Vuelta, si riparte con tanta salita e tre punti di domanda

06.09.2022
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Jerez de la Frontera e il suo profumo d’arance sono alle spalle, da qui alla fine non ci sarà più tempo per recuperare. La Vuelta mette in tavola per oggi una tappa piatta con il finale per uomini da classiche, poi quattro giorni di montagna: tre con arrivo in salita. La classifica è corta. Alle spalle di Evenepoel, Roglic ha 1’34” di ritardo e subito dietro c’è Mas a 2’01”. Distacchi che sarebbero rassicuranti, a dire il vero, ma il fatto che per Evenepoel si tratti della prima volta nella terza settimana rende tutto meno scontato.

Roglic non ha approfittato di Sierra Nevada, ma resta il fatto che nelle ultime due tappe di montagna ha recuperato più di un minuto.

All’arrivo di Sierra de la Pandera di sabato, Roglic ha attaccato bene, guadagnando 52″ su Evenepoel
All’arrivo di Sierra de la Pandera di sabato, Roglic ha attaccato bene, guadagnando 52″ su Evenepoel

Evenepoel si salva 

Dopo il tappone di Sierra Nevada, i suoi avversari potrebbero essersi preoccupati nel sentire Evenepoel quasi soddisfatto per il bilancio di un fine settimana che poteva essere ben più pesante. Aver perso il giorno prima 52 secondi su Roglic a Sierra de la Pandera lo aveva preoccupato, mentre i 15 secondi di Sierra Nevada hanno detto due cose: che lo sloveno è stanco, oppure che il leader ha recuperato.

Del resto la caduta di giovedì nella tappa di Peñas Blancas ha lasciato inevitabilmente qualche strascico, come è emerso dalle parole del giovane belga, 22 anni.

«Ogni tappa ha la sua storia – ha detto domenica dopo il 10° posto di Sierra Nevada – ho ancora dolore alla coscia, ma sta migliorando. Il giorno di riposo arriva al momento giusto. Sabato è stata una giornata di merda. Oggi ho risposto bene all’attacco di Roglic. Sono sopravvissuto alle due grandi tappe della Vuelta ed è quello che conta. Il minuto che ho perso in due giorni su Roglic non mi preoccupa più di tanto. Avevo fatto il necessario per prendere un buon vantaggio. E’ stata la prima volta che correvo una tappa con l’arrivo così in alto. La terza settimana è meno dura e ho buone speranze di mantenere la maglia rossa fino alla fine».

La caduta di giovedì ha sicuramente avuto conseguenze sulla pedalata di Evenepoel
La caduta di giovedì ha sicuramente avuto conseguenze sulla pedalata di Evenepoel

Il bollettino di ieri dice che l’anca destra è a posto, i muscoli irrigiditi dalla caduta sono stati sciolti, le calorie sono state integrate e nel clan della Quick Step si respira una discreta fiducia.

«Non è ancora finita – ha detto ieri Remco – spero che stiano tutti calmi. Domenica avevo paura di scoppiare. Non è successo. Questa è una buona notizia».

Roglic rilancia

Roglic non è ancora il Roglic vincitore di tre Vuelta, oppure c’è da pensare che nelle occasioni precedenti non avesse mai incontrato un corridore del livello di Remco: impossibile saperlo e tantomeno dimostrarlo. Di sicuro lo sloveno è in crescita rispetto alle prime tappe e l’attacco di sabato ha fatto pensare che potesse riaprire la Vuelta. La sua ammissione di domenica sul fatto di aver finito le gambe è parsa invece una nota fuori dal coro.

Quando i suoi compagni di squadra sono entrati in azione, sia pure in modo goffo, tutti hanno pensato che fosse arrivato il momento della verità, anche se l’esito finale non è stato probabilmente quello che Roglic si aspettava. Quei 15 secondi hanno portato morale o sono stati una magra consolazione?

L’attacco di Roglic nel finale di Sierra Nevada non ha scalfito troppo le sicurezze del leader
L’attacco di Roglic nel finale di Sierra Nevada non ha scalfito troppo le sicurezze del leader

«Il piano c’era – ha raccontato Roglic dopo l’arrivo – volevamo fare la gara dura molto rapidamente e nella parte più difficile della salita. L’importante era guadagnare ancora tempo. Purtroppo non avevo le gambe migliori e non potevo attaccare prima. Alla fine ce l’ho fatta, ma ormai il traguardo era vicino. Il giorno di riposo è arrivato al momento giusto. La squadra è pronta per l’ultima settimana. Ho fatto un altro passo verso il mio obiettivo più grande, che è sempre quello di essere a Madrid con la maglia rossa sulle spalle».

Mas vuole di più

E poi c’è Mas, corridore da scoprire. Forse neppure lui sa cosa aspettarsi. I giorni si susseguono e non sono mai uguali. A Sierra de la Pandera ha perso terreno, mentre a Sierra Nevada è andato via con Lopez e alla fine l’ha pure staccato, senza però dargli un grande contributo. Di certo in quella scalata sghemba si sono pagati vecchi conti, come quelli che portarono all’inspiegato ritiro di Lopez dalla Vuelta 2021, quando ancora vestiva la maglia della Movistar e gli fu ordinato di fermarsi proprio in favore di Mas. In proporzione però la sua operazione è stata più redditizia dello scatto di Roglic, avendo guadagnato Mas 36 secondi su Evenepoel e 21 su Roglic. 

«Sono contento delle mie sensazioni – ha detto – sabato ho gestito male i miei sforzi e ho perso tempo. A Sierra Nevada sapevo che ci sarebbero state delle differenze. Io sono qui per il podio o anche meglio, Lopez per vincere una tappa. Ho riguadagnato tempo nella classifica generale e questo mi permette di restare in gioco. Ho sempre detto che avrei visto di giorno in giorno. C’è ancora una settimana e ci sono tappe dove è possibile fare le differenze. Ho fiducia in me stesso e questa tappa lo conferma. Ecco perché posso sempre sognare di essere in rosso a Madrid».

Carapaz fa il bis, Evenepoel incassa e fa gli scongiuri

03.09.2022
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«Avessi avuto al Giro, una gamba come questa…». Mentre spingeva a più non posso sui pedali, in quella che più che una scalata è stata un arrembaggio verso il traguardo di Sierra de la Pandera, Richard Carapaz ripensava all’esito della corsa rosa, di quel penultimo giorno quando gli scatti di Hindley (finito mestamente dietro in Spagna) e soprattutto la tattica vincente della Bora Hansgrohe lo avevano mandato in crisi.

Alla Vuelta si è tornato a vedere l’ecuadoriano che lo scorso anno ha portato a casa il titolo olimpico, che al Tour era stato l’unico vero antagonista, anche se soccombente di fronte a Pogacar.

Seconda vittoria di tappa per Carapaz, con il redivivo Lopez e Roglic arrivati a 8″
Carapaz Pandera
Seconda vittoria di tappa per Carapaz, con il redivivo Lopez e Roglic arrivati a 8″

Trasformazione in una settimana

In due settimane Carapaz si è trasformato. Quando era partito per la Vuelta, doveva essere il leader della Ineos, uno dei pretendenti al trono di Roglic, ma le prime tappe non sono andate perché la forma ancora non c’era. Le gerarchie in casa Ineos Grenadiers sono presto cambiate, si corre in favore del giovanissimo Carlos Rodriguez e Carapaz si è messo alle sue dipendenze. O forse no?

«Sono partito per la Vuelta con altri obiettivi – affermava all’arrivo della 12esima tappa, vinta per distacco a Penas Blancas – ma è anche vero che vincere una tappa ha sempre un bel sapore. Sulle salite lunghe sto rapidamente guadagnando la forma migliore e il fatto di essere fuori dalla lotta per le prime posizioni mi favorisce. Posso vincere correndo in maniera intelligente».

Ancora un tentativo di fuga per Filippo Conca, sempre più protagonista alla Lotto Soudal
Ancora un tentativo di fuga per Filippo Conca, sempre più protagonista alla Lotto Soudal

La prima crisi per Evenepoel

A Sierra de la Pandera Carapaz ha sfruttato l’attacco di Sanchez, andandogli dietro e poi recuperando uno a uno i fuggitivi di giornata (tra cui il bravissimo Conca) non solo andandosi a prendere la vittoria, ma scatenando un pandemonio alle sue spalle. Roglic ha preso spunto per andargli dietro, Evenepoel ci ha provato e mal gliene è incolto, andando incontro alla sua prima vera crisi della Vuelta con 48” ceduti allo sloveno. Gli resta 1’49”, ma anche tante incognite soprattutto sapendo che la tappa successiva è quella dell’arrivo a Sierra Nevada, dopo una salita che sembra non finire mai…

«Non è stata una buona giornata – ha dichiarato il belga al traguardo – non sentivo delle buone gambe. In fin dei conti ho ancora un buon gruzzolo, ma ho anche dolori muscolari. Credo sia normale, domani cercherò di sopravvivere, la situazione non mi preoccupa più di tanto».

Perché dicevamo di Rodriguez? Perché il giovane iberico ha pagato l’attacco di Carapaz, ma è stato bravo a salire sul suo passo, a recuperare su Evenepoel e precederlo di 20″. E’ chiaro che se vorrà salire ancora di classifica, dovrà considerare che Carapaz fa un’altra corsa, tesa ora alla conquista delle vittorie di tappa che, agli occhi dei responsabili della Ineos, hanno sempre un gran valore.

Una giornata difficile per la maglia rossa Evenepoel, che diceva di temere particolarmente Sierra Nevada…
Una giornata difficile per la maglia rossa Evenepoel, che diceva di temere particolarmente Sierra Nevada…

E intanto Rodriguez scalpita…

Quando aveva chiuso vittorioso a Penas Blancas, Carapaz aveva già dato appuntamento a Sierra Nevada. Quell’ascesa, che porta a oltre 2.500 metri di quota, gli piace particolarmente. L’aria è rarefatta, esattamente com’è abituato a respirare quando si allena dalle parti di casa sua. Intanto però si è messo in tasca un’altra vittoria e fa capire che gli altri potranno pure scornarsi per il successo finale, ma quel traguardo lo sta aspettando…

D’altronde Tosatto, diesse della formazione inglese, era stato molto chiaro sulle sue aspettative, già prima che il sudamericano andasse all’attacco e tagliasse per primo al traguardo di Sierra de la Pandera: «Sarebbe l’ideale se Richard vincesse un’altra tappa e Rodriguez recuperasse quanto basta per salire sul podio».

E’ pur vero però che in una Vuelta che si rimette così in discussione e che è incentrata sulle incognite intorno alla terza settimana di Evenepoel, che non ha mai vissuto in un grande giro, Rodriguez ha tutto il diritto di guardare in alto.

Rodriguez in maglia bianca di miglior giovane. Arrivo con Mas, Evenepoel è dietro
Rodriguez in maglia bianca di miglior giovane. Arrivo con Mas, Evenepoel è dietro

L’eredità dell’ecuadoriano

Che cosa farà allora Carapaz? E’ il grande interrogativo della tappa domenicale, 152,6 chilometri da percorrere con la salita finale che caratterizzerà gli ultimi 22 e soprattutto con la sua prima parte con rampe già durissime.

Chi vuole disarcionare il belga della Quick Step Alpha Vynil potrebbe farlo proprio dall’inizio. Chissà allora che i due targati Ineos non facciano gioco di squadra, in fin dei conti Carapaz, con già in tasca il contratto del prossimo anno con la EF Education EasyPost vuole onorare fino all’ultimo quello in essere e magari lasciare un’eredità attraverso il “giovane allievo”…

Abbiamo chiesto a Koen Pelgrim cosa c’è nel motore di Remco

03.09.2022
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Koen Pelgrim è il preparatore di Remco Evenepoel e in questi giorni deve essersi sentito tirare spesso per la manica. Fra le salite e la crono, in cui il suo giovane pupillo ha sbalordito il pubblico e annichilito i tifosi. In qualche occasione è stato Remco per primo a tirarlo in ballo, dicendo di aver odiato gli allenamenti che era costretto a fare per migliorare ad esempio in salita. E così, per cercare di capire meglio il momento del leader della Vuelta, abbiamo approfittato della disponibilità del tecnico belga.

Pelgrim è uno degli allenatori della Quick Step-Alpha Vinyl, si è laureato a Leuven (foto Sporza)
Pelgrim è uno degli allenatori della Quick Step-Alpha Vinyl, si è laureato a Leuven (foto Sporza)
Ha detto di aver odiato te e i lavori che gli imponevi…

Spero abbia detto di aver odiato solo i lavori e non me (sorride, ndr), comunque è certo che abbia lavorato duramente. Abbiamo affrontato in modo distinto le salite pedalabili e quelle più ripide. Cambia tutto. I rapporti che spingi e anche la posizione sulla bici. Se la salita è ripida come abbiamo visto a Les Praeres, si va molto più duri e ci si sposta in avanti. La pedalata va curata nella fase di trazione e di spinta. Tenere a bada tutti questi dettagli può essere estenuante, ma è necessario per dire di essere davvero pronti.

Si è parlato delle difficoltà dell’arrivo in quota di domani a Sierra Nevada…

A luglio, Remco è stato per tre settimane a Livigno ed è salito spesso sullo Stelvio, che è 200 metri più alto di Sierra Nevada. Abbiamo visto che le prestazioni un po’ ne risentono, ma è così per tutti. Non credo che quella di domani sarà una sfida che non possa sostenere.

Evenepoel si è trovato a suo agio sulle salite pedalabili e anche quelle più ripide
Evenepoel si è trovato a suo agio sulle salite pedalabili e anche quelle più ripide
Quindi è un fatto di adattamento?

E’ molto importante che un corridore si abitui alla mancanza di ossigeno. Anche i colombiani che avevamo in squadra non potevano pedalare alla stessa potenza in quota o al livello del mare. L’unica soluzione per limitare i danni è allenarsi spesso in alta quota per acclimatare il proprio corpo.

Anche per questo avete dormito al Sycnrosphera nelle stamze ipobariche?

E’ stato qualche settimana fa, non possiamo dire in che misura questo potrà influenzare le sue prestazioni. Possiamo solo sperare che funzioni.

Avete provato lo Stelvio dietro moto o comunque a ritmo gara?

Ritmo gara sì, dietro moto no. Quelli sono esercizi che fa soprattutto a casa, quando si allena assieme a suo padre nelle Ardenne.

Remco ha raccontato di aver lavorato sodo per andare forte sulle pendenze più ripide
Remco ha raccontato di aver lavorato sodo per andare forte sulle pendenze più ripide
Cosa sai delle tappe in arrivo?

Oggi arrivo alla Sierra de la Pandera (8,6 chilometri al 7,6 per cento). E’ una salita ripida e irregolare, ma non molto lunga, quindi mi sembra che non si possano fare proprio grandi differenze. Diverso, appunto, l’arrivo di domenica in Sierra Nevada (19,4 chilometri all’8 per cento). La salita è molto ripida all’inizio e questo è difficile, soprattutto in combinazione con il fatto che devi ancora salire per così tanto tempo. Se la prendono subito forte, si possono fare grandi differenze.

E’ magro per la salita, ma nella crono ha spinto fortissimo…

In inverno abbiamo fatto tanto lavoro in palestra per le masse muscolari, in bici per l’aerodinamica. Aveva già una buona posizione, ma ogni anno si migliora un po’ (in apertura, nel quartier generale Specialized in California, foto Quick Step-Alpha-Vinyl, ndr). In palestra ha guadagnato massa e insieme è maturato fisicamente. Il dimagrimento non è frutto solo dell’alimentazione, ma anche dei chilometri. Il rapporto watt/chili è migliorato e adesso Remco è al top anche nella crono, molto meglio di quanto fosse in Algarve. Anche perché vincere una crono piatta come quella di Alicante dopo aver lavorato tanto per la salita non era semplice. Come non è semplice trovare equilibrio fra crono e salita.

Diciamo che è giusto per la Vuelta, mentre potrebbe soffrire nella crono dei mondiali?

Per un Giro, il bilancio deve essere perfetto. Chiaro che in una crono secca, puoi sbilanciarti con un certo tipo di lavori. Remco contro un Ganna al top avrà il limite della potenza se il percorso è piatto. Se invece è vallonato, è fra i migliori al mondo. Non posso dire il più forte, perché lo storico parla a favore degli altri.

Remco Evenepoel ha dominato la crono di Alicante, corsa all’indomani del riposo
Remco Evenepoel ha dominato la crono di Alicante, corsa all’indomani del riposo
Come avete gestito la crono di Alicante?

Abbiamo fatto una stima dopo aver ispezionato il percorso. Visto che nel finale c’erano delle difficoltà, abbiamo deciso di partire leggermente più piano per fare la terza parte davvero forte. Chiaramente sono tattiche che puoi fare tenendo conto anche della lunghezza della crono. Se fosse stata più corta, si sarebbe trattato di andare sempre a tutta. Al mondiale si faranno ragionamenti ancora diversi, perché sarà una crono lunga, ma senza doversi preoccupare della tappa del giorno dopo. Io però non ci sarò, quattro settimane di Vuelta mi sono bastate. Passerò i dati di cui ha bisogno al tecnico della nazionale.

Che cosa vuole sapere Remco durante la crono?

Soprattutto informazioni sul percorso. Si fa prima la recon, si individuano le curve e raccogliamo le sue idee su come affrontarle. Poi servono i riferimenti di tempo, in base a come vanno le cose. Sono utili, ma bisogna saperli dare.

Dove si allena Remco?

Per la crono ha le sue zone in Belgio, nella zona di La Gleize nelle Ardenne. In Spagna invece lavoriamo a Calpe. Servono tratti di strada da 20 minuti in cui non avere incroci e traffico. Per le montagne invece la gran parte dei lavori si fa in montagna, a Livigno o dove si decide di andare.

Ai mondiali di Wollongong, Remco si troverà nuovamente davanti Filippo Ganna. Invece Van Aert non farà la crono
Ai mondiali di Wollongong, Remco si troverà nuovamente davanti Filippo Ganna. Invece Van Aert non farà la crono
Sarà difficile correre in Australia una settimana dopo la Vuelta, avendo tre giorni di viaggio senza bici?

Sarà più o meno come lo scorso anno per andare a Tokyo. Nella settimana dopo la Vuelta non serve fare ore, ma recuperare freschezza. Per cui volerà, arriverà laggiù e magari andrà subito a provare il percorso. Sarà svantaggiato rispetto a quelli che partiranno prima, ma avrà una condizione probabilmente migliore. Anche in questo caso, si tratta di equilibri da raggiungere.

Un’altra caduta di Alaphilippe e adesso mondiale a rischio

02.09.2022
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Qualche corridore più esperto direbbe che se uno cade così spesso non si può parlare di sfortuna. E in effetti a guardare il singolare bilancio di Julian Alaphilippe, la sensazione che qualcosa non vada ti assale. La Vuelta lo avrebbe dovuto rimettere definitivamente in sesto dopo il precedente, invece il francese ha lasciato la corsa in barella e con una smorfia, per il colpo alla spalla destra dopo una caduta piuttosto innocua, a 65 chilometri al traguardo di Cabo de Gata. Vengono in mente le parole di Ballan di qualche tempo fa sul suo muoversi continuamente sulla bici, anche se era francamente difficile prevedere che nell’attraversamento del villaggio di Carboneras la sua ruota anteriore scivolasse all’uscita di una curva mentre era tra i primi del gruppo lanciato. Seppure altri corridori abbiano raccontato che in quel punto la strada fosse viscida e con ghiaia.

La Vuelta era per Alaphilippe era la corsa del rilancio sulla via dei mondiali
La Vuelta era per Alaphilippe era la corsa del rilancio sulla via dei mondiali

Fratture escluse

Dopo essere rimasto seduto a lungo sull’asfalto e temendo di avere una clavicola rotta, il campione del mondo è stato trasportato all’ospedale di Almeria per sottoporsi alle radiografie. In serata, il team Quick Step-Alpha Vinyl ha diffuso un comunicato stampa piuttosto rassicurante sul suo stato di salute del francese.

«Gli esami hanno rivelato che Julian Alaphilippe ha riportato la lussazione della spalla destra, mentre le radiografie hanno escluso fratture».

Il campione del mondo è volato ieri in Belgio, per essere sottoposto a ulteriori esami all’ospedale Herentals che ben conosce, in cui gli avevano sistemato la frattura del braccio dopo la caduta al Fiandre di due anni fa. Non è stato fissato alcun termine per la sua guarigione.

Lefevere e Alaphilippe: un ottimo rapporto, ma non mancano le punzecchiature
Lefevere e Alaphilippe: un ottimo rapporto, ma non mancano le punzecchiature

Il richiamo di Patrick

La squadra aveva già stigmatizzato la presenza del francese alla Vuelta tramite le parole di Patrick Lefevere. Il team manager aveva detto, scherzando ma forse no, di augurarsi che il campione del mondo fosse andato in Spagna non tanto per preparare il mondiale quanto per aiutare la squadra.

«Nel migliore dei casi – ha detto ieri – tornerà in sella tra quindici giorni. Tempi troppo stretti per i mondiali, ma potrebbe essere pronto per il Giro di Lombardia e le gare italiane. Quest’anno Julian ha visto più ospedali che corse. L’impatto su Remco sarà enorme. Julian è stato il suo uomo provvidenziale, quello che gli aveva permesso finora di stare al sicuro».

Chiaramente i francesi sperano di vederlo in bici prima, appunto per i mondiali di Wollongong che si correranno il 25 settembre. Ma di certo il conto dei suoi incidenti qualche interrogativo lo fa sorgere e richiama se non altro la maledizione della maglia iridata, tenuta discretamente a bada nel primo anno.

Una serie proprio nera

La serie nera è cominciata alla Strade Bianche con la spettacolare caduta provocata dal vento. Pochi giorni dopo, a causa di una bronchite, Alaphilippe ha dovuto rinunciare alla Milano-Sanremo. Poi è venuta la terribile caduta durante la Liegi-Bastogne-Liegi, quando il francese lanciato in una discesa velocissima, è caduto in un fosso riportando la frattura della scapola, di alcune costole e un emopneumotorace.

E’ rimasto fuori fino ai campionati francesi di Cholet a giugno, quando la Quick Step-Alpha Vinyl ha preferito non selezionarlo per il Tour de France. Il colpo è stato duro, ma le sue condizioni di forma, già parse opache alla Vuelta, non erano all’altezza di una sfida così dura.

Alaphilippe ha così deciso di puntare sulla Vuelta per arrivare bene ai mondiali e poi chiudere al Lombardia, ma ha dovuto ritirarsi dal Tour de Wallonie di fine luglio per positività al Covid.

Nei primi dieci giorni di corsa, Alaphilippe è stato l’angelo custode di Evenepoel
Nei primi dieci giorni di corsa, Alaphilippe è stato l’angelo custode di Evenepoel

La rincorsa ai mondiali

Approdato alla Vuelta quasi per miracolo, Alaphilippe aveva pensato di aver superato i suoi guai, invece qualcosa è andato nuovamente storto.

«Perdere Julian è una grande perdita – ha detto Evenepoel a caldo – era in ottima forma e stava facendo per me un lavoro eccezionale. Sono sicuro che gli altri miei compagni di squadra saranno in grado di fare bene il loro lavoro aiutandomi in questa sfida».

A questo punto la scommessa per il campione del mondo si lega ai mondiali. Riuscirà a rimettersi per tempo e a trovare un adeguato livello di condizione? La sensazione stavolta è che la ciambella potrebbe davvero riuscire senza il buco.

Evenepoel, Ayuso e l’ansia: parole rilette con la psicologa

31.08.2022
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Chiedete a Ilario Biondi, amico fotografo, lo sguardo che ci scambiammo in una trattoria vicino Cesenatico quando Marco Pantani, 22 anni all’epoca, dichiarò che l’anno dopo ci avrebbe pensato lui a staccare l’imbattibile Indurain. In effetti lo fece. Dovette aspettare il 1994 perché la tendinite lo costrinse a ritirarsi dal primo Giro, ma l’anno dopo mantenne il proposito. Venendo da questa premessa, potrete immaginare lo stupore davanti alle parole di Remco Evenepoel e Juan Ayuso di due giorni fa durante il giorno di riposo della Vuelta.

«Cerco di non guardare gli altri come rivali – ha detto il belga – per evitare che diventino una trappola per la mente. Vado avanti giorno per giorno. Se avrò buone gambe, potrò provare a incidere, ma sono abbastanza sicuro che ci saranno dei momenti duri».

«Non voglio assolutamente pormi degli obiettivi troppo alti – ha detto lo spagnolo – preferisco viverla giorno per giorno. Non voglio crearmi uno scenario troppo elevato. Perché se poi non si realizza, me ne andrei dalla Vuelta con un cattivo sapore in bocca. L’obiettivo di questa corsa è farla bene e capire cosa potrò fare in futuro. Non voglio volare troppo alto, per non avere una delusione».

Abbiamo esplorato le parole di Evenepoel e Ayuso con Manuella Crini, psicologa piemontese
Abbiamo esplorato le parole di Evenepoel e Ayuso con Manuella Crini, psicologa piemontese

Che cosa è cambiato? E perché dichiarazioni simili in bocca a due ragazzini che hanno sempre fatto della sfrontatezza la loro arma vincente? Sono diventati improvvisamente saggi, oppure qualcuno gli ha suggerito di ragionare e parlare così?

Lo abbiamo chiesto a Manuella Crini, psicologa cui abbiamo spesso fatto ricorso per indagare i processi mentali in cui ci siamo imbattuti dalla nascita di bici.PRO, a partire dai disordini alimentari.

Pensa che questo atteggiamento sia casuale o risponda a precise strategie?

E’ molto probabile che sia intervenuto un mental coach, con strategie individuali, ritagliate su misura per impedire a entrambi di volare troppo alto. Qualcosa su cui potrebbero aver lavorato. Non credo ci sia stato un ricambio generazionale così netto da pensare a una saggezza precoce. Se invece sono sistemi da autodidatti, cautele che i due ragazzi adottano spontaneamente, non è detto che funzioneranno.

Nonostante sia giovanissimo, su Ayuso è forte la pressione della stampa
Nonostante sia giovanissimo, su Ayuso è forte la pressione della stampa
Più probabile una stategia?

Penso di sì. Quello che dice Evenepoel sul non voler guardare gli altri come avversari, ad esempio. Parla così perché li vede troppo grandi e ha paura di non reggere il confronto? La società e anche lo sport ormai spingono sempre più in alto, si è chiamati a dare sempre il meglio e l’eventualità di essere sconfitti è dietro l’angolo. Chi effettivamente lavora sul fallimento? Saper perdere fa parte della storia, non si deve averne paura.

Invece Ayuso?

Si alzano sempre le aspettative, anche se è giovanissimo. E se il gap è alto, le aspettative diventano un muro contro cui andiamo a scontrarci, facendoci male. Se invece abbasso le aspettative, dicendo di non volermi porre obiettivi troppo alti, allora non cado. O se cado, non mi faccio male. La fragilità non risulta compromessa e si è trovato un meccanismo di difesa e scaramanzia. Dentro di me spero di vincere, ma non lo dico. Come quando ci convinciamo che indossando sempre lo stesso abito, si passerà anche il prossimo esame. La scaramanzia diventa un oggetto magico.

Mas è il suo rivale più vicino, ma Evenepoel lo tratta da buon amico
Mas è il suo rivale più vicino, ma Evenepoel lo tratta da buon amico
Non è strano che tanta saggezza venga da due ragazzini?

Forse tanta prudenza deriva proprio da questo. Dal fatto che hanno imparato da piccoli a volare più basso. Hanno la consapevolezza di non poter stare per sempre sulla cresta dell’onda, perché l’onda presto o tardi scende. Però la visione di Evenepoel mi fa pensare anche ad altro.

A cosa?

L’idea del volermi concentrare solo su me stesso, di infilarmi in una bolla in cui ci sono solo io, tenendo lontani gli altri e l’ansia che ne deriva. La responsabilità è uno zaino pesante, del resto, e se gli altri pesano sulla mia bolla, rischiano di farla esplodere. Meglio tenerli lontano. Allo stesso modo, il discorso di Ayuso può essere legato all’ansia da prestazione. E in questo caso le eventuali strategie mentali gli sono state ritagliate addosso a livello sartoriale.

Ayuso Getxo
Ayuso non ha paura di esporsi e parlare da vincitore: alla Vuelta però ha cambiato improvvisamente registro
Ayuso Getxo
Ayuso non ha paura di esporsi e parlare da vincitore: alla Vuelta però ha cambiato improvvisamente registro
Anche perché la loro indole è battagliera e sfrontata…

L’età anagrafica nel caso di sportivi spesso non è fedele. Sono ragazzini, ma ogni corsa è scuola, quindi hanno un vissuto superiore a quello dei coetanei. Se sono stati talenti promettenti sin da subito, è possibile che abbiano arredato l’adolescenza per costruire i loro obiettivi. In quel caso vuol dire che hanno dietro un percorso di analisi e di gestione delle emozioni che li rende più adulti.

Quindi potrebbero essere due modi distinti di tenere a bada l’ansia?

Magari sono le soluzioni più pratiche possibili, piuttosto che dedicare un sacco di tempo a elaborare la possibilità di essere sconfitti. E’ un discorso che viene tenuto lontano e su cui invece, soprattutto a livello degli sportivi, si dovrebbe lavorare. Pensate a come sono cambiati i cartoni animati rispetto a un tempo. Non ci sono più il buono e il cattivo, vanno tutti d’accordo.

Evenepoel è un predestinato, seguito da un fan club accesissimo
Evenepoel è un predestinato, seguito da un fan club accesissimo
Ayuso dice anche che si impara più dai momenti duri che dalle vittorie.

Imparare a perdere tocca l’autostima, ma se lavori bene, ti aiuta a gestire l’ansia. Se invece il fallimento mi blocca, abbasso le aspettative. Mi preparo al peggio, così se viene qualcosa di buono, mi sembrerà una vittoria. Ma non sono parole per caso, credo che ci sia dietro un lavoro da mental coach.

Guerriero o ragioniere? Mas al bivio, aspettando la crono

30.08.2022
4 min
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Chissà cosa avrà pensato il suo capo Eusebio Unzue, quando durante il giorno di riposo di ieri, Enric Mas ha parlato da corridore e non da ragioniere. La sua classifica alla Vuelta si è leggermente appesantita dopo il traguardo di domenica, quando ha dovuto piegarsi a Evenepoel e anche ad Ayuso, ma il mallorquino resta comunque secondo nella generale a 1’12” dal leader. Certo la cronometro di oggi potrebbe ingigantire il fardello, ma la Vuelta deve ancora affrontare le vere montagne e il suo storico nei Giri è decisamente migliore rispetto a quello dell’inesperto corridore belga, che finora ha partecipato soltanto al Giro 2021 senza concluderlo.

Dopo la prima settimana e il riposo, Mas è secondo in classifica a 1’12”
Dopo la prima settimana e il riposo, Mas è secondo in classifica a 1’12”

«Cosa penso – ha detto Mas – guardando il mio secondo posto? Che vorrei fare tutto o niente. Bisogna essere consapevoli dei punti UCI e che la squadra ne ha bisogno per evitare la retrocessione. Personalmente sarei anche disponibile a rischiare il podio per provare a vincere, ma nemmeno possiamo rischiare di suicidarci, compromettendo la nostra classifica. Più avanti vedremo se si può fare, ma mi piacerebbe provare a vincere la Vuelta».

Quante domande

Mas sta rinascendo da se stesso, dalle sue insicurezze e da abitudini tecniche che finora non avevano giocato a suo favore. Il cambio di preparatore sta dando frutti sempre migliori. Lo si è visto leggermente più scattante sulle strade del Nord, convincente in alcuni momenti al Tour che tuttavia non ha concluso per il Covid e ben motivato e competitivo alla Vuelta. Nonostante a Utrecht sia partito con qualche dubbio, il suo stato d’animo era molto diverso da quello mostrato in Francia.

Mas francobollato a Evenepoel sul Collado Fancuaya: per ora Remco è inattaccabile
Mas francobollato a Evenepoel sul Collado Fancuaya: per ora Remco è inattaccabile

«Penso a un giorno per volta – ha detto – e anche se da fuori non si vede, in corsa ho ancora dei dubbi da risolvere. Domenica sulle rampe più dure mi aspettavo di essere un po’ più forte di Evenepoel, ma non è stato così. Il problema è che a causa del Covid, fra Tour e Vuelta più che allenarmi ho cercato di recuperare. Per questo continuo a farmi domande a cui finora sto rispondendo positivamente. Spero di continuare sino alla fine della gara».

Attenti a Roglic

Così il corridore del Movistar Team si guarda intorno, cercando di capire in che modo potrebbe svilupparsi la Vuelta. Poco convinto che la corsa abbia già trovato un assetto stabile.

Con il diesse Garcia Acosta: dopo il 2° posto 2021, la squadra è tutta per Mas
Con il diesse Garcia Acosta: dopo il 2° posto 2021, la squadra è tutta per Mas

«Roglic ad esempio – dice – non lo dimenticherei. Ha la cronometro domani (oggi, ndr) che gli sta bene e ci proverà di sicuro. A Sierra Nevada e sulle salite dell’ultima settimana non starà a guardare e io spero di essere al suo livello. Poi ci sono Ayuso e Rodriguez. Entrambi stanno facendo delle ottime prestazioni, considerando che si tratta del primo grande Giro. Sono rivali, ma grazie a loro e a pochi altri il ciclismo spagnolo sta risorgendo».

In attesa della crono

Non resta che sperare che la crono gli sia amica, consapevoli che non sia mai stata il suo forte e che il percorso di Alicante, totalmente piatto e velocissimo, sia il meno adatto da maneggiare.

Nella cronosquadre di Utrecht, la Movistar tirata da Mas ha realizzato il 10° tempo
Nella cronosquadre di Utrecht, la Movistar tirata da Mas ha realizzato il 10° tempo

«Vedremo come andrà – ha ammesso – e in base a quello prenderemo le nostre decisioni. Se un giorno vedremo Remco vacillare, cercheremo di fare qualcosa. Ma se non vacilla, dovremo ancora pensare ad assicurarci il podio, perché così com’è ora è quasi impossibile batterlo. L’ambizione è vincere la Vuelta, sono già salito sul podio due volte. Dobbiamo essere anche consapevoli che la squadra sta lottando per la salvezza nel WorldTour e questo è molto importante. Ho rinnovato il contratto fino al 2025, c’è in ballo anche il mio futuro. Spero di fare una crono decente e di non perdere troppo tempo. Mi è capitato di farne alcune molto buone, spero di riuscirci ancora».

La prima Vuelta di Ayuso, piedi per terra e nessuna paura

30.08.2022
4 min
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Juan Ayuso lo chiameranno pure “El niño”, il bambino, ma in questi giorni di Vuelta è parso piuttosto un guerriero. Forte e cocciuto, si è opposto agli scatti dei campioni lasciando che a piegarsi fossero piuttosto le gambe e mai la testa. Anche domenica, sull’arrivo… assassino di Les Praeres, è stato l’ultimo ad arrendersi al ritmo indiavolato di Evenepoel. Lottando prima con Mas e Rodriguez, poi rifilando a entrambi 10 secondi pesanti come macigni. Ora in classifica è quinto a 2’36” da Remco.

Ieri il ragazzino del UAE Team Emirates, vent’anni ancora da compiere, ha approfittato del giorno di riposo per tirare finalmente il fiato, toccando con mano quanto la sua popolarità stia esplodendo sulle strade spagnole. Soprattutto adesso che la Vuelta è atterrata dalle parti di casa, al Sud della Spagna.

Ayuso ha sfruttato il giorno di riposo per tirare il fiato e riflettere sui suoi limiti
Ayuso ha sfruttato il giorno di riposo per tirare il fiato e riflettere sui suoi limiti

Alla larga dalla popolarità

Quel tipo di entusiasmo è come una tigre, che rischia di mangiarti se credi alle sue fusa. E Ayuso ha capito anche questo, affiancato da quella vecchia volpe di Matxin, che lo segue da vicino coi suoi consigli.

«Il tifo mi piace – dice – sentirmi osannato mi motiva. Ma non voglio assolutamente pormi degli obiettivi troppo alti. Preferisco viverla giorno per giorno, non voglio crearmi uno scenario troppo elevato. Perché se poi non si realizza, me ne andrei dalla Vuelta con un cattivo sapore in bocca. L’obiettivo di questa corsa è farla bene e capire cosa potrò fare in futuro. Non voglio volare troppo alto, per non avere una delusione».

Domenica, verso Le Praeres, ha duellato con Rodriguez e lo ha staccato in finale
Domenica, verso Le Praeres, ha duellato con Rodriguez e lo ha staccato in finale

L’amico Rodriguez

Il problema è Evenepoel, in lotta per la maglia rossa e anche per quella dei giovani, al momento indossata da Carlos Rodriguez, che di Ayuso è una sorta di alter ego. I due si sfidano da quando erano bambini e chi li ha visti salire ieri verso il traguardo si è accorto del particolare… trasporto che li animava.

«Con Carlos – ammette El niño – c’è una grande rivalità, come pure rispetto e amicizia. Ci siamo sfidati per anni tutte le domeniche, in ogni corsa importante. Sono contento di ritrovarmi in gara con lui. E sono contento anche quando ottiene qualche risultato, perché è bello che una persona a me vicina ottenga dei grandi risultati. Ma certo poi scatta la molla di fare meglio di lui. E se poi gli sento dire che punta al podio della Vuelta, penso che piacerebbe anche a me. E’ il sogno di qualunque spagnolo che inizi a correre in bicicletta. Ci si prova, ma se anche non si riesce, non cade il mondo…».

Juan Ayuso ha 19 anni ed è professionista dall’estate del 2021
Juan Ayuso ha 19 anni ed è professionista dall’estate del 2021

L’amico Almeida

Intanto il primo spagnolo a vincere il Giro d’Italia U23 ha messo quasi due minuti fra se e Almeida, che almeno all’inizio era partito come leader del team e che oggi nella crono potrebbe in realtà riguadagnare parte del terreno perduto. Ayuso è intelligente e sa che lanciarsi in proclami di leadership non gli sarebbe utile, per cui cambia discorso con saggezza.

«Essere in questa posizione di classifica – spiega – mi dà la sensazione di quando insegui un sogno. Ci saranno certamente dei momenti difficili, ma per ora sta andando tutto bene. Con Almeida ho passato gli ultimi due mesi e mezzo, abbiamo un ottimo rapporto. E proprio perché so che i giorni storti possono capitare, non credo che il nostro rapporto debba esserne condizionato. Io gli chiedo consigli e lui me li dà, anche se non abbiamo una grande differenza di età. Questi giorni sono utili per imparare, si capiscono più cose quando si soffre di quando si festeggia. Ho avuto la conferma che è più un fatto di forza mentale che fisica e finora mi sono regolato abbastanza bene. Proseguirò così, giorno per giorno».

All’arrivo di domenica, Ayuso ha perso 34 secondi da Evenepoel
All’arrivo di domenica, Ayuso ha perso 34 secondi da Evenepoel

Pianeta Remco

La cronometro di oggi potrebbe dare una svolta alla sua corsa e non necessariamente in bene. Ayuso lo sa, ma il ragazzino non appare per niente intimidito.

«Non ho fatto una preparazione specifica per la crono – dice – anche se la bici la uso regolarmente tutte le settimane. Quest’anno ho fatto due cronometro su una distanza simile. Al Delfinato, quando sono arrivato 10°. Poi ai campionati nazionali, con un 7° posto. Spero di avere le stesse sensazioni della prima, quando mi sono sentito bene. In ogni caso la Vuelta è lunga. Per ora Evenepoel ha dimostrato di essere superiore, è come se stesse partecipando a un’altra gara. Ha ragione Almeida quando dice che per batterlo servirebbe Pogacar. Ma la Vuelta è lunga. Mancano due settimane per me, ma anche per lui. Mancano due settimane per tutti».

Rotta a sud, riposo e crono: inizia la vera Vuelta di Remco

29.08.2022
5 min
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Secondo giorno di riposo della Vuelta e Remco sembra veramente molto rilassato. Come un corridore molto fresco o che non abbia niente da perdere. Finora ha controllato e fatto quel che voleva. Non ha vinto, ma la superiorità sui rivali diretti è parsa abbastanza netta. Solo Mas sembra al suo livello, ma fino a un certo punto. La prima settimana è stata dura e il trasferimento dalle Asturie all’area di Valencia ha portato un caldo asfissiante e umido. In queste condizioni domani la Vuelta ripartirà con una cronometro di 30,9 chilometri, che per il belga potrebbe essere la prima occasione di vincere una tappa: il suo obiettivo di partenza.

Soltanto Mas finora ha dato la sensazione di riuscire a seguirlo
Soltanto Mas finora ha dato la sensazione di riuscire a seguirlo

Un nuovo Wolfpack

La situazione nell’hotel della Quick Step-Alpha Vinyl è strana. Raramente finora, forse solo al tempo di Rigoberto Uran e poi con Alaphilippe al Tour, la squadra belga si è ritrovata ad affrontare il riposo di un leader. E se nei casi precedenti era abbastanza chiaro che si trattasse di primati a orologeria, stavolta la sensazione che il bimbo possa sorprendere e tenere sino in fondo si va facendo largo.

«La squadra è forte e ha fiducia – dice lui – e anche se per noi è una situazione nuova, cerchiamo di fare del nostro meglio ogni giorno. Le ultime tappe sono state durissime, ma la squadra le ha gestite bene. Siamo rimasti concentrati. Ogni cosa che abbiamo fatto sinora cercheremo di ripeterla nelle due settimane che restano. E alla fine tireremo le somme».

Finora anche Alaphilippe è stato a disposizione di Remco, in attesa di giocare la sua chance
Finora anche Alaphilippe è stato a disposizione di Remco, in attesa di giocare la sua chance
Alaphilippe sta facendo un lavoro meraviglioso…

Raramente ricordo un campione del mondo mettersi così a disposizione. Sembra di salire su un taxi e aspettare che ti dicano di scendere. Ma tutta la squadra sta facendo grandi cose. Siamo un diverso tipo di Wolfpack rispetto ai giorni delle classiche, ma se ci fate caso siamo la squadra col maggior numero di uomini sulla salita finale, assieme forse alla Ineos. Dries Devenyns è un maestro nel posizionamento, per portare i rifornimenti, per guidarmi nelle situazioni più complicate. Anche Pieter Serry finché c’è stato (è stato costretto al ritiro per positività al Covid, ndr) ha fatto la sua parte. Potrei parlare per ore dei miei compagni…

Sei tiratissimo, ieri sulle pendenze estreme del finale sei parso a tuo agio oltre ogni previsione…

Sono il figlio di allenamenti diversi. Sono dimagrito e ho lavorato tanto su salite più ripide. Ho modificato anche il mio assetto sulla bici, per quei tratti in cui non conviene alzarsi sui pedali. Ho odiato il mio allenatore per quei lavori, non sono stati facili, ma stanno funzionando. E se vedi che la fatica ripaga, poi è più facile avere fiducia in se stessi.

Remco ha raccontato di aver lavorato sodo per andare forte sulle pendenze più ripide
Remco ha raccontato di aver lavorato sodo per andare forte sulle pendenze più ripide
Per contro si fa un gran parlare della tappa di Sierra Nevada di domenica prossima. Scalata lunga e arrivo in alta quota…

Conosco bene quella tappa, chiunque si sia allenato da queste parti sa di cosa parliamo. L’Alto del Purche è ripido. Poi arriva la salita finale, che inizia ripida, poi è lunghissima, regolare e con l’arrivo sopra i 2.500 metri. L’altitudine rischia di essere l’aspetto più difficile da gestire, ma ci sto lavorando da tutta l’estate. A Livigno ho dormito a 2.300 metri e poi all’hotel Syncrosphera anche più in alto, ma non ricordo i numeri. Domenica però è lontana, pensiamo prima alla crono di domani.

Non è tanto frequente la crono all’indomani del riposo: la tua routine quotidiana è cambiata?

Non tanto, in realtà. Avrò tempo domattina per riscaldarmi e tutte le cose che si fanno prima della crono. Oggi era importante recuperare le fatiche dei giorni scorsi e semmai mangiare un po’ di più, perché la bilancia dice che sono un po’ sceso.

La crono di domani, 30,91 chilometri da Elche ad Alicante, potrebbe dare la svolta alla Vuelta di Remco
La crono di domani, 30,91 chilometri da Elche ad Alicante, potrebbe dare la svolta alla Vuelta di Remco
Che crono ti aspetti?

E’ completamente piatta. Trenta minuti da fare a tutto gas, con qualche strappetto nel finale e l’arrivo in discesa. Conosco il percorso. Sono partito dicendo di volere un posto nei primi 10 e vincere una tappa. Domani potrebbe essere il giorno per vincere, la classifica invece andrà conquistata un po’ ogni giorno.

Che effetto fa essere davanti?

Non cambia il mio obiettivo. La Vuelta è il primo grande Giro cui punto con consapevolezza, non si può paragonare al Giro dello scorso anno. A volte guardo la maglia rossa e mi rende orgoglioso. Sono contento di averla, è come una promessa, qualcosa che devo guadagnarmi ogni giorno. Cerco di non guardare gli altri come rivali, per evitare che diventino una trappola per la mente. Nei giorni scorsi ho anche chiesto qualche cambio, però Mas non me l’ha dato. Vado avanti giorno per giorno. Se avrò buone gambe, potrò provare a incidere. Sono abbastanza sicuro che ci saranno dei momenti duri. Spero di recuperare nei prossimi 2-3 giorni per essere pronto per le tappe del weekend. E lo stesso nella terza settimana, per arrivare in forma per quelle più dure.

Al Giro 2021, le grandi pendenze dello Zoncolan hanno fatto capire quali fossero i fronti su cui Remco potesse migliorare
Al Giro 2021, la crisi di Remco sullo Zoncolan ha messo nel mirino le pendenze elevate
Quanto pesano le formalità del dopo tappa?

Per fortuna prima di cominciare avevamo studiato una strategia con la squadra. In caso di qualche maglia o di vittorie, l’obiettivo è ridurre al minimo il tempo perso fra l’arrivo e il ritorno in hotel. Per cui rulli, podio, mini conferenza stampa in zona mista, antidoping e via in hotel per iniziare a recuperare il prima possibile.

Qual è la raccomandazione che ti fanno più spesso in squadra?

Una sola, ma me lo dicono in continuazione. Mi dicono tutti di stare calmo. Per ora ci sono riuscito, nelle prossime tappe di montagna chissà…

Da Zwift al ciclismo reale, così Vine ha preso a schiaffi la Vuelta

28.08.2022
5 min
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Zwift aveva organizzato un concorso alla fine del 2020. Il vincitore sarebbe stato premiato con un contratto da professionista.

«Per me era una possibilità – racconta Jay Vine – adesso o mai più. Avevo 25 anni, a nessuno importava molto delle competizioni amatoriali australiane. Avevo ottenuto alcuni risultati nelle gare australiane UCI, ma in Europa nessuno ne sapeva nulla. Quindi, se volevo diventare un professionista, quella era la mia occasione. Sì, mi sono preparato in modo molto specifico per quella gara. Comunque in Australia non avevo molto altro da fare. Quando ho saputo che avevo vinto la gara di Zwift, ho capito subito che la mia vita sarebbe cambiata completamente. Avrei dovuto firmare con la ARA Pro Racing Sunshine Coast, mi sono ritrovato alla Alpecin».

E’ stata la sua vittoria della challenge virtuale a lanciare Vine tra i pro’ (foto Zwift)
E’ stata la sua vittoria della challenge virtuale a lanciare Vine tra i pro’ (foto Zwift)

Doppietta spagnola

Ieri Jay Vine, australiano alto 1,84 per 69 chili, ha preso a calci i pregiudizi e vinto la seconda tappa della Vuelta in due giorni. Prima al Pico Jano, precedendo Evenepoel. Poi al Collado Fancuaya, precedendo questa volta Marc Soler.

«Quando Lutsenko ha provato ad attaccare – dice – stavo bene. A quel punto sembrava che non ci sarebbero stati più attacchi. Così ho deciso di mettere un po’ di pressione al gruppo e di accelerare. Quando mi sono guardato intorno dopo il tornante, ho visto che non c’era più nessuno alla mia ruota, così ho continuato. E’ stata una fatica di 25 minuti, ma dopo la mia prima vittoria, avevo molta fiducia. Mi sono davvero divertito. E’ stata una bella giornata».

Anche nei tratti più ripidi della salita, Vine è rimasto seduto alzando la cadenza
Anche nei tratti più ripidi della salita, Vine è rimasto seduto alzando la cadenza

La salita finale non faceva sconti, ma davvero a guardare la compostezza in sella dell’australiano, è venuto di pensare che sia riuscito a trasferire su strada l’attitudine ai grandi sforzi sui rulli, dove non ci si scompone e si lavora tanto sulla frequenza di pedalata.

La prima Vuelta

I fratelli Roodhooft, capi della Alpecin-Deceuninck, sono stati inizialmente molto accorti con il nuovo arrivato australiano. Prima della Vuelta 2021 il suo calendario parlava di appena 15 giorni di gara, anche se il secondo posto al Giro di Turchia aveva fatto intuire il suo talento di scalatore.

«La salita è il mio terreno – diceva forse con eccesso di entusiasmo un anno fa al via della corsa spagnola – cercherò di seguire il più da vicino possibile gli uomini di classifica. Più i percorsi sono difficili, più mi piace. Il caldo? Sono australiano, non dovrebbe essere un problema. Quando sono venuto in Europa, il tempo non era così buono. Ma nelle ultime settimane mi sono allenato principalmente in altura e al caldo. Non ho mai corso in un gruppo così grande, ma non ho paura. Sarà una nuova esperienza e il team mi guida in modo eccellente. La Vuelta è la gara migliore per debuttare. Le strade sono larghe, ci sono poche curve e piove raramente. Voglio imparare il più possibile e restare un ciclista professionista il più a lungo possibile».

Un anno dopo

E’ passato un anno e il vincitore del mondiale sui rulli sta vivendo i giorni più belli della sua carriera. Dopo essersi guadagnato un contratto, Vine è tornato sul luogo del… delitto e ha partecipato nuovamente alla gara di Zwift. 

La vittoria aò Pico Jano, 6ª tappa della Vuelta, è stata una grande sorpresa
La vittoria aò Pico Jano, 6ª tappa della Vuelta, è stata una grande sorpresa

«La competizione quest’anno non è stata eccezionale – sorride – con un velocista come Bryan Cocquard in partenza, non ho avuto scampo. Perché ho deciso di partecipare? Il premio in denaro. C’erano 8.000 euro per il vincitore, per un’ora di ciclismo. Un sacco di soldi, eh? E’ iniziato tutto alla fine del 2019, prima del Covid. Dove vivevo, c’erano gravi incendi boschivi, quindi l’allenamento all’aperto non era un’opzione. Dieci minuti di pedalata all’aperto equivalevano a fumare tre sigarette. Ma io volevo andare bene all’Herald Sun Tour e quindi ho dovuto allenarmi».

Vine è alto 1,84 e pesa 69 chili: numeri da scalatore e azione sempre composta
Vine è alto 1,84 e pesa 69 chili: numeri da scalatore e azione sempre composta

«Poi è arrivato il Covid anche in Australia e improvvisamente non ci è stato più permesso di lasciare la nostra casa. La soluzione? Continuare sui rulli. Ma intanto vedevo diminuire le mie possibilità di una carriera da professionista. Finché all’improvviso è saltata fuori quella competizione della Zwift Academy».

Stupore permanente

Quando vive in Europa, fa base ad Andorra. Si allena in altura e racconta che se anche venisse convocato per il mondiale australiano, gli piacerebbe comunque tornare in Europa e partecipare alle corse italiane di fine stagione.

Seconda tappa vinta da Vine in due giorni, la sorpresa continua…
Seconda tappa vinta da Vine in due giorni, la sorpresa continua…

«Se mi chiedete di confrontare la mia vita con quella di un anno fa – sorride – non trovo le parole per descrivere la mia situazione. Faccio parte di una squadra vincente. Non ho perso un minuto dell’ultimo Tour de France e anche lì abbiamo vinto delle tappe. E’ davvero bello far parte di una squadra del genere. Un anno fa partecipavo a gare amatoriali in Australia, in un gruppo di quaranta corridori. Oggi sono in uno dei Grandi Giri al fianco di corridori che hanno vinto grandi corse, inclusi tre campioni olimpici. Ho vinto due tappe e questo è davvero surreale. Rimarrò stupito per i prossimi diciotto giorni».