Secondo riposo, le cose da vedere non finiscono mai

11.07.2022
9 min
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Nel secondo giorno di riposo, prosegue il nostro percorso tra le curiosità del Tour de France 2022. Biciclette, capi tecnici e soluzioni che vedremo nel prossimo futuro, alcuni di questi prodotti non ancora ufficializzati e già vittoriosi. E poi c’è la conferma che il ciclismo interessa anche alle serie tv (e non è la prima volta), un bello spot promozionale che fa bene al nostro sport.

Altre bici nuove, anche la Propel

La nuova Giant Propel, non ancora presentata ufficialmente e già vittoriosa. E’ la bicicletta aerodinamica di Giant, prodotto massiccio e importante nelle forme. Nel caso della nuova versione, vittoriosa con Groenewegen, si nota una bicicletta sì aero, ma più sfinata e magra, soprattutto nel comparto centrale e posteriore.

Altrettanto interessante è l’aver mantenuto il seat-post integrato, una sorta di marchio di fabbrica Giant, con una forma mutuata dal modello TCR. Dopo averla vista in corsa e poi in mano ai meccanici nel giorno di riposo, la vedremo ufficialmente con tutte le sue specifiche prima della fine dell’estate?

Tra fatica, tecnologia e serie tv

Vista quella scatoletta sul cappellino post gara di Van Aert? L’oggetto in questione è il trasmettitore del microfono, perché l’atleta della Jumbo-Visma è… spiato costantemente. Ma non solo Van Aert, in alcune occasioni i microfoni sono stati montati anche sulle biciclette dei corridori, generalmente agganciati al supporto del computerino. Il Team Jumbo Visma al Tour de France 2022 sarà soggetto di una serie Netflix, come già accaduto per il Movistar Team, che vedremo in futuro.

Magnus Cort, il corridore danese, grande protagonista nella sua terra natale, è l’unico del Team EF-Easypost ad utilizzare la aero Cannondale SystemSix. Il resto degli atleti utilizza la Cannondale SuperSix Evo.

Se analizziamo i capi tecnici, quelli normalmente utilizzati al Tour de France e finalizzati per combattere il caldo, gli spunti d’interesse sono sempre numerosi. Ci ha colpito la maglia Le Col della Bora-Hansgrohe, con un girocollo molto basso, ma con una ribattitura doppia. Una pannellatura frontale fitta e aderente e un tessuto dalla trama a micro-celle sulla parte superiore delle maniche. Il fondo-manica invece è molto sottile ed è una sorta di rete elastica.

Shimano Dura Ace a 11v. Sono due i team che hanno scelto di optare per le trasmissioni ad 11 rapporti: la Total Energies e la Israel-Premier Tech. L’obiettivo è quello di far scendere il più possibile le variabili che si generano nel mix di componenti delle diverse famiglie di prodotti.

La trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposo
La trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposo

Una trasmissione Sram Eagle in futuro?

Nessuno vieta di immaginarlo e pensarlo e la trasmissione montata nelle tappe della Super Planche des Belles Filles e Losanna sulla bici di Skujins è una sorta di conferma. L’ultimo pignone (quello nero) non è un 50, come quello utilizzato sulla versione mtb, ma è di sicuro un fuori misura, una sorta di salva-gamba. E poi ci sono i pignoni dorati che appaiono senza grossi salti tra l’uno e l’altro. Staremo a vedere.

Ma che scarpe sono?

Louis Garneau. Sono due gli atleti della Israel-Premier Tech che indossano le calzature del marchio canadese, quasi scomparso e che ora è tornato tra i professionisti di primissima fascia. Micheal Woods e Simon Clarke indossano la costosa versione Course Air Lite XZ.

Q36.5 per Geschke. Sono di colore argento e sono il modello Unique Silver dell’azienda di Bolzano, le calzature indossate dal corridore tedesco ora in forza al Team Cofidis.

Nuove scarpe Giant per Matthews? Già in passato, nel suo trascorso al Team Orica-Green Edge, Michael Matthews è stato uno dei principali artefici nello sviluppo delle Shimano S-Phyre. Il corridore australiano è particolarmente ambito dalle aziende, per le fasi di test dei prodotti. Quelle che indossa al Tour de France hanno tutta l’aria di essere una nuova versione top di gamma delle calzature Giant.

Pogacar e Stuyven, corridori diversi in tutto. Doti atletiche a parte, i due corridori rappresentano anche gli antipodi nel modo di utilizzare le calzature ed i pedali. Pogacar, pedali Look Keo, scarpe DMT KR SL con i lacci e tacchette grige, pedala con le punte verso l’esterno. Stuyven, pedali Shimano (in realtà dovrebbe avere i Look), calzature Bontrager e tacchette Shimano blu, pedala con le punte rivolte all’interno.

Tra caschi e gomme

Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM. Rispetto al “vecchio” modello top di gamma Furo, il nuovo casco Bollè ha delle feritoie più ampie nella sezione frontale e lateralmente, forse meno votato all’aerodinamica, ma non per questo meno efficiente. C’è sempre la calandra posteriore tronca, ma il casco è meno pronunciato verso il retro ed è maggiormente arrotondato sopra.

S-Works Prevail e Evade. Il primo è quello meno calottato, spesso scelto dagli uomini di montagna e per le giornate da canicola. Lo Specialized Evade è quello “aerodinamico”, più chiuso e tra i caschi più efficienti mai sviluppati. Entrambi adottano anche un nuovo sistema Mips al loro interno.

Tre team in gara, tra tubeless copertoncino. Per le tappe tradizionali (esclusa quella del pavé) tutti i team supportati da Specialized si dividono tra tubeless e copertoncino. E’ necessario ricordare che la Quick Step-Alpha Vinyl è stata coinvolta in modo diretto nello sviluppo dei nuovi pneumatici Turbo di Specialized. Inoltre, le ruote Roval del team belga arrivano anche dalla fornitura del 2021, come si vede da una delle immagini. Nessun riferimento di “inventario” per le ruote TotalEnergies, considerando la sponsorizzazione recente.

Manubri super leggeri e spessori

Interessante la scelta di Patrik Konrad, che utilizza l’attacco manubrio full carbon Vibe Carbon da poco più di 100 grammi e la piega Pro Vibe Carbon SL compact. Il peso di quest’ultima è intorno ai 200 grammi, per un’accoppiata che supera di poco i 300 grammi e con una rigidità complessiva molto elevata.

Ma quanti spessori sulla bici da Gaudu? Oltre al cap in battuta, ci sono ben 3,5 centimetri di spacers (sono sette da 0,5 cadauno) tra lo stem e lo sterzo della bici di Gaudu. Già al Tour of the Alps avevamo documentato i bike fitting “non estremi” del gruppo di scalatori del Team Groupama-FDJ. Osservando con maggiore attenzione la bici del corridore transalpino, vediamo anche un seat-post con un abbondante arretramento.

Facendo la somma dei dettagli, cosa potremmo scrivere? Un telaio piccolo e una posizione non facile da adattare, con la necessità di portare il peso del corpo sulla ruota posteriore e lasciare scaricate le ginocchia. Inoltre il corridore non si schiaccia mai in modo eccessivo verso l’anteriore e verso il basso.

Colnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interni
Colnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interni

Quel vedo non vedo

Gli inserti dentro le gomme, nel giorno di riposo c’è modo di parlare anche di questo. Torniamo per un attimo alla tappa del pavé di questo Tour de France 2022. Non si vedono perché inseriti dentro i tubeless, ma Pogacar ha utilizzato gli inserti tra gomma (Pirelli TLR da 30 millimetri) e cerchio, una sorta di salsicciotto di schiuma/spugna densa e compatta, non assorbe il liquido anti-foratura ed evita lo stallonamento del tubeless, anche e soprattutto con i colpi proibiti che subiscono le ruote in carbonio. I liner non sono Pirelli, che ad oggi non ha in gamma questa tipologia di accessorio. Inoltre, Pogacar ha corso quella frazione con la Colnago Prototipo, molti suoi compagni hanno utilizzato la “vecchia” V3Rs.

Primo riposo, curiosità tipiche da Tour de France

04.07.2022
5 min
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Sono davvero tante le curiosità che abbiamo visto nelle prime giornate del Tour de France, qualcuna più evidente, qualcun’altra più nascosta, qualcun’altra la noteremo dopo il giorno di riposo. Dalla crono di apertura, fino ad arrivare alle tappe in linea, ecco cosa abbiamo scovato.

Aerodinamica nella crono di apertura

Nuovi caschi Specialized. Hanno debuttato ufficialmente i nuovi caschi TT5 da crono, arrotondati davanti e più squadrati dietro, prodotti in linea con le tendenze più attuali. Ovvero, è abbandonata la coda posteriore molto pronunciata, tipica di un decennio e più addietro. Al pari di questo nuovo casco, gli atleti supportati da Specialized hanno indossato una sorta di passamontagna, utile a risparmiare, in termini di efficienza, fino a 7 watt. La crono di apertura è stata vinta a sorpresa da Lampaert con il casco vecchio.

Cambio danese. Molti atleti sponsorizzati da CeramicSpeed e non solo, hanno montato il bilanciare posteriore con l’ala aerodinamica. Il prodotto è stato visto anche al Giro d’Italia, ma in questo caso i profili sono stati personalizzati con la bandiera danese. Gli atleti del Team Wanty-Intermarché lo avevano montato anche sulle bici standard durante la cerimonia di apertura.

Le cose nuove di Ganna. A partire dal casco e dalla visiera, quest’ultima con un perimetro pronunciato verso l’esterno. La Pinarello Bolide F non aveva le ruote Shimano, bensì le Princeton Carbon Works con cerchi tubeless.

Prima tappa in linea, cose più… normali

Una guarnitura FSA da 529 grammi per Rolland. E’ l’evoluzione della K-Force di FSA, è stata aggiornata per le 12 velocità ed è stata utilizzata dal corridore francese già al Delfinato. Pedivelle in carbonio e corone molto scavate, è montata sulla nuova KTM Revelator Alto.

Shimano S-Phyre. Quelle indossate da Van der Poel, da Merlier e da altri atleti sponsorizzati, sono una sorta di evoluzione delle calzature top di gamma di Shimano. La differenza principale (quella che si nota maggiormente) sembra essere legata alle zone dove incrociano i cavi, ora più bassi e meno ingombranti. Potrebbe essere una sorta di S-Phyre RC10!

Scarpa con livrea personalizzata per Van Aert. E’ sempre una Shimano S-Phyre, ma non è l’ultima versione descritta in precedenza. La particolarità è nella livrea, customizzata per il corridore belga. La calzatura è stata messa in palio per un concorso promosso da Shimano Benelux.

E le ciabatte Crocs! Non solo biciclette, caschi e divise da cartoni animati, ma anche le ciabatte Crocs sono un gran bel “tocco di classe” e perfettamente in linea con lo stile con i ragazzi EF-Easypost in questo TDF.

Il nuovo casco Rudy Project. Si chiama Egos ed esordisce ufficialmente in questo Tour de France 2022, indossato dagli atleti del Team Bahrain Victorious. Più ventilazione rispetto al modello precedente, grazie alle tante feritoie che solcano il casco e alle due “bocche” frontali.

Terza tappa, altre cose da sbirciare

Un nuovo casco anche per i Trek-Segafredo. Potrebbe essere la naturale evoluzione del modello Bontrager Velocis, un casco già presente in gamma da diverse stagioni. Lo shape del nuovo prodotto ricorda proprio il vecchio Velocis, ma con due feritoie aggiuntive nella parte frontale.

Si vede bene anche la nuova Canyon Ultimate. Aspettiamo il lancio ufficiale e le diverse informazioni al riguardo. La versione rinnovata ha fatto la sua prima comparsa al Delfinato, in dotazione a qualche atleta Movistar. Si vede una bicicletta con un impatto estetico che non dimentica il passato, ma con una forcella più voluminosa. Sempre in merito alla forcella, si presume un cambio totale dello stelo, che ora permette di alloggiare la nuova serie sterzo e il manubrio, lo stesso dell’Aeroad. Siamo certi di un valore alla bilancia davvero interessante e di nuovi sviluppi legati alla lavorazione del carbonio.

Un casco nuovo anche per gli Ineos al Tour de France, non solo per le crono. Indossato da Filippo Ganna, sembra posizionarsi (per i concetti tecnici e di design) tra il Protone e l’Utopia. La forma è arrotondata con una calottamento non estremo.

Specialized S-Works Torch: l’evoluzione della tecnica

25.05.2022
3 min
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Le Specialized S-Works Torch sono uno dei modelli più vincenti nel ciclismo. L’azienda americana presenta così una nuova evoluzione per lanciare il prodotto verso nuovi traguardi. Un prodotto costruito usufruendo delle tecnologie e delle conoscenze migliori a disposizione di Specialized.

Dopo oltre 100.000 test Specialized ha trovato due misure di suola per le nuove S-Works Torch
Dopo oltre 100.000 test Specialized ha trovato due misure di suola per le nuove S-Works Torch

Quasi impercettibile

Una scarpa deve essere efficiente ed allo stesso tempo leggera, cosicché l’atleta possa beneficiare delle prestazioni senza sentirle ai piedi. La Specialized S-Works Torch è costruita utilizzando una tomaia confortevole e super leggera grazie alla Body Geometry. Una tecnologia sviluppata nel 1997 per migliorare i punti di contatto con la bici e di conseguenza le prestazioni.

Ogni scarpa Specialized S-Works è progettata con questo metodo vincendo migliaia di gare professionistiche, tra cui cinque degli ultimi sette campionati mondiali UCI fra gli uomini.

Il tallone ha subito delle modifiche, rendendolo così asimmetrico per garantire all’atleta un maggior comfort
Il tallone ha subito delle modifiche, rendendolo così asimmetrico per garantire all’atleta un maggior comfort

Una nuova suola, anzi due

Prima di sviluppare e proporre nuovi aggiornamenti tecnici, è importante studiare e di conseguenza passare alla pratica. In Specialized sono state fatte oltre 100.000 scansioni e da lì sono nate due misure di suola differenti, per ospitare tutte le tipologie di pianta del piede. Le suole della S-Works Torch sono più larghe di 4 ed 8 millimetri rispetto a quelle della S-Works 7. 

La nuova forma del bordo delle suole riduce la flessione eliminando l’accumulo di materiale superfluo attorno al perimetro. Un rinforzo interno (I-Beam) aggiunge rigidità e resistenza, eliminando la necessità di rinforzi esterni aggiuntivi. Il risultato è una riduzione del peso di 20 grammi, una maggiore efficienza e un trasferimento di potenza nettamente più immediato.

La chiusura è stata spostata più in basso per limitare il movimento dell’avampiede
La chiusura è stata spostata più in basso per limitare il movimento dell’avampiede

Talloniera e tomaia

Il lavoro con gli atleti professionisti è fondamentale per ricevere feedback e sviluppare nuove migliorie. Analizzando proprio questi dati raccolti in anni di collaborazione con i team pro’ in Specialized hanno capito quanto fosse importante sistemare la zona del tallone. Così è aumentato lo spazio creando una talloniera asimmetrica che però mantiene stabile la connessione tallone-ginocchio. 

Anche la tomaia della Specialized S-Works Torch ha subito della variazioni per migliorare la calzata e le prestazioni. I cavi della chiusura BOA sono stati spostati verso il basso ed angolati, limitando il movimento dell’avampiede. Questa soluzione annulla la necessità del velcro e aiuta a migliorare la potenza eliminando pressioni indesiderate.

I materiali utilizzati si adattano al movimento naturale del piede dove serve un maggiore comfort per ottenere prestazioni eccellenti. Il rinforzo sulla prima testa metatarsale sfrutta al massimo la fase di recupero della pedalata.

Specialized

La nuova vita di Aru, tutto casa, lavoro e… Sardegna

08.05.2022
7 min
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Si fa in fretta a passare oltre, il più delle volte è necessario. Mentre il Giro d’Italia chiude la parentesi ungherese e prepara il ritorno a casa, Aru si gode gli ultimi giorni in Sardegna. Fabio non ne ha corsi tanti, appena quattro, eppure il suo nome resterà legato alla corsa rosa per il bello mostrato e quello che sarebbe potuto essere. Oggi, a distanza di otto mesi dall’ultima gara, il ragazzo che lasciò Villacidro per rincorrere i suoi sogni è un uomo sereno, che proprio dalla sua isola ha deciso di ripartire. Lo ha fatto pedalando con i cicloturisti del Giro di Sardegna e riscoprendo un territorio dato spesso per scontato. Lo stesso che accadde a Visconti, prima di ritrovare i colori della Sicilia lungo le rotte della Sicily Divide.

«L’anno scorso – racconta Aru – prima ancora che smettessi e dicessi di volerlo fare, l’organizzatore Tonino Scarpitti mi mandò una mail per chiedermi se volessi fare da testimonial. Parlammo di tutto e solo dopo io diedi l’annuncio del ritiro. Ci andai lo stesso, ma come presenza incostante, perché volevo capire di cosa si trattasse. Si correva a ottobre e mi trovai molto bene. E così, vista la voglia di avermi ancora a bordo, quest’anno ci sono tornato».

Lo scorso anno, Aru partecipò al Giro di Sardegna per farsi un’idea, quest’anno lo ha seguito tutto (foto Instagram)
Lo scorso anno, Aru partecipò al Giro di Sardegna per farsi un’idea, quest’anno lo ha seguito tutto (foto Instagram)

Tutti i giorni in bici

Le immagini pubblicate sui social parlavano di vacanza e belle giornate in bicicletta: gli amatori davanti a correre, il campione dietro a curare le pubbliche relazioni.

«Il Giro di Sardegna era a tutti gli effetti una gara – conferma – ma io mi sono ben guardato dal correre ed ero fuori classifica. E’ stata un’esperienza molto positiva, anche se l’ultimo giorno, è venuto a mancare un signore. Sono state ore difficili, poi la famiglia ha chiesto che la gara continuasse. C’è stata una piccola celebrazione, un momento toccante. E poi per il resto, partecipando alla formula cicloturistica, ho visto più posti adesso che negli ultimi trent’anni. In aggiunta ho avuto modo di passare una giornata con le ragazze del team Pink Flamingos. Sono guarite dal cancro e organizzano anche un raid che collega le oncologie della regione. Mi piace stare in mezzo alla gente…».

E’ bello avere il tempo per farlo…

Ne ho di più, è vero. La mia idea per il futuro è di tornare qui per un paio di mesi all’anno. I sardi vedono il mare come una cosa bellissima, ma anche come un ostacolo per gli spostamenti. E così spesso ci si dimentica dei posti bellissimi che abbiamo a due passi da casa

Sembra di sentire il racconto di Visconti.

Ma lui, per quello che ho letto, ha fatto un giro lunghissimo. Io parlo di posti vicini, che si danno per scontati e che comunque ho lasciato per fare il corridore.

Che sensazioni ti ha dato dover risalire in bici ogni giorno per questo Giro di Sardegna?

Mi sono sempre mantenuto in allenamento (sorride, ndr), solo che se prima facevo 30-35 ore di bici a settimana, adesso ne faccio 10. Un terzo, più o meno. Il fatto di non averla mollata completamente mi ha permesso di essere in grado di reggere questa settimana di tappe. La bilancia segna un più 6 rispetto al peso forma, ma devo dire che non si vedono. E comunque sono stato contento di poter pedalare tutti i giorni seguendo una routine, visto che anche la risposta di chi c’era è stata entusiasta.

Con la figlia Ginevra, tifosa d’eccezione (foto Instagram)
Con la figlia Ginevra, tifosa d’eccezione (foto Instagram)
Come sei stato accolto dalla tua gente?

Molto bene. A parte questa esperienza, ero già tornato due volte. Ci sono stati due step ben precisi. Il primo periodo è stato tutto nel segno delle domande. «Come mai? Sei sicuro? Sei ancora giovane, potresti continuare…». Dopo 7-8 mesi la mia scelta è stata digerita. Si sono abituati al mio nuovo ruolo e anche io sto cominciando a farlo.

Quindi come la prenderanno ora che annuncerai il tuo ritorno con la Bardiani?

Ho già dato, grazie, ma sai che facce farebbero… (si mette a ridere fragorosamente, ndr). Mi piace la vita che faccio. Vado in giro, ma non come prima. Passo del bel tempo con la famiglia. Sto bene.

Sei testimonial di Specialized e di Assos, altre novità sono in arrivo…

C’è anche Ekoi, con cui collaboro anche da prima. Ho passato giusto qualche giorno a non fare nulla, poi mi sono rimboccato le maniche. Avevo già in mente di dedicarmi a quello che sto facendo. La mia nuova vita è fatta di giornate impegnate, la normalità è averle tutte piene. Con la differenza che ora posso permettermi di arrivare la sera sfinito, perché il giorno dopo non ho l’allenamento o la corsa.

Il tuo ruolo è quello di partecipare a eventi per conto dei marchi che rappresenti?

Diciamo che sarò presente più spesso nel mondo amatoriale che nel professionismo. Da giugno mi vedrete alle prove delle Specialized Granfondo Series. Non ero a quella di Bra, proprio per la concomitanza con il Giro di Sardegna. Ma farò le altre. La Ganten Mont Blanc a Courmayeur, Sestriere-Colle delle Finestre e la Tre Valli Varesine. Oltre alla Assietta Legend e la Hero in mountain bike. Insomma, devo allenarmi…

Così buttiamo via quei 6 chili di troppo?

La gente dice che è impossibile, ma mi sono pesato ed ero a più 6 a fine Giro di Sardegna. Avevo messo in preventivo di cambiare taglia, ma evidentemente un professionista in attività è davvero magrissimo, così entro ancora nella small (ride, pericolo scampato, ndr).

Avete comprato casa in Sardegna?

No, siamo a Villacidro a casa dei miei. Abbiamo sistemato l’ultimo piano e così abbiamo il nostro appartamento.

Quali sono i posti bellissimi che hai scoperto?

Oltre alla gara, sono stato a fare degli shooting fotografici con Assos. E mi ha colpito la zona a sud, da Cagliari, Pula, Chia, il Pan di Zucchero. Tuerredda, che si trova 20 chilometri dopo Pula, mi lascia sempre senza parole. Mentre per vedere il tramonto più bello, il posto è Masua. Ai primi di maggio, la mattina alle 9 si usciva già in maniche corte. In Sardegna può piovere qualche giorno, ma da aprile a ottobre, è… vacanza! Il mese più bello però è settembre, meno caotico rispetto a luglio e agosto, con colori e clima spettacolari.

E il Giro d’Italia?

Quando correvo, se al mattino mi allenavo, il pomeriggio era dedicato al divano e alle corse. Ora magari vado in bici, ma poi ho cose da fare. Mi capita di vederle, vedrò delle tappe, ma questa nuova vita mi piace molto. Sono molto soddisfatto. Ognuno deve essere portato per quello che fa e a me piace stare a contatto con la gente, che investe e tiene in piedi il mercato della bicicletta. Lo capisci dopo, perché quando corri non te ne accorgi. Invece stare in mezzo a loro è una bella scuola…

Sembra quasi un consiglio per i tuoi ex colleghi.

Intendiamoci, lo so bene che il tempo è sempre poco e si preferisce curare al massimo le cose che ci sono da fare. Ma è anche vero che partecipiamo al minimo indispensabile. Ti invitano e quasi ti girano le scatole. Eppure ogni tanto concedersi di più farebbe davvero bene.

E’ Scott Maguire il nuovo CEO di Specialized Bicycles

19.03.2022
2 min
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Scott Maguire è il nuovo CEO di Specialized Bicycles. Dopo quarantotto anni dalla propria costituzione, il fondatore del bike brand americano Mike Sinyard ha annunciato questo rilevante passaggio di consegne al vertice della società. Dichiarando altresì di assumere la carica di Chief Rider Advocate. Proprio in virtù del ruolo di fondatore, di Presidente ed appunto di Chief Rider Advocate Specialized, Sinyard rimane coinvolto ed attivo come leader del brand. 

Scott Maguire, nuovo CEO Specialized
Scott Maguire, nuovo CEO Specialized

Un nuovo inizio

Il nuovo CEO di Specialized proviene da un’altra azienda, extra settore, in grandissima espansione: la Dyson, realtà all’interno della quale Scott Maguire ha trascorso diciotto anni  ricoprendo diverse posizioni di leadership.

«Con Mike ci siamo trovati in perfetta sintonia sin dall’inizio (ha commentato Maguire). Probabilmente perché entrambi proveniamo da famiglie di lavoratori che hanno dato a ciascuno di noi la convinzione che, con il duro lavoro, l’ingegno e la collaborazione, i sogni possono diventare realtà. Sono incredibilmente entusiasta dell’opportunità di poter guidare questo iconico brand nel prossimo futuro. Non c’è mai stato un team di lavoro così forte nel settore delle biciclette, e il motore dell’innovazione, il prodotto e la distribuzione di Specialized non hanno davvero eguali nel mondo… Adesso abbiamo tutto ciò di cui avevamo bisogno per fornire prodotti, esperienze e servizi a beneficio dei ciclisti di tutto il mondo. Con la possibilità di influire ed indirizzare il mondo verso un cambiamento positivo».

Mike Sinyard, il fondatore del brand
Mike Sinyard, il fondatore del brand

Specialized Forever

«Il nostro sogno è sempre stato quello di creare una Specialized Forever – ha ribattuto Sinyard – che nella sostanza significa garantire continuità al marchio, e che lo stesso possa esistere per sempre. Scott avrà le responsabilità di gestire l’azienda, ed io rimarrò coinvolto in prima persona. Specialized rimarrà un’azienda indipendente, guidata dalla passione e con la libertà di investire. Quello che siamo oggi è merito delle persone che hanno lavorato e che lavorano con noi, ai ciclisti che ci hanno dato fiducia e ai nostri rivenditori. Imparare è un processo che fa parte della nostra evoluzione, e sono sicuro che Scott possa essere il leader perfetto per Specialized perché è in grado di integrare capacità progettuali, ingegneristiche, esperienza nella supply chain ed eccellenza operativa per promuovere un’innovazione significativa per clienti e dipendenti».

Specialized

Pacchetto aerodinamico: vitale per i velocisti e non solo

04.03.2022
7 min
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Posizioni schiacciate, spinte potenti e ricerca della massima velocità… Ma per raggiungerla non bastano le gambe. Serve altro in questo ciclismo. Serve il “pacchetto aero”. Si tratta di tutti quei dettagli e di quei materiali che sono pensati per andare più forte, che sono pensati per essere più efficienti dal punto di vista aerodinamico.

Nelle scorse settimane abbiamo parlato dei manubri. Uno degli elementi fondamentali in quanto ad aerodinamica, visto che si tratta di un componente frontale a diretto impatto con l’aria. Stavolta, dato per assodato il “tema manubri” parliamo anche di body, caschi, bici, ruote e persino calzini. Davvero tutto ciò incide? E quanto?

Pasqualon: ruote ad hoc

«Per me il pacchetto aero conta tantissimo – dice Andrea Pasqualon della Intermarché Wanty Gobert – in questo ciclismo estremizzato. Servono velocità altissime per fare risultato e quindi un certo tipo di casco, di body, di bici…  ti aiutano.

«La bici è la prima cosa in questa ricerca della performance. Deve essere il più fluida possibile, con meno parti possibili esposte all’aria. Non a caso diversi velocisti usano telai più piccoli. Da noi per esempio Kristoff (in apertura battuto da Jakobsen, ndr) che dovrebbe avere una taglia 56 usa una 54».

«Il carbonio poi è più rigido. Tutti pensano che la bici del velocista sia più scattante, ma in realtà sul momento dello scatto è più reattiva quella dello scalatore che essendo più elastica risponde prima. Quella del velocista deve essere rigida, non deve disperdere energia. Deve dare supporto.

«E questa credo sia la differenza più importante rispetto ad una bici di 10 anni fa. Credo che a parità di forza oggi con una bici di quei tempi perderei sempre la volata. Le cosiddette bici aero oggi per certi aspetti derivano da quelle da crono. Quando ti alzi e inizi a spingere forte non “tirano indietro” come una volta, ma appunto vanno avanti, sono fluide come dicevo».

«Altri watt si racimolano poi anche con le gomme. Noi con i tubeless risparmiamo circa 7-8 watt a 50 all’ora. E questo conta non tanto in volata quanto nel corso della gara. Pensiamo ad una tappa di 200 chilometri o a una Sanremo che ne misura 300, il dispendio energetico è molto elevato. Sono energie che ti restano nella gambe.

«Altra cosa molto importante che ho notato sono le ruote. Okay, si sa che quelle più alte sono più veloci, ma non è detto che vadano bene per ogni bici. Per esempio, le Fulcrum sono ottime ruote, ma sulla Cube quelle che rendono meglio sono le Newmen, che sono state disegnate appunto per la nostra bici. E non è detto che su un’altra bici siano altrettanto performanti. Anche questi sono dettagli che fanno la differenza. 

«E poi anche il body non va sottovalutato. E’ sempre più diffuso: anche gli scalatori spesso lo usano».

Ruote alte e boby per Kuba

E a proposito di body, questo è l’elemento che forse più di tutti desta l’attenzione di Jakub Mareczko. “Kuba” milita nell’Alpecin-Fenix e in questa squadra si dà grande importanza agli sprinter o comunque ai corridori veloci. Oltre a lui ci sono Van der Poel, Jasper Philipsen, Tim Merlier… tutti motori grossi, grossi in grado di sprigionare potenze incredibili. Fornirgli un pacchetto aero per metterli nelle condizioni migliori al fine di raggiungere velocità più elevate è una priorità più che in altri team.

«Per me – dice Marezcko – in primis c’è la bici (in Alpecin hanno a disposizione la più veloce Canyon Aeroad e la più leggera Ultimate, ndr) e poi c’è il vestiario.

«Possiamo scegliere tra due caschi: uno meno forato e più aero, e uno più leggero ed aerato. Prima del via, a seconda della tappa e del meteo, decidiamo quale indossare. Non credo invece che il guantino faccia grosse differenze. Van der Poel per esempio neanche li usa. Io li metto perché semmai dovessi cadere almeno poi potrei tenere in mano un bicchiere per bere! Tutta esperienza, all’inizio non li mettevo.

«E lo stesso discorso vale per i calzini. Quelli aero che abbiamo sono un po’ più alti e con un materiale sintetico più “liscio” e aderente rispetto a quelli classici, diciamo».

«Poi c’è il body: importantissimo. Quasi tutti ormai lo usano, non solo noi velocisti. E’ decisamente più aderente del set maglia e pantaloncino. Nella zona dell’ombelico quando sei piegato resta più aderente, comprime di più e l’aria scivola via meglio. In più la maglia non sale mai».

Come abbiamo accennato, in Alpecin hanno a disposizione due bici, ma come sempre la parte forse più importante sono le ruote. In tal caso la scelta si allarga a tre modelli, tutti e tre Shimano Dura Ace.

«Abbiamo quelle con profilo da 60 millimetri, quelle da 50 e quelle da 36. Io uso sempre quelle da 60, ogni tanto quelle da 50, anche su percorsi più impegnativi, perché la differenza di peso è poca, mentre si sente la differenza di scorrevolezza».

Parola al tecnico

E dopo aver sentito due velocisti, sentiamo anche l’opinione del tecnico, Giampaolo Mondini, referente tra Specialized, il marchio che rappresenta, e i team che lo stesso brand americano supporta: Quick Step-Alphavinyl, Bora-Hansgrohe e Total Energies.

«In Specialized non forniamo vestiario ai pro’ – spiega Mondini – Però posso dire che tra i team che seguiamo di certo il body con le tasche va per la maggiore. Total Energies e Quick Step utilizzano quello di Castelli. E visto che le gare sono sempre più veloci anche in salita si tende a preferire il body in generale. Un po’ tutti preferiscono il pacchetto aero. Quante volte si viaggia al di sopra dei 50 chilometri orari ormai? Tante direi».

«Qualche anno fa avevamo fatto uno studio sui vantaggi in termini di watt. In galleria del vento avevamo notato che i calzini non hanno nessuna influenza ai fini aerodinamici in quanto con il movimento della pedalata creano una sorta di spostamento d’aria all’interno del “cono aero” e creano delle interferenze, ma è davvero difficile da valutare.

«Discorso diverso se invece parliamo del copriscarpe. Il fatto che sullo scarpino ci siano delle prese d’aria, il copriscarpe chiudendole li rende più veloci. Però bisogna anche valutare l’aerazione del piede, perché se metto il copriscarpe e la temperatura del piede sale troppo o mi disidrato… non è più un vantaggio.

«Quello che invece conta abbastanza è il casco. Noi ne mettiamo a disposizione due modelli: il Prevail, casco “classico”, e l’Evade, casco aero. Possono esserci anche 10 watt di differenza a 50 chilometri orari e per questo motivo è sempre più usato».

Stare nella pancia del gruppo aiuta moltissimo come è noto: in quei frangenti i vantaggi del pacchetto aero sono meno tangibili
Stare nella pancia del gruppo aiuta moltissimo come è noto: in quei frangenti i vantaggi del pacchetto aero sono meno tangibili

Non solo i velocisti…

Nel nostro caso, visto che la bici è unica (la Specialized S-Works Tarmac SL7) si va alla ricerca delle ruote alte, le Rapid con profilo differenziato: 50 millimetri all’anteriore e 55 al posteriore e manubrio sempre della linea Rapid, quindi schiacciato e con piega alare. Chi non usa il Rapid usa il manubrio aero di Pro (brand di Shimano, ndr) con il set integrato. Sono davvero pochi ormai ad optare per quello tradizionale».

Per Mondini il discorso del pacchetto aero non riguarda, e non dovrebbe riguardare, solo i capitani o i velocisti, ma anche e forse quasi di più gli altri corridori, quelli che per la maggior parte del tempo sono in testa al gruppo a tirare e a prendere aria in faccia.

«C’è una grande differenza tra stare davanti e a ruota – conclude Mondini – Per chi sta in mezzo al gruppo il discorso dell’effetto dei watt decade tantissimo. Si risparmia molto, cambiano i vortici di aria. Per assurdo sarebbe più importante che il pacchetto aero ce lo avesse un Tim Declercq, che tira tutto il giorno, che un Alaphilippe che fa la corsa negli ultimi 15 chilometri. Per dire…».

La Specialized S-Works Tarmac SL7 con i tubeless per Asgreen

28.02.2022
5 min
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Dopo aver curiosato la Merida di Sonny Colbrelli, l’attenzione si sposta sulla Specialized di Asgreen, vincitore della Giro delle Fiandre 2021, sempre protagonista nella campagna del Nord e in prima fila nei giorni scorsi fra Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne, in cui ha tirato per la vittoria di Jakobsen.

Tra conferme tecniche e novità molto interessanti, ci siamo affidati a Giampaolo Mondini, un interlocutore d’eccezione e uomo di collegamento tra il marchio di Morgan Hill e i team pro’.

In azione ieri alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, Asgreen è già in tabella per il Fiandre
In azione ieri alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, Asgreen è già in tabella per il Fiandre
Quale bici utilizza e utilizzerà Asgreen per le classiche?

Per Kasper sempre una S-Works SL7, con qualche variazione rispetto alla stagione 2021. Frame e forcella sono in carbonio Fact 12R, quello dedicato ai top di gamma S-Works. Asgreen è uno di quei corridori che non fa apportare modifiche alla propria bici, se mettiamo a confronto il setting del mezzo tra le gare del Belgio e quelle che si svolgono nel corso della stagione.

Ci puoi dire quali sono i cambiamenti rispetto al 2021?

Il cambio più importante riguarda le gomme, i corridori utilizzano i nuovi tubeless S-Works. Questi pneumatici sono stati sviluppati in parallelo e con il contributo proprio degli atleti Quick Step-Alpha Vinyl. E poi c’è la trasmissione Shimano Dura-Ace 12v, l’anno passato avevamo quella a 11.

I tubeless per tutti? Ci puoi dare qualche dettaglio tecnico?

Si, la direzione è quella dei tubeless, non solo per le gare del Nord. Fanno parte della categoria S-Works e hanno un battistrada simile a quello dei copertoncini. Il range di utilizzo, per quanto riguarda le pressioni di esercizio, è compreso tra le 5,2 e 5,6 atmosfere. Le coperture vengono montate con il lattice al loro interno.

Quale sezione utilizzerà Asgreen?

I tubeless hanno una sezione da 28 e sono montati sulle ruote Roval Rapide CLX con canale interno da 21 millimetri. Anche in questo caso è l’ultima versione, con predisposizione per i tubeless e copertoncino. Quest’anno i corridori avranno a disposizione questa tipologia di prodotti e ci sarà l’abbandono pressoché definitivo del tubolare.

Tornando invece all’impostazione della bici di Kasper Asgreen, che pedivelle utilizza, quali rapporti e quale cockpit?

Asgreen utilizza delle pedivelle da 175 millimetri e la guarnitura è Shimano Dura-Ace. Ha uno stem in alluminio S-Works da 120 millimetri e una piega in carbonio larga 42 centimetri. Il manubrio è il Rapide in carbonio con design aero e appoggio superiore piatto. I corridori hanno la possibilità di scegliere tra la componentistica Pro e Specialized. Asgreen utilizza Specialized.

Una piega da 42?

Si, i corridori stanno utilizzando manubri stretti se paragonati alla struttura fisica. Asgreen utilizza una larghezza di 42 centimetri che è tutto sommato adeguata alle caratteristiche del suo corpo.

Assetto in bici efficiente ed aerodinamico per Asgreen
Assetto in bici efficiente ed aerodinamico per Asgreen
La sella è con una lunghezza tradizionale?

Si, il corridore utilizza una Romin Mirror con una lunghezza tradizionale. Non è corta ed è costruita grazie alla tecnica della stampa 3D. Una sella del genere, in base ai test effettuati, risulta migliore perché distribuisce meglio le pressioni della seduta.

Per i rapporti invece, considerando la nuova trasmissione?

Utilizza i pignoni posteriori con scala 11-34. lo vedremo con questi rapporti anche alla Strade Bianche, Fiandre e tutte le altre classiche. Il plateau anteriore è 54-40. Ogni tanto lui fa uno di quegli incroci che non dovrebbero essere mai fatti, lasciando la catena sul 54 davanti e portandola sul 34 dietro, per la gioia dei meccanici e della catena. Ma non ha mai avuto problemi. Merito anche del suo meccanico che gli prepara il mezzo con una lunghezza adeguata della catena.

Vengono utilizzate delle contromisure per contrastare lo sporco e preservare l’efficienza del movimento centrale?

Le bici sono montate con i cuscinetti CeramicSpeed. Poi il team utilizza le due calotte esterne per adeguare lo standard Shimano con l’asse passante da 24 millimetri della guarnitura. Per questo è necessario considerare anche la larghezza del movimento centrale del telaio Tarmac, che è di 68 millimetri. Comunque no, non ci sono variazioni particolari, considerando che il comparto è controllato dopo ogni utilizzo.

Ciclone Evenepoel: merito (anche) delle pedivelle cortissime

24.02.2022
4 min
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E per fortuna che dopo i test in galleria del vento fatti lo scorso autunno, Remco Evenepoel non era contento dei suoi miglioramenti. Almeno così si vociferava. Più che altro perché li aveva fatti insieme a Mattia Cattaneo il quale aveva migliorato, numeri alla mano, più di lui.

Poi invece passa l’inverno e alla prima crono importante della stagione ecco che il campioncino della Quick StepAlphavinyl demolisce i suoi avversari. Alla Volta Algarve, Remco rifila quasi un minuto (58”) al secondo classificato, che tra l’altro non è uno così. E’ il campione europeo Stefan Kung.

Le impressioni di Alessandro Ballan, circa la prova di forza mostrata alla Valenciana erano corrette.

In Algarve Evenepoel ha messo in pratica la nuova posizione studiata in autunno
In Algarve Evenepoel ha messo in pratica la nuova posizione studiata in autunno

Più alto, più efficiente

Ma cosa ha fatto in galleria del vento Evenepoel? Chiaramente aveva rivisto la sua posizione, la quale era già ottima di partenza e ne aveva comunque tratto dei benefici.

Una posizione che forse era sin “troppo” buona. Spesso infatti per accentuare l’aerodinamica i corridori si trovano ad essere meno efficienti in fase di spinta e soprattutto nella capacità polmonare. Alla lunga questo non ti fa esprimere al meglio.

Per assurdo quindi si è fatto un passo indietro per quel che concerne l’aerodinamica, ma se ne sono fatti due per quel concerne il risultato finale: andare più forte.

Remco si è alzato leggermente nella parte anteriore. Le mani sono posizionate un po’ più in alto e adesso sono più sovrapposte l’una all’altra, una soluzione che per primo aveva adottato Filippo Ganna. E che si è vista nella crono del UAE Tour anche in altri corridori, tra cui Tom Dumoulin.

La pedivella corta Shimano Dura Ace usata da Evenepoel, da 165 millimetri
La pedivella corta Shimano Dura Ace usata da Evenepoel, da 165 millimetri

Pedivelle da 165!

Spesso poi quando si va in galleria del vento, si provano anche nuovi materiali. Materiali più areo e più scorrevoli, ma non è stato questo il caso. Più che su ruote o caschi, una volta sistemata la parte delle appendici personalizzate, ci si è concentrati sulla parte biomeccanica. In particolare sulle pedivelle.

Una volta nelle cronometro si sceglieva di allungarle. C’è chi arrivava persino a quelle da 180 millimetri, adesso è il contrario. Chi ha le 175, usa le 172,5 e così a scendere… E un Evenepoel che aveva le 170 è passato alle 165 millimetri. Sì, avete letto bene: 165 millimetri!

Con questa soluzione l’angolo tra busto e bacino riesce ad essere leggermente più aperto, favorendo la respirazione (parliamo davvero di dettagli e millimetri). Quando la gamba sale, il ginocchio non va a sbattere contro il diaframma (e torniamo al discorso dell’efficienza respiratoria).

Una pedivella così corta chiaramente va poi ad incidere sulla frequenza di pedalata. Le rpm per Evenepoel sono notevolmente aumentate. La Quick Step-Alphavinyl e Specialized, che ha proposto il test, sono state molto intelligenti nell’avviare il cambiamento a novembre. Perché? Perché in questo modo il corridore ha avuto tutto il tempo per allenarsi sulle nuove cadenze.

Remco ha lavorato molto anche sull’aspetto della guida. Eccolo in un evento gravel con Cattaneo (foto Instagram)
Remco ha lavorato molto anche sull’aspetto della guida. Eccolo in un evento gravel negli Usa (foto Instagram)

Una crono dura

La cronometro di Tavira è stata davvero indicativa. Era lunga 32,2 chilometri, contava circa 400 metri di dislivello e c’era anche parecchio da guidare, con strade strette e parecchie curve. 

Evenepoel ha fatto registrare 51,089 di media. Un numero strabiliante tanto più che nei primi 5 chilometri il vento era totalmente contro e poi si faceva sentire con raffiche laterali. Non a caso il belga non ha scelto la ruota anteriore classica che utilizza nelle crono, ma la Rapid da strada.

Voci di corridoio dicono che Davide Bramati in ammiraglia fosse soddisfattissimo, uno spettacolo da vedere. E anche i feedback di Remco sono stati più che positivi: «Una crono di così alto livello non l’avevo mai fatta».

In virtù di questo percorso tortuoso della crono portoghese, c’è da analizzare anche il discorso della guida che, se vogliamo, è l’anello debole di Remco. La nuova posizione lo ha agevolato anche in questo senso. Chi gli è vicino dice che Evenepoel ha preso di petto il tema, tanto che i suoi impegni con la bici gravel non erano fini a se stessi.

Specialized, i numeri e le curiosità oltre la sponsorizzazione

22.01.2022
8 min
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Due WorldTour (Bora-Hansgrohe e Quick Step-Alpha Vinyl), una professional (la TotalEnergies di Sagan) e la compagine femminile SDWorks. Queste squadre hanno una cosa in comune e non è un semplice dettaglio: le bici Specialized S-Works.

Abbiamo chiesto a Giampaolo Mondini, ex corridore che ora occupa il delicato ruolo di collegare le squadre sponsorizzate all’azienda di Morgan Hill dell’impegno che comporta il supportare diversi team professionistici nel ciclismo moderno.

La Tarmac SL7 con la livrea dedicata a Peter Sagan (foto Specialized)
La Tarmac SL7 con la livrea dedicata a Peter Sagan (foto Specialized)
Quali sono i fattori principali che spingono un’azienda come Specialized ad avere tre team maschili di questa caratura? E poi c’è anche SDWorks femminile!

Già in passato abbiamo avuto tre team maschili, era l’epoca dell’Astana, della HTC-Highroad e Saxo. Il ragionamento però, parte dal fatto che non c’è mai stata la volontà di fare un team factory. Lavorare con diverse squadre in contemporanea è impegnativo, certo, ma ti permette di avere costantemente un numero maggiore di possibilità di creare interesse intorno al brand e di farlo costantemente. Poi ci sono realtà come la Quick Step-Alpha Vinyl che sono al vertice per organizzazione. Con loro abbiamo un contratto di 6 anni».

Si, ma tre team maschili nel ciclismo attuale sono un impegno enorme!

La volontà di fare una terza squadra non c’era. L’ammirazione che ha Mike Sinyard (fondatore della casa) nei confronti di Peter Sagan è stata fondamentale e la terza sponsorizzazione maschile ha preso forma.

Tecnicamente siamo portati a pensare che avete anche maggiori possibilità di sviluppare i prodotti con l’aiuto di diversi team e tanti atleti. E’ così?

E’ assolutamente così. Tante possibilità e molti feedback. Un esempio è lo sviluppo della nuova categoria di pneumatici, dove la Quick Step ha giocato un ruolo fondamentale. Oppure lo sviluppo di una bicicletta, volendo fare un altro esempio. Vengono utilizzati dai 2 ai 4 mesi di test sul campo con staff e corridori, talvolta anche di più.

L’utilizzo dei copertoncini e dei tubeless, sviluppato con i pro e soluzioni destinate a cambiare la categoria (foto Specialized)
L’utilizzo dei copertoncini e dei tubeless, sviluppato con i pro e soluzioni destinate a cambiare la categoria (foto Specialized)
E’ possibile avere un’idea di quante biciclette vengono fornite ad ogni corridore?

Possiamo fare una media considerando le tre squadre uomini. Per ogni corridore vengono calcolati: 5 frame-kit S-Works Tarmac SL7 e 2 modelli Shiv da crono. A queste si aggiunge una S-Works Roubaix. Quest’ultimo modello non viene fornito a tutti, dipende anche dagli obiettivi del corridore».

E la S-Works Aethos?

Non è contemplata nella fornitura iniziale, ma è disponibile per quei corridori che la vogliono provare. Alaphilippe l’ha utilizzata e gli è piaciuta parecchio, così come Asgreen che l’ha usata al Tour. Oppure le bici gravel, non inserite nel magazzino iniziale e poi fornite in base alle necessità».

Ci sono delle differenze tra le bici di un team ed un altro? Oppure tutte si basano sulla stessa piattaforma S-Works?

«Tutte le biciclette sono S-Works e le forniture sono uguali per tutti, uomini e donne».

Il pacchetto Specialized è completo, telai, ruote ed equipaggiamento in genere. Ci puoi dare un’idea anche in merito a questi numeri?

Indicativamente forniamo 2 set di ruote training ad ogni corridore, 3 set di ruote leggere e 3 set di aerodinamiche. Poi ovviamente è da considerare l’organizzazione di ogni singolo team. Sulla fornitura dei materiali c’è sempre da considerare se la collaborazione è attiva da più stagioni. In un certo senso la storicità del rapporto ha un peso in fatto di numeri e fornitura e ci sono più variabili da considerare.

Quali sono i modelli di sella che utilizzano i corridori?

Potrei dirti che oggi si dividono nel 50% che usa la sella corta Power e l’altro 50% che utilizza la sella standard, ovvero la Romin. In entrambi i casi i corridori apprezzano le versioni Mirror in 3D.

Quali ruote? Invece per quello che concerne il cockpit?

Roval non ha più in gamma le ruote con cerchio da tubolare, questo anche per i pro’, ai quali forniamo le Alpinist e le Rapide per gareggiare. Tutti i team adottano i copertoncini ed i tubeless. Le Rapide Tubeless sono state fornite per la stagione entrante. Per il manubrio e per il cockpit in generale: noi forniamo il nostro kit e si dà merito anche alle eventuali sponsorizzazioni. Vedi ad esempio la Quick Step con Pro Bike Gear.

Come avviene la fornitura dei materiali?

Abbiamo una base in Olanda, un vero Service Course pronto a tutto. Qui ci sono dei telai grezzi pronti ad ogni evenienza, volendo fare un esempio legato alle biciclette. Questo ci permette di preparare delle colorazioni particolari in tempi ridotti. Buona parte dei telai S-Works sono verniciati in Italia. Di solito siamo in grado di consegnare con tempistiche molto ridotte. Talvolta bastano due giorni.

Un’altro bel dettaglio della livrea pensata per Sagan (foto Specialized)
Un’altro bel dettaglio della livrea pensata per Sagan (foto Specialized)
Ci sono dei componenti che sono prodotti su richiesta specifica del team oppure del corridore, oppure vengono forniti i normali componenti standard?

Si ci sono delle richieste e rispetto al passato posso dire che sono un numero sempre inferiore. Ultimamente le particolarità si sbilanciano verso i manubri da crono.

Specialized fornisce delle indicazioni particolari, oppure il corridore è libero di usare i materiali con i quali si trova a suo agio?

L’atleta è libero di usare quello con cui si trova meglio, all’interno della fornitura. Vengono date delle indicazioni, ma l’ultima parola è sempre del corridore.

Ti riferisci alle bici da crono, alle ruote lenticolari, oppure altro?

Il pacchetto crono è un valido esempio. Con il tempo abbiamo sviluppato un sistema che affianca i team e gli atleti, una sorta di piattaforma di simulazioni che fornisce quanti più dati possibili, che vanno dal meteo alla morfologia del territorio, vento e molto altro.

In merito al montaggio. Affiancate i meccanici dei team, magari nelle prime fasi di una sponsorizzazione, ad esempio nel caso della TotalEnergies?

Sì, facciamo dei corsi di formazione per i meccanici».

Nell’ambito del posizionamento in bici. Tutti i team supportati utilizzano la piattaforma biomeccanica Retul?

Sì e non solo quello, perché dietro c’è un lavoro enorme che coinvolge anche la galleria del vento. Retul e test, ai quali si aggiungono delle prove metaboliche. Questo ci porta a lavorare a stretto contatto con i fisioterapisti e ci serve per immagazzinare dati che vengono utilizzati per lo sviluppo dei prodotti. Ci permette di capire le risposte fisiche di un corridore che è stato vittima di un incidente. L’esempio di Jakobsen, che è tornato a pedalare alla grandissima, con una posizione in sella che è paragonabile a quella pre incidente»!