Cattaneo, il Wolfpack, Moscon e il sogno di Parigi

11.11.2023
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MILANO – Cattaneo parlotta con Ganna, poi Filippo si sposta e arriva Lorenzo Milesi. L’iridato U23 della crono è appena tornato dalle vacanze, con il grosso punto interrogativo su dove correrà nel 2024: se ancora al Team DSM-Firmenich o alla Ineos Grenadiers. Con i due si scherza delle Olimpiadi: se portano Ganna, l’altro è Cattaneo. Due della Ineos sarebbero troppi. Ridono. Il Giro d’Onore della FCI è una bella occasione anche per loro.

Sul palco del Teatro Manzoni, ieri in occasione del Giro d’Onore, sono saliti tutti i tecnici azzurri
Sul palco del Teatro Manzoni, ieri in occasione del Giro d’Onore, sono saliti tutti i tecnici azzurri

I ragazzi del 1990

Poi Cattaneo torna serio. Con lui si può parlare di Evenepoel, come dell’arrivo di Moscon. Di Bagioli e Ballerini andati via, del nuovo corso della Soudal-Quick Step, il cui spirito secondo Remi Cavagna, che l’ha lasciata, si sarebbe annacquato. Gli raccontiamo anche dell’intervista con Sbaragli di qualche giorno fa, quando ci rendemmo conto che dei fantastici corridori classe 1990, portatori di grandi promesse con atleti come Aru e Moreno Moser, sono rimasti soltanto lui, il toscano e Fabio Felline. Mattia alza gli occhi al cielo.

«Non è una cosa facile avere 33 anni in questo ciclismo – ammette – però la carriera che ho avuto mi aiuta. All’inizio ho avuto qualche anno difficile, quindi non ho consumato tutto quello che avevo e adesso comincio a ottenere i miei risultati. Logicamente l’età avanza, quindi alla fine dovrò farci i conti, però il livello che sono riuscito a ottenere anche quest’anno per me è ottimo, quindi spero di durare il più a lungo possibile».

Con Affini, Sobrero, Paladin, Cecchini e Guazzini, Cattaneo ha centrato l’argento nella cronosquadre agli europei
Con Affini, Sobrero, Paladin, Cecchini e Guazzini, Cattaneo ha centrato l’argento nella cronosquadre agli europei
Che anno è stato per te il 2023?

Penso il migliore da quando sono professionista. Sono super contento, però ormai è passato e bisogna già guardare avanti.

Cosa hai pensato quando si è cominciato a parlare della fusione fra la tua squadra e la Jumbo-Visma?

Ormai in questo ciclismo non puoi essere sicuro di niente, però io ero sereno. Sapevo di aver fatto una super stagione per quello che è il mio lavoro e di conseguenza, detta fuori dei denti, credo che nella peggiore delle ipotesi una squadra l’avrei trovata. Ero tranquillo, non arrivavo da un anno in cui non avevo fatto niente. In caso contrario, magari avrei pensato che se ci fosse stata la fusione, sarei rimasto a piedi…

Nel frattempo in ogni caso dalla squadra sono andati via anche alcuni nomi di rilievo. Cavagna ha detto che il Wolfpack non è più quello di un tempo…

Ne avevamo già parlato prima della Vuelta e le cose si stanno confermando. Io credo che quando cambi così tanti corridori, è logico che hai bisogno di un po’ di rodaggio per creare il gruppo. Non è più la Quick Step di qualche anno fa, ma è inevitabile perché c’è Remco che condiziona gran parte delle scelte, come è giusto che sia quando hai un corridore del genere.

Ai mondiali di Glasgow, per Cattaneo è arrivato l’8° posto, seguito dal 5° degli europei
Ai mondiali di Glasgow, per Cattaneo è arrivato l’8° posto, seguito dal 5° degli europei
Deve crearsi di nuovo il clima giusto?

Ci sono tanti giovani e tanti nuovi elementi che arrivano nella squadra con l’idea di entrare nel Wolfpack, quindi secondo me sono nuova linfa perché questa cosa torni visibile, perché alla fine tra di noi c’è sempre stata. Non così evidente, però c’è sempre stata.

La tua storia parla di anni iniziali difficili alla Lampre, poi del rilancio con l’Androni e in qualche modo di una consacrazione nel gruppo Quick Step. Credi che Moscon potrà approfittarne come è successo a te?

Ho sempre detto, senza offendere l’uno né l’altro, che è la Quick Step è un’Androni con più soldi. Nel senso che è una famiglia e credo che sia la squadra giusta per cercare un rilancio. Credo che Gianni abbia vissuto anni un po’ complicati per una serie di motivi e credo che questa sia la squadra giusta per ritrovare il Moscon di qualche anno fa. Secondo me avevamo bisogno di uno come lui nelle classiche del pavé in cui eravamo un po’ meno forti e lui secondo me è un innesto che, se rende come dovrebbe, potrebbe fare la differenza.

Lombardia, abbraccio fra Bagioli arrivato secondo e Cattaneo. Dopo 4 anni, le loro strade si separano
Lombardia, abbraccio fra Bagioli arrivato secondo e Cattaneo. Dopo 4 anni, le loro strade si separano
Come hai vissuto, al contrario le partenze di Bagioli e Ballerini?

Per “Bagio” alla fine credo che sia stato giusto così. Alla fine, se aveva ambizioni personali, è giovane e ci sta che abbia cercato una squadra che gli lasci più spazio. Per Ballerini mi dispiace, perché secondo me era un uomo importante per quella fascia delle classiche. Non conosco bene le dinamiche di tutte le cose. Va in una squadra dove comunque è già stato, conosce l’ambiente che trova, quindi evidentemente ha fatto la sua scelta. Dispiace perché secondo me poteva essere una pedina importante per noi al Nord.

Per il prossimo anno immagini un cammino parallelo a quello di Remco nei grandi Giri e strizzi un occhio alle Olimpiadi? 

Le Olimpiadi sono un sogno, ma non è facile. Senza girarci attorno, abbiamo due posti per la crono e uno è di Ganna. Poi ci sono altri tre o quattro che si giocano il secondo. Io cercherò di fare il massimo, ma come al solito saranno le gambe, Velo e Bennati ad avere l’ultima parola.

Moscon alla Soudal-Quick Step, il disegno di Lefevere

10.11.2023
4 min
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Qualcuno ieri, leggendo sulla nostra pagina Facebook la notizia del passaggio di Moscon alla Soudal-Quick Step, ha commentato in modo sbrigativo, ma efficace. «Se ci andava ad inizio carriera – ha scritto – avrebbe vinto almeno 2 Fiandre e 3 Roubaix. Speriamo che sia ancora in tempo per dimostrare quello che vale».

Fuori contesto

Cosa ci faceva Moscon al Team Sky, diventato poi Ineos? In che modo un trentino che ama trattori e mele può trovarsi a suo agio nel salotto di cristalli del team britannico? Eppure non si può dire che Gianni non ci abbia provato, anche se un po’ la sua indole e un po’ quel diverso sentire lo hanno condotto lungo percorsi scivolosi. Se non sei a tuo agio, parli a sproposito. E se non sei lucido, capita che ci scappi il gesto da evitare. E a quel punto il gruppo non ti regala più niente e ti attacca la lettera scarlatta. Moscon il razzista. Moscon il violento. E presto di Moscon il campione non parlava più nessuno. Gli anni all’Astana sono stati utili per capire di dover ripartire, ma lì si sono messi il Covid e poi una clavicola rotta a rendere tutto in salita. E alla fine, per fortuna, di Gianni si è accorto Patrick Lefevere

Moscon decisivo per Bernal al Giro del 2021 sugli sterrati: farà lo stesso al Tour per Evenepoel?
Moscon decisivo per Bernal al Giro del 2021 sugli sterrati: farà lo stesso al Tour per Evenepoel?

«Ha solo 29 anni – ha detto il manager belga a Het Nieuwsblad – non può ancora essere finito. Non appena si è saputo che avevamo ancora un posto libero per il prossimo anno, i procuratori mi hanno bombardato di corridori che non avevano ancora una squadra. Il manager di Moscon si chiama Giovanni Lombardi e ce lo aveva già consigliato più volte. Ma ora voleva solo venire da noi, avrebbe preferito smettere piuttosto che correre altrove».

Un guerriero

Moscon è un guerriero, che ama il fango e il corpo a corpo. Vederlo spento oppure infilato in modo del tutto anonimo nel treno di Cavendish trasmetteva solo un’infinita tristezza. Ora però, in un Wolfpack forse in crisi ma pur sempre capace di lasciare il segno, il trentino potrà ricollegarsi con le sue origini.

«Conosciamo i suoi punti di forza e di debolezza – spiega Lefevere – è abbastanza versatile. Gianni può andare forte nelle classiche, ma può anche tirare a lungo nei grandi Giri in salita. Viene dalle montagne, può fare facilmente il ritmo in testa al gruppo. Forse lo chiamano “il trattore” anche per questo».

Nel 2021, Moscon stava per vincere la Roubaix, ma un guasto e ruote non a posto glielo impedirono
Nel 2021, Moscon stava per vincere la Roubaix, ma un guasto e ruote non a posto glielo impedirono

Fattore Cavendish

Eppure in qualche modo Cavendish torna nella vita del trentino, che nel corso della sua carriera ha sempre brillato se chi lo guidava era capace di parlargli al cuore. L’ultimo forse è stato Davide Cassani.

«Molte persone dimenticano che ha quasi vinto la Parigi-Roubaix nel 2021 – ricorda Lefevere, riaprendo una pagina mai chiarita del tutto – ma ha avuto un guasto meccanico nel momento peggiore. E la pressione degli pneumatici della bicicletta che gli hanno dato non era corretta. Questo gli è costato la vittoria. Lui può tornare forte, chiamatelo scenario Cavendish. Oppure scenario Moscon o anche Lefevere… Chiamatelo come vi pare, io vedo un buon corridore che cercheremo di riportare al suo miglior livello. Speriamo di potergli dare una svolta».

Moscon non è l’atleta rassegnato che sul Bondone ha scortato Cavendish al Giro 2023
Moscon non è l’atleta rassegnato che sul Bondone ha scortato Cavendish al Giro 2023

Vero carattere

Lefevere è uomo di mondo e ha sempre tirato fuori le cose migliori da corridori di carattere. Non è un caso che negli ultimi tempi abbia sempre punzecchiato Alaphilippe con toni a tratti feroci, per provocarne la reazione. E Moscon di carattere ne ha, anche se gli ultimi tempi lo hanno mostrato troppo educato, quasi spento…

«Chiaramente – ha ammesso Lefevere – certe cose non gli è permesso farle, ma è sicuramente un personaggio e a volte preferisco uno così a una pecora che bela sempre di sì. La sua reputazione gli è sfavorevole, per cui qualsiasi cosa faccia, finisce sotto la lente di ingrandimento. Ma se non sbaglio (ride, ndr) è dal 2020 che non gli viene contestato più nulla».

Moscon lo conosciamo da quando era under 23. Siamo stati nella sua casa. Lo abbiamo seguito alle corse, nei momenti belli e in quelli brutti. Gianni non è la persona spenta e remissiva dell’ultima stagione né il barbaro che tanti hanno cercato di descrivere. Nel novero dei talenti azzurri in cerca d’autore e di una collocazione, lui è ancora una grande incompiuta. Siamo d’accordo con Davide Dante, l’autore di quel commento. Se fosse andato alla Quick Step da neoprofessionista, la sua forse sarebbe stata una strada ben diversa.

Bagioli alla scoperta dell’America, della Lidl-Trek, di se stesso

25.10.2023
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Due giorni fa il ritorno dagli Stati Uniti, dopo la visita al quartier generale di Trek e un giro per Chicago, guardando partite di hockey e di basket NBA. Oggi la partenza per la Tanzania con la sua ragazza. E poco prima, la scelta di cambiare squadra e il secondo posto del Lombardia, forse non celebrato a dovere. Il fine stagione di Andrea Bagioli non è passato via in modo banale e proprio la decisione di lasciare la Soudal-Quick Step per approdare alla Lidl-Trek è il punto che abbiamo voluto approfondire con lui.

Nel primo ritiro fra il Wisconsin e Chicago, si è raccontata ai nuovi la Lidl-Trek
Nel primo ritiro fra il Wisconsin e Chicago, si è raccontata ai nuovi la Lidl-Trek

La benedizione di “Guerci”

Le parole di Luca Guercilena sulla voglia di dargli fiducia e farne un leader sono parse una consacrazione. La sua voglia a inizio 2023 di guardarsi intorno stava a significare che il valtellinese fosse pronto a spiccare il volo, uscendo dal cono di luce di chi aveva davanti.

«L’ambiente della nuova squadra – risponde mentre parcheggia l’auto – mi è parso molto buono. Mi ha sorpreso positivamente, sono stati super disponibili. Si capisce che sia un gruppo più internazionale, quindi c’è più apertura rispetto alla Soudal-Quick Step in cui comunque si percepisce forte l’anima belga. C’eravamo quasi tutti, tranne Consonni che negli stessi giorni si è sposato, poi Cataldo e Milan che sono venuti solo alla fine, dopo la corsa in Cina». 

Prima del Lombardia, la marcatura fra Bagioli e Pogacar era iniziata ai mondiali, chiusi da Tadej sul podio
Prima del Lombardia, la marcatura fra Bagioli e Pogacar era iniziata ai mondiali, chiusi da Tadej sul podio
Perché a gennaio dicesti che avresti valutato anche un cambio di squadra?

Non posso dire che non avessi il mio spazio, però dopo quattro anni cerchi qualcosa di nuovo. Alla fine fai sempre gli stessi ritiri, gli stessi allenamenti, vedi sempre le stesse persone, quindi magari diventa un po’ troppo monotono.

Alla Soudal-Quick Step sentivi di essere considerato un corridore importante?

Devo dire che anche durante le classiche, quest’anno partivo quasi come un capitano. A parte la Liegi, nelle altre avevo ruoli abbastanza importanti. Però qui già da inizio anno abbiamo fatto il calendario assieme, ho deciso io alcune gare che volevo fare e mi hanno ascoltato. Mi trattano un po’ più come un leader.

E’ stato difficile scegliere la squadra nel momento in cui hai deciso di andar via?

Non più di tanto, perché sono venuti subito con una buona offerta triennale e anche con un bel progetto, che mi ha ispirato subito. Poi parlandone con Quinziato (il suo agente, ndr), abbiamo valutato le varie opzioni e abbiamo concluso che la Lidl-Trek fosse la migliore. Avevano l’idea di prendermi e farmi crescere, non un progetto a breve termine, ma a lunga scadenza, per arrivare a vincere gare importanti.

Questa la volata con cui Bagioli ha preceduto Roglic e Vlasov, strappando il secondo posto al Lombardia
Questa la volata con cui Bagioli ha preceduto Roglic (a sinistra fuori inquadratura) e Vlasov, arrivando 2° al Lombardia
Che cosa ti manca ancora per arrivare a vincere la classica con la C maiuscola?

Al Lombardia ho trovato un Pogacar di troppo, che mi ha impedito di vincerlo (Bagioli è arrivato secondo, ndr). Cosa mi manca? Secondo me, più che altro, la fiducia in me stesso. Anche se, già a fine stagione, qualcosa è cambiato e infatti i risultati sono arrivati. Invece a inizio anno partivo un po’ svantaggiato perché non ero molto sicuro e alla fine andava male. Se non sei sicuro e vedi gli altri che vanno forte, se hai la testa da un’altra parte, è molto più difficile che arrivi il risultato.

Che cosa è cambiato a fine stagione? Perché c’è stata questa svolta?

Non lo so neanch’io, mi sentivo in modo diverso, più rilassato e più sicuro di me stesso. A luglio avevo deciso di cambiare squadra, quindi magari anche quell’aspetto ha fatto la differenza. Se non devi pensare al contratto per il prossimo anno, sei tranquillo. Ti concentri al 100 per cento sulla bici, sugli allenamenti, l’alimentazione e tutto viene più facile.

Secondo te la fiducia in se stessi viene anche dalla squadra?

Sì, sicuro. La squadra deve essere la prima che ti dà fiducia. Se parti senza la fiducia della squadra, è difficile anche per te stesso. Se invece sai che puoi contare sull’appoggio dei tuoi compagni e dei direttori e, sai che nella determinata gara sono lì tutti per te, allora è diverso. Certo, avrai più pressione addosso, però è una pressione positiva che ti carica ancora di più.

Il finale di stagione ha visto un Bagioli più sereno e sicuro: qui vince il Gran Piemonte
Il finale di stagione ha visto un Bagioli più sereno e sicuro: qui vince il Gran Piemonte
Che cosa porti via dalla Soudal-Quick Step?

In questi quattro anni sono cresciuto tanto, al primo anno da professionista ero molto inesperto sotto tutti gli aspetti. Quello che ho imparato meglio forse è la capacità di affrontare le gare lunghe, le classiche ben oltre i 200 chilometri. Su quello sono migliorato molto. Infatti anche al Lombardia, che erano sei ore di corsa, nel finale ero lì. Si tratta di imparare ad alimentarsi per risparmiare il più possibile, perché alla fine conta ogni watt che risparmi e poi te lo trovi alla fine della corsa.

Hai parlato di pressione positiva: ti è mancata in questi anni oppure è giusto arrivarci adesso perché hai le spalle più larghe per sostenerla?

Forse è giusto che arrivi adesso. Se arrivasse appena passi professionista, non sarebbe semplice da sopportare, a meno che tu non abbia un motore alla Remco, con il quale viene tutto facile. Invece adesso che ho fatto i miei quattro anni di esperienza, sono più consapevole dei miei mezzi e fin dove posso arrivare. Quindi è un bene che la pressione arrivi adesso.

Presentazione Soudal-Quick Step, a Popsaland: sia De Clercq sia Bagioli dal 2024 saranno alla Lidl-Trek
Presentazione Soudal-Quick Step, a Popsaland: sia De Clercq sia Bagioli dal 2024 saranno alla Lidl-Trek
Sai già quale sarà il tuo nuovo preparatore? Ti intriga o ti allarma il fatto di cambiarlo?

Non so ancora con chi lavorerò, penso sarà uno spagnolo in arrivo nella squadra. Un po’ mi è dispiaciuto di lasciare il mio vecchio preparatore: Vasilis, il greco. Con lui in questi quattro anni ho lavorato veramente bene, secondo me è uno dei migliori al mondo. Ti segue, vedi che ha passione in quello che fa, quindi quel lato un po’ mi preoccupava. Però alla fine qualche cambiamento magari serviva, ci sta che magari a certe cose Vasilis non ci arrivasse, mentre saranno possibili col nuovo preparatore. Devo solo avere fiducia e andrà bene di sicuro.

Il prossimo appuntamento con la squadra sarà il ritiro a dicembre?

Sì, a Calpe. Adesso si va in vacanza in Tanzania, prima un safari e poi al mare a Zanzibar. E al rientro si ricomincia con una nuova maglia, una nuova bici e una nuova squadra.

Remco non va, Bagioli capitano: prove generali di futuro

08.10.2023
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BERGAMO – Ha completato il suo personalissimo podio negli ultimi cinque giorni. Terzo alla Bernocchi, primo al Gran Piemonte ed infine secondo al Lombardia. Non smette di ripeterlo Andrea Bagioli nel dopo corsa. Lo dice con una bella carica di soddisfazione. E non gli si può dare torto, considerando come alla fine si sia inserito tra i due attesissimi totem sloveni Pogacar e Roglic.

Il pubblico di Bergamo si gusta l’arrivo solitario del leader della UAE Emirates ed applaude la volata del valtellinese della Soudal-Quick Step, che anticipa il capitano della Jumbo-Visma e il resto dei migliori. Appena tagliato il traguardo Bagioli viene subito precettato per il cerimoniale delle premiazioni, ma si capisce subito che ha voglia di parlare. La prestazione del Lombardia è la normale conseguenza di una condizione ottimale arrivata (e concretizzata) in quest’ultima settimana. Una settimana movimentata per la sua formazione.

Caduto nella prima parte di gara, Evenepoel paga dazio quando esplode la corsa. A quel punto Bagioli diventa leader
Caduto nella prima parte di gara, Evenepoel paga dazio quando esplode la corsa. A quel punto Bagioli diventa leader

Sorpreso di se stesso

Con una gamba così talvolta sembra quasi un dispiacere dover chiudere per forza l’annata, ma Bagioli non ci vuole pensare più di tanto. Guarda a ciò che è appena diventata storia agonistica con un pizzico di sorpresa.

«Diciamo che tra Gran Piemonte e oggi (ieri per chi legge, ndr) – spiega Bagioli – il livello era molto diverso, molto più alto qui al Lombardia. Sapevo di stare bene, ma sinceramente non avrei mai pensato di tenere sul Passo di Ganda. Questa era una salita di oltre venti minuti e solitamente sono troppo lunghe per me. In quel momento mi stavo vedendo nel gruppetto con Pogacar, Roglic, Carapaz, Vlasov e i due Yates.

«E’ stato strano, era la prima volta per me essere davanti con loro, però è stata una settimana incredibile con tre piazzamenti sul podio. In ogni caso sono riuscito a passare via bene la salita e poi ho pensato alla volata quando abbiamo capito che Pogacar non si poteva più riprendere».

Nel tratto di pianura dopo il Ganda, Bagioli e gli altri si danno i cambi, ma Pogacar scappa sempre di più
Nel tratto di pianura dopo il Ganda, Bagioli e gli altri si danno i cambi, ma Pogacar scappa sempre di più

Obiettivo sprint

Pogacar contro tutti, gli ultimi 30 chilometri si sono vissuti così. Il vincitore inizia la discesa del Ganda per primo senza dare l’impressione di attaccare. Invece guadagna terreno e gli inseguitori iniziano a pensare al secondo posto.

«Forse a qualcuno – prosegue Bagioli – può sembrare che in vetta sia Pogacar che Roglic fossero in crisi ma non lo erano, Pogacar soprattutto. Proprio sullo scollinamento Tadej ha allungato di poco, aveva pochi secondi, ma noi dietro ci siamo guardati e lui ha preso vantaggio. Noi eravamo a tutta, lui invece aveva ancora qualcosa nelle gambe ed ha fatto la differenza. Complimenti a Pogacar perché tenere tutto il tratto di pianura col vento contrario significa andare veramente forte. Nel finale ho pensato solo a spingere malgrado i crampi».

Bagioli voleva arrivare allo sprint con quel gruppetto perché sapeva di essere il più veloce. «Avevo solo paura che Roglic partisse presto visto che l’arrivo era in leggera discesa e quindi poteva sorprenderci da dietro. Lo ha fatto, Vlasov l’ha seguito, io mi sono messo a ruota ed ho fatto la mia volata negli ultimi 100 metri. Comunque sono contentissimo di questo secondo posto».

Verso Bergamo Alta Andrea (col 193) tiene bene alle “menate” di Rodriguez e Vlasov
Verso Bergamo Alta Andrea (col 193) tiene bene alle “menate” di Rodriguez e Vlasov

Vice Remco

Il grande merito di Bagioli è quello di essersi fatto trovare pronto nel momento in cui la Soudal-Quick Step si è trovata in difficoltà. Se partiva con i gradi del vice capitano, allora il suo dovere lo ha fatto alla grande fino in fondo. Oltretutto è la seconda volta che un italiano del “Wolfpack” coglie la piazza d’onore al Lombardia dietro Pogacar. Dopo Masnada nel 2021, ecco Bagioli e sullo sfondo Evenepoel che alza bandiera bianca, stavolta per una caduta.

«Quando è caduto Remco ad inizio gara – racconta Andrea – io ero dietro di lui. Ho dovuto frenare e rallentare, ma non ho subito nessun problema. Tuttavia appena abbiamo cominciato il Passo Ganda Remco ci ha detto subito che non era al top, quindi mi hanno dato il via libera per fare la mia corsa. Così ho fatto e naturalmente sono contentissimo di essere rimasto davanti con i migliori».

Bagioli (secondo da destra) sfrutta la ruota di Vlasov e lo salta negli ultimi 100 metri
Bagioli (secondo da destra) sfrutta la ruota di Vlasov e lo salta negli ultimi 100 metri

Il presente

Non potevamo esimerci da una considerazione sull’affaire fusione tra Soudal e Jumbo. Si fa, non si fa, tutto è ancora incerto anche se pare che i due top team continueranno per conto proprio. Bagioli guarda a quello che sta lasciando e a ciò che verrà.

«L’atmosfera in squadra nelle ultime settimane era parecchio strana – va avanti Bagioli – nessuno sapeva realmente niente: né direttori, né corridori. E’ vero che io vado in un altro team, ma mi dispiace per loro. Abbiamo cercato di mantenere l’umore alto in hotel soprattutto in questa settimana, sia tra compagni che staff. Abbiamo solo pensato di fare il meglio possibile e penso che lo abbiamo dimostrato. Ilan (Van Wilder, ndr) ha vinto la Tre Valli, io il Gran Piemonte e poi secondo al Lombardia. Sono contento di aver contribuito in questo senso. Le ultimissime notizie dicono che la fusione non ci sarà e spero per loro che non avvenga. Per me è giusto che la squadra vada avanti da sola, anche considerando il personale che potrebbe restare a piedi».

Quanto tifo per Andrea che da queste parti ha anche corso quando era alla Colpack (foto @woutbeel)
Quanto tifo per Andrea che da queste parti ha anche corso quando era alla Colpack (foto @woutbeel)

Il futuro

Bagioli è in parte dispiaciuto di lasciare questo team, però lui stesso ha parlato di scelte. L’anno prossimo inizierà una nuova avventura con la Lidl-Trek. Lefevere, il suo team manager, lo aveva tirato in ballo dicendo che cambiando squadra avrebbe avuto la mente libera e avrebbe fatto bene.

«Può essere – dice il valtellinese – ma la mente è più libera perché si firma un contratto, non perché si cambia squadra. Con un contratto nuovo sai di essere a posto per gli anni successivi e quindi puoi correre con più forza nelle gambe. Non hai l’ossessione.

«Spero che in queste corse sia nato un nuovo me. In particolare in questi ultimi mesi sono cresciuto sia mentalmente che fisicamente. Non vedo l’ora di iniziare il prossimo anno. Vorrei fare molto bene nelle classiche delle Ardenne. Prima però farò un po’ di vacanza».

Ballerini porta da Zanini il tesoro della Quick Step

04.10.2023
6 min
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Tra fusioni ormai inevitabili e quel senso di mancanza di regole, per cui le squadre spariscono come se niente fosse senza che l’UCI dica qualcosa, c’è chi dalla Soudal-Quick Step s’è già affrancato. Davide Ballerini torna all’Astana, la “casa” da cui aveva spiccato il volo per inseguire i suoi sogni in Belgio. Quando parlammo con i quattro italiani della squadra di Lefevere durante la presentazione di gennaio, Cattaneo e Masnada dissero chiaramente che sarebbero rimasti anche per il futuro, Bagioli e Ballerini dissero che avrebbero valutato eventuali alternative. E alla fine entrambi hanno spiccato il volo: il primo alla Lidl-Trek, il secondo nel team kazako.

«Avere più spazio è una cosa fondamentale – spiega il canturino – in più quest’anno Patrick (Lefevere, ndr) mi ha tirato per le lunghe. Sono arrivato a un punto nel quale non potevo più aspettare, quindi ho preso una decisione. Da una parte mi è dispiaciuto lasciare la Quick Step, dall’altra sono contento perché so dove vado, in una squadra in cui mi sono trovato veramente molto bene. Quattro anni fa ero più giovane e volevo fare nuove esperienze. Diciamo che adesso le ho fatte, anche se non sono mai abbastanza. E torno in un gruppo che mi metterà nelle condizioni ottimali di lavorare bene».

Ballerini ha corso alla Astana soltanto nel 2019: proveniva dalla Androni e vinse i Giochi Europei
Ballerini ha corso alla Astana soltanto nel 2019: proveniva dalla Androni e vinse i Giochi Europei
Che differenza c’è fra Davide di oggi e quello di quattro anni fa?

Diciamo che ero quattro anni più giovane. Il mio sogno era quello di approdare alla Quick Step e appena ho ricevuto la loro proposta, ho subito accettato. Sono riuscito a realizzare il sogno. Ho visto come lavorano. Ho fatto tanta esperienza nelle gare del Belgio che mi interessavano di più. Ho imparato molto e adesso posso metterlo in atto.

Hai firmato per quest’aria di fusione o saresti andato via ugualmente?

Mi dispiace per come stanno andando le cose, non si sta capendo molto. Io spero che la fusione non avvenga, ma se così sarà, purtroppo sparirà un gruppo che per anni è stato di riferimento. Il ciclismo è anche questo, gira intorno agli sponsor. E fra quelli che entrano e quelli che escono, le situazioni non sono facili da gestire.

Hai detto di aver imparato il loro modo di lavorare, quindi il tuo approccio con certe gare sarà improntato a quella filosofia? In qualche modo, anche Zanini ha corso in quel gruppo…

Certo. “Zazà” è stato uno dei primi che voleva che tornassi. Con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto, anche quando sono andato via. E’ una grandissima persona e tutti gli anni continuava a chiedermi quando sarei tornato. E alla fine gli ho detto di sì.

L’ultima vittoria di Ballerini è la Coppa Bernocchi del 2022
L’ultima vittoria di Ballerini è la Coppa Bernocchi del 2022
Cosa porti via da questi anni fiamminghi?

Ho imparato tanto. La cosa importante del Belgio, c’è poco da fare, è che devi conoscere la gara a menadito. Devi starci. Vedere come si svolge in base agli anni passati, anche se ultimamente sta cambiando molto anche il modo di correre. Però diciamo che i punti cruciali, bene o male, sono sempre quelli. Quindi la cosa fondamentale è conoscere il percorso, fare le ricognizioni, vedere se sono stati aggiunti nuovi tratti o nuovi muri. E poi c’è la preparazione.

Che va fatta su misura?

I lavori specifici. Cose che ho imparato, facendo in allenamento dei lavori che prima non avevo mai fatto e mi hanno dato la forza esplosiva che non avevo. Negli ultimi anni ho lavorato con il preparatore Quick Step. Sono andato da loro e mi hanno preparato loro. Non so ancora bene adesso da chi sarò seguito.

A Popsaland eri aperto all’ipotesi di partire, come mai?

Quando resti tanto in una squadra, vuol dire che ti trovi bene, questo è poco ma sicuro. Però arrivi anche a un punto in cui hai bisogno di nuovi stimoli. Purtroppo si è visto che da un paio d’anni, la Quick Step non girava come prima e questo non perché i corridori non fossero performanti.

Quest’anno prestazioni opache al Nord: qui alla GP E3 Saxo Bank
Quest’anno prestazioni opache al Nord: qui alla GP E3 Saxo Bank
Perché secondo te?

E’ tutto un insieme di cose, magari non si è fatta la preparazione dovuta o le cose non sono andate bene al 100 per cento. E’ una ruota che gira. Adesso c’è il colosso Jumbo-Visma, ma prima o poi finirà anche quella, come prima c’era Sky, che sembrava inattaccabile. Non so come andrà a finire con questa fusione, ma significherà mettere da un giorno all’altro un sacco di gente sulla strada. 

Hai parlato di problemi di preparazione?

Il problema è che oggi devi essere al 110 per cento in quasi tutte le gare della stagione. Devi prepararle nel miglior modo possibile e per i determinati gruppi di lavoro deve avere una programmazione. Fai il tuo ritiro in altura per due settimane. Scendi. Fai una gara di preparazione. E poi c’è l’obiettivo. La cosa che in questi anni non è mai stata fatta è stata quella di fare altura per le classiche. Loro magari per questo sono un po’ vecchio stampo, mentre tante volte è preferibile arrivare freschi alle gare cui si punta. E poi devi staccare che sei ancora in forma, per iniziare la fase di recupero. E anche questo è difficile da fare.

Non corri dalla caduta del Wallonie, come funzionerà il tuo inverno? 

A dire la verità, il 2023 preferisco archiviarlo così: è stato forse uno degli anni peggiori, ma si impara anche da questi. Ho fatto prima 20 giorni senza bici dopo questo infortunio di fine luglio. Pensavo fosse poca roba, invece non è risultato così. Dopo lo stop ho ricominciato e ho sempre avuto un fastidio al ginocchio. Ho cominciato a fare risonanze magnetiche varie, si è visto che c’era un’infiammazione sotto la rotula che si è accentuata continuando ad allenarmi e ha intaccato anche il tendine rotuleo. Ho sentito vari specialisti e fra i tanti ne ho scelto uno che mi ha aiutato. Ho fatto delle infiltrazioni di acido ialuronico che adesso stanno facendo effetto. Nel frattempo ho continuato ad allenarmi, le mie tre ore al giorno le ho sempre fatte.

Il 2023 si stava raddrizzando al Wallonie: 2° nella prima tappa, 5° nella seconda (qui con Ganna), poi l’infortunio
Il 2023 si stava raddrizzando al Wallonie: 2° nella prima tappa, 5° nella seconda (qui con Ganna), poi l’infortunio
Passerà continuando a pedalare?

Sta andando a posto. Più vado avanti, più vedo che riesco a spingere forte e il fastidio arriva sempre più tardi. Da tre o quattro giorni a questa parte, posso dire di essere recuperato quasi al 100 per cento. L’altro giorno ho detto a Bramati che se vuole posso correre per dare una mano ai compagni e mi ha messo fra le riserve. Però capisco anche che i corridori vogliano correre, anche perché vista la situazione, tanti saranno in cerca di una squadra. Quindi penso che la mia stagione sia finita qui.

Vacanze in vista?

Non mi piace mai programmare cose a lungo termine, magari vado con gli amici due o tre giorni da qualche parte. Per adesso, visto che le giornate sono belle, continuo ad andare in bici, anche senza particolari obiettivi. Meglio tenere una settimana in più adesso e ricominciare una settimana dopo, così se anche a novembre facesse una settimana brutta, non mi cambierebbe la vita.

Masnada saluta Bagioli: «Le squadre cambiano, l’amicizia resta»

29.09.2023
5 min
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Il finale di stagione di Fausto Masnada scorre lento verso le ultime gare del calendario. Il bergamasco si gode le fatiche e le gioie di essere tornato in gruppo a fare quello che ama di più: pedalare. Per Masnada il futuro ha il sapore dolce della tanto sperata rinascita, ma anche quello amaro dell’addio. Chi saluta però non è lui, ma Andrea Bagioli. I due dopo quattro anni insieme alla Quick Step si saluteranno a fine stagione.

Il gruppo di italiani alla Soudal-Quick Step ha creato una famiglia nella formazione belga. Nella foto manca Ballerini
Masada eBagioli, più Cattaneo e Ballerini: una famiglia all’interno della Souda-Quick Step

“Lontani da casa”

Correre in una squadra straniera non è semplice, ci si trova in un contesto differente e lontano da casa. Modi di pensare, di dire e di fare che differiscono a volte dalle abitudini quotidiane. 

«Siamo stati in una squadra belga per quattro anni – dice Masnada – in questa stagione di italiani eravamo in 4: Ballerini, Cattaneo, Bagioli ed io. Tra connazionali si lega sempre di più, soprattutto quando si condividono più stagioni insieme. Molti dicono che manca una WorldTour italiana per il prestigio del nostro ciclismo, io dico che manca anche per il divertimento. Lo vedo qui in Soudal Quick Step, dove i belgi hanno creato una grande famiglia, di contro noi italiani abbiamo cercato di formare la nostra piccola famiglia. Quello che ho con Bagioli non è un rapporto di lavoro, ma di amicizia vera, anche al di fuori del ciclismo».

Masnada e Bagioli corrono insieme alla Quick Step dal 2020
Masnada e Bagioli corrono insieme alla Quick Step dal 2020
Cosa vi ha portato a legarvi?

Siamo così diversi che alla fine ci siamo trovati, anche grazie al mio modo di fare estroverso. Bagioli è un ragazzo che ti ascolta sempre e ti dà consigli, anche se i calendari spesso sono differenti ci sentiamo spesso al di fuori della corsa. Quello che mi piace di Andrea è che ti cerca e scrive anche quando il ciclismo non c’entra. 

Cosa vuol dire essere amici al di fuori della bici?

Che le nostre ragazze si frequentano e sono diventate amiche, ci scriviamo e ci vediamo durante tutto l’anno. Per esempio ora stiamo organizzando le vacanze di fine stagione insieme. In un mondo di gente con il coltello fra i denti è bello avere qualcuno di cui puoi fidarti

Come si è evoluta questa amicizia?

Ci siamo trovati spesso in camera insieme durante i ritiri. All’inizio lui era più chiuso a causa del suo carattere timido, ma sono riuscito a “scardinarlo”. Bagioli mi ha dimostrato negli anni che mi vuole davvero bene, come in questi mesi difficili dove non ho corso. Lui è stato uno dei pochi, se non l’unico, compagno di squadra che mi ha scritto ed è venuto a trovarmi. Quando ho deciso di operarmi mi ha dato tanto supporto e mi ha detto che secondo lui stavo facendo la cosa giusta. 

L’amicizia è andata oltre la bici, i due trascorrono molto tempo insieme anche nel tempo libero, qui insieme alle fidanzate
I due trascorrono molto tempo insieme anche nel tempo libero, qui insieme alle fidanzate
Se pensi alla vostra amicizia qual è la prima cosa che ti viene in mente?

Un episodio che ci ha fatto ridere parecchio è stato al Catalunya del 2022, quando ha vinto la tappa di Barcellona. Io nelle prime tappe ero stato male e mi sono ritirato, prima di andare via gli ho detto: “Vinci e dedicami la tappa, ci conto”. Bene, Andrea ha vinto e non ha esultato perché non si era reso conto di averlo fatto, pensava di aver davanti altri corridori. Devo ammettere che mi ha fatto ridere tantissimo. 

Un episodio in cui ti ha fatto arrabbiare c’è?

No. E’ troppo moderato per perdere la pazienza, è lui che si arrabbia con me (ride, ndr). Sono io che lo prendo in giro e gli rompo le scatole, sono uno curioso che vuole sapere tutto e dopo un po’, ogni tanto, perde la pazienza. 

Nel 2024 avrete una maglia diversa in gruppo, come ti senti?

Sicuramente in gara si può scordare di ricevere un aiuto da me (ride ancora, ndr). Rimarrà però sempre un amico, con certe persone costruisci dei legami di amicizia e lo capisci con il tempo. Non è dopo una stagione in squadra insieme che ti fa legare, ma tutto si costruisce durante gli anni. Dopo tre anni ti accorgi di chi hai davanti e dello spessore umano. Posso dirvi che saremo amici comunque: puoi vestirti come vuoi ma quello che abbiamo passato insieme rimane

La loro amicizia continuerà nonostante il cambio di squadra di Bagioli
La loro amicizia continuerà nonostante il cambio di squadra di Bagioli
Quindi vacanze e allenamenti sempre insieme anche in futuro?

Assolutamente. “Bagio” lo vedo come una di quelle persone che incontrerò sempre nella vita, anche una volta smesso di correre. E’ con lui che mi immagino di uscire a fare una cena insieme alle nostre ragazze o altro.

Speri di non dovervi giocare un arrivo a due allora?

No, no – ride – se arriviamo a fare una volata mi batte, devo staccarlo nell’ultimo chilometro. A proposito, mi è venuto in mente un aneddoto. 

Al Giro di Lussemburgo una scommessa su chi sarebbe arrivato davanti nella cronometro, ha vinto Masnada
Al Giro di Lussemburgo una scommessa su chi sarebbe arrivato davanti nella cronometro, ha vinto Masnada
Dicci…

Al Giro di Lussemburgo, prima della cronometro ha voluto fare una scommessa. Mi ha detto che a cronometro mi avrebbe battuto, ovviamente ha perso (ride, ndr). In linea mi può battere, ma a crono non ancora. Avevamo scommesso una cena in aeroporto: bè, ha pagato lui! 

Ora correte ancora insieme?

Facciamo Emilia e Bernocchi, poi vediamo se rientreremo nei panni del Giro di Lombardia, ma non sappiamo ancora le convocazioni.

«Cosa ho capito da questa Vuelta», le riflessioni di Remco

20.09.2023
5 min
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Non è facile giudicare la Vuelta di Remco Evenepoel. Se si pensa che era partito per vincerla e fare il bis dopo il successo dello scorso anno, chiaramente il belga meriterebbe l’insufficienza. D’altro canto, come si fa a dare l’insufficienza a chi ha vinto tre tappe, la maglia di miglior scalatore, ha vinto il premio della combattività ed è stato protagonista per tutto il tempo? 

Per lo stesso corridore della Soudal-Quick Step il pollice va verso l’alto: «Ci sono state molte emozioni e situazioni diverse nell’arco delle tre settimane, ma posso ritenermi soddisfatto di quanto ottenuto, soprattutto dopo la delusione del Tourmalet».

A Madrid, al termine della corsa spagnola, il campione mondiale a crono ha fatto qualche disamina sulla sua gara. Un insieme di riflessioni interessanti, ma anche un po’ contrastanti o quantomeno non perfettamente in linea. In ognuna però c’è un fondo di verità.

A circa 90 chilometri dal Tourmalet, Evenepoel si stacca e naufraga. Lì finisce una Vuelta e ne inizia un’altra
A circa 90 chilometri dal Tourmalet, Evenepoel si stacca e naufraga. Lì finisce una Vuelta e ne inizia un’altra

Reazione e preparazione

Partiamo da uno dei punti forti della Vuelta di Remco: la reazione post Tourmalet. Perché la debacle ci può essere, ma la reazione è da campioni. Pogacar ne ha fatte due solo nell’ultimo Tour. Nibali a sua volta nel Giro 2016 fu in grado addirittura di ribaltare la classifica, anche se non fu da un giorno all’altro. E Remco, attesissimo dopo la sconfitta sul Tourmalet, il giorno dopo si è gettato all’attacco come non ci fosse un domani, siglando un successo memorabile.

Ma se la reazione alla debacle va bene, la debacle non va bene se si vuol vincere un grande Giro. Proprio qualche giorno fa Giuseppe Martinelli ci aveva detto che Remco deve imparare a gestire i momenti di difficoltà. Che non deve spegnere il cervello e lasciarsi andare alla deriva. Perdere 5′ è una cosa, 27′ è tutt’altra.

«Cosa ho imparato da questa Vuelta? Che posso ancora migliorare durante un grande Giro – ha detto il belga – sono andato meglio ogni giorno dopo il Tourmalet. Possiamo essere fiduciosi che potrò fare bene in un Grand Tour. Ho capito che serve però una preparazione perfetta, un ambiente rilassato e non fare le cose in fretta. Proprio come l’anno scorso».

«Devo fare una preparazione mirata al 200 per cento sul grande Giro, facendo qualche corsa di un giorno in meno prima. Bisogna risparmiare energie e pianificare bene l’intero anno».

Remco ripreso sull’Angliru. Un confronto testa a testa con i big su quella salita sarebbe stato importante, ma anche rischioso dal punto di vista mentale
Remco ripreso sull’Angliru. Un confronto testa a testa con i big su quella salita sarebbe stato importante, ma anche rischioso

Qualche dubbio

Remco parla di fretta e preparazione perfetta: se all’interno del team qualcosa non ha funzionato questo lo sanno soltanto loro. Da fuori il cammino sembra essere stato più che lineare. I tecnici sembravano essere soddisfatti. Remco ha passato 80 giorni in altura e nel mondiale a crono ha sviluppato numeri pazzeschi. Okay, Evenepoel ha avuto il Covid durante il Giro, ma da metà maggio (ritiro dal Giro) alla seconda metà di agosto (inizio della Vuelta), il tempo per recuperare c’è stato.

E poi a San Sebastian, esattamente come l’anno scorso, Remco volava. 

Anche se ha mancato l’obiettivo della classifica generale, il campione belga non vuole cambiare le sue prospettive per il futuro. 

«E’ troppo presto per cambiare obiettivo – ha detto l’ex iridato a fine Vuelta – e dire che punterò alle classiche, perché l’anno scorso comunque ho vinto la Vuelta. Quest’anno ho avuto una preparazione più difficile. Il podio in un Grande Giro resta il mio obiettivo». 

E poi ha aggiunto: «D’altra parte abbiamo visto che se avrò una giornata storta, posso cambiare velocemente obiettivo e andare a caccia di tappe e maglie. Questo è positivo poter giocare su entrambi i fronti».

Un punto debole del belga era la discesa. Adesso Remco è migliorato moltissimo anche qui
Un punto debole del belga era la discesa. Adesso Remco è migliorato moltissimo anche qui

Martinelli docet

Remco avrà anche capito cosa non ha funzionato, ma sinceramente non ci sembra questa la mentalità del corridore da corse a tappe. Per chi mira alla generale cambiare obiettivo perché non può più lottare per la classifica è una vera mazzata. E non qualcosa che si accetta tanto facilmente come è sembrato dire Evenepoel. 

Ancora una volta le parole di Martinelli sono vitali: «Deve gestire quei momenti e gli serve qualcuno vicino».

Anche perché le dichiarazioni del belga tornano ad essere contrastanti: «Non posso essere deluso perché i miei risultati sono buoni. Il Tourmalet è stata una delusione e non so davvero come sia riuscito a riprendermi.

«Al mattino, dopo quella tappa mi sentivo davvero stanco, svuotato e non avevo voglia di proseguire ma, appena sono salito in bici avevo buone gambe e buone sensazioni. Penso sia stata una sensazione di vendetta. La vittoria quel giorno mi ha dato una spinta morale e mi sono detto che avrei potuto combattere per la maglia a pois e le tappe. Ne ho parlato molto con il mio direttore sportivo e abbiamo deciso per questa opzione».

Remco può fare tutto: da una Liegi a un Giro d’Italia o un Tour, ma prima di parlare di obiettivi che cambiano in itinere, preparazioni… forse deve trovare la sua “quadra”. E in tal senso quando parla di fare le cose senza fretta, tutto sommato non sbaglia.

Cattaneo corridore top, con la benedizione di Remco

24.08.2023
5 min
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«Landa sa vincere grandi Giri con la sua squadra. Adesso ha 33 anni, penso che non sia troppo vecchio. E’ un buon acquisto che porta molta esperienza in una squadra giovane. Penso che sia stato la mossa migliore che Lefevere potesse fare quest’anno, ma mentirei se dicessi che non mi aspettavo un corridore in più, appena sotto il livello di Landa. Un corridore tra il livello di Van Wilder, Vervaecke e Cattaneo, ma è difficile trovare uomini in quella categoria, perché costano».

Commentando in un’intervista con Lanterne Rouge l’arrivo del corridore basco alla Soudal-Quick Step, Evenepoel ha messo Mattia Cattaneo sul piatto dei suoi corridori più fedeli e affidabili. Un’investitura importante per il bergamasco, che ha la stessa età di Landa, ma che ha passato gli ultimi quattro anni a costruirsi in una direzione ben precisa. Fortissimo a crono, finalmente sicuro di sé, con l’esperienza di undici anni di professionismo, il Cattaneo di oggi non ha niente a che vedere con il ragazzino intimidito dei primi tempi alla Lampre. Però le parole di Remco ci hanno incuriosito e abbiamo voluto commentarle con lo stesso Mattia, mentre chiudeva le valige per la Vuelta, che scatterà sabato da Barcellona con una cronometro a squadre.

In questi 4 anni con Lefevere, Cattaneo si è ricostruito e consolidato e ora è fra i migliori cronoman al mondo
In questi 4 anni con Lefevere, Cattaneo si è ricostruito e consolidato e ora è fra i migliori cronoman al mondo
Ti aspettavi certe parole da Evenepoel?

Credo c’entri il fatto di aver corso parecchio con lui nell’ultimo anno. So che si è trovato bene, nel senso che ha visto che mi muovo senza prendere troppi rischi. Mi ha aiutato l’esperienza. In più, aver fatto tante corse importanti con lui, restando sempre ad alto livello per il tipo di lavoro che serviva, mi ha portato a consolidarmi. Era quello che cercavo da tempo, il lavoro giusto per un corridore come me.

La prima svolta c’è stata quando passasti alla Androni, ma certo con la Quick Step c’è stato il vero salto di qualità, dalla crono alla salita. Si può parlare della vera maturazione?

Credo sia dovuto a come sono seguito, sia dal punto di vista della preparazione sia dal punto di vista dello studio di materiali. Parlo di cronometro e tutta una serie di cose che una squadra di livello top come questa può darti più dell’Androni. Attenzione, per me l’Androni è stata tutto, sarò per sempre grato. Però ci sono delle lacune tecniche e di budget impossibili da colmare rispetto a una squadra che ha 10 volte il budget. Preparazione, a seguire l’alimentazione, l’idratazione. Adesso il ciclismo è molto specifico e hai bisogno di una squadra che ti dia supporto da tutti i punti di vista.

Mattia Cattaneo, Gianni Savio, Mario Androni, Fausto Masnada
Per Cattaneo e Masnada, come per Scarponi prima di loro, l’Androni è stata il team del rilancio
Mattia Cattaneo, Gianni Savio, Mario Androni, Fausto Masnada
Per Cattaneo e Masnada, come per Scarponi prima di loro, l’Androni è stata il team del rilancio
Sei il Mattia che cercavi quando passasti professionista oppure hai cambiato strada? Passasti da vincente, cosa pensi guardando a quel ragazzo?

Onestamente, nonostante quando passai tutti pensassero che fossi il nuovo Nibali, io non ho mai pensato di poter arrivare a quel livello. Ho sempre pensato di essere un corridore come quello che sono per un capitano, in questo caso per Remco. Un compagno super importante fino a un determinato punto della corsa, perché madre natura mi ha fatto forte, non posso dire che sono scarso, però non sono al livello dei top 10 al mondo.

Quindi?

Se quando sono passato, mi aveste detto che sarei arrivato qui a fare questo tipo di lavoro, con questa costanza e comunque sempre ad alti livelli, avrei firmato subito. Lo sapete meglio di me quanto ci ho messo per riuscire a raggiungere questo equilibrio…

Per Cattaneo, la sicurezza di Remco alla sua ruota è data dalla capacità di muoversi senza troppi rischi
Per Cattaneo, la sicurezza di Remco alla sua ruota è data dalla capacità di muoversi senza troppi rischi
E’ difficile mantenerlo oppure adesso sai come si fa?

Secondo me, più che facile o difficile, adesso c’è il fatto di essere consapevole che una determinata cosa la posso fare. Quindi vado alla Vuelta, al Giro o in qualsiasi corsa, sapendo che quel tipo di lavoro lo posso fare tranquillamente. Logicamente devo stare bene, una volta potrà venire meglio e una volta meno bene a seconda della condizione, ma so quello che posso fare e il modo per farlo.

In che modo avere un capitano che a sua volta è capace di grandi risultati riesce a compattare la squadra attorno? Questa faccenda del Wolfpack fino a che punto è una cosa che esiste?

Io non sono uno che guarda tanto i social, però nei vari gruppi gli amici mi mandano quello che viene scritto su noi e la nostra squadra. Si dice che siamo una squadra scarsa, con corridori scarsi. “Dove volete andare con quella squadra? Remco si troverà da solo quando ci saranno trenta corridori…”. Eppure secondo me è in questi frangenti che si vede il famoso Wolfpack, che poi siamo noi. E’ vero, bisogna essere oggettivi, sulla carta siamo più deboli di altre squadre. Però credo che questa cosa del gruppo possa colmare il gap e noi ci puntiamo tanto, anche se dall’esterno può sembrare che non conti tanto.

Ai mondiali di Glasgow, Cattaneo ha corso il Team Mixed Relay e ha poi centrato l’8° posto nella crono
Ai mondiali di Glasgow, Cattaneo ha corso il Team Mixed Relay e ha poi centrato l’8° posto nella crono
In cosa può incidere?

Sul non doversi neanche voltare, perché sai chi c’è con te e che lavoro può fare. Magari ha un po’ meno gambe, però sei tranquillo e non diventi matto per cercarlo e alla fine ti ritrovi con più energie per quando serviranno davvero. Tante situazioni, frazioni di secondo che sono decisive non tanto sulle salite lunghe, ma per andarle a prendere in testa o nei finali della Vuelta che spesso sono nervosi e possono costare 15-20 secondi ogni volta senza che neanche te ne accorgi. Non c’è tanto da inventare. Stare davanti e avere le gambe per farlo. E noi questo sappiamo farlo bene.

Bramati: ad Alaphilippe serve ancora un inverno, poi tornerà

18.08.2023
4 min
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Puoi chiamarti anche Julian Alaphilippe, ma se in questo ciclismo hai qualche problemino diventa dura anche per te. Il due volte campione del mondo è uscito così così dal Tour de France e ancora peggio dal mondiale di Glasgow.

Di fatto sono mesi che ci prova, ma poi quando il gioco si fa davvero duro, trova sempre chi lo batte. E allora cosa succede ad Alaphilippe?

Bramati e Alaphilippe parlano. I due lavorano insieme dal 2014
Bramati e Alaphilippe parlano. I due lavorano insieme dal 2014

Parla Bramati

Ciò nonostante quest’anno il corridore della Soudal-Quick Step ha messo nel sacco due vittorie: Faun-Ardèche Classic e la seconda tappa del Delfinato. E quest’ultimo successo lasciava davvero ben sperare. 

Davide Bramati è forse il direttore sportivo che meglio lo conosce. C’era spesso lui in ammiraglia in occasione dei grandi successi del francese. Sostanzialmente al “Brama” abbiamo chiesto perché Alaphilippe continua a fare fatica.

«Io – spiega Bramati – penso che Julian sia stato molto sfortunato. Dopo la brutta caduta dell’anno scorso (il riferimento è alla Liegi, ndr) non è stato facile ripartire. Oggi quando perdi dei mesi, non lasci indietro solo delle corse, ma un’intera base di solidità, di costanza… rispetto agli anni precedenti. Però è un ragazzo che ha vinto tanto e mi aspetto che torni a vincere tanto».

Alaphilippe è spesso in fuga e vuole centrare una tappa. La Soudal lo sta supportando?
Alaphilippe è spesso in fuga e vuole centrare una tappa. La Soudal lo sta supportando?

Ancora un anno

Bramati esalta il recente Tour de France di Alaphilippe: è soprattutto da lì che bisogna ripartire. Non dai risultati, ma dal modo di correre.

«Si è visto come Julian abbia affrontato il Tour – riprende il “Brama” – ci ha provato quasi tutti i giorni, dopo la vittoria al Delfinato forse si aspettava qualcosina in più anche lui, ma il livello è davvero altissimo. Oggi se perdi una settimana sembra tu abbia perso un mese. E il Tour è stato corso in modo folle sempre, a parte una tappa e le crono».

Costanza, continuità: se questa è la formula vincente per tornare in auge, Bramati spiega tutto con questa frase: «Dopo quello che ha passato in seguito all’incidente dell’anno scorso, sono convinto che Alaphilippe tornerà dopo questa stagione. Deve fare prima una stagione senza grandi intoppi. Gli serve ancora l’inverno per poter lavorare su questa base e vedrete il prossimo anno…».

Alaphilippe al mondiale, un tentativo lontano dal traguardo poi si è fermato
Alaphilippe al mondiale, un tentativo lontano dal traguardo poi si è fermato

La motivazione c’è

Alaphilippe fa fatica, ma non demorde ed è concentrato. Bramati ci tende a sottolineare questo aspetto, anche perché altrimenti secondo lui non avrebbe interpretato il Tour in quel modo.

«Ma quante fughe ha preso?», incalza Bramati. «Si vede che ha voglia. Spesso è anche partito per primo, proprio per paura di non prenderle o di farsi cogliere in castagna. Per me si lascia alle spalle un buon Tour per le sue condizioni.

«Poi bisogna considerare che per un campione come lui non è facile accettare di non riuscire a vincere. Ci prova giorno e notte».

Tanti si aspettano moltissimo da lui. Ricordiamoci che fino a un paio di anni fa era lì a giocarsela con Van der Poel e Van Aert nelle classiche e adesso fa fatica ad arrivare davanti. In queste situazioni anche le critiche mediatiche montano. Per fortuna che Alaphilippe sembra non curarsene.

Due anni fa tra le stradine di Leuven, Julian firmò il suo ultimo capolavoro, portandosi a casa il secondo mondiale. Quest’anno il “labirinto” iridato scozzese poteva essere perfetto per lui, ma il francese ha pagato sia le fatiche del Tour, sia un acciacco proprio in quei giorni.

«Il mondiale in effetti poteva essere per lui – spiega Bramati – ma ci è arrivato un po’ scarico. Nei giorni precedenti non era al 100 per cento per un piccolo intoppo (sembra avesse preso un raffreddore un paio di giorni prima della gara iridata, ndr). Ma ora si guarda avanti. Come ho già detto è importante chiudere questa stagione con costanza».

E avanti significa Bretagne Classic e non facendo la Vuelta è quasi scontato che lo vedremo in Canada, ma sarà poi la squadra ad annunciare con precisione i suoi impegni. Magari potrebbe essere al top per il Lombardia.