Skerl: cresciuto tra Colombia, Italia e Slovenia

17.08.2022
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Al Tour of Szeklerland, in Romania, nella prima delle cinque tappe previste, alle spalle di Dalla Valle, si è piazzato Daniel Skerl. Si tratta di uno dei ragazzi del Cycling Team Friuli, la squadra gestita da Renzo Boscolo fucina di tanti giovani molto promettenti. Daniel è al suo primo anno da under 23, ma è al CTF da ormai tantissimi anni. Nato in territorio di confine, a soli 3 chilometri dalla Slovenia, è un mix di tante culture, a partire dalla sua famiglia: madre colombiana e padre «austro ungarico», come lo definisce lui

Al Tour of Szeklerland Skerl ha indossato la maglia di miglior giovane al termine della prima tappa
Al Tour of Szeklerland Skerl ha indossato la maglia di miglior giovane al termine della prima tappa
Daniel, già nella tua famiglia c’è un bel mix di tante culture!

Già – dice con una risata – con mia mamma colombiana e mio papà italiano per pochi chilometri ho avuto a che fare con diverse culture. Anche se devo ammettere che non è una cosa a cui ho fatto particolarmente caso, anche perché dove vivo io è normale. Certo, con mia mamma colombiana qualche differenza rispetto agli altri c’è, la più grande è nel cibo: mangio tantissimo riso, nei piatti colombiani è ovunque!

Ci ha detto il tuo diesse Boscolo che parli quattro lingue…

Sì, italiano, inglese, spagnolo e sloveno. Lo spagnolo l’ho imparato da mia mamma, mentre l’italiano è la mia lingua madre. Lo sloveno, invece, lo parla la mia famiglia dalla parte di mio padre. Come potrete immaginare il mio cognome (Skerl, ndr) non è italiano, diciamo che dove abito io, a Opicina, è diventata Italia un po’ tardi e di conseguenza metà della mia famiglia è austro-ungarica

Maglia poi passata al compagno Andrea Debiasi che l’ha portata fino al termine della corsa
Maglia poi passata al compagno Andrea Debiasi che l’ha portata fino al termine della corsa
Com’è vivere così vicino ad un altro Paese?

Per me normale, mi alleno spesso in Slovenia, mi piacciono parecchio le strade e la loro pace e tranquillità. Sono molto meno trafficate e ricche di sali e scendi, molto utili per spingere tanto e migliorare nella resistenza. Non ci penso mai al discorso del confine, per me è come se non ci fosse, mi sembra di essere sempre all’interno della stessa Nazione. 

Che scuole hai frequentato?

Fino alle medie ho fatto scuole bilingue, Ora sto facendo l’istituto tecnico e meccatronico a Trieste.

Che città è Trieste?

Differisce dalle normali città italiane, è molto diversa anche rispetto alle altre città vicine come Verona per esempio. Nell’architettura ha lo stile del Nord-Est europeo, è davvero la definizione di multiculturalità, è la sua caratteristica più affascinante.

Ecco Daniel (a sinistra) sul podio della prima tappa
Ecco Daniel (a sinistra) sul podio della prima tappa
Da quanto tempo sei al CTF?

Ho iniziato a correre con loro da G5, poi ho fatto due anni (2014 e 2015, ndr) all’UC Pordenone. Dal 2016 sono fisso con loro e con il CTF Lab, mi hanno sempre seguito bene, sono davvero soddisfatto di come sono andate le cose. Alla fine, anche nei due anni all’UC Pordenone mi hanno sempre monitorato ed osservato

Come hai fatto ad arrivare così presto?

Dovete sapere che il Cycling Team Friuli ha tutte le categorie. Io correvo in una piccola squadra delle mie parti che poi ha chiuso. Renzo Boscolo conosceva il diesse di questo team e così mi ha portato da lui. 

Entrare così giovane in una squadra come il CTF ti aiuta a crescere meglio, magari ponendoti degli obiettivi?

Avere un riferimento è importante e molto bello. Posso dire di aver conosciuto ed aver pedalato con i ragazzi che sono usciti dal CTF e che ora sono tra i professionisti, come Aleotti e i fratelli Bais. Guardare a loro mi ha sempre spronato a fare meglio, ti alleni pensando che sei in una squadra che ti permette di poter entrare nel mondo dei professionisti, ne hai gli esempi concreti davanti ai tuoi occhi.

Che cosa pensi del tuo primo anno tra gli under 23?

Sono contento, pensavo di avere qualche difficoltà in più, invece sono riuscito ad ottenere buoni piazzamenti. Prima alla Vicenza-Bionde e poi anche in Romania, una corsa 2.2, quindi con un livello un po’ più alto.  

Hai corso anche alla Adriatica Ionica Race, che differenze hai trovato rispetto alla Romania?

L’AIR è dura, ma ho capito molto del ciclismo dei grandi e mi ha aiutato a capire cosa mi aspetta in futuro. Arrivavano corridori appena usciti dal Giro d’Italia e la differenza nelle gambe si vedeva eccome. Ecco, una corsa come l’AIR ti permette di crescere e capire il ciclismo dei grandi, invece, il Tour of Szeklerland è una gara perfetta per aumentare di consapevolezza.

Skerl è entrato in pianta stabile al CTF dal 2016, per lui un lungo percorso di crescita e maturazione
Skerl è entrato in pianta stabile al CTF dal 2016, per lui un lungo percorso di crescita e maturazione
Spiegaci bene…

Fare gare come questa in Romania ti permette di crescere e maturare dal punto di vista della gestione della corsa. Il livello non è troppo elevato, essendo una 2.2, di conseguenza squadre come la nostra riescono a prendere in mano la corsa ed impongono il proprio ritmo. Nelle gare come l’AIR sei in balia di quello che succede, sono due tipi di crescita differenti.

Che tipo di corridore sei?

Penso di essere un corridore abbastanza veloce, con una buona resistenza in salita. Ma su quest’ultimo punto devo e voglio migliorare, anche per ampliare il bacino di gare alle quali posso ambire. Sono alto un metro e 77 per  74 chili, quindi abbastanza piazzato, non ho paura di fare a spallate in volata. 

Bryan Olivo, dategli una bici e sarà felice

05.07.2022
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Il Cycling Team Friuli lo abbiamo imparato a conoscere bene, la realtà friulana guidata da Renzo Boscolo si sta mettendo sempre più in luce. La realtà del CTF è giovane ed ambiziosa. Tra i tanti ragazzi che ci sono nel team uno si è messo in buona luce nell’ultimo periodo: si tratta di Bryan Olivo (in apertura, immagine Lucia e Stefano photo). Classe 2003, al primo anno nella categoria under 23, si è portato a casa il podio al campionato nazionale a cronometro. Vero che i partecipanti alla corsa erano solamente 14, ma in un ciclismo giovanile che perde costantemente di sostanza, è giusto premiare chi onora l’impegno.

Bryan Olivo, campionati europei juniores, 2020
Bryan Olivo ha corso nel ciclocross fino agli juniores, qui ai campionati europei di categoria del 2020
Bryan Olivo, campionati europei juniores, 2020
Bryan Olivo ha corso nel ciclocross fino agli juniores, qui ai campionati europei di categoria del 2020

Adattamento non facile

Il passaggio dagli juniores all’under 23 non è mai scontato e banale. Adattarsi ad altri ritmi e ad avversari più grandi non è facile e Bryan ce lo racconta.

«Non è stata una prima parte di stagione semplice – ci dice il frizzante Bryan – un infortunio al ginocchio mi ha tenuto fermo per un mese proprio a ridosso dell’inizio della stagione. A causa di questo stop ho perso tutta la condizione ed il lavoro effettuato in preparazione. Il terzo posto nel campionato a cronometro ha un po’ rimesso a posto le cose, ora cercherò di fare meglio e vedremo dove riuscirò ad arrivare». 

L’attitudine per la crono sempre coltivata. Qui nel 2020 (foto Scanferla)
L’attitudine per la crono sempre coltivata. Qui nel 2020 (foto Scanferla)

Bici che passione

«Arrivo dall’Uc Pordenone – racconta Olivo – la squadra di casa mia (che all’inizio del 2022 ha chiuso i battenti, ndr). Con loro sono stato davvero molto bene e ho potuto fare tutte le esperienze che desideravo. Non sono uno che ama stare fermo, mi piace fare fatica. Grazie a mio fratello ho imparato ad amare ed apprezzare la bici in tutte le sue discipline. Ho corso sempre su strada ma ho fatto anche pista, cronometro e cross. Tutte queste attività mi hanno permesso di crescere e di imparare qualcosa».

Tutta questa voglia di fare e le numerose esperienze fatte nei vari campi del pedale hanno portato l’attenzione di Boscolo, e dell’intero Cycling Team Friuli, sul giovane Bryan.

«Cross l’ho praticato da esordiente primo anno fino agli juniores, sempre primo anno. L’anno scorso, invece, mentre ero ancora in forza al Pordenone, ho ottenuto la medaglia d’argento al mondiale di categoria, nella disciplina dell’inseguimento a squadre. Pratico anche quello individuale, ma è un pochino più complicato».

Tra le altre attività di Bryan c’è la pista, dove nel 2021 ha conquistato l’argento ai mondiali juniores nell’inseguimento a squadre (foto Jan Brychta)
Tra le altre attività di Bryan c’è la pista, dove nel 2021 ha conquistato l’argento ai mondiali juniores nell’inseguimento a squadre (foto Jan Brychta)

Tante discipline

Trovare un ragazzo così innamorato della bici in tutte le sue sfumature è difficile. A volte a tutta questa passione bisogna porre un freno, anche solo momentaneo, per permettere al ragazzo di crescere e maturare. 

«Con il cross mi sono fermato lo scorso anno e anche per quello in corso, vedremo se nel futuro riuscirò a rispolverarlo. E’ una disciplina che mi piace e che mi ha insegnato tanto sulla tecnica di base, sulla guida del mezzo, ecc. La cronometro e la pista, viste anche le discipline che pratico sul parquet, si assomigliano abbastanza e quindi è più semplice conciliarle. Anche se quest’anno non sono ancora andato a girare al velodromo, soprattutto a causa del problema al ginocchio che vi raccontavo prima».

Il CTF è una squadra giovane, ben 5 dei suoi atleti under 23 sono al primo anno nella categoria
Il CTF è una squadra giovane, ben 5 dei suoi atleti under 23 sono al primo anno nella categoria

Un team giovane

Il CTF è un team che punta molto sui ragazzi giovani, abbiamo avuto modo di parlarne anche con i loro direttori sportivi. In un ciclismo che viaggia sempre più veloce e dove i ragazzi entrano nel mondo dei professionisti sempre più presto è importante trovare subito il modo di lavorare corretto, senza perdere tempo.

«Siamo cinque ragazzi al primo anno da under 23 – ci dice sempre Olivo – con i direttori sportivi e tra di noi ci troviamo bene. Non è scontato trovarsi bene con i compagni e lo staff ma posso dirmi felice. Anche con i ragazzi più grandi il rapporto è ottimo, ci consigliano e ci stanno molto vicini. I prossimi anni, per la mia crescita saranno importanti, la squadra fa tante gare all’estero e so che arriverà anche il mio momento e mi farò trovare pronto. Mettersi alla prova al di fuori della propria “comfort zone” è importante per essere stimolati nella crescita e nell’apprendimento».

De Cassan, un volto nuovo per le corse a tappe?

11.06.2022
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La Corsa della Pace non avrà forse più quel sapore epico del secolo scorso, quand’era il terreno di confronto fra il dilettantismo di Stato dell’est europeo e i giovani occidentali pronti a passare professionisti, ma resta con il Giro Under 23 e il Tour de l’Avenir la prova principale per la categoria inferiore, quella chiamata a mettere in mostra i migliori talenti. Per questo un 11° posto ottenuto qui ha più valore di tanti altri piazzamenti.

Davide De Cassan è tornato a casa proprio con un 11° posto in quella che era la sua prima vera esperienza a tappe e questo piazzamento dice tanto. Amadori, il cittì della nazionale, aveva impostato la squadra su Piganzoli e su di lui ed entrambi si sono dimostrati all’altezza, con l’altro finito 8° in un consesso di assoluto livello. Se però di Piganzoli già si parla molto come di un prospetto per i grandi giri, De Cassan è una scoperta assoluta.

Boscolo con il suo ex allievo Jonathan Milan. Al CTF ha creato una famiglia
Boscolo con il suo ex allievo Jonathan Milan. Al CTF ha creato una famiglia

Parola a Boscolo

A presentarlo convenientemente è il suo diesse al Cycling Team Friuli, Renzo Boscolo: «Ci è stato presentato da Raimondo Scimone che ha sotto contratto molti nostri atleti. Ci aveva detto che valeva davvero la pena d’investire su di lui, lo abbiamo sottoposto ai test e non abbiamo avuto più dubbi. Davide è uno che non solo va forte in salita, ma è intelligente e ha un modo innato di leggere la corsa. Deve imparare a osare di più, ma ci stiamo arrivando».

Lo trovi adatto per le corse a tappe?

Di base sì, anche se un corridore per grandi Giri lo costruisci solo con il tempo. Lui sta crescendo nei tempi giusti, non deve farsi ossessionare dalla rincorsa della vittoria perché ha dimostrato che sa correre per la squadra. Io gliel’ho già detto: se sai sacrificarti per gli altri, se contribuisci alle vittorie dei compagni, risalti in questo ciclismo, perché un team del WorldTour verrà a cercarti sapendo che può acquisire un corridore prezioso. Le vittorie non dicono tutto e soprattutto non danno il passaporto per la gloria. Guardate Aleotti: ne parlavo con il padre, nelle cronache magari non apparirà, ma ha fatto un Giro straordinario.

De Cassan compagni 2022
Davide è nato il 4 gennaio 2002. Quest’anno ha già tre Top 10 e buone prove anche al Giro di Sicilia
De Cassan compagni 2022
Davide è nato il 4 gennaio 2002. Quest’anno ha già tre Top 10 e buone prove anche al Giro di Sicilia
Ora De Cassan si troverà a cercare un’altra prestazione di rilievo al Giro U23 di fronte ad autentiche corrazzate come l’FDJ di Gregoire e Martinez. Non temi che si parta con un po’ di soggezione?

Ma scherziamo? Noi siamo la succursale della Bahrain Victorious, una delle tre squadre più forti del WorldTour, la paura non deve esistere, sono gli altri che devono temerci. Quando si è trovato nei grandi eventi, De Cassan come i suoi compagni non si è mai tirato indietro. Guardate al Recioto, ha lottato con i più forti del mondo fino all’ultimo metro finendo 4°. Al Giro metterà la sua firma, ne sono certo.

Parola a De Cassan

E lui, De Cassan, che cosa dice? L’impressione è quella di un ragazzo che dietro l’educazione nasconde una forte determinazione a emergere e che ha preso l’esperienza in Repubblica Ceka per imparare.

«E’ stata un’opportunità – dice – per prendere le misure a molti avversari per il Giro che è il mio vero obiettivo. Ho visto che il mio livello è già alto e questo mi dà molta carica».

De Cassan Ctf 2022
Al Ctf dal 2021, De Cassan si sta mettendo in luce come scalatore di vaglia
De Cassan Ctf 2022
Al Ctf dal 2021, De Cassan si sta mettendo in luce come scalatore di vaglia
Ti senti specialista per le corse a tappe?

E’ una bella domanda… Di sicuro mi trovo bene e non ho problemi a recuperare, per saperlo dovrei però anche capire se ho quel guizzo in più per centrare il successo pieno. Nelle gare di più giorni vado bene, più i percorsi sono duri e più mi si addicono. Per questo il Giro sarà un bel test.

Parlando con molti corridori della tua età, tecnicamente emerge quasi sempre la figura del passista in grado di reggere in salita, mentre latitano un po’ gli scalatori puri. Tu di quale categoria fai parte?

Fisicamente direi per quest’ultima, essendo altro 1,70 per 60 chili scarsi. Ciò non significa che in pianura vada piano, anzi se c’è da lavorare per la squadra, da tirare non mi tiro indietro. A cronometro ho più difficoltà sui tracciati brevi, quando la distanza è maggiore mi difendo meglio, per questo credo che nelle gare a tappe potrei dire la mia.

De Cassan Faenza 2019
La volata vincente di De Cassan alla GF Cassani giovani 2019 (foto Photobicicailotto)
De Cassan Faenza 2019
La volata vincente di De Cassan alla GF Cassani giovani 2019 (foto Photobicicailotto)
Quali obiettivi ti poni a breve termine?

Io mio sogno è vestire la maglia rosa al Giro Under 23. So che ci sono grandi nomi, ho visto Van Eetveld ed è davvero forte, ma non dobbiamo porci ostacoli prima del tempo, dobbiamo giocare le nostre carte. Dopo il Giro vedremo che programma prendere per la seconda parte di stagione.

Come ti trovi nel team? Un fatto che spicca è che nel corso della stagione ogni suo componente ha modo di emergere…

Merito di una struttura tecnica ideale per noi, che ci mette in condizione di fare bene ogni volta che siamo chiamati in causa. Sappiamo che a turno verrà per ognuno di noi l’occasione per puntare al risultato, non ci sono capitani o gregari prestabiliti. Inoltre siamo un bel gruppo, molto unito e questo conta. Ma devo dire grazie anche al cittì Amadori per l’opportunità che mi ha dato: anche in quell’ambiente si lavora bene, ognuno sa bene che cosa fare. Spero di avere altre occasioni.

De Cassan disco
La copertina del disco pubblicato da De Cassan nel 2019. A quando il prossimo?
De Cassan disco
La copertina del disco pubblicato da De Cassan nel 2019. A quando il prossimo?

Intanto Davide va avanti anche nell’altra sua passione, quella della musica che nel 2019 l’ha portato a pubblicare il suo primo disco, “Something new”: «Sono sincero, probabilmente non è il genere che la maggior parte di voi ascolta quotidianamente – aveva scritto come presentazione nel suo profilo Instagram – però è quello che ho dentro io. Ascoltatela, magari può piacervi davvero tanto». Ora però è decisamente più concentrato sul ciclismo.

CTF sugli scudi: Buratti cresce e sogna il professionismo

06.05.2022
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Il Cycling Team Friuli ha fatto incetta di risultati nella sua trasferta oltre confine alla Carpathian Couriers Race. Fran Miholjevic si è portato a casa la classifica generale, quella di miglior giovane e la classifica a punti. Un altro nome che ha brillato in territorio slovacco, al confine con la Polonia, è quello di Nicolò Buratti.

Il giovane corridore friulano, classe 2001, non è mai uscito dalla top ten nelle quattro tappe disputate. Ha conquistato il prologo di apertura, il quinto posto nella seconda frazione, infine un secondo ed un decimo posto nelle ultime due tappe.

Potremmo dire che è stata una trasferta prolifica…

E’ stata una bella gara, nella quale abbiamo fatto bene come squadra e anche dal punto di vista personale mi ritengo molto soddisfatto. Non mi aspettavo di poter vincere il prologo iniziale, mi sentivo bene ma non credevo fino a questo punto. Per quanto riguarda il resto delle tappe, sapevo fossero adatte a me.

E’ la tua seconda vittoria stagionale dopo il GP La Torre a Fucecchio.

Sono, anzi, siamo partiti forte quest’anno. Il giorno prima della vittoria a Fucecchio avevo ottenuto il secondo posto alla Firenze-Empoli (vinta da Guzzo, ndr). Il mese di marzo è andato molto bene, sono arrivato terzo al Gp Slovenian Istria, gara 1.2. Aprile è stato un mese un po’ più sfortunato.

Sei al secondo anno con il CTF, come ti trovi?

E’ una squadra continental che fa molta attività anche in altre Nazioni: Croazia e Slovenia su tutte. Questo ci permette di lavorare bene e di confrontarci con corridori e squadre di alto livello. Il team è davvero giovane, abbiamo solamente un corridore elite (Sergio Tu, corridore taiwanese richiesto da Merida, classe 1997, ndr). Sono gare con un parterre di atleti con un livello più alto rispetto a quello nazionale. Ti scontri con continental straniere davvero attrezzate.

Nicolò Buratti ha ottenuto la sua seconda vittoria stagionale aggiudicandosi il prologo iniziale della Carpathian Couriers Race
Nicolò Buratti ha ottenuto la sua seconda vittoria stagionale aggiudicandosi il prologo iniziale della Carpathian Couriers Race
E’ un confronto positivo per crescere e maturare anche in ottica professionismo.

Sì, anche perché l’obiettivo di ognuno di noi è quello di passare professionista. Confrontarsi con atleti che hanno avuto esperienze tra i pro’ è giusto, anche perché il livello, una volta tra i grandi, è alto. Diciamo che ci si abitua da subito. La mia prima gara fuori confine è stato il GP Adria Mobil nel marzo del 2021. Una corsa molto rinomata alla quale hanno partecipato anche la Bardiani ed i team development della Jumbo e della Groupama.

Hai fatto il primo anno da under 23 al Pedale Scaligero, come sei arrivato al CTF?

Nei due anni da junior non ero andato molto bene, anzi direi che sono stati i miei due anni peggiori. Le cause sono un po’ psicologiche ed un po’ per la maturazione fisica tardiva. Il primo anno da under 23 con il Pedale Scaligero mi ha permesso di crescere e di mettermi in mostra, così è arrivata la chiamata del Cycling Team Friuli. Essendo io friulano un po’ ci speravo e quando mi hanno contattato non ci ho pensato due volte. 

Il Cycling Team Friuli è una realtà che lavora con ragazzi giovani per formarli e farli crescere (foto Scanferla)
Il Cycling Team Friuli è una realtà che lavora con ragazzi giovani per formarli e farli crescere (foto Scanferla)
Che differenze hai trovato nel cambiare squadra?

Il CTF è un ambiente molto professionale, sotto tutti gli aspetti: da quello atletico a quello mentale. Si ragiona da grande team ed è importante per far crescere dei corridori pronti al professionismo. In più anche a livello di struttura e di supporto all’atleta ci sono molte strutture, come il CTFLab, cui si si appoggiano anche alcuni atleti professionisti. Curano la preparazione e la biomeccanica per ottenere il meglio una volta che si sale in bici.

Come ti trovi con la squadra e con Renzo Boscolo?

Il gruppo di atleti è molto unito, essendo poi tutti vicini di età è facile andare d’accordo. Renzo, insieme a tutto lo staff e al presidente Roberto Bressan, è il motore della squadra. E’ sempre pieno di energia e di idee, ci sta molto dietro ed è un punto di riferimento per tutti noi. 

Sul podio di Fucecchio, Boscolo (a sinistra) con il vincitore Buratti e il CT Friuli
Sul podio di Fucecchio, Boscolo (a sinistra) con il vincitore Buratti e il CT Friuli
A proposito di pro’, hai corso anche con loro?

Sì, sempre l’anno scorso ho corso con il Cycling Team Friuli la Cro Race e poi con la nazionale la Per Sempre Alfredo. Devo ammettere che ho provato una particolare emozione, soprattutto in Croazia dove per la prima volta ho corso accanto a Landa e Yates. Sono emozioni che però poi bisogna metabolizzare, perché alla lunga deve diventare la normalità.

Tu sei al terzo anno, stai già pensando al professionismo, magari dall’anno prossimo?

Ci penso, come è giusto che sia. Il mio è stato un percorso abbastanza graduale, con il primo anno qui al CTF ho capito cosa vuol dire fare ciclismo e la vita da corridore. Dal 2022 ho avuto un miglioramento ulteriore delle mie qualità tecniche, sarebbe bello passare pro’, ce la metterò tutta e credo di essere abbastanza maturo.

Anche tra i ragazzi c’è una bella amicizia, qui De Cassan (a sinistra) e Buratti (a destra) che festeggiano la vittoria al GP La Torre
Anche tra i ragazzi c’è una bella amicizia, qui De Cassan (a sinistra) e Buratti (a destra) che festeggiano la vittoria al GP La Torre
Che tipo di corridore ti senti di essere?

Se dovessi mettermi in una categoria direi quella dei passisti-veloci, me la cavo molto bene sui percorsi mossi, come alla Carpathian Couriers Race. Non sono molto veloce, piuttosto preferisco le gare dure con arrivi in gruppi ristretti. Mi sento più un corridore da corse di un giorno.

Prossimi appuntamenti? Farai il Giro d’Italia Under 23?

Lo farò, sarà la mia seconda partecipazione, l’anno scorso ho ottenuto dei buoni piazzamenti, quest’anno punterò a migliorarmi. Tra poco andrò sul Pordoi insieme a due miei compagni proprio per preparare il Giro. E’ l’appuntamento più importante in Italia e l’atmosfera che si respira è davvero entusiasmante.

Di carattere come ti descriveresti?

Abbastanza tranquillo, riservato ed introverso. Vado d’accordo con le persone, in gruppo mi trovo bene.

Fran Miholjevic: cognome importante come il suo talento

08.04.2022
4 min
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Fran Miholjevic ha lo sguardo furbo, ce lo dicono tutti e mentre parla con noi a pochi minuti dal via lo si vede. Il talento non gli manca ed in questo inizio di stagione lo ha ampiamente dimostrato, prima la vittoria al GP Vipava, in Slovenia e poi il secondo posto a San Vendemiano. Durante l’intervista gli occhi corrono lungo le colline di Col San Martino a scrutare l’orizzonte

Allora gli chiediamo se teme l’arrivo della pioggia. «Non mi piace molto correre con la pioggia» risponde rapidamente lui, mentre gli occhi non la smettono di viaggiare. E’ uno dei corridori più promettenti del Cycling Team Friuli e figlio di Vladimir Miholjevic, team manager della Bahrain Victorious.

Il giovane croato, qui in piedi sui pedali in mezzo al gruppo, è al secondo anno nelle file del Cycling Team Friuli
Il giovane croato, qui in piedi sui pedali in mezzo al gruppo, è al secondo anno nelle fila del CT Friuli
Allora Fran, questo inizio anno hai già vinto una corsa e ottenuto buoni risultati.

Sì, la corsa che ho vinto mi ha dato grande motivazione per lavorare bene. Questo è il mio secondo anno con il team, l’anno scorso ho avuto un periodo di adattamento, ma ora mi sento veramente pronto.

Cosa è cambiato rispetto all’anno scorso?

Non avendo più la scuola, ho avuto modo di potermi allenare al meglio e di prepararmi alle corse in maniera più approfondita.

Miholjevic al Trofeo Piva ha sofferto molto il maltempo, tanto da ritirarsi. L’apprendimento passa anche da giornate storte
Miholjevic al Trofeo Piva ha sofferto molto il maltempo, tanto da ritirarsi
La forza non ti manca, cosa ti aspetti da questa stagione?

Ora sto bene e spero di poter andare forte anche nelle prossime gare. Non ho obiettivi, vincere è sempre bello, ma direi che la cosa giusta è andare avanti un passo alla volta, lavorando gara per gara.

Conosciamoci un po’, come hai iniziato ad appassionarti alla bici?

Mio papà mi ha fatto conoscere questo sport, ovviamente non mi ha mai spinto a praticarlo. Però avere accanto sin da piccolo questo mondo mi ha creato curiosità, così ho voluto mettermi alla prova.

Com’è il tuo rapporto con lui?

Mi confronto, ma lascia sempre che sia io a decidere per me. Mi lascia molto spazio da questo punto di vista.

Le bici Merida con le quali corre il Cycling Team Friuli grazie alla collaborazione con la Bahrain Victorious
Le bici Merida con le quali corre il Cycling Team Friuli grazie alla collaborazione con la Bahrain Victorious

La voce del tecnico

Visto il gran parlare che si fa attorno al talento di Fran abbiamo voluto chiedere al suo diesse, Renzo Boscolo, qualche considerazione sul ragazzo.

«Questo è il suo secondo anno con noi – dice Renzo – l’anno scorso ha avuto anche la scuola quindi c’era altro su cui concentrarsi. Però appena finita abbiamo visto quanto è cresciuto in breve tempo, non dobbiamo dimenticare che è un 2002».

Renzo Boscolo diesse del Cycling Team Friuli
Renzo Boscolo diesse del Cycling Team Friuli
Come è arrivato da voi?

Noi come Cycling Team Friuli abbiamo rapporti di confine con tutti gli Stati vicini, sia Slovenia che Croazia. Lui è venuto da noi alla fine del secondo anno da junior chiedendoci se ci fosse posto e lo abbiamo accolto a braccia aperte. Tra l’altro aveva vinto la gara a Cividale, noi eravamo presenti e lo abbiamo notato subito.

Questo suo secondo anno servirà anche per affermarsi?

Vi dico, si sta notevolmente accorciando la finestra per mettersi in mostra. Una volta si aspettavano gli elite, ora si ha a che fare con ragazzi già pronti dopo due anni. Diciamo che lui sicuramente quest’anno ha fatto un bel salto in avanti nella preparazione. Vedremo dove potrà arrivare.

Andreaus: primo podio e sprazzi di talento

18.03.2022
5 min
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Marco Andreaus ha conquistato il suo primo podio tra gli under 23 domenica 13 marzo alla Due Giorni per Alessandro Bolis (foto apertura Scanferla). Ha regolato la volata di gruppo alle spalle di Manlio Moro, arrivato sul traguardo con 25 secondi di vantaggio.

«Il mio obiettivo – dice Marco Andreaus – era di ottenere un podio nell’arco della stagione, non mi aspettavo arrivasse così presto. All’inizio della gara non credevo molto in me stesso poi piano piano ho sentito che la gamba era buona e mi sono lanciato nello sprint». 

Marco ha la voce felice, è molto entusiasta e lo si capisce dalle sue parole cariche di trasporto. E’ al suo primo anno da under 23 e corre con il Cycling Team Friuli e oggi lo conosciamo insieme.

Marco Andreaus da junior ha corso con la Assali Stefen Omap, qui nella vittoria alla Coppa Città di Tavo (foto Scanferla)
Andreaus da junior ha corso con la Assali Stefen Omap, qui alla Coppa Città di Tavo (foto Scanferla)
Come sono andati questi primi mesi nella nuova categoria?

Bene, il passaggio di categoria si sente anche se ho sofferto un po’ meno rispetto a quanto mi aspettassi. La differenza maggiore l’ho trovata nella qualità della preparazione e dell’allenamento, da junior non sono mai stato abituato a fare più di tre ore di allenamento in inverno. Ho anche avuto la fortuna di andare a fare un training camp con la Bahrain Victorious.

Com’è stato trovarti faccia a faccia con quei campioni?

Bellissimo (fa un piccolo silenzio, come se stesse sognando, ndr), ero nel gruppo di lavoro con Colbrelli e Caruso. Pedalare gomito a gomito con loro è incredibile, prima li avevo visti solamente in TV. Ho fatto loro un sacco di domande, a Damiano ho chiesto come affrontano le salite e mi ha dato qualche consiglio. A tavola parlavamo delle corse che hanno vinto quando loro erano under.

Un consiglio particolare che ti ricordi?

Quello di non finirmi con troppi allenamenti (ridacchia, ndr).

Marco alle spalle di Wout Poels a sinistra e Jack Haig a destra nel ritiro di dicembre con la Bahrain Victorious
Marco alle spalle di Wout Poels a sinistra e Jack Haig a destra nel ritiro di dicembre con la Bahrain Victorious
Il tuo diesse, Renzo Boscolo ha detto che ti ha portato da loro Fondriest, cosa ti ha convinto a scegliere il CT Friuli?

Devo ammettere che il Cycling Team Friuli lo conoscevo già, ci sono tanti corridori trentini che hanno corso e che corrono qui. Renzo e Maurizio si sono incontrati agli europei di Trento e poi tutti insieme abbiamo parlato del progetto e mi sono convinto a venire qui.

Con Maurizio come ti trovi?

Bene, anzi, molto bene. Siamo insieme da tre anni, da quando ero junior di primo anno. Mi tratta come un figlio, ogni tanto viene da me o mi invita da lui a mangiare la pizza. Capita che usciamo insieme in bici d’estate e lì mi riempie di consigli…

Cosa ti dice in particolare?

Di stare tranquillo e di non aver fretta di crescere. Di non sfinirmi con allenamenti troppo lunghi, sono all’inizio della mia carriera, le cose arriveranno al momento giusto. Soprattutto mi raccomanda di non perdere la mia grinta.

Qui con Jonathan Milan ed i compagni del Cycling Team Friuli davanti al bus della Bahrain
Qui con Jonathan Milan ed i compagni del Cycling Team Friuli davanti al bus della Bahrain
I prossimi obiettivi?

Visto che sono in una squadra continental mi piacerebbe correre qualche gara internazionale. Vorrei testarmi in corse un pochino più impegnative, ma tutto arriverà a tempo debito, ora c’è la scuola da finire.

Che scuola fai?

Frequento l’istituto tecnico di Trento, indirizzo meccatronica.

Vivi a Trento?

Vivo a Borgo Valsugana

Essendo lontano dalla squadra ti alleni da solo?

Quando faccio scarico, il lunedì ed il venerdì, mi alleno con dei miei amici che correvano fino allo scorso anno. Il martedì sono a scuola anche il pomeriggio quindi non mi alleno, il mercoledì e il giovedì mi alleno sul lungo da solo. Un pochino mi pesa, ma sono solo due giorni. Anche se il prossimo anno conto di essere più vicino alla squadra.

Marco Andreaus insieme al suo procuratore e mentore Maurizio Fondriest
Marco Andreaus insieme al suo procuratore e mentore Maurizio Fondriest

Parola al diesse

«Il podio ottenuto domenica è la cosa più concreta ed evidente – dice Renzo Boscolo – ma Marco ha fatto anche tante altre cose belle. Come squadra gli abbiamo sempre chiesto di andare in fuga ed in tutte le corse è sempre riuscito ad entrarci. Ha un gran carattere, ed è molto concreto, riesce sempre a mettere in pratica ciò che gli chiediamo.

«Più che il risultato quel che conta è l’approccio, deve imparare a correre, a fare fatica per tutta la gara. Solamente così riuscirà a crescere ritagliandosi lo spazio giusto anche in categorie superiori. Ora non è importante il risultato, ottenere una vittoria rimanendo sempre nascosti nella pancia del gruppo ti insegna poco, i ragazzi devono imparare a fare fatica. 

A sentirlo parlare Marco sembra davvero un ragazzo con la testa sulle spalle, consapevole di ciò che fa. 

«E’ un ragazzo molto ambizioso – riprende Renzo – poi però bisogna saper mediare il tutto. Ad un ragazzo del primo anno è inutile far correre troppe gare a tappe o corse con i pro’. Non avrebbe nemmeno il tempo per prepararle, come dico sempre: prima c’è la scuola da finire».

Sulle parole di Bartoli, la risposta del CT Friuli

05.03.2022
4 min
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Eravamo abbastanza sicuri che dopo l’articolo con Bartoli sul GP La Torre qualcuno ci avrebbe contattato. Pensavamo qualcuno di quelli che si era sentito defraudato dalla vittoria di Buratti, invece a scrivere è stato proprio Renzo Boscolo, direttore sportivo di Buratti e del Cycling Team Friuli.

«Ho letto il tuo articolo con l’intervista a Bartoli – c’era scritto – e credo che hai centrato il punto. Siamo appena partiti e già ci sono lamentele sulle continental. Se hai tempo e piacere, ti dirò la mia…».

Sul podio di Fucecchio, Boscolo (a sinistra) con il vincitore Buratti e il CT Friuli
Sul podio di Fucecchio, Boscolo (a sinistra) con il vincitore Buratti e il CT Friuli

Continental e U23

Il Cycling Team Friuli 2022 è composto da 15 atleti e fatto salvo Donegà e i suoi imminenti 24 anni, gli altri sono tutti nati fra il 2000 e il 2003 (un atleta del 2000, 3 del 2001, 4 del 2002, 5 del 2003), pertanto si tratta di un team under 23 a tutti gli effetti che, non avendo ancora cominciato a correre con i professionisti, aveva tutto il titolo di correre a Fucecchio. Quel che poteva fare la differenza rispetto agli atleti delle piccole squadre toscane era la qualità degli atleti, ma da quando è dannoso correre contro rivali più forti?

«Bartoli ci ha preso – dice Boscolo, subito contattato – ma francamente mi spiace perché domenica non avevo percepito i malumori. Le continental alterano il panorama nel momento in cui iniziano a fare attività con i professionisti, ma anche noi quel giorno partivamo da zero e nei primi 10 c’erano anche ragazzi di squadre più piccole. Abbiamo dovuto sudare per andare a riprendere un corridore di Chioccioli (Lucio Pierantozzi, marchigiano, in fuga per quattro giri, ndr). E soprattutto parliamo sempre di corridori giovani, il cui impegno va dosato. Non puoi mandare i primi anni al massacro. Un po’ tra i professionisti e un po’ tra i dilettanti, non è pensabile con un gruppo così giovane andare a fare esclusivamente una stagione tra i professionisti».

Al GP La Torre, quattro giri in fuga per Lucio Pierantozzi (terzo da destra, al via della Firenze-Empoli, foto Facebook)
Al GP La Torre, quattro giri in fuga per Lucio Pierantozzi (terzo da destra, al via della Firenze-Empoli, foto Facebook)

Il calendario non basta

In realtà sarebbe possibile, su questo siamo parzialmente in disaccordo, se solo il calendario fosse tale da supportare il movimento per come si va strutturando.

«Tredici continental – dice Boscolo – sono troppe e limitano la partecipazione alle corse dei professionisti. Per cui capiterà anche a noi di andare alle gare più piccole, quelle organizzate dalle società che magari domenica si sono lamentate. Noi tutti dobbiamo dire grazie a Renzo Maltinti, ad esempio, che oltre ad avere la squadra, organizza le sue corse. Il ciclismo ormai esiste soltanto in Europa, e le WorldTour ce le ritroviamo anche nelle gare 2.1.

«Ad esempio, con la nostra squadra abbiamo sempre fatto il Sibiu Tour in Romania, ma quest’anno probabilmente non riusciremo. E’ ovvio che anche io preferisca le gare internazionali, ma per ora dobbiamo tenerci stretto il calendario italiano, che è apprezzato anche dalle squadre straniere. Gli sloveni ad esempio se non venissero di qua, non potrebbero garantire una grande attività ai loro ragazzi».

Al Sibiu Tour 2021, Fran Miholjevic in fuga con Aru: il confronto con i più forti fa crescere
Al Sibiu Tour 2021, Fran Miholjevic in fuga con Aru: il confronto con i più forti fa crescere

Guardiamo all’estero

Il punto debole dello sviluppo è infatti il calendario dei professionisti, che non riesce a strutturarsi in modo da concedere spazio a tutti.

«Agli organizzatori – dice Boscolo – interessano le WorldTour e le professional, non mi immagino una Coppi e Bartali con 13 continental italiane. Ma se ci guardiamo intorno, si vede che in Europa le squadre dei dilettanti corrono regolarmente fra le continental e le professional. Adesso va di moda portarli all’estero, dopo che per anni si è detto che così si cresce. Ma se vai fuori a fare figuracce, forse è bene che stai a casa. Per questo 13 continental sono troppe, perché non tutte hanno il livello necessario.

«Bartoli ha centrato il tema, i ragazzi devono confrontarsi con quelli più forti. Il Buratti che ha vinto La Torre, da junior non ha fatto niente. Non mi permetto di dire chi farà carriera e chi no, ma quando poi vai ai mondiali o all’estero, contro questi devi correre. Questi devi battere. Se ci provi tutto l’anno, magari soffri di meno».

Olivo esordienti

Per Olivo niente ciclocross. Almeno per ora…

08.12.2021
4 min
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E’ un anno importante per Bryan Olivo, un anno di grandi transizioni. Dal punto di vista delle discussioni, il suo 2022 è iniziato ancora prima, perché non vederlo in gara nel cross, dove pure è campione italiano junior in carica, ha fatto un certo effetto. Al CTF garantiscono che è stata una scelta presa consapevolmente per risparmiarlo un po’ considerando il salto di categoria, lo stesso cittì Daniele Pontoni ha detto di aver parlato con il ragazzo e di confidare di riaverlo a disposizione nell’inverno successivo, ma che cosa dice il diretto interessato?

Si capisce subito, parlandoci, che non è stata una decisione facile né presa a cuor leggero perché il ciclocross fa parte integrante della passione di un ciclista come Bryan, vero prodotto del ciclismo moderno, esempio di multidisciplinarietà. Ma anche lui è convinto che sia stata una decisione necessaria: «Renzo Boscolo mi conosce bene, considerando che mi segue da 6 anni. Ne abbiamo parlato, mi ha fatto capire che il passaggio di categoria è un momento delicato e devo prepararmi al meglio per la stagione su strada. Non è stato facile rinunciare, ma si doveva fare».

Bryan Olivo, Daniele Pontoni, 2018
Pontoni con Olivo: il cittì conta di riaverlo a disposizione per parte della prossima stagione
Bryan Olivo, Daniele Pontoni, 2018
Pontoni con Olivo: il cittì conta di riaverlo a disposizione per parte della prossima stagione
Con Pontoni come siete rimasti?

Daniele mi ha visto crescere, ha capito le mie esigenze ma sa quanto amo il ciclocross. Ne riparleremo il prossimo anno.

Lui pensa di poterti avere a disposizione almeno per una parte della stagione, quella più importante…

Si potrebbe ricalcare un po’ la gestione dei 3 grandi: Van Der Poel, Van Aert e Pidcock iniziano a gareggiare a dicembre e tirano avanti fino ai mondiali per avere poi il tempo di preparare come si deve le classiche. Io potrei fare qualcosa di simile in proporzione agli impegni della mia categoria. Il passaggio fra gli Under è molto importante, devo farmi trovare pronto fin da subito, il primo anno è quello fondamentale per mettersi in mostra.

Olivo 2016
Olivo tricolore ciclocross esordienti 1° anno nel 2017. Ha vinto anche fra i 2° anno e da junior
Olivo 2016
Olivo tricolore ciclocross esordienti 1° anno nel 2017. Ha vinto anche fra i 2° anno e da junior
Non rischi di soffrire troppo il peso del passaggio? Ormai nel ciclismo attuale una categoria come gli Under 23, che pure si sviluppa nell’arco di tre anni, sembra esaurire le chance di un ragazzo già alla prima stagione…

Non sento tanto la pressione, perché sono in un ambiente che ritengo una famiglia. Cerco di non pensarci, sennò si rischia di sbagliare per troppa fretta. Serve grande lucidità mentale, il feeling con chi gestisce il team è un grande aiuto per concentrarmi sui miei obiettivi.

Di te si è parlato molto a proposito di ciclocross e pista ma poco come stradista: dove pensi di poter emergere?

Sinceramente ancora non lo so, anche per questo abbiamo pensato di mettere momentaneamente da parte il ciclocross. Devo capire che corridore sono e dove posso arrivare: in salita mi difendo, nelle volate vado bene, a cronometro ho ottenuto buoni riscontri, ma tutto ciò dove può portarmi? Per questo la prima stagione sarà importante.

Olivo 2018
Su strada Olivo ha ancora poca esperienza, anche se è stato tricolore esordienti 1° anno nel 2016 (foto di apertura)
Olivo 2018
Su strada Olivo ha ancora poca esperienza, anche se è stato tricolore esordienti 1° anno nel 2016 (foto di apertura)
Hai affrontato gare a tappe? Quelle sono un bel test per conoscersi…

Nel 2021 avevo preso il via al Giro del Friuli, ma sono caduto alla terza tappa e mi sono dovuto ritirare, quindi non ho riscontri. La gara dove sono andato meglio è stata quella di Pieve di Soligo, c’erano grandi nomi anche dall’estero (vinse il francese Gregoire sul belga Uijtdebroeks, ndr) finendo 11°, era una gara davvero dura, una delle più difficili del calendario juniores.

Ciclocross messo da parte. E la pista?

Abbiamo pensato di continuare perché si svolge d’estate e è più facilmente abbinabile alla strada. La squadra è d’accordo, anche perché ne posso scaturire benefici per la mia crescita in entrambe le discipline. Vedremo di organizzare la stagione contemplando i principali eventi al velodromo, per guadagnarmi una maglia per le gare titolate di categoria.

Olivo 2021 pista
Olivo e compagni sul podio mondiale 2021, argento a Il Cairo nell’inseguimento a squadre (oro ai tedeschi)
Olivo 2021 pista
Olivo e compagni sul podio mondiale 2021, argento a Il Cairo nell’inseguimento a squadre (oro ai tedeschi)
Come riesci ad abbinare tanta attività ciclistica con la scuola?

D’inverno non è semplice, riesco a fare lavori di un paio d’ore prima che venga la sera e poi c’è lo studio che impegna tempo, quando arrivano la primavera e l’estate è più facile, si riesce a far tutto. Io poi mi ritengo fortunato perché posso fare ciò che amo e questo vale bene qualche sacrificio…

Guardi in Tv le gare di ciclocross?

Finora no, anche perché senza i tre non mi diverto molto, lo spettacolo lo fanno loro e poi, lo ammetto, a guardare mi viene una nostalgia…

Tante novità, ma alla base è sempre il Cycling Team Friuli

04.12.2021
6 min
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L’estate e poi l’autunno del Cycling Team Friuli sono stati montagne russe. Avendo preso il giovane Milan dalla squadra di Bressan e Boscolo e avendolo gestito bene fra Artuso e Fusaz, capo del CTFLab, i manager del Team Bahrain Victorious a un certo punto hanno proposto alla squadra bianconera di diventare il suo vivaio.

Avrebbe significato sciogliersi e perdere l’identità che negli ultimi anni hanno fatto della squadra un riferimento fra le continental europee. Qualcuno era favore. Qualcuno era contrario. Qualcun altro era nel mezzo. Richiesto di un parere nel cuore dell’estate, anche Giovanni Aleotti era sembrato perplesso.

«Probabilmente – aveva detto – smetterebbe di essere la piccola famiglia che ha portato al professionismo tanti di noi e che è sempre stata la sua chiave. Ci sarebbe da valutare e capire se ne vale la pena».

Andrea Pietrobon, qui con Boscolo, correrà dal prossimo anno nella Eolo-Kometa continental
Andrea Pietrobon, qui con Boscolo, correrà dal prossimo anno nella Eolo-Kometa continental

Le voci d’estate

Fra cose non dette e cose che si dicevano, a settembre in giro la raccontavano come cosa fatta. Ne parlavano i direttori sportivi dei pro’, ne parlavano i corridori, anche se di definito non c’era nulla. Tra l’altro l’offerta della squadra guidata da Miholjevic, il cui figlio Fran corre proprio nel CTF, aveva nel frattempo permesso di capire che il regolamento tecnico legato ai Development Team dell’UCI poneva una serie di paletti molto stringenti sul rapporto fra la squadra WorldTour e quella prescelta per esserne il vivaio. E dato che il CTFriuli non voleva perdere la sua identità, alla fine, fra cose dette e cose che non si possono dire, sembrerà di rivivere la collaborazione che per un po’ legò la Lampre-Merida e il Team Colpack. La squadra bergamasca infatti mantenne colori e prerogative, corse con bici e materiali del team di Saronni e alla fine del 2016 fece passare nelle sue file Consonni, Ganna, Ravasi e Troìa.

Su bici Merida

Perciò, in attesa di vedere la nuova maglia, il Cycling Team Friuli riparte con bici Merida, un corridore dall’Oriente, ma la filosofia di sempre. Renzo Boscolo sull’ammiraglia. I ragazzi del CTFLab che sono ormai un pool tecnico di primissimo piano. E Roberto Bressan a dettare la rotta dall’alto della sua esperienza.

«Abbiamo fatto una bella campagna acquisti – racconta Boscolo – con una serie di giovani molto interessanti, fra cui Bryan Olivo e Daniel Skerl che arrivano diretti dalla Uc Pordenone, in cui li avevamo messi perché crescessero. Purtroppo la squadra ha chiuso, quindi è decaduto il discorso della filiera. Il Friuli si salva grazie al fatto che ha numeri contenuti, ma dovremo trovarci un’altra squadra juniores. Avendo gli allievi, il passaggio fra gli junior è decisivo».

Parlavi di Olivo, che è campione italiano juniores di cross, ma non sta correndo…

Per quest’anno abbiamo deciso di non fare cross. Lui non l’ha presa bene, ma ci siamo accorti che va forte anche in pista e non poteva seguire tre discipline, dato che ha anche la scuola. Per cui, visto che anche nel cross avrebbe accusato il salto di categoria, per il primo anno ci concentreremo su strada e pista. Il secondo posto al mondiale dell’inseguimento a squadre è stato un bel segnale e forse, se avesse fatto anche l’europeo, sarebbero arrivati alla finale con più esperienza.

Matteo Milan vince a Reda tra gli juniores con una lunga fuga. E’ il 2 maggio 2021
Matteo Milan vince a Reda tra gli juniores con una lunga fuga. E’ il 2 maggio 2021
Di Skerl cosa dici?

Vedrete se non sarà una rivelazione. Fino agli allievi ha corso in mountain bike, ora va su strada. Non ha vinto, ma ha nove piazzamenti nei cinque da marzo a ottobre.

Fra i nuovi c’è anche Matteo Milan, fratello di Jonathan?

Quest’anno ha vinto due corse in modo non banale. Una con 40 chilometri di fuga solitaria, l’altra partendo sin dai primi chilometri con un gruppetto. E’ completamente diverso da “Johnny”, più maturo in rapporto all’età. Proprio il fratello ci raccontava che tutte le mattine si alza e fa ginnastica, perché forse ha visto che Jonathan ha iniziato a fare seriamente la differenza quando ha iniziato a seguire alla lettera le indicazioni di Andrea Fusaz.

Chi altri arriva?

Longato e Andreaus, due bei corridori. Il secondo lo ha portato Fondriest e ci ha fatto una bellissima impressione. Poi sempre dalla scuderia di Maurizio arriverà un inglese che si chiama Oliver Stockwell. Nel 2021 era al primo anno, ha partecipato al Tour of Britain dei pro’ con la nazionale, segno che anche loro ci credono parecchio.

Donegà rimane?

Certo, perché non abbiamo voluto privarci di un pistard che abbiamo seguito molto, ma per lui sarebbe sicuramente meglio se riuscisse a entrare in un gruppo militare.

E poi c’è Miholjevic…

Credo che il 2022 sarà il suo anno. Ha finito la scuola e potrà dedicarsi al ciclismo a tempo pieno.

Invece Pietrobon?

Come forse pochi sanno, Andrea ha avuto qualche problema di salute, un’intossicazione virale che gli ha tolto la forza per parecchio tempo. Nonostante questo, nel 2022 correrà nella continental della Eolo-Kometa e poi diventerà professionista con loro. Il fatto che ci abbiano creduto depone a loro favore. Ho già degli ottimi report sul loro lavoro da parte di Davide Bais, sono contento se riusciranno a crescere ancora.

Un altro anno da Ct Friuli, dunque?

Il nostro modo di lavorare con i giovani è piaciuto. Abbiamo avuto carta bianca sui nomi da prendere e per il resto saremo sempre noi. Con una maglia particolare, ma sempre nel nostro stile. E il resto si vedrà dal 2022.