Si chiama “Specialized Gift” ed è il nuovo concorso online, ideato dal celebre brand californiano, che nel periodo di tempo compreso tra il 29 novembre ed il 18 dicembre avrà l’obiettivo di premiare il benessere fisico mettendo al centro dell’attenzione il consumatore.
Come? E presto detto… Tutti coloro che si iscriveranno per la prima volta alle newsletter Specialized avranno automaticamente la possibilità di partecipare all’estrazione di una bici gravel Diverge Sport Carbon. E il gioco è fatto!
Partecipare è facile
Un’iniziativa dunque che, come appena anticipato, intende premiare con l’avvicinarsi delle prossime festività natalizie il benessere fisico degli appassionati e di chiunque vorrà interagire con l’iniziativa: un vero e proprio regalo che Specialized ha deciso di fare per Natale a tutti gli amanti delle due ruote che non fanno ancora parte della sua community.
Iscrivendosi alle newsletter Specialized sarà possibile partecipare all’estrazione di una bici gravel Diverge Sport Carbon del valore di 3.800 euro. Un’iniziativa chiara e semplicissima da recepire, che intende promuovere direttamente uno stile di vita sano, attivo e a zero emissioni: tutti elementi che rendono da sempre la bicicletta un mezzo di trasporto perfetto per combattere sia l’invecchiamento quanto l’inquinamento ambientale.
Iscrizioni e regolamento sono disponibili consultando il sito dedicato specializedgift.it
Una telefonata ad agosto. E' Cavendish. Vuole riprovare una Specialized. Mondini gliela manda. E' iniziato tutto così. E su una Tarmac è tornata la vittoria
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Quello dei plantari personalizzati è un argomento più che mai attuale. Lo è perché fa parte di quel pacchetto di biomeccanica e dei check-up di fine stagione, lo è perché i diversi studi e sviluppi hanno cambiato questa categoria nel corso delle stagioni. Essere performanti in bici passa anche dai piedi? Sì.
Il nostro approfondimento si concentra sul concetto Body Geometry di Specialized e Retul, di sicuro uno dei più completi. E’ un protocollo molto utilizzato in ambito pro’ e non solo dai corridori che orbitano all’interno dei team supportati tecnicamente. Abbiamo chiesto a Giampaolo Mondini, che è a diretto contatto con gli atleti e Silvio Coatto di Specialized Italia, figura di primo piano nell’evoluzione del protocollo Body Geometry.
Percentuale in aumento
«Abbiamo da poco terminato le sessioni di valutazione biomeccanica con gli atleti pro’ – ci dice Mondini – passaggi che comprendono anche le analisi per i plantari personalizzati. Li utilizza il 50% dei corridori che orbitano nelle squadre con materiale Specialized e Body Geometry. Una percentuale che è in aumento ed è cresciuta di molto nelle ultime stagioni. I test effettuati con i ragazzi hanno evidenziato una grande differenza tra i plantari personalizzati che si usano normalmente per camminare e quelli specifici per pedalare.
«Questi ultimi, non di rado, necessitano di uno riempimento maggiore nella zona dell’arco plantare. L’obiettivo è quello di non far collassare il ginocchio verso l’interno, allineando articolazione e arto inferiore, minimizzando la dispersione di energia. Inoltre è da considerare anche il perfetto abbinamento tra scarpa a plantare, in modo da evitare scivolamenti e frizioni del plantare all’interno della calzatura e riempire quegli spazi vuoti che talvolta ci sono, soprattutto nella zona mediana/interna del piede».
La parola passa ora a Silvio Coatto, per individuare i criteri di scelta dei plantari quanto a forma e materiali impiegati, per trarne di conseguenza il maggior beneficio.
Quali sono i canoni da considerare quando viene customizzato un plantare?
Si cerca prima di tutto di capire se servono i plantari personalizzati o basta uno dei tre (rosso/blu/verde) offerti da Specialized. Può essere utile avere un plantare custom per 2 ragioni. La prima è quella che nessuna delle tre opzioni offerte copia perfettamente il profilo del piede. La seconda è quella che, i due piedi non sono identici, o per lunghezza o per posizione della prima testa metatarsale e conseguente lunghezza dell’arco longitudinale. Quindi utilizzare le nostre solette standard potrebbe fornire troppo supporto, oppure poco supporto ad uno dei due piedi.
Un esempio di plantare dal supporto medioIl supporto che si genera dallo “scheletro blu” del plantareA sinistra una soletta standard, a destra il plantare personalizzato
L’utilizzo dei plantari personalizzati porta ad un ulteriore irrigidimento della calzatura?
Non per forza. Normalmente la sensazione è di “riempire maggiormente” la scarpa. In realtà cerchiamo di dare il 100% di appoggio sotto il piede in modo da distribuire al meglio il carico in spinta e alleggerire le zone più a rischio, che sono l’avampiede e l’esterno, visto che le scarpe sono già estremamente rigide.
Quali sono i materiali che compongono i plantari custom?
Materiali termoformabiliche partono dal tallone fino alla zona della prima testa metatarsale.
Si cambia la misura della scarpa?
In linea di massima no.
Lo strumento di misura del piede e del punto metatarsaleLo strumento di misura del piede e del punto metatarsale
Quali sono i vantaggi immediatamente percepibili quando si passa dalle solette standard ai plantari personalizzati?
Migliore appoggio. Il piede è più rilassato in spinta e si hanno meno fastidi lateralmente, sull’avampiede e si sfrutta una fase migliore nella combinazione spinta/performance, intesa come risultato finale. E’ necessaria comunque una precisazione: creare un plantare personalizzato che crei beneficio alla prestazione quando si è in bicicletta nella sua totalità, non è un’azione singola, ma prevede un fit completo sull’atleta. Quest’ultima è la soluzione consigliabile.
Il gravel sta portando il ciclismo in un fiume di innovazioni che a cascata stanno travolgendo un intero mercato.Specialized si distingue e lo fa applicando un concetto originale e avveniristico. «Dobbiamo “Sospendere il Rider”, non la ruota», ha detto il Concept Engineer, Chris D’Aluisio agli albori del progetto. Proprio così la nuova Diverge STR (Suspend The Rider) riformula le regole nel campo dell’off-road su ruote strette e lo fa a suo modo con una tecnologia mai vista.
Le sospensioni diventano quindi due e la Future Shock che avevamo già imparato a conoscere sulla precedente generazione viene ristrutturata e posizionata anche al posteriore. Il tutto si traduce in una bici in grado di offrire comfort senza compromessi. Con un controllo amplificato, di conseguenza una riduzione dell’affaticamento e delle dispersioni di energia.
La sua indole è rivolta al comfort e alla performance La sua indole è rivolta al comfort e alla performance
Future Shock
Sospendendo il ciclista grazie ad un’escursione di 20 mm all’anteriore/30 mm al posteriore, completamente regolabile, la tecnologia Future Shock assorbe le forze degli urti per aumentare il controllo e le prestazioni, pur mantenendo l’efficienza e la reattività del telaio rigido.
La Future Shock posteriore offre 30 mm di escursione idraulica per spianare la strada dissestata. La sua cartuccia idraulica elimina il “bobbing” sotto spinta e garantisce che i grandi impatti non facciano rimbalzare mai sulla sella, il tutto senza compromettere il posizionamento o l’efficienza della pedalata. Completamente regolabile per ciclisti da 50 a 125 kg, è dotata di cartuccia idraulica per controllare l’escursione e ha tre livelli di regolazione, oltre alla taratura del ritorno, altezza e stile di pedalata. Il framepost è l’eroe del sistema posteriore Future Shock. Ciascuno dei nove framepost ha layup diversi, che sono stati accuratamente realizzati per avere profili di rigidità unici. Inoltre, ogni framepost ha due diverse impostazioni di rigidità, a seconda dell’orientamento. Semplicemente ruotandolo di 90 gradi si può cambiare da un’impostazione più morbida ad una più rigida. Gli stessi inoltre vengono spediti con ogni bici. Ovviamente tutte le configurazioni sono compatibili con reggisella telescopico.
Nato da decenni di innovazione e dalla filosofia Smoother is Faster di Specialized, la Future Shock è stata creata per sviluppare bici capaci di vincere sul pavè, ma trova la sua più pura espressione nel gravel. Sull’anteriore rimangono i 20 mm di escursione regolabile che garantiscono il controllo, proteggendo mani, braccia e spalle dagli urti. La cartuccia idraulica “smorza” e “divora” in modo efficiente le asperità del terreno.
Il sisitema asseconda i movimenti del reggisela rendendo la risposta funzionale e attivaI componenti della Future Shock sono tre. Il framepost funge da molla, la cartuccia regola il suo movimento e la staffa li collegaIl sisitema asseconda i movimenti del reggisela rendendo la risposta funzionale e attivaI componenti della Future Shock sono tre. Il framepost funge da molla, la cartuccia regola il suo movimento e la staffa li collega
Nuovo concetto
Nato da un lungo cammino partito nel 2014 questo sistema di sospensione del ciclista ha affrontato sfide tecnologiche degne di nota. Il problema era semplice, ma diabolico e difficile da risolvere: come offrire maggiore comfort e controllo al ciclista sui percorsi dissestati e allo stesso tempo mantenere intatte accelerazione e maneggevolezza tipiche delle bici rigide.
Il corpo è la sospensione perfetta. Ed ecco che dopo 352 campioni, testati, rivoluzionati e ridisegnati come fossero fogli bianchi anziché di carbonio, l’innovazione guidata da Chris D’Aluisio prima e Luc Callahan (Leader of Road and Gravel Engineering) poi, ha avuto la sua consacrazione. La Diverge STR è la realizzazione di un concetto semplice ma che ha avuto un lungo percorso.
Il sistema anteriore e posteriore asseconda le asperità conservando l’energiaIl concetto alla base della Diverge è rivolto a conservare le proprietà di rigidità e reattività del telaioIl sistema anteriore e posteriore asseconda le asperità conservando l’energiaIl concetto alla base della Diverge è rivolto a conservare le proprietà di rigidità e reattività del telaio
Veloce e compatta
Il telaio in carbonio della S-Works Diverge STR Fact 11r è più confortevole di qualsiasi altra bici da strada di Specialized. Il tutto aggiungendo solo 100 grammi rispetto al telaio della S-Works Diverge. E’ la prima volta che così pochi grammi aggiungono così tante possibilità. La Diverge STR è veloce, leggera e confortevole.
I pesi del modello sono contenuti, per esempio un telaio verniciato tg. 56 cm senza hardware pesa 1100 g. Il sistema Diverge STR completo pesa meno di 400 g in più rispetto alla precedente generazione. In conclusione la S-Works Diverge STR completa pesa 8,5 kg. I modelli Pro ed Expert arrivano rispettivamente a 8,9 kg e 9,5 kg.
La Diverge STR ha un movimento centrale filettato da 68mm BSA e un reggisella da 27.2mm. Perni passanti da 142×12 al posteriore e 100×12 all’anteriore. Il montaggio del freno segue il tradizionale standard flatmount con i supporti della forcella compatibili per rotori da 160/180 mm.
La Diverge STR è predisposta anche ad essere allestita con accessori per il bikepacking Il passaggio degli pneumatici è il più ampio mai implementato da SpecializedLa Diverge STR è predisposta anche ad essere allestita con accessori per il bikepacking Il passaggio degli pneumatici è il più ampio mai implementato da Specialized
Geometria versatile
La nuova geometria progressiva gravel è complementare alla tecnologia Future Shock e aumenta la confidenza durante la pedalata. Più possibilità significa più sicurezza, niente permette di più quanto lo spazio per gli pneumatici generoso. 47 mm sulla ruota da 700c e 2,1” su quella da 650B con almeno 6 mm di luce tra telaio/forcella e pneumatico in tutte le versioni. La Diverge STR è la bici gravel con più possibilità della gamma, che si traduce in puro divertimento alla guida.
Il drop BB è stato aumentato da 80 a 85 mm. La lunghezza del carro orizzontale è aumentata da 425 mm a 429 mm. Infine, l’angolo del tubo sella è di circa 0,5 gradi più verticale per compensare il sag nel sistema STR nella posizione statica in modo che la posizione di pedalata sia la stessa tra le bici. L’unica considerazione di fit che differisce dalle altre bici è la posizione della sella. Viene infatti raccomandata la posizione della sella statica 5-10 mm in avanti e leggermente inclinata verso il basso rispetto alla posizione normale.
Infine il vano SWAT permette di portare tutto ciò di cui si ha bisogno, senza appesantire le tasche. E’ inoltre compatibile con il portapacchi anteriore lowrider o qualsiasi portaborraccia sulla forcella. Ha anche attacchi per un parafango completo sulla forcella.
L’intuizione è nata nel 2014, ha dovuto attraversare test e mutazioni del sistemaL’intuizione è nata nel 2014, ha dovuto attraversare test e mutazioni del sistema
Prezzi e versioni
Le versioni di questa terza generazione di Diverge sono tre: S-Works Diverge STR con un prezzo di 15.000 euro, Diverge STR Pro a 9.500 euro e infine la Diverge STR Expert a 7.500 euro. Le colorazioni sono quattro: Satin Forest Green/Dark Moss G, Satin Black/Diamond Dust, Satin Harvest Gold/Gold Ghost Pearl e Satin Blaze/Violet Ghost Pearl Fade. Le taglie sono invece sei: 49, 52, 54, 56, 58 e 61.
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Il gravel impazza e anche Canyon fa sfilare un nuovo completo in edizione limitata, con colori originali. Stile e tecnologia, per le lunghe percorrenze
Ecco il primo campionato del mondo gravel. Non vediamo l’ora di vedersi sfidare i grandi campioni della strada e dell’off road tra la polvere. Come affronteranno la corsa, sia dal punto di vista tattico che tecnico. Van de Poel, Van Avermaet, ma anche Sagan e gli altri che bici useranno?
Scopriamo le bici dei favoriti e degli outsider. Vi anticipiamo subito che ci sono delle belle differenze e questo perché ci sono delle falle nel regolamento. L’Uci, più o meno volontariamente, non ha stabilito regole univoche sulla scelta delle bici. In soldoni: il mondiale è gravel, ma non tutti partono con bici gravel.
La Canyon Grizl che avrebbe dovuto usare Van der Poel, ma…Dopo aver provato il percorso sembra aver optato per la Ultimate Cfr, vedremo quanto inciderà il meteo. Magari tornerà ancora sui suoi passiLa Canyon Grizl che avrebbe dovuto usare Van der Poel, ma…Dopo aver provato il percorso sembra aver optato per la Ultimate Cfr, vedremo quanto inciderà il meteo. Magari tornerà ancora sui suoi passi
VdP ci ripensa…
Tra giovedì e venerdì soprattutto i corridori hanno fatto dei test sul tracciato (194 chilometri) che da Cittadella porta a Vincenza.
Mathieu Van der Poel parte da netto favorito. Sappiamo tutti del suo feeling con lo sterrato e con la potenza, che probabilmente sarà decisiva al pari delle scelte tecniche.
Il corridore della Alpecin-Deceunincksembrava puntasse sulla Canyon Grizl ma dopo i test della vigilia ha deciso di cambiare totalmente rotta. L’asso olandese infatti userà la nuova Canyon Ultimate Cfr, una bici da strada. Bici che quest’anno aveva esordito al Delfinato.
VdP ha scelto questa bici. E l’ha scelta in tutto e per tutto con un assetto da strada, a partire dal gruppo che sarà lo Shimano Dura-Ace R9200. Come rapporti ecco una corona doppia 52-36 e un 11-34 al posteriore. Le ruote saranno le Shimano Dura Ace con profilo da 36 millimetri. Ruote che tra l’altro hanno un canale interno da 21 millimetri. E questo fa sì che l’olandese vi possa più sfruttare meglio coperture più larghe come le Vittoria Terreno da 33 millimetri. Questo è il vero elemento che cambia rispetto ad una bici total road.
E da strada sono anche i pedali. Segno che non ci sarà da mettere piede a terra, mentre ci saranno da scaricare sule pedivelle tanti watt e in questo caso i pedali da strada sono i migliori.
La Kaius di Van Avermat, la più gravel bike tra le bici dei bigIl campione olimpico di Rio 2016 utilizzerà un monocorona da 44 dentiDa notare la posizione delle leve, molto verso l’esternoLa Kaius di Van Avermat, la più gravel bike tra le bici dei bigIl campione olimpico di Rio 2016 utilizzerà un monocorona da 44 dentiDa notare la posizione delle leve, molto verso l’esterno
«Tutto è stato fatto un po’ all’ultimo minuto – dice Stefano Cattai di Bmc – anche in virtù di un regolamento non chiarissimo, che consente l’utilizzo anche di bici da strada. Però Greg correrà con una Bmc Kaius.
«La nostra idea alla fine è di andare su una vera gravel. Greg userà il gruppo Campagnolo Ekar. Avevamo anche pensato al Record Eps, quindi elettromeccanico, ma visto che i sobbalzi e le sconnessioni potrebbero portarlo al “crash mode”, abbiamo optato per un gruppo meccanico robusto».
Pertanto Van Avermaet userà un monocorona da 44 denti con al posteriore una scala 9-32. E sono molto gravelistiche anche le gomme che saranno le Pirelli Cinturato da 40 millimetri.
Ma anche per Van Avermaet il setup non è tutto gravel. Ci sono degli elementi stradistici, come il manubrio. «Greg – riprende Cattai – ha scelto un manubrio integrato in carbonio aero, con il quale si trova molto bene, ma l’attacco sarà più corto di un centimetro». Per mantenere inalterata la posizione infatti, ha dovuto fare così viste le diverse geometrie della Kaius rispetto alla sua Teammachine.
La Specialized Roubaix di Sagan. Anche Oss e Ballerini utilizzeranno questa bici con ruote Rapid con profilo alto. E il setup più da strada dei bigAnche per le gomme, Peter ha scelto una copertura tubeless Specialized Pathfinder da 32 mmLa Specialized Roubaix di Sagan. Anche Oss e Ballerini utilizzeranno questa bici con ruote Rapid con profilo alto. E il setup più da strada dei bigAnche per le gomme, Peter ha scelto una copertura tubeless Specialized Pathfinder da 32 mm
Sagan su Roubaix
E veniamo ai corridori supportati da Specialized. Tutti sappiamo come il brand californiano studi tantissimo i percorsi prima di scegliere una bici, ma al tempo stesso sappiamo quanto credano nel gravel. Eppure, ed è questa la sorpresa, Sagan, Oss e Ballerini correranno con la Specialized Roubaix. Mentre solo Stybar dovrebbe andare sulla gravel bike, Crux.
«La prima parte del percorso – spiega Giampaolo Mondini di Specialized – poteva far pensare ad un utilizzo anche di gomme più larghe, ma c’è la parte centrale che, è molto scorrevole e veloce, è molto molto lunga. Anche per noi tante decisioni sono state prese all’ultimo minuto, c’è stato un rincorrersi di informazioni».
«Sulla Roubaix vi possono alloggiare gomme fino a 33 millimetri e quindi ci siamo subito orientati su questa bici. L’unico dubbio fino al test di venerdì pomeriggio è stato sull’utilizzo delle ruote: le Alpinist o le Rapid a più alto profilo? Queste ultime pesano 200 grammi di più, ma torniamo al discorso della lunga parte centrale che è velocissima. Magari si sfruttano di più». E infatti Peter dovrebbe partire con le Rapid.
«Avevamo anche una terza opzione: le ruote Terra. Queste hanno un canale più largo che aiutano chi ha meno manico». Ma non è certo il caso di Sagan!
La Cipollini Ago di Zoccarato, il campione italiano…Le sue leve sono molto rivolte all’interno, l’opposto di Van AvermaetHaas in sella alla sua Colnago G3-X… c’è da capire di quale colore sarà!Cort ha scelto la Cannondale Supersix Evo Se, un telaio molto versatileLa Cipollini Ago di Zoccarato, il campione italiano…Le sue leve sono molto rivolte all’interno, l’opposto di Van AvermaetHaas in sella alla sua Colnago G3-X… c’è da capire di quale colore sarà!Cort ha scelto la Cannondale Supersix Evo Se, un telaio molto versatile
Outsider “cattivi”
E ci sono molti oustsider che sono pronti a lottare. Uno che potrebbe anche vincere è Nathan Haas. L’australiano, che ha sempre avuto la passione per l’offroad, fino allo scorso anno era nella fila della Cofidis, adesso fa parte in tutto e per tutto di un team gravel. Lui corre su Colnago. Userà una G3-X, probabilmente con gomme più filanti rispetto ai suoi standard da gare americane.
C’è poi Lachlan Morton della EF Education Easy Post. Morton come Haas è un esperto di gravel, anche se lui ha più una vocazione da viaggiatore. Per lui c’è la CannondaleTopstone. Mentre il compagno di squadra, Magnus Cort che nell’occasione veste i colori della Danimarca, ha optato per la Supersix EvoSe.
Non vanno dimenticati Alban Lakata, cinque volte campione del mondo marathon in mtb, e i due dell’Astana Qazaqstan: l’iridato U23 Fedorov e Miguel Angel Lopez, che benché piccolo, è un vero amante dell’offroad. Entrambi hanno scelto una Wilier Rave Slr con gomme da 33 millimetri.
E non dimentichiamo i nostri ragazzi a partire da Samuele Zoccarato. Il campione italiano stavolta sarà in sella alla sua Cipollini ma la nuova Ago. «La gamba c’è ma ci sarà sta spingere tanto – ha detto Zoccarato – Per quanto riguarda le gomme ho scelto dei tubeless da 36 millimetri con dei “salsicciotti” per le forature. Scalini e sassi comunque non mancano».
Si amplia e si rinnova al tempo stesso la famiglia Specialized S-Works Turbo, ovvero quella degli pneumatici del brand di Morgan Hill. C’è la combinazione della doppia mescola T2/T5 Gripton, rispettivamente al centro e ai lati. Rimane l’iconico design della battistrada, con la fascia centrale slick, con i tasselli differenziati ai lati.
Ci sono i tubeless Rapidair, i più leggeri e sviluppati per l’agonismo. Sempre tubeless, ma con l’obiettivo principale della longevità, ovvero gli Specialized Turbo 2BR e poi il Turbo, ovvero il clincher scorrevole e duraturo. Il quarto pneumatico è il Pro, che eredita molte caratteristiche dei top di gamma ed ha un prezzo contenuto. Entriamo nel dettaglio.
Il design del battistrada tipico delle gomme SpecializedIl design del battistrada tipico delle gomme Specialized
Specialized, il pallino dei tubeless e dei clincher
Lo sviluppo dei nuovi pneumatici Specialized fa parte di un processo che è in atto già da diverso tempo e che ha coinvolto in maniera importante anche i team pro’. Tempo a dietro avevamo affrontato l’argomento con Giampaolo Mondini, persona di collegamento tra l’azienda ed il mondo dei professionisti.
La conferma di quello che scriviamo arriva anche dai prodotti che vengono lanciati sul mercato, che sono gli stessi usati nel World Tour, naturalmente nelle versioni definitive. Tubeless e clincher, il tubolare è quasi scomparso.
Uno spaccato del tubeless RapidairUno spaccato del tubeless Rapidair
S-Works tubeless
Le due gomme tubeless di ultima generazione sono il 2BR (acronimo di 2bliss ready) e il Rapidair. Entrambi adottano la base della mescola Gripton a doppia densità, ma hanno un concept molto differente tra loro.
Il primo è sviluppato per durare, prima di tutto, capace di garantire un miglioramento della fase di rotolamento (quantificabile in 6 watt) rispetto alla versione più anziana. Ha una carcassa da 120 Tpi (120 fili per pollice quadrato), la protezione BlackBelt più efficiente dell’8% ed è disponibile in tre larghezze: 26, 28 e 30 millimetri. I pesi dichiarati sono compresi tra i 260 e 300 grammi, con un prezzo di listino di 85 euro.
Specialized S-Works Rapidair è il top in senso assoluto, perché fa collimare la leggerezza e performances di altissimo livello. Come la versione 2BR, anche il Turbo Rapidair è pieghevole, ha una carcassa da 120 Tpi con due strati sovrapposti e ha la doppia mescola Gripton T2/T5, oltre alla bandella protettiva BlackBelt. E’ disponibile nell’unica sezione da 26 millimetri, da 230 grammi; pochissimo! Il prezzo di listino è di 90 euro.
Lo sviluppo delle gomme ha coinvolto i pro (@specialized)La costruzione del TurboLa fase di test ed analisi della mescola Gripton (@specialized)Lo sviluppo delle gomme ha coinvolto i pro (@specialized)La costruzione del TurboLa fase di test ed analisi della mescola Gripton (@specialized)
I due copertoncini, S-Works e Pro
Il primo è uno pneumatico da gara che utilizza il rinnovato inserto protettivo sotto il battistrada. La bandella BlackBelt presenta anche dei fili in Kevlar, soluzione che aiuta a mantenere allo pneumatico la forma ottimale, anche dopo parecchi chilometri. La struttura della carcassa è mutuata dai tubeless, così come la mescola. Quattro le misure disponibili: 24 e 26, 28 e 30 millimetri, con pesi rispettivamente di 200 e 220, 240 e 260 grammi. 60 euro è il prezzo di listino.
La versione Pro è una sorta di entry level, ma con il design mutuato dall’S-Works Turbo. Ha una carcassa da 60 Tpi, la mescola singola Gripton T5 ed ha dei pesi dichiarati piuttosto contenuti, se consideriamo la categoria di appartenenza. 230 e 250, 270 e 290 grammi, rispettivamente per le misure 24 e 26, 28 e 30. Il prezzo di listino è di 45 euro.
Nel secondo giorno di riposo, prosegue il nostro percorso tra le curiosità del Tour de France 2022. Biciclette, capi tecnici e soluzioni che vedremo nel prossimo futuro, alcuni di questi prodotti non ancora ufficializzati e già vittoriosi. E poi c’è la conferma che il ciclismo interessa anche alle serie tv (e non è la prima volta), un bello spot promozionale che fa bene al nostro sport.
La nuova Propel vittoriosa con Groenewegen (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Più sfinata, ma sempre aero (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Con un anteriore meno voluminoso (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
C’è il reggisella integrato e un carro più “sottile” (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
La nuova Propel vittoriosa con Groenewegen (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Più sfinata, ma sempre aero (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Con un anteriore meno voluminoso (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
C’è il reggisella integrato e un carro più “sottile” (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Altre bici nuove, anche la Propel
La nuova Giant Propel, non ancora presentata ufficialmente e già vittoriosa. E’la bicicletta aerodinamica di Giant, prodotto massiccio e importante nelle forme. Nel caso della nuova versione, vittoriosa con Groenewegen, si nota una bicicletta sì aero, ma più sfinata e magra, soprattutto nel comparto centrale e posteriore.
Altrettanto interessante è l’aver mantenuto il seat-post integrato, una sorta di marchio di fabbrica Giant, con una forma mutuata dal modello TCR. Dopo averla vista in corsa e poi in mano ai meccanici nel giorno di riposo, la vedremo ufficialmente con tutte le sue specifiche prima della fine dell’estate?
Il microfono sul cappellino di Van Aert: lo seguiranno anche nel giorno di riposo?
La Cannondale SystemSix di Magnus Cort (foto EF-EasyPost-Jeredgruber-Ashleygruber)
Interessante e particolare la struttura della maglia Le Col
Generazioni Dura Ace a confronto: 11 vs 12
C’è il CeramicSpeed, ma il cambio è a 11
Il microfono sul cappellino di Van Aert: lo seguiranno anche nel giorno di riposo?
La Cannondale SystemSix di Magnus Cort (foto EF-EasyPost-Jeredgruber-Ashleygruber)
Interessante e particolare la struttura della maglia Le Col
Generazioni Dura Ace a confronto: 11 vs 12
C’è il CeramicSpeed, ma il cambio è a 11
Tra fatica, tecnologia e serie tv
Vista quella scatoletta sul cappellino post gara di Van Aert? L’oggetto in questione è il trasmettitore del microfono, perché l’atleta della Jumbo-Visma è… spiato costantemente. Ma non solo Van Aert, in alcune occasioni i microfoni sono stati montati anche sulle biciclette dei corridori, generalmente agganciati al supporto del computerino. Il Team Jumbo Visma al Tour de France 2022 sarà soggetto di una serie Netflix, come già accaduto per il Movistar Team, che vedremo in futuro.
Magnus Cort, il corridore danese, grande protagonista nella sua terra natale, è l’unico del Team EF-Easypost ad utilizzare la aero Cannondale SystemSix. Il resto degli atleti utilizza la Cannondale SuperSix Evo.
Se analizziamo i capi tecnici, quelli normalmente utilizzati al Tour de France e finalizzati per combattere il caldo, gli spunti d’interesse sono sempre numerosi. Ci ha colpito la maglia Le Col della Bora-Hansgrohe, con un girocollo molto basso, ma con una ribattitura doppia. Una pannellatura frontale fitta e aderente e un tessuto dalla trama a micro-celle sulla parte superiore delle maniche. Il fondo-manica invece è molto sottile ed è una sorta di rete elastica.
Shimano Dura Ace a 11v. Sono due i team che hanno scelto di optare per le trasmissioni ad 11 rapporti: la Total Energies e la Israel-Premier Tech. L’obiettivo è quello di far scendere il più possibile le variabili che si generano nel mix di componenti delle diverse famiglie di prodotti.
La trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposoLa trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposo
Una trasmissione Sram Eagle in futuro?
Nessuno vieta di immaginarlo e pensarlo e la trasmissione montata nelle tappe della Super Planche des Belles Filles e Losanna sulla bici di Skujinsè una sorta di conferma. L’ultimo pignone (quello nero) non è un 50, come quello utilizzato sulla versione mtb, ma è di sicuro un fuori misura, una sorta di salva-gamba. E poi ci sono i pignoni dorati che appaiono senza grossi salti tra l’uno e l’altro. Staremo a vedere.
Le scarpe Louis Garneau
Le Q36.5 con livrea silver
Nuove scarpe Giant per Matthews? (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Due stili di pedalata a confronto, Stuyven vs Pogacar
Le scarpe Louis Garneau
Le Q36.5 con livrea silver
Nuove scarpe Giant per Matthews? (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Due stili di pedalata a confronto, Stuyven vs Pogacar
Ma che scarpe sono?
Louis Garneau. Sono due gli atleti della Israel-Premier Tech che indossano le calzature del marchio canadese, quasi scomparso e che ora è tornato tra i professionisti di primissima fascia. Micheal Woods e Simon Clarke indossano la costosa versione Course Air Lite XZ.
Q36.5 per Geschke. Sono di colore argento e sono il modello Unique Silver dell’azienda di Bolzano, le calzature indossate dal corridore tedesco ora in forza al Team Cofidis.
Nuove scarpe Giant per Matthews? Già in passato, nel suo trascorso al Team Orica-Green Edge, Michael Matthews è stato uno dei principali artefici nello sviluppo delle Shimano S-Phyre. Il corridore australiano è particolarmente ambito dalle aziende, per le fasi di test dei prodotti. Quelle che indossa al Tour de France hanno tutta l’aria di essere una nuova versione top di gamma delle calzature Giant.
Pogacar e Stuyven, corridori diversi in tutto. Doti atletiche a parte, i due corridori rappresentano anche gli antipodi nel modo di utilizzare le calzature ed i pedali. Pogacar, pedali Look Keo, scarpe DMT KR SL con i lacci e tacchette grige, pedala con le punte verso l’esterno. Stuyven, pedali Shimano (in realtà dovrebbe avere i Look), calzature Bontrager e tacchette Shimano blu, pedala con le punte rivolte all’interno.
Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM
Uno dei più visti, il nuovo Specialized Evade (@foto eam TotalEnergies)
S-Works Prevail di Specialized (foto Team TotalEnergies)
Il bollino che sancisce la fornitura 2022 delle ruote
Gomme nuove e ruote in versione 2021
Tubeless e Roval nuove per il team di Sagan
Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM
Uno dei più visti, il nuovo Specialized Evade (foto Team TotalEnergies)
S-Works Prevail di Specialized (foto Team TotalEnergies)
Il bollino che sancisce la fornitura 2022 delle ruote
Gomme nuove e ruote in versione 2021
Tubeless e Roval nuove per il team di Sagan
Tra caschi e gomme
Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM. Rispetto al “vecchio” modello top di gamma Furo, il nuovo casco Bollè ha delle feritoie più ampie nella sezione frontale e lateralmente, forse meno votato all’aerodinamica, ma non per questo meno efficiente. C’è sempre la calandra posteriore tronca, ma il casco è meno pronunciato verso il retro ed è maggiormente arrotondato sopra.
S-Works Prevail e Evade. Il primo è quello meno calottato, spesso scelto dagli uomini di montagna e per le giornate da canicola. Lo Specialized Evade è quello “aerodinamico”, più chiuso e tra i caschi più efficienti mai sviluppati. Entrambi adottano anche un nuovo sistema Mips al loro interno.
Tre team in gara, tra tubeless copertoncino. Per le tappe tradizionali (esclusa quella del pavé) tutti i team supportati da Specialized si dividono tra tubeless e copertoncino. E’ necessario ricordare che la Quick Step-Alpha Vinyl è stata coinvolta in modo diretto nello sviluppo dei nuovi pneumatici Turbo di Specialized. Inoltre, le ruote Roval del team belga arrivano anche dalla fornitura del 2021, come si vede da una delle immagini. Nessun riferimento di “inventario” per le ruote TotalEnergies, considerando la sponsorizzazione recente.
Cockpit ultra leggero e manubrio tondo
I tanti spessori usati da Gaudu: il riposo offre la conferma
Taglia piccola per la Xelius SL3 di Gaudu
Cockpit ultra leggero e manubrio tondo
I tanti spessori usati da Gaudu: il riposo offre la conferma
Taglia piccola per la Xelius SL3 di Gaudu
Manubri super leggeri e spessori
Interessante la scelta di Patrik Konrad, che utilizza l’attacco manubrio full carbon Vibe Carbon da poco più di 100 grammi e la piega Pro Vibe Carbon SL compact. Il peso di quest’ultima è intorno ai 200 grammi, per un’accoppiata che supera di poco i 300 grammi e con una rigidità complessiva molto elevata.
Ma quanti spessori sulla bici da Gaudu? Oltre al cap in battuta, ci sono ben 3,5 centimetri di spacers (sono sette da 0,5 cadauno) tra lo stem e lo sterzo della bici di Gaudu. Già al Tour of the Alps avevamo documentato i bike fitting “non estremi” del gruppo di scalatori del Team Groupama-FDJ. Osservando con maggiore attenzione la bici del corridore transalpino, vediamo anche un seat-post con un abbondante arretramento.
Facendo la somma dei dettagli, cosa potremmo scrivere? Un telaio piccolo e una posizione non facile da adattare, con la necessità di portare il peso del corpo sulla ruota posteriore e lasciare scaricate le ginocchia. Inoltre il corridore non si schiaccia mai in modo eccessivo verso l’anteriore e verso il basso.
Colnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interniColnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interni
Quel vedo non vedo
Gli inserti dentro le gomme, nel giorno di riposo c’è modo di parlare anche di questo. Torniamo per un attimo alla tappa del pavé di questo Tour de France 2022. Non si vedono perché inseriti dentro i tubeless, ma Pogacar ha utilizzato gli inserti tra gomma (Pirelli TLR da 30 millimetri) e cerchio, una sorta di salsicciotto di schiuma/spugna densa e compatta, non assorbe il liquido anti-foratura ed evita lo stallonamento del tubeless, anche e soprattutto con i colpi proibiti che subiscono le ruote in carbonio. I liner non sono Pirelli, che ad oggi non ha in gamma questa tipologia di accessorio. Inoltre, Pogacar ha corso quella frazione con la Colnago Prototipo, molti suoi compagni hanno utilizzato la “vecchia” V3Rs.
Le scelte tecniche di Romain Bardet per la sua Scott Addict RC, soluzioni che ritroveremo anche al Giro d'Italia 2022. Solo tubolari e quella corona da 36 dove non è necessario spingere a tutta
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Sono davvero tante le curiosità che abbiamo visto nelle prime giornate del Tour de France, qualcuna più evidente, qualcun’altra più nascosta, qualcun’altra la noteremo dopo il giorno di riposo. Dalla crono di apertura, fino ad arrivare alle tappe in linea, ecco cosa abbiamo scovato.
Il bilanciere aero del cambio CeramicSpeed con la bandiera danese
Il TT5 di Specialized con la calza per la testa
Le Princeton degli Ineos per la crono
Il bilanciere aero del cambio CeramicSpeed con la bandiera danese
Il TT5 di Specialized con la calza per la testa
Le Princeton degli Ineos per la crono
Aerodinamica nella crono di apertura
Nuovi caschi Specialized. Hanno debuttato ufficialmente i nuovi caschi TT5 da crono, arrotondati davanti e più squadrati dietro, prodotti in linea con le tendenze più attuali. Ovvero, è abbandonata la coda posteriore molto pronunciata, tipica di un decennio e più addietro. Al pari di questo nuovo casco, gli atleti supportati da Specialized hanno indossato una sorta di passamontagna, utile a risparmiare, in termini di efficienza, fino a 7 watt. La crono di apertura è stata vinta a sorpresa da Lampaert con il casco vecchio.
Cambio danese. Molti atleti sponsorizzati da CeramicSpeed e non solo, hanno montato il bilanciare posteriore con l’ala aerodinamica. Il prodotto è stato visto anche al Giro d’Italia, ma in questo caso i profili sono stati personalizzati con la bandiera danese. Gli atleti del Team Wanty-Intermarché lo avevano montato anche sulle bici standard durante la cerimonia di apertura.
Le cose nuove di Ganna. A partire dal casco e dalla visiera, quest’ultima con un perimetro pronunciato verso l’esterno. La Pinarello Bolide F non aveva le ruote Shimano, bensì le Princeton Carbon Works con cerchi tubeless.
La guarnitura super leggera di FSA
Due generazioni di S-Phyre, a destra quelle attuali, a sinistra quelle future
Le S-Phyre (non l’ultima versione) customizzate per Van Aert
Le Crocs da riposo dei ragazzi EF
Il nuovo casco Rudy Project (@rudy project)
La guarnitura super leggera di FSA
Due generazioni di S-Phyre, a destra quelle attuali, a sinistra quelle future
Le S-Phyre (non l’ultima versione) customizzate per Van Aert
Le Crocs da riposo dei ragazzi EF
Il nuovo casco Rudy Project (@rudy project)
Prima tappa in linea, cose più… normali
Una guarnitura FSA da 529 grammi per Rolland. E’ l’evoluzione della K-Force di FSA, è stata aggiornata per le 12 velocità ed è stata utilizzata dal corridore francese già al Delfinato. Pedivelle in carbonio e corone molto scavate, è montata sulla nuova KTM Revelator Alto.
Shimano S-Phyre. Quelle indossate da Van der Poel, da Merlier e da altri atleti sponsorizzati, sono una sorta di evoluzione delle calzature top di gamma di Shimano. La differenza principale (quella che si nota maggiormente) sembra essere legata alle zone dove incrociano i cavi, ora più bassi e meno ingombranti. Potrebbe essere una sorta di S-Phyre RC10!
Scarpa con livrea personalizzata per Van Aert. E’ sempre una Shimano S-Phyre, ma non è l’ultima versione descritta in precedenza. La particolarità è nella livrea, customizzata per il corridore belga. La calzatura è stata messa in palio per un concorso promosso da Shimano Benelux.
E le ciabatte Crocs! Non solo biciclette, caschi e divise da cartoni animati, ma anche le ciabatte Crocs sono un gran bel “tocco di classe” e perfettamente in linea con lo stile con i ragazzi EF-Easypost in questo TDF.
Il nuovo casco Rudy Project. Si chiama Egos ed esordisce ufficialmente in questo Tour de France 2022, indossato dagli atleti del Team Bahrain Victorious. Più ventilazione rispetto al modello precedente, grazie alle tante feritoie che solcano il casco e alle due “bocche” frontali.
Una nuova versione per il Bontrager Velocis?
La Canyon Ultimate che vedremo “ufficiale” presumibilmente a fine estate
Il nuovo Kask indossato da Ganna
Una nuova versione per il Bontrager Velocis?
La Canyon Ultimate che vedremo “ufficiale” presumibilmente a fine estate
Il nuovo Kask indossato da Ganna
Terza tappa, altre cose da sbirciare
Un nuovo casco anche per i Trek-Segafredo. Potrebbe essere la naturale evoluzione del modello Bontrager Velocis, un casco già presente in gamma da diverse stagioni. Lo shape del nuovo prodotto ricorda proprio il vecchio Velocis, ma con due feritoie aggiuntive nella parte frontale.
Si vede bene anche la nuova Canyon Ultimate. Aspettiamo il lancio ufficiale e le diverse informazioni al riguardo. La versione rinnovata ha fatto la sua prima comparsa al Delfinato, in dotazione a qualche atleta Movistar. Si vede una bicicletta con un impatto estetico che non dimentica il passato, ma con una forcella più voluminosa. Sempre in merito alla forcella, si presume un cambio totale dello stelo, che ora permette di alloggiare la nuova serie sterzo e il manubrio, lo stesso dell’Aeroad. Siamo certi di un valore alla bilancia davvero interessante e di nuovi sviluppi legati alla lavorazione del carbonio.
Un casco nuovo anche per gli Ineos al Tour de France, non solo per le crono. Indossato da Filippo Ganna, sembra posizionarsi (per i concetti tecnici e di design) tra il Protone e l’Utopia. La forma è arrotondata con una calottamento non estremo.
Le SpecializedS-Works Torch sono uno dei modelli più vincenti nel ciclismo. L’azienda americana presenta così una nuova evoluzione per lanciare il prodotto verso nuovi traguardi. Un prodotto costruito usufruendo delle tecnologie e delle conoscenze migliori a disposizione di Specialized.
Dopo oltre 100.000 test Specialized ha trovato due misure di suola per le nuove S-Works Torch Dopo oltre 100.000 test Specialized ha trovato due misure di suola per le nuove S-Works Torch
Quasi impercettibile
Una scarpa deve essere efficiente ed allo stesso tempo leggera, cosicché l’atleta possa beneficiare delle prestazioni senza sentirle ai piedi. La Specialized S-Works Torch è costruita utilizzando una tomaia confortevole e super leggera grazie alla Body Geometry. Una tecnologia sviluppata nel 1997 per migliorare i punti di contatto con la bici e di conseguenza le prestazioni.
Ogni scarpa Specialized S-Works è progettata con questo metodo vincendo migliaia di gare professionistiche, tra cui cinque degli ultimi sette campionati mondiali UCI fra gli uomini.
Il tallone ha subito delle modifiche, rendendolo così asimmetrico per garantire all’atleta un maggior comfort Il tallone ha subito delle modifiche, rendendolo così asimmetrico per garantire all’atleta un maggior comfort
Una nuova suola, anzi due
Prima di sviluppare e proporre nuovi aggiornamenti tecnici, è importante studiare e di conseguenza passare alla pratica. In Specialized sono state fatte oltre 100.000 scansioni e da lì sono nate due misure di suola differenti, per ospitare tutte le tipologie di pianta del piede. Le suole della S-Works Torch sono più larghe di 4 ed 8 millimetri rispetto a quelle della S-Works 7.
La nuova forma del bordo delle suole riduce la flessione eliminando l’accumulo di materiale superfluo attorno al perimetro. Un rinforzo interno (I-Beam) aggiunge rigidità e resistenza, eliminando la necessità di rinforzi esterni aggiuntivi. Il risultato è una riduzione del peso di 20 grammi, una maggiore efficienza e un trasferimento di potenza nettamente più immediato.
La chiusura è stata spostata più in basso per limitare il movimento dell’avampiede La chiusura è stata spostata più in basso per limitare il movimento dell’avampiede
Talloniera e tomaia
Il lavoro con gli atleti professionisti è fondamentale per ricevere feedback e sviluppare nuove migliorie. Analizzando proprio questi dati raccolti in anni di collaborazione con i team pro’ in Specialized hanno capito quanto fosse importante sistemare la zona del tallone. Così è aumentato lo spazio creando una talloniera asimmetrica che però mantiene stabile la connessione tallone-ginocchio.
Anche la tomaia della Specialized S-Works Torch ha subito della variazioni per migliorare la calzata e le prestazioni. I cavi della chiusura BOA sono stati spostati verso il basso ed angolati, limitando il movimento dell’avampiede. Questa soluzione annulla la necessità del velcro e aiuta a migliorare la potenza eliminando pressioni indesiderate.
I materiali utilizzati si adattano al movimento naturale del piede dove serve un maggiore comfort per ottenere prestazioni eccellenti. Il rinforzo sulla prima testa metatarsale sfrutta al massimo la fase di recupero della pedalata.
Rebecca Gariboldi, tricolore juniores 2013, ha corso in azzurro nella neve di Vermiglio. Punta al tricolore per avere un altro azzurro: quello dei mondiali
Si fa in fretta a passare oltre, il più delle volte è necessario. Mentre il Giro d’Italia chiude la parentesi ungherese e prepara il ritorno a casa, Aru si gode gli ultimi giorni in Sardegna. Fabio non ne ha corsi tanti, appena quattro, eppure il suo nome resterà legato alla corsa rosa per il bello mostrato e quello che sarebbe potuto essere. Oggi, a distanza di otto mesi dall’ultima gara,il ragazzo che lasciò Villacidro per rincorrere i suoi sogni è un uomo sereno, che proprio dalla sua isola ha deciso di ripartire. Lo ha fatto pedalando con i cicloturisti del Giro di Sardegna e riscoprendo un territorio dato spesso per scontato. Lo stesso che accadde a Visconti, prima di ritrovare i colori della Sicilia lungo le rotte della Sicily Divide.
«L’anno scorso – racconta Aru – prima ancora che smettessi e dicessi di volerlo fare, l’organizzatore Tonino Scarpitti mi mandò una mail per chiedermi se volessi fare da testimonial. Parlammo di tutto e solo dopo io diedi l’annuncio del ritiro. Ci andai lo stesso, ma come presenza incostante, perché volevo capire di cosa si trattasse. Si correva a ottobre e mi trovai molto bene. E così, vista la voglia di avermi ancora a bordo, quest’anno ci sono tornato».
Lo scorso anno, Aru partecipò al Giro di Sardegna per farsi un’idea, quest’anno lo ha seguito tutto (foto Instagram)Lo scorso anno, Aru partecipò al Giro di Sardegna per farsi un’idea, quest’anno lo ha seguito tutto (foto Instagram)
Tutti i giorni in bici
Le immagini pubblicate sui social parlavano di vacanza e belle giornate in bicicletta: gli amatori davanti a correre, il campione dietro a curare le pubbliche relazioni.
«Il Giro di Sardegna era a tutti gli effetti una gara – conferma – ma io mi sono ben guardato dal correre ed ero fuori classifica. E’ stata un’esperienza molto positiva, anche se l’ultimo giorno, è venuto a mancare un signore. Sono state ore difficili, poi la famiglia ha chiesto che la gara continuasse. C’è stata una piccola celebrazione, un momento toccante. E poi per il resto, partecipando alla formula cicloturistica, ho visto più posti adesso che negli ultimi trent’anni. In aggiunta ho avuto modo di passare una giornata con le ragazze del team Pink Flamingos. Sono guarite dal cancro e organizzano anche un raid che collega le oncologie della regione. Mi piace stare in mezzo alla gente…».
Il rapporto con i tifosi e gli amatori, dice Aru, va coltivato più di quanto di solito si faccia
Al Giro di Sardegna, anche Iuri Chechi, ormai un vero corridore (foto Instagram)
Fra gli incontri più belli, quello con le Pink Flamingos, sopravvissute al cancro e attive nella promozione (foto Instagram)
Il rapporto con i tifosi e gli amatori, dice Aru, va coltivato più di quanto di solito si faccia
Al Giro di Sardegna, anche Iuri Chechi, ormai un vero corridore (foto Instagram)
Fra gli incontri più belli, quello con le Pink Flamingos, sopravvissute al cancro e attive nella promozione (foto Instagram)
E’ bello avere il tempo per farlo…
Ne ho di più, è vero. La mia idea per il futuro è di tornare qui per un paio di mesi all’anno. I sardi vedono il mare come una cosa bellissima, ma anche come un ostacolo per gli spostamenti. E così spesso ci si dimentica dei posti bellissimi che abbiamo a due passi da casa…
Sembra di sentire il racconto di Visconti.
Ma lui, per quello che ho letto, ha fatto un giro lunghissimo. Io parlo di posti vicini, che si danno per scontati e che comunque ho lasciato per fare il corridore.
Che sensazioni ti ha dato dover risalire in bici ogni giorno per questo Giro di Sardegna?
Mi sono sempre mantenuto in allenamento (sorride, ndr), solo che se prima facevo 30-35 ore di bici a settimana, adesso ne faccio 10. Un terzo, più o meno. Il fatto di non averla mollata completamente mi ha permesso di essere in grado di reggere questa settimana di tappe. La bilancia segna un più 6 rispetto al peso forma, ma devo dire che non si vedono. E comunque sono stato contento di poter pedalare tutti i giorni seguendo una routine, visto che anche la risposta di chi c’era è stata entusiasta.
Con la figlia Ginevra, tifosa d’eccezione (foto Instagram)Con la figlia Ginevra, tifosa d’eccezione (foto Instagram)
Come sei stato accolto dalla tua gente?
Molto bene. A parte questa esperienza, ero già tornato due volte. Ci sono stati due step ben precisi. Il primo periodo è stato tutto nel segno delle domande. «Come mai? Sei sicuro? Sei ancora giovane, potresti continuare…». Dopo 7-8 mesi la mia scelta è stata digerita. Si sono abituati al mio nuovo ruolo e anche io sto cominciando a farlo.
Quindi come la prenderanno ora che annuncerai il tuo ritorno con la Bardiani?
Ho già dato, grazie, ma sai che facce farebbero… (si mette a ridere fragorosamente, ndr). Mi piace la vita che faccio. Vado in giro, ma non come prima. Passo del bel tempo con la famiglia. Sto bene.
Sei testimonial di Specialized e di Assos, altre novità sono in arrivo…
C’è anche Ekoi, con cui collaboro anche da prima. Ho passato giusto qualche giorno a non fare nulla, poi mi sono rimboccato le maniche. Avevo già in mente di dedicarmi a quello che sto facendo. La mia nuova vita è fatta di giornate impegnate, la normalità è averle tutte piene. Con la differenza che ora posso permettermi di arrivare la sera sfinito, perché il giorno dopo non ho l’allenamento o la corsa.
Aru iniziò sulla mountain bike e poi spiccò il volo: fra questi bambini quanti sognano di seguirlo?
Il Giro di Sardegna è gara, ma anche cicloturismo e promozione con i più piccoli
Aru iniziò sulla mountain bike e poi spiccò il volo: fra questi bambini quanti sognano di seguirlo?
Il Giro di Sardegna è gara, ma anche cicloturismo e promozione con i più piccoli
Il tuo ruolo è quello di partecipare a eventi per conto dei marchi che rappresenti?
La gente dice che è impossibile, ma mi sono pesato ed ero a più 6 a fine Giro di Sardegna. Avevo messo in preventivo di cambiare taglia, ma evidentemente un professionista in attività è davvero magrissimo, così entro ancora nella small (ride, pericolo scampato, ndr).
Avete comprato casa in Sardegna?
No, siamo a Villacidro a casa dei miei. Abbiamo sistemato l’ultimo piano e così abbiamo il nostro appartamento.
Quali sono i posti bellissimi che hai scoperto?
Oltre alla gara, sono stato a fare degli shooting fotografici con Assos. E mi ha colpito la zona a sud, da Cagliari, Pula, Chia, il Pan di Zucchero. Tuerredda, che si trova 20 chilometri dopo Pula, mi lascia sempre senza parole. Mentre per vedere il tramonto più bello, il posto è Masua. Ai primi di maggio, la mattina alle 9 si usciva già in maniche corte. In Sardegna può piovere qualche giorno, ma da aprile a ottobre, è… vacanza! Il mese più bello però è settembre, meno caotico rispetto a luglio e agosto, con colori e clima spettacolari.
Due passi sul bagnasciuga di Tuerredda per Aru, alla riscoperta delle sue zone
Ad aprile si faceva già il bagno nella spiaggia di Porto Taverna
Il tramonto sul Pan di Zucchero di Masua è uno degli scenari più suggestivi (foto Warunga Beach Club)
Due passi sul bagnasciuga di Tuerredda per Aru, alla riscoperta delle sue zone
Ad aprile si faceva già il bagno nella spiaggia di Porto Taverna
Il tramonto sul Pan di Zucchero di Masua è uno degli scenari più suggestivi (foto Warunga Beach Club)
E il Giro d’Italia?
Quando correvo, se al mattino mi allenavo, il pomeriggio era dedicato al divano e alle corse. Ora magari vado in bici, ma poi ho cose da fare. Mi capita di vederle, vedrò delle tappe, ma questa nuova vita mi piace molto. Sono molto soddisfatto. Ognuno deve essere portato per quello che fa e a me piace stare a contatto con la gente, che investe e tiene in piedi il mercato della bicicletta. Lo capisci dopo, perché quando corri non te ne accorgi. Invece stare in mezzo a loro è una bella scuola…
Sembra quasi un consiglio per i tuoi ex colleghi.
Intendiamoci, lo so bene che il tempo è sempre poco e si preferisce curare al massimo le cose che ci sono da fare. Ma è anche vero che partecipiamo al minimo indispensabile. Ti invitano e quasi ti girano le scatole. Eppure ogni tanto concedersi di più farebbe davvero bene.