Attacco sulla Redoute e tanti saluti. La grande Liegi di Remco

24.04.2022
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«The worst crash I’ve ever seen», la peggior caduta che abbia mai visto. Alberto Bettiol tira su col naso e poi si dirige verso il pullman della squadra. Il riferimento è al mucchio violento che ha spezzato il gruppo a 59,5 chilometri dall’arrivo, dalle parti di Andrimont. Il più malconcio di tutti parrebbe al momento Alaphilippe, ripreso dalle telecamere sul fondo della scarpata. Aveva battuto la schiena anche alla Strade Bianche, fra tanto brindare per la vittoria di Remco, c’è qualche sguardo accigliato.

«Ha battuto dietro – dice Wilfried Peeters, oggi sulla seconda ammiraglia – e quando si è rialzato, faticava a respirare. Lo stanno portando all’ospedale. L’ho perso un po’ di vista, scusa…».

Da quanto si legge nel comunicato della Quick Step-Alpha Vinyl, il campione del mondo si sarebbe fratturato due costole e una scapola e avrebbe anche un polmone collassato. La ripresa non sarà semplice (seguiranno aggiornamenti).

L’entusiasmo dei tifosi di Alaphilippe si è trasformato in apprensione
L’entusiasmo dei tifosi di Alaphilippe si è trasformato in apprensione

Festa fiamminga

Il bus blu della Quick Step-Alpha Vinyl è accanto all’arrivo e intorno c’è l’atmosfera della festa. Remco Evenepoel ha vinto la Liegi con un numero da campione e si fa fatica a riconoscere apprensione per il campione del mondo. In qualche modo c’è da capirli. La campagna del Nord della squadra di Lefevere era stata finora un grosso buco nell’acqua e vincere la Liegi con un belga – e non un belga qualunque – è ossigeno puro.

«Patrick ci ha detto di stare calmi – dice a caldo Evenepoel, dopo aver abbracciato a più riprese la sua compagna – e in qualche modo ci ha dato la carica dimostrando di credere in noi. La mia famiglia, i miei amici e il mio team hanno sempre creduto che potessi tornare ai massimi livelli, quindi un enorme grazie va a loro. Adesso posso dire di essere tornato al mio livello e di essere tra i migliori corridori al mondo. Ho sofferto molto mentalmente e fisicamente. Finalmente sento che tutto sta andando di nuovo bene ed è una cosa stabile. Oggi ho mostrato il miglior Remco da quando sono diventato un professionista».

Van Aert fa buon viso

Torneremo con lui più tardi, quando avrà finito la trafila delle premiazioni. Intanto ci aggiriamo nel dedalo di pullman e tifosi in questo rettilineo troppo stretto per essere a una Liegi. Landa arriva con lo sguardo fiero e si infila nel bus dopo la salva di attacchi belli da vedere ma purtroppo infruttuosi. Attorno al pullman della Jumbo Visma invece c’è il solito stuolo di fedelissimi di Van Aert, che si è dovuto accontentare del terzo posto, cedendo proprio negli ultimi metri al ritorno di Hermans. Lui è sotto, appena tornato dal podio.

«Il terzo posto non era quello per cui sono venuto – dice al drappello di giornalisti presenti – ma devo esserne soddisfatto. Con un po’ più di fortuna sarei potuto finire secondo, ma ho lavorato molto nel gruppo inseguitore e per questo non sono stato all’altezza dello sprint. Però ho capito che per vincere questa corsa ho bisogno di una grande giornata e di condizioni favorevoli…».

Podio tutto belga, con Evenepoel ben… scortato da Hermans e Van Aert
Podio tutto belga, con Evenepoel ben… scortato da Hermans e Van Aert

Amore per la Redoute

E poi torna lui, l’enfant prodige del ciclismo belga: Remco. Ventidue anni, debuttante della Doyenne e già sulle spalle una lunga storia da raccontare.

«La Redoute – gli ridono gli occhi (foto di apertura) – è una delle mie salite preferite al mondo. Conosco ogni buca dopo tutti gli allenamenti che ci ho fatto. Là in cima è il momento in cui tutti hanno mal di gambe e provare è stato un atto di coraggio, ma anche l’attuazione di un piano. La squadra mi ha tenuto al sicuro fino alle salite. Ho dato uno sguardo alla potenza, l’attacco è stato come uno sprint. Sapevo di voler dare un colpo forte proprio lì, ma vincere così non è stato facile. La preparazione è stata perfetta, non c’erano scuse, al di là di una caduta o di una foratura, perché la corsa non andasse bene. Non sono sicuro di poter dire che ho vinto come quando ero uno junior, per rispetto verso questo gruppo di livello altissimo, ma di certo (ride e un po’ arrossisce, ndr) ha fatto un gran bene alla mia autostima».

Nuova esplosività

Eppure la disinvoltura nell’attacco e la facilità nel mantenere l’andatura hanno fatto davvero pensare all’Evenepoel che negli juniores disponeva come voleva del gruppo.

«Quando la strada ha spianato in cima alla Roche aux Faucons – dice – ho sentito di avere ancora forze per tenere alta l’andatura. L’inverno ci ha mostrato che sono più esplosivo di prima e che ho migliorato la mia abilità nella crono. La spiegazione che ci siamo dati è che dopo la caduta ho dovuto lavorare per ricostruire la muscolatura e forse la nuova esplosività arriva da lì. Oggi ho dimostrato di poter fare un attacco esplosivo a capo di una corsa dura. E ho mostrato anche una grande sicurezza. Quando si sono riavvicinati, non sono mai andato nel panico, perché sapevo che sulla bici c’era di nuovo il miglior Remco. Parliamo di potenza giusta. Capacità di maneggiare la bici. Tanti piccoli step che mi hanno aiutato a credere nuovamente in me stesso e a spingermi di nuovo oltre i miei limiti. Sono cose che vengono da sé, in modo fluido, ma in modo diverso dal primo anno in cui sembrava che dovessi solo schioccare le dita. Ho capito che puoi avere tutto il talento del mondo, ma senza testa e lavoro non si va troppo lontano».

Al traguardo come in un sogno, braccato da un amico dell’ambiente
Al traguardo come in un sogno, braccato da un amico dell’ambiente

Prima di andarsene racconta che ieri ha mandato un messaggio al suo primo allenatore, scrivendogli che ogni sforzo fatto finora è stato per vincere la Liegi e che prima o poi ci sarebbe riuscito. Poi rende merito a Philippe Gilbert, che definisce un eroe belga e aggiunge di essere fiero di aver vinto la sua ultima Liegi. E poi annuncia che d’ora in poi tornerà in modalità corse a tappe, puntando al Giro di Svizzera e poi alla Vuelta. La Liegi è finita, stasera ci sarà da scrivere per alcuni e brindare per altri. Ma se davvero è tornato il Remco di prima, prepariamoci a vederne delle belle.

Alaphilippe vince, Evenepoel lo lancia e Bramati gongola

06.04.2022
4 min
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Non è facile mandare la squadra alle corse. Si sarà pure usciti dallo stato d’emergenza, ma il Covid continua a circolare, portando con sé una serie di effetti collaterali difficili da decifrare. Anche la Quick Step-Alpha Vinyl ha avuto le sue gatte da pelare. E se al Nord i corridori guidati da Peeters e Steels fanno fatica a spiccare, per motivi di salute e poca fortuna (vedi il problema meccanico occorso ad Asgreen al Fiandre nel momento della selezione), il bel segnale arrivato ieri al Giro dei Paesi Baschi ha riportato il sorriso. Soprattutto l’intesa tra Alaphilippe ed Evenepoel, entrambi a braccia alzate sul traguardo di Viana (foto di apertura), racconta di una complicità che potrebbe rivelarsi la chiave per le classiche delle Ardenne. Per questo Bramati si frega le mani.

La Jumbo Visma controlla la corsa per Roglic: come dice Bramati, la neve non manca…
La Jumbo Visma controlla la corsa per Roglic: come dice Bramati, la neve non manca…

Un freddo cane

Oggi la tappa sarà molto più nervosa. E in attesa di salire sul pullman per andare alla partenza (che sarà data a Llodio alle 12,57), Bramati ci racconta di ieri e del momento dello squadrone belga.

«Fa un freddo cane – dice il tecnico bergamasco – sulle salite c’è tanta neve, ma per fortuna dovrebbe migliorare e soprattutto non piove. Non siamo gli unici ad aver avuto dei contrattempi, tante squadre sono state costrette a rinunciare o rimescolare gli uomini. Anche Julian ha dovuto saltare la Sanremo che aveva già vinto, ma adesso parrebbe aver recuperato e ieri è venuta una bella vittoria».

Alaphilippe all’ammiraglia: guida Lodewick, nel sedile accanto c’è Bramati
Alaphilippe all’ammiraglia: guida Lodewick, nel sedile accanto c’è Bramati

Freccia e Liegi

I suoi giorni stanno per arrivare. La Freccia Vallone del 20 aprile e la Liegi del 24 chiamano il campione del mondo, che le ha sempre dichiarate come i primi obiettivi della stagione.

«Si avvicinano le sue corse – ragiona Bramati – per cui mai come adesso, l’importante è non ammalarsi. Giusto stamattina stavo guardando il Corriere della Sera e quando sono arrivato a leggere della variante XE, ho chiuso il sito. Non si riesce a stargli appresso. Aver vinto ieri è un bel segnale per lui e per tutta la squadra. Julian è il campione del mondo, non era partito bene, ora speriamo di aver preso la strada giusta. All’inizio era dispiaciuto per tutti i contrattempi, però resta tranquillo perché conosce le sue potenzialità».

Evenepoel lo ha lasciato ai 200 metri: Alaphilippe può lanciare la sua volata in leggera salita
Evenepoel lo ha lasciato ai 200 metri: Alaphilippe può lanciare la sua volata in leggera salita

Non è la Play Station

Quel che più ha colpito sono stati gli abbracci di Evenepoel dopo aver lanciato il compagno. Il giovane belga ha effettivamente fatto un capolavoro nel pilotare lo sprint del francese, mettendoselo a ruota nell’ultima rotonda e lasciandolo ai 200 metri.

«Non eravamo i soli a voler entrare davanti in quella rotonda – sorride Bramati – e ci rendevamo conto di non avere gli uomini per fare un treno di quattro corridori. Però ci siamo parlati prima della corsa, sapendo dopo la crono del giorno prima che Remco fosse comunque in grande condizione. Non è la Play Station, ci sono anche momenti difficili, ma sai anche che quando hai un corridore come lui, le belle cose si possono fare ugualmente. E in quel finale si è verificato lo scenario perfetto, identico a come lo avevamo immaginato. Julian si è fidato e alla fine eravamo tutti super contenti».

Il tocco del Brama

C’è tanto del “Brama” nel rapporto che si sta creando fra il campione del mondo e il belga che sta diventando grande.

«Sono rapporti che costruisci – ammette Bramati – con il concorso di tutte le parti. Un po’ l’ammiraglia, un po’ loro e un po’ la fortuna che tutto vada bene. Ci vedo un po’ della relazione che a suo tempo si creò tra lo stesso Alaphilippe e Gilbert. Avete visto come hanno corso alla Tirreno nella tappa di Carpegna? Julian sapeva di poter andare in fuga, ma anche che se non fosse stato davanti per vincere e ce ne fosse stato bisogno, avrebbe dovuto aiutare Remco. Se vi ricordate, a un certo punto si rialzò dalla fuga e aspettò il compagno. Ieri Remco in qualche modo si è sdebitato e forse per questo era così contento».

Pogacar a Carpegna fra le bandiere gialle del Pirata

12.03.2022
6 min
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Gli chiesero come mai gli piacesse correre all’antica, attaccando da lontano. Marco li guardò e in tutta risposta gli domandò se il suo attaccare da lontano non fosse in realtà troppo moderno. Vedere Pogacar attaccare da lontano sulla sua salita, in sella a una bici priva di freni a disco e in mezzo ai tifosi tutti gialli del Pirata, ha richiamato vecchi ricordi. Il Carpegna oggi è bastato anche a lui.

«Alla fine – dice Manuele Mori, che ha vissuto la tappa dalla seconda ammiraglia del UAE Team Emiratesci teneva a correre sulla salita di Pantani. Conosce la storia di Marco, Tadej conosce la storia del ciclismo. E oggi era importante vincere».

Sulla salita di Pantani, non sono mancati i tifosi del Pirata
Sulla salita di Pantani, non sono mancati i tifosi del Pirata

Il ricordo di Marco

Pogacar arriva e sorride. Si siede. Saluta e racconta. Gli occhi azzurri ti guardano fissi per farti capire che hai la sua attenzione. La montagna guarda il paese. Lassù dove tutto parla di Pantani, si è corso a zero gradi. E adesso che il sole inizia a nascondersi, gli sguardi si fanno intirizziti.

«Lassù tante cose ricordavano Pantani – dice – io non ho potuto seguirlo perché sono troppo giovane, ma oggi è stato speciale, perché i tifosi hanno riportato indietro la storia.

Pogacar ha attaccato a circa 4 chilometri dallo scollinamento e ha fatto subito il vuoto
Pogacar ha attaccato a circa 4 chilometri dallo scollinamento e ha fatto subito il vuoto

«Non mi sento mai imbattibile – prosegue – anche quando sono solo, penso sempre che qualcuno può venire a prendermi. Non sottovaluto nessuno, per questo quando attacco vado a tutto gas, senza sapere che cosa succederà. E oggi ero davvero a tutta, in questo freddo. In poche settimane sono passato dal caldo del deserto al gelo di queste montagne. Il mio corpo si adatta bene, ma certo non è troppo salutare».

L’orgoglio di Majka

In questa piccola antologia del giorno UAE, le voci compongono un quadro di entusiasmo diffuso. Non c’è esaltazione e nemmeno stupore. Semplicemente questo ragazzo sta rendendo tutto naturale e facile. I compagni sul rettilineo di arrivo avevano negli occhi l’orgoglio d’aver contribuito a un’altra impresa.

«E’ andata come è andata – diceva Rafal Majka – con il gruppo che si è un po’ spaccato nella discesa tecnica. Ma lui è un fuoriclasse. La squadra ha lavorato bene, ma nell’ultima discesa con i freni normali non è stato facile. Tadej è un fuoriclasse che può vincere tante corse. Manca un solo giorno e domani speriamo di vincere un’altra Tirreno».

Rispetto per Remco

Soler diceva che lavorare per lui è facile e che è davvero contento di aver scelto questa squadra. Intanto Mori continua il racconto.

«Vogliamo portare a casa la generale – dice – per questo tutti gli avversari ci facevano paura. In una corsa a tappa, soprattutto in giornate come questa, può succedere di tutto. Per questo uno come Remco meritava e merita rispetto».

Evenepoel ha perso con l’onore delle armi, arrivando a 4’01”
Evenepoel ha perso con l’onore delle armi, arrivando a 4’01”

Evenepoel si è staccato durante la prima ascesa del Cippo ed è arrivato al traguardo a 4 minuti dal vincitore. Il freddo è stato uguale per tutti, la fatica no. 

Discesa pericolosa

Fuori dalla tenda che ospita la conferenza stampa, i cori dei tifosi quasi impediscono di sentire. E anche la domanda in apparenza più banale, la mastica a lungo e risponde entrando nei dettagli.

Pogacar freschissimo e disponibile alle interviste: un recupero da campione
Pogacar freschissimo e disponibile alle interviste: un recupero da campione

«Soler ha fatto un buon passo sulla salita – sta dicendo – e quando Marc si è spostato, Landa ha attaccato. Ha cambiato ritmo varie volte, finché ho provato ad accelerare io e ho attaccato. Ho pensato che se non altro avrei ottenuto di andare giù da solo. Non ho capito perché il Bahrain abbia attaccato nella prima discesa. Prendendo il rischio di cadere e di rompersi qualche osso. Ma anche se sono sceso da solo, non è stato facile arrivare in fondo. Anche in discesa ero a tutta…».

Landa soddisfatto

Landa infatti le ha provate tutte e anche se alla fine è rimbalzato contro un muro, sul traguardo sembrava felice di aver ritrovato sensazioni sopite dopo un 2021 da dimenticare possibilmente alla svelta.

Landa ha chiuso al terzo posto, dopo una bella serie di attacchi
Landa ha chiuso al terzo posto, dopo una bella serie di attacchi

«Ho provato – sorrideva – ma era troppo freddo per fare di più. Ho una buona forma, ho cominciato piano ma sto crescendo e sono contento. Sapevamo che prima avessimo attaccato, più dura sarebbe venuta. Ma quando Pogacar parte, è di un altro pianeta. L’anno scorso avevo finito stanco, di testa e fisico, una giornata come questa, chiusa al terzo posto, mi dà grande motivazione».

La Sanremo? Perché no…

E mentre ormai si comincia a pensare al trasferimento verso San Benedetto del Tronto, dove domani si concluderà la Tirreno-Adriatico, la gente rientra nelle case e i tifosi sfollano. Manca una settimana alla Sanremo e la suggestione di vedere Tadej sulla Cipressa come prima di lui un giorno anche Marco, si fa largo in sala stampa.

Sul traguardo di Carpegna, un’altra fuga vincente dopo quella alle Strade Bianche
Sul traguardo di Carpegna, un’altra fuga vincente dopo quella alle Strade Bianche

«Ma la Sanremo è un’altra cosa rispetto a oggi – sorride lui bonario – è la corsa più facile da finire e la più difficile da vincere. Possono vincerla i velocisti e anche gli scalatori. Noi abbiamo un buon team, non riesco a pensare ora se davvero potrei vincere».

Questo non significa che ci abbia rinunciato. Trentin ha dovuto lasciare anzitempo la Parigi-Nizza. Quando le stelle sono allineate in modo così speciale, non esistono traguardi impossibili. Tadej Pogacar riesce a far sembrare semplici cose che si ritenevano ormai impossibili. Attaccare da lontano. Fregarsene delle convenzioni. Accettare la sfida a testa alta. Per questo forse sotto al palco lo acclamavano come uno di casa. Come se in qualche modo lo avessero già visto…

Il ritorno di Barguil grazie all’erroraccio dei più forti

11.03.2022
5 min
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Barguil finì quel Tour con una luce selvaggia negli occhi, dopo una stagione di sfortuna nera che veniva da un altro anno particolare. Nel 2016 c’era anche lui – vincitore di due tappe alla Vuelta del 2013 quando aveva ancora 22 anni – nel gruppo di corridori travolti a Calpe da un’auto contromano. Incidente che costò a lui lo scafoide e a Degenkolb la perdita di un dito e la carriera.

Al Tour del 2017, Barguil vinse la sua seconda tappa sull’Izoard
Al Tour del 2017, Barguil vinse la sua seconda tappa sull’Izoard

Dalla Sunweb alla Arkea

Classe 1991, un anno meno di Pinot e Bardet, disse sin da subito di non avere le gambe e la testa per giocarsi il Tour. Eppure il Tour lo chiamava e il Team Sunweb credeva in lui, perciò fu una mazzata la caduta al Giro di Romandia dell’anno successivo in cui si ruppe il bacino. Rientrò malamente al Delfinato. Soffrì al Tour, ma ne uscì con due tappe vinte e la maglia a pois. Poi sposò il progetto di una piccola squadra – la Fortuneo-Samsic – fece uscire dai gangheri il management della Sunweb e da quel momento iniziò il blackout, interrotto oggi sul traguardo di Fermo alla Tirreno-Adriatico.

«E’ una lunga storia – sorride – quella piccola squadra ha avuto bisogno di crescere. Venivo da grandi team e ho messo il mio tempo e la mia energia nel far sviluppare il team che ora si chiama Arkea-Samsic. Nel frattempo però sono arrivati corridori fortissimi, che fanno sembrare i miei 6,5 watt per chilo una piccola potenza. E io che non ho certo i loro numeri, ho capito di non poter fare corsa di testa e preferisco sfruttare la tattica di tappe in fuga».

In avvio di tappa, attacco di Alaphilippe: il campione del mondo è in cerca della condizione
In avvio di tappa, attacco di Alaphilippe: il campione del mondo è in cerca della condizione

L’errore di Pogacar

La tappa di Fermo, quella dei cosiddetti Muri fermani, ha detto soprattutto che il UAE Team Emirates ha mal considerato la fuga. E quando nell’ammiraglia si sono resi conto che davanti Benjamin Thomas pedalava da chilometri con la maglia di leader virtualmente sulle spalle, hanno preso la squadra e l’hanno spremuta. Formolo, Majka e Soler hanno fatto egregiamente il loro dovere. La fuga è stata quasi tutta riassorbita, ma complice un incredibile errore di percorso di Pogacar, Evenepoel e Vingegaard, Barguil ha conservato il margine che gli ha permesso di vincere.

«Eravamo in discesa – ha raccontato Pogacar – la strada principale si vedeva benissimo, la curva no. C’era una piccola freccia sulla destra, era impossibile a quella velocità vederla. Penso che senza quell’errore sarebbe cambiato tutto. Evenepoel e Vingegaard stavano andando forte e io con loro. Volevamo vincere la tappa, probabilmente ci saremmo riusciti».

Formolo, poi Majka e Soler hanno fatto il lavoro duro per tenere la fuga nel mirino
Formolo, poi Majka e Soler hanno fatto il lavoro duro per tenere la fuga nel mirino

L’errore di Remco

Il rammarico ovviamente è stato superiore per Evenepoel, che ha attaccato forte e poteva finalmente giocarsi la tappa.

«Oggi mi sentivo bene – ha detto il belga – e avevo una squadra fantastica intorno a me, che ha lavorato duramente per proteggermi. Quando la UAE ha preso il controllo del ritmo, la velocità è aumentata e ho capito che era arrivato il momento giusto per attaccare. Sono stato raggiunto solo da Pogacar e Vingegaard e siamo andati a tutto gas. In quella discesa non c’era quasi niente o nessuno a indicarci che dovevamo andare a destra, quindi invece di girare abbiamo continuato dritti e il nostro attacco si è concluso lì. Per fortuna ho avuto le gambe per recuperare il gap e con l’aiuto di Ballerini sono riuscito a rientrare nel gruppo, ma è un peccato come sono andate le cose in un momento in cui sembravano così belle».

Buon terzo posto per Simone Velasco, al primo podio in maglia Astana
Buon terzo posto per Simone Velasco, al primo podio in maglia Astana

Al Giro nel 2023

Barguil ringrazia e ride senza ritegno, come quando ti scrolli di dosso una maledizione. Va bene che la squadra dovesse crescere, ma era tempo di trasformare in vittoria la lunga fila di piazzamenti degli ultimi anni.

«Non ero mai stato alla Tirreno-Adriatico – racconta – e la trovo più dura della Parigi-Nizza, ma molto meno stressante. Non ci sono ventagli tutto il giorno. Ho scoperto di trovarmi molto bene con queste strade e mi dispiace davvero molto che la squadra non farà il Giro. Vincere una tappa sarebbe stato l’obiettivo della stagione. Ma la mia carriera non finisce qui, perciò ci tornerò l’anno prossimo. Io non ho vissuto sulla mia pelle le pressioni di Pinot e Bardet, cui hanno sempre chiesto di vincere il Tour. Io ho detto subito di non averne le qualità, perché conosco le mie possibilità. Ci alleniamo sempre duramente. Facciamo i nostri training camp. Stiamo per mesi lontani dalle nostre famiglie. I risultati possono venire come no, ma non si possono fare commenti in base a questo».

Era stato in fuga anche ieri, come sentendo nelle gambe che la forza giusta fosse in arrivo. Chissà se domani sulla salita che chiamerà in prima fila gli scalatori vorrà mettersi nuovamente alla prova. Di sicuro, con Evenepoel che insegue Pogacar ad appena 9 secondi, qualcosa su e giù dal Cippo succederà.

Da Van Aert a Remco, il gioco delle coppie e dei nervi tesi

10.03.2022
5 min
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Van Aert guida e la bici lo segue. Dopo la vittoria all’Het Nieuwsblad, ecco la crono della Parigi-Nizza, vinta su Roglic e Dennis, i due grandi specialisti della sua squadra. Il belga della Jumbo Visma è solido e tirato. E probabilmente – si nota a vederlo correre e sentendolo parlare – gode dell’assenza di Van der Poel: quando c’è in strada il rivale di sempre, non ha la stessa lucidità. Nessuno al mondo riesce a fargli perdere le staffe come l’olandese.

Dopo. la crono vinta Van Aert riparte verso Saint Sauveur de Montagut con la maglia di leader
Aert riparte verso Saint Sauveur de Montagut con la maglia di leader

«I miei obiettivi vengono dopo – ha detto dopo la crono – ma non tirerò certo i freni. Queste decisioni sono contro la mia natura. Si è visto che negli ultimi giorni ho cercato di cogliere ogni opportunità. Proprio per questo non corro così tanto. Quando attacco il numero, voglio vincere. Voglio mantenere questo modo di correre perché mi ha portato lontano ed è anche ciò che i fan amano di più. Ma so anche per esperienza che è importante rimanere concentrati. Ovviamente è più facile se hai in squadra un leader come Primoz Roglic, che punta alla vittoria. Ora devo semplicemente cambiare programma per la seconda metà della Parigi-Nizza».

Sorpresa Pogacar

Calcoli da capitano. E se Roglic in Francia sa o spera che sul Col du Turini Van Aert lascerà andare il gruppo, Evenepoel non è così certo che Alaphilippe si arrenderà al Carpegna e alle rampe di questi giorni che gli si addicono come la maglia iridata che indossa. E ieri a 27 chilometri dal traguardo di Terni, su un tratto piuttosto ripido, se ne è avuta la conferma. Ci si aspettava uno sprint intermedio, nessuno pensava che il UAE Team Emirates mandasse avanti Tadej Pogacar e che lo sloveno tirasse dritto portando con sé il francese.

Nella 3ª tappa della Tirreno verso Terni, attacco a sorpresa di Pogacar e Alaphilippe
Nella 3ª tappa della Tirreno verso Terni, attacco a sorpresa di Pogacar e Alaphilippe

«L’ammiraglia mi ha ordinato di non muovermi – ha detto Evenepoel – stava a Julian (Alaphilippe, ndr) farsi avanti. Lui ha eseguito gli ordini, siamo entrambi leader ed è normale che giochi le sue carte. Sono rimasto sorpreso dal fatto che Tadej abbia continuato, ma non sono andato nel panico perché sapevo che tante squadre volevano arrivare allo sprint e gli ultimi quindici chilometri erano pianeggianti con il vento contro. Sinceramente non ho capito l’attacco di Tadej».

Van Aert impara

Van Aert impara dai suoi errori. L’anno scorso aveva speso tutto in ogni santo giorno alla Tirreno-Adriatico e poi aveva pagato il conto nelle classiche.

Evenepoel sorpreso dall’attacco di Pogacar verso Terni o davvero in controllo?
Evenepoel sorpreso dall’attacco di Pogacar verso Terni o davvero in controllo?

«Mentalmente – spiega – sarà completamente diverso portare sabato Roglic ai piedi del Col du Turini, invece di dover fare la corsa, che è estenuante. Voglio arrivare affamato al via della Parigi-Roubaix e non con la speranza che la gara finisca perché sono già stanco. Questa volta voglio correre le classiche nel pieno delle forze».

Anche Remco impara

Evenepoel scherza, ma in questa estenuante ricerca del colpo ad effetto, avere davanti uno che stravince senza essere stato annunciato sin dagli juniores e scombina i piani con tanta facilità un po’ lo destabilizza.

«Non mi dà fastidio – ha detto – che Pogacar sia più vicino di tre secondi. Questa Tirreno sarà dura, a cominciare dalla tappa di oggi a Bellante. Segretamente spero che si stanchi con tutti questi attacchi, ma temo sia una vana speranza. Tadej è il corridore più forte del mondo, non si stanca mai. Ma qualche energia l’ha consumata. Un giorno ripagherà, vero? Io non partecipo più agli sprint intermedi. L’ho fatto l’anno scorso al Giro andando a caccia di secondi e poi me ne sono pentito».

Tripletta Jumbo Visma anche nella 1ª tappa della Parigi-Nizza. Qui Van Aert tira, dietro Roglic e poi Laporte che vincerà
Tripletta Jumbo anche nella 1ª tappa della Parigi-Nizza. Qui Van Aert tira, dietro Roglic e poi Laporte che vincerà

Solidità Jumbo

Maassen, il tecnico degli olandesi, non è stato sorpreso dalla seconda tripla di Jumbo-Visma in tre giorni. Dopo la vittoria di Laporte nella prima tappa, con Roglic e Van Aert alle spalle, la crono ha premiato le scelte del team.

«Domenica – dice il diesse Maassen – c’era stata anche un po’ di fortuna, ma nella crono Roglic e Dennis sono due medagliati di Pechino 2020 e sapevamo che Van Aert può fare tutto. Negli ultimi anni abbiamo reclutato uomini con grandi motori, perché eravamo poco incisivi nelle cronometro a squadre. Ora abbiamo i corridori e con un allenatore come Mathieu Heijboer, abbiamo uno specialista in questo campo».

Per Roglic, 2° posto nella crono e ora con la salita la possibilità di alzare la voce
Per Roglic, 2° posto nella crono e ora con la salita la possibilità di alzare la voce

Giochi tattici

E se per Va Aert la Parigi-Nizza potrebbe essere finita ieri e da oggi si corre per Roglic, per Evenepoel e la Quick Step-Alpha Vinyl comincia oggi con la tappa di Bellante e una tattica da inventare, provando a sorprendere Pogacar, sempre che a sorprenderli tutti non sia nuovamente lui.

«Sarà una tappa pericolosa dice Remco – su strade strette che invitano sempre ad attaccare. Potrebbe rimanere tutto bloccato fino ai piedi dell’ultima salita, ma potrebbe esplodere subito. Per Alaphilippe e per me, forse un attacco da lontano sarebbe meglio. Queste salite non mi spaventano. Tre volte per quattro chilometri ogni volta. Si andrà forte e si può fare qualcosa per la classifica».

Evenepoel contro Pogacar: per Bennati serve l’impresa

08.03.2022
4 min
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Sarà la suggestione o la voglia di tenere alta l’attenzione, dopo la sfida iniziale della Tirreno-Adriatico e visto l’esito della crono, nei commenti in tivù si è cominciato a proiettare i primi nomi sulla classifica finale. Saranno Pogacar ed Evenepoel i soli sfidanti per la vittoria? Qualcun altro riuscirà a inserirsi?

Avere davanti un Pogacar così non stimola la fantasia, almeno non quella dei suoi sfidanti, diverso certamente per i suoi tifosi. In ogni caso gli uomini di classifica propriamente detti hanno già un bel passivo sulle spalle e l’ambizione di Remco è tale che certamente ci proverà. Noi ne abbiamo parlato con il cittì azzurro Daniele Bennati, che fino a stamattina sarà ancora in carovana per poi farvi ritorno a San Benedetto del Tronto domenica prossima.

«Sicuramente Pogacar è superiore – dice subito il tecnico della nazionale – ma ogni gara ha la sua storia. Il vento, una foratura, un attacco. Si potrebbe pensare che il giorno decisivo sarà quello di Carpegna, non una salita banale. Credo che a Tadej sarebbe andato bene anche con l’arrivo in cima. Ma forse, viste le sue caratteristiche di guida, anche l’arrivo in basso potrebbe rivelarsi un vantaggio».

Non è passato inosservato il punto in cui ha attaccato alla Strade Bianche, insomma…

Forse pensava di portare via un gruppetto, ma secondo me quell’attacco era studiato e preparato. Nessuno poteva aspettarselo, sapeva che avrebbe sorpreso tutti. Era un tratto brutto, una discesa pericolosa e ha pensato che a farlo davanti avrebbe rischiato di meno.

Visto il tuo amico Valverde subito dietro?

Certo che l’ho visto e sono certo che più di qualcuno abbia tifato per lui. Ho parlato a lungo con Eusebio (Unzue, ndr) l’altro giorno. E mi diceva: «Proprio quest’anno che va di nuovo forte, ha deciso di smettere!». Dopo la Strade Bianche, Alejandro si era messo a dire di voler fare la Tirreno, ma alla fine lo hanno convinto ad aspettare il Catalunya. E’ un fenomeno, dopo gli ultimi due anni un po’ storti, penso che avrebbe potuto fare la sua bella classifica e prendersi una tappa, con tutti quei muri che li aspettano…

Agli europei di Trento andò meglio a Evenepoel, 2°. Pogacar fu 5° dopo aver vinto il Tour e il bronzo olimpico
Agli europei di Trento andò meglio a Evenepoel, 2°. Pogacar fu 5° dopo aver vinto il Tour e il bronzo olimpico
Possono essere quelle le tappe favorevoli a Evenepoel?

La Quick Step-Alpha Vinyl è una bella squadra e qualcosa proveranno, ma anche l’altro ha intorno dei bei compagni. E credo che Pogacar sia superiore anche su quel tipo di dislivelli. Attualmente Remco lo vedo più regolarista, capace magari di mettere Pogacar in difficoltà su una salita molto lunga.

Insomma, c’è un modo per batterlo?

Se arriva secondo, può essere contento (ride, ndr). Scherzi a parte, mi ricorda quando si facevano le volate a ruota di Cipollini, che era già una vittoria essere lì. Perché se non ci riuscivi o peggio ancora facevi la volata in seconda ruota, eri spacciato. In ogni caso, la Tirreno non è mai una corsa scontata, bisogna tenere alta l’attenzione. Anche oggi ci sono zone aperte, se non ci fosse il circuito alla fine, con tutto questo vento si potrebbe studiare qualcosa.

Anche in pianura, Pogacar si avvicina… pericolosamente al livello di Ganna
Anche in pianura, Pogacar si avvicina… pericolosamente al livello di Ganna
Ti ha stupito ieri la crono di Pogacar?

E’ fortissimo e la cosa sbalorditiva è che in pianura va come Ganna. Ieri sera eravamo a cena qui a Sovicille, dopo il convegno sull’Italia e il Nuovo Ciclismo. E si ragionava se Pippo potrebbe mai vincere un Tour con tanta crono e nessuna salita. Sappiamo che a lui non interessa e che comunque non ha mai lavorato per la salita, ma osservandolo, si vede che può reggerne una al massimo. E soprattutto, se anche fossero tre settimane di pianura, nella terza Pogacar sarebbe più fresco, perché avrebbe da portare in giro meno chili.

Quindi Tirreno chiusa?

Ma no, ci sta che si voglia tenere vivo l’interesse. Ed è certo che se tutto va come deve e senza imprevisto, il solo modo di Remco per battere Pogacar è fare qualcosa di immenso. E di questo il ciclismo sarebbe solo grato.

Leve girate, Remco a crono, Ganna in salita: ci chiama Malori

04.03.2022
5 min
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Se si parla di aerodinamica, tranquilli che arriva Malori. Adriano ci mette così tanta passione, che le sue osservazioni diventano ogni volta motivi di approfondimento. In particolare, l’emiliano ha annotato nel suo taccuino tre passaggi delle ultime settimane.

1) La posizione da crono di Evenepoel.

2) Le leve sul manubrio girate verso l’interno, che Campenaerts (in apertura a Le Samyn) e Remco potrebbero aver ispirato e si sono ormai diffuse a macchia d’olio.

3) La tattica e la posizione in sella di Filippo Ganna a Jebel Jais, arrivo in salita della quarta tappa del UAE Tour dopo una scalata di quasi 30 chilometri, che ha permesso al piemontese di arrivare a soli tre secondi da Pogacar.

L’occasione è da cogliere al volo, per cui iniziamo anche noi a prendere nota, mentre Malori dall’altra parte inizia a spiegare.

All’Algarve, Evenepoel ha vinto a crono con la nuova posizione e pedivelle da 165
All’Algarve, Evenepoel ha vinto a crono con la nuova posizione e pedivelle da 165

Remco e la crono

Quello che lo stupisce non sono le pedivelle da 165 in sé, usate a crono da Evenepoel, quanto piuttosto la tendenza ad accorciarle rispetto alla bici da strada.

«Allungare le pedivelle sulla bici da crono ha un senso per atleti dalle leve lunghe – spiega Malori – nei brevilinei non ha grande utilità. Probabilmente il fatto che le riduca rispetto a quelle da strada dipende dalla sua agilità. Sono valutazioni che cambiano da corridore a corridore, a me viene da pensare che le abbia provate, si sia trovato bene e non abbia più voluto cambiarle. Non credo però che questo possa modificare le abitudini di altri, dubito che Ganna provi a cambiare certe abitudini.

«La cadenza di pedalata è personale e l’agilità la insegni da ragazzino, magari facendo pista. Diciamo che da un lato è decaduto il tabù del cronoman molto alto, dall’altro sappiamo che più sei basso e più sei aerodinamico. Basti pensare alle differenze contro vento fra uno come Evenepoel e Ganna con le sue spalle larghe. Lo stesso Bissegger che lo ha battuto al UAE Tour è 1,78. Ma tornando a Remco, non lo vedo all’altezza di Pippo in una crono veloce, mentre in una dura come quella di Tokyo, ad esempio, può fargli male».

Le leve girate

Le leve all’interno, un po’ figlie di Victor Campenaerts e in parte anche del giovane belga, fanno decisamente tendenza. La soluzione infatti è stata recepita e copiata da altri professionisti ed è ben diffusa fra gli amatori.

«Manubrio stretto – dice Malori – e leve girate verso l’interno. Sicuramente la spinta è la ricerca di aerodinamicità, ma non si può vedere, oltre a essere pericoloso. Le braccia strette sicuramente migliorano la penetrazione, ma perdi guidabilità e reattività. Considerate che un corridore sta all’80 per cento del tempo in bici con le mani sulle leve. Questo vuol dire che avrà i polsi caricati in dentro e di conseguenza i gomiti e le spalle che devono assecondare quella posizione.

«Oltre che brutto da vedere, il vantaggio aerodinamico è minimo perché per compensare le mani strette, devi tenere i gomiti larghi e in aggiunta perdi guidabilità. Se hai la mano caricata verso l’interno, per frenare devi fare una rotazione del polso che allunga il tempo di reazione. Perdi rapidità nel gesto della frenata e magari in discesa al Lombardia quel mezzo secondo ti sarebbe più utile per frenare. Sono cose che non concepisco, vanno bene i marginal gain, ma un corridore dovrebbe opporsi a certe trovate. Penso che se proponi qualcosa del genere a Valverde o Nibali, i freni girati te li tirano in faccia…».

Ganna e la salita

E poi c’è Ganna, che si salva su una salita di 30 chilometri, gestendosi anche grazie alla sua posizione perfetta sulla bici da strada, che guardando la gallery qui sopra, ricalca davvero quella sulla bici da crono.

«Una posizione da paura – sorride Malori – che gli ha permesso di compensare il gap dagli scalatori. Chiaro che è riuscito a farlo perché la salita era pedalabile, lunga e c’era vento. Quel giorno Pippo ha portato in salita le qualità del cronoman, soprattutto perché una posizione da strada come la sua in salita non ce l’ha nessuno. C’è una foto che ha pubblicato quella sera su Instagram (la stessa che vedete qui sopra, ndr) che merita di essere mostrata nelle scuole di ciclismo. Quando acceleravano, si sfilava e amministrava lo sforzo.

«Quando calavano, lui si faceva sotto. E’ andato sempre agile, tranne l’ultimo tratto in cui ha messo il rapporto. Si saliva a 30 all’ora e credo di poter dire che abbia speso 50 watt in meno solo grazie alla posizione. Lui non ha il cambio di ritmo e si è gestito alla grande. Andavano su a frustate, mentre Ganna è rimasto costante per tutto il tempo. Chiaramente puoi farlo su salite così e non sull’Alpe d’Huez, ma a vederlo tutto basso com’era, si capisce come l’aerodinamica sia importante anche in salita».

Ciclone Evenepoel: merito (anche) delle pedivelle cortissime

24.02.2022
4 min
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E per fortuna che dopo i test in galleria del vento fatti lo scorso autunno, Remco Evenepoel non era contento dei suoi miglioramenti. Almeno così si vociferava. Più che altro perché li aveva fatti insieme a Mattia Cattaneo il quale aveva migliorato, numeri alla mano, più di lui.

Poi invece passa l’inverno e alla prima crono importante della stagione ecco che il campioncino della Quick StepAlphavinyl demolisce i suoi avversari. Alla Volta Algarve, Remco rifila quasi un minuto (58”) al secondo classificato, che tra l’altro non è uno così. E’ il campione europeo Stefan Kung.

Le impressioni di Alessandro Ballan, circa la prova di forza mostrata alla Valenciana erano corrette.

In Algarve Evenepoel ha messo in pratica la nuova posizione studiata in autunno
In Algarve Evenepoel ha messo in pratica la nuova posizione studiata in autunno

Più alto, più efficiente

Ma cosa ha fatto in galleria del vento Evenepoel? Chiaramente aveva rivisto la sua posizione, la quale era già ottima di partenza e ne aveva comunque tratto dei benefici.

Una posizione che forse era sin “troppo” buona. Spesso infatti per accentuare l’aerodinamica i corridori si trovano ad essere meno efficienti in fase di spinta e soprattutto nella capacità polmonare. Alla lunga questo non ti fa esprimere al meglio.

Per assurdo quindi si è fatto un passo indietro per quel che concerne l’aerodinamica, ma se ne sono fatti due per quel concerne il risultato finale: andare più forte.

Remco si è alzato leggermente nella parte anteriore. Le mani sono posizionate un po’ più in alto e adesso sono più sovrapposte l’una all’altra, una soluzione che per primo aveva adottato Filippo Ganna. E che si è vista nella crono del UAE Tour anche in altri corridori, tra cui Tom Dumoulin.

La pedivella corta Shimano Dura Ace usata da Evenepoel, da 165 millimetri
La pedivella corta Shimano Dura Ace usata da Evenepoel, da 165 millimetri

Pedivelle da 165!

Spesso poi quando si va in galleria del vento, si provano anche nuovi materiali. Materiali più areo e più scorrevoli, ma non è stato questo il caso. Più che su ruote o caschi, una volta sistemata la parte delle appendici personalizzate, ci si è concentrati sulla parte biomeccanica. In particolare sulle pedivelle.

Una volta nelle cronometro si sceglieva di allungarle. C’è chi arrivava persino a quelle da 180 millimetri, adesso è il contrario. Chi ha le 175, usa le 172,5 e così a scendere… E un Evenepoel che aveva le 170 è passato alle 165 millimetri. Sì, avete letto bene: 165 millimetri!

Con questa soluzione l’angolo tra busto e bacino riesce ad essere leggermente più aperto, favorendo la respirazione (parliamo davvero di dettagli e millimetri). Quando la gamba sale, il ginocchio non va a sbattere contro il diaframma (e torniamo al discorso dell’efficienza respiratoria).

Una pedivella così corta chiaramente va poi ad incidere sulla frequenza di pedalata. Le rpm per Evenepoel sono notevolmente aumentate. La Quick Step-Alphavinyl e Specialized, che ha proposto il test, sono state molto intelligenti nell’avviare il cambiamento a novembre. Perché? Perché in questo modo il corridore ha avuto tutto il tempo per allenarsi sulle nuove cadenze.

Remco ha lavorato molto anche sull’aspetto della guida. Eccolo in un evento gravel con Cattaneo (foto Instagram)
Remco ha lavorato molto anche sull’aspetto della guida. Eccolo in un evento gravel negli Usa (foto Instagram)

Una crono dura

La cronometro di Tavira è stata davvero indicativa. Era lunga 32,2 chilometri, contava circa 400 metri di dislivello e c’era anche parecchio da guidare, con strade strette e parecchie curve. 

Evenepoel ha fatto registrare 51,089 di media. Un numero strabiliante tanto più che nei primi 5 chilometri il vento era totalmente contro e poi si faceva sentire con raffiche laterali. Non a caso il belga non ha scelto la ruota anteriore classica che utilizza nelle crono, ma la Rapid da strada.

Voci di corridoio dicono che Davide Bramati in ammiraglia fosse soddisfattissimo, uno spettacolo da vedere. E anche i feedback di Remco sono stati più che positivi: «Una crono di così alto livello non l’avevo mai fatta».

In virtù di questo percorso tortuoso della crono portoghese, c’è da analizzare anche il discorso della guida che, se vogliamo, è l’anello debole di Remco. La nuova posizione lo ha agevolato anche in questo senso. Chi gli è vicino dice che Evenepoel ha preso di petto il tema, tanto che i suoi impegni con la bici gravel non erano fini a se stessi.

In Spagna con Bramati, parlando di uomini e programmi

18.01.2022
4 min
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Il “Brama” è inquieto. Se da una parte con i corridori è il solito amicone, capace di trasmettergli grinta anche solo per bere un caffè, dall’altra ha lo sguardo vigile su ciò che accade intorno. L’attenzione estrema per tutto ciò che è igiene e attenzione ai protocolli Covid lo tiene ben sveglio. Quando vedi che a causa della cancellazione della Vuelta San Juan se ne va a monte l’altura colombiana dei corridori che sarebbero partiti dall’Argentina, capisci che basta un niente per compromettere settimane di lavoro. Per questo le squadre si stanno chiudendo a riccio. Per questo Bramati è così circospetto. Tutto intorno, la Quick Step-Alpha Vinyl che si avvia al debutto con buone sensazioni, forte dei suoi tanti uomini capaci di vincere.

«Qualcuno è andato via – conferma Bramati – ma siamo ancora forti su tutti i terreni. Lo zoccolo duro è rimasto, manca solo Almeida. Gli italiani sono cresciuti e speriamo che crescano ancora. E poi con Jakobsen, Alaphilippe ed Evenepoel possiamo fare davvero delle belle cose».

Bramati è certo che Evenepoel sia un’eccezione: sbagliato volerlo imitare (foto Wout Beel)
Evenepoel è un’eccezione: per Bramati è sbagliato imitarlo (foto Wout Beel)
Remco sembra aver ritrovato la verve di prima dell’incidente…

E’ incredibile quello che può fare. Non voglio neanche parlare delle vittorie, ma avete visto cosa ha combinato al mondiale? Giusto o sbagliato, la tattica l’ha fatta il Belgio. Ma vedere un ragazzo di vent’anni che si porta il gruppo sulle spalle per 180 chilometri è stato una dimostrazione di forza incredibile.

E questo conferma la sua eccezionalità…

Come lui, c’è lui… Noi avevamo visto le sue potenzialità, ma sappiamo che è merce rara. Con l’Adispro, l’associazione dei direttori sportivi in Italia, si è parlato di questo aspetto. Fare più attività fra gli U23 non è male, ma Remco è stato subito forte.

A proposito di mondiale, anche Alaphilippe sembra ben consapevole di quel che lo aspetta.

La seconda maglia iridata peserà meno. Non è stato facile portarla in giro l’anno scorso, ma non si può negare che sia stato sempre protagonista. La maglia si è vista, l’ha onorata e per quest’anno vuole puntare bene alle Ardenne. La Liegi è la prova Monumento che più gli si addice, chissà che questa non sia la volta buona.

Sarà facile gestire il dualismo fra Jakobsen e Cavendish?

Fabio e Mark vanno d’accordo e questa è già una buona cosa. Cav ha dimostrato di non essere un atleta da pensionare, con quattro tappe e la maglia verde al Tour. Jakobsen invece è tornato capace di vincere grandi corse. Credo che non serva assegnare dei ruoli sin da adesso, è meglio partire e vedere come andrà la stagione.

Nel 2021 Cavendish e Jakobsen corsero assieme al Turchia: gara del rientro per Fabio, di 4 vittorie per Mark
Nel 2021 Cavendish e Jakobsen corsero assieme al Turchia: gara del rientro per Fabio, di 4 vittorie per Mark
E’ del tutto improponibile che corrano insieme?

Non so a cosa servirebbe, soprattutto al Tour. Quest’anno è molto diverso rispetto al solito. C’è la crono e subito una volata che però con quel lungo ponte potrebbe spaccare il gruppo. Alla quinta tappa c’è già il pavé e poi si riparlerà di una volata vera alla 18ª tappa. Davanti a un disegno come questo e dovendo partire con 8 corridori, è normale che si debbano fare delle scelte.

Gli italiani possono crescere?

Hanno fatto vedere tanto. Masnada nel finale di stagione ha colpito. Ballerini ha fatto un grande inizio, poi ha aiutato e ha chiuso in crescendo. Bagioli è rientrato dall’infortunio e ha fatto una grande Vuelta. Cattaneo può migliorare ancora. Lo dico a bassa voce sennò mi accusano di essere tifoso, ma secondo me faranno tutti un bel salto di qualità.