Turconi e la Sanremo: emozioni, freddo, pioggia e tanta fatica

25.03.2025
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Il più giovane a partire da Pavia e ad arrivare a Sanremo, un aspetto non banale se hai 19 anni e sei alla tua prima Classica Monumento. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che è la corsa più lunga dell’anno e tu ti sei fatto 237 chilometri in fuga tutto aumenta d’importanza. Stiamo parlando di Filippo Turconi, corridore al suo secondo anno da professionista nel team Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè (in apertura foto ilciclistafotografo). Ieri pomeriggio (lunedì) quando lo raggiungiamo al telefono era appena tornato da un allenamento di tre ore. 

«Anche oggi (ieri per chi legge, ndr) – dice Turconi – ho preso un po’ di pioggia. Sono uscito in bici, ma senza obiettivi specifici, giusto per pedalare e far girare le gambe. Il giorno dopo la Milano-Sanremo erano abbastanza doloranti, tanto che domenica pomeriggio ho dormito alla grande, dovevo ancora recuperare!».

La prima parte di gara è stata caratterizzata da freddo e pioggia
La prima parte di gara è stata caratterizzata da freddo e pioggia

Il primo ricordo

Prendere parte alla prima Classica Monumento della propria carriera è uno di quei momenti che nella mente di un ciclista rimangono scolpiti per tutta la vita. Riuscire ad avere un ruolo importante dentro la corsa rende il tutto ancora più speciale, senza contare che sulle strade della Sanremo c’è stato spazio anche per uno striscione dedicato al giovane Turconi.

«Erano i miei genitori con un gruppo di amici – racconta – e devo dire che non me lo aspettavo. A fine gara erano tutti contenti della mia prova, ho ricevuto davvero tanti messaggi, da amici, ex compagni di squadra e vecchi diesse e il presidente della mia squadra da junior: la Bustese Olonia. Ho ricevuto attestati di stima anche da gente che non conosco e questo mi ha fatto piacere, vuol dire che mi sono fatto riconoscere. 

Il piano era di alzare il ritmo sul Turchino per evitare che il gruppo rientrasse
Il piano era di alzare il ritmo sul Turchino per evitare che il gruppo rientrasse
Com’è stata questa esperienza alla Sanremo, partiamo dalla convocazione…

E’ stata inaspettata, non credevo di riuscire a fare una gara di questo livello così presto. Quando l’ho saputo sono rimasto stupito. Da un lato ero anche spaventato perché una gara così lunga non l’avevo mai fatta, sia per chilometri che per ore in bici. La mia paura principale era quella di non riuscire a finire la gara. Poi nei giorni di avvicinamento ho pensato che entrare nella fuga iniziale mi sarebbe tornato utile. 

Perché?

Quando sei davanti non subisci il ritmo del gruppo, che in certi punti sarebbe stato davvero elevato, ma mantieni un’andatura costante. Se sei in fuga hai una posizione di vantaggio, sono gli altri che devono venirti a prendere. Ho sfruttato il fatto che ci fosse Marcellusi nel primo gruppetto che si è avvantaggiato per rientrare e far parte della fuga di giornata. Lui mi ha dato qualche consiglio, come quello di non esagerare troppo nello sforzo nei primi 100 chilometri. 

Negli ultimi 50 chilometri il ritmo si è alzato notevolmente, con la corsa che è esplosa sui Capi
Negli ultimi 50 chilometri il ritmo si è alzato notevolmente, con la corsa che è esplosa sui Capi
Il clima non vi ha aiutato nella prima parte…

Dentro di me ho detto: «Cavolo, già è una gara lunga, se poi ci si mettono anche pioggia e freddo…». Però le previsioni non davano pioggia, ma solo nuvoloso. Così sono partito abbastanza coperto, ma non troppo. Nella prima ora e mezza ho sofferto il freddo, tanto che mi sono dovuto fermare per allacciare la mantellina perché avevo le mani congelate. 

Poi finita la discesa del Turchino è spuntato il sole…

E’ iniziata un’altra gara, nell’arco di 4 chilometri siamo passati dall’essere coperti a pedalare in maglietta e pantaloncini. Toglierti gli indumenti umidi ti dà uno sprint emotivo in più. Abbiamo anche ripreso vantaggio sul gruppo. Sembra una banalità, ma tutti questi fattori ci hanno dato grande spinta, tanto che ci siamo messi in doppia fila e siamo andati regolarmente sopra i 50 chilometri orari. 

Turconi, una volta ripresa la fuga, ha proseguito da solo fino all’arrivo: 35 chilometri interminabili
Turconi, una volta ripresa la fuga, ha proseguito da solo fino all’arrivo: 35 chilometri interminabili
Poi sono arrivati i Capi e la corsa è esplosa.

Nell’arco di pochi chilometri ci hanno recuperato davvero tanti minuti. Già da Capo Mele avevo capito che le energie stavano finendo, ho provato a tenere duro, ma sull’ultimo dei tre, il Berta, avevo le gambe in croce e il gruppo mi ha ripreso. 

Com’è andata poi?

Volevo onorare la corsa e portarla a termine nel migliore dei modi. Dalla fine dei Capi fino a Sanremo sono stati i 35 chilometri più lunghi della mia vita. Speravo di riprendere qualcuno, ma non arrivava nessuno, sono stato solo per tutto quel tempo. Dietro di me avevo solo l’ammiraglia. 

Eccolo sul traguardo di Sanremo, sfinito ma appagato per aver portato a termine la sua prima Sanremo (foto ilciclistafotografo)
Eccolo sul traguardo di Sanremo, sfinito ma appagato per aver portato a termine la sua prima Sanremo (foto ilciclistafotografo)
Ti sei goduto il bagno di folla su Cipressa e Poggio?

E’ stato bellissimo. Sono state le due salite dove ho fatto più fatica in tutta la mia vita, perché non andavo su, però è stato questo il bello. Sembrava non finissero più e a bordo strada c’era un pubblico che non avevo mai visto. Nell’ultimo chilometro del Poggio ero distrutto ma contentissimo, perché sapevo di averla finita, inoltre c’era ancora tantissimo entusiasmo a bordo strada. 

Quando hai visto il triangolo rosso dell’ultimo chilometro cosa hai pensato?

E’ stato un sollievo, ho detto: «E’ finita». Me lo sono goduto come se l’avessi vinta. Una vittoria personale.

Il premio per questa vittoria qual è stato?

Mi sono fermato a mangiare in trattoria. Una bella tagliata come premio per le mie fatiche. Dopo ho dormito, ero distrutto!

“Maga” Bronzini legge la sfera di cristallo per lo sprint di via Roma

21.03.2025
5 min
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Quando correva non a caso il suo soprannome era “maga”. Giorgia Bronzini sapeva leggere le carte della corsa e prevedere il futuro di certe azioni. Alcune delle sue vittorie più importanti sono arrivate grazie a queste capacità e alla serenità nei momenti più frenetici. Anche da quando è salita in ammiraglia le ha mantenute, nonostante non sia sempre facile azzeccarci con un ciclismo femminile molto diverso dai suoi tempi. In vista della Milano-Sanremo Women abbiamo voluto chiederle cosa vede nella sua sfera di cristallo.

L’appuntamento della “Classicissima” al femminile è fissato per domani e la sabbia nella clessidra sta già scorrendo. Partenza da Genova alle 10,35 ed arrivo in via Roma a Sanremo dopo 156 chilometri attorno alle 14,20, circa due ore e mezza prima dei pro’. I tre Capi, la Cipressa e il Poggio sono le asperità che potrebbero far evolvere la corsa, ma come succede negli uomini, anche nelle donne il pronostico resta aperto. Si potesse giocare al vecchio totocalcio, sarebbe una gara da “1X2”. Bronzini ci ha dato la sua solita sincera opinione, prendendo spunto anche dalla antesignana della Sanremo Women che si è corsa per l’ultima volta vent’anni fa.

Bronzini ha corso un paio di edizioni della Primavera Rosa. Nel 2005 era compagna di squadra di Nicole Cooke, seconda classificata
Bronzini ha corso un paio di edizioni della Primavera Rosa. Nel 2005 era compagna di squadra di Nicole Cooke, seconda classificata
Tu che hai corso qualche edizione della Primavera Rosa, che era l’attuale Sanremo Women, che ricordo hai della gara?

Di quella gara ricordo la fatica (sorride, ndr). Ai tempi in cui l’ho corsa non ero proprio la Bronzini del finale di carriera. Le salite le soffrivo. Poi correvo in una delle squadre più forti del periodo e tiravo per le mie capitane. Una di loro era Nicole Cooke che fece seconda di un niente nel 2005 (l’ultimo anno in cui si corse, ndr). Ovviamente mi sarebbe piaciuto che avessero organizzato altre edizioni proprio per la spettacolarità della gara. E poi perché all’epoca era una delle poche che avrebbe sfruttato il pubblico in strada per la corsa maschile. Noi atlete l’avremmo sentita di più. Ci è mancata e sono davvero contenta che sia tornata in calendario.

La Sanremo Women sarà di 156 chilometri. Secondo te, visto che la gara maschile è la più lunga in assoluto, ti saresti aspettata che avesse un chilometraggio più alto oppure l’attuale distanza va bene così?

Rispetto alla Primavera Rosa che era di 120 chilometri, penso che la lunghezza della nostra Sanremo sia più che sufficiente. Anche perché non sono assolutamente d’accordo nel portare le gare sempre a distanze e durezze maggiori o sempre più imprevedibili o con più ostacoli. I rischi aumentano e l’eccesso non va mai bene. Così come non sono d’accordo su alcune gare maschili. Si sta portando il ciclismo in generale troppo all’estremo. E’ una cosa negativa per tutti. Dobbiamo ricordare che i corridori non sono dei giullari, ma persone umane. Se la gente vuole un certo tipo di spettacolo, deve guardare i film e non le gare ciclistiche. Questo almeno è ciò che penso io.

Alla Sanremo la Human ci arriva senza le leader Edwards e De Jong infortunate. Malcotti sarà la punta (foto Oskar Scarsbrook)
Alla Sanremo la Human ci arriva senza le leader Edwards e De Jong infortunate. Malcotti sarà la punta (foto Oskar Scarsbrook)
Secondo te come lavoreranno le squadre che hanno solo la velocista come prima punta?

Le squadre che puntano sulle loro ruote veloci dovranno cercare di tenere tutto chiuso. O se dovesse evadere una fuga, dovranno tenerla controllata. Dovranno guardare bene chi c’è dentro e poi ricucire senza strappi, proteggendo la velocista in sicurezza senza sprecare nulla.

E invece come si comporteranno le squadre che hanno altri tipi di corridori?

Queste formazioni secondo me cercheranno di sfruttare qualsiasi opportunità si presenterà, magari anche su ogni minimo cavalcavia o dislivello, non solo sulle cinque salite. E’ facile che di scatti o allunghi ne facciano tanti. Il loro obiettivo sarà quello di stremare le gambe delle velociste e tagliarle fuori dal finale.

Le formazioni che vorranno arrivare in volata alla Sanremo Women dovranno tenere chiusa la corsa il più possibile
Le formazioni che vorranno arrivare in volata alla Sanremo Women dovranno tenere chiusa la corsa il più possibile
La Human della diesse Giorgia Bronzini come affronterà la corsa a livello tattico, se si può dire?

Onestamente per noi non è un momento felice e stiamo soffrendo come squadra. Purtroppo saremo al via con una formazione che non era quella pronosticata. Le nostre punte sono fuori gioco. Ruth Edwards si è dislocata una spalla alla Strade Bianche e Thalita De Jong si è rotta la clavicola al Trofeo Binda. La nostra leader sarà Barbara Malcotti, che fa parte di quelle atlete non veloci cui facevo riferimento prima.

Quindi animerete la corsa?

Noi della Human non faremo il forcing, ci adatteremo alla situazione. Studierò la gara in base alla composizione delle altre squadre e capire chi potrebbe fare gara dura. Daremo indicazioni a Barbara e le altre compagne saranno di supporto a lei. Non credo che sarà una novità per le altre squadre come ci comporteremo noi. Non abbiamo i numeri per sorprenderle. Tuttavia partiamo per portare a casa il meglio possibile per noi ed essere combattive.

Potrebbe evadere una fuga all’inizio e verificarsi un caso simile come alla Omloop Nieuwsblad?

Non penso che alla Sanremo possa succedere ciò che abbiamo visto in Belgio perché quello è stato un episodio che ha fatto scalpore, più unico che raro. Le squadre favorite non perderanno questa occasione, anche perché nel frattempo le scalatrici si sono misurate fra loro, vedendo cosa c’è da fare. Non faranno arrivare lontano la fuga a meno che in quella azione ci siano pedine importanti o delle seconde scelte di livello.

Esordio stagionale. Kopecky durante la recon della Sanremo Women. Per Bronzini è la favorita principale (foto instagram)
Esordio stagionale. Kopecky durante la recon della Sanremo Women. Per Bronzini è la favorita principale (foto instagram)
Fatte tutte queste ipotesi tecnico-tattiche, la maga Giorgia Bronzini guarda la sua sfera di cristallo e… chi vince la Sanremo Women? E perché?

Nel pronostico tutti dicono che attaccherà Kopecky e quando lei attacca non lo fa a caso. La gara ha caratteristiche che le si addicono sia che diventi dura sia che lo sia un po’ meno. Non penso nemmeno abbia scelto a caso di esordire alla Sanremo in questa stagione. Oltre a Kopecky, tra le favorite vedo Balsamo che ha fatto una grande corsa a Cittiglio, non solo per la vittoria, ma anche per come l’ha condotta. E non dimentichiamoci dell’altra Elisa, ovvero Longo Borghini. Se la gara diventerà estremamente dura penso che lei assieme a Vollering saranno quelle più avvantaggiate. Infine inserirei anche Vos, perché lei quando corre queste gare è difficile da tenere a bada.

Con Chiappucci parlando di Sanremo e strategie vincenti

21.03.2025
5 min
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«Vengo per vincere e spero di fare un gran casino». Con questa frase Claudio Chiappucci si approcciava alla Milano-Sanremo del 1991, vinta poi in solitaria sul traguardo di Via Roma. L’azione decisiva da parte del “Diablo” arrivò sul Passo del Turchino quando, sfruttando un meteo particolarmente avverso, fece sgretolare il gruppo in discesa. Da lì in poi la corsa prese forma sotto i colpi di Chiappucci. Il corridore di Uboldo, in provincia di Varese, aveva da poco compiuto 28 anni ed era sulla porta dell’esplosione ai massimi livelli, dopo essere stato secondo nel Tour de France dell’anno precedente.

«La mia dichiarazione – ci dice Chiappucci appena lo raggiungiamo al telefono – non era buttata lì a caso. Arrivavo da un periodo di ottima forma, confermato dalla Setmana Catalana dove vinsi due tappe. Non ero andato a correre alla Tirreno e alla Parigi-Nizza perché il tempo era troppo incerto. Mi sentivo bene, nonostante la Sanremo fosse una corsa difficile per un corridore dalle mie caratteristiche. Un percorso che non dà troppi spunti per attaccare e nemmeno tante chance, a volte se ne ha solo una».

Nell’edizione del 1991 quando la corsa arrivò sull’Aurelia il copione era già scritto
Nell’edizione del 1991 quando la corsa arrivò sull’Aurelia il copione era già scritto

Da lontano

L’impresa di Chiappucci ci è sembrata molto attuale, nonostante poi di anni ne siano passati 34 da quel 23 marzo 1991. Lo scalatore lombardo vinse con un’azione coraggiosa a oltre 100 chilometri dall’arrivo. Una situazione che trova terreno fertile anche nelle dinamiche attuali, con uno scalatore del calibro di Pogacar che negli anni ha provato a sorprendere corridori dalle caratteristiche diverse. 

«Ricordo – continua Chiappucci – che la mia voglia di vincere era legata al fatto di voler ribaltare i pronostici che non mi vedevano tra i favoriti. Anche io, come Pogacar sabato, avevo attorno avversari agguerriti e con caratteristiche da veri uomini da Classiche. La difficoltà per un corridore come me era doppia, non dovevo sbagliare l’attimo e allo stesso tempo trovare quello giusto. La stessa cosa deve fare Pogacar e nelle ultime due edizioni abbiamo visto come abbia cambiato strategia. Il primo anno aveva attaccato in cima al Poggio. Nella passata edizione aveva iniziato a far lavorare la squadra fin dalla Cipressa».

Il meteo avverso potrebbe essere l’alleato speciale di Pogacar per rendere la corsa ancora più dura
Il meteo avverso potrebbe essere l’alleato speciale di Pogacar per rendere la corsa ancora più dura
Come nel 1991 sabato sulle strade della Sanremo è previsto brutto tempo…

Per la mia vittoria fu un fattore determinante. La pioggia aveva reso insidiosa la discesa del Turchino e insieme alla mia squadra avevamo fatto una gran selezione. Il maltempo per Pogacar può essere un’arma a doppio taglio, perché anche lui non è immune dalle cadute. Lo abbiamo visto al Tour due anni fa e alla recente Strade Bianche

Dici che può essergli rimasta in testa?

Non si sa, dipende come reagisce. A me è successo di cadere ma sono tornato più forte ancora. Per lui è un punto di domanda.

Nel 2024 il UAE Team Emirates fece la Cipressa a tutta, ma non bastò per fare la selezione voluta
Nel 2024 il UAE Team Emirates fece la Cipressa a tutta, ma non bastò per fare la selezione voluta
La vittoria alla Strade Bianche, nonostante la caduta, è stato un messaggio chiaro per gli avversari…

Ha fatto vedere che è il più forte, perché una vittoria di quel tipo lascia un solo messaggio agli altri. Ovvero che non ce n’è per nessuno. Già spesso succede che quando attacca gli altri non lo seguono, se poi ci mettiamo la netta superiorità mostrata anche alle Strade Bianche. Non so a voi ma quando lui attacca sembra che in gruppo si pensi alle posizioni di rincalzo. 

Al mondiale era andata così, un attacco a 100 chilometri dall’arrivo e non si è più visto. 

In pochi hanno reagito. Pogacar ha una progressione impressionante e quando gli altri naturalmente calano lui mantiene watt altissimi. Riallacciandomi al discorso di prima, questa potrebbe essere una soluzione tattica a suo favore.

Negli anni Pogacar ha visto che attaccare in cima al Poggio non basta, se lo facesse fin dai primi metri?
Negli anni Pogacar ha visto che attaccare in cima al Poggio non basta, se lo facesse fin dai primi metri?
Spiegaci…

Pogacar ha capito che attaccare in cima al Poggio non gli permette di fare troppa differenza, in gruppo ci sono corridori potenti che possono seguirlo sullo scatto secco (come Van Der Poel, ndr). Altri, invece, possono rientrare in discesa. Ma se Pogacar partisse ai piedi del Poggio in quanti avrebbero la capacità di stargli a ruota? A giudicare dal mondiale e dalla Strade Bianche direi nessuno. In questo caso la discesa del Poggio non basterebbe per rientrare. 

Senza contare che la squadra è davvero forte.

La strategia di fare la Cipressa a velocità sostenuta non deve cambiare. Quando i suoi compagni di squadra tirano fanno la differenza e questo gli permetterebbe di isolare tanti avversari. Poi Pogacar è uno che corre d’istinto, quindi sa decidere cosa fare a gara in corso. Se gli altri rimangono soli lui avrebbe campo libero e in quel caso diventerebbe difficile fermarlo. 

Sanremo Donne: Cecchini ci guida nella lettura del percorso

10.03.2025
6 min
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E’ stato presentato mercoledì 5 marzo il percorso della Sanremo Women: 156 chilometri da Genova alla città dei fiori. Il traguardo di Via Roma ospiterà anche l’arrivo della corsa femminile, una corsa che ha già aperto il dibattito sul suo svolgimento. Terminato l’impegno della Strade Bianche e dopo il Trofeo Binda il gruppo si porterà sulla riviera ligure per ispezionare ogni singolo dettaglio. Alcune atlete però hanno già avuto modo di fare una ricognizione del percorso, una di queste è Elena Cecchini, scudiera della SD Worx-Protime.

«Pensare che ci saranno tre settimane di gara qui in Italia – dice Cecchini – è molto stimolante. Anche a livello logistico è una bella notizia per gare come il Trofeo Binda, perché il parterre sarà di primissimo piano. E’ una bellissima gara e spostarla di una settimana in anticipo è stata diciamo la scelta vincente,  sia per noi ragazze che per gli organizzatori. Concludere poi questo periodo di gare con il ritorno della Sanremo è un bel segnale per il ciclismo femminile». 

La presentazione della Sanremo Women è avvenuta a Genova, sede di partenza della corsa
La presentazione della Sanremo Women è avvenuta a Genova, sede di partenza della corsa

Prendere confidenza

Nelle ultime settimane è capitato spesso di vedere, grazie ai social, molte atlete che sono andate ad allenarsi sulla Cipressa e sul Poggio

«Anche io – prosegue Cecchini – ho approfittato del tempo trascorso a Monaco insieme a Elia (Viviani, ndr) per vederle metro per metro. Devo essere sincera, in allenamento negli anni passati non le ho affrontate tanto. Però negli ultimi due mesi ci sono stata più volte e una delle prime è stato a febbraio con Viviani. Pedalavamo piano e lui intanto mi spiegava ogni dettaglio, mi diceva: «qui da noi succede così». Avere dei riferimenti visivi ci darà una grande mano in corsa. Nelle settimane scorse sono ritornata insieme a Vittoria Guazzini, che è stata qui a Monaco un paio di giorni. Il primo abbiamo visto ancora Cipressa e Poggio, mentre il giorno seguente siamo andate sui Capi

Quali dettagli hai raccolto con il tuo occhio esperto?

I Capi è stato un bene vederli prima, per sapere cosa aspettarmi e per capire il posizionamento da avere in quella fase di corsa. La cosa che mi ha colpito maggiormente è la distanza tra l’ultimo Capo, il Berta, e la Cipressa. Pensavo ci fossero più chilometri, e invece ne passano solamente una decina. Tra l’altro la strada sul lungomare è molto veloce e in gara si andrà fortissimo per prendere davanti la Cipressa. Sarà importante non spendere troppe energie sui Capi ma comunque restare davanti

Una corsa difficile da leggere?

Può andare in mille modi. La verità è che dipenderà dal vento, su cinque volte che sono stata a visionare Cipressa e Poggio, quattro volte era favorevole e una volta era nel senso opposto. E poi nel ciclismo femminile le prime edizioni sono sempre difficili da interpretare, quindi non escludo veramente nessun tipo di scenario per la Sanremo. 

Pensi che ci potrà essere selezione fin dai Capi?

Sì anche perché sono tre e abbastanza in fila e fare la differenza non sarà difficile, soprattutto se fatti forte. Sono salite che se fatte ad alto ritmo sono super selettive ma ci dovranno essere delle squadre che sacrificano tutte le loro atlete per una leader. Ci saranno dei team che vorranno rendere la gara molto dura e ce ne sono altri a cui va bene arrivare in un gruppo ristretto perché avranno una velocista forte. 

Che scenario ti immagini?

Se una squadra decide di lavorare tanto fin dai Capi deve avere la forza per farlo e non lasciare la capitana da sola quando inizierà la Cipressa. Non so cosa decideremo di fare però noi avremo sia Kopecky che Wiebes, quindi ci potrebbe andare bene anche una volata a ranghi ristretti. Però ci sono squadre, come la FDJ penso e la UAE, che vorranno fare una gara estremamente dura.

La UAE ADQ sarà una delle squadre che vorrà fare corsa dura su Cipressa e Poggio per avvantaggiare Elisa Longo Borghini
La UAE ADQ sarà una delle squadre che vorrà fare corsa dura su Cipressa e Poggio per avvantaggiare Elisa Longo Borghini
Pensi che le velociste possano tenere su Cipressa e Poggio? 

Solo se sono in giornata di grazia. Sono salite che saranno fatte davvero forte.

Atlete come Longo Borghini e Vollering potrebbero riuscire a fare la differenza?

Le due che avete menzionato sicuramente. Nel ciclismo femminile serve molto meno per fare tanta differenza in salita, lo si vede al Binda dove una salita di 2 chilometri fa sempre disastri. In una corsa come la Sanremo si può fare la differenza, ma probabilmente anche una ragazza appena sotto il loro livello come la Lippert potrebbe non staccarsi su salite come quelle. 

Voi avrete una squadra per tenere in mano la corsa tutto il tempo?

Non penso. Avremo delle atlete che vanno bene in qualsiasi situazione. Penso che con i rostri che abbiamo possiamo essere in grado di coprire qualsiasi situazione. Saremo pronte per diversi scenari, se arriva un gruppetto Wiebes può dire la sua in volata. Al contrario Kopecky dovrebbe essere in grado di seguire gli attacchi

L’atleta più in forma al momento è Demi Vollering, ma il percorso della Sanremo sarà abbastanza duro per fare selezione?
L’atleta più in forma al momento è Demi Vollering, ma il percorso della Sanremo sarà abbastanza duro per fare selezione?
E invece sulle discese di Cipressa e Poggio

Sono entrambe corte, ma quando arrivi in cima sei davvero a tutta e non hai tempo di rifiatare. Specie sulla discesa del Poggio potrà fare la differenza, come è accaduto tra gli uomini. Anche da noi ci sono ragazze con abilità superiori in discesa e potranno provare ad allungare. Da quello che ho visto nei giorni scorsi le curve della discesa del Poggio sono impegnative e ti portano sempre fuori. Ci tengo infatti che le mie compagne la vedano più volte perché sarà importante.

Si può pensare ad un attacco dalla Cipressa?

Magari l’azione vincente sì, però serve un gruppetto in grado di fare velocità. Il fattore vento inciderà tanto. Se un’atleta va via da sola è chiaro che da dietro si fa di tutto per chiudere, però se esce un gruppetto con una composizione che va bene a tutte le squadre è sicuramente una mossa che può arrivare fino alla fine.

Bettiol e Ganna, due facce (rassegnate) della stessa moneta

16.03.2024
5 min
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SANREMO – Si era tagliato la barba dopo la Milano-Torino, la differenza l’avevamo notata ieri alla presentazione delle squadre a Pavia. Alberto Bettiol è un corridore tanto forte quanto imprevedibile, capace di capolavori e di corse anonime. Nelle ultime settimane, prima di Strade Bianche e Tirreno, si è allenato in Toscana seguito come un’ombra da Gabriele Balducci. Che la Sanremo fosse nelle sue corde è cosa ben nota, ma quando sul Poggio subito dietro Pogacar e Van der Poel abbiamo riconosciuto la sua maglia rosa, il pensiero che potesse essere una giornata magica ci ha assalito. E forse ha assalito anche lui. Al pari di Bettiol, nel pullman quasi di fronte c’è Ganna che maledice la cattiva sorte e ha meno voglia di parlare.

Quando Bettiol si affaccia dal pullman, il toscano ha gli occhiali scuri e il tono stanco. La sua Sanremo, la migliore della carriera, si è chiusa al quinto posto, con una volata anche buona in mezzo a mostri sacri e velocisti veri. Per cui non lo sa neanche lui come deve sentirsi: se mangiarsi le mani perché avrebbe potuto fare di più o se essere felice per aver spuntato un buon risultato. Il migliore dei nostri è stato lui

Bettiol ha capito di non poter fare la differenza sul Poggio: con il 5° posto è la sua miglior Sanremo
Bettiol ha capito di non poter fare la differenza sul Poggio: con il 5° posto è la sua miglior Sanremo
 Ti sei sentito forte o fortissimo?

Mi sono sentito forte, un buon Bettiol, ma hanno detto che è stata la Sanremo più veloce di sempre. E quando si va tutto il giorno così forte, fare la differenza su una salita di meno di 5 minuti è molto difficile. Poi ovviamente il livello è altissimo quindi non avevo lo spunto per andare via in salita, non ho avuto lo spunto per vincere in volata, sono rimasto un po’ in mezzo e sono arrivato quinto.

Quanto si andava forte sul Poggio?

Si andava forte, ma io stavo bene sul Poggio e ancora di più sulla Cipressa. Ero pronto se Tadej fosse scattato, anzi sarei stato più felice se fosse andato dalla Cipressa. Avrebbe significato arrivare in via Roma con meno velocisti come Pedersen, Matthews e Philipsen. Però alla fine lui non se l’è sentita e ha aspettato il Poggio. Io ero a ruota di Van Der Poel, l’abbiamo seguito. C’era anche Filippo (Ganna, ndr) e ripeto: il Poggio è una salita troppo regolare per fare la differenza dopo tanti chilometri. Perciò alla fine sono contento. Forse avrei potuto fare quarto, ma quarto o quinto cambia poco.

La UAE ha fatto un po’ di autocritica, perché sulla Cipressa, finito il lavoro di Del Toro, è calata l’andatura.

E’ vero, è vero. Io a quel punto mi aspettavo che Tadej partisse, visto che era quasi da solo. Da una parte è stato anche furbo, perché se fosse partito sulla Cipressa da solo, non so dove sarebbe potuto andare. Comunque io ero pronto…

Potendo rifarla, ti muoveresti diversamente?

Avevo in mente di partire subito dopo l’attacco di Tadej, ma sarebbe stato un suicidio. Non avrei avuto lo spunto perché lui ha fatto una trenata importante e allora ho ritenuto opportuno rimanere lì e aspettare che si scollinasse in pochi, magari per provare un allungo in finale. In realtà quello l’ha fatto Pidcock e prima ancora Mohoric. Mi hanno anticipato e devo dire che in discesa ho fatto fatica a tenere il ritmo dei primi.

Addirittura?

Sono sincero, anche se so andare in bici, forse devo fare qualche ripasso sulla discesa del Poggio, anche se alla fine me la sono cavata. E a quel ho pensato a fare il miglior risultato possibile. Ripeto, avrei potuto fare quarto, ma va bene così.

Quando in cima hai visto che c’erano ancora i velocisti hai pensato che fosse andata?

Philipsen e Matthews sono andati molto forte perché comunque l’andatura è stata alta. E’ stata una Sanremo velocissima e fare la differenza su una salita senza grande percentuale di pendenza è quasi impossibile, anche se sei un fenomeno come Van der Poel o Pogacar. E’ una corsa strana. Il Fiandre e il Lombardia sai dove si aprono, questa non sai chi vince fino agli ultimi metri. Abbiamo capito che si sarebbe risolta allo sprint che eravamo già nell’ultimo chilometro.

Poca voglia di parlare per Ganna: questa volta non si può dargli torto. La prima parte di stagione si chiude così…
Poca voglia di parlare per Ganna: questa volta non si può dargli torto. La prima parte di stagione si chiude così…

La iella di Ganna

Ganna scende dal pullman spingendo il trolley con lo sguardo abbastanza tetro e poca voglia di parlare. Lo aspettano la sua famiglia e il cane e quando si ferma per parlare, lo capisci che ne farebbe volentieri a meno. Le immagini non hanno mostrato esattamente quello che gli è successo e scoprirlo rende la sua corsa ancora più speciale. Pippo è andato forte, ma gli è mancato l’aggancio sulla cima del Poggio. E il motivo sono una foratura e un problema meccanico. Per cui ha fatto la discesa con la ruota bucata: detto questo, non c’era molto altro da fare.

«Sono andato forte – conferma – come avevamo immaginato e forse rode anche per quello. Purtroppo la sfortuna è sempre lì, fa niente, va bene così. Quando Pogacar si è rialzato, il Poggio si poteva riaprire. Ci ho sperato, sapevo che nel secondo scatto sarebbe dovuto andare Tom (Pidocok, ndr) e ho rispettato quello che c’era da fare. Purtroppo ho avuto un guasto meccanico e una foratura: è stata una Sanremo quasi perfetta per 280 chilometri e quando ne mancano 5 arriva una foratura. Ho fatto la discesa con la ruota bucata e il cambio bloccato. In televisione non si è vista? Eh, mi dispiace. Si chiude la prima parte, vado in altura. Non faccio le classiche perché ho altri obiettivi. Devo andare, mi aspettano. Scusate, continuo a ripensarci. Non ho tanta voglia di parlare».

Ganna e la Sanremo perfetta: 90 minuti di potenze molto alte

12.03.2024
4 min
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Cinque giorni alla Sanremo. Bartoli l’ha spiegato molto bene. Una delle resistenze maggiori per chi attacca sul Poggio è l’impatto con l’aria, perché si scatta a 40 all’ora e l’aerodinamica è un fattore da tenere in considerazione. E poi ha aggiunto che Ganna ha certo un grande motore, ma lo scorso anno gli è riuscito meglio rispondere all’allungo di Pogacar piuttosto che attaccare a sua volta. Fra i due ruoli c’è un abisso.

La fortuna di aver trovato Dario Cioni, il suo allenatore, con qualche minuto libero ci ha spinto a chiedere lumi anche a lui, in una sorta di provocazione, che provocazione non è. Ganna sul Poggio può attaccare o deve tentare di resistere agli attacchi per giocarsela sull’Aurelia o in volata?

Nella tappa di Valle Castellana, Pippo è stato in fuga
Nella tappa di Valle Castellana, Pippo è stato in fuga
Che cosa rappresenta il Poggio per un corridore potente, ma anche piuttosto grande, come Pippo?

Il Poggio per tutti i corridori è uno dei momenti critici della Milano-Sanremo, a meno che Pogacar non decida di far diventare un momento critico la Cipressa. Fino ad ora il Poggio è sempre stato il settore dove si è decisa la corsa.

Tanti si sono meravigliati della risposta di Ganna a Pogacar lo scorso anno: ha stupito anche voi?

Non del tutto. Lo sforzo, è abbastanza simile a quelli che fanno su pista. Se guardiamo il picco massimale, la durata è molto simile a quella dell’inseguimento. E’ vero che è salita, però se consideriamo la media che fanno sul Poggio, la componente aerodinamica è abbastanza importante. Magari sul momento dell’attacco hanno vantaggio i corridori più leggeri. Però una volta lanciati, se sei a ruota bilanci la differenza che c’è per lo svantaggio del peso e dell’aerodinamica.

Bartoli diceva proprio questo. Tu pensi che Pippo avrebbe i mezzi per attaccare per primo?

Va visto contro chi. Stiamo parlando di livelli assoluti, quindi fare il vuoto secondo me non è facile. Direi che per lui scollinare il Poggio da solo è molto più impegnativo che scollinare a ruota del primo. Se l’anno scorso fosse riuscito a prendere la scia di Van der Poel, sarebbe stato diverso. 

Nella tappa di Gualdo Tadino, Ganna ha sofferto il freddo, poi ha ripreso a macinare come sempre
Nella tappa di Gualdo Tadino, Ganna ha sofferto il freddo, poi ha ripreso a macinare come sempre
Tu dici che è uno sforzo simile alla pista, però c’è meno tempo per recuperarlo, perché l’arrivo non è in cima.

Sicuramente è uno sforzo massimale, perché altrimenti non si potrebbe andare via. Però è vero che poi c’è la volata ed è chiaro che anche i valori non sono gli stessi che farebbero in una volata da freschi. Se uno guarda la Sanremo perfetta, hai bisogno di un’ora e mezza di potenze molto alte. Si inizia a menare intorno ai Capi, poi hai bisogno dell’approccio al Poggio e poi di 3-4 minuti sul Poggio più lo sprint.

Sono componenti allenabili con lavori specifici?

Certamente. Si fanno delle simulazioni in allenamento, ma soprattutto alleni la capacità di esprimere potenza e la resistenza alla fatica. La parte allenabile è questa e vale per la Sanremo, come per la Roubaix e tutte le classiche. Quindi probabilmente quelli che arrivano davanti alla Sanremo sono corridori che riescono a gestire meglio la fatica rispetto ad altri.

Tempo fa ci dicesti che tra gli obiettivi di Ganna per il 2024 c’è anche perdere un po’ di peso: sul Poggio un chilo in più danneggia tanto?

No, se il chilo in più gli dà maggiore potenza.

Pippo ha raccontato che prima della Tirreno ha lavorato per quattro giorni in pista a causa del maltempo: si riesce a lavorare per la strada in quei casi?

Dipende un po’ dalle situazioni, ma puoi fare tutte e due. Farai lo specifico per la pista se ci sono quelli del quartetto, ma è possibile anche allenare la parte stradale, diciamo così, usando il dietro moto. Prima della Tirreno, Pippo ha fatto entrambi i tipi di lavoro. E’ chiaro che idealmente sarebbe stato meglio essere fuori, però non c’erano le condizioni meteo.

Prima della Tirreno, quattro giorni in pista per Ganna, lavorando per il quartetto e per la strada
Prima della Tirreno, quattro giorni in pista per Ganna, lavorando per il quartetto e per la strada
In che condizione è uscito dalla Tirreno?

Sicuramente sembra che sia in ripresa, perché non siamo partiti dal miglior Ganna. Ha avuto una giornata in cui ha sofferto per il freddo, che lo ha condizionato. Poi però si è rivisto il solito Pippo, che ha fatto una serie di ottime prove. E’ stato in fuga, sabato era davanti e ha aiutato i compagni a prendere la salita finale con i primi, dimostrando quindi di avere una buona condizione.

I postumi dell’influenza e degli antibiotici sono quindi smaltiti?

Lo vedremo sabato (ride, facendo scongiuri, ndr). Alla Sanremo…

La Sanremo non è diventata una corsa per scalatori

09.03.2024
6 min
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Qualche giorno fa, commentando il fatto che non sarà alla Sanremo, Mark Cavendish ha detto parole su cui abbiamo continuato a rimuginare: «La Classicissima è diversa da com’era quando la vinsi, ormai è diventata una corsa per scalatori».

Immaginando atleti come Vingegaard e Kuss, oppure Bernal e Landa, il concetto di scalatore per saltare il Poggio non sembrava particolarmente sensato. Per questo, con la Sanremo che si correrà fra una settimana esatta, ci siamo rivolti a Michele Bartoli, prima corridore e ora preparatore, che deve il nome di battesimo alla vittoria di Dancelli nella Classicissima di Primavera e sulla tipologia di atleta che può vincerla ha le idee piuttosto chiare.

«Al giorno d’oggi – ragiona il toscano – è persino rischioso parlare di categorie, perché c’è tanta differenza fra quei 3-4 che se la giocano e tutti gli altri. Non è un fatto di preparazione né di organizzazione di squadra, ci sono solo atleti cui basta il Poggio. Una volta non era così frequente che si riuscisse a fare il vuoto, me lo ricordo bene. Un anno riuscii ad andare via, ma mi ripresero in discesa nelle ultime curve. C’erano Ferrigato e Konychev, io correvo con la Mg-Technogym. Serviva che si verificasse una serie di situazioni e allora poteva andare bene, invece ora potenzialmente riescono a fare la differenza e vanno all’arrivo».

Sanremo 2023, Cima del Poggio: Van der Poel ha appena attaccato, dietro di lui il vuoto
Sanremo 2023, Cima del Poggio: Van der Poel ha appena attaccato, dietro di lui il vuoto
Quindi non è una corsa per scalatori, ma una corsa per motori fuori del normale?

E’ una questione di corridori che sono nettamente superiori agli altri. Anche Ganna l’anno scorso ha fatto un bel Poggio, però magari se avesse dovuto attaccare lui, non ci sarebbe riuscito. E’ stato in grado di seguire chi ha fatto la differenza, perché poi sul Poggio a ruota si sta bene. Non ho mai guardato nei file per capire quando si risparmia, ma stando a ruota su una salita così veloce, il vantaggio è grande. Quindi chi fa la differenza deve avere tanta più forza rispetto a chi, magari per poco, riesce a seguirlo. Penso si possa parlare di un 10-12 per cento di risparmio. Chi attacca fa più o meno la stessa fatica di quello che gli sta a ruota, ma l’impatto dell’aria è talmente alto che devi averne veramente tanta per andare via.

Anche perché non è una salita che si attacca piano…

Esatto. Per questo dico che non è un fatto di preparazione, di lavorare apposta sull’esplosività per fare quel tipo di attacco. La realtà è che ci sono quei pochi corridori che hanno la potenza per andare via da un gruppo dei migliori che va in salita a velocità già pazzesche.

Pogacar lo scorso anno ha attaccato forte, ma quando Van der Poel è partito con un rapporto molto più lungo, non ha potuto rispondergli.

Secondo me Pogacar l’anno scorso ha avuto un po’ di presunzione. Se ci sono in giro fenomeni forti come te, in quel tipo di salita non puoi metterti in testa e pensare di levarli di ruota. In pratica ha fatto veramente da gregario a Van der Poel. Ha continuato a fare per Mathieu quello che i suoi gregari avevano appena finito di fare per lui. Quando stai con atleti del genere, attacchi, fai selezione, poi ti sposti e li fai collaborare. Se lo avesse fatto, magari non avrebbe staccato Van der Poel, però così gli ha servito la Sanremo su un piatto d’argento.

Sanremo 2023, Pogacar paga caro l’attacco frontale sul Poggio: all’arrivo è quarto dietro Van Aert
Sanremo 2023, Pogacar paga caro l’attacco frontale sul Poggio: all’arrivo è quarto dietro Van Aert
Quindi un po’ di tattica alla fine serve sempre…

Certo, proprio per il fatto che il Poggio non ha grande pendenza e l’impatto con l’aria a 40 all’ora, perché sul Poggio sale a 40 all’ora, conta molto. Risparmiare 30-40 watt rispetto a chi ti sta davanti è decisivo.

Il punto dell’attacco è sempre quello da anni: non ci sono alternative?

Più o meno storicamente si è partiti sempre nello stesso punto. E’ quando arrivi quasi in cima, che prima spiana e poi arrivano quei 100 metri del punto duro. Lì è dove riesci sicuramente a fare qualcosa in più. La strada è leggermente più impegnativa e ci arrivi in apnea. Già sotto, quando esci dai tornanti è un rilancio continuo con la strada che spiana. Chi è agganciato in quel tratto di pianura cerca di recuperare, ma non ci riesce, perché il ritmo rimane alto. Forse riesce a tirare il fiato chi ha più gamba, perché così quando inizia a rimontare, è in grado di fare la differenza.

Gli attacchi di qualche anno fa si spegnevano in discesa, perché si scollinava così appannati da non avere la lucidità per tirare le curve al massimo…

Il fatto che adesso quel 3-4 continuino a rilanciare anche in discesa significa che hanno una capacità lattacida enorme e anche due marce in più degli altri. Il divario di prestazione fra Van der Poel, Pogacar e Van Aert se ci fosse e anche Evenepoel è talmente elevato, che quei due gradini di differenza ti fanno mantenere un ritmo alto anche in discesa. Per farla semplice, questi attaccano e non si finiscono. Gli altri provano ad andargli dietro e si spengono lì. Tenete conto che un attacco di quel tipo costa più di fare una volata, perché è prolungato. La stessa differenza che c’è in atletica tra chi fa i 100 metri e chi fa i 400. Si dice che il giro di pista sia devastante, il giro della morte, perché devi andare a tutta per un tempo più lungo. Nei 100 metri magari fai più watt, ma in 10 secondi è tutto finito.

Sanremo 2023, Ganna chiude al secondo posto: ha seguito sul Poggio, sarebbe in grado di attaccare?
Sanremo 2023, Ganna chiude al secondo posto: ha seguito sul Poggio, sarebbe in grado di attaccare?
E se motori come questi vengono ripresi in discesa, secondo te hanno ancora gambe per fare la volata?

No, se vengono ripresi sono fregati, la volata non la fanno. E se la facessero, sarebbe un’altra cosa per cui stupirmi. A meno che gli inseguitori per prenderli non spendano tutto anche loro. Se si parla di uno contro uno, ci può stare che l’attaccante fa la volata e magari la vince. Ma se c’è dietro un gruppetto di 7-8, che si suddividono il lavoro, allora chi rientra è talmente più fresco, che l’attaccante non ha scampo. Chiunque egli sia.

Quindi dire che la Sanremo è diventata una corsa per scalatori non è proprio giusto, ne convieni?

Completamente. E’ una corsa per chi ha tanto motore, lo scalatore puro è penalizzato totalmente. Voglio dire, fra Landa e Van der Poel in salita non c’è storia. Ma Landa non riuscirebbe mai a stare con Van der Poel in cima al Poggio. Perché parliamo di atleti che hanno un’esplosività pazzesca.

Sarebbe stato interessante vederti in questo ciclismo, lo sai?

Sarebbe piaciuto anche a me, ci sarebbero state belle sfide. Magari avrei vinto una Liegi in meno, non lo so, però sarebbe stato sicuramente bello. Oppure avrei potuto vincere anche di più, perché quello che fa Pogacar è quello che piaceva anche a me. E trovare un alleato come lui sarebbe stato uno spettacolo. Chiunque voglia paragonarsi a lui, rischia di sembrare un presuntuoso. Magari non sarei riuscito ad arrivare con lui o magari sì. Però voglio dire chiaramente che se ci fossi riuscito, sarebbe stato un alleato molto buono. Con la tipologia di corse che si faceva prima, si sarebbe adattato bene. E poi è uno che non si tira indietro quando è in fuga, è uno che tira. Come Jalabert, che collaborava fino agli ultimi 100 metri e poi si faceva la volata. Sì, mi sarebbe piaciuto correre in questo ciclismo.

Gigantesco Ganna: la Classicissima è nel suo futuro

18.03.2023
4 min
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Una cosa Tosatto la dice giusta: stasera bisognerà festeggiare. Il secondo posto di Ganna vale quanto una vittoria, perché al primo assalto da leader in una Monumento, il Pippo nazionale è arrivato a un passo dal successo. Ha risposto alla violenza di Pogacar sul Poggio e se un errore ha commesso, è stato quello di non credere abbastanza nelle sue possibilità. Colpa derubricata: la prima volta è normale, è un semplice fatto di esperienza.

«Il finale è andato come avevamo immaginato – dice Tosatto – come volevamo. La squadra era tutta per Pippo e ha lavorato benissimo. Voglio solo dire bravo ai ragazzi e soprattutto a Filippo che sul Poggio, se guardiamo in che compagnia si è trovato, si è meritato un grande applauso. Sin da ieri sera gli avevo detto di stare attento allo scatto di Pogacar e lui l’ha preso. Quando poi è partito Van der Poel, ero convinto che Pogacar avrebbe chiuso. Invece avevano tutti le stesse gambe. Anzi, Van der Poel ne ha avute più di tutti perché ha vinto. Però di quelli dietro, Filippo è quello che stava meglio. Avevo paura della discesa perché sappiamo che Ganna non è un grande discesista, però oggi ha dimostrato un salto di qualità enorme».

Un secondo un po’ stretto

Ganna arriva e non si capisce se sia contento o stia rimuginando su cosa avrebbe potuto fare di più, tratto distintivo dei campioni che corrono per vincere e digeriscono a fatica il secondo posto. Accanto al pullman si aggira il suo manager Giovanni Lombardi, che poco fa spiegava di non aver mai avuto dubbi sulle capacità di Pippo nelle corse in linea e che sarà l’esperienza a dargli ciò che potrebbe essergli mancato oggi.

«Volevo restituire qualcosa alla squadra che ha creduto in me – dice il piemontese – sono felice ma un po’ rammaricato perché è l’ennesimo secondo posto della stagione. Comunque è stata una gara davvero bella, torneremo per provarci il prossimo anno. Sono contento perché quest’anno, anche con una settimana in meno di lavoro a causa dell’operazione agli occhi, sono riuscito a correre da protagonista. Forse avrei potuto fare di più, ma ho avuto paura di seguire Van der Poel. Era la mia prima volta in una situazione come questa».

L’allungo sul traguardo ha fatto capire a Ganna che avrebbe avuto le gambe per osare di più
L’allungo sul traguardo ha fatto capire a Ganna che avrebbe avuto le gambe per osare di più

Lo sprint migliore

Il bilancio deve essere considerato positivo. Non dimentichiamo le polemiche degli anni scorsi, quando gli veniva chiesto di tirare sul Poggio in favore di compagni che poi non stringevano nulla fra le mani. Forse non erano maturi i tempi, forse mancava la fiducia. Oggi è arrivato tutto insieme.

«Vado a casa con buone sensazioni – dice Ganna – in vista delle classiche. Essere riuscito a rimanere con quei tre grandi mi dà molto morale. Alla fine, Mathieu ha fatto un attacco fantastico, tanto di cappello. Io stesso ho fatto uno dei miei migliori sprint di sempre. Ovviamente quando arrivi secondo, sei un po’ deluso, ma alla fine resta un giorno che ricorderò con orgoglio. Adesso l’obiettivo è la Roubaix. Punto tutto sul pavé».

Tosatto sfinito al termine della Sanremo: la corsa è andata secondo i piani
Tosatto sfinito al termine della Sanremo: la corsa è andata secondo i piani

In Belgio con fiducia

Tosatto riceve messaggi, abbracci e complimenti. La Ineos Grenadiers ha perso Pidcock alla vigilia della corsa e scegliere di puntare tutto su Ganna è stato una necessità e insieme un grande atto di stima. Il fatto che dopo i mondiali su pista, Filippo e Cioni abbiano lavorato prevalentemente in ottica classiche fa capire che dietro c’è un progetto e che il progetto può dare ottimi frutti.

«Avevamo detto ieri sera – spiega ancora il direttore sportivo veneto – che volevamo questo finale. Se poteva attaccare sul Poggio? Credo di sì, ma non dimentichiamo che è la prima volta che Pippo è davanti sul Poggio, dunque bisogna solo fargli tanti applausi. Ho creduto che ce l’avremmo fatta. Pensavo che, finita la discesa, tra Van Aert, Pogacar e Pippo, cinque secondi sarebbero stati recuperabili. Poi magari si arrivava in volata e si faceva quarti. Viste le gambe che ha mostrato Pippo nel finale, un po’ di rammarico c’è, ma noi puntiamo sempre in alto e oggi ci siamo andati vicino.

«Lui era convinto. E io mi accorgo da piccoli dettagli che può fare la differenza, ma quali sono non chiedeteli, perché li tengo per me. E’ la prima volta che ha corso da leader alla Sanremo e poteva già vincerla. Era un segnale forte che doveva dare e che ha dato. Perciò adesso si va a festeggiare questo secondo posto, perché bisogna festeggiare. E dopo si va in Belgio con grande fiducia».

Per Nizzolo ripetizioni di Sanremo, con “prof” Paolini

18.02.2023
5 min
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Con lo scoccare della mezzanotte siamo entrati nei trenta giorni che ci portano alla Milano-Sanremo, la Classicissima di Primavera si correrà il 18 marzo. C’è chi ha già iniziato a percorrere le strade della Liguria. Dove il mare accarezza dolcemente la costa, fermandosi a pochi metri dall’asfalto, teatro della battaglia ciclistica che andrà in atto. Giacomo Nizzolo, guidato dall’amico Luca Paolini ha già iniziato a visionare il percorso (i due sono insieme sulla Cipressa in apertura, foto Instagram/Nizzolo). Rispetto agli anni scorsi cambia solo la partenza, da Abbiategrasso, ma è sempre bene rinfrescarsi la memoria. 

La stagione di Nizzolo è iniziata dalla Vuelta a San Juan
La stagione di Nizzolo è iniziata dalla Vuelta a San Juan

Un amore da Milano a Sanremo

Il corridore della Israel Premier Tech, milanese di nascita come Paolini, la sente vicina a sé questa corsa. E un cerchio sul calendario, in data 18 marzo, Nizzolo lo ha fatto sicuramente.

«Ci tiene particolarmente alla Milano-Sanremo – conferma Paolini – si vede da come la prepara fin dall’inverno. Fare una ricognizione più di un mese prima (i due sono andati a visionare il percorso il 6 febbraio, ndr) è importante. Fa capire come nella testa di Nizzolo questo sia un obiettivo concreto. “Accendere il motore” e muovere le prime pedalate su quelle strade è utile per alzare la concentrazione e fare tutto nel migliore dei modi».

Il milanese della Israel Premier Tech ha preso le misure con le prime volate, per lui due piazzamenti nei primi tre in Argentina
Il milanese della Israel Premier Tech ha preso le misure con le prime volate, per lui due piazzamenti nei primi tre in Argentina
Una ricognizione anticipata, di cosa avete parlato?

Si è parlato davvero di tutto, anche di dove fare i bisogni. Nizzolo conosce bene queste strade, ma serviva fare un recap mentale e dare un occhio al passato.

Da dove siete partiti?

Da Loano, abbiamo fatto due volte la zona dei Capi e poi fino a Sanremo con Cipressa e Poggio. Non è un percorso difficile, la Sanremo è davvero semplice da questo punto di vista. 

La differenza la fanno i chilometri, quasi trecento…

E’ tutto amplificato. Le medie, soprattutto negli ultimi anni, sono elevatissime. Bisogna essere sereni di testa, su una distanza così ampia ogni cosa che fai ha un peso. Devi rischiare di perderla per poi vincerla, ci sono cose che non ha senso fare.

Vent’anni fa Paolini (sullo sfondo) aiutò Bettini a vincere la sua Milano-Sanremo
Vent’anni fa Paolini (sullo sfondo) aiutò Bettini a vincere la sua Milano-Sanremo
Per esempio?

Ricordo che quando correvo ero in Katusha, nel 2015, al mio ultimo anno da professionista, avevo detto alla squadra di non fare il rifornimento fisso a Ovada. Manca così tanto alla fine che si ha tutto il tempo di andare all’ammiraglia per prendere il necessario. Si toglie un pericolo e si evita stress inutile. 

Dove si inizia a fare la corsa?

Dai Capi, senza alcun dubbio. A Capo Berta, l’ultimo dei tre, si dividono i corridori veri dagli altri. La discesa è tortuosa e la velocità si alza tantissimo. Poi si attraversa Imperia, un passaggio tortuoso ed insidioso che tutti vogliono prendere in testa. 

Da quel momento tasche vuote e gambe piene.

Assolutamente. L’alimentazione bisogna curarla prima, dopo i Capi il tempo per mangiare non c’è. Se ti devi alimentare da Imperia in poi vuol dire che hai sbagliato qualcosa.

Nizzolo Sanremo 2022
Nizzolo ha chiuso la Sanremo dello scorso anno al 18° posto. Con una mano fratturata
Nizzolo Sanremo 2022
Nizzolo ha chiuso la Sanremo dello scorso anno al 18° posto. Con una mano fratturata
Quando capisci di stare bene?

Se un corridore è in condizione lo scopre andando avanti con i chilometri, se stai nelle prime posizione quando tutti accelerano vuol dire che la gamba è piena. 

E se invece non ci si sente al 100 per cento?

Un campione impara a gestirsi: nell’utilizzo dei rapporti, delle scie e tante piccole cose.  Nizzolo ne ha corse tante e l’esperienza ce l’ha, può giocare su questi dettagli.

Tu nei hai corse tante, hai imparato tanti segreti da condividere con Nizzolo.

Ho lottato contro tantissimi corridori: Freire, Bettini, Zabel, Sagan, CancellaraNon avevo il loro motore ed ho imparato a centellinare ogni singola energia. Sono arrivato terzo per due volte, ci sono cose che impari e ti tranquillizzano. Ma quello che ho detto a Giacomo potrò dirlo solo dopo la corsa (dice con una risata, ndr). 

La UAE Emirates l’anno scorso aveva una tattica dichiarata fin da Milano: forcing sulla Cipressa
La UAE Emirates l’anno scorso aveva una tattica dichiarata fin da Milano: forcing sulla Cipressa
In una corsa così semplice la carta da giocare è una sola…

Quando fai la tua mossa devi essere sicuro che sia quello il momento giusto. Non puoi permetterti di sbagliare i tempi d’azione.

Hai parlato di passato, la Cipressa è un passaggio importante, lo è sempre stato. 

Bettini aveva provato a fare il forcing sulla Cipressa e l’anno scorso ci ha provato la UAE. Sono dell’idea che Pogacar abbia solo preso le misure, nel 2022 sul Poggio ha sbagliato i tempi, ma ha imparato. Alla Sanremo ogni errore ti fa da insegnante per l’anno successivo. 

Quali altri punti avete visionato?

Ci siamo soffermati su quelli dove è più facile passare, considerando che ci sono dei tratti nei quali devi stare dietro. Non è un Fiandre o una Roubaix dove le strade sono strette e bisogna stare sempre nei primi dieci. Alla Sanremo stai bene se sei in trentesima posizione, quella è la posizione giusta. 

La Sanremo del 2022 ha rappresentato il rientro alle corse per VDP, terzo. Anche lui ha preso le misure per il 2023?
La Sanremo del 2022 ha rappresentato il rientro alle corse per VDP, che ha colto il terzo posto
Meteo permettendo…

Quella è l’unica incognita, le discese della Sanremo sono tortuose e di non facile lettura. E poi una pioggia continua per 300 chilometri contribuisce a scremare il gruppo. Molti corridori con l’acqua si autoeliminano, se hai una buona forza mentale fai la differenza. 

Hai nominato Pogacar, ma con tutti i campioni che girano un velocista come Nizzolo può dire la sua?

Giacomo è un corridore resistente, nel corso degli anni ha perso esplosività aumentando il fondo. Nel 2022 è scollinato con i primi ed è caduto in discesa, ha dimostrato di poter stare con loro. Poi ha un grande spunto veloce e dopo 300 chilometri potrà farlo valere.