Il gusto delle presentazioni in grande stile. Dopo aver avuto in esclusiva per l’Italia lo show della Jumbo Visma, ecco oggi le immagini della squadra numero uno al mondo per il 2022: la SD Worx. Lo squadrone femminile, che per il 2023 ha per giunta rinforzato la rosa con la campionessa europea Lorena Wiebes e l’azzurra Barbara Guarischi, si presenta ad Anversa, presso il KMSKA Museum, riaperto dopo un’imponente ristrutturazione lo scorso 24 settembre.
Una struttura storica e prestigiosa, con un allestimento dinamico e audace. Un dialogo costante fra antico e moderno, a rappresentare in qualche modo anche l’anima del ciclismo: classico per la sua storia antica, con un piede nel futuro per la scienza che lo sostiene. La più grande collezione delle Fiandre, un’importante raccolta di Rubens e da oggi anche le ragazze dello squadrone (in apertura, Lorena Wiebes, foto Getty Sport).
La maglia presentata da Elena Cecchini, al terzo anno con la SD Worx (foto Getty Sport)Demi Vollering, olandese, classe 1996 (foto Getty Sport)La maglia presentata da Elena Cecchini, al terzo anno con la SD Worx (foto Getty Sport)Demi Vollering, olandese, classe 1996 (foto Getty Sport)
Numeri uno nel 2022
Squadrone per il ranking, per le atlete e per i tecnici che lo guidano. A tirare le file c’è Lars Boom, vecchia conoscenza del ciclismo professionistico e di bici.PRO. Accanto a lui, l’immensa Anna Van der Breggen e Danny Stam.
Lorena Wiebes è passata dal Team DSM e le sue Scott alla Tarmac SL7 della Sd Worx (foto Specialized)L’olandese, 23 anni, porta in dote la sua maglia di campionessa europea (foto Specialized)Nel treno della Wiebes, per lanciarle gli sprint è arrivata l’azzurra Barbara Guarischi (foto Specialized)Lorena Wiebes è passata dal Team DSM e le sue Scott alla Tarmac SL7 della Sd Worx (foto Specialized)L’olandese, 23 anni, porta in dote la sua maglia di campionessa europea (foto Specialized)Nel treno della Wiebes, per lanciarle gli sprint è arrivata l’azzurra Barbara Guarischi (foto Specialized)
Made in Specialized
L’equipaggiamento è di livello stellare: la rivalità con il team di Luca Guercilena inizia già dalle bici, dato che la SD Worx è il team ufficiale di Specialized. Creata anch’essa con il marchio americana, la nuova maglia fonde colori vivaci come arancione, rosa, viola e giallo, in un design simmetrico ed energico. Pantaloncini blu scuro, nel segno della classicità. Una divisa elegante e anche facile da individuare in gruppo: un dettaglio che non guasta.
«Questo è un kit – ha detto Fisher Black – che in strada ti giri a guardare. Mi piace molto la simmetria del disegno. I colori della maglia si abbinano perfettamente con i pantaloni blu scuro. Quindi penso che sia un design di successo».
Il suo contratto è in scadenza al termine di questa stagione. Per Matteo Fabbrola Bora Hansgrohe ha rappresentato una svolta nella carriera che lo ha portato al ciclismo WorldTour al fianco di campioni e con responsabilità mai banali. L’anno scorso, complice una bronchite arrivata in un momento delicato, subito dopo la Tirreno-Adriatico, non è riuscito a disputare corse al livello delle sue aspettative. Il 27enne friulano nel 2020 e 2021 ha dimostrato di essere un ottimo gregario con anche tanto margine di crescita personale.
In cerca del giusto spazio per cogliere l’occasione giusta, viene da sé che il 2023 sarà un anno spartiacque sia per l’età che per la sua carriera. Così Matteo ha accettato di darci qualche spunto e aspettativa sulla stagione alle porte.
A dicembre Matteo Fabbro è stato in ritiro con la squadra a MallorcaA dicembre Matteo Fabbro è stato in ritiro con la squadra a Mallorca
Sei già stato al caldo per il ritiro invernale?
Sì, abbiamo fatto un ritiro a dicembre a Mallorca e a gennaio siamo liberi. Io andrò per conto mio a Gran Canaria e poi andrò diretto alla Volta a la Comunitat Valenciana il 1° febbraio.
Come sta andando la preparazione?
Buone sensazioni, tutto nella norma. Abbiamo affrontato una preparazione diversa dall’anno scorso perché nel 2022 era più incentrata sul Giro d’Italia. Quest’anno mi preparo lo stesso per il Giro, ma sto cercando di avere un po’ più spazio nelle corse prima e quindi farmi trovare pronto.
Quali obiettivi ti ha indicato la squadra?
Essere di supporto al Giro per Vlasov e, se ci sarà l’opportunità, di giocare le mie carte magari con attacchi da lontano oppure su alcune tappe diciamo che mi lasceranno un po’ più di libertà. Siamo i vincitori uscenti con Hindley quindi avremo gli occhi puntati addosso. Ci ripresentiamo con una squadra forte, ma riconfermarsi non è mai facile. Vedremo a ridosso quale sarà la condizione. A me basta non ammalarmi prima e dover dare forfait come ho dovuto fare l’anno scorso a causa della broncopolmonite dopo la Tirreno-Adriatico.
Per questo il tuo 2022 non ha brillato?
E’ stato un brutto anno. Ho fatto uno stop di tre settimane post Tirreno appunto senza toccare la bici. Una battuta d’arresto così lunga in quel periodo è cruciale per tutta la stagione. Infatti ho iniziato ad avere buone sensazioni e andare forte a fine 2022 come al Lombardia, ma ormai le occasioni erano sfumate.
Matteo Fabbro è del 1997, è passato pro’ nel 2018. Al termine del 2023 scadrà il contratto con la Bora-HansgroheMatteo Fabbro è del 1997, è passato pro’ nel 2018. Al termine del 2023 scadrà il contratto con la Bora-Hansgrohe
Quali sono i tuoi appuntamenti importanti del 2023?
Dovrei fare Giro e Vuelta, però manca ancora tanto, le variabili sono infinite, quindi mi pongo degli obiettivi più vicini che sono andare forte al Giro e al Catalunya.
Quindi al giro sarete presenti con altre punte?
Hindley non difenderà la maglia rosa, ma ci saranno Vlasov e Kamna che punteranno alla classifica. Noi saremo tutti di supporto e qualora ci fosse l’occasione saremo pronti a giocarci le nostre carte.
Ti sei già fatto un’idea dei percorsi?
Quello della Vuelta non è un brutto percorso, ma secondo me il Giro è ancora più duro. Penso che sarà simile a quello del 2020. Ci sono tappe lunghe e specialmente l’ultima settimana non perdonerà. Specialmente quello che verrà sprecato nella prima parte, si pagherà alla fine. Ci sono due crono da non sottovalutare. Sulla carta è a mio avviso più impegnativo del 2022.
Il tuo contratto scadrà a fine stagione, come vivi questa situazione?
Sicuramente da una parte è uno stimolo. Io sono motivato a riscattarmi dalla stagione scorsa penalizzata dagli infortuni e vicende varie. Ho passato un anno a rincorrere la condizione e sicuramente proverò a farmi vedere nella prima parte. Non farò a malincuore la Tirreno, perché è una corsa cui tengo particolarmente. Però sarò al Catalunya e vedendo il percorso, non è semplice nemmeno quello.
Fabbro alla Vuelta ha visto crescere la sua condizione dopo un 2022 in salitaFabbro alla Vuelta ha visto crescere la sua condizione dopo un 2022 in salita
Tornando alla tua preparazione, hai fatto modifiche durante l’inverno?
Ho modificato un po’ la posizione in ritiro e mi sono arretrato leggermente. Poi sono passato al manubrio aero della Roval, perché quello che usavo era un modello precedente.
Come mai questo arretramento?
Mi sentivo un po’ scomodo. La mia sensazione era quella di non riuscire a chiudermi specialmente quando mettevo le mani basse. Da quando ho iniziato a pedalare questo inverno in ritiro, con i tecnici Specialized abbiamo deciso di fare questa piccola modifica.
Sono cambiamenti di posizione naturali o è dovuto ad altro?
Ero molto estremo prima, al limite in avanti. Un altro elemento che ha forse inciso è l’aver cambiato le scarpe. Avevo le S-Works ed essendo andate fuori produzione da quest’anno sono passato alle Ares. Siamo arrivati a questa conclusione. Ogni tanto ci sta fare qualche piccolo cambiamento. Poi si parla di millimetri, finezze che a livello mentale rappresentano accortezze che possono aiutare.
Le cose che si fanno a porte chiuse nel primo ritiro. A dicembre l’hotel della futura Soudal-Quick Step è rimasto chiuso ai giornalisti. Corridori nuovi, materiali nuovi. Troppe cose tutte insieme per rischiare che uscisse qualche foto non autorizzata. Negli stessi giorni, nei saloni al pianterreno del Suitopia Hotel di Calpe, gli uomini di Retul hanno messo mano a svariate solette su misura e controllato la posizione dei nuovi e degli altri che lo hanno chiesto. La squadra correrà anche nel 2023 con la Tarmac SL7 di Specialized. E dato che non si sa ancora quando sarà lanciata la SL8, non ci sono state grandi variazioni biomeccaniche.
Ciò che è successo in quelle stanze ce lo siamo fatto raccontare da Giampaolo Mondini, che è la porta di accesso dei corridori all’assistenza di massimo livello quanto a posizionamento in bici e solette su misura e nelle tre settimane prima di Natale ha girato per questo fra gli hotel delle squadre sponsorizzate.
Mondini è il responsabile Specialized dei rapporti con i team: qui alla presentazione della Soudal-Quick StepMondini è il responsabile Specialized dei rapporti con i team: qui alla presentazione della Soudal-Quick Step
Avete lavorato solo con i nuovi corridori o anche con gli altri?
«E’ un servizio che offriamo a tutte le nostre squadre. Con i nuovi si cerca di far capire i vantaggi della posizione migliore. Quando si va in una nuova squadra, cambiano la bici, la sella, il manubrio, i pedali. Cambia tutto, per cui la certezza che gli angoli siano stati rispettati è un vantaggio. Per questo di solito si comincia a ottobre».
Con la stagione ancora in corso?
Esatto. Serve per avere gli atleti ancora in formae non fermi da tre settimane. Serve che siano presentabili. Sia per la posizione in sella, perché magari dopo tre settimane di stop non hanno la stessa elasticità. Sia per la possibilità di fare l’abbigliamento su misura, quando sono ancora tirati.
Il problema di Masnada è stato risolto con una sella più stretta (foto Specialized)Cambiando la sella, Masnada ha adattato anche le altre misure del telaio (foto Specialized)Per Masnada sono stati condotti test con vari modelli di selle, fino a quella giusta (foto Specialized)Il problema di Masnada è stato risolto con una sella più stretta (foto Specialized)Cambiando la sella, Masnada ha adattato anche le altre misure del telaio (foto Specialized)Per Masnada sono stati condotti test con vari modelli di selle, fino a quella giusta (foto Specialized)
Con i vecchi corridori invece cosa si fa?
A volte sono loro che chiedono di essere inquadrati. Magari sono caduti, oppure hanno cambiato la sella, hanno male a un ginocchio o ancora vogliono la soletta personalizzata. A Calpe questa volta non c’è stato tantissimo da fare per la biomeccanica.
Masnada ha raccontato di aver dovuto rivedere la posizione per scongiurare l’infiammazione che lo ha fatto soffrire alla Vuelta.
Masnada ha una conformazione così stretta delle ossa del bacino, che qualsiasi sella avesse usato finora, gli causava delle lacerazioni. Alla Vuelta era così rovinato, che l’ha conclusa per aiutare Remco, però ha finito lì la stagione.
Come l’avete risolta?
La soluzione è stata provare una sella da crono, la Sitero. Abbiamo selle larghe da 130 millimetri fino a oltre i 160. E’ rarissimo che i corridori usino selle così strette, ma Fausto potrebbe aver risolto il problema. La Sitero ha anche il naso più corto e così è riuscito a tenere sotto controllo la situazione. Ma dovremo continuare a seguirlo, per vedere se va bene. A volte si cambiano le selle, quando le selle non c’entrano.
Una volta individuali gli angoli, si passa alle regolazioni per ottenere la posizione indicata (foto Specialized)Una volta individuali gli angoli, si passa alle regolazioni per ottenere la posizione indicata (foto Specialized)
Cosa vuoi dire?
Tanti oramai si fanno fare il fondello su misura, anche Nibali lo faceva. Non è una cosa tanto banale, negli ultimi anni sono attenzioni sempre più frequenti. E si sta iniziando a notare che i problemi attribuiti alle selle derivano dal fondello, se non addirittura dalla crema che si usa per le parti intime.
Alle creme?
Avevamo un problema con una squadra. Solo quella. E alla fine abbiamo scoperto che usavano una crema che ungeva così tanto la sella, da danneggiarne la copertura. Per il fondello, così come per le scarpe andrebbe concessa libertà, anche se lo dico contro il mio interesse. Noi stessi, se il corridore non si trova con i nostri prodotti, lo lasciamo libero di cercare di meglio. Quello che non mi va giù è che, pur in assenza di sponsorizzazioni, ci siano squadre che vietano ai corridori di usare certe marche.
I sensori LED vengono collocati sulle sporgenze ossee, come ad esempio la caviglia (foto Specialized)I sensori LED vengono collocati sulle sporgenze ossee, come ad esempio la caviglia (foto Specialized)
Come funziona il sistema Retul?
Si parte dalla posizione di base, dando per scontato che siano già messi bene sulla bici. I cambiamenti vanno valutati attentamente. Le fibre muscolari si adattano, ma lavorano in una precisa direzione. Nel cambiare, bisogna stare attenti perché ogni variazione può avere conseguenze. Al di là delle lunghezze, il valore importante è quello dell’angolo fra i vari segmenti del corpo. Per cui si parte dalla posizione base, poi l’algoritmo Retul mette in relazione la posizione del corridore con quelle di tutti gli altri testati finora, fornendo indicazioni sugli angoli migliori.
In che modo?
Viene creata una mappa in 3D del corridore che pedala, una volta si faceva il confronto fra le fotografie. I marcatori a LED vengono messi su 8 punti fissi, di solito sporgenze ossee, rilevando un minimo di 17 angoli fino a un massimo di 45, con cui ricavi l’esatta prospettiva della posizione. Se il sistema dice che la posizione è giusta, non facciamo niente. Se invece vediamo che qualche angolo è migliorabile, in accordo con il corridore e il fisioterapista della squadra, si decide se intervenire e in che modo.
Intervenire su cosa?
Il sistema ti dice che un angolo è migliorabile, sta all’esperienza del biomeccanico trovare il modo per correggerlo. Se abbassando la sella, allungando l’attacco manubrio o altro. Si fanno variazioni di pochi millimetri, si arriva a una posizione condivisa e poi si lasciano al corridore circa venti giorni per allenarsi ore e ore, sperimentando la nuova posizione. Se si fa la posizione a dicembre, si fa una verifica a gennaio e poi non si tocca più.
L’algoritmo indica gli angoli su cui intervenire: i biomeccanici osservano e intervengono (foto Specialized)L’algoritmo indica gli angoli su cui intervenire: i biomeccanici osservano e intervengono (foto Specialized)
Quanto conta il biomeccanico?
Il nostro obiettivo è togliere di mezzo la soggettività del biomeccanico. Serve che sia esperto nell’usare lo strumento. A volte si può raggiungere la stessa posizione finale partendo da punti diversi, l’importante però è che il risultato sia identico. Non è possibile che due biomeccanici diversi portino a due posizioni diverse.
Da dove arrivano i biomeccanici Retul?
Quando Specialized ha rilevato il marchio, c’erano 5 “professor” che ancora oggi fanno scuola e insegnano il metodo Retul. Quelli che seguono le squadre sono gli stessi che sviluppano l’algoritmo e si servono dei feedback dei corridori per migliorarlo. In generale, tutti quelli che usano il sistema Retul nei negozi e nei centri di biomeccanica, vengono formati perché siano in grado. Il responsabile per l’Italia si chiama Silvio Coatto.
Il trasmettitore sulla schiena inoltra le info raccolte durante la pedalata (foto Specialized)Per il campione del mondo anche un controllo della posizione (foto Specialized)Evenepoel ha provato a ridurre la lunghezza delle pedivelle, ma è rimasto sulle 170 (foto Specialized)La verifica del posizionamento delle tacchette rientra nelle prerogative di Retul (foto Specialized)Il trasmettitore sulla schiena inoltra le info raccolte durante la pedalata (foto Specialized)Per il campione del mondo anche un controllo della posizione (foto Specialized)Evenepoel ha provato a ridurre la lunghezza delle pedivelle, ma è rimasto sulle 170 (foto Specialized)La verifica del posizionamento delle tacchette rientra nelle prerogative di Retul (foto Specialized)
Capita che il corridore voglia cambiare senza una reale esigenza?
E’ una cosa che capita. Il nostro obiettivo a livello mentale è isolare dalla nostra valutazione le sensazioni del corridore. A volte durante la preparazione capita che qualcosa non vada come crede e la prima cosa che fa, se non trova una spiegazione, è mettere mano alla bicicletta. Senza rendersi conto che spesso questo genera problemi più seri.
A crono stessa storia?
A crono è diverso. Si danno alla squadra tutti i dati della posizione più affidabile e da lì si comincia a lavorare. In galleria del vento si parte dalla posizione base e poi si porta verso l’estremo, per trovare la più aerodinamica e insieme la più efficiente. A quel punto si prende la bici Retul che si chiama Muve, su cui si può cambiare la posizione senza che il corridore debba scendere.
Il lavoro sulla bici da crono è reso necessario dalle nuove regole UCI sull’inclinazione delle protesi (foto Specialized)Il lavoro sulla bici da crono è reso necessario dalle nuove regole UCI sull’inclinazione delle protesi (foto Specialized)
Che cosa si fa?
Lo si fa pedalare alla soglia, con una maschera facciale, in modo da fare un test metabolico per il VO2Max. A questo modo si raggiunge un punto limite e a quel punto si può andare a fare i test in pista, cercando la posizione più applicabile alla realtà. Adesso che hanno cambiato le regole e le inclinazioni delle appendici, c’è tanto lavoro da fare.
Che tipo di lavoro avete fatto su Evenepoel?
Remco ha voluto controllare la posizione. E visto che già sulla bici da crono aveva messo le pedivelle da 165, voleva vedere se adottarle anche su strada, ma alla fine ha scelto di restare con le 170, come pure Alaphilippe. Ormai le pedivelle lunghe sono sempre meno diffuse.
La realizzazione d solette su misura è una delle richieste più frequenti (foto Specialized)La realizzazione d solette su misura è una delle richieste più frequenti (foto Specialized)
Si lavora anche sulle asimmetrie dei corridori?
I difetti macroscopici si vedono a occhio nudo. In ogni caso la pedana Retul ruota e permette di valutare il corridore su entrambi i lati.
Il resto rientra fra le cose che si sanno, ma non si dicono. Si parla dei corridori sponsorizzati da altri che chiedono di avere le solette su misura e allora è meglio non fare nomi. Ci sono quelli infatti che hanno il veto espresso di servirsi di materiali Specialized e quelli che, per aggirarlo, producono addirittura un certificato medico. C’è sempre stata una sorta di complicità fra addetti ai lavori, con il benessere degli atleti sopra di tutto. Va bene lo sponsor e va bene il contratto, ma quando sei per cinque ore al giorno sulla bicicletta, bisogna che tu sia soprattutto comodo.
Un evento a Bolzano poco prima di Natale, il 20 dicembre, per raccontare Just Ride. Così Daniel Oss ha dato appuntamento ai suoi tifosi nello SPORTLER Bike, strizzando l’occhio a Sportful di cui è ambassador, per raccontare il suo viaggio di quest’anno. Era il 2016 quando dopo il Giro d’Italia il trentino prese la bici e partì nel suo viaggio che sollevò qualche stupore. Con quale voglia un professionista si rimette in bici per una settimana dopo aver corso il Giro?
«Non è un segreto – risponde Daniel ridendo – che Just Ride sia nato da una filosofia fatta di leggerezza, rispetto all’attività agonistica fatta a livelli altissimi. Volevo sdoganare la diceria per cui un corridore che va a farsi un giro con le borse è uno che vuole abbandonare. E’ esattamente il contrario. Uno che va a farsi un giro in bici vuole tornare con meno stress nel mondo in cui lavora e che di solito gli richiede la massima concentrazione. Andare in vacanza non è solo volare su una spiaggia alle Seychelles. Si può fare anche quello, anzi l’ho sempre fatto anch’io a Zanzibar. Just Ride è però il modo per continuare a essere attivo. Negli anni capisci che è bello fare anche altro, come andare in bici in questo modo. Conoscere altri lati dell’attività che svolgo da anni».
Per Just Ride, Oss ha utilizzato una Specialized Aethos verniciata da Lumar ColorsPer Just Ride, Oss ha utilizzato una Specialized Aethos verniciata da Lumar Colors
Così l’evento del 20 dicembre adesso ve lo spoileriamo un po’ noi, in questa serata di chiacchiere spagnole mentre in Trentino fa un freddo cane e qui si esce in maglietta e pantaloncini.
Quest’anno Just Ride ha lasciato l’Italia…
Siamo andati in California, abbiamo fatto la Coast Ride, la classica da San Francisco a San Diego. E abbiamo realizzato un video per farlo vedere in giro, magari fuori dai soliti canali social. Volevamo arrivare dove magari anche Sportful avesse interesse. Per cui a Bolzano faremo vedere il video e poi ci sarà una chiacchierata. Una serata open, non c’è un biglietto d’ingresso. Sarà solo l’occasione per conoscersi e parlare. Vorrei rispondere alle domande, quello che viene, insomma…
Poteva mancare la foto ricordo davanti alla sede californiana di Specialized? Eccola quaPoteva mancare la foto ricordo davanti alla sede californiana di Specialized? Eccola qua
Un po’ l’opposto di Just Ride che nasce come pedalata solitaria, no?
L’idea che c’è sempre stata dietro a Just Ride non è mai stata quella di coinvolgere tanta gente da un punto di vista fisico. Era una cosa che volevo fare da solo e non avrei mai voluto avere tanta gente o un gruppone intorno. Il gruppo c’era però sui social, anche grazie ai miei amici da cui Just Ride è sempre stata documentata. Ne abbiamo sempre parlato sui social, sapete quanto è potente Internet in questo senso?
Perché la California?
Con le prime volte ho girato tanto per l’Italia. Poi, dopo averne parlato con Sportful, abbiamo pensato di fare una cosa un po’ più americana, un po’ diversa ma pur sempre conciliabile con il mio lavoro. Quest’anno avevo in concomitanza la possibilità di andare in altura con Peter (Sagan, ndr) nello Utah e così sono partito una settimana prima per fare questa cosa.
Oss non ha mai cercato compagni di avventura per le sue avventure, ma è stato possibile seguirlo sui socialOss non ha mai cercato compagni di avventura per le sue avventure, ma è stato possibile seguirlo sui social
Che cosa ti sei portato via da laggiù?
Di quelle strade ho sempre avuto bellissimi ricordi, perché ho sempre partecipato al Tour of California. Anche agli albori di Peter ed era proprio una figata pazzesca. Sono passato anche in posti come Morro Bay, che ricordavo benissimo. Ci avevamo vinto anche una tappa e io avevo preso anche la maglia a pois. Lo scalatore più pesante della California! Tutta la costa, l’Ocean Road da San Francisco e anche il ponte che avevamo fatto in gara. La California è gigante, l’America è gigante.
Hai fatto qualche incontro memorabile?
Ho conosciuto anche tanta bella gente. Abbiamo fatto dei featuring con Chris Cosentino, un cuoco che collabora con Sportful e abbastanza famoso a San Francisco. Ho ritrovato anche il mio amico Virgilio, che si è trasferito da Roma in California trent’anni fa e ha fatto carriera come imprenditore digitale. Oppure Steve Caballero a San Diego, il famoso skateboarder. Lui non sapeva chi fossi, per me era un mito…
Just ride 2022 è stato un viaggio lungo la costa californiana, con qualche assaggio di gravel«La California è gigante, l’America è gigante»: un viaggio nello stupore di OssJust ride 2022 è stato un viaggio lungo la costa californiana, con qualche assaggio di gravel«La California è gigante, l’America è gigante»: un viaggio nello stupore di Oss
Abbiamo visto foto di una Specialized dalla colorazione inedita.
Non l’avevamo fatta per Just Ride, ma l’ho usata perché aveva un senso. Un anno e mezzo fa, Specialized ha lanciato un nuovo modello che si chiama Aethos. E’ molto chiara nei colori, molto pastello, molto leggera. Noi volevamo farla brandizzare e così l’abbiamo portata da un verniciatore di Padova. La Lumar Colors che li fa per tutti.
Che cosa gli hai chiesto?
Di rappresentarci la montagna, l’acqua con un lago, il mare, l’erba. E’ tutto stilizzato. C’è un coniglietto, perché a me piace la polenta e con il coniglio. Ho usato questa bici che è una bici da strada. Gli ho montato solo delle ruote un po’ più larghe per essere sicuro di non bucare. Non mi serviva la velocità e a Los Angeles abbiamo fatto uno switch dall’asfalto per andare su un background di strade sterrate. Delle collinette fighissime da fare con la gravel.
L’evento del 20 dicembre si svolgerà presso SPORTLER Bike di Bolzano (WHISTHALER Photo)L’evento del 20 dicembre si svolgerà presso SPORTLER Bike di Bolzano (WHISTHALER Photo)
Quanto sei stato fuori?
Il tutto è durato 5 giorni. E’ stata quasi una corsa a tappe, ma siamo riusciti anche a fare qualche giro in più a Los Angeles. Sono andato alla torre di Hollywood, abbiamo anche fatto un po’ i turisti. In fondo erano vacanze, no? Ma adesso basta spoiler, ci vediamo il 20 dicembre a Bolzano!
Dopo la Jumbo visma, la SD Worx. Le squadre numero uno al mondo del 2022 hanno scelto bici.PRO per presentarsi. Wiebes e compagne in diretta da Anversa
Si chiama “Specialized Gift” ed è il nuovo concorso online, ideato dal celebre brand californiano, che nel periodo di tempo compreso tra il 29 novembre ed il 18 dicembre avrà l’obiettivo di premiare il benessere fisico mettendo al centro dell’attenzione il consumatore.
Fabio Aru e Peter Sagan alla recente Beking di Montecarlo, entrambi sono testimonial SpecializedFabio Aru e Peter Sagan alla recente Beking di Montecarlo, entrambi sono testimonial Specialized
Come? E presto detto… Tutti coloro che si iscriveranno per la prima volta alle newsletter Specialized avranno automaticamente la possibilità di partecipare all’estrazione di una bici gravel Diverge Sport Carbon. E il gioco è fatto!
Aru è diventato testimonial del marchio americano dopo il suo ritiro a fine 2021Aru è diventato testimonial del marchio americano dopo il suo ritiro a fine 2021
Partecipare è facile
Un’iniziativa dunque che, come appena anticipato, intende premiare con l’avvicinarsi delle prossime festività natalizie il benessere fisico degli appassionati e di chiunque vorrà interagire con l’iniziativa: un vero e proprio regalo che Specialized ha deciso di fare per Natale a tutti gli amanti delle due ruote che non fanno ancora parte della sua community.
Iscrivendosi alle newsletter Specialized sarà possibile partecipare all’estrazione di una bici gravel Diverge Sport Carbon del valore di 3.800 euro. Un’iniziativa chiara e semplicissima da recepire, che intende promuovere direttamente uno stile di vita sano, attivo e a zero emissioni: tutti elementi che rendono da sempre la bicicletta un mezzo di trasporto perfetto per combattere sia l’invecchiamento quanto l’inquinamento ambientale.
Iscrizioni e regolamento sono disponibili consultando il sito dedicato specializedgift.it
Quello dei plantari personalizzati è un argomento più che mai attuale. Lo è perché fa parte di quel pacchetto di biomeccanica e dei check-up di fine stagione, lo è perché i diversi studi e sviluppi hanno cambiato questa categoria nel corso delle stagioni. Essere performanti in bici passa anche dai piedi? Sì.
Il nostro approfondimento si concentra sul concetto Body Geometry di Specialized e Retul, di sicuro uno dei più completi. E’ un protocollo molto utilizzato in ambito pro’ e non solo dai corridori che orbitano all’interno dei team supportati tecnicamente. Abbiamo chiesto a Giampaolo Mondini, che è a diretto contatto con gli atleti e Silvio Coatto di Specialized Italia, figura di primo piano nell’evoluzione del protocollo Body Geometry.
Un plantare custom di Specialized, si vede la forma dell’arco plantareUn plantare custom di Specialized, si vede la forma dell’arco plantare
Percentuale in aumento
«Abbiamo da poco terminato le sessioni di valutazione biomeccanica con gli atleti pro’ – ci dice Mondini – passaggi che comprendono anche le analisi per i plantari personalizzati. Li utilizza il 50% dei corridori che orbitano nelle squadre con materiale Specialized e Body Geometry. Una percentuale che è in aumento ed è cresciuta di molto nelle ultime stagioni. I test effettuati con i ragazzi hanno evidenziato una grande differenza tra i plantari personalizzati che si usano normalmente per camminare e quelli specifici per pedalare.
«Questi ultimi, non di rado, necessitano di uno riempimento maggiore nella zona dell’arco plantare. L’obiettivo è quello di non far collassare il ginocchio verso l’interno, allineando articolazione e arto inferiore, minimizzando la dispersione di energia. Inoltre è da considerare anche il perfetto abbinamento tra scarpa a plantare, in modo da evitare scivolamenti e frizioni del plantare all’interno della calzatura e riempire quegli spazi vuoti che talvolta ci sono, soprattutto nella zona mediana/interna del piede».
Il macchinario Retul per la termoformaturaIl macchinario Retul per la termoformatura
La parola passa ora a Silvio Coatto, per individuare i criteri di scelta dei plantari quanto a forma e materiali impiegati, per trarne di conseguenza il maggior beneficio.
Quali sono i canoni da considerare quando viene customizzato un plantare?
Si cerca prima di tutto di capire se servono i plantari personalizzati o basta uno dei tre (rosso/blu/verde) offerti da Specialized. Può essere utile avere un plantare custom per 2 ragioni. La prima è quella che nessuna delle tre opzioni offerte copia perfettamente il profilo del piede. La seconda è quella che, i due piedi non sono identici, o per lunghezza o per posizione della prima testa metatarsale e conseguente lunghezza dell’arco longitudinale. Quindi utilizzare le nostre solette standard potrebbe fornire troppo supporto, oppure poco supporto ad uno dei due piedi.
Un esempio di plantare dal supporto medioIl supporto che si genera dallo “scheletro blu” del plantareA sinistra una soletta standard, a destra il plantare personalizzatoUn esempio di plantare dal supporto medioIl supporto che si genera dallo “scheletro blu” del plantareA sinistra una soletta standard, a destra il plantare personalizzato
L’utilizzo dei plantari personalizzati porta ad un ulteriore irrigidimento della calzatura?
Non per forza. Normalmente la sensazione è di “riempire maggiormente” la scarpa. In realtà cerchiamo di dare il 100% di appoggio sotto il piede in modo da distribuire al meglio il carico in spinta e alleggerire le zone più a rischio, che sono l’avampiede e l’esterno, visto che le scarpe sono già estremamente rigide.
Quali sono i materiali che compongono i plantari custom?
Materiali termoformabiliche partono dal tallone fino alla zona della prima testa metatarsale.
Si cambia la misura della scarpa?
In linea di massima no.
Lo strumento di misura del piede e del punto metatarsaleLo strumento di misura del piede e del punto metatarsale
Quali sono i vantaggi immediatamente percepibili quando si passa dalle solette standard ai plantari personalizzati?
Migliore appoggio. Il piede è più rilassato in spinta e si hanno meno fastidi lateralmente, sull’avampiede e si sfrutta una fase migliore nella combinazione spinta/performance, intesa come risultato finale. E’ necessaria comunque una precisazione: creare un plantare personalizzato che crei beneficio alla prestazione quando si è in bicicletta nella sua totalità, non è un’azione singola, ma prevede un fit completo sull’atleta. Quest’ultima è la soluzione consigliabile.
Leve dei freni chiuse. Ci sono dei vantaggi? Ne abbiamo parlato con i tecnici Specialized che stanno lavorando alle bici dei professionisti per il 2021
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
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Il gravel sta portando il ciclismo in un fiume di innovazioni che a cascata stanno travolgendo un intero mercato.Specialized si distingue e lo fa applicando un concetto originale e avveniristico. «Dobbiamo “Sospendere il Rider”, non la ruota», ha detto il Concept Engineer, Chris D’Aluisio agli albori del progetto. Proprio così la nuova Diverge STR (Suspend The Rider) riformula le regole nel campo dell’off-road su ruote strette e lo fa a suo modo con una tecnologia mai vista.
Le sospensioni diventano quindi due e la Future Shock che avevamo già imparato a conoscere sulla precedente generazione viene ristrutturata e posizionata anche al posteriore. Il tutto si traduce in una bici in grado di offrire comfort senza compromessi. Con un controllo amplificato, di conseguenza una riduzione dell’affaticamento e delle dispersioni di energia.
La sua indole è rivolta al comfort e alla performance La sua indole è rivolta al comfort e alla performance
Future Shock
Sospendendo il ciclista grazie ad un’escursione di 20 mm all’anteriore/30 mm al posteriore, completamente regolabile, la tecnologia Future Shock assorbe le forze degli urti per aumentare il controllo e le prestazioni, pur mantenendo l’efficienza e la reattività del telaio rigido.
La Future Shock posteriore offre 30 mm di escursione idraulica per spianare la strada dissestata. La sua cartuccia idraulica elimina il “bobbing” sotto spinta e garantisce che i grandi impatti non facciano rimbalzare mai sulla sella, il tutto senza compromettere il posizionamento o l’efficienza della pedalata. Completamente regolabile per ciclisti da 50 a 125 kg, è dotata di cartuccia idraulica per controllare l’escursione e ha tre livelli di regolazione, oltre alla taratura del ritorno, altezza e stile di pedalata. Il framepost è l’eroe del sistema posteriore Future Shock. Ciascuno dei nove framepost ha layup diversi, che sono stati accuratamente realizzati per avere profili di rigidità unici. Inoltre, ogni framepost ha due diverse impostazioni di rigidità, a seconda dell’orientamento. Semplicemente ruotandolo di 90 gradi si può cambiare da un’impostazione più morbida ad una più rigida. Gli stessi inoltre vengono spediti con ogni bici. Ovviamente tutte le configurazioni sono compatibili con reggisella telescopico.
Nato da decenni di innovazione e dalla filosofia Smoother is Faster di Specialized, la Future Shock è stata creata per sviluppare bici capaci di vincere sul pavè, ma trova la sua più pura espressione nel gravel. Sull’anteriore rimangono i 20 mm di escursione regolabile che garantiscono il controllo, proteggendo mani, braccia e spalle dagli urti. La cartuccia idraulica “smorza” e “divora” in modo efficiente le asperità del terreno.
Il sisitema asseconda i movimenti del reggisela rendendo la risposta funzionale e attivaI componenti della Future Shock sono tre. Il framepost funge da molla, la cartuccia regola il suo movimento e la staffa li collegaIl sisitema asseconda i movimenti del reggisela rendendo la risposta funzionale e attivaI componenti della Future Shock sono tre. Il framepost funge da molla, la cartuccia regola il suo movimento e la staffa li collega
Nuovo concetto
Nato da un lungo cammino partito nel 2014 questo sistema di sospensione del ciclista ha affrontato sfide tecnologiche degne di nota. Il problema era semplice, ma diabolico e difficile da risolvere: come offrire maggiore comfort e controllo al ciclista sui percorsi dissestati e allo stesso tempo mantenere intatte accelerazione e maneggevolezza tipiche delle bici rigide.
Il corpo è la sospensione perfetta. Ed ecco che dopo 352 campioni, testati, rivoluzionati e ridisegnati come fossero fogli bianchi anziché di carbonio, l’innovazione guidata da Chris D’Aluisio prima e Luc Callahan (Leader of Road and Gravel Engineering) poi, ha avuto la sua consacrazione. La Diverge STR è la realizzazione di un concetto semplice ma che ha avuto un lungo percorso.
Il sistema anteriore e posteriore asseconda le asperità conservando l’energiaIl concetto alla base della Diverge è rivolto a conservare le proprietà di rigidità e reattività del telaioIl sistema anteriore e posteriore asseconda le asperità conservando l’energiaIl concetto alla base della Diverge è rivolto a conservare le proprietà di rigidità e reattività del telaio
Veloce e compatta
Il telaio in carbonio della S-Works Diverge STR Fact 11r è più confortevole di qualsiasi altra bici da strada di Specialized. Il tutto aggiungendo solo 100 grammi rispetto al telaio della S-Works Diverge. E’ la prima volta che così pochi grammi aggiungono così tante possibilità. La Diverge STR è veloce, leggera e confortevole.
I pesi del modello sono contenuti, per esempio un telaio verniciato tg. 56 cm senza hardware pesa 1100 g. Il sistema Diverge STR completo pesa meno di 400 g in più rispetto alla precedente generazione. In conclusione la S-Works Diverge STR completa pesa 8,5 kg. I modelli Pro ed Expert arrivano rispettivamente a 8,9 kg e 9,5 kg.
La Diverge STR ha un movimento centrale filettato da 68mm BSA e un reggisella da 27.2mm. Perni passanti da 142×12 al posteriore e 100×12 all’anteriore. Il montaggio del freno segue il tradizionale standard flatmount con i supporti della forcella compatibili per rotori da 160/180 mm.
La Diverge STR è predisposta anche ad essere allestita con accessori per il bikepacking Il passaggio degli pneumatici è il più ampio mai implementato da SpecializedLa Diverge STR è predisposta anche ad essere allestita con accessori per il bikepacking Il passaggio degli pneumatici è il più ampio mai implementato da Specialized
Geometria versatile
La nuova geometria progressiva gravel è complementare alla tecnologia Future Shock e aumenta la confidenza durante la pedalata. Più possibilità significa più sicurezza, niente permette di più quanto lo spazio per gli pneumatici generoso. 47 mm sulla ruota da 700c e 2,1” su quella da 650B con almeno 6 mm di luce tra telaio/forcella e pneumatico in tutte le versioni. La Diverge STR è la bici gravel con più possibilità della gamma, che si traduce in puro divertimento alla guida.
Il drop BB è stato aumentato da 80 a 85 mm. La lunghezza del carro orizzontale è aumentata da 425 mm a 429 mm. Infine, l’angolo del tubo sella è di circa 0,5 gradi più verticale per compensare il sag nel sistema STR nella posizione statica in modo che la posizione di pedalata sia la stessa tra le bici. L’unica considerazione di fit che differisce dalle altre bici è la posizione della sella. Viene infatti raccomandata la posizione della sella statica 5-10 mm in avanti e leggermente inclinata verso il basso rispetto alla posizione normale.
Infine il vano SWAT permette di portare tutto ciò di cui si ha bisogno, senza appesantire le tasche. E’ inoltre compatibile con il portapacchi anteriore lowrider o qualsiasi portaborraccia sulla forcella. Ha anche attacchi per un parafango completo sulla forcella.
L’intuizione è nata nel 2014, ha dovuto attraversare test e mutazioni del sistemaL’intuizione è nata nel 2014, ha dovuto attraversare test e mutazioni del sistema
Prezzi e versioni
Le versioni di questa terza generazione di Diverge sono tre: S-Works Diverge STR con un prezzo di 15.000 euro, Diverge STR Pro a 9.500 euro e infine la Diverge STR Expert a 7.500 euro. Le colorazioni sono quattro: Satin Forest Green/Dark Moss G, Satin Black/Diamond Dust, Satin Harvest Gold/Gold Ghost Pearl e Satin Blaze/Violet Ghost Pearl Fade. Le taglie sono invece sei: 49, 52, 54, 56, 58 e 61.
Ecco il primo campionato del mondo gravel. Non vediamo l’ora di vedersi sfidare i grandi campioni della strada e dell’off road tra la polvere. Come affronteranno la corsa, sia dal punto di vista tattico che tecnico. Van de Poel, Van Avermaet, ma anche Sagan e gli altri che bici useranno?
Scopriamo le bici dei favoriti e degli outsider. Vi anticipiamo subito che ci sono delle belle differenze e questo perché ci sono delle falle nel regolamento. L’Uci, più o meno volontariamente, non ha stabilito regole univoche sulla scelta delle bici. In soldoni: il mondiale è gravel, ma non tutti partono con bici gravel.
La Canyon Grizl che avrebbe dovuto usare Van der Poel, ma…Dopo aver provato il percorso sembra aver optato per la Ultimate Cfr, vedremo quanto inciderà il meteo. Magari tornerà ancora sui suoi passiLa Canyon Grizl che avrebbe dovuto usare Van der Poel, ma…Dopo aver provato il percorso sembra aver optato per la Ultimate Cfr, vedremo quanto inciderà il meteo. Magari tornerà ancora sui suoi passi
VdP ci ripensa…
Tra giovedì e venerdì soprattutto i corridori hanno fatto dei test sul tracciato (194 chilometri) che da Cittadella porta a Vincenza.
Mathieu Van der Poel parte da netto favorito. Sappiamo tutti del suo feeling con lo sterrato e con la potenza, che probabilmente sarà decisiva al pari delle scelte tecniche.
Il corridore della Alpecin-Deceunincksembrava puntasse sulla Canyon Grizl ma dopo i test della vigilia ha deciso di cambiare totalmente rotta. L’asso olandese infatti userà la nuova Canyon Ultimate Cfr, una bici da strada. Bici che quest’anno aveva esordito al Delfinato.
VdP ha scelto questa bici. E l’ha scelta in tutto e per tutto con un assetto da strada, a partire dal gruppo che sarà lo Shimano Dura-Ace R9200. Come rapporti ecco una corona doppia 52-36 e un 11-34 al posteriore. Le ruote saranno le Shimano Dura Ace con profilo da 36 millimetri. Ruote che tra l’altro hanno un canale interno da 21 millimetri. E questo fa sì che l’olandese vi possa più sfruttare meglio coperture più larghe come le Vittoria Terreno da 33 millimetri. Questo è il vero elemento che cambia rispetto ad una bici total road.
E da strada sono anche i pedali. Segno che non ci sarà da mettere piede a terra, mentre ci saranno da scaricare sule pedivelle tanti watt e in questo caso i pedali da strada sono i migliori.
La Kaius di Van Avermat, la più gravel bike tra le bici dei bigIl campione olimpico di Rio 2016 utilizzerà un monocorona da 44 dentiDa notare la posizione delle leve, molto verso l’esternoLa Kaius di Van Avermat, la più gravel bike tra le bici dei bigIl campione olimpico di Rio 2016 utilizzerà un monocorona da 44 dentiDa notare la posizione delle leve, molto verso l’esterno
«Tutto è stato fatto un po’ all’ultimo minuto – dice Stefano Cattai di Bmc – anche in virtù di un regolamento non chiarissimo, che consente l’utilizzo anche di bici da strada. Però Greg correrà con una Bmc Kaius.
«La nostra idea alla fine è di andare su una vera gravel. Greg userà il gruppo Campagnolo Ekar. Avevamo anche pensato al Record Eps, quindi elettromeccanico, ma visto che i sobbalzi e le sconnessioni potrebbero portarlo al “crash mode”, abbiamo optato per un gruppo meccanico robusto».
Pertanto Van Avermaet userà un monocorona da 44 denti con al posteriore una scala 9-32. E sono molto gravelistiche anche le gomme che saranno le Pirelli Cinturato da 40 millimetri.
Ma anche per Van Avermaet il setup non è tutto gravel. Ci sono degli elementi stradistici, come il manubrio. «Greg – riprende Cattai – ha scelto un manubrio integrato in carbonio aero, con il quale si trova molto bene, ma l’attacco sarà più corto di un centimetro». Per mantenere inalterata la posizione infatti, ha dovuto fare così viste le diverse geometrie della Kaius rispetto alla sua Teammachine.
La Specialized Roubaix di Sagan. Anche Oss e Ballerini utilizzeranno questa bici con ruote Rapid con profilo alto. E il setup più da strada dei bigAnche per le gomme, Peter ha scelto una copertura tubeless Specialized Pathfinder da 32 mmLa Specialized Roubaix di Sagan. Anche Oss e Ballerini utilizzeranno questa bici con ruote Rapid con profilo alto. E il setup più da strada dei bigAnche per le gomme, Peter ha scelto una copertura tubeless Specialized Pathfinder da 32 mm
Sagan su Roubaix
E veniamo ai corridori supportati da Specialized. Tutti sappiamo come il brand californiano studi tantissimo i percorsi prima di scegliere una bici, ma al tempo stesso sappiamo quanto credano nel gravel. Eppure, ed è questa la sorpresa, Sagan, Oss e Ballerini correranno con la Specialized Roubaix. Mentre solo Stybar dovrebbe andare sulla gravel bike, Crux.
«La prima parte del percorso – spiega Giampaolo Mondini di Specialized – poteva far pensare ad un utilizzo anche di gomme più larghe, ma c’è la parte centrale che, è molto scorrevole e veloce, è molto molto lunga. Anche per noi tante decisioni sono state prese all’ultimo minuto, c’è stato un rincorrersi di informazioni».
«Sulla Roubaix vi possono alloggiare gomme fino a 33 millimetri e quindi ci siamo subito orientati su questa bici. L’unico dubbio fino al test di venerdì pomeriggio è stato sull’utilizzo delle ruote: le Alpinist o le Rapid a più alto profilo? Queste ultime pesano 200 grammi di più, ma torniamo al discorso della lunga parte centrale che è velocissima. Magari si sfruttano di più». E infatti Peter dovrebbe partire con le Rapid.
«Avevamo anche una terza opzione: le ruote Terra. Queste hanno un canale più largo che aiutano chi ha meno manico». Ma non è certo il caso di Sagan!
La Cipollini Ago di Zoccarato, il campione italiano…Le sue leve sono molto rivolte all’interno, l’opposto di Van AvermaetHaas in sella alla sua Colnago G3-X… c’è da capire di quale colore sarà!Cort ha scelto la Cannondale Supersix Evo Se, un telaio molto versatileLa Cipollini Ago di Zoccarato, il campione italiano…Le sue leve sono molto rivolte all’interno, l’opposto di Van AvermaetHaas in sella alla sua Colnago G3-X… c’è da capire di quale colore sarà!Cort ha scelto la Cannondale Supersix Evo Se, un telaio molto versatile
Outsider “cattivi”
E ci sono molti oustsider che sono pronti a lottare. Uno che potrebbe anche vincere è Nathan Haas. L’australiano, che ha sempre avuto la passione per l’offroad, fino allo scorso anno era nella fila della Cofidis, adesso fa parte in tutto e per tutto di un team gravel. Lui corre su Colnago. Userà una G3-X, probabilmente con gomme più filanti rispetto ai suoi standard da gare americane.
C’è poi Lachlan Morton della EF Education Easy Post. Morton come Haas è un esperto di gravel, anche se lui ha più una vocazione da viaggiatore. Per lui c’è la CannondaleTopstone. Mentre il compagno di squadra, Magnus Cort che nell’occasione veste i colori della Danimarca, ha optato per la Supersix EvoSe.
Non vanno dimenticati Alban Lakata, cinque volte campione del mondo marathon in mtb, e i due dell’Astana Qazaqstan: l’iridato U23 Fedorov e Miguel Angel Lopez, che benché piccolo, è un vero amante dell’offroad. Entrambi hanno scelto una Wilier Rave Slr con gomme da 33 millimetri.
E non dimentichiamo i nostri ragazzi a partire da Samuele Zoccarato. Il campione italiano stavolta sarà in sella alla sua Cipollini ma la nuova Ago. «La gamba c’è ma ci sarà sta spingere tanto – ha detto Zoccarato – Per quanto riguarda le gomme ho scelto dei tubeless da 36 millimetri con dei “salsicciotti” per le forature. Scalini e sassi comunque non mancano».
Rebecca Gariboldi, tricolore juniores 2013, ha corso in azzurro nella neve di Vermiglio. Punta al tricolore per avere un altro azzurro: quello dei mondiali
Si amplia e si rinnova al tempo stesso la famiglia Specialized S-Works Turbo, ovvero quella degli pneumatici del brand di Morgan Hill. C’è la combinazione della doppia mescola T2/T5 Gripton, rispettivamente al centro e ai lati. Rimane l’iconico design della battistrada, con la fascia centrale slick, con i tasselli differenziati ai lati.
Ci sono i tubeless Rapidair, i più leggeri e sviluppati per l’agonismo. Sempre tubeless, ma con l’obiettivo principale della longevità, ovvero gli Specialized Turbo 2BR e poi il Turbo, ovvero il clincher scorrevole e duraturo. Il quarto pneumatico è il Pro, che eredita molte caratteristiche dei top di gamma ed ha un prezzo contenuto. Entriamo nel dettaglio.
Il design del battistrada tipico delle gomme SpecializedIl design del battistrada tipico delle gomme Specialized
Specialized, il pallino dei tubeless e dei clincher
Lo sviluppo dei nuovi pneumatici Specialized fa parte di un processo che è in atto già da diverso tempo e che ha coinvolto in maniera importante anche i team pro’. Tempo a dietro avevamo affrontato l’argomento con Giampaolo Mondini, persona di collegamento tra l’azienda ed il mondo dei professionisti.
La conferma di quello che scriviamo arriva anche dai prodotti che vengono lanciati sul mercato, che sono gli stessi usati nel World Tour, naturalmente nelle versioni definitive. Tubeless e clincher, il tubolare è quasi scomparso.
Uno spaccato del tubeless RapidairUno spaccato del tubeless Rapidair
S-Works tubeless
Le due gomme tubeless di ultima generazione sono il 2BR (acronimo di 2bliss ready) e il Rapidair. Entrambi adottano la base della mescola Gripton a doppia densità, ma hanno un concept molto differente tra loro.
Il primo è sviluppato per durare, prima di tutto, capace di garantire un miglioramento della fase di rotolamento (quantificabile in 6 watt) rispetto alla versione più anziana. Ha una carcassa da 120 Tpi (120 fili per pollice quadrato), la protezione BlackBelt più efficiente dell’8% ed è disponibile in tre larghezze: 26, 28 e 30 millimetri. I pesi dichiarati sono compresi tra i 260 e 300 grammi, con un prezzo di listino di 85 euro.
Specialized S-Works Rapidair è il top in senso assoluto, perché fa collimare la leggerezza e performances di altissimo livello. Come la versione 2BR, anche il Turbo Rapidair è pieghevole, ha una carcassa da 120 Tpi con due strati sovrapposti e ha la doppia mescola Gripton T2/T5, oltre alla bandella protettiva BlackBelt. E’ disponibile nell’unica sezione da 26 millimetri, da 230 grammi; pochissimo! Il prezzo di listino è di 90 euro.
Lo sviluppo delle gomme ha coinvolto i pro (@specialized)La costruzione del TurboLa fase di test ed analisi della mescola Gripton (@specialized)Lo sviluppo delle gomme ha coinvolto i pro (@specialized)La costruzione del TurboLa fase di test ed analisi della mescola Gripton (@specialized)
I due copertoncini, S-Works e Pro
Il primo è uno pneumatico da gara che utilizza il rinnovato inserto protettivo sotto il battistrada. La bandella BlackBelt presenta anche dei fili in Kevlar, soluzione che aiuta a mantenere allo pneumatico la forma ottimale, anche dopo parecchi chilometri. La struttura della carcassa è mutuata dai tubeless, così come la mescola. Quattro le misure disponibili: 24 e 26, 28 e 30 millimetri, con pesi rispettivamente di 200 e 220, 240 e 260 grammi. 60 euro è il prezzo di listino.
La versione Pro è una sorta di entry level, ma con il design mutuato dall’S-Works Turbo. Ha una carcassa da 60 Tpi, la mescola singola Gripton T5 ed ha dei pesi dichiarati piuttosto contenuti, se consideriamo la categoria di appartenenza. 230 e 250, 270 e 290 grammi, rispettivamente per le misure 24 e 26, 28 e 30. Il prezzo di listino è di 45 euro.