Il progetto di Giuliani ora sbarca anche in Cina

22.01.2025
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Non è mai semplice parlare con Stefano Giuliani, perché il manager della Monzon Incolor Gub è sempre in giro. Per sapere qualcosa di più sull’evoluzione del suo team continental affiliato in Romania ma dalla forte impronta italiana, lo abbiamo rintracciato poco prima dell’imbarco verso la Cina e scoprire la sua destinazione ci ha un po’ meravigliato.

Continua la lunga storia di Stefano Giuliani, il cui team è affiliato dal 2018 in Romania
Continua la lunga storia di Stefano Giuliani, il cui team è affiliato dal 2018 in Romania

Un investimento decisivo

«E’ la mia ennesima avventura – racconta – andiamo ad accordarci con un paio di aziende di bici per la prossima stagione. Devo dire grazie proprio a loro se sono ancora in questo ambiente: a fine ottobre avevo deciso di mollare tutto perché non c’erano le condizioni per continuare. Ma lo sapete quanto costa una squadra continental? Soprattutto se non hai le spalle coperte, se non c’è chi ti fornisce bici, accessori, materiale ma devi sempre pagare tutto? Io stavo per lasciare, ma mi è arrivata quella telefonata che ti allunga la vita, questa grande azienda cinese (Incolor, ndr) ha deciso di investire su di noi e di punto in bianco mi sono ritrovato ancora in ballo».

La squadra cambia profondamente, non solo nell’attrezzatura ma anche nel suo roster e la sua costruzione è qualcosa di molto diverso dal solito: «Io non contatto corridori o procuratori, sono loro a contattare me e questo lo devo soprattutto alle tante conoscenze che ho accumulato nel corso degli anni. Mi arrivano richieste sui social, per telefono, per mail… Questo è un progetto diverso da tutti gli altri, l’affiliazione rumena non è una scelta di comodo, ma rappresenta il nostro modo di pensare, con una squadra internazionale che fa un calendario internazionale. Per questo mi arrivano richieste da ogni parte del globo…».

L’ammiraglia del team con Dilara Gul, direttore sportivo che arriva dalla Turchia
L’ammiraglia del team con Dilara Gul, direttore sportivo che arriva dalla Turchia

Curriculum e non solo

Un progetto coraggioso e che ora trova nuova linfa, non solo economica ma anche mediatica attraverso un mercato enorme come quello cinese: «Hanno capito l’essenza del nostro progetto. Al giorno d’oggi vincono in pochi perché nel ciclismo contano esclusivamente i soldi. Ma se sei al di fuori della massima serie, i budget a disposizione sono sempre quelli e puoi fare ben poco, a meno che non cambi prospettiva. A me dispiace che non ci siano in Italia sponsor che guardino oltre la punta del proprio naso, che non colgano l’occasione».

Come avviene la scelta? «Mi arrivano tantissimi curriculum, io valuto in base alle nostre esigenze e al valore dei corridori. E’ chiaro che quelli di prima qualità sono nel WT, dopo bisogna saper inquadrare il valore di ogni corridore, che cosa può dare. Se si tornasse al passato, con una netta e semplice distinzione fra dilettanti e professionisti sarebbe tutto più semplice. Poi devo guardare anche altro».

Nuovi corridori asiatici

Che cosa? «Ad esempio abbiamo portato nel team un corridore di Hong Kong, Ngai Chung Ki. Questo perché saremo al Giro di Taiwan e devo quindi avere anche qualche motivo di richiamo per il mercato locale, stessa cosa per Zhang Changxin, corridore cinese ultimo acquisto. Devo tenere conto degli sponsor, ma anche dell’aspetto comunicativo e avere un corridore del luogo ti apre tante strade. Io d’altronde così posso dare spazio a ragazzi che meritano, perché non guardo certo solo il passaporto, voglio corridori veri».

La sua squadra è diventata una vera multinazionale, con 12 corridori di 8 nazioni diverse e ognuno di questi ha una storia: «C’è ad esempio il finlandese Sampo Malinen, mi aveva colpito il fatto che si allenava a 2.500 metri di quota – spiega Giuliani – mi sono ritrovato un corridore capace di finire nelle posizioni alte delle prove internazionali gravel, vediamo ora come se la cava. Oppure il britannico Tom Williams, che era senza team eppure a fine anno era ancora lì a Calpe ad allenarsi. Avendo 21 anni, aveva solo bisogno di una chance».

Il team è stato presentato nella sede dell’Incolor. Un’azienda di dimensioni enormi
Il team è stato presentato nella sede dell’Incolor. Un’azienda di dimensioni enormi

Due italiani nel team

Saranno due gli italiani in squadra, molto diversi fra loro: «Ho deciso di riconfermare Filippo Tagliani perché ha una grandissima esperienza all’estero e ne ha passate davvero tante, proprio questo è un valore in più. Può essere un esempio per i suoi compagni e quel regista in corsa che serve ai giovani per crescere. E’ un grande professionista. Con lui Jacopo Militello, appena 20 anni che viene dalla Toscana e può crescere molto in questo contesto».

Queste scelte hanno restituito a Giuliani la voglia di lottare per le strade di tutto il mondo: «Faremo un calendario molto internazionale, proprio per rispettare il nostro progetto. Molti mi chiedono perché mi fermo a 12 corridori. La risposta è semplice: l’attività continental costa molto, ma io devo essere in grado di far correre i ragazzi a ritmo abbastanza continuo, altrimenti mollano. Guardate quel che avviene in tanti team, si comincia la stagione con 10 e si finisce con 6. Non deve succedere, ognuno avrà le sue occasioni per correre e crescere».