Tra Remco e Julian scoppia la pace. Per ora…

15.11.2022
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E’ la vecchia storia dei troppi “galli nel pollaio”. Una storia che uno squadrone come la Quick Step-Alpha Vinyl  conosce bene. Quante volte volte hanno avuto tanti leader, capitani forti per questa e quella corsa. Solo che stavolta i leader in questione sono due veri super campioni e anche con un caratterino mica da ridere. Entrambi con un’ambizione gigante. Parliamo di Julian Alaphilippe e di Remco Evenepoel.

Sia chiaro: al momento non ci sono i presupposti che portano ad uno scontro, ma qualche segnale sì. E c’è perché non sarebbe la prima volta che un campione consolidato scivoli in secondo piano. Perché uno ha 22 anni e l’altro 30. E abbiamo già visto, anche in tempi recenti, che quando è servito, il team manager Patrick Lefevere, ci ha messo poco ad allontanare Cavendish e puntare su Jakobsen

Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020
Julian Alaphilippe ha preso parte a due Giri delle Fiandre: in uno (in foto) è caduto, nell’altro è arrivato 42°
Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020
Julian Alaphilippe ha preso parte a due Giri delle Fiandre: in uno (in foto) è caduto, nell’altro è arrivato 42°

Mani avanti

Ecco allora che per placare le acque emerge l’intelligenza di tutti gli attori sul palco. Da Lefevere stesso, ai corridori. E il primo a fare prove di distensione, ma forse sarebbe meglio dire a mettere le mani avanti, è proprio il francese. Una volta la testa calda era lui, adesso invece è il saggio!

In un video del suo team, Alaphilippe ha dichiarato che punta forte sul Giro delle Fiandre. La corsa dei muri fiamminghi sarà il grande obiettivo della prima parte del 2023.

«Non vedo l’ora di iniziare la nuova stagione – ha detto l’ex iridato – Vengo da un anno difficile. Spero di avere meno sfortuna. Lavorerò sodo per tornare ai massimi livelli. Voglio essere al 100% per il Giro delle Fiandre». 

Evenepoel e Alaphilippe corrono insieme dal 2019. Il belga ha un contratto fino al 2026, il francese fino al 2024
Evenepoel e Alaphilippe corrono insieme dal 2019. Il belga ha un contratto fino al 2026, il francese fino al 2024

Dichiarazioni al miele

Apparentemente è una dichiarazione che ci sta. Anzi, senza apparentemente: Alaphilippe è un campione ed è adatto alle classiche, anche se è più da cotes, anziché da muri in pavè. Ma perché tutta questa fretta nel fare una dichiarazione sugli obiettivi? 

Proviamo a dare una risposta, facendo il quadro della situazione.

Alaphilippe, francese, corre in un team belga, anzi “nel” team belga per antonomasia. Evenepoel è belga, ha vinto la Vuelta e la maglia iridata, tra l’altro sfilandola proprio dalle sue spalle. E’ normale che tutti lo vogliano protagonista in patria. Ed è normale che anche la sua squadra penda più per il suo pupillo. Questo riduce non poco il raggio d’azione di Julian.

Senza contare che oltre a Remco in casa Quick Step ci sono altri assi su cui poter puntare. Uno “a caso” è Asgreen che il Fiandre lo ha anche vinto. 

Ma Alaphilippe non è uno che smette di lottare. Sa come difendere il suo territorio, anche con astuzia.

«Sono super felice per lui – ha detto ancora Alaphilippe riferendosi a Remco – Al mondiale ha fatto qualcosa di speciale. Si è davvero meritato questa maglia. Se guardiamo la stagione, è il miglior corridore che poteva conquistare la maglia iridata».

E ancora sulla Vuelta: «Lottare con Remco per la maglia rossa aiutandolo ogni giorno è qualcosa che non dimenticherò mai. Sono rimasto davvero deluso quando ho dovuto abbandonare per la caduta. Vedere Remco e i miei compagni da casa non è stato facile. Abbiamo davvero visto lo spirito del Wolfpack e un Remco incredibilmente forte».

La foto (@gettysport) del post su Instagram della Quick Step. Julian vince una tappa ai Paesi Baschi e Remco esulta
La foto (@gettysport) del post su Instagram della Quick Step. Julian vince una tappa ai Paesi Baschi e Remco esulta

Palla a Lefevere

E a proposito di Wolfpack, quasi contestualmente a queste dichiarazioni la Quick Step, ha pubblicato un post e una stories in cui si vede Alaphilippe vincere ed Evenepoel esultare, esaltando così il mitico spirito del Wolfpack. Sarà di certo una coincidenza, ma qualche pensierino in più ce lo ha fatto fare.

Evenepoel ha vinto la Liegi, è il suo regno. Dopo il super 2022 se dovesse saltare il Fiandre e le altre classiche fiamminghe, non potrà dire no anche alle Ardenne. In Belgio ci sarebbe la rivoluzione. Alaphilippe pertanto sa che non potrà pensare troppo alla “sua” Liegi, tanto più se Remco punta, come sembra, al Giro d’Italia, e per quel periodo si presuppone avrà una buona condizione. Ecco allora che per Alaphilippe restano le Fiandre e le prime classiche… che non sono poco comunque, ma neanche le migliori per lui. 

Congetture dunque? Forse, ma ponderate. Alaphilippe non è tipo da dichiarazioni al “miele” e le tempistiche nel voler annunciare questo suo obiettivo così importante ci hanno colpito e hanno scatenato tutti questi pensieri.

Magari poi i due campioni si aiuteranno, Lefevere farà un altro capolavoro tattico-politico e tutte queste parole finiranno al vento. Tra l’altro non sarebbe la prima volta che il manager punzecchia Alaphilippe. L’ultima volta fu sulla sua partecipazione alla Vuelta. «Mi auguro – disse – che Julian sia andato in Spagna non tanto per preparare il mondiale quanto per aiutare la squadra».

Sarà solo la strada a dirci come andranno le cose, ma per ora ci teniamo i nostri pensieri.

Dieci anni dopo, Oppici torna da Bramati e Lefevere

12.11.2022
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Fausto Oppici, che fu un buon dilettante e negli ultimi 10 anni è stato il capo dei meccanici al Team Bike Exchange-Jayco, lavorerà dal prossimo alla Quick Step, da cui era uscito nel 2012 per aiutare a creare il team australiano.

Il mercato degli uomini dello staff è meno frizzante di quello dei corridori e probabilmente fa meno notizia, però i direttori sportivi e i team manager sanno che gli uomini giusti nelle posizioni chiave permettono alla squadra di girare meglio. Perciò se con la chiusura della Drone Hopper-Androni la Bardiani si è presa tutto il suo staff della performance, il ritorno di Oppici sull’ammiraglia italiana di Bramati darà al tecnico bergamasco una sicurezza in più. Soprattutto alla vigilia di un anno in cui in Italia potrebbe arrivare in modo più massiccio baby Evenepoel.

E’ il 2004, Bettini non ha ancora vinto le Olimpiadi: qui siamo alla Tirreno
E’ il 2004, Bettini non ha ancora vinto le Olimpiadi: qui siamo alla Tirreno

Costruire un team

Fausto Oppici, classe 1970, vincitore di una Coppa Caduti Nervianesi e secondo alla Coppa San Geo del 1992, è stato una delle colonne portanti della Quick Step di Boonen. Per cui pensare al team belga ha sempre portato ottimi ricordi.

«Era un po’ che Bramati e Lefevere mi chiedevano di tornare – sorride –  e alla fine ho detto: ci provo. Volevo trovare altri stimoli dopo 10 anni qui alla Bike Exchange. Torno in un posto che conosco già. La struttura è rimasta quella, una parte del personale è la stessa. Ero venuto via per seguire il progetto di Alvaro Crespi e Shayne Bannan. Mi avevano offerto il posto di responsabile di tutta la parte legata alla meccanica e ho accettato, per provare anche la nuova sfida. Però adesso, dopo 10 anni, sono cambiate tante cose. Ci sono tante più incombenze e mi sono detto che forse è tornato il momento di fare nuovamente il meccanico. Quando torno da una corsa, ho bisogno di stare a casa…».

Mondiali 2010, lo staff dei meccanici azzurri: c’è anche il mitico Franco Vita
Mondiali 2010, lo staff dei meccanici azzurri: c’è anche il mitico Franco Vita
Invece negli ultimi anni?

Rientravo da una corsa e andavo in magazzino a lavorare. Non ci sono solo le biciclette. C’è da fare il programma, ci sono le macchine, i camion, ci sono tante cose da vedere e da fare. Magari vai per pensare solo alle biciclette, poi arrivi e trovi il tuo collega che lavora quasi solo in magazzino. Magari è lì che guarda i mezzi, quindi lo aiuti. Lo accompagni, perché sai che deve portarli in officina. Ogni volta che ci sono dei cambiamenti di programma, se per esempio arriva una nuova corsa da fare, devi organizzare gli spostamenti di tutti gli altri. Non sei da solo, ma ti metti lì col direttore sportivo. Erano le cose che di solito facevo con Vittorio Algeri o con Gene Bates. Ci mettevamo lì a vedere se c’era la possibilità di incastrare tutto.

E’ stata un’esperienza positiva?

Mi sono sempre trovato bene, mi è piaciuto, mi sono divertito. Mi sono tolto delle belle soddisfazioni. Non ho niente da recriminare. Ho voluto provare la nuova esperienza di una squadra nuova che nasceva completamente da zero. Ma erano già diversi anni che “Brama” mi chiamava e con Lefevere sono sempre rimasto in contatto. Non ho mai avuto problemi con lui. Quando mi vedeva, ci siamo sempre salutati, abbiamo sempre parlato. Anche solo per gli auguri di Natale o cose del genere. E così quest’anno ho detto di sì ed è stato come tornare a casa.

Cosa ricordi di quella Quick Step?

L’ultimo anno con loro fu il 2011. C’era Boonen e c’era Chavanel. Quell’anno arrivò Trentin, che venne a fare il Tour of Beijing da stagista. Poi l’anno dopo passò professionista con loro, ma io ero già andato. Però me lo sono ritrovato nel 2018 alla Mitchelton. Avevamo bici Specialized. Negli anni abbiamo cambiato un po’. All’inizio avevamo Time. Poi siamo passati a Merckx e dopo a Specialized.

Bramati è una delle colonne della Deceuninck. Qui con Tegner, responsabile marketing e comunicazione
Bramati è una delle colonne della Deceuninck. Qui con Tegner, responsabile marketing e comunicazione
Com’è fare il meccanico in una squadra così?

Fare il meccanico alla Quick Step, per quello che il ciclismo rappresenta in Belgio, è come essere alla Juventus. Nel mio piccolo, essere ancora ricercato da una squadra così importante vuol dire che, a parte l’amicizia, qualcosa posso dargli. Sennò certamente non avrebbero avuto bisogno di me. Con tutte le virgolette, forse qualcosa valgo anch’io.

Tanto onore e tanta responsabilità?

Non piccola. Più si alzano gli obiettivi, più si alza il valore dei corridori e più ce l’hai sulle spalle. Perché se poi qualcosa non funziona, tocca sempre a te. Durante la corsa hai sempre il timore che possa succedere qualcosa alla bicicletta che hai preparato. E poi quando magari qualcosa succede davvero, anche la più piccola, cominci a pensare a cosa possa essere successo. Ti fai venire mille paturnie.

Sai già che programma farai?

Bene o male, so il numero dei giorni. Se ne discute, nel senso che c’è il responsabile che farà il calendario. Però al momento di farlo, ti chiede se Ie corse che ha pensato vanno bene. Se hai qualche problema in un giorno particolare, in cui hai bisogno di stare a casa o cose del genere. Io ovviamente sarò orientato sulle corse in Italia. L’orientamento delle squadre è non far viaggiare troppo lo staff, se non è necessario. Sarebbe stupido che io andassi a fare le corse in Belgio, se lassù ci sono i meccanici belgi.

Oppici è stato per 19 anni meccanico della nazionale. Ha fatto anche 4 Olimpiadi: 2 con l’Italia e 2 con l’Australia
Oppici è stato per 19 anni meccanico della nazionale. Ha fatto anche 4 Olimpiadi: 2 con l’Italia e 2 con l’Australia
Solo Italia, dunque, per Oppici?

Magari capiterà di andare al Nord o altrove. Ad esempio Bramati in Belgio ci va di sicuro, ma è altrettanto sicuro che le corse italiane toccano a lui. Si cerca di dividere i compiti, anche se di italiani nella squadra non ce ne sono tanti. Siamo in quattro. Bramati, Tegner che però è un dirigente, un massaggiatore (Yankee Germano, ndr) ed io.

Sei già andato in magazzino?

Non sono ancora stato su, anche perché fino al 31 dicembre sono stipendiato dalla Bike Exchange. In realtà ho parlato con Copeland e loro mi hanno dato la disponibilità, qualora ne avessi bisogno, di dare una mano di là. Allo stesso modo in cui gli ho detto che posso ancora aiutarli. Però al momento non sono ancora andato. Se posso dire la mia opinione, aspettare il 31 dicembre è una gran stupidata. A dicembre le squadre vanno già in ritiro e i corridori iniziano a usare i nuovi materiali. I contratti dovrebbero finire il 31 ottobre. 

Petacchi su Cavendish: «Giusto puntare su Jakobsen»

01.11.2022
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Per Petacchi non ci sono dubbi, Cavendish è ancora un campione e chi lo dava per finito tre anni fa sbagliava di grosso. La partecipazione al Tour de France 2021 è stato un colpo di fortuna che però il britannico ha saputo sfruttare, conquistandosi il record e azzittendo parecchie persone. La sua assenza di quest’anno alla Grande Boucle è stata secondo Alejet più che giusta, mettendosi nei panni di Patrick Lefevere, ha compreso lo spazio dato al ben pagato e giovane Fabio Jakobsen

Con un 2023 fuori dall’orbita della futura Soudal-Quick Step, il bivio sul cosa fare al termine della prossima stagione sembra avvicinarsi sempre di più. Petacchi ha visto un modo totalmente diverso di interpretare le volate «Parte prima e ci prova, una volta aspettava fino all’ultimo». Se si vuole leggere tra le righe questo modus operandi di Cannonball ha tutta l’aria di essere oltre che un adattamento al fisico, un atteggiamento di chi sa che di occasioni ce ne saranno sempre meno

Alessandro Petacchi e Mark Cavendish hanno condiviso duelli e volate per anni, da compagni e avversari
Alessandro Petacchi e Mark Cavendish hanno condiviso duelli e volate per anni, da compagni e avversari
Che 2021 è stato per il tuo ex rivale Mark Cavendish?

L’anno scorso è andato al Tour perché si era ammalato Sam Bennett. La Quick Step aveva fatto questa scelta. Era stato preso dopo un 2020 in cui sembrava dovesse smettere di correre. Ha trovato questo accordo con Lefevere e secondo me ha fatto la scelta migliore. Finche è girato tutto bene. Ha avuto un 2021 motivato dove è riuscito a raccogliere grandi risultati. Si è fatto trovare pronto in buona forma e ha fatto un’ottima corsa.

Le motivazioni non gli mancavano…

E’ chiaro che lui andasse alla ricerca del record di vittorie però fondamentalmente la decisione di Lefevere si è basata su altre motivazioni e non era quello che gli interessava.

Come commenti la sua assenza al Tour di quest’anno?

Giustamente credo che una squadra che investe su un giovane che paga parecchio come Fabio Jakobsen abbia la priorità di spingerlo al massimo. Purtroppo è una ruota che gira ed è toccato a Mark rimanere a casa. Poi non so se siano lasciati in brutti rapporti o se sia stata una scelta sua o della squadra di non riconfermarlo.

L’unica vittoria di Mark Cavendish al Giro d’Italia 2022
L’unica vittoria di Mark Cavendish al Giro d’Italia 2022
Nel 2023 lo vedi ancora al Tour?

Forse vuole fare un anno per chiudere al Tour che ci può stare, perché è la gara che gli ha dato di più ed è forse probabile che finisca lì. Tutto può succedere, se dovesse andarci può voler dire anche vincere ancora. Chiaro è che oggigiorno la squadra conta molto. Il fatto di essersene andato può essere uno svantaggio in più. 

A livello mentale può averlo penalizzato il non essere presente alla Gran Boucle?

Lui spesso si fa un po’ condizionare da queste situazioni che lo demoralizzano. E magari non ha avuto la motivazione giusta per allenarsi in alcuni frangenti della stagione. E’ vero che ha vinto la metà delle corse, ma bisogna contare che nel 2021 ha vinto quattro tappe al Tour. 

Dopo un 2021 dove aveva messo a tacere ogni critica, il 2022 ha convinto di meno…

Quest’anno ha vinto cinque gare e una sola tappa al Giro d’Italia e sinceramente mi aspettavo facesse di più per come era partito. C’è da dire che è stato bravo a finirlo. L’ho incontrato al termine di una tappa e mi disse che era un Giro duro e che andavano fortissimo. Tutto sommato ha dato prova di saper resistere ancora. Era già in procinto di smettere, ma ha vinto quattro tappe al Tour e una maglia verde che lo hanno rivitalizzato. Dovrà capire cosa fare. 

Un altra poderosa vittoria di Cavendish alla Milano-Torino 2022
Un altra poderosa vittoria di Cavendish alla Milano-Torino 2022
Fisicamente come lo hai visto quest’anno?

Lo davano per finito tre anni fa, poi abbiamo visto tutti cosa è stato in grado di fare. A mio avviso quest’anno stava bene fisicamente. Ha fatto un anno più o meno sulla falsariga di quelli precedenti al 2021 in cui ha avuto qualche difficoltà più mentale.

Tu che lo hai affrontato al massimo della sua condizione, hai notato differenze nel suo modo di interpretare le volate?

Sì, addirittura mi è sembrato che partisse molto prima rispetto ai suoi standard. Una volta aspettava tanto. Invece ora magari parte anche lungo rischiando di essere rimontato. Però giustamente meglio farla e magari perderla piuttosto che non riuscire nemmeno a disputarla perché hai aspettato troppo e sei rimasto chiuso. Da quel punto di vista mi ha sorpreso. Anche nella prima tappa del Giro che ha vinto era partito lungo e ci è riuscito. Poi ci ha riprovato in qualche altra occasione ed è stato rimontato.

Nel 2014 il treno di Mark aveva un Alejet d’eccezione che tirava le volate
Nel 2014 il treno di Mark aveva un Alejet d’eccezione che tirava le volate
Pensi che sia dovuto anche ad una perdita di esplosività dovuta all’età?

Con l’età si diventa più resistenti e magari un velocista può perdere un po’ di spunto. Però diciamo che un mese di brillantezza durante l’anno lo si può trovare. Se lo trovi nel periodo giusto, si può vincere tanto. Magari vinci meno durante l’anno perché quella condizione non è sostenibile troppo a lungo. Se sei abbastanza giovane è più facile e bisogna stare anche più attenti a dosarsi. A questa età che si hanno alti e bassi, si può puntare a tornare ai massimi livelli anche per un breve periodo. 

Guai a definirlo “finito” un’altra volta…

Non posso e non dirò mai che un corridore è finito. Io avrei corso un altro anno. Quindi nella squadra giusta e con il ruolo giusto, si può fare di tutto. Io potevo anche mettermi a tirare le volate perché come caratteristiche era un ruolo che potevo fare. Lui no e secondo me è una cosa che sicuramente non farà mai, vorrà sempre correre da leader. Però è chiaro che se si accorgerà che non riesce a centrare nemmeno una volata, anche lui lo capirà. 

Evenepoel blindato e Tour nel 2024: Lefevere sicuro

16.10.2022
4 min
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«Con la squadra – ha detto Remco Evenepoel – abbiamo un piano. E come è successo quest’anno, non lo abbiamo mai cambiato. Ho solo 22 anni e molte stagioni davanti a me. La Vuelta è stato un grande passo verso il mio grande sogno di vincere il Tour. Ma potrebbe volerci molto tempo per realizzarlo».

Il Tour nel 2024

Il campione del mondo ha scelto le Maldive e poi Dubai per la luna di miele con sua moglie Oumi, ma anche se assente, la sua presenza è palpabile. Le voci sull’interessamento della Ineos Grenadiers infatti non accennano a sopirsi, mentre la tentazione di vederlo al Tour contro Pogacar spinge a superare ogni cautela. E qui però Patrick Lefevere non si fa problemi nel prendere posizione.

«Se tocca a me decidere – ha detto a Het Nieuwsblad – Evenepoel non gareggerà al Tour prima del 2024».

Cinque anni blindati

Poi però il team manager della Quick Step-Alpha Vinyl è intervenuto anche nella disputa sul contratto del giovane belga che fa gola a tutti. E risponde per le rime alla Ineos.

«Ho un buon rapporto – dice Lefevere – e un contratto a lungo termine con Remco. Quindi non sono troppo preoccupato per i tentativi di Ineos Grenadiers di liberarlo da noi. Usano una tattica facile. Si avvicinano, chiedono quanto prenda e offrono il triplo. Se prende due, gliene offrono sei. Ma non è così che funziona. E’ normale che ci provino, perché sono anni che cercano Remco. Sono arrivati tardi quando era junior e sono in ritardo anche adesso. Alcuni corridori sono andati in quella squadra e non hanno portato ciò che ci si aspettava, quindi stanno cercando di salvare la loro casa».

Lefevere ha risposto una volta di più sui temi del Tour e dell’offerta Ineos
Lefevere ha risposto una volta di più sui temi del Tour e dell’offerta Ineos

Lo stile del ragioniere

Lefevere sa bene che certi richiami sono spesso irresistibili, ma appare anche abbastanza sicuro di avere il coltello dalla parte del manico.

«A febbraio del 2021 – dice – Evenepoel ha firmato un contratto fino al 2026. La gente a volte pensa che io sia stupido, ma quando firmo un contratto quinquennale, mi assicuro che ogni scenario sia incluso. C’è tutto, il mio compito è solo pagare quello che devo. Non sono come alcuni miei colleghi, che prima fanno firmare i corridori e poi cercano soldi con le sponsorizzazioni. Io sono un ragioniere: prima cerco sponsor e poi ingaggio corridori. Se fossi nel calcio, adesso sarei ricco. Prima ho avuto Pozzato e Cancellara, poi Mas, Alaphilippe e Cavagna. Con quel sistema di cartellini e contratti, avrei potuto venderli tutti e farci una fortuna».

Gambe più scolpite e qualche chilo in meno: il nuovo Remco Evenepoel è maturato
Gambe più scolpite e qualche chilo in meno: il nuovo Remco Evenepoel è maturato

Gli obiettivi 2023

E se sul fronte del contratto la situazione non appare problematica, sul fronte degli obiettivi lo stesso Evenepooel a volte sembra strizzare l’occhio alla Grande Boucle.

«So che dopo il mio successo in Spagna  – ha detto lunedì in una videoconferenza – ci sono stati molti commenti da parte di persone che vogliono vedermi molto presto al Tour de France. Ma al riguardo, rimango molto calmo. Dobbiamo andare avanti passo dopo passo. Vedremo i percorsi e in particolare le altimetrie e i chilometri contro il tempo. Quando avremo questi dati, potremo decidere quale gara fare. Non prima».

Il silenzio di Cavendish, i brividi di Jakobsen. Le Tour toujours

03.07.2022
4 min
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Ci si sarebbe potuti aspettare un post di complimenti da Cavendish a Jakobsen, che però non è ancora arrivato, almeno non su Twitter o Instagram. Mark non ha preso affatto bene l’esclusione dal Tour, venuta dopo la vittoria dei campionati britannici e sul suo profilo Instagram il giorno in cui partiva il Tour ha pubblicato una foto che lo ritrae al lavoro sul tetto di casa (immagine in apertura), con un breve testo: «Handyman for hire», tuttofare a noleggio.

«Non so amico – gli ha risposto Mark Renshaw, suo ultimo uomo dei primi tempi e ora fra gli organizzatori dei mondiali di Wollongong – penso che ci sarebbero squadre che vorrebbero assumere un velocista in grado di vincere».

Dopo tutto quello che ha fatto per tornare alla Quick Step, Cavendish valuterà di lasciarla di nuovo? Jakobsen non ci pensa e tira dritto. Aspettava quel traguardo da 15 anni. E come dice Lefevere, chi vince ha sempre ragione.

Debutto al Tour e vittoria al primo sprint: Jakobsen non vuole sentire note stonate
Debutto al Tour e vittoria al primo sprint: Jakobsen non vuole sentire note stonate

Una storia speciale

«E’ sicuramente una storia speciale – ha detto Jakobsen a bassa voce nella conferenza stampa – potete quasi chiamarla una favola. Forse questo è il tempo dei ringraziamenti. Non dimenticherò mai come la mia fidanzata e i miei familiari mi portavano ogni volta avanti e indietro dall’ospedale. Poi la squadra: sapevano che la strada del ritorno sarebbe stata lunga, ma non hanno mai perso la fiducia in me. Mio padre e mio suocero, per ogni volta che guidano lo scooter durante i miei allenamenti. E i miei compagni. Stasera passerò stanza per stanza per ringraziarli. Sono la mia seconda famiglia. Anche quando riuscivo a malapena a camminare, hanno creduto in me».

Prima del Tour, la vittoria nell’ultima tappa al Giro del Belgio ha fatto capire che Jakobsen fosse in forma
Prima del Tour, la vittoria nell’ultima tappa al Giro del Belgio ha fatto capire che Jakobsen fosse in forma

Il miracolo di Cor, 85 anni

Pensando alla storia si ha ancora la pelle d’oca. La storia di quel ragazzo pieno di talento che stava per morire nella volata più veloce del mondo, a causa di una manovra bandita e transenne posticce.

«Dopo quel terribile incidente – ha ricostruito parlando con la stampa – mi hanno trasformato in una persona che poteva nuovamente vivere normalmente. Poi mi hanno trasformato di nuovo in un ciclista e ora sono di nuovo un velocista. Per questo devo dire grazie a Cor, il mio osteopata a casa. Non è riuscito a restituirmi i denti (ridendo, ndr), ma ha reso il mio corpo di nuovo elastico. L’impatto dell’incidente è stato così grande che alcuni muscoli hanno smesso di funzionare. Si è assicurato che fossero riattivati. Cor ha giocato un ruolo importante nel mio ritorno, anche se ha 85 anni».

Le gambe sono tornate quelle vincenti di prima, ma sul volto ci sono ancora i segni della caduta
Le gambe sono tornate quelle vincenti di prima, ma sul volto ci sono ancora i segni della caduta

Il mago dei massaggi

Ci vengono in soccorso i colleghi del fiammingo Het Nieuwsblad. Cor è Cor Van Wanrooij e non è estraneo all’ambiente sportivo olandese. Dicono che sia l’angelo custode dei motocrossisti, poiché pare che chiunque lo visiti dopo una frattura alla clavicola, dopo due giorni può agitare di nuovo le braccia. E tutto senza pagare conti esorbitanti. Secondo quanto riferito, Van Wanrooij farebbe tutto per amore dello sport. Qualcuno facendo ironia afferma che faccia miracoli e non sarà certo Jakobsen a dire che non è vero. «Cor sa esattamente cosa fa – spiega – e io gli sarò eternamente grato».

«Peccato aver perso la gialla di Lampaert – dice Lefevere – ma sono contentissimo per Jakobsen»
«Peccato aver perso la gialla di Lampaert – dice Lefevere – ma sono contentissimo per Jakobsen»

Chi vince ha ragione

La volata di ieri è stata un capolavoro di squadra, come abbiamo raccontato. Ma il debutto vincente del giovane olandese ha davvero il sapore di una nuova nascita. Come il ritorno di Pantani. Come si aspetta che accada con Bernal. Tanti sono tornati, non tutti sono tornati vincenti.

«Questa vittoria – dice Patrick Lefevere – dimostra che abbiamo fatto la scelta giusta nel credere in lui. Sto ancora tremando. Penso alla sua strada dalla Polonia due anni fa a questa vittoria in Danimarca, sono molto felice per lui. Abbiamo cominciato il Tour benissimo, segno che abbiamo scelto gli uomini giusti. Il vincitore ha sempre ragione. Peccato solo che Lampaert abbia perso la maglia gialla, ma va bene così».

Il cuore di Nibali, il ginocchio di Van Aert e le regole invisibili

26.06.2022
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La spallata di Lefevere è arrivata puntuale. Al grande belga non va giù e l’ha scritto nel suo editoriale su Het Nieuwsblad, bibbia belga del ciclismo. Se la Jumbo-Visma non vuole mandare i suoi corridori al campionato nazionale per averli freschi al Tour, questo il succo dell’intervento, lo dica chiaramente. Il fatto che Van Aert, campione belga in carica, abbia battuto il ginocchio sul manubrio durante il ritiro di Tignes verrebbe insomma messo garbatamente in dubbio.

Van Aert non difenderà la maglia tricolore conquistata a Waregem e sempre onorata
Van Aert non difenderà la maglia tricolore conquistata a Waregem e sempre onorata

In Belgio il campionato nazionale viene preso molto sul serio. Nessun corridore si sognerebbe di eluderlo, al punto che non sono previste sanzioni, ma viene richiesto un certificato medico per giustificare l’eventuale assenza. Van Aert ha dovuto produrne uno che attesta la sua impossibilità di partecipare alla gara di Middlekerke.

Fra soldi e bandiera

Il problema tuttavia è diffuso e mette a confronto da un lato le esigenze di marketing dei grandi team e dall’altro valori che dovrebbero essere più profondi. Se ne ebbe la riprova la scorsa estate, quando Alaphilippe scelse di disertare le Olimpiadi per correre il Tour in maglia iridata e Lefevere, sempre lui, ne sottoscrisse ovviamente la scelta.

Valverde ha vinto per tre volte i campionati nazionali spagnoli, quest’anno però non li correrà
Valverde ha vinto per tre volte i campionati nazionali spagnoli, quest’anno però non li correrà

Allo stesso modo, basti pensare al poco spazio riservato d’abitudine ai campioni nazionali sulla maglia della Movistar. Ne sa qualcosa Visconti, ma lo sanno anche i campioni spagnoli della squadra di Unzue. Così lo stesso Alejandro Valverde, bandiera del ciclismo iberico all’ultimo anno della carriera, ha annunciato il forfait.

La regola di Cassani

Qui da noi nessun team manager ha editoriali da scrivere sul quotidiano nazionale e la sensazione è che si vada molto sulla sensibilità personale e che agli assenti nessuno chiederà conto. Sta di fatto, guardando l’elenco dei partenti, che per un Nibali che ci tiene (in apertura con la maglia tricolore nel 2014) e rientra in gruppo proprio per il tricolore pugliese di oggi, ci sono corridori come Ganna, Vendrame, Pozzovivo, Guarnieri, Moscon Caruso e Oldani che non ci saranno.

Alla corsa pugliese mancherà Bettiol, alle prese con il Covid dopo il Giro di Svizzera
Alla corsa pugliese mancherà Bettiol, alle prese con il Covid dopo il Giro di Svizzera

Nibali ha anche ricordato giustamente che a un certo punto Cassani, vista la pessima abitudine di tanti di non partecipare alla gara nazionale, aveva subordinato ad essa la convocazione in nazionale. Per un po’ la cosa ha funzionato, circa sette anni, ma non si è mai capito se si trattasse di regola scritta o patto fra uomini.

La regola francese

Chi invece la regola l’ha scritta sono i francesi, ma fanno fatica a farla rispettare. La bomba scoppiò nel giugno 2019, alla vigilia dei nazionali. Pochi mesi prima, in accordo con la Lega, la Federazione aveva messo su carta un punto di regolamento per cui i professionisti fossero obbligati a partecipare al campionato nazionale.

Invece lo stesso Alaphilippe e Bardet non si presentarono, non avendo peraltro da addurre motivi più convincenti di un ginocchio battuto sul manubrio.  La Federazione non la prese bene e venne proposto che gli assenti ingiustificati dall’anno successivo venissero sanzionati. Poi venne il Covid e il tema si è riproposto nei giorni scorsi.

Arnaud Demare in maglia Alé
Arnaud Demare ha già vinto per tre volte il tricolore di Francia: oggi tenterà l’assalto al poker
Arnaud Demare in maglia Alé
Arnaud Demare ha già vinto per tre volte il tricolore di Francia: oggi tenterà l’assalto al poker

Parla la Lega

Infatti nella prova di oggi Bardet, Pinot e Laporte hanno fatto sapere che non saranno della partita. E questa volta la posizione l’ha presa la Lega.

«La partecipazione ai Campionati di Francia – ha detto a Xavier Jan, presidente della Lega Nazionale, a L’Equipe – dovrebbe essere sempre obbligatoria per i professionisti. Ma non essendo prevista alcuna sanzione, la regola non ha l’effetto desiderato. Questo è un argomento che dovrebbe essere rimesso sul tavolo del Consiglio Direttivo della Lega e della Federazione. Se la corsa regina, locomotiva dei campionati, non fosse più in grado di offrire un manifesto degno di questo nome, potrebbe diventare molto complicato impostare progetti e richiedere investimenti finanziari pubblici, se i più grandi campioni del ciclismo francese non sono alla partenza».

Ganna non correrà oggi in Puglia, avendo in testa il Tour. Per Viviani sarebbe stato un grande aiuto
Ganna non correrà oggi in Puglia, avendo in testa il Tour. Per Viviani sarebbe stato un grande aiuto

Viviani e Ganna

E forse il punto è proprio questo, volendo tornare sulle nostre strade. Quanto è difficile proporre questa corsa per ottenere finanziamenti pubblici, se nel cartello non puoi schierare gli atleti più forti? Probabilmente si tratta di una delle conseguenze del non avere squadre WorldTour di casa in cui corrano i più forti corridori italiani. A ben vedere, gli uomini delle nostre professional ci sono tutti. Quelli che mancano corrono all’estero e probabilmente nessun team manager gli imporrà nulla, dovendo magari scegliere tra il Tour e un viaggio impegnativo come può essere quello in Puglia.

A Viviani avrebbe sicuramente fatto piacere poter contare su un compagno come Ganna, che avrebbe potuto fargli addirittura da ultimo uomo. Il pubblico pugliese sarebbe andato in visibilio per la coppia di campioni olimpici vestiti degli stessi colori. Ma se pensi ai rischi di una volata, al fatto che difficilmente la Ineos metterebbe il Tour in secondo piano e che Ganna, vinto il tricolore della crono abbia in mente la prima maglia gialla, a cosa ti attacchi (se non alla sua volontà) per chiedergli di partecipare ai campionati italiani? 

Attenti, dal Belgio sta arrivando una nuova Masetti

14.06.2022
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Un mese intero a casa. Per Gaia Masetti è una novità dopo una prima metà di anno a fare la pendolare con il Belgio. Si torna a casa con la consapevolezza che quella scelta fatta con coraggio e un pizzico di sfrontatezza sta iniziando a pagare. Il terzo posto alla Dwars door de Westhoek è stata la conferma, il premio dopo tante corse al servizio delle compagne e la conferma che la scelta era stata quella giusta.

Un risultato, quello colto a Boezinge che l’ha un po’ sorpresa: «Visto il percorso, la nostra diesse Jolien D’Hoore mi aveva detto che se la gara si metteva in un certo modo e si arrivava in volata, le compagne avrebbero corso per me. Era una gara nervosa, difficile, con strade strette. C’è stata addirittura una caduta che ha richiesto l’intervento dell’ambulanza e la sospensione della corsa. Quando si è ripartiti c’è stata una sequenza infinita di scatti».

Consonni Boezinge 2022
La vittoria della Consonni a Boezinge, con l’olandese Van Rooijen fra lei e la Masetti (foto Anton Vos)
Consonni Boezinge 2022
La vittoria della Consonni a Boezinge, con l’olandese Van Rooijen fra lei e la Masetti (foto Anton Vos)
Come ti sei gestita?

Jolien era stata chiara: se la corsa si metteva in un certo modo dovevo attaccarmi alla ruota di Chiara Consonni e soprattutto essere tra le prime 5 all’ultima curva. Ho fatto molta attenzione e seguito le istruzioni, sul rettilineo ho dato tutto ed è arrivato il terzo posto che mi ripaga di tanti sacrifici.

Con il tuo ritorno a casa si chiude la prima parte della stagione, come la giudichi?

Molto bene, considerando le difficoltà che ho incontrato e che sapevo accettando questa sfida. Inizialmente è stata dura, non conoscevo nessuno, era difficile comunicare. Ma io sono un tipo sociale, mi adatto presto e soprattutto mi piace stare a contatto con le persone, ho trovato un ambiente ideale. Con le ragazze siamo diventate subito amiche, la squadra poi ci garantisce davvero tutto e ci mette in condizione di pensare solo alle corse.

Ti pesa la lontananza da casa?

Faccio un po’ la pendolare, i periodi di trasferta non superano di regola le 2-3 settimane, ma certamente è dura. La famiglia manca sempre, mancano le strade, le abitudini, ma è un lavoro e bisogna accettarlo, poi come detto mi sono adattata bene e quindi pesa meno. 

Masetti podio 2022
Sul podio a Boezinge. La Masetti ha poi colto il 10° posto alla Dwars door Het Hageland (foto Anton Vos)
Masetti podio 2022
Sul podio a Boezinge. La Masetti ha poi colto il 10° posto alla Dwars door Het Hageland (foto Anton Vos)
La squadra ti ha già convocata per il Tour de France il che significa che al Giro non ci sarai: ti dispiace?

Molto, il Giro è sempre l’appuntamento principe in Italia e per un’italiana non esserci non è mai piacevole. La scelta però la capisco e la condivido, perché il Tour sarà un’esperienza fantastica, anche se ci sarà tanta salita. Ma la prima sarà a Parigi, nel giorno dell’incoronazione del vincitore maschile ed è un traguardo al quale sono in tante ad aspirare, me compresa. Ci saranno poi un altro paio di tappe veloci e poi le più dure, dove si dovrà lavorare per la squadra.

Ci eravamo sentiti a inizio stagione con la prospettiva di vedere la vostra squadra nel WorldTour: quali sono le notizie al riguardo che avete all’interno?

Il prossimo anno entreremo sicuramente nella massima serie. All’inizio Lefevere era dentro come cofondatore della squadra, ma a marzo le cose sono cambiate, è entrata l’AG Insurance come nuovo sponsor e Lefevere è molto più coinvolto anche perché ora la squadra è ufficialmente nel quadro della Quick Step. Questo team rimarrà come continental, serbatoio per la più grande e ci sarà anche la formazione Under 19.

Masetti Roubaix 2022
La sassuolese ha corso anche la Roubaix, finendo al 68° posto a 9’19” dalla Longo Borghini
Masetti Roubaix 2022
La sassuolese ha corso anche la Roubaix, finendo al 68° posto a 9’19” dalla Longo Borghini
Si sa già chi farà parte del team WorldTour?

Non ufficialmente, ma un’idea ce l’abbiamo un po’ tutte, c’è chi sa di essere nel gruppo, sono quelle che hanno preso parte al Fiandre e alla RideLondon, poi ci sarà sicuramente qualche nuovo acquisto. Io sicuramente resterò nel team e ho buone speranze di essere “promossa”.

Visti i risultati e soprattutto la tua crescita, un pensierino alla maglia azzurra lo fai?

Qui apriamo un capitolo un po’ doloroso, perché in passato anche a fronte dei risultati la convocazione è rimasta un miraggio. Diciamo che io do sempre il 100 per cento e se arriva la chiamata garantisco che ce la metterò tutta. Se arriva bene, altrimenti comunque di gare da disputare ce ne sono tante lo stesso…

Alaphilippe, via all’operazione Tour con qualche domanda

07.06.2022
4 min
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Sono passati 47 giorni dalla caduta di Julian Alaphilippe alla Liegi-Bastogne-Liegi e dal suo ricovero all’ospedale di Herentals, la città di Van Aert. Era il 24 aprile e il colpo fu violentissimo. Il campione del mondo finì contro un albero a circa 70 all’ora e il colpo fu così violento che il francese riportò la frattura di una clavicola e di due costole, oltre a un emopneumotorace (un versamento di sangue tra il polmone e la parete del torace). La sua compagna Marion e il figlio Nino furono costretti a raggiungerlo in Belgio, dato che Julian non era ancora in grado di viaggiare. Poi le cose hanno iniziato a risolversi con la velocità tipica dei corridori.

E’ il 24 aprile, Romain Bardet scende nella scarpata per soccorrere Alaphilippe (immagini televisive)
E’ il 24 aprile, Romain Bardet scende nella scarpata per soccorrere Alaphilippe (immagini televisive)

Dai rulli all’altura

Il 12 maggio infatti, leggendo le cronache de L’Equipe, Alaphilippe ha fatto sapere che il pneumotorace si era completamente risolto e che avrebbe potuto riprendere ad allenarsi in modo blando sui rulli. Questa fase è durata il minimo indispensabile. Infatti dopo pochissimo tempo, Alaphilippe è sceso dai rulli ed è tornato su strada. Al punto che i medici della Quick Step hanno dato il via libera per la partecipazione dell’iridato al training camp in altura di Sierra Nevada di fine maggio (foto Instagram di apertura).

«Sono super felice di essere qui – ha detto dopo il primo allenamento con Senechal e Jakobsen – fa bene al morale tornare in mischia. Il mio programma è piuttosto leggero rispetto agli altri, i carichi di lavoro sono completamente diversi. Devo attenermi a questo, è importante non esagerare. Faccio principalmente uscite di resistenza. Non posso fare sprint e sforzi violenti. Bisognerà vedere come si evolverà la situazione. Per ora non so quando tornerò in gruppo, ma sono felice».

I medici della Quick Step hanno dato via libera ad Alaphilippe, visti i suoi miglioramenti (foto Instagram)
I medici della Quick Step hanno dato via libera ad Alaphilippe, visti i suoi miglioramenti (foto Instagram)

Porte aperte al Tour

La pagina Tour de France va aperta con cautela. Se il recupero proseguirà senza intoppi, il francese potrebbe essere in tabella per arrivare al primo luglio nelle condizioni giuste. Ma come è facile intuire, ogni cosa dovrà procedere senza il minimo intoppo.

«Non si può escludere che ci siano complicazioni – dice Lefevere, consapevole delle differenze di un Tour con o senza la maglia iridata in gruppo – ma deve rimanere cauto. Terremo aperte le porte del Tour fino all’ultimo momento, ma Julian non può fare miracoli. Anche se tutto va bene, sarà limitato».

Motivazioni a mille

I corridori allontanano i limiti e alzano l’asticella. L’esempio di Bernal è ancora davanti agli occhi e anche se non è sempre rose e fiori, abbiamo imparato che la giusta mentalità permette di spianare anche gli ostacoli più alti.

«Mi sto allenando tranquillamente – dice Alaphilippe – e senza stress, ma sempre con l’idea di partecipare al Tour. Se ci riuscirò, la mia condizione non sarà certamente ottimale e la preparazione diversa dal solito, ma non è questa la cosa più importante. Ho recuperato velocemente e bene, ho ripreso abbastanza presto a pedalare e fare il Tour è un obiettivo che mi motiva molto. Questo è essenziale».

Al Tour 2021 un giorno in maglia gialla, poi presa da Van der Poel
Al Tour 2021 un giorno in maglia gialla, poi presa da Van der Poel

Punto a fine giugno

Non ci sono date previste per il recupero. Inizialmente Julian aveva previsto di rientrare al Delfinato e poi sarebbe andato in ricognizione su alcune tappe del Tour, prima di partecipare ai campionati nazionali.

«Ma giugno è arrivato troppo in fretta – ha detto Lefevere – Julian ha un grande morale, le sue ferite si sono rimarginate in fretta, ma nessuno è in grado di dire quando tornerà in gara».

Il Delfinato intanto è partito senza di lui, il campionato nazionale sarà un’importante verifica. Se dovesse saltarlo, anche il Tour sarebbe necessariamente a rischio. In caso contrario, lo vivrà come importante verifica, prima di prendere la decisione definitiva.

La rincorsa di Alaphilippe e la vita secondo Lefevere

06.05.2022
5 min
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Patrick Lefevere è un patrimonio del ciclismo. Per questo, quando il manager della Quick Step-Alpha Vinyl scrive il suo editoriale su Het Nieuwsblad, si fa la corsa per leggerlo. E proprio in questi giorni, con il Giro d’Italia in partenza da Budapest, il grande belga è andato in Danimarca, nella città di Kolding in cui è nato Kasper Asgreen. Dato che il Tour 2022 inizierà da Copenhagen, Lefevere è stato invitato da Deloitte & Touche perché tenesse un discorso sulla leadership. In particolare su come faccia per mettere in riga tutti gli ego della squadra. Per capire le dimensioni dell’invito, Deloitte & Touche è un’azienda di servizi di consulenza e revisione, fondata a Londra: la prima nel mondo in termini di ricavi e numero di professionisti. E fa parte delle cosiddette Big Four, cioè le quattro più grandi aziende di revisione.

Patrick Lefevere, qui con Marc Madiot, guida squadre di ciclismo dal 1979
Patrick Lefevere, qui con Marc Madiot, guida squadre di ciclismo dal 1979

«L’ego è presente in ogni gara – dice – il massiccio incidente della Liegi-Bastogne-Liegi è stato causato da un corridore che non voleva frenare per farne passare un altro. Ilan Van Wilder (corridore di 21 anni della Quick Step-Alpha Vinyl, ndr) lo ha definito comportamento da gallo e ha ragione. L’equilibrio in gruppo è precario. E adesso Ilan ha la mascella rotta e salta il Giro. Alaphilippe deve riprendersi da un polmone collassato, una scapola e due costole rotte. Non gli è stato permesso muoversi per tre settimane, il che è un tormento per lui abituato a girare come una molla. Ha dovuto iniziare la rieducazione con la sua famiglia a Renaix, in Belgio. Nelle sue condizioni non può volare».

Alaphilippe e il Tour

Il Giro parte, il gruppo spazza via tutto e del campione del mondo si sono perse le tracce. Tacciono anche gli account social. L’ultima immagine lo mostrava in fondo alla scarpata, mentre Bardet scendeva con l’angoscia, così ha raccontato, che si fosse spezzato la schiena.

«La grande domanda – dice Lefevere – è se Julian sarà presente quando il Tour inizierà qui in Danimarca. Faremo tutto il possibile, ma sarà una corsa contro il tempo. Se, nel caso più favorevole, tornerà in bici a metà maggio, avrà ancora sei settimane. Il Tour inizia venerdì 1° luglio, una settimana prima del solito. Questo ovviamente non è un vantaggio. Per fortuna Julian non è uno che ingrassa facilmente. Di certo, un Tour con o senza Alaphilippe fa una grande differenza, dal punto di vista commerciale e sportivo. Quello che sicuramente non faremo sarà usare Remco Evenepoel come sostituto».

Festa amara

Poi, prima di chiudere, Lefevere ha confermato la sensazione che raccontammo subito dopo la Liegi: mentre mezza squadra festeggiava la vittoria di Evenepoel, c’erano sguardi allarmati per le condizioni dei due corridori.

Nell’hotel di Chaudfontaine, due stati d’animo: festa per Remco, apprensione per i feriti (foto Wout Beel)
Nell’hotel di Chaudfontaine, due stati d’animo: festa per Remco, apprensione per i feriti (foto Wout Beel)

«Domenica sera – racconta Lefevere – abbiamo festeggiato la vittoria di Remco nel solito hotel a Chaudfontaine. A quel posto ci legavano solo dei bei ricordi. Eravamo lì quando Marcel Kittel vinse la tappa del Tour a Liegi nel 2017. Idem per la vittoria di tappa e la maglia gialla di Sylvain Chavanel al Tour del 2010. Invece questa volta l’atmosfera alla festa era come sdoppiata. Da una parte c’era la brillante vittoria di Remco, che ci ha ripagato dei bocconi amari e ha messo a tacere tante persone. La squadra a Liegi ha fatto esattamente quello che avevo chiesto la sera prima: correre con calma, senza stress o complessi. Allo stesso tempo, per tutta la serata ho pensato ai due corridori gravemente feriti, portati all’ospedale di Herentals».

Cose della vita

Nell’hotel infatti c’erano i genitori e la fidanzata di Van Wilder, ovviamente molto scossi. Lefevere ammette l’imbarazzo nell’incrociare il loro sguardo durante i festeggiamenti.

«In gara – dice – si sperimenta questa contraddizione più spesso di quanto si creda. Ricordo il Tour del 2015. Zdenek Stybar vinse la tappa di Le Havre, ma nello stesso giorno Tony Martin dovette ritirarsi in maglia gialla per una clavicola rotta. Quando è così, la sera non sai se stappare lo champagne per festeggiare o per affogare i dispiaceri.

«Sono momenti – aggiunge – che mi riportano sempre alla nascita del mio primo figlio, il giorno più intenso della mia vita. Alle quattro in una clinica è morto mio padre, alle otto nell’altra clinica è nato mio figlio. Tu stesso non sai cosa provare e le persone sanno cosa dirti. Quel giorno mi ha segnato per il resto della vita. Aiuta a mantenere la prospettiva. Per sapere cosa è veramente importante e cosa non lo è».