A Sambinello la prima degli juniores, sotto gli occhi di Salvoldi

03.03.2024
6 min
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LAMPORECCHIO – Spianato sulla bici come Cavendish. Enea Sambinello è un falco sull’arrivo di Cerbaia di Lamporecchio (nella foto di apertura, la lunga volata). Il Gran Premio Giuliano Baronti è stato una sorta di campionato italiano. Che grande attesa che c’era per questo debutto stagionale della categoria juniores. Un parterre stellare, tanto da richiamare persino il cittì Dino Salvoldi. 

La giornata alterna vento e nuvoloni super minacciosi. In un inverno più mite che mai, forse questa è stata la giornata più fredda. Ma i motori dei corridori erano belli caldi. Mentre si radunavano, nella grande sala mensa ottimamente allestita da Neri Sottoli, che ha aperto i suoi stabilimenti, i ragazzi parlavano dell’impresa di Pogacar ieri alla Strade Bianche. Ma anche di allenamenti e stati di forma.

Giornata fredda, motori caldi

La corsa parte come se fosse una prova di velocità su pista. Dopo 200 metri il gruppo è allungatissimo. Complice anche il vento, i giri in basso si fanno più duri del previsto. Alla fine è un dolce ondulato, ma continuo. A ruota si risparmia tanto, altrimenti sono dolori.

Vangi, Team Franco Ballerini, CPS, Autozai, Team Giorgi… insomma le squadre dei favoriti, si alternano in testa. Solo due atleti alla fine riescono a scappare veramente. Riccardo Uderzo e Matteo Rinaldi arrivano a toccare i due minuti di vantaggio. Ma si sa che andare all’arrivo è difficile. 

Intanto Salvoldi segue la corsa dall’ammiraglia. Osserva e prende appunti: «In effetti c’è un grande parterre qui. Dopo il ritiro di gennaio, colgo l’occasione per vedere come stanno i ragazzi, soprattutto in vista del primo impegno internazionale, il trittico dell’Eroica».

In salita, verso San Baronto, scappano prima in cinque e poi nel finale in due: Andrea Bessega ed Erazem Valjavec, ma non guadagnano tanto. In discesa Giacomo Rosato, Enea Sambinello e Mattia Proietti Gagliardoni gli rientrano. Rientrano in un momento cruciale però, cioè proprio al termine della discesa. Altrimenti sarebbe stata dura.

Sambinello glaciale

A quel punto Sambinello è glaciale. Non si fa intimorire. Sa di essere il più veloce e sul rettilineo finale detta la sua legge. A dicembre lo avevamo lasciato tra le interrogazioni su Ariosto e il ritiro-premio con la UAE Emirates in Spagna.

«Abbiamo fatto il ritiro poco tempo fa con la squadra, la Vangi – racconta Sambinello – e avevo buone sensazioni. Questa settimana è iniziata male perché lunedì sono caduto e sono stato un po’ male, quindi non sapevo bene a che livello ero.

«Oggi però sulla salita ho visto che stavo bene. Ho preso un po’ dai primi, ma in discesa ci siamo buttati giù forte. Sapevo di essere tra i più veloci e sono riuscito a giocarmela bene. Sono rimasto tranquillo. Anche perché sapevo che dietro c’erano due miei compagni, pertanto potevo non dannarmi eccessivamente l’anima per portare avanti la fuga e al tempo stesso concentrarmi sulla volata».

Sambinello vince con due bici buone di vantaggio. Man mano che arrivano i suoi compagni, i ragazzi della Vangi si abbracciano. Si nota un certo affiatamento. Un affiatamento che, a quanto pare, c’è stato anche in corsa.

«In effetti devo ringraziare tantissimo i miei compagni – racconta Sambinello – soprattutto Giacomo Sgherri, perché mi ha aiutato veramente tanto a prendere la salita davanti. Ma in generale tutta la squadra ha lavorato bene e siamo stati molto uniti. Parlavamo spesso su come gestire la corsa. Comunque era la prima gara e c’era molto nervosismo in gruppo. Quindi cercavamo di stare davanti, di evitare le cadute. Ma qualche battuta l’abbiamo scambiata anche con gli avversari, più che altro per salutarci, per sapere come stavano dopo l’inverno».

«Se ho parlato con Salvoldi? Non ancora, ma spero sia contento». Sambinello ci congeda parlando dei prossimi impegni, quelli con la nazionale e quello già cerchiato di rosso: il GP Liberazione a Roma.

Salvoldi sorride

E a proposito di Dino Salvoldi, il cittì non si può lamentare. Il tecnico azzurro si è fermato sulla salita per osservare meglio i ragazzi e trarre nuovi spunti. Dino si era confrontato anche con Luca Scinto per la scelta del percorso.

«Un tracciato così – spiega il cittì – era ideale: in linea con i percorsi moderni per durezza e chilometraggio. Insomma non era il “circuitino”. I ragazzi oltre ad avere più possibilità di andare all’arrivo, potevano anche prepararsi meglio con più convinzione ad un appuntamento simile».

Il cittì è soddisfatto perché i nomi cerchiati di rosso non lo hanno “tradito” e questo è importante per proseguire il lavoro che ha in mente.

«Alla fine sono arrivati davanti tutti i ragazzi che mi aspettavo. Un buon segnale. Vuol dire che hanno lavorato bene. Ho sentito per radio che Sambinello è rientrato in fondo alla discesa. A quel punto era favorito. Mattia Proietti (un primo anno, ndr) è andato molto bene. Così come Giacomo Rosato, che in pianura ci ha provato. No, no… molto bene».

Stasera Salvoldi farà il giro di telefonate con i ragazzi. Anche se con la maggior parte di loro ha parlato faccia a faccia dopo l’arrivo.

«E’ molto importante questo dialogo, perché mi consente di capire meglio come stanno e soprattutto di sapere se qualcuno che poteva fare di più ha avuto qualche problema. Per esempio c’è stata una caduta prima della salita che ha spaccato parecchio il gruppo e per me è importante saperlo».