AlUla, una nuova meta pronta ad incantare il mondo

18.07.2023
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Chi l’ha vista ne sarà rimasto sicuramente ammaliato. Chi invece l’ha scoperta guardando le immagini Tv del Saudi Tour avrà sicuramente provato una sensazione di curiosità e voglia di scoprire. AlUla è un’antica città-oasi situata nel Nord-Ovest dell’Arabia Saudita, ospita alcuni dei più importanti siti del patrimonio mondiale che custodiscono 200.000 anni di storia umana in gran parte inesplorata e 7.000 anni di civiltà umana ininterrotta. Il Regno Nabateo, ad esempio, che ha lasciato imponenti monumenti a Hegra, il primo sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO in Arabia Saudita e il più grande sito conservato della civiltà Nabatea a sud di Petra.

Il paesaggio di AlUla offre l’ambiente ideale per una vasta gamma di attività sportive, tra cui sport estremi e adatti a tutti, corsa, trekking, arrampicata, escursionismo, attività equestri e, naturalmente, il ciclismo. Abbiamo intervistato Phillip Jones, RCU Chief Tourism Officer di Royal Commission for AlUla, che ci ha accompagnato virtualmente in questo posto unico pronto ad incantare il mondo a ritmo di pedalate. Scopriamo cosa AlUla ha in serbo per le due ruote, tra nuove opportunità, visioni future e presenti come il Team Jayco AlUla

Perché avete scelto uno sport come il ciclismo per valorizzare AlUla?

AlUla è un luogo dotato di un immenso patrimonio culturale e naturale nel Nord-Ovest dell’Arabia Saudita. Il ciclismo è fondamentale per AlUla in quanto attività sostenibile, salutare e rispettosa dell’ambiente. Ci aiuta a tutelare il patrimonio naturalistico che è nostro compito preservare per le prossime generazioni.

AlUla offre un ambiente perfetto per una vasta gamma di attività sportive. In che modo è un luogo ideale per il ciclismo?

AlUla rappresenta un luogo ideale grazie al suo splendido paesaggio naturale, caratterizzato da montagne di arenaria, altopiani vulcanici e strade tortuose ottime per bici da strada, mountain bike e gravel. Questo la rende una destinazione ciclistica ideale per gli appassionati di tutto il mondo soprattutto perché offre percorsi adatti a tutti i ciclisti: dagli amatori, agli appassionati e ai professionisti.

La bicicletta rappresenta anche un messaggio di tutela dell’ambiente e del magnifico territorio storico…

Assolutamente. La nostra strategia intende far crescere AlUla come destinazione sostenibile. Questo significa fare tutto il possibile per proteggere e mantenere intatti l’ambiente e il patrimonio storico-culturale.

Come è nata la sponsorizzazione con il Team Jayco – AlUla? 

L’accordo di sponsorizzazione di secondo nome con GreenEDGE Cycling, uno dei principali team internazionali, con sede in Australia, nasce dal desiderio di far conoscere AlUla agli spettatori di ciclismo su strada e appassionati di sport di tutto il mondo. Condividiamo inoltre diversi valori con loro tra cui l’approccio alla sostenibilità e l’empowerment delle donne nel mondo del ciclismo. Il ciclismo su strada è seguito da 1,7 miliardi di spettatori nel mondo e far conoscere loro AlUla attraverso la nostra sponsorizzazione ha un valore inestimabile. Spettatori e partecipanti del mondo del ciclismo tendono a essere esploratori curiosi e avventurosi che ameranno visitare AlUla.

Oltre alla squadra maschile, avete un occhio di riguardo anche per il ciclismo femminile? 

Uno dei motivi per cui abbiamo scelto il Team Jayco AlUla è che ha sviluppato la prima squadra di ciclismo femminile ed è un grande campione dei tour ciclistici femminili dell’UCI e delle donne in tutti gli sport. AlUla è un’attenta sostenitrice delle donne e dei talenti sauditi nel ciclismo. Come abbiamo visto con Moroj Adil, giovane ciclista saudita, che ha avuto la possibilità di incontrare la squadra, partecipare ad importanti presentazioni e seguire un eccellente percorso di allenamento al fianco di stelle del ciclismo del Team Jayco AlUla. Speriamo che la sua storia possa portarci alla scoperta di nuovi talenti da inserire nel mondo del ciclismo femminile. La partecipazione delle donne allo sport in Arabia Saudita è aumentata del 150% e anche noi intendiamo incoraggiarla.

Avete ospitato molti eventi ciclistici di successo. Quali e perché? 

AlUla ha ospitato numerosi eventi ciclistici di successo, tra cui il Saudi Tour, gara di categoria 2.1 nel calendario UCI, nel 2022 e nel 2023. Questa nuova aggiunta al calendario ciclistico mondiale ci offre una straordinaria opportunità di mostrare i nostri splendidi paesaggi al mondo attraverso la diffusione globale. Sempre nel 2023 AlUla ha ospitato il Cycling Tourism Symposium, coinvolgendo figure influenti della comunità ciclistica mondiale. AlUla favorisce tutto ciò che concerne la sostenibilità. Il trasporto sulle due ruote ed il divertimento sono parte integrante del Masterplan quindicennale Journey Through Time di AlUla, annunciato nel mese di aprile 2021 che vede la sostenibilità al primo posto.

Avete intenzione di creare un movimento ciclistico? Ad esempio, con infrastrutture dedicate… 

Il ciclismo è fondamentale per AlUla. Attualmente sono in corso progetti per lo sviluppo di tre discipline: ciclismo su strada, gravel e mountain bike. Stiamo investendo nella creazione di infrastrutture, come piste ciclabili, tour in bicicletta nel deserto, mountain bike e persino biciclette elettriche per visitare Hegra per sostenere l’utilizzo della bicicletta tutto l’anno e per incoraggiare le persone ad utilizzarla per muoversi e divertirsi in un ambiente sicuro e sano. Attualmente è in funzione un bike hub dove è possibile noleggiare una bicicletta e fare un giro sulla pista ciclabile dedicata lunga oltre 40 chilometri.

AlUla

Fedeli riparte dalla Q36.5: «E’ il momento di crescere»

16.02.2023
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Il 2023 ci ha dato modo di conoscere una nuova squadra: la Q36.5 Pro Cycling team. La professional svizzera che si avvale anche della consulenza di un campione come Vincenzo Nibali. Tra i corridori del team spicca il nome di Alessandro Fedeli, non tanto per i risultati, è ancora troppo presto, ma per la sua storia. Simile a quella di chi come lui correva in Gazprom ma allo stesso modo diversa

Il team avrà un calendario di prim’ordine per la sua stagione di debutto (foto SprintCycling)
Il team avrà un calendario di prim’ordine per la sua stagione di debutto (foto SprintCycling)

L’ennesima ripartenza

La stagione di Fedeli è iniziata il 30 gennaio nel caldo del deserto saudita. Il veneto è stato messo subito in gruppo per ritrovare smalto e brillantezza. Qualità che solo gareggiare può darti.

«In Arabia – esordisce Fedeli – ho preso un virus, penso alimentare. Ora sto bene, sono sotto antibiotici ma andrò comunque in Francia a correre il Tour des Alpes Maritimes et du Var. Al Saudi ho fatto bene, in qualche occasione avrei potuto fare meglio ma devo ricostruire il feeling con la strada. Avrei preferito partire un po’ meglio a livello di risultati, anche se a livello di condizione ci sono e mi sento bene. Queste corse di inizio anno serviranno per mettere chilometri nelle gambe, una cosa che nelle ultime stagioni mi è mancata.

«Praticamente mi sono dimenticato come si corre (ride, ndr) sembra uno scherzo ma è così. Mi manca la confidenza che si ha solamente quando stai per tanto tempo in gruppo. Dopo sei mesi che non vedi l’arrivo non è facile ricordarsi come si sprinta. Si devono riprendere le misure: quando partire, che ruote prendere, i rapporti e tutto il resto».

Fedeli ha dovuto ritrovare un po’ di dimestichezza in gruppo, in Arabia Saudita ha portato a casa anche una “top ten” nella terza tappa
Fedeli in Arabia Saudita ha portato a casa anche una “top ten” nella terza tappa

Una disavventura continua

La carriera di Fedeli, una volta passato professionista nel 2019, aveva il sapore di qualcosa di nuovo. C’era tanta curiosità nel mettersi in mostra e nel confrontarsi con corridori più forti.

«Il primo anno alla Delko – racconta il veneto di Negrar – è andato bene, ho fatto settanta giorni di corsa. Poi c’è stato il Covid, praticamente un anno buttato via, trentacinque giorni di gara e un primo rallentamento nella mia crescita. L’anno successivo c’è stato il fallimento e quella è una batosta ancora più dura rispetto a quella della Gazprom. Ero mentalmente distrutto, complice la squadra inesistente. A tutto questo si è aggiunto quel che già sapete del 2022. Alla mia età (Fedeli ha 26 anni, ndr) non è facile sopportare tutto questo, a livello di carriera ti rendi conto di non aver fatto grandi esperienze.

«Non ho ancora corso un Grande Giro, e tutti sappiamo quanto sia uno step importante. Un ciclista si crea, si può avere tutto il talento del mondo ma conta fino ad un certo punto. Gran parte della crescita passa dal fare un programma stabile e da una buona salute. Ho avuto un po’ di sfortuna in questi anni. Non mi piace usare questa parola ma quando la prima squadra fallisce e l’altra che viene chiusa dall’UCI, perché ci hanno mandato a casa, senza remore, questa è la verità. Insomma, ti senti instabile, non sereno».

Il 2022 lo ha concluso con la Eolo-Kometa, ma nella stagione nuova Fedeli ha preferito intraprendere un’altra sfida
Il 2022 lo ha concluso con la Eolo-Kometa, ma nella nuova stagione ha preferito intraprendere un’altra sfida

Ricostruzione

La Q36.5 per Fedeli ha l’aria di essere quell’isola felice che tanto ha sognato in questi anni di continui naufragi. Ora è ripartito dalla squadra svizzera, anche se il passato non si dimentica.

«Quando tutto gira male – dice – non ne esci facilmente, pensi che tutto sia negativo. Hai paura in gara ed ognuna ti sembra l’ultima della tua carriera, non hai certezze. Mi sento di avere ancora addosso quella paura, non la cancelli facilmente. Però tutto deve cambiare e solo il tempo guarirà questa mia ferita. Si deve riprendere fiducia, verso tutto e tutti, ora inizio a ritrovarla anche nel sistema ciclismo. Con la Q36.5 ho ritrovato un po’ di felicità, sono ripartito da un bell’inverno, come piace a me. Ho conosciuto il preparatore della squadra, Michelusi e mi sono trovato subito bene, siamo sulla stessa linea d’onda.

«Sono concentrato al cento per cento su quello che voglio, con tanta grinta, non c’è altra via. Io devo fare il mio e cogliere l’attimo, ora mi sento nel posto giusto al momento giusto. Ho voglia di mettermi alla prova e di prendere quelle batoste che fanno bene, per crescere. Il calendario che la Q36.5 andrà a fare è bello pieno, da poco abbiamo saputo che faremo l’Amstel. Finalmente farò delle corse importanti, da programma ho Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e proprio l’Amstel, quest’ultima è quella più adatta a me. Non vedo l’ora, è solo l’inizio».

Chi si rivede: il Saudi Tour rilancia Formolo

09.02.2023
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La messe di vittorie italiane, arrivate in serie la scorsa settimana, ha fatto passare un po’ in second’ordine un grande risultato conseguito da un altro portacolori del ciclismo nostrano. Al Saudi Tour Davide Formolo ha conquistato la seconda piazza nella classifica generale, dopo un’altra piazza d’onore nella quarta tappa e un altro posizionamento nei primi 10. Risultati di spicco che per il veneto suonano come una boccata d’aria fresca, dopo un 2022 difficile.

Formolo è ripartito esattamente da dove aveva finito, con il 2° posto al Veneto Classic dietro il compagno di colori Marc Hirschi. Di mezzo un inverno di lavoro, una fase particolarmente delicata per lui.

«Era qualche anno che non vivevo un inverno così tranquillo, da dedicare interamente alla preparazione curando anche i dettagli. Ho sempre avuto qualche acciacco, inutile star qui a ripetere tutte le traversie dello scorso anno: praticamente ho cominciato a correre come volevo io quando la stagione stava finendo… I risultati in Arabia mi danno fiducia perché significa che il lavoro già dà buoni frutti».

Quarta tappa, in volata Guerreiro (a sinistra) beffa Formolo, ipotecando la generale
Quarta tappa, in volata Guerreiro (a sinistra, fuori immagine) beffa Formolo, ipotecando la generale
Rispetto alla seconda piazza di fine stagione c’è una differenza sostanziale: qui si parla di una corsa a tappe…

Per carità, non è certo il Tour de France, ma era una bella gara, con corridori forti al via che avevano ambizioni. E potermela giocare alla pari mi ha rinfrancato. Alla vigilia erano partiti con me e Grosschartner come uomini da classifica, ma Felix all’inizio non stava bene e ha perso terreno, così tutta la squadra ha lavorato per me e questo mi ha fatto sentire bene: non accadeva da tempo…

Che cosa ti è rimasto delle disavventure di cui accennavi prima?

La sensazione che devi prestare attenzione sempre, ad ogni cosa. Basta un attimo perché tutto il lavoro vada in frantumi. Ti racconto un piccolo aneddoto: lo scorso anno, quando mi sono rotto la mano nell’attraversamento del cinghiale, ero in discesa dopo aver fatto un test di 20 minuti. Beh, non avevo mai avuto i valori che ho riscontrato in quel test, per questo quell’infortunio mi ha fatto ancora più rabbia.

Formolo sul podio con il portoghese e Buitrago. Per il veneto è un podio beneaugurante
Formolo sul podio con il portoghese. Per il veneto è comunque un podio beneaugurante
Ora neanche il tempo di disfare le valigie e si ritorna nella penisola araba…

Sì, ci attende il Tour dell’Oman, che rispetto all’altra gara è un po’ più duro, ma a me non dispiace, perché troveremo tappe leggermente più lunghe e impegnative e a me sono sempre piaciute le prove di fondo, ho più possibilità per giocarmi le mie carte. Nel team entrerà Ulissi, che so essere già in buona forma. Vedremo come si metterà la corsa, quel che è certo è che partiamo per portare qualcosa a casa.

Hai cambiato qualcosa nella preparazione?

Nulla di rilevante, diciamo che in accordo con il team, visto che seguo direttamente quel che è previsto dai preparatori interni, lavoriamo su quelle caratteristiche ormai consolidate in quasi 10 anni di attività ai massimi livelli. C’è poco da cambiare, bisogna curare soprattutto i dettagli.

Formolo con Hirschi, secondo e primo alla Veneto Classic di fine stagione 2022
Formolo con Hirschi, secondo e primo alla Veneto Classic di fine stagione 2022
Hai parlato da leader, una posizione alla quale sembravi un po’ disabituato dopo le ultime stagioni lavorando soprattutto al servizio di Pogacar.

Sto ritrovando piano piano la mia dimensione. E’ chiaro che quando Tadej è in squadra, il capitano è lui. A me queste gare servono per rafforzare la convinzione che dietro ai big, a gente come Tadej ma anche Evenepoel, Vingegaard, Van Aert ossia campioni che sono destinati a contrassegnare un’epoca, c’’è un gruppo di corridori validi dei quali posso far parte anch’io. A proposito del lavoro con Pogacar c’è poi un’altra considerazione da fare.

Quale?

Io non sono veloce. Non avendo la volata è più difficile mettermi in mostra, ma posso essere molto utile con le mie caratteristiche nello scortare Tadej o nello svolgere specifici compiti. Ciò non toglie però che durante la stagione capitano anche le occasioni dove emergere, se il mio livello di forma è buono. Ma le occasioni vanno anche cercate, essere sempre attenti a come si mette la corsa, perché ogni giorno può essere il tuo.

Il veneto davanti a Grosschartner: i due erano i capitani della Uae nell’occasione
Il veneto davanti a Grosschartner: i due erano i capitani della Uae nell’occasione
Dì la verità: aver chiuso a 8” dal portoghese Guerreiro non ti ha fatto un po’ rabbia?

Un po’ sì: nella quarta tappa c’era uno strappetto dove si poteva provare a fare qualcosa per poter vincere, probabilmente col senno di poi poteva essere impostato diversamente. Anche nella tappa conclusiva c’era l’ultima salita che poteva essere affrontata in progressione cercando di fare selezione. Alla fine quando arrivi secondo è stata una bella avventura, ma negli annali ci resta chi vince. Avere però il dente avvelenato è un’arma in più quando devi tornare a correre…

Strada poi pista: il 2023 di Milan prosegue a Grenchen

07.02.2023
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La stagione agonistica degli italiani è iniziata benone. Sono già cinque le vittorie messe nel sacco e una di queste è firmata da Jonathan Milan. Il gigante della Bahrain Victorious aveva vinto una tappa al Saudi Tour, qualche giorno prima del suo collega di quartetto Simone Consonni.

Mentre il friulano stava per volare da Venezia a Zurigo e da lì, in auto, a Grenchen dove ci sono gli europei su pista, ci ha raccontato questo inizio 2023. E non solo…

Al Saudi Tour Milan vince la seconda tappa battendo Groenewegen e Bol
Al Saudi Tour Milan vince la seconda tappa battendo Groenewegen e Bol
Jonathan, ti aspettavi un inizio così buono?

Proprio così buono no! Sì, era un mio programma/obiettivo quello di iniziare bene, cogliere qualche piazzamento anche per verificare come era andata la preparazione invernale. Poi abbiamo visto che potevo fare le volate e così ho provato anche il giorno dopo e alla quarta tappa (la più impegnativa, ndr) ero lì. Devo dire che la squadra ha lavorato benissimo, ma non intendo solo al Saudi.

E in cosa?

Nella preparazione invernale, nel modo di correre, nel lavoro che abbiamo fatto prima e durante la corsa… un lavoro molto attento. Dico che è un bene d’insieme.

Invece perché hai detto che non ti aspettavi un inizio così buono? Non sei al massimo? Avevi qualche problemino?

No, è che ancora non sono al top. Fisicamente non sono al 100%. Tuttavia la squadra non mi ha messo pressione. Prima del Saudi mi hanno detto: “Andiamo per fare esperienza e proviamo fare le volate”. Da parte mia poi, io ci provo sempre. Non aspetto che la vittoria cada dal cielo!

Lo scorso anno, in estate, Jonathan (classe 2000) ha ottenuto le prime due vittorie, sempre allo sprint
Lo scorso anno, in estate, il friulano (classe 2000) ha ottenuto le prime due vittorie, sempre allo sprint
Atteggiamento da vincente! Dopo l’Arabia Saudita anche tu come Consonni sei tornato pistard?

Eh sì, anche io ho “switchato”. Da oggi (ieri, ndr) abbiamo iniziato i primi allenamenti sulla pista e posso dire che non vedo l’ora di gareggiare, di riassaporare il parquet, il gruppo azzurro, la gara… insomma l’ambiente della pista.

Ma Jonathan Milan è anche uno dei boss della pista. Ormai cresci sempre di più. Hai vinto. Anche per gli addetti ai lavori sei un super big. Non è che inizi a mettere pressione anche a Filippo Ganna? Tanto più che magari farete l’inseguimento individuale da rivali…

Ma che scherzate?! Non penso di mettere pressione a Pippo… E poi non so neanche se lui farà l’individuale. Il mio obiettivo è quello di migliorarmi. Questo è il primo step. Ma Pippo resta il boss indiscusso.

Però anche a detta dei tuoi compagni, a prescindere da chi ci sia nel quartetto, la differenza si sente…

Sì, andiamo forte, magari tiriamo quel giro in più, ma anche gli altri due compagni “tirano da Dio”. Anche loro ci portano a quelle velocità e le mantengono. E’ un lavoro di gruppo. Per dire, io sono stato felicissimo l’altro giorno quando ha vinto Simone (Consonni, ndr). Da dietro, quando l’ho visto scattare sono stato proprio contento.

Milan, con Moro e Ganna a ruota agli ultimi mondiali. La lotta per un posto nel quartetto si allarga
Milan, con Moro e Ganna a ruota agli ultimi mondiali. La lotta per un posto nel quartetto si allarga
Sai già che posizione avrai a Grenchen? 

Vedremo, ormai mi hanno incastrato tra la prima e la seconda! Scherzo, sono due posizioni che non mi dispiacciono.

E cosa cambia tra le due?

Il primo è colui che lancia il quartetto. Deve fare una partenza giusta, che non sia troppo dura per  il quarto, quindi per Pippo. Il secondo invece deve continuare a far salire la velocità a regime, ma è un grande sforzo perché all’inizio parte a fianco del primo. Il terzo e il quarto devono andare forte e al tempo stesso far “recuperare” gli altri due. Come ho detto prima: è un gioco di squadra.

Quando si decide la posizione? E in base a cosa?

Non ci sono posti fissi. Si decide anche in base alle condizioni di forma e del momento, a come si è lavorato. Se per esempio si sta attraversando un periodo in cui non si è super con le partenze da fermo, si fa il secondo.

Milan con Pasqualon al Saudi Tour per un selfie con gli arabi
Milan con Pasqualon al Saudi Tour per un selfie con gli arabi
Torniamo alla strada, Jonathan: uno come Pasqualon si è fatto sentire in squadra? Lo conoscevi?

Sì, ci conoscevamo di vista, ma nel camp invernale siamo stati nello stesso gruppo e abbiamo avuto modo di passare parecchio tempo insieme. Andrea è diventato subito un riferimento e non solo in corsa. Si vede che ha esperienza. E anche  gara: “Vienimi dietro”. “Stai coperto”. “Stai tranquillo”…

Lo scorso anno avevi vinto in volata, quest’anno già ti sei ripetuto: ci stai lavorando o ti vengono naturali?

Ci lavoro e mi piacerebbe continuare a lavorarci, ma senza perdere altro. 

Ti senti un velocista puro?

Non più di tanto e non per il momento. Tengo benino su salite non troppo lunghe e non vorrei perdere queste qualità.

Più o meno quale sarà il tuo calendario dopo gli europei in pista?

Parigi-Nizza, Sanremo, le classiche del Belgio… tra cui il Fiandre.

Dall’Arabia risponde Consonni. Simone re a Maraya

04.02.2023
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«Sto facendo i bagagli e sto lavando le scarpe. Con il tratto di sterrato erano diventate marroni», succede anche questo ad un corridore, campione olimpico, che ha vinto da poco una corsa. Da Simone a Simone. Dopo il racconto della bella vittoria di Velasco di ieri, qualche ora prima, aveva alzato le braccia al cielo anche Simone Consonni.

Al Saudi Tour il corridore della Cofidis ha raccolto una vittoria pesante. Erano le dieci di sera in Arabia Saudita quando Simone ci ha raccontato tutto. Stava riordinando le sue cose appunto. Il volo del rientro in Italia sarebbe avvenuto di buon mattino. E probabilmente mentre esce questo articolo Consonni è in viaggio.

Simone Consonni (classe 1994) ha vinto ieri a Maraya. Questo successo gli ha permesso di chiudere 7° nella generale
Simone Consonni (classe 1994) ha vinto ieri a Maraya. Questo successo gli ha permesso di chiudere 7° nella generale

Come un quartetto

A Maraya battuti nomi di peso, nel vero senso della parola, a partire da quel mostro di watt che è Dylan Groenewegen, quarto all’arrivo. Nella foto di apertura si nota, col casco azzurro, come l’olandese chini la testa, tanto che poi è stato saltato anche da Malucelli e Ackermann. Simone li ha battuti su un arrivo particolare: 500 metri al 6%-7%. Strada larga. Per certi traguardi serve una centrale nucleare di watt.

«E’ stata una volata tiratissima e lunghissima – racconta Consonni con tono squillante – ma quando ai 150 metri ho saltato Groenewegen mi sono detto: “Oggi non può saltarmi più nessuno”. E ho tirato dritto. Ho spinto come se non ci fosse un domani, come se fossi stato nei giri finali di un quartetto alle Olimpiadi. E’ stato davvero un arrivo duro. Tirava tanto».

Tra sterrati e deserto quanta polvere, ma che scenari in Arabia Saudita…
Tra sterrati e deserto quanta polvere, ma che scenari…

Watt e peso

Dicevamo di un arrivo duro. In questi casi azzeccare il rapporto è importantissimo ed è vero che servono tanti watt, ma con 500 e passa metri di salita inizia a contare anche il peso dell’atleta. E così dai watt puri si può accennare anche al rapporto potenza/peso. Ed è quello che forse ha agevolato Consonni.

Il lombardo è stato potentissimo, come Groenewegen, ma negli 50-70 metri gli 80 e passa chili del “bestione” della Jayco-AlUla si sono fatti sentire.

«Con che rapporto ho fatto lo sprint? Dietro non lo so, immagino non con l’11, anche perché da quest’anno uso il 56. E poi questi arrivi mi piacciono, sono ideali per me. Posto che lo scorso anno ho vinto una volata super piatta». Vista la velocità con cui è uscito dalla testa del gruppo siamo certi che non avesse il 56×11: la sua cadenza era nettamente superiore a quella di tutti gli altri.

«Finalmente – prosegue Simone – ho passato un buon inverno. Uno dei pochi in cui ho potuto fare una preparazione senza grossi intoppi o problemi fisici. Già in ritiro mi sentivo bene, avevo buone sensazioni. Computerini, test, potenziometri e strumenti vari me lo dicevano. E questa settimana al Saudi ha confermato queste buone sensazioni (è andato bene anche nella frazione più dura, ndr)».

Il fatto che Consonni abbia vinto ci fa un po’ sorridere. Poche ore prima usciva l’articolo in cui Endrio Leoni lo metteva tra i migliori sprinter italiani, ma anche tra coloro che vincono poco. E forse avrebbe fatto meglio a fare l’apripista, visto che è anche bravo a muoversi in gruppo.

«Eh – sorride Consonni – che dire… alla fine ho fatto un po’ tutta la mia carriera nel mezzo, tra fare le volate e tirarle. Ho provato a fare l’apripista con Kristoff, Gaviria, Viviani… ma a 28 anni voglio provare a vedere fin dove posso arrivare».

Dalla terza frazione in poi la Cofidis ha lavorato per Consonni
Dalla terza frazione in poi la Cofidis ha lavorato per Consonni

Più spazio…

Lo scorso anno Simone aveva concluso la stagione con dei buoni piazzamenti e una vittoria. Man mano stava acquisendo più spazio e più fiducia in squadra. Sarà sempre più così?

«Lo scorso anno – dice il lombardo – avevo già avuto un bel po’ di spazio e lo stesso sarà quest’anno. Avrò un determinato ruolo in base alla giornata: come sto, come è l’arrivo, a chi è più adatto in squadra… Per esempio qui al Saudi nelle prime due tappe ero in appoggio a Max Walscheid, in queste ultime frazioni è stato il contrario. Anche perché io stavo bene, c’era questo arrivo adatto a me, in più ero anche messo bene nella generale: squadra e compagni mi hanno dato fiducia.

«Mi piace questo ruolo di fiducia. Mi ricorda i tempi della Colpack! Quando le volate erano piatte piatte mi buttavo nella mischia magari per chi era super veloce, penso a Lamon… Ma quando la corsa era un po’ mossa loro ricambiavano».

Da Monaco 2022 (in foto) a Grenchen: i Campionati europei sono importantissimi in chiave olimpica per Simone e gli azzurri
Da Monaco 2022 (in foto) a Grenchen: i Campionati europei sono importantissimi in chiave olimpica per Simone e gli azzurri

Subito pistard

Ma il tempo di festeggiare è poco… per non dire che è già finito. La giostra del ciclismo gira veloce ed è già tempo di Campionati europei. Dalla prossima settimana Consonni sarà impegnato a Grenchen in pista.

«Eh già, da 4-5 ore (ieri, ndr) sono tornato pistard! La testa è già lì – conclude Consonni – ci tengo molto a questi europei. Ci mancheranno un po’ di tattica e di tecnica, visto che abbiamo tutti corso parecchio su strada e girato poco in pista, ma ci arriviamo bene fisicamente.

«Ganna a San Juan è stato spettacolare anche in salita. L’altro giorno Milan ha vinto qui in Arabia… Anche io potrò dare il mio contributo. E non sarà solo il quartetto di Ganna e Milan. Ho alzato la mano anche io!».

Dalla Valle tra i pro’: merito di Giuliani e della Giotti Victoria

16.01.2023
5 min
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Il 2023 vede un bel rientro nel gruppo dei professionisti, si tratta di Nicolas Dalla Valle. Nella stagione scorsa il veneto aveva fatto quel passo indietro, ritornando tra le continental. Il 2021 era finito con la mancata riconferma alla Bardiani. La squadra da cui ripartire, invece, aveva il nome di Giotti Victoria. Quando succede una cosa del genere, è difficile reagire e riallacciare il filo che si era interrotto. Ma Dalla Valle, dopo appena una stagione, torna in una squadra professional: la Corratec.

Dalla Valle Bardiani 2021
Dalla Valle, qui con Roberto Reverberi, era passato professionista con la Bardiani nel 2020, per lui un biennio sfortunato
Dalla Valle Bardiani 2021
Dalla Valle, qui con Roberto Reverberi, era passato con la Bardiani nel 2020
Immaginiamo tu sia contento di essere tornato tra i professionisti…

Sì, e lo sono ancor di più perché correrò in una squadra che ambisce ad un determinato calendario. Me ne sono accorto la scorsa stagione di quanto sia fondamentale fare delle corse di buon livello per continuare a crescere. 

Come è iniziato questo 2023?

Bene, il tempo è clemente e pedalare diventa meno faticoso. Ripartirò a correre il 30 gennaio al Saudi Tour, quindi manca ancora poco e si ricomincia.

Alla Giotti hai avuto come diesse Stefano Giuliani, come ti sei trovato con lui?

In realtà lo conosco da sempre, sia per nome che per fama. E’ stato anche diesse di mio padre Gabriele alla Mobilvetta tra il 1998 ed il 1999. Giuliani è una figura molto carismatica e con tanta voglia di fare, quando ci siamo parlati mi ha dato subito fiducia e mi ha promesso anche un buon calendario. E così è stato, per una continental non è mai semplice ma Stefano ha avuto il merito di mantenere la promessa fatta. Nel 2022 ho fatto 55 giorni di corsa. 

Dalla Valle Romania 2022
Dalla Valle ha avuto tanta costanza nel 2022: quattordici top ten per lui ed una grande crescita (foto Instagram)
Dalla Valle Romania 2022
Dalla Valle ha avuto tanta costanza nel 2022: quattordici top ten per lui ed una grande crescita (foto Instagram)
Come trasmette il proprio carisma alla squadra?

Lui è una persona molto seria e professionale, il suo lavoro lo fa sempre al massimo. Punta ad essere una figura di riferimento per tutti i suoi ragazzi. Una cosa che mi ha sempre colpito è che nelle sue squadre siano passati tanti corridori come me in cerca di riscatto e che molti sono riusciti a ricostruirsi. Sapete, quando ce la fa uno o due magari non ci si fa molto caso, ma quando iniziano ad essere di più vuol dire che del merito c’è.

In che modo secondo te riesce a “ricostruire” i corridori?

Giuliani è molto esigente, pretende sempre il massimo impegno, però non è mai esagerato, è in grado anche di premiare i ragazzi trovando sempre il momento giusto. Vi faccio un esempio: al Sibiu Tour, dopo la prima tappa, lunga 210 chilometri e corsa sotto la pioggia, dove ero arrivato secondo, al posto della pasta, a cena, ci ha fatto trovare una pizza. E’ un modo per premiare gli sforzi che fa bene al morale di un corridore.

Nel biennio alla Bardiani non hai avuto così tanta continuità.

Sono state due stagioni sfortunate (il 2020 ed il 2021, ndr), nelle quali non ho trovato la possibilità di mettermi in mostra. La prima annata con i Reverberi ho messo insieme 29 giorni di corsa, la seconda 32. La continuità aiuta a crescere e migliorare corsa dopo corsa.

Come si affronta il ritorno nella categoria continental?

Lo si vive sempre come una sconfitta, Giuliani in questo è stato bravo insegnandomi che non lo è affatto. La prima cosa da fare è ricostruirsi, analizzarsi ed accettare i propri sbagli. Si tira una bella linea sul passato e si inizia da zero. 

Tour of Szeklerland 2022, Nicolas Dalla Valle vincitore di due tappe e della classifica a punti
Tour of Szeklerland 2022, Nicolas Dalla Valle vincitore di due tappe e della classifica a punti
A 24 anni, una volta tornato in una continental c’è il pensiero che possa essere l’ultima spiaggia?

Certo, questo pensiero deve esserci perché la realtà va affrontata. Ma non bisogna farsi abbattere, bensì trarne motivazione e spinta. La prima vittoria mi ha dato una grande mano per ritrovare la fiducia, anche se devo essere sincero: sentivo che qualcosa si stesse sbloccando anche prima. 

Come è arrivata la possibilità Corratec?

Il mercato del ciclismo è sempre difficile e c’erano tanti fattori da considerare: l’età ed il fatto che ci sia una crisi tra le squadre e molte chiudono. A 25 anni sei considerato vecchio e questo non aiuta, però i buoni risultati ottenuti (quattordici top 10, due vittorie, tre secondi posti e due terzi posti, ndr) mi hanno permesso di guadagnarmi il mio spazio. Giuliani mi ha dato una mano anche in questo visto che grazie a lui, nel mese di settembre, sono riuscito ad entrare in contatto con Fondriest ed Alberati.

Da quanto abbiamo capito il calendario ed i risultati sono stati i fattori che ti hanno permesso di emergere.

Sì, è innegabile. Correre il Tour of Hellas, il Giro di Ungheria e tutte le corse a tappe in Romania, più quelle italiane mi ha dato un qualcosa in più. La fiducia di cui parlavamo anche prima passa dal fare corse di alto livello.

Per Dalla Valle 55 giorni di corsa con la Giotti Victoria e con molte gare internazionali (foto Instagram)
Per Dalla Valle 55 giorni di corsa con la Giotti Victoria e con molte gare internazionali (foto Instagram)
Qualcuno potrebbe storcere il naso sentendo definire quelle gare come di “alto livello”.

La realtà è che lo sono, nel tempo sono sempre migliorate. Al Giro di Ungheria c’erano velocisti di primo livello: Kooij, Viviani, Groenewegen, Jakobsen… Al Sibiu Tour erano presenti ben sei squadre WorldTour, mentre in Grecia le WorldTour erano due ma c’erano tante professional: come la Drone-Hopper, la Bingoal, Caja Rural e Novo Nordisk.

Ritornare tra le professional lo consideri un arrivo?

No. E’ una possibilità che la Corratec mi sta dando, un’altra ripartenza, diversa da quella che ho fatto l’anno scorso con la Giotti, ma sempre di una ripartenza si tratta. 

E’ stata più difficile la ripartenza dell’anno scorso o lo sarà più quella di quest’anno?

Sono due cose molto diverse. Da un lato c’era la sconfitta per non essere riuscito a rimanere tra i professionisti. Questa la considero una ripartenza vittoriosa, l’obiettivo era quello di tornare nel ciclismo dei grandi e ci sono riuscito, ora devo dimostrare di poterci rimanere. 

Destinazione AlUla: il ciclismo apre le porte al turismo

04.01.2023
8 min
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Per la prima volta da quando è nata e fatto salvo l’abbinamento tecnico con Scott dal 2017 al 2020, la squadra riconducibile al gruppo GreenEdge Cycling viene affiancata da un marchio non australiano: AlUla. Finora li avevamo conosciuti come Orica-GreenEdge, poi Mitchelton-Scott, quindi Bike Exchange. Per i prossimi tre anni la squadra guidata da Brent Copeland si chiamerà Jayco-AlUla. Ed è proprio il team manager sudafricano a spiegarci l’abbinamento e la sua origine.

Al-‘Ula è una città della regione di Medina nel Nord-Ovest dell’Arabia Saudita. Si trova sulla Via dell’Incenso, all’interno del Governatorato di ‘Ula: uno dei sette nella regione di Medina.

«AlUla è anche la regione – dice Copeland – in cui nel 2022 abbiamo corso le cinque tappe del Saudi Tour. E’ una regione molto bella e particolare. Ci hanno trovato tombe di 2000 anni fa, non so se ricordate le immagini della corsa (foto Getty Images, in apertura). E’ un’area con montagne molto particolari in cui hanno creato un distretto turistico che si chiama Luxury Destination. Sono tutti hotel 5 stelle, 5 stelle deluxe, che richiamano una clientela di altissimo profilo».

In che modo lo sport può funzionare da traino?

Credono nello sport e anche nel ciclismo. Al Tour de France 2021 hanno fatto una prova con noi, mettendo il nome sulla spalla, e hanno visto che in 18 mesi la visibilità e il ritorno sono stati molto alti rispetto ad altri investimenti che fanno abitualmente

Ad esempio?

Investono molto sui concerti. Bocelli è stato già per due volte lì a cantare. Però hanno visto che il ciclismo, soprattutto quello internazionale che fa il giro del mondo, dà tanta visibilità per il turismo. Poi c’è da dire che chi va in bici adesso e può permettersi bici da 15.000 euro è anche il tipo di cliente che sceglie determinati hotel.

Per questo hanno deciso di aumentare l’impegno?

Adesso hanno uno spazio importante sulla maglia, non è più solo una spalla. L’accordo del Tour è durato 18 mesi, ma durante quest’anno abbiamo iniziato a parlare, proponendo di fare un progetto più ampio. Di non fare solo una sponsorizzazione, ma della possibilità di parlare con la Federazione.

Con quale obiettivo?

Vedere se c’è qualche corridore di laggiù che possiamo mettere alla prova, portarlo in ritiro. Proviamo ad aprire le porte ai loro atleti e l’idea gli è piaciuta molto. E poi, approfondendo il discorso, hanno visto il tipo di ritorno possibile e hanno accettato la nostra proposta.

Ci sono atleti con cui lavorare?

Qualcuno sì, non sono tantissimi però stanno cercando di fare sempre di più, anche a livello sportivo. Stanno cercando di promuovere il ciclismo, la corsa a piedi e ovviamente il calcio. Ma il ciclismo piace, ho visto che hanno fatto un accordo anche con Movistar appunto per questo… 

Gerry Ryan che finora ha pagato tutto di tasca sua si sarà sentito sollevato?

In passato, c’era stato Orica, che era un’azienda australiana. Poi sponsor tipo Scott e Giant che non erano suoi. Però lui ha sempre coperto con le sue aziende l’80 per cento del budget. E’ molto presente e importante per la squadra.

Avete già portato qualche corridore in ritiro con voi?

No, ne faremo uno dopo il Saudi Tour. Rimaniamo lì un paio di giorni, facciamo una presentazione con Laura Martinelli per quanto riguarda l’alimentazione. Facciamo una riunione con gli allenatori. Sarà un ritiro strutturato così ogni giorno, in cui sarà inclusa anche una pedalata.

In questi hotel di super lusso c’è spazio anche per il cicloturismo?

Certo. Hanno già fatto percorsi molto belli. Tra l’altro ne hanno fatto uno tutto in mezzo alle coltivazioni dei datteri e stanno aumentando il numero delle ciclabili. Andare in bici ad AlUla è bellissimo in questo periodo, mentre in estate è praticamente impossibile. Durante l’inverno è perfetto, l’anno scorso avevano pochi alberghi completati. Per quest’anno al Saudi Tour, ho sentito che riescono a mettere tutte le squadre nei loro hotel. In un anno hanno fatto cose spaziali.

Ad esempio?

Hanno costruito un aeroporto in meno di due anni e hanno già iniziato con voli diretti per l’Europa e altri Paesi. Hanno 6-7 voli al giorno. E alla fine guardando le statistiche, sono pieni di turisti italiani e anche svizzeri. L’anno scorso lungo il lago di Lugano c’era una mostra fotografica dedicata ad AlUla di cui non sapevamo niente.

In quelle zone si sta investendo molto nel ciclismo, da UAE Emirates a Bahrain: c’è un po’ di emulazione?

Non fanno mai confronti con chi c’è già, però anche io ho questa sensazione. Stanno investendo in vari sport. Sostengono Manchester City e Paris Saint Germain. Anche il Qatar si muove in questa direzione. E parallelamente si stanno muovendo anche con le federazioni per introdurre i vari sport. Sono nazioni che stanno portando gli sport di base nelle scuole e questo sia per un fatto di sport sia anche per questioni benessere.

L’ultima tappa del Saudi Tour 2022 è stata vinta da Dylan Groenewegen (foto Getty Images)
L’ultima tappa del Saudi Tour 2022 è stata vinta da Dylan Groenewegen (foto Getty Images)
Il Saudi Tour dello scorso anno aveva anche una tappa di salita…

Ci sarà anche quest’anno: una salita di 5 chilometri se non mi ricordo male, davvero dura. Ma a parte quello, c’è un altro strappo e tutto il resto è pianura. Come percorsi non è il massimo per andare in ritiro, come meteo sì. Ma se parliamo di turisti, prendi una e-bike o una mountain bike e te ne vai in giro a guardare le tombe. Sono bellissime, una roba pazzesca da vedere. Prima di andare, mi chiedevo come fosse. Ero un po’ scettico, cosa vuoi trovare in mezzo al deserto? Invece sono rimasto impressionato dal posto.

C’è qualcuno nel board di Luxury Destination che conosca il ciclismo?

C’è un americano, Philip Jones che arriva da Dallas. E’ già venuto al Giro e anche al Tour de France. E adesso verrà al Tour Down Under, dove faremo una presentazione. E’ giusto che si parta da Adelaide, manchiamo da due anni…

Ballerini 2022

E se la Roubaix tornasse a essere “casa Ballerini”?

16.04.2022
4 min
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Che fine ha fatto Davide Ballerini? Era uno degli italiani candidati a emergere nelle Classiche del Nord, eppure del corridore della Quick Step Alpha Vynil si sono un po’ perse le tracce. Guardando il suo palmarés del 2022, dopo un buon Saudi Tour con tre piazzamenti nei 10, al di là di un 7° posto alla Tirreno-Adriatico non c’è molto altro. Un rendimento che non è da lui, ma che ha spiegazioni valide e lo accomuna a tanti altri ciclisti italiani, tutti colpiti dalla malasorte in questo strano 2022.

Avvicinandosi alla Parigi-Roubaix, ci aspettavamo di sentire la sua voce abbacchiata, invece è abbastanza carico: «Comincio ad andare meglio, mi sento quasi al massimo, mi mancano solo le gare. Correre la Roubaix con soli 16 giorni di corse non è il massimo, soprattutto considerando quello che è successo».

Ballerini Brabante 2022
Ballerini alla De Brabantse Pijl: ritiro finale, ma buone indicazioni in corsa
Ballerini Brabante 2022
Ballerini alla De Brabantse Pijl: ritiro finale, ma buone indicazioni in corsa
Spiegaci che cosa ti è accaduto.

Non auguro a nessuno la sfortuna che ha colpito me e tanti altri italiani, una vera congiunzione astrale, con il picco di quel che è avvenuto a Colbrelli. Al Saudi Tour stavo andando bene, appena tornato ecco il Covid: nessun sintomo, ma stando fermo due settimane tutto quel che avevo fatto è svanito. Sono andato in altura su Teide con un compagno, 3 settimane di lavoro pieno. Sono sceso alla Tirreno-Adriatico e lì mi sono ammalato, una tosse che non andava via. Ho corso lo stesso, ad Harelbeke non ero neanche andato troppo male, ma questa tosse persisteva e così si è deciso di saltare il Fiandre. Ora è quasi andata via, ma la mia stagione anche…

Era un retaggio del Covid?

Non credo, mi hanno detto che era un’infezione polmonare contratta alla Tirreno, ma sono stato molto più male che con il Covid. D’altronde ho sentito in carovana che tanti si sono dovuti fermare come me.

Ballerini Saudi 2022
Il Saudi Tour era stato positivo per Davide: tre top 10 e podio nell’ultima tappa
Ballerini Saudi 2022
Il Saudi Tour era stato positivo per Davide: tre top 10 e podio nell’ultima tappa
Tu però hai pagato un prezzo alto: per te le Classiche sono l’obiettivo primario…

Praticamente la mia stagione vive qui, in Belgio. Ci puntavo tanto, avevo lavorato duro durante l’inverno per questo. Io però non sono uno che sta lì a piangere, devi pensare al futuro e porti nuovi obiettivi, spostarli in avanti. Sono convinto che prima o poi la ruota girerà, per ora è andata sempre nel verso sbagliato.

Magari cominciando da Roubaix…

Io ho cercato di fare tutto il possibile per essere pronto. Alla Freccia del Brabante ho corso per mettere un po’ di chilometri nelle gambe, ora guardo a domani con fiducia. L’importante è non arrendersi mai e non perdere la fiducia.

Ballerini pavé
Alla Roubaix il canturino ha partecipato due volte: 31° nel 2019, ritirato per caduta lo scorso anno
Ballerini pavé
Alla Roubaix il canturino ha partecipato due volte: 31° nel 2019, ritirato per caduta lo scorso anno
L’hai già corsa?

Due volte, nel 2019 ero andato anche abbastanza bene finendo 31°, nel 2021 invece è stato un “casino”, sono caduto e ho riportato una microfrattura a una vertebra. Domani è d’obbligo far meglio.

D’altronde sai che col cognome che porti dietro, la Roubaix ha un sapore particolare…

Ricorda tante cose belle. So che qui quando fai il nome Ballerini tutti si illuminano. Per me è un onore essere chiamato come Franco, anche se non eravamo parenti stretti. Franco qui resterà sempre Franco, ma non nascondo che pensarci dà sempre quei 10 watt in più…

La Roubaix è una gara particolare: rispetto ad altre a strategia di squadra conta meno?

Diciamo che cambia profondamente. Il Fiandre ad esempio, altimetricamente è più duro, la Roubaix è piatta ma certi settori di pavé sono peggio di una salita… E’ una gara nella quale serve tanta fortuna, devi avere il giorno nel quale gira tutto per il verso giusto, soprattutto non bisogna perdere mai troppe posizioni perché non recuperi più.

Ballerini Omloop 2021
L’ultimo bel ricordo di Ballerini in Belgio: la vittoria all’Omloop Het Nieuwsblad 2021
Ballerini Omloop 2021
L’ultimo bel ricordo di Ballerini in Belgio: la vittoria all’Omloop Het Nieuwsblad 2021
Per la tua squadra è un evento fondamentale, finora le cose non sono andate troppo bene.

Torniamo al discorso di prima, contro tanti colpi della malasorte puoi fare poco. Noi però abbiamo un gruppo affiatato, nel quale tanti possono emergere in una corsa come questa. Cercheremo di correre in team sapendo che tutti guarderanno noi per la tradizione in questa corsa, poi vedremo chi potrà emergere in base all’evoluzione, in fin dei conti almeno 6 di noi possono vincere. Io agirò da jolly, non sono quello chiamato a fare risultato, ma se capita l’occasione non mi tiro indietro. E magari quei 10 watt in più mi torneranno utili…

Van Gils 2022

L’Arabia ha svelato Van Gils, talento fatto in casa

12.02.2022
4 min
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E’ vero che l’inizio di stagione regala sempre sorprese, ma in quanti fino alla scorsa settimana conoscevano Maxim Van Gils? Eppure il 22enne della Lotto Soudal ha sbancato il Saudi Tour, la prima delle corse a tappe nella penisola araba. Certo, non c’era la partecipazione che vedremo all’Uae Tour, ma si è pur sempre messo alle spalle gente per lo meno più esperta, come il colombiano Buitrago che ha chiuso a 36” e l’ex iridato portoghese Rui Costa terzo a 48”.

Van Gils ha fatto la differenza con un’azione di forza nella quarta tappa, anticipando il gruppo e chiudendo con 40” di margine. A quel punto la corsa era messa in tasca, bastava solo amministrare, per la gioia del suo team. Già, perché Van Gils è l’ennesimo prodotto della politica lungimirante della Lotto Soudal, che ha messo in piedi un devo team senza neanche iscriverlo come continental, ma che attraverso la sua attività fa maturare i suoi ragazzi, pressoché tutti belgi, per dare un vivaio alla squadra maggiore.

Van Gils Saudi 2022
Il podio del Saudi Tour con da sinistra Buitrago, Van Gils e Rui Costa. Per il belga è la prima vittoria
Van Gils Saudi 2022
Il podio del Saudi Tour con da sinistra Buitrago, Van Gils e Rui Costa. Per il belga è la prima vittoria

Un talento nascosto fra gli U23

Se uno avesse guardato il curriculum di Van Gils, difficilmente lo avrebbe portato in un team WorldTour: neanche una vittoria fino al fatidico giorno arabo. Ma le ragioni ci sono: «Da Under 23 non si è visto tanto – ha spiegato a Sporza il suo team manager Kurt Van De Wouver che lo ha seguito da vicino nella sua attività giovanile – la colpa è stata delle cadute, infatti non ha corso tantissimo ma se arrivi due volte secondo in una corsa impegnativa come il Giro della Valle d’Aosta, devi valere per forza. Inoltre Maxim ha una grande dote: la resilienza».

Maxim è un gioiello da lavorare con calma, perché può brillare davvero: «Ha gambe importanti, ha una sparata che può fare la differenza, come si è visto al Saudi Tour. E’ in grado di portar via un piccolo drappello e poi regolarlo in volata, per questo sono convinto che le classiche possono adattarglisi a pennello».

Van Gils Piemonte 2021
Van Gils, qui all’ultimo GranPiemonte, è nato a Brasschaat il 25 novembre 1999
Van Gils Piemonte 2021
Van Gils, qui all’ultimo GranPiemonte, è nato a Brasschaat il 25 novembre 1999

Partito per fare classifica

La Lotto Soudal non gli ha mai fatto mancare la sua fiducia, anzi alla vigilia del Saudi Tour gli avevano comunicato che sarebbe stato l’uomo per la classifica: «Volevamo cominciare a mettergli pressione, dicendogli che il podio poteva anche essere un obiettivo alla sua portata – testimonia l’altro dirigente ed ex professionista di spicco Marc Wauters Nessuno certo avrebbe pensato che vincesse, ma sapevamo che era stato tra i primi del team a entrare in forma. Questo risultato cambia un po’ le sue prospettive e anche le nostre, pensiamo che possa far bene anche in gare più importanti».

«Una delle particolarità che ci è subito piaciuta di Van Gils – è ancora Van De Wouver a parlare – è che ha saputo subito fare gruppo. E’ un tipo calmo e allo stesso tempo allegro, che comunica molto con i ragazzi ed è disponibile al lavoro, tanto è vero che si è anche guadagnato la fiducia di Caleb Ewan come uomo utile nel treno per la volata. Va forte in salita ma è anche molto veloce, deve solo migliorare nella gestione delle gare com’è normale considerata la sua giovane età e relativa esperienza».

Van Gils Ewan 2022
Ewan si complimenta con Van Gils, col quale ha molto legato in ritiro
Van Gils Ewan 2022
Ewan si complimenta con Van Gils, col quale ha molto legato in ritiro

Che emozione al fianco di Valverde…

E lui, il nuovo talento belga, che cosa dice? Il mondo dei professionisti continua un po’ ad essere come un grande parco giochi: «Lo scorso anno al Giro di Catalogna – raccontava prima del Saudi Tour – a un certo punto mi sono ritrovato a pedalare fianco a fianco con Valverde: un altro po’ e sbando per l’emozione… Lui devo dire che è stato molto amichevole, è stato bello conoscerlo». In quella corsa, la Lotto Soudal colse importanti traguardi con Kron e De Gendt che fecero passare in sordina il suo comportamento, eppure aveva anche centrato una Top 10 di non poco conto.

Ora chiaramente non è più uno sconosciuto: «Io spero di ottenere il massimo dalla mia carriera e poter dire un giorno di aver vinto una gara importante – ha dichiarato dopo la conquista della corsa a tappe – Magari nelle Ardenne, sono le mie preferite…».