Vuelta, secondo test in montagna. Remco contro Vingegaard?

31.08.2023
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Si torna in salita. Dopo l’esibizione di Evenepoel sabato scorso ad Andorra, la Vuelta propone oggi l’arrivo al Pico del Buitre (Observatorio Astrofísico de Javalambre), dopo 10,9 chilometri di salita con una media dell’8 per cento e passaggi al 16.

Il verdetto di sabato ha fatto vedere come in realtà i big fossero tutti lì: il solo a non essere riuscito a tenere il passo dei primi è stato Geraint Thomas, arrivato a 47 secondi e salvato da sicuro naufragio dall’aiuto del compagno Bernal. Remco invece è parso in grande spolvero, al punto da lasciarsi dietro Vingegaard con un’azione fulminea ai 200 metri dal traguardo di Arinsal. Se però la vittoria di tappa poteva essere un’opzione prevedibile, data la tipologia dell’arrivo, forse Evenepoel non aveva messo in conto di indossare così presto la maglia di leader.

«Non era affatto previsto prendere la maglia di leader così presto – ha ammesso il belga nella conferenza stampa del dopo tappa – per cui ora dovremo stabilire una tattica intelligente e decidere se vogliamo mantenerla».

Seconda vittoria di tappa consecutiva ieri per Kaden Groves, che batte Filippo Ganna
Seconda vittoria di tappa consecutiva ieri per Kaden Groves, che batte Filippo Ganna

Il traguardo volante

Per il momento le cose gli stanno andando bene, al punto che durante la quinta tappa è andato anche a caccia di un traguardo con abbuono a 10 chilometri dall’arrivo.

«Ho visto la UAE Emirates arrivare al gran completo – ha spiegato il leader della corsa – e ho pensato che Ayuso avrebbe provato a guadagnare qualcosa. Ecco perché sono entrato in prima persona. Però ogni secondo conta. Il Giro si è deciso con 14 secondi tra i primi due, non si lascia nulla, soprattutto se non costa grossi sforzi. La cosa più importante è che sia andato tutto bene nelle ultime due tappe e che tutti abbiano tagliato il traguardo sani e salvi».

Oggi però non ci sarà tanto da scherzare: il secondo arrivo in salita della Vuelta promette di essere esigente.

«E’ il secondo grande confronto in montagna – ha detto Evenepoel – immagino che ci sarà battaglia, ma non so assolutamente cosa aspettarmi. Penso che questa salita possa fare al caso mio, ma contro i migliori corridori del mondo dovremo stare attenti. Spero soprattutto che una fuga possa andare fino in fondo».

La tappa odierna della Vuelta arriva all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, con un finale davvero cattivo
La tappa odierna della Vuelta arriva all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, con un finale davvero cattivo

Largo agli sfidanti

Roglic scalò queste salite nel 2019, per questo nel clan della Jumbo-Visma sembrano tutti abbastanza tranquilli. Lo sloveno arrivò sesto sulla vetta di Teruel e si lasciò dietro Pogacar per 30 secondi. Questa volta Primoz si trova a 43 secondi da Evenepoel e ad Andorra il compagno di squadra Vingegaard è parso leggermente superiore, ma anche lui deve recuperare 37 secondi che non sono pochi.

Oggi sulle strade del Pico del Buitre c’è da aspettarsi che corridori come Ayuso, Mas, Vlasov o Uijtdebroeks proveranno a essere della partita, mentre noi aspettiamo di vedere all’opera Damiano Caruso (già in fuga ad Andorra), con una punta di curiosità per Lenny Martinez, che nel 2021 di questi tempi vinceva il Giro della Lunigiana e sabato ad Andorra è arrivato settimo con tutti i migliori. Inaspettatamente al terzo posto in classifica, a soli 17 secondi dal leader belga, il giovane corridore del team Groupama-FDJ misurerà sicuramente le sue ambizioni.

Roglic già oggi potrebbe attaccare, ma quali sono gli equilibri in casa Jumbo-Visma?
Roglic già oggi potrebbe attaccare, ma quali sono gli equilibri in casa Jumbo-Visma?

Sopravvivere e non perdere

La tappa di oggi verso l’Osservatorio Javalambre termina con una salita di 10,9 chilometri con una pendenza media dell’8 per cento. Dopo due tappe per velocisti e doppietta di Groves, ci sarà di nuovo da salire.

«E’ una salita finale difficile, a gradini – dice Evenepoel – una tappa dura, durissima. Termina con 30-40 minuti di salita piuttosto ripida. Non necessariamente per corridori estremamente esplosivi, quindi mi va bene. Anche ad Andorra si è trattato di circa mezz’ora di scalata. Dovremo stare attenti soprattutto a Vingegaard, il miglior scalatore del mondo. Guarderò la sua ruota più del solito. Speriamo che parta una bella fuga per la vittoria di giornata, mentre vedremo cosa fare con la maglia. Sopravvivere e non perdere tempo, questa è la cosa più importante».

Roglic, una finestra sulla Vuelta… con Burgos nel sacco

21.08.2023
4 min
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«Sono venuto qui per stare un po’ meglio e penso di esserci riuscito»,Primoz Roglic come sempre è diretto, sincero e pratico. Lo sloveno parla così della Vuelta Burgos, classico appuntamento di avvicinamento al grande evento, la Vuelta in questo caso.

L’ex saltatore con gli sci viaggia dunque verso la “sua” Vuelta. Il grande Giro che ha già vinto tre volte. Lo attende la sfida con Evenepoel, in primis, Ayuso, Thomas, ma forse il rivale più pericoloso ce lo ha in casa, come vedremo.

Primoz Roglic (classe 1989) all’ultima Vuelta Burgos ha vinto tre tappe e la generale precedendo di 39″ Vlasov e di 42″ Adam Yates
Primoz Roglic (classe 1989) all’ultima Vuelta Burgos ha vinto tre tappe e la generale precedendo di 39″ Vlasov e di 42″ Adam Yates

Veni, vidi, vici

Come “d’abitudine” il corridore della Jumbo-Visma è tornato in corsa dopo molti mesi. Non lo si vedeva col numero sulla schiena da Roma, 78 giorni fa, al Giro d’Italia. Ha vinto e ha subito messo in chiaro il suo stato di forma.

Roglic è uno dei migliori in assoluto nel sapersi preparare stando parecchio lontano dalle corse. E’ andato per tre settimane a Tignes, in Francia, con gran parte del “gruppo Vuelta”. La gara di Burgos era una sorta di rodaggio, di prova generale. 

E proprio di prova generale ha parlato il direttore sportivo, Marc Reef: «La Vuelta Burgos è stata una buona prova generale. Le temperature, il percorso e il modo di correre sono paragonabili a quelli che ci saranno alla Vuelta.

«L’obiettivo principale era compiere gli ultimi passi, rifinire la gamba e ci siamo riusciti. Ma non sono contento solo per Roglic. Ho visto che anche gli altri ragazzi hanno dimostrato di essere pronti, uno su tutti Jan Tratnik che veniva dall’incidente pre-Giro e ha fatto una lunga riabilitazione».

A Burgos superati spesso i 40 gradi: prova perfetta per l’imminente (calda) Vuelta. Tratnik rinfrescava così il suo capitano
A Burgos superati spesso i 40 gradi: prova perfetta per l’imminente (calda) Vuelta. Tratnik rinfrescava così il suo capitano

Percorso di crescita

Eppure Primoz non ha dominato. Ha sì vinto. Si è dimostrato pronto ed efficiente, ma in salita non ha staccato tutti i rivali. Anzi, se proprio cerchiamo il pelo nell’uovo, nel giorno della seconda vittoria, ad un certo punto quando si è trovato in testa ad un paio di chilometri dal traguardo e faceva lui il passo, l’andatura è anche calata un po’, testimonianza di ciò è stato il rientro di Vine. Poi nel finale ha risposto agli attacchi e in volata ha battuto tutti. Ma ha vinto per le sue caratteristiche e non da “schiacciasassi”.

Magari c’erano delle motivazioni tattiche. Magari non voleva fare più fuorigiri del necessario, magari faticava anche lui.

«La giornata era di nuovo calda – ha detto Roglic alla tv slovena dopo l’ultima tappa – ma mi sentivo benissimo. I nostri ragazzi hanno controllato la tappa tutto il giorno, ma direi tutta la corsa. Io volevo mettere intensità nelle gambe. Sono davvero soddisfatto della mia condizione e chiaramente anche della vittoria. Era la prima volta che facevo la Vuelta Burgos e mi è piaciuta moltissimo. Ho visto tanta gente lungo le strade».

«In questi giorni ho visto anche una squadra forte. I ragazzi avevano tutto sotto controllo».

La Jumbo-Visma ha vinto la cronosquadre. C’erano 4 elementi degli 8 che vedremo alla Vuelta, che si aprirà proprio con una prova così
La Jumbo-Visma ha vinto la cronosquadre. C’erano 4 elementi degli 8 che vedremo alla Vuelta, che si aprirà proprio con una prova così

Dream team

E il tema della squadra torna forte. Proprio poche ore fa la Jumbo-Visma ha ufficializzato la sua formazione per la grande corsa spagnola.

Oltre a Roglic ci saranno Tratnik, Vingegaard, Kuss (al terzo grande Giro stagionale), Kelderman, Gesink, Van Baarle e Valter. Un roster mostruoso.

«Andare con più punte ci potrà essere utile – ha aggiunto Reef – Primoz dopo il Giro si è riposato e ha trascorso un lungo periodo in altura, quindi è andato a Burgos. Vingegaard dopo il Tour ha staccato, ha ripreso ad allenarsi e ha già lanciato ottimi segnali».

Lo stesso Roglic si è mostrato sereno di questa formazione. Vingegaard non sembra essere un rivale, almeno per ora. Secondo molti – tecnici, ma anche corridori presenti a Burgos – potrebbe essere determinate il caldo. In tal senso Vingegaard sin qui si è sempre mostrato all’altezza, ma potrebbe pagare le fatiche ravvicinate del Tour. Mentre Primoz è più fresco. E’ un dilemma aperto.

Ma ci piace chiudere con le parole dello stesso Reef prima della Vuelta Burgos: «Roglic punta alla vittoria generale e possibilmente ad una di tappa. Quelle finale è molto esplosiva e adatta a lui», obiettivi centrati alla lettera.

E ancora: «Dal 2019, Primoz non ha avuto una preparazione così buona per la Vuelta. È stato in grado di riposarsi e di ricostruire la condizione secondo i piani. Ora è in buona forma».

Vingegaard alla Vuelta, cosa pensano Roglic ed Evenepoel?

26.07.2023
5 min
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Sarà rimasto peggio Roglic o Evenepoel? Garzelli sogghigna, per rispondere c’è comunque bisogno di sbilanciarsi. «Entrambi – dice – secondo me il fatto che alla Vuelta arrivi anche Vingegaard, per motivi diversi dà fastidio a entrambi».

Il Tour è finito da tre giorni. In Belgio impazzano i criterium, gli inviati resettano il cervello ed entrano in clima mondiali, ma la prospettiva della Vuelta con Roglic, Vingegaard ed Evenepoel tiene già alta la fiamma sotto la pentola. Probabilmente sono cose che capisci a fondo soltanto quando ci passi, ma non è difficile immaginare che l’annuncio del danese abbia colto di sorpresa i due campioni attesi alla sfida spagnola.

Garzelli ha commentato il Tour assieme ad Andrea De Luca. Il 16 luglio ha festeggiato i 50 anni (foto Instagram)
Garzelli ha commentato il Tour assieme ad Andrea De Luca. Il 16 luglio ha festeggiato i 50 anni (foto Instagram)

Motivazioni diverse

Magari il discorso di Remco è diverso: lui non è contento perché pensava di avere rivali già noti e… misurati, invece gli arriva fra capo e collo il vincitore del Tour. Mentre Roglic, che da giugno lavora per essere leader nella corsa già vinta per tre volte, si ritroverà allo stesso tavolo un ex gregario, ormai diventato capitano. Come successe a Simoni con l’arrivo di Cunego. Come quando Armstrong piombò in casa di Contador. E come quando al Giro del 2000 di Garzelli capitano, all’improvviso saltò fuori Pantani.

Stefano, qual è la ricetta perché la coppia funzioni?

E’ difficile che funzioni. Io sono sempre stato dell’idea che se vuoi vincere un grande Giro, devi andare con un capitano, altrimenti ogni volta si creano situazioni particolari. Nel mio caso, Marco arrivò all’ultimo momento. Insomma, era Marco Pantani e io ero un ragazzo giovane. Poi strada facendo la situazione si andò delineando, ma neppure allora fu troppo facile. Alla fine io sapevo bene che con Marco in corsa, non sarebbe stata la stessa cosa. Sia per me, sia per tutta la squadra. Non sarà facile per Roglic e Vingegaard.

Al Giro del 2000, Garzelli era il capitano, poi arrivò Pantani. Non fu facile, ma alla fine vinse Stefano
Al Giro del 2000, Garzelli era il capitano, poi arrivò Pantani. Non fu facile, ma alla fine vinse Stefano
Perché?

Perché nel ciclismo moderno è cambiato il modo di correre, si sta sempre tutti molto vicini. Però se ci sono situazioni particolari, devi stare vicino a due capitani, che magari per qualche necessità corrono in modo differente. Penso al Tour del 2022 nella tappa del pavé quando Vingegaard rimase senza bici e Roglic cadde. Insomma, la gestione si fa difficile. Diciamo che sarà bello vederli, sarà divertente…

Di solito in questi casi si dice che il polso della situazione deve averlo l’ammiraglia.

In teoria è così. Però se guardate, l’inizio del Tour per la Jumbo-Visma non è iniziato benissimo. C’erano anche lì due capitani – Vingegaard e Van Aert – sia pure con obiettivi differenti e già il secondo giorno Van Aert si è ritrovato senza appoggi. La situazione era complicata, Wout non era contentissimo. E anche se sono due corridori diversissimi, hanno rischiato comunque una piccola rottura iniziale, che per fortuna è stata subito chiarita.

Le tensioni fra Van Aert e Vingegaard al Tour si sono sciolte a Cauterets. La vittoria di Pogacar ha unito la Jumbo-Visma
Le tensioni fra Van Aert e Vingegaard al Tour si sono sciolte a Cauterets. La vittoria di Pogacar ha unito la Jumbo-Visma
Sono bocconi faticosi da mandare giù…

Infatti alla fine rimane sempre qualche piccola spina. Non è semplice, ci sono otto corridori, due fanno i capitani… Vedremo alla Vuelta! Chiaramente loro sono superiori. Io penso che Vingegaard, anche con una condizione inferiore a quella del Tour, può vincere la Vuelta.

C’è da capire quanto la sua presenza possa infastidire Roglic…

Io penso che un po’ sia scocciato. Loro vogliono entrare nella storia, vincere Giro, Tour e Vuelta nella stessa stagione, quindi forse per questo motivo hanno deciso di portare anche Vingegaard. E Jonas è coraggioso, è bello vedere che viene alla Vuelta e si mette in gioco nuovamente. Ha solo da perdere. Ha già fatto una stagione straordinaria: tranne la Parigi-Nizza, in cui è arrivato secondo, ha vinto tutte le corse cui è andato. Io credo che il suo obiettivo sia diventare il numero uno al mondo a fine 2023 e con la Vuelta e magari il Lombardia, potrebbe riuscirci. 

Alla Vuelta Roglic ritroverà Thomas e la sorpresa inaspettata del compagno Vingegaard (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Alla Vuelta Roglic ritroverà Thomas e la sorpresa inaspettata del compagno Vingegaard (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Anche perché ha detto: vado in Spagna a fare il capitano…

Assolutamente. Roglic ha vinto il Giro, lo ha gestito bene, però sarà una Vuelta durissima, la più dura degli ultimi quarant’anni. Gli organizzatori hanno approfittato del fatto che i mondiali ci saranno già stati, per disegnare una Vuelta spettacolare, per scalatori. Gli altri anni avevano un occhio di riguardo nei confronti degli uomini per il mondiale, questa volta invece nessuna pietà. E Vingegaard, come pure Pogacar, sono di un altro pianeta.

Pensi che Roglic pretenderà che Vingegaard lo aiuti?

Ora il capitano è Jonas, poco da dire: ha vinto il Tour. Il livello del Giro era più basso rispetto al Tour e la dimostrazione è stata comunque anche il Tour dell’anno scorso. Erano partiti alla pari e alla fine ha vinto Vingegaard, anche per la caduta di Roglic. Il danese va in Spagna da capitano, poi sarà la strada semmai a dire cose diverse.

Evenepoel ha vinto la Vuelta 2022, su un percorso non particolarmente impegnativo. Quest’anno sarà molto più dura
Evenepoel ha vinto la Vuelta 2022, su un percorso non particolarmente impegnativo. Quest’anno sarà molto più dura
Invece con Evenepoel come la mettiamo?

L’anno corso ha vinto la Vuelta, ma una Vuelta di due settimane, perché la terza era veramente facile. Dopo Sierra Nevada, che era la quindicesima tappa, il resto scorreva via facile, con Navacerrada e salite pedalabili. Lui ha vinto la crono di Alicante, però a Sierra de la Pandera è andato in crisi, anche perché era caduto due giorni prima. Insomma, eravamo tutti a chiederci quando incontrerà Pogacar al Tour e si ritrova con Vingegaard alla Vuelta. Quest’anno sarà un bel banco di prova.

Giro, Tour e adesso la Vuelta. Prosegue il viaggio di Kuss

25.07.2023
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Adesso la Vuelta. In un certo senso, al di là della sua voglia di esserci, Sepp Kuss lo stanno tirando per la manica. Da una parte Roglic, che lo aspetta dal Giro d’Italia. Dall’altra Vingegaard, cui ha cavato le castagne dal fuoco più d’una volta al Tour de France. E adesso che l’americano ha ufficializzato la sua presenza alla Vuelta al fianco dei due capitani, resta il dubbio di chi dovrà aiutare e per chi invece, chissà, preferirebbe farlo.

Quasi mezz’ora a parlare di sé: così Kuss si è concesso nel secondo giorno di riposo
Quasi mezz’ora a parlare di sé: così Kuss si è concesso nel secondo giorno di riposo

La seconda parte

Questa è la seconda parte di un’intervista fatta con Kuss nel secondo giorno di riposo del Tour. Nella prima ci ha raccontato di sé e dei suoi capitani. Dei pensieri al momento di infliggere fatica ai rivali. Del suo apporto alla Jumbo-Visma e la sua aspirazione di esserne semmai un giorno il capitano. Dovevano ancora andare in scena la crono e il giorno di Courchevel. Vingegaard si aggirava nel ristorante dell’hotel, raggiungendo a tratti la tavola del team e a tratti quella di sua moglie e sua figlia. Fra lui e Pogacar c’erano ancora 10 secondi, chissà se in cuor suo il danese era sicuro di poter scavare il solco.

«Penso che Jonas vincerà sulle montagne – diceva Kuss – non so dire però con quale distacco. Anche un secondo sarebbe abbastanza, giusto? Sì, un secondo basterebbe, ma io penso che sarà molto di più e a quel punto faremo parte della storia. Già l’anno scorso è stato super memorabile, emozionante da guardare e farne parte. Anche quest’anno è stato davvero eccitante, i percorsi sono stati ben progettati e c’è stata molta azione ogni giorno. Anche grazie ai corridori che ci sono in gara e al modo in cui stanno correndo. Forse le altre squadre non capiscono bene cosa stia succedendo, ma è bello farne parte».

Ci hai detto che vivi ad Andorra, passi molto tempo negli Stati Uniti?

Non così tanto. Soltanto un mese o due all’anno, di solito fuori stagione. In estate è difficile tornare, per cui la mia vita si svolge sempre più in Europa.

In America il ciclismo professionistico ha un suo seguito?

Penso che stia diventando uno sport di moda anche negli Stati Uniti. Conosco persone di quando ero più giovane che non sarebbero mai andate in bicicletta, mentre ora pensano che sia davvero uno sport superlativo. Puoi vestirti bene e avere una bici fantastica. E’ uno sport per la classe più istruita, che guarda il Tour. Magari non c’è una base di fan per guardare le classiche, ma il Tour sì…

L’effetto Armstrong sta diminuendo?

Penso che tanti negli Stati Uniti ritengano che siccome Armstrong si drogava, di riflesso anche tutti gli altri lo facciano ancora. Questa è la loro opinione ed è difficile cambiarla, ma io penso che sono passati parecchi anni da quello che è successo. Le persone vanno avanti, il ciclismo va avanti.

Al Tour of Utah 2018 vince tre tappe e la classifica finale: è appena arrivato alla Jumbo, ha 24 anni
Al Tour of Utah 2018 vince tre tappe e la classifica finale: è appena arrivato alla Jumbo, ha 24 anni
Lance era il tuo campione preferito?

Ero un suo fan, ma non era il mio preferito. Mi sono sempre piaciuti di più Contador, Valverde oppure Pantani, anche se lui è stato prima della mia generazione. Erano più spettacolari, mi piaceva il loro modo di correre, era emozionante da guardare.

Quali sono stati i tuoi primi ricordi guardando il Tour de France? 

Sicuramente gli anni di Armstrong, ma il ricordo più vivo è di quanto vinse Cadel Evans. All’epoca ero un ciclista di mountain bike e anche lui lo era stato. Per questo tifavo Cadel.

Tutto questo accadeva a Durango?

Sì, con la mia famiglia intorno. Guardavamo il Tour a colazione prima di uscire.

Con sua moglie ai piedi del palco del Giro in Via dei Fori Imperiali. Il ciclismo esalta i posti belli (foto Bram Berkien)
Con sua moglie ai piedi del palco del Giro in Via dei Fori Imperiali. Il ciclismo esalta i posti belli (foto Bram Berkien)
Il fatto che tu sia così forte in salita dipende dal fatto che arrivi da Durango?

Certo. Lì intorno ci sono un sacco di montagne davvero alte e soprattutto con la mountain bike si riesce ad arrivare proprio in cima. In Colorado non ci sono molte strade pianeggianti. A Durango invece è come se metà fosse davvero piatta e metà fosse veramente alta montagna. Quindi c’è un po’ di tutto.

Hai un messaggio per i fan americani?

Grazie per il supporto. Anche i miei genitori sono dall’altra parte dell’Oceano a guardare, ma posso sentire la loro energia. Ho anche letto tutti i messaggi di supporto che le persone inviano dagli Stati Uniti e penso che sia davvero bello rendermene conto.

Che tipo di messaggi?

Un signore mi ha scritto che non guardava il Tour da dieci anni, ma ora con tanti corridori americani che si fanno vedere, era davvero eccitato. Cosa dire? Sono orgoglioso di farne parte.

L’annuncio della partecipazione alla Vuelta è stato fatto sul podio finale del Tour, a margine delle feste, delle sfilate e delle passerelle. E Kuss, ancora incerottato, ha sfoggiato il suo sorriso gentile ed ha annuito. «Due settimane per riprendermi – ha detto – e poi sarò prontissimo».

E tre! Anche al Giro Donne si celebra e si brinda con Astoria

07.07.2023
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Astoria Wines è sponsor e fornitore ufficiale del Giro Donne. Dopo il Giro d’Italia ed il Giro d’Italia Next Gen, conclusosi a Trieste appena qualche settimana fa, la casa vitivinicola trevigiana è presente ed assoluta protagonista sul palco della più importante corsa a tappe femminile del nostro paese. Un vero e proprio “en plein” quello realizzato nel 2023, a conferma di quanto Astoria sia vicina al mondo del ciclismo e quanto lo stesso mondo del ciclismo sia importante e strategico per la propria promozione.

Dopo il Giro d’Italia maschile, dove a trionfare è stato Primoz Roglic, e il Giro Next Gen, dedicato ai giovani talenti del panorama ciclistico mondiale, è giunto il tempo di Giro Donne: la manifestazione a tappe in programma proprio in questi giorni, con epilogo fissato per domenica 9 luglio in Sardegna. E come appena anticipato, Astoria si ripropone sul podio anche di questa manifestazione: un appuntamento che rappresenta una delle gare “clou” del calendario ciclistico femminile internazionale. Una ulteriore conferma di quanto il marchio trevigiano, conosciuto in tutto il mondo per il proprio Prosecco, sia oramai riconosciuto ed accreditato ovunque anche come il marchio per eccellenza legato alle premiazioni del grande ciclismo. 

Per il Giro Donne è stata realizzata una bottiglia speciale, turchese
Per il Giro Donne è stata realizzata una bottiglia speciale, turchese

Una bottiglia speciale

E la ricetta, anche per il Giro Donne, è quella super consolidata: si brinda Astoria con la vincitrice di tappa, con la leader della generale, e con tutte le protagoniste delle classifiche generali individuali e a squadre. E a far bella mostra di sè sul podio è come sempre l’inconfondibile bottiglia intagliata di Astoria, quest’anno e per questa edizione del Giro Donne presentata in una speciale livrea turchese per far riprendere ed esaltare i colori ufficiali dell’evento. Astoria accompagna ogni giorno la carovana rosa lungo i complessivi 930 chilometri del percorso, divisi nelle 9 tappe del Giro Donne: da Chianciano Terme fino ad Olbia in Sardegna. Con un grande brindisi sul podio per celebrare ogni singolo giorno di manifestazione!

Staune-Mittet e compagni hanno celebrato la vittoria al Giro Next Gen con Astoria
Staune-Mittet e compagni hanno celebrato la vittoria al Giro Next Gen con Astoria

Parla Polegato

«Siamo molto, molto felici – ha dichiarato Filippo Polegato, Amministratore Delegato di Astoria Wines – di poter continuare a sostenere il Giro Donne e di verificare come, anno dopo anno, prepotentemente cresca l’entusiasmo per questa bellissima manifestazione. Una gara di grande spessore, forte anche della presenza di ben 24 team internazionali al via e del prestigio assoluto di molte atlete che vi partecipano, a cominciare dalla campionessa uscente, la fuoriclasse olandese Annemiek Van Vleuten. Inoltre, la gara si concluderà in Sardegna, una regione in cui Astoria è da sempre e storicamente molto presente commercialmente. Allo scorso Vinitaly di Verona, presso il nostro stand, abbiamo avuto il piacere di ospitare una madrina d’eccezione come Marta Cavalli: lei ed Elisa Longo Borghini sono senza dubbio le più importanti rappresentanti di un movimento ciclistico femminile italiano che mai come in questi anni gode di ottima salute».

La qualità di Astoria è il suo principale marchio di fabbrica
La qualità di Astoria è il suo principale marchio di fabbrica
Cosa significa per un brand come Astoria essere “sul podio” delle tre più importanti corse a tappe italiane con la qualifica di sponsor e fornitore ufficiale?

«Significa tantissimo. E’ in sintesi il coronamento di tutti i nostri sforzi e di tutte le nostre attività, sia commerciali che di marketing, finalizzate a risaltare la nostra presenza e la nostra promozione associata al mondo del ciclismo. Un percorso che ha preso il via ben dodici anni fa e che da qual giorno non ha mai smesso di crescere. Il risultato? Grande positività verso il nostro marchio, acquisizione di nuova clientela, consolidamento di quella in essere, ed un posizionamento tra quelli che difiniamo wine-lovers davvero molto, molto interessante…».

Perché avete scelto di affiancarvi a delle corse a tappe?

«Semplice. Con il Giro d’Italia in primis, ma anche con il Next Gen e con il Giro Donne, effettuiamo mesi e mesi prima una specifica programmazione sui tracciati di gara andando ad individuare, con i nostri collaboratori, tutte le opportunità che si possono cogliere in chiave commerciale. Un lavoro che per noi diventa ancora più interessante e strategico quando ad esempio il Giro d’Italia parte dall’estero, come è stato in Ungheria l’anno scorso, oppure quando sono previsti sconfinamenti, come quest’anno in Svizzera in occasione della tappa con arrivo a Crans Montana. Astoria è presente in tantissime nazioni all’estero e queste occasioni sono per noi davvero molto ghiotte per ulteriormente migliorare la nostra posizione commerciale».

Filippo Polegato, Amministratore Delegato Astoria Vini
Filippo Polegato, Amministratore Delegato Astoria Vini
Non solo Italia e Grandi Giri italiani. Astoria è stata anche Vuelta ed “è” Giro di Polonia…

Esattamente. Proprio legandomi a quanto appena detto, i mercati esteri sono per noi estremamente importanti. Così abbiamo deciso di affiancare sia la Vuelta, nelle stagioni 2020 e 2021, quanto il Tour de Pologne: una collaborazione quest’ultima con la famiglia Lang che viaggia spedita e che si rinnoverà anche con l’edizione 2023 in programma ad agosto.

Astoria

Jumbo verso la terza rosa? Ecco cosa rispondono

23.06.2023
4 min
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Qualche giorno fa a Trieste al termine del Giro NextGen ci è venuta in mente subito una suggestione. Dopo il trionfo di Roglic al Giro d’Italia e quello di Staune-Mittet nella gara riservata agli U23, la Jumbo-Visma potrebbe fare tripletta al prossimo Giro Donne?

Per la verità questo interrogativo inizialmente ha rischiato di non essere preso nemmeno in considerazione, ma la recente conferma ufficiale di PMG Sport/Starlight (società organizzatrice) sul regolare svolgimento della corsa a tappe femminile ci ha fatto dirottare la nostra curiosità verso i tecnici del team olandese.

Secondo Carmen Small la sua Jumbo-Visma non è interessata a fare classifica al Giro Donne
Secondo Carmen Small la sua Jumbo-Visma non è interessata a fare classifica al Giro Donne

Certo, la Jumbo-Visma Women non è la formazione principalmente accreditata per la vittoria finale, ma quando schieri al via “sua maestà” Marianne Vos (tre successi al Giro Donne e trentadue di tappa) tutto è possibile, anche se lei non è più la cannibale delle classifiche generali come un tempo. E così abbiamo coinvolto la diesse statunitense Carmen Small per scoprire come correrà la sua Jumbo-Visma alla corsa rosa (in programma dal 30 giugno al 9 luglio).

Com’è stato il vostro approccio alla corsa considerando che si sapeva poco del percorso?

Abbiamo costruito la nostra squadra con diversi obiettivi in mente. Principalmente per le atlete, con il loro sviluppo nell’avvicinamento alla gara, e poi non solo a seconda di come sarebbero andate le varie tappe. Abbiamo però tenuto conto anche degli altri appuntamenti importanti stagionali come il Tour Femmes e i campionati del mondo. Naturalmente conoscere le tappe in anticipo è sempre utile, ma non avrebbe cambiato la composizione della nostra squadra.

Per quello che avete visto e sentito, vi piace il percorso?

Per la nostra formazione è un buon mix di tappe di diverso tipo. Speriamo che la corsa sia sempre emozionante e che anche le altre squadre possano correre duramente o cogliere le giuste occasioni per animare la gara. Non tutti i giorni saranno validi per la generale quindi credo si potranno vedere tante fughe e anche volate di gruppo.

Cosa ne pensi del giorno di riposo (e trasferimento) a due tappe dalla fine?

Onestamente devo dire che è bello tornare in Sardegna anche quest’anno. Nel 2022 le tappe sono state davvero difficili per il caldo ed il vento. Le strade non sono mai pianeggianti, quindi sarà interessante vedere la stanchezza accumulata prima delle ultime due tappe e cosa succederà. Credo che inciderà tanto, anzi sarà necessario il recupero dopo un giorno di viaggio.

Chi saranno secondo te le protagoniste della corsa?

Difficile rispondere in maniera secca o precisa. Credo che le squadre stiano correndo in modo un po’ diverso in quest’ultima parte della stagione. I direttori sportivi e i corridori stanno cambiando le loro strategie per capire come vincere. E’ emozionante perché ogni squadra si presenta alle gare con un roster forte e sembra che la maggior parte di loro cerchi di utilizzare i propri corridori in modo diverso da quello tipico. Si vede maggior aggressività, si prendono rischi e non aspettano solo di vedere come vanno le cose. Al momento, a parte il Team DSM, non ho visto altre formazioni, quindi è difficile dire qualcosa sulle squadre.

Due tappe per Vos alla Vuelta. Anche al Giro Donne dovrebbe puntare solo ai successi parziali
Due tappe per Vos alla Vuelta. Anche al Giro Donne dovrebbe puntare solo ai successi parziali
Della vostra formazione c’è un’atleta che potrebbe essere la sorpresa?

Al Giro Donne vogliamo portare delle ragazze che sappiano correre in modo aggressivo, senza subire, sfruttando magari tutte quelle situazioni favorevoli che possono crearsi. Direi che tutte le nostre atlete possono essere una sorpresa se giochiamo bene le nostre carte.

Qualcuno dice che, a parte la quinta tappa con la salita al Pian del Lupo seppur lontana dal traguardo, il tracciato potrebbe essere adatto a Marianne Vos. E’ con lei che la Jumbo-Visma punta a vincere il Giro Donne replicando ai vostri colleghi maschi?

Devo essere sincera e vi dico che non siamo particolarmente interessati alla classifica generale. Quella la cureremo al Tour Femmes con Riejanne Markus che si sta già concentrando su quell’obiettivo. Tuttavia il Giro Donne è una grande corsa e non si può tralasciare nulla perché tutto può cambiare in un solo giorno.

Tratnik e una fonte d’ispirazione chiamata Roglic

11.06.2023
4 min
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Jan Tratnik è già un uomo squadra della Jumbo-Visma. Lo sloveno è arrivato questo inverno alla corte del team giallonero e subito si è integrato alla grande. Nelle ultime stagioni, Jan si è mostrato atleta di grande sostanza. Ha vinto una tappa al Giro d’Italia, un titolo nazionale contro il tempo e si è sempre messo a disposizione dei capitani nelle corse di primissimo piano.

E non a caso era stato inserito nel super team per il Giro d’Italia. Poi un incidente a poche ore dal via della corsa rosa ha mandato tutto in frantumi: tibia rotta e via a casa. Pensate che era salito sul palco della presentazione dei team a Pescara, come si nota nella foto di apertura.

Tratnik poteva essere il gregario numero uno di Primoz Roglic, il confidente. Se non altro perché sono entrambi sloveni. Qualche giorno fa, dopo il successo di Primoz, aveva parlato sui social di quanto Roglic fosse una fonte d’ispirazione per lui, per il ciclismo sloveno, per i ragazzini che decidevano d’inforcare la bici. Ora che ha ripreso a pedalare, sentiamo dunque cosa ci dice il simpatico sloveno.

Un selfie con Roglic, i due sono anche compagni di nazionale
Un selfie con Roglic, i due sono anche compagni di nazionale
Jan, prima di tutto come stai dopo la caduta? E qual è il tuo piano di recupero della tibia?

Sto migliorando giorno dopo giorno. Le prime tre settimane sono state piuttosto lunghe, perché non potevo fare molto. Semplicemente sdraiato sul divano o sul letto. Giornate così diventano molto lunghe, specie per un ciclista. Comunque stavo facendo degli esercizi per il ginocchio, ma non c’era molto altro.

Quando ti rivedremo in gara?

E’ difficile parlare di gare in questo momento. La prima cosa è recuperare dopo la caduta, la seconda è iniziare seriamente con gli allenamenti e poi possiamo fare un piano per le corse. Quindi mi prenderò del tempo per recuperare, ma lavorerò sodo per i prossimi obiettivi.

Cosa ti è passato per la testa in quell’incidente in Abruzzo?

Di sicuro è stata una grande delusione tornare a casa subito e in quel modo. Ma poi mi rendo anche conto di quanto sono stato fortunato. Quell’auto mi ha fatto schiantare, sono volato in aria e mi sono rotto “solo” la tibia. Nessun altro osso, nessun danno muscolare e la mia testa non ha avuto ferite e traumi. La vita non è solo ciclismo, quindi sono grato che sia andata così e che posso continuare a correre. Se penso a quanta fatica fatta, alla preparazione e a tutto l’impegno che ho investito sul Giro… Meglio non pensarci, altrimenti mi deprimo! Ora tutto questo è passato e non vedo l’ora di tornare ancora più forte.

Hai detto che Primoz Roglic è stato una fonte di ispirazione. Cosa significa per te avere un compagno come Primoz? E quanto ha influito la sua presenza sul tuo arrivo alla Jumbo-Visma?

Con Primoz siamo amici dentro e fuori dalla bici. Sono felice di essere nel team Jumbo-Visma e di avere la possibilità di correre con lui. Sicuramente la sua presenza mi ha aiutato un po’, ma alla fine sappiamo quanto sia forte tutta la squadra e per entrare a fare parte di questo team devi avere qualità.

Sempre parlando di ispirazione: cos’è Roglic per la Slovenia? Pogacar è un super campione, ma Primoz è stato il corridore che ha alzato il livello del ciclismo sloveno.

Sì, sono entrambi grandi corridori, i migliori a mio avviso. E tutti li conoscono, sappiamo quanto siano forti. E’ vero, Primoz è stato il primo ciclista che ha davvero fatto crescere il ciclismo in Slovenia con tutti i suoi risultati sorprendenti. Quindi è una grande figura dello sport in Slovenia e piace a tutti.

Hai seguito il Giro? E come?

Sì, anche perché non ero in grado di uscire, quindi ho guardato ogni tappa alla televisione.

Il Monte Lussari, bolgia slovena tutta per Roglic. Quanto sarebbe stato bello esserci per Tratnik…
Il Monte Lussari, bolgia slovena tutta per Roglic. Quanto sarebbe stato bello esserci per Tratnik…
Hai parlato o scritto ai tuoi compagni durante il Giro?

Non molto a dire il vero. A volte mi scrivevo con Primoz, ma non volevo deconcentrarli. Stavano facendo un lavoro straordinario.

Ci racconti le emozioni di Monte Lussari? Come hai seguito quella fase?

E’ stato un grande spettacolo. Anche dalla televisione sembrava incredibile. Beh, alla fine ho ceduto un po’ anche io alle mie emozioni, perché quando ho visto che Primoz ha vinto e tutta la squadra era contenta…

E tu?

Una parte di me era abbastanza delusa di non far parte di quel gruppo in quel momento. Alla fine però tutto ciò motiva anche me, perché so che presto sarò di nuovo lì a festeggiare con la squadra. Ma per esserci, devo lavorare sodo ora e tornare il prima possibile.

Riparte Pogacar e chiama Remco al Tour

03.06.2023
6 min
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Era sparito. In realtà non è neanche corretto dire che fosse sparito: semplicemente Tadej Pogacar si era rinchiuso a casa sua, lavorando nei limiti consentiti dallo scafoide rotto, pubblicando qualche foto sui social e stando alla larga dalle interviste. Ma il Tour incombe e alla fine lo sloveno è venuto allo scoperto dal ritiro di Sierra Nevada in cui ha ripreso la preparazione. Una conferenza stampa su Zoom, con 60 giornalisti collegati, più o meno tutti accomunati dalle stesse curiosità.

Il succo, fra le cose dette, è che se fosse Evenepoel, andrebbe al Tour. Gli sta bene che Roglic non ci vada (perché avrebbe un avversario in meno) e che, vista la folla slovena sul Monte Lussari, da sloveno gli sarebbe piaciuto essere al Giro. Ma andiamo per gradi, ecco Tadej Pogacar 41 giorni dopo la caduta di Liegi.

Lo stop di Pogacar porta la data del 23 aprile, con la caduta alla Liegi (foto Instagram)
Lo stop di Pogacar porta la data del 23 aprile, con la caduta alla Liegi (foto Instagram)
Mancano 29 giorni all’inizio del Tour de France. Cosa ti aspetti da queste tre settimane di allenamento? 

Ho lavorato abbastanza bene fino ad ora sui rulli e questa settimana ho iniziato su strada. La condizione non è male come pensavo sarebbe stata dopo i rulli. Inoltre il polso migliora ogni giorno. Da questa settimana sono a Sierra Nevada in quota e cercherò di ottenere il più possibile da questo ritiro. Ho un grande supporto da parte del team, possiamo pedalare per tante ore e fare i massaggi e fisioterapia. Ho un sacco di lavoro in programma, poi l’11 giugno scenderò, mi dedicherò alla ricognizione di alcune tappe del Tour e poi di nuovo in ritiro a Sestriere. Poi spero di fare i campionati nazionali su strada e a crono.

Quindi non farai il Giro di Slovenia?

No, non credo. Sfortunatamente, ho perso troppo allenamento, non ho potuto fare molti chilometri nelle ultime quattro settimane, quindi ne ho bisogno. Devo concentrarmi un po’ di più sulle distanze e i lavori di interval training

La prima settimana della rieducazione ha visto Pogacar camminare in lungo e in largo (foto Instagram)
La prima settimana della rieducazione ha visto Pogacar camminare in lungo e in largo (foto Instagram)
Si può dire che questa sia stata la prima battuta d’arresto nella tua carriera, come la stai gestendo?

Mi sento davvero bene. La prima settimana dopo la caduta l’ho passata rilassandomi a casa. Dalla seconda ho iniziato un po’ di rulli e la motivazione era davvero alta. Mi sono messo a camminare in lungo e in largo. La terza settimana ho iniziato un allenamento un po’ più strutturato e in quel momento a Monaco è arrivato il nostro fisioterapista, con cui mi allenavo quasi da mattina a sera, facendo anche varie terapie, dalla camera iperbarica alla magnetoterapia, esercizi per le braccia, crioterapia: tutto quello che serve. Dalla radiografia di lunedì prossimo vedremo se l’osso è guarito davvero. Per il resto, non vedo l’ora che arrivi la prossima settimana di allenamento e poi di andare al Tour.

Che sensazioni hai avuto salendo in bici al momento di caricare il polso rotto?

Nei primi due giorni in cui ho provato a mettermi in strada, sapevo che non avrei dovuto. Bisognava aspettare sei settimane, quindi sono stato un po’ stupido a disubbidire al dottore. Ma ho fatto pressione su tutti e alla fine ho provato ad andare in bici. Sapevo di non poter esercitare troppa forza con la mano e i primi giorni sono stato molto attento. Ho fatto uscite di 2-3 ore, usando un tutore in plastica stampata, che posso infilare e sfilare. Ne ho due diversi: uno per la vita normale e uno per la bici. Sono molto attento, anche con l’aiuto dell’osteopata. Il polso sta migliorando ogni giorno, ho sempre più mobilità e spero che la radiografia non dica che ho peggiorato la situazione. Ma non credo, perché non ho dolore. Forse però per il Tour avrò ancora bisogno di un tutore morbido attorno al polso solo per dargli un po’ di supporto.

La bici da crono è stata la prima che ha ripreso, potendo appoggiarsi sulle appendici (foto Instagram)
La bici da crono è stata la prima che ha ripreso, potendo appoggiarsi sulle appendici (foto Instagram)
Sei sempre stato capace di divertirti nelle corse, quanto divertimento ci sarebbe se arrivassi al Tour non al meglio?

Io spero di essere al 100 per cento. Forse il polso non lo sarà, ma penso che le gambe lo saranno. Per fortuna non hai bisogno del polso per allenare le gambe. Saprò dare una risposta più precisa quando il Tour sarà iniziato, ma penso che mi divertirò in ogni caso.

Sei preoccupato di andare in Francia dopo questa battuta di arresto e senza gare in avvicinamento?

A volte le battute d’arresto possono essere persino positive, anche se fortunatamente questa non è stata una grande battuta d’arresto, è solo la mano. Niente a che fare con le gambe, la testa o cose del genere. Quindi posso allenarmi e fare delle ore fantastiche. Più che una battuta di arresto la definirei una situazione sfortunata. Sul fatto di non correre prima, normalmente mi piace molto fare una corsa prima di una gara importante, ma il Tour è composto da 21 tappe e potrebbe essere utile arrivarci un po’ più freschi. Farò i campionati nazionali, quindi due giorni di gare, poi dei buoni allenamenti dietro moto per simulare il ritmo gara. Non sono così preoccupato quest’anno.

Pogacar non difenderà il titolo al Giro di Slovenia in cui nel 2022 fece il bello e cattivo tempo con Majka
Pogacar non difenderà il titolo allo Slovenia: nel 2022 fece il bello e cattivo tempo con Majka
Eppure le prime due tappe del Tour de France a Bilbao e San Sebastian saranno molto dure…

Sono davvero belle, una è super difficile (la seconda, da Vitoria a San Sebastian, ndr). Ma penso che sia meglio per me, preferisco così piuttosto che avere solo tappe di volata nella prima settimana. Almeno capisci da subito chi c’è, chi prende la maglia e il giorno dopo è meno stressante. Quindi sarà difficile arrivare lì senza corse e andare subito a tutto gas, ma due anni fa fu più o meno lo stesso. Questo inizio di Tour mi piace molto.

Tanti vorrebbero vedere il duello con Evenepoel al Tour, cosa pensi della sua scelta di non andare?

Remco ha abbandonato il Giro che poteva vincere ed è il campione del mondo, quindi se fossi in lui, farei anche il Tour de France. Siamo tutti diversi davanti ai problemi di salute, ma mi piacerebbe vederlo in Francia. Ci sarebbe una concorrenza ancora più grande e lo stesso vale per Roglic. Ma penso che la Jumbo abbia un leader forte come Jonas Vingegaard, sono nella situazione perfetta direi. Così se vogliono mandare Primoz alla Vuelta, a me sta benissimo. L’anno scorso si coalizzarono, se lui non ci sarà, a me starà più che bene (ride, ndr).

Il ritorno su strada è avvenuto prima delle sei settimane necessarie (foto Instagram)
Il ritorno su strada è avvenuto prima delle sei settimane necessarie (foto Instagram)
A proposito del Giro, cosa ti è parso del podio di Almeida?

Questo Giro è stato davvero bello da guardare e fantastico per il nostro team. Abbiamo centrato tre vittorie di tappa e quando Joao ha vinto sul Bondone, avevo anche io i battiti molto alti. E’ stato bello vederlo finalmente sul podio del Giro, se lo merita davvero e ha anche vinto quella tappa. Penso che possa essere più che felice.

Con Roglic abbiamo parlato spesso del Tour 2020 prima della crono finale del Giro: che cosa ti è parso? Hai visto quanti tifosi sloveni per lui a Monte Lussari?

Quella tappa in sé era davvero pazzesca. Sapevo che Roglic poteva vincerla, penso che sia migliorato un po’ ogni giorno e nell’ultima crono è stato fortissimo. Non so se abbia pensato al Tour de France 2020, ma di sicuro per lui questa è stata una vittoria davvero bella. E penso che tutti i fan sloveni lo abbiano davvero aiutato. E’ stato pazzesco vedere quanti sloveni siano venuti lì solo per tifare per lui. Da sloveno, mi sarebbe piaciuto esserci.

Casa Ineos, con Puccio nella notte maledetta del Lussari

02.06.2023
6 min
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Sabato sera, Monte Lussari alle spalle. Mentre nell’hotel della Jumbo-Visma si brinda alla rimonta di Roglic (leggere il racconto di Affini), in quello della Ineos Grenadiers l’atmosfera è meno allegra. Il sogno dei ragazzi di Tosatto si è sbriciolato contro la montagna friulana. Tre chilometri di difficoltà dopo tre settimane perfette e la maglia rosa di Thomas è svanita (in apertura il gallese in un’immagine da Instagram/Ineos Grenadiers).

Hanno lavorato più di quello che potevano. E se De Plus e Arensman hanno fatto gli straordinari in salita, Swift e Puccio si sono messi la squadra sulle spalle in pianura. E quando si staccavano in salita, poi si affrettavano a rientrare per aiutare nei tratti successivi. L’umbro racconta.

Salvatore Puccio è del 1989 e aveva già vinto tre Giri con la Ineos
Salvatore Puccio è del 1989 e aveva già vinto tre Giri con la Ineos
Che serata è stata?

Siamo arrivati all’hotel di Udine e abbiamo aspettato Thomas, perché era rimasto indietro per l’antidoping e le interviste. Quando è arrivato, non abbiamo fatto una cena da fine Giro. Non c’era nulla da festeggiare. C’era amarezza, abbiamo bevuto qualche birra, ma eravamo tutti dispiaciuti.

Non pensavate che Roglic potesse ribaltare la situazione?

Si era messa bene. Eravamo in cinque e abbiamo fatto l’ultima settimana dando l’anima. Ci siamo uniti anche di più. Il gruppo c’era dall’inizio, si era creato a Sierra Nevada. Quando poi siamo rimasti in cinque, ci siamo spezzati per aiutarci l’uno con l’altro. Swift e io abbiamo tirato fino alla morte per non lasciarli scoperti, ma quel giorno Roglic è stato più forte.

Forte Roglic oppure è calato Thomas?

Geraint non è andato piano, perché comunque ad Almeida ha dato lo stesso distacco di tutta la settimana. E’ stato Roglic che è andato fortissimo, ha fatto un cambiamento incredibile. Quando lo guardavamo in tivù, lui sembrava agile, mentre “G è sempre andato più duro. Nei primi intermedi erano lì, quasi con gli stessi distacchi. Invece dal momento in cui ha avuto quel problema, Roglic ha fatto qualcosa che non ci aspettavamo.

La maglia rosa di Thomas è volata via per 3 chilometri di fatica nel finale della cronoscalata
La maglia rosa di Thomas è volata via per 3 chilometri di fatica nel finale della cronoscalata
Anche lui ha raccontato di aver cambiato passo…

Si è visto subito che quando è ripartito aveva una pedalata pazzesca. E’ ripartito come quando uno non ha più nulla da perdere: «Ormai ho perso tutto, vado a tutta. E se salto, salto!». Secondo me quel problema meccanico in qualche modo l’ha aiutato.

Roglic ha aumentato e Thomas intanto calava. Sai se è riuscito a mangiare quel gel per il quale ha rischiato di cadere?

Lo ha mangiato, solo che quella salita era tanto dura per le sue caratteristiche. E poi col fatto che va sempre duro, su quel cemento a righe orizzontali, ha pagato pegno. Se fosse stato su asfalto, si sarebbe salvato. Ma su quelle righe sottili, se vai duro non rendi. Secondo me è stato anche quello.

E’ stato difficile gestire il Giro essendo soltanto in cinque?

Quando siamo rimasti in pochi, qualcuno un po’ emotivo ha iniziato ad agitarsi. Ma gli abbiamo detto: «Tranquilli ragazzi, perché ormai iniziano le varie dinamiche della gara». C’era chi attaccava e chi doveva difendere la posizione. Roglic non avrebbe mai attaccato da lontano. Sarebbe stato preoccupante se la Jumbo avesse avuto un uomo in classifica a due minuti.

Arensman e De Plus son stati due giganti sulle montagne per Thomas
Arensman e De Plus son stati due giganti sulle montagne per Thomas
Perché?

Perché quello ci avrebbe costretto a muoverci presto e Swift ed io saremmo saltati subito. Ma quando iniziano i meccanismi per coprire i vari piazzamenti, la corsa si guida quasi da sola.

Pensavi che De Plus e Arensman fossero così forti?

De Plus negli ultimi due anni ha avuto dei problemi, un virus se non sbaglio, per cui non riusciva neanche a finire le gare. Però quando era alla Jumbo e prima alla Quick Step, aveva questi numeri. E’ stato una bella riscoperta. Ha iniziato a mettersi in mostra dall’inizio, poi al Tour of the Alps è venuto fuori fortissimo. E’ un tipo che si butta giù, quindi appena ha visto i primi risultati positivi, ha preso fiducia. Al momento dei ritiro di Tao, ne avevamo cinque fra i primi dieci.

A te è toccato ancora il ruolo di regista?

L’ho condiviso con Swift. Io conosco un po’ meglio i percorsi in Italia, lui è più esperto. Il solo giovane era Arensman. Per il resto avevamo già corso diversi Giri e ognuno sapeva cosa fare. Le dinamiche sono quelle, c’è poco da dire. Se la gamba è buona, non ci sono problemi.

A Roma, la stretta di mano fra Thomas e Roglic: due buoni amici anche nella vita fuori dalla bici (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
A Roma, la stretta di mano fra Thomas e Roglic: due buoni amici anche nella vita fuori dalla bici (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Immaginavi che Thomas potesse giocarsi il Giro?

E’ stata una sorpresa, perché a inizio anno ha avuto dei problemi. Però ricordo che quando arrivò secondo nel Tour di Bernal, era sempre per terra nelle gare prima e non era riuscito a finirne una. Poi andò al Tour e arrivò secondo. Quando hai talento, è tutto più facile. Se io non mi alleno per qualche giorno, vado giù, a loro basta meno. Ci sono due categorie: i fenomeni e noi operai. I primi sono nati per andare in bici, gli altri devono soffrire per arrivare a un certo livello.

Anche il vostro è comunque un livello altissimo: ci sono varie gradazioni nell’essere fenomeni.

Ognuno ha il suo ruolo, la sua posizione, è vero. Le squadre piccole soffrono ancora di più, però poi ci sono questi 10 più forti, che corrono in un’altra categoria.

Quanto era giù Thomas?

Secondo me era dispiaciuto più per noi che per sé. Era triste, chiaramente, ma gli è dispiaciuto di non essere riuscito a farci un regalo dopo tutto il lavoro che ci ha visto fare. Ho avuto questa impressione e sicuramente se la porterà dentro.

Comunque sia finita, sono arrivati a Roma. Con il caldo che c’era, una birra ha riportato il sorriso (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Comunque sia finita, sono arrivati a Roma. Con il caldo che c’era, una birra ha riportato il sorriso (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Prima di finire, cosa pensi dell’aiuto dato da Thomas a Cavendish l’ultimo giorno?

Ha fatto tutto lui. Eravamo lì in fila, perché lo abbiamo scortato fino ai meno 3 dall’arrivo. “Cav” ogni giorno veniva da noi e ci motivava: «Mi raccomando – ci diceva – aiutatelo a vincere». Sono amici da una vita e forse Thomas a Roma si è accorto che Mark aveva un solo compagno, gli ha fatto cenno e poi ha fatto quella menata per rimanere davanti. E’ stato un bel gesto. In qualche modo gli ha permesso di viversi Roma da vincitore anche lui, su quel percorso bellissimo. Questa volta l’hanno disegnato davvero bene.