SD Worx da record: 60 (e passa) vittorie, riviste con Cecchini

22.09.2023
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«Non ci pensiamo, non è un obiettivo. Ma semmai raggiungeremo le 60 vittorie, vi prometto che ne parleremo assieme». In una delle solite nostre chiacchierate pre-gara al Giro Donne, Elena Cecchini ce lo aveva detto forse con un pizzico di scaramanzia, benché sapessimo bene che per la sua SD Worx il traguardo fosse assolutamente raggiungibile. La cifra tonda è stata toccata al Simac Ladies Tour con la generale conquistata da Kopecky (in apertura, il podio finale).

Intanto al Tour de Romandie grazie a Vollering il… tassametro del team olandese è salito a quota 62 successi stagionali, proprio come la Jumbo-Visma, l’altra corazzata dei Paesi Bassi. Se tra i maschi il divario tra i gialloneri e le formazioni inseguitrici è ridotto sotto le dieci lunghezze, tra le donne ci vuole quasi la somma di quattro squadre per totalizzare i successi della SD Worx. Una differenza evidente nei numeri, ma spesso anche di più in gara. Con Cecchini – ora impegnata agli europei di Drenthe (ieri argento nel Mixed Team Relay) – abbiamo ripercorso i punti chiave, compresa qualche osservazione esterna, che hanno portato il suo team ad un 2023 straordinario.

Vollering trionfa solitaria nella seconda tappa del Romandia, che poi vincerà. Con 17 successi è la plurivittoriosa della stagione
Vollering trionfa solitaria nella seconda tappa del Romandia, che poi vincerà. Con 17 successi è la plurivittoriosa della stagione

Doppio conteggio

Statisticamente per la Sd-Worx sono andate a segno undici atlete oltre ad una cronosquadre. Vollering comanda con 17 vittorie, seguita da Kopecky con 13, Wiebes con 12 e Reusser con 7 poi via via tutte le altre. Nel bottino, tra le tante, ci sono 40 gare WorldTour e 7 classifiche generali. E potremmo sviscerare ancora questi risultati.

«A dire il vero – confessa Cecchini – in squadra teniamo due conteggi distinti e con quello che comprende anche le gare nazionali (all’incirca l’equivalente delle gare open italiane, ndr) saremmo a quota 69, forse addirittura 70. Però avevamo deciso di contare solo quelle UCI disputate con la maglia della squadra, perché a quel punto dovremmo aggiungere il mondiale di Lotte (Kopecky, ndr) ed altri sigilli in pista o nel ciclocross. Sicuramente siamo tutte consapevoli che stiamo finendo di vivere una annata praticamente irripetibile. Ci aspettavamo una quarantina di vittorie, non così tante».

Per Cecchini è importante la vittoria della squadra. Al momento non pensa a quella personale che manca da qualche anno
Per Cecchini è importante la vittoria della squadra. Al momento non pensa a quella personale che manca da qualche anno
Da dove nascono questi successi?

Sono frutto di tanti aspetti messi assieme. Principalmente dai training camp invernali, nei quali ci affiatiamo sia in bici che fuori. Dai carichi di lavoro e dalla intensità che abbiamo negli allenamenti durante la stagione. In gruppo sviluppiamo una mole tale che non puoi fare da solo e lì cresci per forza di cose. Poi lo diciamo fin dalla prima vittoria all’UAE Tour a febbraio che per noi sono importanti tutte le gare. Certo, le classiche del Nord le corri già con una grande motivazione, specie se in squadra hai ragazze belghe o olandesi, così come Vuelta, Giro o Tour, ma anche le altre le abbiamo sempre onorate senza pensare di essere più forti.

Qual è il segreto per mantenere questa fame?

Non ce n’è uno in particolare. Abbiamo sempre pensato a noi stesse e non agli altri team. Stabiliamo le tattiche e partiamo consapevoli che avere una nostra idea di gara ci aiuta tanto. I nostri direttori sono stati bravi ed intelligenti a trovare un status interno molto equilibrato, scegliendo un roster giusto per ogni gara. Le nostre leader hanno corso meno rispetto a quelle degli altri team, quindi arrivavano alle gare cariche e con la voglia di spaccare il mondo in due. Poi bisogna dire che, facendo gli scongiuri, siamo state anche molto fortunate nel non avere infortuni, influenze o cadute.

Reusser trionfa alla Gand-Wevelgem. Per lei 7 vittorie in maglia SD Worx e ruolo da leader sempre più ampio
Reusser trionfa alla Gand-Wevelgem. Per lei 7 vittorie in maglia SD Worx e ruolo da leader sempre più ampio
Avere leader come le vostre poteva essere un’arma a doppio taglio ai fini del risultato?

Metterle d’accordo tutte non è stato un compito facile per i nostri diesse. Credo che non lo sia mai da nessuna parte, ma loro ce l’hanno fatta. L’incomprensione tra Vollering e Kopecky sul traguardo delle Strade Bianche, poi subito chiarita, è stata l’occasione per i direttori di ribadire certe dinamiche visto che eravamo ad inizio stagione. E da quel momento in poi non è più successo nulla di simile. Anzi, direi che Kopecky, Wiebes, Vollering e Reusser, le nostre quattro leader, non si sono mai sentite in concorrenza fra loro e si sono migliorate correndo assieme.

C’è una vittoria alla quale siete più legate? Anche se immaginiamo che risponderai il Tour Femmes…

Beh certo, quello in Francia è stato un successo di squadra incredibile, la ciliegina sulla torta. Personalmente però sono affezionata a due gare. Vado d’accordo con tutte, ma ho un debole per Demi (Vollering, ndr). Abbiamo un rapporto profondo se non altro perché siamo arrivate alla SD Worx nello stesso anno e ci misero subito in camera assieme. Ci sono stata tantissime altre volte e ho condiviso con lei parecchie vigilie. La prima è la vittoria dell’ultima tappa alla Vuelta all’indomani di quell’attacco, mentre era ferma per un bisogno fisiologico. Si è subito riscattata senza farsi distrarre troppo dalla vicenda. La seconda invece è stata alla Freccia Vallone. Tutti le avevano messo pressione addosso dicendo che era la nuova Van der Breggen (che ne ha vinte sette consecutive, ndr) e che doveva vincere per forza. Su questo con me si è confidata, quasi sfogata, nei giorni precedenti. Poi in corsa ha fatto tutto lei vincendo alla grande.

Quest’anno Wiebes ha ottenuto la prima, la decima, la ventesima, la trentesima e la cinquantesima vittoria della SD Worx
Quest’anno Wiebes ha ottenuto la prima, la decima, la ventesima, la trentesima e la cinquantesima vittoria della SD Worx
Nell’ultima intervista con Bronzini ci ha detto che molti team avversari sembravano darvi una mano in gara anziché mettervi in difficoltà. Altri invece vi hanno mosso qualche critica perché vincete sempre. Avete mai avvertito un clima ostile nei vostri confronti col passare del tempo?

In linea di massima direi di no, poi è ovvio che non possiamo piacere a tutti. Diciamo che tutto quello che avviene attorno alla SD Worx è amplificato. Lo abbiamo visto alla Vuelta e al Tour con l’esclusione del nostro diesse Stam. Nessuno ci ha risparmiato nulla. Ho letto ciò che dice Giorgia e tuttavia posso dire con estrema umiltà che forse alcune squadre vedendo il nostro roster al via partivano un po’ demotivate, però noi non abbiamo mai dato nulla per scontato. Sicuramente in molte gare potevamo prenderci qualche pausa perché il nostro bottino stagionale ce lo permetteva. Molte squadre dovevano cercare per forza la vittoria, mentre a noi poteva cambiarci poco. Ma alla fine quando arrivi in fondo ti giochi le tue carte, come è giusto che sia. Anche perché quando è toccato a noi prendere in mano la situazione, lo abbiamo sempre fatto senza problemi.

Cecchini giudica fondamentale l’equilibrio trovato dai suoi diesse nella gestione delle leader e nella composizione delle formazioni
Cecchini giudica fondamentale l’equilibrio trovato dai suoi diesse nella gestione delle leader e nella composizione delle formazioni
Al Giro Donne ci avevi detto che non eri assillata dal cercare la vittoria personale. La pensi ancora uguale oppure vorresti essere la prossima atleta della SD Worx ad andare a segno?

Resto dell’idea di quello che vi avevo detto a luglio. Naturalmente vorrei tornare al successo e forse quest’anno in alcune gare avrei potuto togliermi una soddisfazione. Penso al Thuringen che avrei dovuto correre e dove hanno vinto cinque mie compagne diverse. Oppure allo stesso Simac Ladies Tour. Qualcuno mi dice che dovrei essere più egoista, però io sono molto contenta così. Ero presente in tutte le corse più importanti. A me interessa che vinca la squadra e poi mi sento valorizzata per quello che faccio. Sto lavorando per migliorare e per restare davanti il più possibile con le mie capitane nei finali di gara. Chissà che nel 2024 o prima non ci sia anche per me un’occasione per ritrovare la vittoria.

Dentro al trionfo della SD-Worx con Elena Cecchini

31.07.2023
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E’ stata la squadra più forte di tutte e di tutto. La SD Worx non solo ha dominato il Tour Femmes, ma ha saputo gestire una serie di circostanze avverse e discusse che avrebbero potuto negare loro il successo finale. Stavolta il termine “corazzata” calza a pennello per la formazione olandese e da Elena Cecchini ci siamo fatti raccontare il dietro le quinte di questa ultima settimana vissuta ad alta intensità.

Vittoria da gustare

Quattro tappe vinte su otto, la maglia gialla e la verde portate dall’inizio alla fine e la classifica a squadre. La leadership della SD Worx è stata netta, sono quindi meritati i festeggiamenti di fine Tour. Cecchini ha qualche minuto libero prima di andare a cena con compagne e staff. L’emozione c’è, ma non prende il sopravvento nella sua voce, lei è sempre molto lucida. E naturalmente anche consapevole di quello che hanno appena fatto.

«Per stasera (ieri sera, ndr) avevamo già deciso che saremmo state tutte assieme – spiega la friulana – a prescindere di come sarebbe andato il Tour. Nei programmi c’era di rientrare a casa lunedì. A maggior ragione ci godiamo la serata celebrando queste vittorie. Abbiamo finito con un podio tutto nostro nella crono. Questi risultati sono importanti per tutto il nostro gruppo, per i nostri sponsor. Per noi ogni gara è importante, lo abbiamo sempre detto. Solitamente non ci poniamo pressioni però quest’anno il “peso” del Tour si è fatto sentire parecchio. Non sono state giornate semplici per noi. Sono successe cose che potevano creare instabilità a livello mentale. Nei nostri confronti sono state prese decisioni contestabili, ma siamo sempre rimaste concentrate».

Dove nasce il trionfo

Quinta tappa, Vollering fora e sfrutta la scia della sua ammiraglia guidata dal diesse Danny Stam per rientrare nella coda del gruppo principale. Senza entrare troppo nel merito, sono scene che si vedono spesso nelle gare maschili e femminili in un limbo del regolamento, ma per la giuria non va bene. Stam viene espulso dalla corsa e Vollering subisce venti secondi di penalizzazione nella generale. Sanzioni che possono costare il Tour. La SD Worx protesta e prende atto della decisione.

Al Tour Vollering è salita a quota 15 vittorie stagionali, mentre Kopecky a 11. Il totale della SD Worx è di 53 e non è finita
Al Tour Vollering è salita a quota 15 vittorie stagionali, mentre Kopecky a 11. Il totale della SD Worx è di 53 e non è finita

«Sembrava quasi – commenta Cecchini – che ci stessero aspettando al varco apposta. Che commettessimo qualcosa di strano per punirci. E’ una sensazione che abbiamo avuto. Quest’anno è come se dessimo fastidio perché vinciamo tanto, ma non ricordano ad esempio che Wiebes vinceva venti corse all’anno anche alla DSM. E poi personalmente ero rimasta molto scottata da quello che era successo alla Vuelta. Demi (Vollering, ndr) attaccata mentre stava facendo la pipì. Tra gli uomini quella è una pausa serena e ininfluente, da noi invece diventa un momento di ulteriore stress. Pensate che alla sesta tappa una mia compagna ed io ci siamo fermate per farla, ma Anna (Van der Breggen, l’altra diesse, ndr) ci ha detto che non potevamo rischiare nuovamente dopo l’esclusione di Danny. Credevamo di rientrare sfruttando la scia delle altre ammiraglie come capita sempre ed invece tutte le macchine ci sorpassavano veloci.

«In ogni caso – continua nell’analisi – non ci siamo demotivate. Danny è rimasto con noi lo stesso e professava calma. La nostra squadra è molto solida ed unita, ma in queste difficoltà ci siamo strette ulteriormente. E’ scattato qualcosa in più. Abbiamo capito subito che non aveva senso sprecare energie psicofisiche preziose per cercare di far valere le nostre ragioni. In questo Tour sono stata in camera con Demi e l’ho sempre vista tranquilla. Sapeva che quei venti secondi li avrebbe potuti recuperare grazie alla sua condizione e a noi. Ha gestito tutto alla grande. Anche Lotte (Kopecky, ndr) è stata favolosa nel resistere più che poteva sul Tourmalet. Vederla lì ha destabilizzato le avversarie, ma secondo me lei non vedeva l’ora che Demi scattasse per poter salire bene del proprio passo. Quella è stata una tattica. Come squadra mi sento di dire che possiamo affrontare e superare tutto».

Con l’espulsione di Stam, Anna Van der Breggen in ammiraglia sapeva di avere gli occhi della Giuria puntati addosso
Con l’espulsione di Stam, Anna Van der Breggen in ammiraglia sapeva di avere gli occhi della Giuria puntati addosso

Compagne leader

La SD Worx al Tour è arrivata a quota 53 vittorie stagionali. E dietro a queste c’è sempre chi fa un lavoro fondamentale ed oscuro. Cecchini si sente molto tagliata per questo ruolo quasi da mettere da parte le ambizioni personali anche se la formazione olandese ha dimostrato che c’è spazio per tutte. Ci sono ancora tanti obiettivi da centrare ma quello del Tour com’è stato preparato?

«Ho corso anche il Giro Donne – prosegue la 31enne cinque volte tricolore tra strada e crono – e sono gare totalmente diverse sia nel livello che nel percorso. Se avete fatto caso, al Tour non abbiamo mai avuto una giornata calma. Siamo andate sempre molto forte. Anche lo stress si è fatto sentire. Vollering e Kopecky hanno fatto bene a puntare solo al Tour. E’ una gara in cui devi essere fresca mentalmente se vuoi vincere o ottenere il massimo. Credo che nei prossimi anni molte atlete non potranno più correre Giro e Tour sperando di fare bene in entrambi. Anche se spero che il Giro, con l’organizzazione di Rcs Sport, possa crescere di importanza come il Tour».

Una vittoria, la maglia verde e seconda nella generale. Kopecky scatenata al Tour, per Cecchini è la favorita al mondiale
Una vittoria, la maglia verde e seconda nella generale. Kopecky scatenata al Tour, per Cecchini è la favorita al mondiale

«Non so se arriveremo a sessanta vittorie – conclude Cecchini – però posso dirvi che le mie compagne correranno il Tour of Scandinavia come in Francia. Stiamo solo pensando a goderci questa stagione perché poi il 2024 sarà anno olimpico e sappiamo che potrebbero esserci delle variabili. Piuttosto posso dirvi che Kopecky sarà la favorita numero uno per il mondiale di Glasgow. Lo dico senza paura perché è giusto che la nostra nazionale lo sappia per inventarci qualcosa per batterla. Anche Lorena (Wiebes, ndr) sarà fortissima, ma Lotte è uscita con una forma strepitosa. Sapevo che stava molto bene, ma non mi aspettavo così tanto. In salita è andata forte e altrettanto a crono, riuscendo ad arrivare seconda nella generale del Tour. Non è poco per lei. Ora io farò qualche giorno di riposo recuperando una botta subita nella terza tappa poi mi concentrerò sul mondiale».

Madame Rousse, signora Alaphilippe e del ciclismo mondiale

01.05.2023
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Alla vigilia della Doyenne, in un hotel nel centro di Liegi, Marion Rousse ha incontrato la stampa per fare il punto della situazione. Trentadue anni, atleta dal 2010 al 2015, al suo attivo ha la vittoria al campionato francese del 2012. I suoi tanti ruoli – organizzatrice del Tour Femmes e opinionista per la televisione pubblica – fanno della francese un prezioso interlocutore. E come tale, ecco le sue parole sui vari aspetti del ciclismo con cui ha quotidianamente a che fare, ricordando che oltre le cariche professionali, Marion è anche la compagna di Julian Alaphilippe e la madre di suo figlio Nino.

Kopecky e Vollering sono le punte della SD Worx che corre sempre per vincere
Kopecky e Vollering sono le punte della SD Worx che corre sempre per vincere

Su classiche e donne

«Questa primavera – ha detto Rousse – non ci siamo annoiati un attimo. Abbiamo assistito a grandi corse e sempre con vincitori diversi. Lotte Kopecky è stata fortissima al Giro delle Fiandre. Alison Jackson ci ha sorpreso alla Roubaix. Infine nelle Ardenne abbiamo visto Demi Vollering fare un altro passo avanti. E’ stato un piacere commentare le loro imprese. La nuova generazione sta lasciando un segno sempre più profondo. I nomi emersi nel Tour de France Femmes dello scorso anno sono diventate i riferimenti in gruppo. Vollering non ha usurpato il titolo di regina delle classiche. E’ sicura di sé e lo dimostra sulla bici».

Podio di rito con i due vincitori del Giro delle Fiandre: Pogacar e Kopecky
Podio di rito con i due vincitori del Giro delle Fiandre: Pogacar e Kopecky

Sui progressi di Kopecky

«Conosciamo Lotte da parecchio tempo. La sua qualità principale – ha approfondito Rousse – era lo spunto veloce, ma da quegli inizi è diventata una campionessa con più armi a disposizione. Ora può davvero gestire più situazioni. Il fatto di aver tenuto testa a una specialista come Vollering alle Strade Bianche è stata la conferma che può brillare su tutti i terreni. Ma quello che mi ha colpito di più è stato come si è comportata alla Nokere Koerse, poco dopo un dramma personale (la morte del fratello Seppe, ndr). Ha dimostrato di essere una campionessa anche mentalmente e questo rafforza la mia convinzione che con lei ne vedremo ancora delle belle».

Annemiek Van Vleuten ha vinto il Tour Femmes. Accanto a lei incalza una giovane generazione
Annemiek Van Vleuten ha vinto il Tour Femmes. Accanto a lei incalza una giovane generazione

Sulla SD Worx

«Pogacar ha vinto molto nelle gare maschili – ha sorriso – ma la SD Worx ha due atlete come Vollering e Kopecky che sono spesso favorite, senza che le gare diventino noiose. La loro squadra non controlla la corsa per colpire solo sull’ultima salita. Prendono in mano la situazione e danno fuoco alle polveri a 100 chilometri dal traguardo. In testa alle corse ci sono continui capovolgimenti e anche scenari diversi. Non ho dubbi nel dire che le corse oggi sono più spettacolari».

Il danese Vingegaard ha conquistato il Tour de France 2022
Il danese Vingegaard ha conquistato il Tour de France 2022

Sul Tour Femmes

«Siamo riusciti a trasformare il Tour de France Femmes dell’anno scorso – ha detto con orgoglio – nella quarta parte di una serie televisiva (sorridendo, ndr). Dopo tre settimane di Tour maschile, il pubblico si è fatto coinvolgere nel Tour delle donne come fosse la quarta settimana del precedente. Abbiamo raggiunto oltre 20 milioni di spettatori. Questo è un grande passo. Ora dobbiamo stare attenti, perché non vogliamo che la corsa cresca più velocemente del movimento stesso. Vogliamo continuare a lavorare e lasciare che il Tour de France Femmes cresca in modo da trasformare le ragazze in eroine per un pubblico molto vasto».

Van der Poel taglia il traguardo della Roubaix: Mathieu fa grande spettacolo
Van der Poel taglia il traguardo della Roubaix: Mathieu fa grande spettacolo

Sugli uomini imbattibili

«Questi grandi corridori – ha detto Rousse – rendono le cose molto più facili per noi commentatori, rispetto a prima. Succede sempre qualcosa, a 100 chilometri dal traguardo la corsa è già tutta per aria. Pogacar si è distinto più degli altri, ma ci sono uomini come Evenepoel, Van der Poel e Van Aert che non sono da meno. Così vedi corridori come Pedersen o Asgreen che si rendono conto di essere leggermente meno forti e allora devono inventarsi ogni volta qualcosa per vincere. Questo offre scenari eccezionali e siamo fortunati a poterli vivere. I campioni di oggi hanno temperamento e questo rende fantastico il lavoro dei commentatori».

Vivere accanto ad Alaphilippe ha fatto capire a Marion Rousse l’essenza del professionismo
Vivere accanto ad Alaphilippe ha fatto capire a Marion Rousse l’essenza del professionismo

Sulle cadute rovinose

«Durante la Liegi-Bastogne-Liegi dello scorso anno – ha ammesso con una punta di dolore – quando Julian è caduto, per la prima volta non sono riuscita a mettere da parte le mie emozioni. Quando senti al telefono un dottore che piange, sai che è una cosa seria. Il fatto che i corridori continuino sempre a limare rende le gare sempre più pericolose. C’è sempre meno rispetto e più irritazione. La pressione sta aumentando perché si spendono più soldi e anche gli sponsor si aspettano risultati. Nei punti decisivi della gara, tutti vogliono essere davanti. Questo tipo di pressione non era così 20 anni fa. Il ciclismo è già uno sport tanto duro fisicamente, ma oggi è diventato faticoso anche mentalmente. Ne ho un ottimo esempio a casa. Per essere un campione in bicicletta, non devi più solo essere in grado di pedalare forte. E’ diventato un mondo difficile».

Ancora Vollering, ma la “Longo” torna a farci sognare

23.04.2023
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Quando tutto sembrava perduto ecco violentissima l’azione della Trek-Segafredo. Un’azione che a quanto pare non è stata del tutto una sorpresa per il team di Elisa Longo Borghini. È stato grazie a questo forcing se la Liegi-Bastogne-Liegi Femme si è riaperta. È vero, alla fine ha vinto sempre un’atleta della SD Worx. Anzi non un’atleta, ma l’atleta: Demi Vollering.

Liegi Femmes partita alle 8,35 da Bastogne. «Difficile per noi e anche per lo staff. Alcuni dei nostri si sono svegliati alle 4»
Liegi Femmes partita alle 8,35 da Bastogne. «Difficile per noi e anche per lo staff. Alcuni dei nostri si sono svegliati alle 4», ha detto Longo Borghini

Fiato sospeso

Il rettilineo finale di Liegi sembra fermarsi. Da lontano, alle spalle dell’arrivo, si vedono spuntare dalla semicurva Elisa Longo Borghini e Demi Vollering. Vanno pianissimo, si controllano. Poi ecco che parte lo sprint. Le spalle delle due atlete si sfiorano. I caschi si abbassano. È un lungo testa a testa. Secondi che sembrano interminabili.

La prospettiva frontale inganna e non si capisce chi sia davanti. Però è Demi Vollering stessa a risolvere i dubbi. Prima si pone davanti ad Elisa e poi alza le braccia al cielo. «Oggi ho perso in volata – ha detto immediatamente dopo l’arrivo Elisa Longo Borghini – ma voglio batterla».

Come a Huy, qualche metro dopo la linea, Demi si mette le mani sul volto. Ha realizzato una tripletta magnifica sulle Ardenne e soprattutto ha mostrato una superiorità netta. E’ in totale controllo di tutto in questo momento.

«Sono felice. Abbiamo una super squadra. Devo ringraziare Marlene (Reusser, ndr). Io sto bene, sono sempre tranquilla. Questa notte ho riposato bene e sapevo che potevo essere veloce anche nel finale».

Momento cruciale della gara. Nel falsopiano prima della planata su Liegi Vollering rintuzza da dietro e scappa via con Longo Borghini
Momento cruciale della gara. Nel falsopiano prima della planata su Liegi Vollering rintuzza da dietro e scappa via con Longo Borghini

La fatica giusta

Più che le parole a colpirci è la grinta con la quale Elisa ha detto quella frase: “La batterò”. Solo pochi giorni fa l’avevamo lasciata sul Muro d’Huy contenta a metà. «Non riesco a far fatica ci aveva detto. Dopo il Covid mi manca ancora qualcosa».

Eppure Elisa non ci era sembrata sfinita. Sembrava che la fatica fatta alla Freccia Vallone fosse costruttiva, che potesse portare dei benefici. E così è stato.

«Sì, dopo la Freccia ho detto che stavo ancora lottando con il mio recupero post Covid. Ci sono giorni in cui mi sento meglio di altri. Oggi mi sono sentita davvero bene. Ma ho ancora degli alti e bassi e non so come mi sveglierò domani. Oggi però sono felice».

Podio di squadra

«Il team – va avanti Elisa – ha svolto un ottimo lavoro con Amanda Spratt in fuga. Lei doveva attaccare da lontano. Lizzie Deignan ci posiziona sempre molto bene e anche Ina Teutenberg ci ha spiegato la corsa in modo preciso. Poi ancora Amanda e Shirin Van Anrooij mi hanno aiutato a prendere un po’ di margine prima della Roche aux Faucons. Ho preferito fare così perché io non ho ancora il cambio di ritmo necessario. In questo modo l’ho potuta prendere un po’ più di passo».

Tutto secondo i programmi dunque, almeno fino allo sprint. Una volata a due è sempre particolare ed è facile poi ripensarci su.

«Forse l’ho interpretata un po’ male – spiega Longo Borghini – forse dovevo metterle più pressione nel finale, ma poi sapete quando sei lì, dopo tanti mesi che non vinci, dopo che la squadra ha lavorato tanto vorresti restituire il favore, almeno con un podio», come a dire che doveva collaborare meno.

«Riguardo allo sprint, ho cercato di arrivare fino ai 150 metri. Sapevo che il vento veniva da destra e volevo stare nel lato coperto del vento, ma poi lei è più veloce».

La fuga di giornata. Spratt (prima) e Reusser (terza) le pedine fondamentali nell’economia della corsa
La fuga di giornata. Spratt (prima) e Reusser (terza) le pedine fondamentali nell’economia della corsa

Super Trek, rischio Sd Worx

Dicevamo di una grande azione della Trek-Segafredo. Un’azione potente. Violenta. Decisiva. A 32 chilometri dall’arrivo Marlen Reusser aveva 1’40” di vantaggio. Un abisso. La corsa sembrava chiusa. Merito della Trek-Segafredo dunque se si è riaperta, ma c’è stato forse anche un errore tattico della SD Worx.

«Noi non abbiamo mai avuto la sensazione che la corsa fosse in pericolo – ha detto Gaia Realini – abbiamo sempre controllato. Sapevamo che tutto si sarebbe deciso sull’ultima salita. E prima di quella abbiamo tirato tantissimo. Oggi eravamo tutte per Elisa».

Ma la stessa Longo Borghini ha detto che dietro non si sarebbero mosse finché davanti ci fosse stata la loro compagna Amanda Spratt. E sulla Redoute abbiamo pensato che forse Reusser avesse sbagliato ad affondare il colpo in quel modo. In quel momento il vantaggio era sul filo del minuto.

Se fosse scappata con la sola Spratt, l’unica che per tre quarti di scalata aveva retto il suo passo, di certo Sd Worx e Trek-Segafredo, appunto le squadre più forti, non si sarebbero mosse.

Non solo, Reussuer era palesemente più forte di Spratt, poteva staccarla più avanti e approfittare poi delle sue doti di cronoman. A quel punto anche un movimento della Trek-Segafredo sarebbe stato tardivo.

Con i se e con i ma, non si va da nessuna parte: è vero. Ma questa tattica ha rischiato fortemente di essere un boomerang per il team olandese. Poi okay, c’è Vollering che ha sistemato tutto e bene così per loro. E per noi… che ci godiamo il podio di Elisa.

Persico super al Brabante. Rivincita e SD Worx battuta

13.04.2023
5 min
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Nell’hotel in cui alloggia la UAE Team ADQ la cena va per le lunghe. La squadra ha appena trascorso una giornata piena di emozioni e forse non fa troppo caso all’attesa. La favolosa vittoria di Silvia Persico alla Freccia del Brabante è ancora negli occhi di tutti e il morale è alto.

Il valore del successo della 25enne bergamasca appare subito maggiore perché ottenuto battendo un’atleta della SD Worx, lo stesso team che l’aveva messa nella morsa al Fiandre. Stavolta Persico si prende la rivincita con una prestazione di qualità e un po’ lontana dalla sua indole. Si mette alle spalle Demi Vollering, una che arrivava da due vittorie e un secondo posto su quattro gare disputate. Sul traguardo di Overijse si materializzano una serie di spunti. Ce li appuntiamo e li sottoponiamo a Silvia.

Persico esulta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta
Persico esulta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta
Che tipo di corsa è stata?

E’ stata dura per il brutto tempo. Nell’ultimo giro e mezzo è pure peggiorato, con tanta pioggia. La strada era un po’ scivolosa. Tatticamente era stato deciso che sarei stata io la capitana. Sarei dovuta stare tranquilla fino a pochi chilometri dalla fine o quando si fosse mossa la SD Worx. Prima di allora hanno lavorato molto le giovani Ivanchenko e Piergiovanni, poi sono entrate in azione Sofia, Olivia e Mikayla (rispettivamente Bertizzolo, Baril e Harvey, ndr). Le ringrazio tutte perché sono state fantastiche nell’aiutarmi durante tutta la corsa. E ringrazio anche lo staff che si fa sempre in quattro per noi.

A quel punto toccava a te farti trovare pronta…

Sì e ci sono riuscita. A circa 15 chilometri dalla fine siamo rimaste in cinque, tra cui Reusser, Chabbey e Van Anrooij. Ai meno otto sono rientrate anche Vollering e Lippert. La SD Worx era in superiorità numerica, ma ho notato che non c’era molto accordo, né fra loro due né in generale fra noi di testa. Anzi, credo che se ci fossero stati altri 3-4 chilometri probabilmente il gruppo delle inseguitrici ci avrebbe ripreso visto che hanno chiuso a 25 secondi da noi.

Era una situazione simile agli ultimi chilometri del Fiandre?

Sì, anche se là ero da sola in mezzo a tre di loro. Qui ho cercato di non ripetere gli stessi errori. Sapevo di essere in buona condizione, ma non avevo gambe al top. Stavolta il difficile non è stato seguire le atlete della SD Worx quanto invece stare calma e capire cosa poteva essere meglio per me. Di solito sono una generosa, che tende a sprecare. Questa volta mi sono sentita forte nella testa e contemporaneamente sembrava che Demi (Vollering, ndr) non fosse brillante come al solito. Così ho avuto qualche sicurezza in più.

Vittoria di qualità per Persico al Brabante. Vollering e Lippert sono alle spalle
Vittoria di qualità per Persico al Brabante. Vollering e Lippert sono alle spalle
Poi hai impostato la tua solita volata di rimonta.

Non potevo fare altro (sorride, ndr). Ho sì uno spunto veloce, ma non lungo. Dopo un chilometro di salita, ci siamo trovate il vento contro nel rettilineo finale. Reusser tirava, ma non sembrava per preparare un attacco di Vollering e quando Demi è partita, l’ho sfruttata come riferimento e sono uscita negli ultimissimi metri. D’altronde sapevamo che la corsa si sarebbe potuta decidere anche così. Diciamo che volevo rifarmi della delusione del Fiandre e ce l’ho fatta.

La notizia è che la SD Worx si può battere. Questa gara ti ha detto come si può fare?

Loro finora hanno vinto quasi dappertutto, sono uno squadrone. Senza nulla togliere alle altre o anche a noi stesse, la SD Worx resta la squadra da battere, soprattutto perché nelle fasi che contano sono sempre in superiorità numerica. La differenza spesso la fanno lì. Però abbiamo visto che correndo in altre maniere, magari non sempre in difesa, possiamo batterle. Bisogna trovare e provare il giusto mix tra il restare tranquilli come ho fatto io e il contrattacco. E magari inventarsi qualcosa d’altro.

Fuga decisiva. Ci sono anche Vollering, Reusser, Lippert, Chabbey e Van Anrooij. Persico resta calma e non spreca
Fuga decisiva. Ci sono anche Vollering, Reusser, Lippert, Chabbey e Van Anrooij. Persico resta calma e non spreca
Che sapore ha questa vittoria per Silvia Persico?

Naturalmente sono felicissima e spero che sia l’inizio di tante altre. Mi ha fatto piacere il messaggio di congratulazioni del cittì Sangalli. Ripenso che un anno fa in questi giorni dovevo ancora vincere la prima mia gara internazionale (il GP Liberazione, ndr) e rifletto sul salto che ho fatto in tutto questo lungo periodo. Adesso sono in una nuova dimensione qua alla UAE, ma non mi sento arrivata. Sono ambiziosa e voglio migliorare sempre di più. Questa vittoria alla Freccia del Brabante mi dà tanto morale. Spero che come squadra potremo fare bene anche nelle prossime gare.

Quali saranno?

Correrò Amstel, Freccia Vallone e Liegi. Poi andrò a fare la Vuelta in Spagna. Qui sulle Ardenne abbiamo cambiato il gruppo, sono arrivate le scalatrici. Ci serve un po’ di rodaggio, ma sono convinta che già durante le ricognizioni che faremo ci integreremo al meglio. Anche perché io finora ho corso solo otto gare. Per me il trittico che sta per arrivare è tutto nuovo visto che la mia unica partecipazione all’Amstel nel 2018 è durata pochissimi chilometri causa caduta. La mia intenzione è quella di replicare gli ultimissimi festeggiamenti.

Persico, un bel Fiandre. «Ma ora penso alle Ardenne»

07.04.2023
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L’azione di Lotte Kopecky sull’Oude Kwaremont, che ha deciso il Giro delle Fiandre, è stata potenza pura. La campionessa belga si è tolta dalle ruote l’unica atleta che era riuscita a rimanere con lei: Silvia Persico. La bergamasca del UAE Team ADQ ha chiuso poi quarta sul traguardo di Oudenaarde, seconda delle italiane, dietro a Elisa Longo Borghini.

«Tutto sommato – ci racconta mentre sta andando a fare i massaggi – sono felice del mio quarto posto. Per i primi due giorni dopo la corsa ero leggermente amareggiata, poi mi è passata, alla fine ho dato tutto quello che avevo».

Dopo il Koppenberg si sono avvantaggiate in quattro, in ordine: Reusser, Kopecky, Persico e Wiebes
Dopo il Koppenberg si sono avvantaggiate in quattro, in ordine: Reusser, Kopecky, Persico e Wiebes

Koppenberg primo punto chiave

Sulle pietre del Koppenberg la corsa delle donne si è accesa. Persico e tre atlete della SD Worx, tra cui Lotte Kopecky, si sono avvantaggiate, complice una caduta nelle prime posizioni che ha causato un rallentamento in gruppo. 

«Lo avevamo già visto dalla ricognizione – ci confida – che il Koppenberg sarebbe stato un punto chiave della corsa. Abbiamo provato a farlo a piedi, capendo fin da subito che ripartire su quelle pendenze sarebbe stato difficilissimo. L’obiettivo, concordato con i diesse nelle riunioni pre gara, era prenderlo nelle prime posizioni. Chiara (Consonni, ndr) mi ha dato una grande mano nel tratto di pianura che precedeva il Koppenberg.

«E’ uno dei Muri più impegnativi del Fiandre, lungo, con pendenze toste, anche se lontano dal traguardo risulta decisivo. Per molte delle mie compagne rappresentava una finish line, il posto nel quale terminare il loro lavoro. Dalla tattica prestabilita saremmo dovute rimanere in tre della UAE ADQ: Bastianelli, Consonni ed io. Chiara però quel giorno non si sentiva bene e così si è messa a nostra disposizione».

Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Wiebes e Kopecky
Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Wiebes e Kopecky

Fra tre fuochi

«Sul Koppenberg – afferma – è successo quello che avevamo pensato in partenza. Una mezza caduta in testa al gruppo ha messo in croce le altre. Così davanti, oltre a me, sono rimaste tre atlete della SD Worx: Kopecky, Wiebes e Reusser.

Persico all’inizio ha collaborato con le compagne di fuga, senza farsi intimorire. L’occasione era ghiotta e mettere più secondi possibili con le inseguitrici era fondamentale

«Anche dalla macchina – continua Silvia Persico – mi hanno detto di collaborare. E’ stata la mossa giusta a mio modo di vedere, non sono rimasta passiva a subire il ritmo delle avversarie, ma mi sono data da fare. Certo, sarebbe stato meglio non essere in mezzo ad atlete della stessa squadra, ma è andata così. Sono dell’idea che anche se mi fossi messa a ruota, non sarebbe cambiato nulla. In quell’azione non ho sprecato tante energie, ho sempre cercato di andare il più regolare possibile. Una volta sul Taaienberg – prosegue la bergamasca – si è staccata Wiebes. Ho respirato un po’ e siamo andate via ancora del nostro passo».

Le inseguitrici hanno agganciato la Persico solamente sul Paterberg
Le inseguitrici hanno agganciato la Persico solamente sul Paterberg

Oude Kwaremont: il giudice

Sulla strada verso l’Oude Kwaremont dal trio di testa si è staccata anche Reusser, e così si è formato il duo Persico/Kopecky. Le inseguitrici non riuscivano a guadagnare terreno, complici la fatica ed il poco accordo. Lotte Kopecky ha preso in testa il penultimo muro, l’Oude Kwaremont, ed ha imposto il suo ritmo. Silvia Persico ha tentato di tenere il passo, ma la pedalata della belga era più incisiva. 

«Kopecky – conferma Persico – ha avuto una marcia in più sull’Oude Kwaremont. Lo avevo visto già dai Muri precedenti, ma in quel caso ero riuscita a rimanere agganciata perché lo sforzo era di breve durata. La differenza in quei due chilometri è stata tanta, le mie gambe non hanno retto. Kopecky ha fatto la differenza proprio dove serviva molta forza, non ho potuto fare nulla. Una volta staccata ho deciso di andare su regolare e di aspettare il gruppetto dietro di me, che mi ha raggiunto solamente sul Paterberg».

In volata la bergamasca è stata anticipata da Vollering e Longo Borghini: quarto posto finale
In volata la bergamasca ha concluso quarta, dietro a Vollering e Longo Borghini

Volata beffarda

La volata del gruppetto è stata vinta da Demi Vollering che ha coronato una grande giornata per la SD Worx. Una doppietta come quella delle Strade Bianche, ma questa volta a posizioni invertite. Alle spalle dell’olandese si è piazzata Elisa Longo Borghini, per Silvia Persico è arrivato un quarto posto, con qualche rammarico, forse. 

«Non è stata la mia migliore volata – ammette – ma ero davvero poco lucida. Sarebbe stato meglio battezzare la ruota della Vollering. In più, ho fatto un errore di valutazione nel lanciare lo sprint e sono partita troppo tardi, per saltare la Longo mi sarebbero serviti due o tre metri in più di strada. Tuttavia, il rettilineo di Oudenaarde è difficile da interpretare, perché la strada scende leggermente ma poi spiana. Ti invoglia a partire ma poi rischi di rimanere piantata nel mezzo. Alla fine mi sono confrontata anche con Arzeni ed entrambi ci siamo ritenuti soddisfatti. La corsa è stata studiata e gestita nel migliore dei modi. Ora mi aspettano un po’ di giorni di allenamento a casa e poi ripartirò in vista delle Ardenne».

Vollering si confessa: «Voglio l’eredità di Van Vleuten»

19.02.2023
6 min
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Si può giudicare deficitaria una stagione nella quale sei arrivata seconda al Tour de France? Eppure alla fine del 2022 qualche critica è arrivata alle orecchie di Demi Vollering. Probabilmente dopo i tanti successi dell’anno precedente e le grandi aspettative che circondano la campionessa olandese della Sd Worx (in apertura in un’immagine pubblicata su Instagram), si pensava a un anno più dirompente, anche al confronto con la Cannibale Van Vleuten.

Forse proprio grazie a queste critiche, Demi parte per il nuovo anno con un piglio quasi sconosciuto a chi la conosce. Per la prima volta, nelle interviste di rito ai ritiri, la 26enne di Pijnacker si è detta pronta alla sfida con la straordinaria connazionale, vogliosa di batterla sul suo stesso campo prima che, a fine stagione, la campionessa mondiale chiuda la sua carriera.

A differenza di molte altre rivali, Vollering deve ancora scendere nell’agone competitivo. In attesa del suo esordio, si è presta di buon grado a rispondere a qualche domanda anche piuttosto delicata, mostrando una grande disponibilità, anche questo segno forse di una Vollering nuova al cospetto della nuova stagione.

L’olandese si è prestata volentieri a una lunga chiacchierata via Zoom
L’olandese si è prestata volentieri a una lunga chiacchierata via Zoom
Nel 2021 avevi vinto grandi classiche, nel 2022 sei stata seconda al Tour de France. Ti senti più portata per le corse a tappe o quelle d’un giorno?

In realtà entrambe. Mi piacciono molto le classiche perché sono difficili e hanno sempre un’interpretazione diversa rispetto alla maggior parte delle corse. Lì tutti si presentano per vincerle e la differenza scaturisce da minimi particolari, c’è uno spirito che mi piace molto. Ma mi piacciono molto anche le corse a tappe, soprattutto quando sono un po’ più dure. Come per esempio il Tour de France dell’anno scorso, anche quella è stata una gara dura, con gli ultimi due giorni con tante salite. Se poi devo scegliere preferisco le classiche, perché a livello emotivo sono una scarica di adrenalina, non vedi davvero l’ora di affrontarle e ti senti carico a mille. Le grandi corse a tappe richiedono una concentrazione continua, per più giorni, spesso è questo che ti logora anche se fa parte del gioco.

Avere in squadra Wiebes e Kopecky ti toglie un po’ di responsabilità per le classiche o per certi versi è un ostacolo per le tue ambizioni?

No, per me non è affatto un ostacolo. Voglio dire, è davvero bello riavere Lorena nella squadra e penso che sia anche molto utile per me. Se ad esempio all’arrivo vengono a cercare entrambe, è una bella cosa. Non sentiamo la concorrenza interna, anzi penso che sia solo utile. Quel che conta è se la tua squadra sta vincendo, fra noi c’è sempre un grande spirito nella squadra. Quindi anche questo è davvero bello, si traspone anche in nazionale e ne beneficiamo.

Il podio dell’ultimo Tour femminile con Vollering accanto a Van Vleuten, rivale inafferrabile, e Niewiadoma
Il podio dell’ultimo Tour femminile con Vollering accanto a Van Vleuten, rivale inafferrabile, e Niewiadoma
Questo dovrebbe essere l’ultimo anno di Van Vleuten: che cosa pensi cambierà nel ciclismo femminile senza di lei, ci sarà più incertezza?

Non credo. Ovviamente Annemiek è molto importante per il ciclismo femminile, ma ora siamo anche cresciute noi altre, c’è più concorrenza, non parte vincente già dall’inizio. Ovviamente negli ultimi anni ha vinto grandi gare, ma stanno arrivando nuove stelle, molto forti e voglio dire che abbiamo molti corridori forti. Io sinceramente preferisco averla in gara, giocarmi le corse contro di lei, ma quando non ci sarà, crescerà anche l’interesse proporzionalmente all’incertezza.

Ti senti pronta a diventare il riferimento del ciclismo olandese come lo sono state Van Der Breggen e Van Vleuten?

Sì, ma penso di non essere l’unica. Abbiamo anche Lorena e anche Shirin Van Anrooij sta andando molto bene. E attenzione alla mia giovane compagna Mischa Bredervold, è ancora molto giovane ed è già molto brava. Quindi penso che abbiamo molte brave cicliste nei Paesi Bassi e ora sono già a quel livello. Ovviamente è normale che la gente pensi che io sia il prossimo leader, ma penso di non essere l’unica. Ci sarà da lottare e non avere una dominatrice non farà altro che aumentare il livello generale.

In casa Sd Worx ora Vollering è la capitana, ma Blaak (in maternità) resta un riferimento per lei
In casa Sd Worx ora Vollering è la capitana, ma Blaak (in maternità) resta un riferimento per lei
Secondo te a che cosa si deve un simile dominio del ciclismo femminile olandese?

Penso che sia davvero bello avere una Nazione così forte, ma vedi anche che altri Paesi stanno diventando sempre più competitivi. Voglio dire, l’Italia è davvero forte al momento, hanno buone velociste, fortissime atlete in salita, ottime gregarie. Ad esempio, Elena e Barbara (Cecchini e Guarischi, ndr) sono persone davvero simpatiche e ottime compagne. Ma anche altre nazioni stanno migliorando sempre più, non ci siamo solo noi e penso che questo sia molto bello, vincere è sempre meno facile. Anche perché siamo sempre le più controllate. Poi non ci siamo solo noi più giovani, Mariana Vos ad esempio è più che competitiva. C’è un ricambio in atto in Olanda e al contempo altri Paesi stanno crescendo velocemente. Questo è un bene per il ciclismo, forse un po’ meno per noi…

Dove pensi di dover ancora migliorare?

Ad esempio devo migliorare le mie basi, quindi la mia resistenza e il mio motore e penso di poterci ancora lavorare, anche se ho già fatto molto nell’ultimo anno. Ci dedico più ore e faccio anche sforzi più duri ma soprattutto mi accorgo che col passare degli anni il mio motore cresce. Sicuramente devo lavorare ancora sulle mie capacità a cronometro, l’anno scorso, ad esempio, non ero quasi mai seduta sulla bici da crono perché non avevamo molte prove a tempo e non aveva senso per me passare ore sulla bici da cronometro. Ora la situazione è diversa, al Tour ci saranno due tappe contro il tempo, voglio farmi trovare pronta e non mi dispiacerebbe guadagnarmi la selezione nazionale per europei e mondiali. Investire su questa specialità, a livello generale, mi pare una buona cosa.

Lo sprint vittorioso alla Liegi 2021, battendo Van Vleuten e Longo Borghini
Lo sprint vittorioso alla Liegi 2021, battendo Van Vleuten e Longo Borghini
Quali sono gli obiettivi più importanti per te quest’anno?

Di sicuro tutta la parte delle classiche delle Ardenne, dall’Amstel alla Liegi. Sono corse che mi sono sempre piaciute, l’anno scorso ho fatto podio in tutte e tre, vorrei essere almeno a quel livello. E ovviamente il Tour: mi sono divertita molto lo scorso anno, è una gara bellissima e voglio onorarla al meglio anche perché per la mia squadra è primaria. Erano anni che aspettavano che nascesse.

Ti vedremo in Italia per il Giro?

Probabilmente no, perché anche il mondiale è davvero troppo vicino a Giro e Tour, bisogna fare una scelta. Il Giro mi piace molto, ma fare tutto è ancora un po’ troppo difficile per me.

Borgo di Pieve a Salti: il nido dei pro’ per la Strade Bianche

18.02.2023
6 min
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Tra le morbide colline pennellate di verde e le lingue di strade sterrate di colore bianco che vanno su e giù come montagne russe, sorge la Borgo di Pieve a Salti. Un luogo unico che ha fatto della bici un’abnegazione rivolta a render questo luogo, ricco di storia e paesaggi rari, il contesto perfetto per le due ruote. Ogni anno Eroica e Strade Bianche si affacciano e accarezzano la porta d’entrata della Fattoria immersa tra Buonconvento e Montalcino, nel cuore della Val d’Orcia e delle Crete Senesi.

Qui si respira il ciclismo. Da quello turistico a quello professionistico. Molteplici sono le escursioni e gli itinerari per perdersi coscientemente tra le bellezze della Toscana più verace. In questo angolo di mondo però per una settimana all’anno si possono trovare campioni iridati e professionisti delle squadre World Tour più forti. L’ospitalità per chi ha fatto di questo sport un lavoro è una regola da queste parti. Soudal, quest’anno con Quick Step, arriva per il nono anno. Così come SD Worx che per il quinto anno ha scelto Pieve a Salti. Perché? Un motivo, anzi più di uno c’è, scopriamolo facendoci guidare dallo Staff nel Borgo dei ciclisti, tra gastronomia km0, turismo e passione per la bici. 

Come sta andando il turismo tra le colline senesi?

C’è un aumento considerevole del turismo in bicicletta. Soprattutto per quanto riguarda quello straniero. La possibilità di noleggiare da noi e nei dintorni biciclette elettriche molto performanti ha aperto a molte più persone la possibilità di fare la vacanza in bicicletta. Chi prima faceva fatica soprattutto nei nostri territori (molto belli ma che presentano su e giù continui) ora può salire in sella e goderseli. Le strade bianche sono un valore aggiunto perché si adattano molto a questo tipo di bici e portano le persone a non pedalare solo su asfalto evitando quindi tutti i rischi connessi. 

La disciplina gravel sta crescendo sempre di più. Le vostre colline sembrano essere il paradiso per questo tipo di bici…

Il gravel è un qualcosa che nel 2022 abbiamo valorizzato. Sono venuti diversi gruppi gravel organizzati anche da negozi specializzati nel settore sia dal Belgio che dall’Olanda. Ci hanno preso come riferimento e sono arrivati qua per provare questi percorsi iconici. E’ collegato ovviamente al fatto che da anni ospitiamo squadre come Lotto Soudal prima, Soudal-Quick Step ora e da cinque anni SD Worx per quanto riguarda le donne. Questo ci ha fatto conoscere inevitabilmente anche da quelle parti dove c’è la patria del ciclismo. 

Ospitate due team prestigiosi. E’ forse oltre che un privilegio, un modo per creare un volano collegato al turismo in sella?

La Strade Bianche si correrà il 4 marzo, noi ovviamente già dal primo accoglieremo queste due squadre dalla caratura mondiale. La Soudal-Quick Step con i suoi fuoriclasse ancora non certi della loro presenza, Alaphilippe ed Evenepoel. Mentre la SD Worx, la squadra femminile anch’essa tra le più rinomate al mondo con Lotte Kopecky che ha vinto l’anno scorso. Prima di lei hanno raccolto altri due successi con Anna Van Der Breggen e Chantal Van Den Broek-Blaak. Il concetto è che oltre alle squadre viene mosso tutto il dietro le quinte con giornalisti, televisioni, appassionati, e si crea un catalizzatore turistico non da poco. 

Con Soudal c’è un rapporto d’amicizia e stima, così come con SD Worx. Cosa spinge però queste squadre a scegliere voi come base per la corsa?

Con Soudal c’è un rapporto solido di collaborazione che va avanti da anni. Siamo infatti sponsor della Soudal Lee Cougan International Team di Mtb. Paez e Medvedev sono due dei nomi più vincenti della squadra che l’anno scorso ha conquistato 25 successi. Detto questo, Pieve a Salti sa come si deve lavorare con squadre professionistiche di questo calibro. A partire dai dettagli che fanno la differenza. Rispettare il silenzio. La presenza dell’ottima gastronomia. La disponibilità a cucinare agli orari più congeniali in base alle loro necessità. Sappiamo inoltre anche quali camere bisogna dare agli atleti.

Che cosa intende?

Se il camion dei meccanici è in una determinata posizione,  sapendo che loro lavorano fino a tardi o molto presto la mattina, scegliamo le camere per gli atleti lontane da ogni tipo di rumore. E ancora, riserviamo delle sale solo per le squadre garantendo loro spazi e tranquillità. Curiamo tutto. Tenendo presente che quest’anno oltre alla squadra vedrà presente i main sponsor dei team. 

Un altro aspetto importante che Pieve a Salti vanta è il Km0…

Viene apprezzato molto dagli atleti. L’azienda produce a chilometro zero prodotti biologici a base di farro e avena. Gli atleti già mangiano questo tipo di alimenti a casa e qui trovano un alto livello della materia prima e relativa lavorazione. Tant’è che le squadre fanno il pieno da portarsi dietro durante l’anno. 

La vostra presenza sul percorso delle Strade Bianche condivide anche quella con l’Eroica. Collaborate anche con quest’ultima?

Il percorso passa dentro Pieve a Salti. Sia per Strade Bianche sia per Eroica. Ci troviamo a circa 80-90 chilometri dall’arrivo delle rispettive corse. Parlando di strada della corsa, con i collegamenti stradali siamo più vicini agli arrivi. Siamo sponsor di Eroica, nonché tra i primi del territorio a farlo. Per questo evento i partenti ogni anno sono circa 8.000 e noi mettiamo i nostri prodotti in ogni pacco gara.

Due eventi che hanno animato le colline senesi e che lo faranno per chissà quanti anni con la crescita di discipline come il gravel…

Eroica prima e Strade Bianche dopo sono i motori che hanno lanciato il turismo sulle due ruote nelle nostre zone. Per esempio Specialized, azienda tra le leader al mondo, sponsor di tutte e due le squadre che alloggiano da noi, sarà ospite qui da noi con il suo fondatore Mike Sinyard e l’attuale CEO Scott Maguire. Anche loro quest’anno sono voluti venire per apprezzare queste zone. Questo anche perché il mondo gravel per loro ha un importanza mastodontica. Sia perché è stato inventato negli Stati Uniti e che quindi conoscono bene, sia perché sanno di quello che questo territorio è riuscito a costruire sulle colline toscane su semplici ma uniche strade bianche. 

FattoriaPieveaSalti

La SD Worx, un’altra opera d’arte del museo di Anversa

18.01.2023
6 min
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Nel 2023 il team numero uno al mondo sarà ancora più affamato. E’ lo slogan della voce narrante che ha accompagnato alcuni video durante la presentazione della SD Worx, trasmessa in diretta streaming esclusiva su bici.PRO ed avvenuta ieri pomeriggio in un contesto particolarmente suggestivo: il KMSKA Museum di Anversa, riaperto lo scorso 24 settembre dopo undici anni di chiusura per un ammodernamento costato cento milioni di euro.

L’azienda title sponsor, con sede proprio nella città fiamminga, ha scelto il museo più grande del Belgio per la miglior formazione del ranking UCI del 2022, un riconoscimento già ottenuto in passato in altre cinque occasioni. Tra i dipinti di Rubens lo staff tecnico e le atlete del team olandese hanno preso ulteriore ispirazione per trasformare in opere d’arte le corse che andranno ad affrontare nelle prossime settimane.

Wiebes e il suo treno

La libreria del museo è il salone in cui il pubblico presente insieme a quello da casa può conoscere meglio le ragazze. Ormai tutte le squadre – maschili e femminili – sono strutturate e suddivise per specialità o reparti. Il primo blocco è il cosiddetto sprint team. A formarlo sono Cecchini, Uneken assieme alle nuove arrivate Wiebes, Guarischi, Bredewold e Markus. Con loro c’è Danny Stam, il responsabile dei diesse. L’annuncio dell’altoparlante di chiusura del museo (in tre lingue) spezza le sue considerazioni, nell’ilarità generale.

Selfie di gruppo. Lo spirito della SD Worx è l’arma in più del team olandese (foto Facebook)
Selfie di gruppo. Lo spirito della SD Worx è l’arma in più del team olandese (foto Facebook)

«Guardando un po’ indietro – spiega Stam, con un sorriso per effetto del piccolo fuori programma – non abbiamo mai avuto una vera sprinter. Avevamo già atlete veloci ma che non erano completamente adatte per fare volate di gruppo. Abbiamo avuto l’opportunità di prendere Lorena, la velocista più forte in circolazione, e lo abbiamo fatto, colmando quindi quel terreno in cui eravamo scoperte. Questo è il treno che lavorerà per lei e siamo pronti a questa nuova sfida con un’arma in più. Elena conosce bene il nostro team, ha esperienza e mi aveva suggerito di prendere Barbara. Sarà importante avere due atlete come loro all’interno di questo treno».

«Esordirò allo UAE Tour – dice la campionessa europea Wiebes, incalzata dal moderatore – con l’intento di vincere subito. Qui mi sono già accorta che c’è buona armonia anche giù dalla bici, aspetto molto importante. L’obiettivo stagionale? Diventare più forte e conquistare più delle 23 vittorie del 2022 perché so che posso dare molto di più».

La SD Worx è sempre alla avanguardia nella comunicazione. Qui la regia della presentazione del team 2023
La SD Worx è sempre alla avanguardia nella comunicazione. Qui la regia della presentazione del team 2023

Spazio ciclocross

Le “papere” e i gavettoni che scorrono tra le immagini girate durante gli shooting fotografici anticipano un nuovo blocco. C’è spazio anche per il ciclocross, disciplina in cui brillano Vas e Schreiber (che si aggregherà al gruppo strada dal primo di marzo). Per l’ungherese e la lussemburghese ci saranno le indicazioni di Lars Boom, uno dei diesse, ex specialista del cross ed anche amante di musei d’arte.

«Innanzitutto – commenta Boom mentre si guarda attorno – è bellissimo trovarsi qua in mezzo a questi quadri. Quando sono via per le gare, sia quando correvo che ora, cerco sempre di andare a visitare i musei che sono vicini alle città. Tornando a noi, il 2022 è stato davvero un grande anno. Abbiamo vinto tante corse e siamo migliorati anche come staff. A Blanka e Marie cercherò di insegnare quello che ho imparato durante la mia carriera. Sono entrambe giovani e possono crescere tanto. La prima ha già corso su strada facendo buoni risultati, mentre la seconda ha solo 19 anni ed un grande potenziale per il futuro».

A marzo di quest’anno su Amazon uscirà il documentario della SD Worx al Tour 2022 (foto Facebook)
A marzo di quest’anno su Amazon uscirà il documentario della SD Worx al Tour 2022 (foto Facebook)

Gruppo scalatrici

Il dietro le quinte del documentario della SD Worx al Tour Femmes (che uscirà in Olanda a metà marzo) intervalla la presentazione del team. Il terzo blocco della SD Worx è quello per le gare a tappe e per le classiche delle Ardenne. Le capitane (in ordine crescente) si chiamano Shackley, Fisher-Black (che utilizzerà una bici con una livrea che richiamerà il suo titolo iridato U23) e Vollering. Ad accompagnare loro tre c’è l’immensa Anna Van der Breggen.

«Girare questo documentario è stato particolare – racconta la 32enne diesse, oro olimpico a Rio e mondiale nel 2018 e nel 2020 – cercavo di non voltarmi mai indietro, anche se mi sentivo osservata dalla telecamera. Per quanto riguarda le ragazze, sono contenta di loro. Demi è diventata più forte e ha scoperto se stessa. E’ arrivata seconda al Tour Femmes, che quest’anno sarà il nostro vero obiettivo (confermato dalla stessa Vollering, che ha messo nel mirino anche Amstel, Freccia Vallone e Liegi, ndr).

«Niamhcontinua Van der Breggen – ha vinto il mondiale U23 in Australia e penso che sia una piccola cosa fra le grandi che è in grado di fare. E’ solo all’inizio, ma sta facendo sempre meglio. Lei punterà al Giro (anche questo ribadito da Fisher-Black, ndr). Invece Anna ha fatto buoni risultati e farà ancora nuove esperienze (mentre Shackley afferma di non avere particolari mire di vittorie, ndr)».

Pavé e dintorni

Per l’ultimo blocco torna Danny Stam. Assente per indisponibilità Reusser, ci sono la futura mamma Blaak, Kopecky e Majerus, al decimo anno con il gruppo della SD Worx che vorrebbe una torta per festeggiare questo particolare compleanno.

Lotte Kopecky intervistata tra i quadri del KMSKA. Il museo di Anversa contiene 2.400 dipinti e 700 sculture
Lotte Kopecky intervistata tra i quadri del KMSKA. Il museo di Anversa contiene 2.400 dipinti e 700 sculture

«Christine – risponde Stam alla richiesta della campionessa lussemburghese – è una grande atleta ma specialmente una grande persona. Ci tengo a ringraziarla pubblicamente per tutte queste stagioni. Lei è senza dubbio uno degli elementi più importanti del nostro team. Spero che queste parole siano meglio della torta che chiedeva (Majerus annuisce ridendo, ndr).

«Chantal – conclude – sarà di supporto a noi, condividendo la sua esperienza, finché potrà farlo. Tornerà a correre nel 2024. Con Lotte invece puntiamo a vincere la Parigi-Roubaix. Va bene anche rivincere il Fiandre o altre corse come l’anno scorso, ma nel 2023 vogliamo restare il team numero uno al mondo, aggiungendo più successi e più prestigiosi».