massimo tre gare regionali e così abbiamo sfruttato il periodo a cavallo del 2 giugno. A Stradella comunque non è andata male per loro: Alec ha vinto e Lorenzo ha fatto quarto.

Bardelli ha conosciuto Segaert agli europei 2020 di Plouay
Bardelli ha conosciuto Segaert agli europei 2020 di Plouay
Come è nato il contatto con Segaert?

Sono tanti anni che sono con gli junior e sia la mia esperienza che la mia indole relazionale mi hanno portato a conoscere Alec. L’incontro è avvenuto l’anno scorso al campionato europeo di Plouay dove io ero presente con Ponomar. Da allora sono rimasto in contatto con lui attraverso suo fratello Loic, anch’egli ex corridore. Loic è il suo preparatore atletico e gli fa anche un po’ da manager. Fra di noi la stima reciproca è cresciuta. E ho anche un simpatico aneddoto se volete.

Racconta pure…

Ero alla gara in Austria con Martin Svrcek e la sua nazionale. Gli ultimissimi istanti della prima tappa, vinta da Alec in solitaria, li ho fatti vivere in diretta a Loic con una videochiamata whatsapp. Dovevate vedere e sentire la sua gioia. Ero emozionato anch’io e queste sono le belle cose del ciclismo in queste categorie.

Seconda tappa della corsa dedicata in Belgio a Philippe Gilbert: Segaert in fuga
Seconda tappa della corsa dedicata in Belgio a Philippe Gilbert: Segaert in fuga
Che tipo di corridore è?

E’ il classico passista belga, potente, che va molto forte anche a cronometro. Deve ancora definirsi e deve migliorare anche nella guida della bici, perché soffre ancora un po’ in alcune curve, però è un prospetto molto interessante. Non mi stupirei fra qualche anno di vederlo in un ordine d’arrivo tra i pro’ nelle classiche del Nord. Mentre stavo andando a Livigno mi sono fermato a Trento per vedere il percorso degli europei in linea e a crono. Appena visionati, l’ho chiamato e gli ho spiegato che il tracciato si addice alle sue caratteristiche. Se ci arriva in condizione può salire sul podio.

A proposito, nella cronometro del campionato belga è arrivato dietro a Uijtdebroeks di 16”. Lui è veramente il nuovo Evenepoel come dicono?

Non so se lo sia, ma se una WorldTour come la Bora lo ha subito messo sotto contratto per tre anni significa che qualcosa di molto buono c’è. Personalmente lo avevo visto dal vivo l’anno scorso alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Ad un certo punto ha lasciato tutti lì. Si è fatto 50 chilometri di fuga solitaria e ha vinto.

Segaert è il classico passistone potente belga, un uomo da Nord
Il giovane è il classico passistone potente belga, un uomo da Nord
Segaert sarebbe potuto essere un tuo corridore qui in Italia, invece?

Invece nulla, per colpa di vincoli federali che non ci consentono di tesserare più di uno straniero. Quando l’ho conosciuto lui non aveva ancora deciso se venire da noi ed io nel frattempo avevo già contatti con Svrcek. Purtroppo ho dovuto fare una scelta, ma mi è dispiaciuto molto non averlo potuto prendere. Questa regola andrebbe cambiata, anche tra una regione e l’altra, perché se uno junior, prima categoria internazionale, vuole coltivare il sogno di fare il ciclista non può avere queste limitazioni. Ci sono certi controsensi assurdi ma ormai non lo ripeto nemmeno più.

Correre all’estero serve e si può fare. La Ballerini insegna

30.07.2021
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Fatti, non parole. La Franco Ballerini, squadra juniores diretta dal diesse Andrea Bardelli, è una delle “mosche bianche” che va a correre anche all’estero. E così facendo mette in pratica quello che in tanti declamano: cioè fare attività internazionale.

Proprio qualche giorno fa il cittì degli U23, Marino Amadori ci aveva detto della necessità che le nostre continetal andassero di più oltre confine. «E’ anche da lì che passa la crescita», ci aveva detto Amadori. Ed è lo stesso concetto che sostiene Bardelli.

Martin Svrcek (a destra) ha vinto la 3ª tappa. Sfortunato nella crono iniziale: tra i pochissimi a correre sotto la pioggia
Martin Svrcek (a destra) ha vinto la 3ª tappa. Sfortunato nella crono iniziale: tra i pochissimi a correre sotto la pioggia

In Slovacchia…

Qualche settimana fa la Franco Ballerini ha caricato nel furgone quattro ragazzi, tra cui lo slovacco Martin Svrcek, e li ha portati proprio in Slovacchia per la Medzinárodné Dni Cyklistiky. Sei giorni di trasferta, tre di gara: emozioni per i ragazzi, esperienza per il corridore che c’è in loro.

«Sono 20 anni che faccio il tecnico tra gli juniores – spiega Bardelli – ed è dal 2008 che andiamo all’estero. Fu proprio Franco Ballerini a darci questo imput, a trasmetterci l’esigenza di aprirci. Pensate, quell’anno in Slovenia vidi un giovanissimo Sagan, correva con delle scarpe che sembravano ciabatte. Questo nostro fare è la famosa crescita di cui tanti parlano, ma pochi fanno. E non lo si fa per i risultati, ma per accumulare esperienza, per saggiare nuovi terreni e altri modi di correre. E’ la nostra politica, ma posso dire che così facendo ho 15 ragazzi che sono passati da noi e che sono arrivati fino alle WorldTour».

La Medzinárodné Dni Cyklistiky si correva quasi al confine con la Repubblica Ceca
La Medzinárodné Dni Cyklistiky si correva quasi al confine con la Repubblica Ceca

Sognando la Roubaix

«Quest’anno – continua Bardelli – chiuderemo la stagione con quattro gare all’estero: che poi in realtà saranno ufficialmente tre perché in Austria ci si è andati con la Nazionale. Dovevamo fare la Kuurne-Bruxelles-Kuurne in Belgio in primavera, ma è stata annullata. Siamo stati in Slovacchia e poi andremo in Svizzera ad Aigle. Il regolamento della nostra Federazione ci limita a quattro giorni di gara oltre confine per ragazzo. Facendoli girare li ho portati quasi tutti. Ma è una regola che vale solo da noi. Le chiamano corse a tappe, ma di fatto sono delle due, tre giorni.

«Dovrebbero venire anche i tecnici a vedere cosa c’è oltre le nostre gare. Il ciclismo va avanti. E’ cambiato. Abbiamo visto un livello organizzativo elevato. Il ciclismo non è più solo da noi. Anzi, forse siamo rimasti anche un po’ indietro. Che poi è bello, perché andando fuori, conosci gente, fai amicizie e ti arriva anche qualche invito».

Bardelli inoltre ci confida che le trasferte 2021 potrebbero non essere finite qui. La Parigi-Roubaix infatti ha annunciato la gara juniores per il 3 ottobre e loro hanno fatto richiesta. Si spera che con questo nome gli organizzatori della corsa del pavé non restino insensibili.

Grande impegno e passione da parte dello staff nel seguire gli atleti
Grande impegno e passione da parte dello staff nel seguire gli atleti

Costi non elevati

«A me – riprende Bardelli – criticano perché ogni anno prendo un corridore straniero. Mi dicono che lo faccio per i risultati, ma non è per quello. All’estero, soprattutto le squadre che sono legate alle WorldTour, ne hanno tanti di atleti stranieri. L’Ag2R per esempio ha corridori juniores di 8 nazionalità differenti.

«E anche sui costi si deve fare qualcosa. Per andare a fare il Liberazione, un giorno di gara, dalla Toscana a Roma, tra viaggio, vitto e alloggio abbiamo speso 1.000 euro. Per andare a correre a Pisa, un’ora di macchina dalla nostra sede, si spenderanno domenica prossima 100 euro solo di pranzo (12 euro a pasto, tra corridori e tecnici, ndr). Per andare in Slovacchia ho speso meno. Vitto e alloggio erano compresi e ci hanno dato anche un piccolo rimborso. Non è possibile che all’estero una tessera juniores costi 5 euro e da noi ne servano 80. Oltre ai 700 euro per l’affiliazione e ai 120 euro per la tessera di un tecnico. Le federazioni straniere danno degli incentivi perché le squadre juniores facciano attività internazionale».

La Ballerini non era l’unico team straniero presente in Slovacchia. Ecco per esempio la Lux Specialized, una U19 statunitense
La Ballerini non era l’unico team straniero presente in Slovacchia. Ecco per esempio la Lux Specialized, una U19 statunitense

E i ragazzi?

E in tutto ciò a guadagnarci una volta tanto sono i ragazzi. Quando superano i confini italiani sono emozionati e gasati.

«Sono eccitati quando li porti fuori – conclude Bardelli – Per loro sono le prime esperienze lontani da casa. Sembrano partano per il Tour! Sono tesi, ci tengono a fare bene. E poi è un modo per confrontarsi con altri ragazzi. Se corri costantemente in Italia o nelle regioni limitrofe gli iscritti sono sempre quelli.

«Io invece voglio che imparino a stare in giro, ad avere dimestichezza con gli hotel, con gli orari da rispettare, sul cosa portarsi dietro, a prepararsi la borsa del freddo… Senza contare i benefici che ne traggono sul piano fisico. Un ragazzo in Slovacchia non è andato benissimo, anche se ha lavorato molto per la squadra, ma quando è tornato in Italia nella corsa successiva è andato molto forte».

Eroica Juniores, indovinate un po’? Ha vinto Svrcek

16.05.2021
3 min
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Chissà se per un sentore o una premonizione, sta di fatto che di Martin Svrcek vi avevamo parlato ieri subito dopo aver presentato l’Eroica Juniores. Il ragazzo di Zilina, la stessa città di Peter Sagan, era rientrato da poco da un test sul percorso della nuova classica toscana e ci aveva raccontato che il percorso gli piaceva, perché era duro al punto giusto. E oggi, a distanza di 24 ore, come il miglior Sagan, lo slovacco si è preso la corsa in volata (in apertura premiato da Franceschelli, sindaco di Montalcino). 

Martin Svrcek in testa al gruppo sulla strada bianca
Martin Svrcek in testa al gruppo sulla strada bianca

Tempismo perfetto

Ha vinto battendo in volata Giulio Pellizzari dell’UC Foligno con il quale aveva preso il largo negli ultimi 30 chilometri di percorso.

«Sono molto felice – ha detto dopo l’arrivo – abbiamo messo nel mirino questa corsa da un mese ed è una vittoria da sogno. Appena è uscita la notizia, ho pensato di volerla vincere perché mi è subito sembrata una corsa importantissima. Ma non è stato facile vincere il duello con Pellizzari. Avevo notato la sua forza nelle corse precedenti e sapevo che mi avrebbe dato filo da torcere fino agli ultimi metri. A 3 chilometri dall’arrivo, ci siamo stretti la mano, perché ci siamo affrontati con grande lealtà. Sapevo di essere un po’ più veloce, dunque ho aspettato fin quasi al traguardo. Questa è la mia sesta vittoria stagionale, sto bene, avevo vinto anche ieri una cronometro di 18 chilometri a Cotignola. Dedico la vittoria a tutto il team e alla mia famiglia che è venuta qua a vedere la corsa».

Nicolò Severa della A.S. Roma-Coratti, sesto all’arrivo
Nicolò Severa della A.S. Roma-Coratti, sesto all’arrivo

L’onore delle armi

Pellizzari in effetti ci ha provato, ma alla fine c’è stato poco da reclamare, essendo stato battuto da uno dei corridori più in forma del gruppo.

«In effetti – ha detto – sono comunque soddisfatto per il secondo posto in una corsa che nasce già classica. Sapevo di essere battuto allo sprint, così ho provato a staccarlo lungo la salita finale, ma non sono riuscito».

La fuga a due si è sviluppata lungo il terzo settore di strada bianca, quello di Sesta, con i primi due che hanno respinto definitivamente gli inseguitori nel quarto ed ultimo settore di Argiano. Infine lo sprint lungo il basolato che porta all’arrivo di piazza del Popolo, il salotto più bello di Montalcino, ha premiato lo slovacco del Team Franco Ballerini.

Sul podio con il vincitore Martin Svrcek, il secondo Pellizzari e il terzo Romele
Sul podio con il vincitore Martin Svrcek, il secondo Pellizzari

In 73 al traguardo

I corridori al via sono stati 176, appena 73 quelli arrivati, come maschere di fango, nel cuore di Montalcino.

«Oggi abbiamo visto una gara di grande ciclismo – ha detto a caldo Giancarlo Brocci – interpretato da giovani bellissimi. Ma direi che tutti sono stati straordinari nell’impegno che hanno messo sin dalla partenza da Siena. Ecco la più bella gioventù».

Adesso a Montalcino è finalmente tutto pronto per accogliere il Giro d’Italia, ma la gara juniores è già entrata nel cuore e probabilmente diventerà una classica nel calendario degli juniores. Il primo assaggio non ha fatto che stuzzicare l’appetito di tutti. 

Ecco Svrcek, junior volante dal paese di Sagan

15.05.2021
5 min
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Dovremmo imparare a pronunciare il suo nome e non è facile! Il ragazzo di cui parliamo si chiama Martin Svrcek, è uno juniores e corre nella fila della Franco Ballerini, diretta da Andrea Bardelli. E’ arrivato in Italia quest’anno e ha praticamente sbaragliato la concorrenza con otto podi in nove gare. Con Alberto Bruttomesso e Dario Igor Belletta si sta spartendo il bottino della categoria.

La squadra si è messa volentieri al suo servizio (Martin ha la mantellina in bocca)
La squadra si è messa volentieri al suo servizio (Martin ha la mantellina in bocca)

Alla Strade Bianche

L’altroieri il giovane corridore era a provare la Strade Bianche. Domani andrà in scena la prima edizione per gli juniores, da Siena a Montalcino, e potrebbe quasi essere una micro anticipazione di quel che succederà pochi giorni dopo con i pro’ del Giro d’Italia.

«E’ un percorso che mi piace e mi sembra molto duro – ci dice Svrcek di ritorno dal sopralluogo –  è davvero un bel tracciato con panorami bellissimi ma penso che sia il più difficile su cui abbia mai corso. Ci sono molte salite su strade sterrate, ma credo che anche che il vento giocherà un ruolo importante.

«A me piacciono le salite, ma se mi chiedete se sono uno scalatore rispondo che non sono sicuro di cosa sia. Credo che nella categoria junior devi essere tutto».

Poche parole ma sicure quelle dello slovacco, che sembra già sapere cosa vuole.

Svrcek è nato il 17 febbraio del 2003
Svrcek è nato il 17 febbraio del 2003

Dall’hockey alla bici 

La sua storia con il ciclismo inizia per caso. Durante un’estate la bici è piombata nella sua vita in quanto mezzo di preparazione a quello che all’epoca era il suo sport, l’hockey. 

«Giocavo ad hockey sul ghiaccio, durante un’estate stavo andando in bicicletta per allenarmi, ma ho capito che forse mi piaceva anche più dell’hockey. Per due anni ho conciliato tutte e due gli sport e quando avevo 13 anni ho ha deciso di praticare solo ciclismo».

Hockey su ghiaccio, quindi pattinaggio, quindi grande equilibrio. Di sicuro Martin ha sviluppato grandi doti propriocettive, un po’ come se fosse andato in Mtb e si potrebbe quasi azzardare un paragone con il passato di Roglic.

Il connazionale Peter Sagan è l’idolo di Svrcek
Peter Sagan è l’idolo di Svrcek

Sulle tracce di Sagan

Martin viene da Zilina, il paese di un certo Peter Sagan. E quando ha iniziato a correre lo ha fatto proprio con l’Academy del tre volte campione del mondo.

«Chiaramente Peter è il mio idolo, è slovacco come me ed è il miglior ciclista del mondo! L’ho conosciuto quando ero nella sua Academy. Non ho una foto qui sullo smarthopne, ma ce l’ho a casa».

Tutto sembra facile per Martin. Una grande potenza, facilità d’azione e risultati che arrivano. Anche se nella prima gara qualche difficoltà l’ha avuta. Secondo Bardelli perché il nostro modo di correre era un po’ diverso. «Un po’ troppo da professionisti e forse non è un bene – commenta il diesse toscano – ma è così. Svrcek invece era abituato a correre in modo più garibaldino». 

«Vero – replica lui – ma niente di importante. Solo che tutti mi stavano guardando e quando attaccavo, mi hanno inseguito. Quando invece attaccavano gli altri, non li seguiva nessuno. Poi però ho capito meglio». E infatti dalle gare successive la squadra si è messa a lavorare per lui.

I compagni lo apprezzano, anche perché Martin nonostante parli ancora poco italiano cerca di sforzarsi, di stare insieme, di condividere. E’ conviviale. Per esempio spartisce i premi che si conquistano alle corse anche se il finalizzatore è lui.

«Mi sento davvero alla grande in Italia, tutto è perfetto. Mi piace anche la pizza, ma per me la cosa migliore sono il caffè e il gelato, soprattutto quello al pistacchio».

La Franco Ballerini a Roma prima del Gp Liberazione
La Franco Ballerini a Roma prima del Gp Liberazione

Parola al ds Bardelli

Già ma come ci è arrivato Martin in Italia? Ce lo spiega Bardelli.

«Ero su internet a curiosare tra gli ordini d’arrivo all’estero – dice il tecnico – una cosa che faccio spesso. E avevo notato questo ragazzo che già da allievo andava bene. Da quelle parti le gare di allievi sono già di buon livello e così tramite Stojnic (il pro’ della Vini Zabù, team vicino alla Ballerini, ndr), slovacco anche lui, abbiamo avviato i contatti. Era intorno al 10 di novembre e praticamente in 5-6 ore abbiamo fatto tutto. Aveva trovato un accordo con un’altra squadra ma quando gli si è proposto di venire in Italia, ha cambiato subito idea».

Adesso Svrcek vive a Rufina, in un appartamento che gli ha preso la squadra, sta con Alessandro Iacchi altro pro’ alla corte di Luca Scinto. I due escono praticamente sempre insieme e si aiutano anche per fare il dietro motore: una volta guida uno e una volta tocca all’altro.

«E’ un bello sforzo per noi della Franco Ballerini – spiega Bardelli – ma anche il Comune di Rufina ci dà una mano. Ne vale la pena però. Oltre che molto forte – io uno così non l’ho mai avuto – è anche un ragazzo d’oro. Non si lamenta mai, sa adeguarsi, s’impegna molto. Se qualche procuratore non gli girerà troppo intorno e non si brucia, potrà fare molto bene. Guardate come è andata con il nostro Ponomar che adesso è al Giro».

Ecco Ponomar, un altro ragazzino d’oro

10.02.2021
4 min
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Adrii Ponomar, un altro juniores tra i professionisti. Stavolta il più lesto ad accaparrarsi il giovane campione ucraino è stato Gianni Savio, che lo ha messo sotto contratto per due anni nella sua Androni Giocattoli-Sidermec.

In autunno per il ragazzo della Franco Ballerini erano suonate anche le campane del WorldTour ma poi la cosa non si è conclusa e il ragazzo non è rimasto a lungo “a piedi” come su suol dire.

Andrii Ponomar ha vinto 5 corse lo scorso anno con la maglia della Franco Ballerini
Andrii Ponomar ha vinto 5 corse lo scorso anno

Dall’Ucraina col pulmino

Ma che corridore è Ponomar? Che margini ha? Chi meglio del suo direttore sportivo da juniores ce lo può dire?

«Andrii è un talento – afferma Andrea Bardelli della Franco Ballerini – ho avuto modo di averlo qui da me lo scorso a lungo anche a causa del Covid. E’ stato per un po’, poi è tornato a casa ed è rientrato in Italia a luglio facendo un finale di stagione davvero importante. 

«E’ un ragazzo davvero determinato. In tanti anni da diesse non ho mai visto un tipo così. Pensate che è ritornato dall’Ucraina con uno di quei pulmini in cui viaggiano in tanti, che di solito partono e arrivano dalle stazioni delle grandi città. E’ stato quasi due giorni senza mangiare. Una grinta… Maturo. Anche per per quel che riguarda gli allenamenti. Era nella casina a San Baronto e usciva da solo. Dovevo controllarlo sennò faceva dieci ore! A volte lo seguiva mio babbo, 80 anni appassionato, con la sua “Pandina”».

Andrii Ponomar campione europeo juniores 2019
Ponomar campione europeo juniores 2019

Diesel Ponomar

Certo però il rischio di passare ad appena 18 anni non è basso, anche se la tendenza, lo abbiamo scritto e riscritto, è quella.

«Lui mi ha chiesto e gli ho consigliato di passare. Alla fine è pronto. Certo, va gestito. Bisognerà vedere che calendario gli faranno fare. Quando si vociferava della WorldTour magari un anno o due tra le continetal sarebbe stato meglio, tanto uno come lui non avrebbe avuto problemi a passare. Ma adesso tutti vogliono fare come Evenepoel. Ci stava anche che una di queste squadre lo avesse preso e messo nella propria continental».

Le Olimpiadi in testa

Secondo Bardelli Ponomar è corridore un completo e soprattutto da corse a tappe. Un corridore che nell’arco di 4-5 anni può giocarsi un grande Giro.

«Andrii va forte in salita e a crono, non chiedetegli però di fare uno sprint! Lui è un diesel… E’ un po’ come Tiberi, anche lui correva con noi. Il fatto che non è veloce immagino non lo farà vincere presto. Per le sue vittorie servirà più tempo. Giusto che adesso si faccia le ossa e prenda le sue batoste.

«Lui comunque vive per la bici. Sogna le Olimpiadi. Ha questo pallino, davvero! Sarà che nei Paesi dell’Est i Giochi sono Giochi, ma ce le ha in testa. In cosa deve migliorare? Un po’ in generale nella gestione della vita da atleta, ma è giovanissimo».

Andrii Ponomar (classe 2002) durante gli Europei 2019
Andrii Ponomar (classe 2002) durante gli Europei 2019

Ellena sa cosa fare

In effetti quel che dice Bardelli non è sbagliato: che calendario farà Ponomar? Come sarà gestito? A queste domande ha risposto Giovanni Ellena, diesse dell’Androni.

«E’ stato tre giorni da noi, con gli altri ragazzi. Volevo conoscerlo. Di fatto è un ragazzino. E deve maturare molto. Già Umba anche se è coetaneo è più pronto, sarà che laggiù in Sud America li buttano nella mischia. L’idea era quella di farlo partire a fine aprile, al Tour de Bretagne solo che questo è stato annullato. Così stiamo valutando l’idea di farlo iniziare al Giro di Turchia. E’ vero che è una corsa già più importante, però ci sono strade larghe, non pericoloso, il gruppo non è troppo nervoso e poi ha concomitanze importanti.

«Da domani siamo in ritiro in Liguria e divideremo i ragazzi in gruppi. Lo potremmo vedere da vicino, iniziare a lavorarci anche perché sinceramente deve anche perdere un po’ di peso. Ci sta che questo inverno abbia messo su qualche chilo in più. E’ stato un “dramma” con i pro’ figuriamoci con gli junior che hanno corso poco e finito prima».

Insomma, con Ellena Ponomar è in ottime mani e potrà tranquillamente mostrare tutto il suo potenziale che, sembra, essere davvero importante.

I test degli junior. La Ballerini da Toni

18.01.2021
4 min
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Junior e test. Junior che crescono. Ormai si è ben capito che già da questa categoria non si scherza più. Anzi sempre più spesso da qui si salta direttamente al mondo dei pro’. Tutto è più professionale a partire dalla preparazione.

Lo scorso fine settimana, la Franco Ballerini ha iniziato i suoi test presso il centro di Pino Toni, preparatore che tende una mano a molti team giovanili. Oltre alla squadra diretta da Andrea Bardelli, il coach lucchese segue anche Cps Professional Team, Scap, Uc Empolese… Ma quali sono le differenze con i pro’. Cosa pensano i ragazzi quando entrano in laboratorio? Che test si fanno?

Toni cerca di riportare al millimetro le misure dei ragazzi così da metterli a loro agio
Toni riporta le misure dei ragazzi sul cicloergometro

Il test incrementale

La stagione in qualche modo parte da qui. E’ in seguito ai risultati emersi da questi test che poi allenatori e direttori sportivi stilano il programma di lavoro e successivamente quello delle corse.

«I test sono molti – spiega Toni – ma in questo caso con i ragazzi si fa quello incrementale per estrarre i valori d’intensità a cui lavorare. Con i professionisti si fanno anche quelli metabolici, più complessi». 

Ma come si svolge il test? «E’ il classico incrementale. Prima faccio fare un riscaldamento in cui li porto anche a 3,5 watt/chilo, dipende anche dal peso, ma arrivano fino ai 220-250 watt. Terminato il riscaldamento (e fatto un po’ di recupero, ndr) inizia il test vero e proprio. Si parte da 100 watt e ogni minuto aumentano di 10 watt.

«La durata poi dipende dal soggetto e dal peso. Mediamente si attesta sui trenta minuti, per i ragazzi che pesano sui 65 chili. Ma ci sono atleti con numeri davvero importanti che sono andati anche molto oltre. E infatti una delle domande più ricorrenti dei ragazzi stessi è: quanto ha fatto Sagan? Quanto è durato Contador?».

Stupore sì, riverenza no

Quando arrivano presso il centro Cycling Project Italia i ragazzi non restano insensibili. 

«Il mio studio è particolare – spiega Toni – Ci sono cimeli, trofei e foto di campioni che eseguono i test. Ce n’è una di Frank Vandenbroucke. Il belga fece, credo, il suo ultimo test con me quando venne alla Cinelli di Biasci. C’è la foto di lui con il Leone delle Fiandre sulla spalla che troneggia e vedo che quello scatto suscita sempre un certo effetto. Alcuni sono emozionati, altri no. Quelli più tesi li vedo anche dalle pulsazioni: sono più alte prima d’iniziare che 5′-6′ dopo aver cominciato, quando invece sarebbero dovute aumentare. Pedalando invece si tranquillizzano e via. Salvo casi eccezionali, non è un tipo di tensione che influisce sui risultati.

«Devo dire però che rispetto al passato, i ragazzi hanno meno soggezione di allenatore, dirigente… Hanno più pelo sullo stomaco dal punto di vista del comportamento. Ti vedono più alla pari. Specchio della società? Forse. I social hanno un po’ appiattito tutto».

Valerio Conti da juniores nella Guazzolini Coratti: numeri da campione per il laziale
Valerio Conti da juniores nella Guazzolini Coratti

Conti fuoriclasse

I test che hanno svolto i ragazzi della Franco Ballerini hanno già evidenziato buoni numeri per qualcuno. E questo darà ai giovani ciclisti una bella iniezione di fiducia per iniziare a lavorare sul serio. Tuttavia non sempre si scende dal cicloergometro col sorriso.

«Agli junior non succede spesso però – riprende Toni – perché è il primo test e non hanno riscontri. Può starci che qualcuno si aspetti di più, ma non ci rimangono male. Magari già con i dilettanti può accadere. C’è chi andava molto forte junior e da U23 sperava di migliorare ma così non è stato. In più c’è chi è “animale” da laboratorio e chi da corsa».

Il recente campione europeo, Ponomar, però era “animale” sia sul cicloergometro che sulla bici a quanto pare.

«Anche Tiberi, recentemente, o Butteroni da junior hanno fatto segnare ottime prestazioni. Tra i tanti che ho avuto, Damiano Caruso e Valerio Conti fecero performance di altissimo valore. Conti soprattutto. Valerio veniva qui con il “povero” Antonio Fradusco già da allievo. Aveva un rapporto peso/potenza davvero elevato per quell’età, nella fase intermedia della carriera forse non ha reso come poteva».